Liú Yŭxī 劉 禹 錫 nacque nel 772 d.C. a Luòyáng 洛 陽 (Hénán 河 南) in una famiglia di letterati.
Conseguì nel 793 d.C, poco più che ventenne, il diploma di “jìnshì” 進 士 e fu, in seguito, nominato censore (監 察御史 “jānchá yùshĭ”).
Fu degradato una prima volta nell’805 d.C. per aver sostenuto il movimento riformistico di Wáng Shūwén 王 叔 文 , che intendeva ridurre i privilegi di cui godevano gli eunuchi, i nobili e i generali, e inviato come prefetto (刺 史“cìshĭ ) a Liánzhōu 連 州 (oggi Liánxiàn 连 县 nel Guăngdōng 广 东).
Successivamente, dopo un passaggio a Jiānglíng 江 陵 (1) fu nominato sottoprefetto (司 馬 ”sīmă”) a Lángzhōu 朗 州 (oggi Chángdé 常 得 nel Húnán 湖 南 ), dove rimase fino all’815 d.C..
Riabilitato, non seppe astenersi, una volta ritornato a Chāng’Ān 長 安 , dal rilanciare la polemica con i suoi antichi avversari. Una poesia satirica intitolata “Ammirando la fioritura dei peschi al tempio di Xuándū”( 玄 都 觀 桃 花 ”xuán dū guàn táo huā) gli valse un nuovo allontanamento dalla capitale.(2)
Fu rispedito una seconda volta a Liánzhōu 連 州 con incarichi di prefetto (刺 史“cìshĭ )
Nell’819 d.C. ,in seguito alla morte della madre, si ritirò dalla funzione pubblica per il periodo di lutto prescritto dalla dottrina confuciana.
Ritornato in servizio nell’821 d.C. fu nominato prefetto a Kuízhōu 夔 州 , da dove nell’824 d.C. fu trasferito, con lo stesso grado, a Hézhōu 和 州 nell’Ānhuī 安 徽.
Nella primavera dell’826 d.C. chiese un’altro periodo di aspettativa e fece ritorno a Luòyáng, effettuando parte del viaggio in compagnia dell’amico e coetaneo Bái Juyì 白 居 易 .
Riprese servizio nell’827 d.C. e divenne segretario imperiale (常 書 “shàng shū) nella capitale orientale. (3)
Nell’828 d.C. fu richiamato a Cháng’Ān e, grazie al sostegno del cancelliere Péi Dù 裴 度, fu nominato direttore aggiunto (主 客 郎 中 ”zhŭ kè láng zhōng”) presso il Dipartimento degli Affari di Stato (尚 書 省 “shàngshū shĕng”). L’anno successivo fu nominato direttore( 郎 中 “láng zhōng”) dell’Ufficio dei Riti (禮 部 “lĭ bù”).
Il suo spirito polemico non si era però ancora spento e lo indusse a pubblicare un’altra poesia che ravvivò le antiche inimicizie e ne creò di nuove (4), ponendo le premesse per un nuovo, anche se più breve, soggiorno in provincia.
Nell’831 d.C., quando Péi Dù fu allontanato dalla capitale, anche Liú Yŭxī fu esonerato dal suo incarico, pur ricevendo in cambio il posto prestigioso di prefetto di Sūzhōu 蘇 州 . In seguito, fu trasferito a Rŭzhōu 汝 州(834 d.C.) e a Tóngzhōu 同 州 (835 d.C.).
Nell’autunno dell’836 d.C. fu nominato, come Bái Jūyì, consigliere del principe ereditario (太 子 賓 客 “tài zĭ bīn kè”), concludendo così la sua movimentata carriera con uno dei gradi più elevati della scala gerarchica. Trasse da questo incarico il soprannome di Liú Bīnkè con cui è talvolta menzionato.
Durante gli ultimi anni di vita fu spesso malato.
Morì settantenne a Luòyáng nell’autunno dell’842 d.C.
Di lui ci sono rimaste, accanto a un’importante opera filosofica intitolata “Discorso sul Cielo” (天 倫 “tiān lùn”), numerose poesie, alcune delle quali risultano interessanti perché si ispirano alla poesia popolare dei luoghi in cui Liú Yŭxī soggiornò durante le sue peregrinazioni.
La composizione che segue è legata ad uno specifico episodio della vita del poeta.
