INCONTRANDO LĬ GUĪNIÁN A SUD DEL FIUME
Quante volte t’ho visto nel palazzo del principe Qí !
Quante volte t’ho ascoltato nello splendido atrio di Cuī !
Ed ora, a sud del fiume, proprio su un bel palcoscenico,
ti ritrovo nella stagione in cui i fiori appassiscono.
NOTE
1) La popolosa e splendida capitale della Cina dei Táng 唐朝 , Cháng’ Ān 長安, era situata nello Shănxī 陕西, a nord dello Yángzĭ Jiāng 扬子江. Le regioni a sud del fiume, lontane dalla capitale e dalla sua animata vita sociale, erano aborrite dai funzionari e dai letterati abituati alle ricchezze ed all’eleganza della corte imperiale. Per rendersene conto, basta leggere, ad esempio, la prima parte del poema di Dù Fǔ intitolata “Dopo aver visto in sogno Lĭ Bái”, nella quale il Jiangnán 江南 è chiamato con disprezzo “terra di miasmi e di malattie”.
Trovarsi a sud del fiume era quindi per il funzionario e per il letterato una delle cose peggiori che gli potessero capitare perché significava essere stato allontanato dalla corte. Il fatto che Dù Fǔ 杜甫 incontri Lǐ Guīnián 李龟年 nel Jiangnán 江南 ci fa inoltre capire che lo stesso Dù Fǔ non godeva più del favore imperiale.
2) Lǐ Guīnián 李龟年 era un famoso musicista e cantante dell’epoca dei Táng. ( Il nome proprio “guīnián”龟 年 significa “anni della tartaruga” ed è probabilmente un auspicio di lunga vita). Ebbe grande successo sotto l’imperatore Xuánzōng 唐玄宗 e , nell’era Tiānbăo 天寶, ( 742 d.C- 756 d.C.), fu direttore del “Giardino dei peri” 梨園(“lĭyuán”), l’accademia artistica fondata dall’ imperatore.
Secondo la tradizione è lui che, su richiesta di Xuánzōng, andò a cercare Lĭ Bái per portarlo a corte e lo trovò in un’osteria completamente ubriaco.
Giunto alla presenza dell’imperatore e di Yáng Guīfēi 楊貴妃, dopo che gli era stata fatta passare la sbronza immergendogli più volte la testa in un secchio di acqua fredda, Lĭ Bái improvvisò, in onore della favorita, le tre famose quartine di “Una pura e serena melodia”, che lo stesso Lǐ Guīnián cantò, mentre Xuánzōng lo accompagnava suonando un flauto di giada.
Costretto a fuggire da Cháng’ Ān durante il periodo di disordine che fece seguito alla ribellione di Ān Lῡshăn 安祿山, non riuscì più a ritornare alla corte imperiale, forse per essersi compromesso con qualche capo ribelle, e dovette guadagnarsi da vivere come suonatore ambulante.
3) “ Qí wáng” 岐王 = “re di Qí” era il titolo attribuito al principe Lĭ Fān 李藩, fratello dell’imperatore Xuánzōng, che morì nel 14° anno dell’era Kaīyuán 開元 (726 d. C.).
Era uso attribuire ai principi imperiali cui era affidato il compito di governare una regione il titolo di “wáng” 王 (“re”). Si ricordi in proposito il poema intitolato “ Si versi il vino”, nel quale Lĭ Bái chiama “re di Chén” 陳王 Cáo Zhí 曹植, figlio del famoso ministro Cáo Cāo 曹操 e fratello dell’imperatore Cáo Pī 曹丕. Il titolo di “huángdì” 皇帝era invece riservato all’imperatore.
4) Il “regno” di Qí 岐國 non corrispondeva all’antico regno di Qí 齊國 del periodo degli Stati combattenti, che è indicato con un diverso ideogramma.
5) Secondo alcuni studiosi è altamente improbabile che Dù Fǔ, nato nel 712 d. C. in una famiglia colta, ma relativamente modesta, potesse già in giovane età ( cioè prima del 726 d. C., data della morte di Lĭ Fān) essere un assiduo frequentatore dei palazzi dei principi imperiali e degli alti funzionari della corte. Non si deve tuttavia prendere questo verso alla lettera e volerlo interpretare a tutti i costi come un preciso dato biografico. Ciò che Dù Fǔ intende sottolineare è semplicemente il fatto che Li Guīnián, in gioventù famoso artista, ricevuto ed onorato nelle case dei nobili e degli alti funzionari, sia, in tarda età, caduto in disgrazia e sia ora costretto ad una vita di stenti.
6) Cuī 催 , morto nel 726 d. C., era un eunuco, alto funzionario alla corte dell’imperatore Xuánzōng .
7) “Jiǔ táng” 九堂 vale letteralmente “ la sala del numero nove”. Per capire questa espressione un po’enigmatica bisogna ricordare che il nove era un numero simbolicamente legato all’imperatore. In giapponese, per esempio, il termine “kokono’e” ここのえ (“nono”, “ripetuto nove volte”) è un aggettivo usato per designare il palazzo imperiale. Si ricordi inoltre che il saluto dovuto in Cina all’imperatore (il famoso “kòutóu” 叩頭) comprendeva un totale di nove inchini, genuflessioni e prostrazioni. Nel presente contesto il termine dovrebbe quindi significare “degno dell’imperatore”, “splendido”.
La preposizione “qián” 前 (“davanti”) si può probabilmente spiegare con il fatto che gli artisti si esibivano spesso non all’interno dei palazzi, ma sulle terrazze dei padiglioni o nei giardini che li fronteggiavano.
8) Letteralmente: “La regione a sud del fiume è realmente una bella scena”. L’espressione è amaramente ironica, visto che il contrasto non potrebbe essere più stridente: Lǐ Guīnián, che ha iniziato la sua carriera come un virtuoso acclamato nei più eleganti palazzi della capitale, la termina come un povero, vecchio suonatore ambulante sulle piazze di sperduti villaggi.
9) “Zheng shì” 正是 vale “è esatto”, “è proprio vero che”.
10) L’espressione ” fēng jǐng” 风景 può indicare un panorama suggestivo, un paesaggio, ma si applica anche ai panorami dipinti sui fondali delle scene di teatro. In questo senso derivato essa può dunque essere tradotta con “scenario”, “scena”, “palcoscenico”.
11) Letteralmente: “ Nel periodo in cui i fiori cadono ( “luó hua shi” 落花时) ti incontro di nuovo”. Il verso si riferisce alla stagione autunnale, ma il suo significato simbolico è evidente. Per Lǐ Guīnián è anche l’autunno della sua vita, il triste declino di un’esistenza che ha visto per lunghi anni gloria e successi.
12) La poesia fu probabilmente scritta a Huàzhōu 化州市 nel Guāngdōng 广东, dove Dù Fǔ era stato trasferito per punizione nell’estate del 758 d.C.
江南逢李龟年
岐王宅里寻常见
催九堂前几度闻
正是江南好风景
落花时节又逢君
jiāng nán féng lǐ guī nián
qí wáng zhái lǐ xún cháng jiàn
cuī jiǔ táng qián jǐ dù wén
zhèng shì jiāng nán hǎo fēng jǐng
luò huā shí jié yòu féng jūn