Era previsto che i funzionari che venivano inviati in provincia avessero diritto a disporre di un alloggio di servizio, le cui dimensioni variavano in relazione al grado. Ad un prefetto era riservato un alloggio di almeno tre stanze.
Quando Liú Yŭxī fu nominato prefetto di Hézhōu 和 州, l’amministratore locale (知 縣 "zhīxiàn”) incaricato di procurargli un alloggio, un certo Cè 策, sapendo che egli era caduto in disgrazia, non si diede molta pena e gli trovò una casetta di tre stanze, umida e malsana, proprio in riva al fiume che attraversava la città.
Liú non protestò , ma affisse sulla porta della casa il seguente distico:
“ Di fronte al grande fiume guardo le bianche vele.
Anche a Hézhōu ricordo gli intrighi della Corte”.
面 對 大 江 觀 白 帆,身在和州思争 辯
mián duì dà jiāng guān bái fān
shēn zài hé zhōu sī zhēng biān
L’amministratore si irritò molto per il tacito rimprovero e, reso arrogante dalla consapevolezza che Liú non godeva più di protezioni alla corte imperiale,lo fece traslocare in una casa più piccola ( una stanza e mezza) in un altro quartiere della città.
Prendendo spunto da un filare di salici dinanzi alla casetta, Liú scrisse un altro distico:
“Verdi sono i salici sulla riva del fiume.
Il mio corpo sta a Lìyáng, ma il mio cuore sta a Cháng’Ān”.(5)
杨柳青青江水边,人在历阳心在京。
yáng liŭ qíng qíng jiāng shuĭ biān
rén zài lì yáng xīn zài jīng
Fuori di sé, l’amministratore gli assegnò allora il minimo vitale: un monolocale fornito di una sedia, di una scrivania e di un letto.
Per nulla turbato, Liú incaricò uno scalpellino di incidere su una pietra che fece porre dinanzi all’entrata della casuccia la seguente iscrizione: (6)
La mia umile dimora
Famose le montagne non per l’altezza
ma per gli Immortali che le popolano.
Celebri i laghi non per la profondità
ma per i Draghi che vi si nascondono.
Sebbene questa dimora sia piccola ,
vi si sente la fragranza della virtù.
Tracce di verde musco sugli scalini,
riflessi azzurri d’erba tra le cortine,
però uomini d’ingegno mi rendono visita
e la gente volgare se ne sta ben lontana.
Posso suonar la cetra, leggere i libri sacri, (7)
senza essere assordato da una grande orchestra,
senza esser distratto da carte e litigi.
Mi ricorda la capanna di Zhūgĕ Liàng, (8)
è come il padiglione in cui stava Zĭyún.(9)
”Perché umile?” si chiederebbe Confucio.(10)
陋室铭
山不在高,有仙则名。
水不在深,有龙则灵。
斯是陋室,惟吾德馨。
苔痕上阶绿,草色入帘青。
谈笑有鸿儒,往来无白丁。
可以调素琴,阅金经。
无丝竹之乱耳,无案牍之劳形。
南阳诸葛庐,西蜀子云亭。
孔子云:何陋之有?
LÒU SHÌ MÍNG
shān bù zài gāo , yŏu xiān zé míng
shuĭ bù zài shēn , yŏu lóng zé líng
sī shì lŏu shì wéi wú dé xīn
tái hén shàng jiē lù căo sè rù lián qīng
tán xiào yŏu hóng yú wăng lái wú bái dīng
ké yĭ ti’ao sù qín yué jīn jīng
wú sī zhū zhī luàn ĕr wú àn dú zhì láo xíng
nán yáng zhū gé lú xī shŭ zí yún tíng
kóng zí yún hé lòu zhĭ yŏu
NOTE
1) A partire dal 760 d.C. Jiānglíng 江 陵 sostituì Chéngdū 成 都 come capitale meridionale dell’Impero e fu perciò conosciuta anche con il nome di Nándū 南 都..
2) Lo stesso Liú Yŭxī spiega, in una breve prefazione, che si tratta di una poesia “ da me offerta scherzosamente, in occasione del mio ritorno da Lángzhōu, il decimo anno dell’era Yuánhé, ad alcuni signori che erano andati ad ammirare i fiori di pesco” ( 元和十年自朗州承召至京戏赠看花诸君子 “yuān hé shí nián zì láng zhōu chéng zhào zhī jīng xì séng kàn huā zhū jūn zĭ “)
La poesia recita:
“Lungo i sentieri purpurei rossa polvere sui volti.
Dicono che ritornano dall’ammirare i boccioli.
Ben mille alberi di pesco son stati piantati a Xuándū
da quando il giovane Liú Chén ha dovuto andarsene via.
紫陌紅塵拂面來﹐無人不道看花回。
玄都觀裏桃千樹﹐盡是劉郎去後栽。
zĭ mò hóng chén fú miàn lái
wú rén bú dào kàn huā huì
xuán dū guān lĭ táo qiān shū
jìn shì liú láng qù hòu zài
Le metafore sono trasparenti: i sentieri purpurei sono il palazzo imperiale, la rossa polvere è l’ambizione, il tempio di Xuándū è la capitale, i mille peschi sono i funzionari che hanno fatto carriera da quando Liú è andato in esilio, Liú Chén 劉 晨 , personaggio leggendario che si perse sui monti Tiāntái 天 台 山 e ritornò a casa dopo duecento anni, è lo stesso Liú Yŭxī. L’allusione è chiara: Liú è tornato a combattere i suoi avversari, che hanno approfittato della sua assenza per accumulare privilegi e onori.
3) Luòyáng 洛 陽 svolgeva le funzioni di capitale orientale dell’Impero ed era perciò anche chiamata Dōngdū 東 都.
4) La poesia è intitolata “Una nuova visita al tempio di Xuándū”( 再遊玄都觀 ”zài guō xuán dū guān” e il suo contenuto è il seguente:
“Il musco ricopre la metà del grande giardino.
Invece dei boccioli di pesco solo cavolfiori.
Dov’è finito il taoista che piantò gli alberi?
Il giovane Liú Chén era qui ed ora è di ritorno.
百畝庭中半是苔﹐桃花淨盡菜花開。
種桃道士歸何處﹐前度劉郎今又來
băi mŭ tíng zhōng bàn shì tāi táo huā jìng jìn cài huā kāi
zhŏng táo dào shì guī hé chù
qián dù liú láng jīn yòu lái
Lo scherno per i nemici politici equiparati a cavolfiori piantati in un giardino semiabbandonato è palese. La reazione non poteva mancare.
5) Lìyáng 歷 楊 (grafia moderna: 历阳) è il capoluogo della contea di Hé 和 縣 ( grafia moderna: 和 县) nell’Ānhuī 安 徽
6) L’iscrizione è redatta nella cosiddetta “prosa parallela”( 駢 體 文 ”piántĭwén”), uno stile vicino a quello poetico, pur non essendo sottoposto agli stessi vincoli di metro e di rima. Questo stile fu popolare per molti secoli, dalla dinastia Jìn 晉 朝 alla dinastia Táng 唐 朝 . La “prosa parallela” è composta di frasi abbinate, spesso rimate, che comportano identico numero di caratteri, corrispondenza delle parole sul piano sintattico e semantico e analoga struttura del periodo.
7) Il termine usato da Liú Yŭxī è 金 经 (jīn jīng” “le scritture dorate”) perché i testi sacri del Buddhismo venivano scritti con inchiostro dorato.
8) Zhūgĕ Liàng 諸 葛 亮 (181 d.C-234 d.C.) fu un famoso politico del periodo dei Tre Regni 三 國 代 . Si narra che, da giovane, vivesse in una capanna di paglia.
9) Zĭyún 子 雲 è il nome con cui è conosciuto Yáng Xióng 揚 雄 (53 a.C-18 d.C), un letterato dell’epoca Hàn 漢 朝 originario di Chéngdū 成 都 nel Sìchuān 四 川 .Nato da una famiglia di modeste condizioni economiche, condusse in gioventù una vita abbastanza povera, abitando in una dimora assai modesta.
10) È qui citato un passo dei Dialoghi di Confucio (IX.14)
Il Maestro voleva andare ad abitare tra i barbari orientali.
“Come vi può venire in mente un’idea simile?” si scandalizzò qualcuno “Sono dei selvaggi!”.
“Resterebbero tali anche se un gentiluomo si stabilisse in mezzo a loro?” domandò il Maestro.
(子欲居九夷。或曰:陋,如之何!子曰:君子居之,何陋之有 "zĭ yù jū jiŭ yí. huò yuē lòu rù zhī hé . zĭ yuē jūn zĭ jū zhī hé lòu zhī yŏu”).
L’aggettivo 陋 (“lòu”) può avere diverse sfumature di significato, tutte di carattere negativo: “angusto”, “rozzo”, “incolto”,”volgare”, “selvaggio”.
Come la presenza del Maestro civilizzerebbe i barbari, così la presenza di uomini colti e virtuosi nobilita anche la più misera delle dimore.
La poesia che segue è un esempio di composizione ispirata alla poesia popolare.
Dai “Canti delle Branche di Bambù” la seconda di nove poesie.(1)
竹 枝 詞 九 首 其 二 zhú zhī cí jiŭ shŏu qí èr
I fiori rossi dei peschi di montagna 山 桃 紅 花 满 上 头
colorano di vermiglio le colline shān táo hóng huā măn shàng tóu
e le acque dei torrenti di primavera 蜀 江 春 水 拍 山 流
scendono spumeggianti i pendii di Shŭ.(2) shŭ jiāng chūn shŭi pāi shān liú
In fretta appassiscono i rossi bocciuoli, 花 红 易 衰 似 郎 意
così come svanisce il tuo amore per me, huā hóng yì shuāi sì láng yì
ma l’acqua continua a scorrere, o signore, 水 流 无 郎 似 农 愁
senza fine, come la mia sofferenza. shŭi liú wú láng sì nóng chóu
NOTE
1) Questa composizione di Liú Yŭxī è un buon esempio dell’incontro fra 景 (“ jĭng”: scenario”,”descrizione della natura”) e 情 (“qíng”: “sentimento”, “espressione dell’animo”), dal quale, secondo i Cinesi, nasce la poesia.
2) Shŭ 蜀 era l’antico nome della regione attualmente chiamata Sìchuān 四 川.
Lĭ Bái 李白
(702 d.C.- 761 d.C.)
ADDIO IN UN’OSTERIA DI JĪNLÍNG (1)
La scena dell’addio è costruita da Lĭ Bái con la consueta maestria.
All’inizio, l’atmosfera primaverile, la trattoria elegante sulla riva del fiume, la bella cameriera che serve ai clienti vini di pregio ci trasmettono un’immagine di serenità e di spensieratezza.
Subito dopo, però,alcuni dettagli cominciano ad incrinare questa impressione di apparente allegria: molti dei presenti sono amici di Lĭ Bái venuti a salutare il poeta che si appresta a lasciare la loro città e cercano invano di dissuaderlo dal partire.
I versi conclusivi portano la tensione al massimo. Gli amici intuiscono che la separazione sarà definitiva.L’acqua che scorre verso l’oceano non farà mai ritorno così come il poeta che se ne va non rivedrà mai più Jīnlíng.L’implicito paragone non può non ricordarci il “pànta rhéi”di Eraclito, la consapevolezza che tutto passa e che è vano ogni tentativo di fermare l’attimo fuggente.
Addio in un’osteria di Jinling 金 陵 酒 肆 留 別 Jīn líng jiŭ sì liú bié
Spira la brezza e riempie la taverna 風 吹 柳 花 滿 店 香
del profumo dei fiori di salice.(2) fēng chūi liù huà măn diàn xiāng
Una fanciulla di Wú spilla il vino (3) 吳 姬 壓 酒 喚 客 嘗
ed invita gli avventori a gustarlo. wú jī yā jiŭ huàn kè cháng
Gli amici di Jīnlíng sono venuti 金 陵 子 弟 來 相 送
a salutare chi sta per lasciarli.. jīn líng zĭ dì lái xiāng sòng
“Vuoi proprio andartene?”mi domandano 欲 行 不 行 各 盡 觴
mentre ciascuno vuota la sua coppa. yù xíng bù xíng gè jìn shāng
“Chiedi al fiume che scorre verso oriente 請 君 試 聞 東 流 水
qĭng jūn shì wèn dōng liú shuĭ
quanto dura la tristezza di un addio. 別 意 與 之 誰 短 長
bié yi yú zhī shéi duăn cháng
NOTE
(1) Jīnlíng 金陵 è il nome di un’antica città costruita nel 333 a.C., dalla quale si sviluppò successivamente la metropoli di Nánjīng.南京.
(2) Letteralmente: “Il vento soffia fiori di salice e riempie la taverna di profumo”
(3) Nel linguaggio poetico tutto assume un aspetto diverso e più leggiadro: la cameriera dell’osteria diventa “una fanciulla di Wú”.Wú 吳 era un antico Stato del periodo delle Primavere e degli Autunni春秋朝,:situato alla foce del fiume Yángzĭ 揚 子 , ad est dello Stato di Chŭ楚. Esso fu conquistato dal re di Yuè越 nel 473 a.C. Sūn Wú孫吳 è il nome con cui è conosciuto uno dei Tre Regni三國, quello creato nel 222 d.C.da Sūn Quán 孫權, che stabilì la sua capitale a Jiànyè建業 nei pressi di Jīnlíng.
(4) Il fiume che scorre verso oriente è spesso, nella poesia di Lĭ Bái, il simbolo del tempo che scivola via inesorabilmente e del passato che non ritorna. Si confronti, a questo riguardo, l’esordio della poesia intitolata 將進酒 ( “Jiāng jìn jiŭ”,”Si versi il vino!”):”Non vedi, amico, che le acque del Fiume Giallo piovono dal cielo e scorrono impetuose fino all’oceano senza far ritorno?”.
Ho voluto tentare un’impresa piuttosto difficile: tradurre una poesia cinese esattamente con lo stesso numero di sillabe. Naturalmente non poteva essere una traduzione rigidamente letterale, come si può vedere dal confronto con l’originale.
AMORE AMARO 怨 情 YUÀN QÍNG
S’alza la bella. 美 人 捲 珠 廉
mĕi rén juăn zhū lián
Siede crucciata. 深 坐 蹙 蛾 眉
shēn zuò cù é méi
Vedo che pianse, 但 見 淚 痕 濕
dàn jiàn lèi hén shī
ma non so per chi. 不 知 心 恨 誰
bù zhī xīn hèn shéi
Ed ecco la traduzione letterale:
La bella riavvolge le cortine iridate,
poi si mette a sedere rigida e accigliata.
Si vedono solo umide tracce di lacrime,
ma non si sa chi la fa soffrire.
L’epitaffio del buon distillatore
Compianto per il vecchio Jì, buon distillatore di Xūan Chéng (1)
哭 宣 城 善 釀 紀 叟 kū xuān chéng shàn niàng jì sŏu
Il vecchio Jì presso le Sorgenti Gialle (2) 紀 叟 黃 泉 裏 jì sŏu huáng quán lĭ
distilla ancora “L’Antica Primavera”, 還 應 釀 老 春 hái yìng niàng láo chūn
ma, senza Lĭ Băi, nelle oscure dimore,(3) 夜 台 無 李 白 yè tài wú lĭ bái
chi porterà gente a gustare il suo vino? 沽 酒 與 何 人? gŭ jiŭ yŭ hé rén?
NOTE
1) Xūan Chéng 宣 城 è una città della provincia dell’Ānhuī 安 徽
2) Le Sorgenti Gialle (黃泉“huáng quán”) sono, nella tradizione cinese, la dimora dei defunti.
(3) Ho tradotto 夜臺 (“yè tài”, letteralmente: “le terrazze della notte”) con “oscure dimore” sulla base di un’interpretazione che mi sembra giustificata dal tema della poesia.
Omaggio a Mèng Hào Rán 贈 孟 浩 然 Zéng Mèng Hào Rán
Sento grande affetto per te Maestro Mèng. 吾 愛 蒙 夫 子 wú aì mèng fū zĭ
La tua fama è diffusa in tutto il paese. 風 流 天 下 聞 fēng liú tiān xià wén
Giovane, odiasti palanchini e diademi. 紅 顏 棄 軒 冕 hóng yán qì xuān miăn
Vecchio, ti riposavi all’ombra dei pini. 白 首 臥 忪 雲 bái shŏu wŏ sōng yún
Sempre ebbro di luna, nella tua saggezza. 醉 月 頻 中 聖 zuì yuè pín zhōng shèng
Pazzo per i fiori, schivo del governo. 迷 花 不 事 君 mí huā bú shì jūn
T’ammiro, serenità delle alte cime. 高 山 安 可 仰 gāo shān ān kĕ yăng
Versa sul discepolo pura fragranza. 徒 此 挹 青 分 tú cĭ yì qīng fēn
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