薄伐[
Capitolo X
Come abbiamo appena raccontato, Zìpíng sentì un enorme fragore, come se il cielo e la terra insieme stessero crollando, e le gambe gli tremarono. Era così spaventato che ebbe paura che la montagna gli franasse addosso.
Huáng Lóngzĭ,che stava dietro di lui, lo rassicurò: "Non abbiate paura. È soltanto l’acqua della sorgente in cima alla montagna che ha smosso la neve ghiacciata. Una grossa lastra di ghiaccio è rotolata giù, portando con sé nella sua caduta la neve e il ghiaccio che ricoprono i fianchi della montagna. Ecco perché abbiamo sentito un rumore così forte ."
Detto questo, si voltò di nuovo verso nord.
C’era una porta che dava su una cavità naturale, dell’ampiezza di due stanze. Metà della parte anteriore era rivolta verso l’esterno e nel mezzo si apriva una finestra. I restanti tre lati erano lisci e imbiancati; la volta era a cupola, come gli archi che formano le porte delle città.
L'arredamento della grotta era molto semplice. C’erano alcuni sedili ricavati da grossi ceppi d’albero, piallati e lucidati, sette grandi e otto piccoli, distribuiti in un certo disordine. C’erano vari cassoni, di diversa fattura, tutti con borchie di vecchio tipo, né quadrate né tonde. Lungo la parete orientale, si poteva vedere un divano sgualcito, per una sola persona, coperto di cuscini variegati, accanto al quale erano depositate tre scatole di bambù gialle, destinate evidentemente a contenere vestiti e altri oggetti. Non si scorgevano lampade né candele, ma nella parete settentrionale erano incastonate due bocce luminose rotonde, grandi quanto un secchio, che emanavano una luce rossa piuttosto fioca. Per terra era disteso un tappeto molto spesso e morbido, che attenuava il rumore dei passi. A margine del divano, dalla parte settentrionale, si ergeva una libreria squadrata (1), contenente molti libri, tutti con le copertine in caratteri corsivi, intonsi.Appesi alla parete, tra le due luci a forma di bocce semisferiche, pendevano diversi strumenti musicali , tra cui un paio di “sè” e di “qín”, alcuni di forma conosciuta, altri no.
La ragazza entrò nella stanza, spense la candela e depose il candeliere sul davanzale della finestra. Non si erano ancora seduti che si sentirono all’esterno sette o otto suoni che sembravano provenire dalla gola di un animale, e poi molti altri in successione, ma la carta della finestra non vibrò.
"Perché ci sono così tante tigri su questa montagna?" domandò Zìpíng.
La ragazza rise: "Quando i contadini vanno in città, vengono derisi per la loro ignoranza. Tu, che sei venuto dalla città in campagna, ti trovi nella loro stessa situazione e temo che ti stia facendo ridere dietro."
“Ascolta! Non è una tigre quella che sta ruggendo fuori fuori?" insistette Zìpíng.
“No” gli rispose la ragazza “Questo è un lupo. Quante tigri dovrebbero esserci in giro? Il ruggito della tigre è lungo, mentre l’ululato del lupo è breve. Non per niente gli antichi, che sceglievano con cura le parole, hanno chiamato il verso della tigre “ruggito” e quello del lupo “ululato”.(2)
Huáng Lóngzĭ sistemò in mezzo alla stanza due lunghi tavolini e prese dalla parete un “qín” e un “sè”.
Yú Gῡ, a sua volta, spostò tre sgabelli e fece sedere Zìpíng. Poi, lei e Huáng Lóngzĭ si sintonizzarono e si sedettero a loro volta.
Accordarono gli strumenti e, dopo essersi scambiati alcune parole, cominciarono a suonare.
All’inizio, pizzicavano leggermente le corde e glissavano con delicatezza, producendo un suono tenue e lontano. (3) Dopo il primo movimento, il tocco si fece più vario e articolato, il suono divenne chiaro e nitido. Al terzo movimento, le corde venivano pizzicate con sempre maggior vigore e le glissate acquistavano sempre più energia. Le note del sè coprivano gli intervalli tra le note del qín. (4) Ad una prima impressione, i diversi strumenti, ciascuno accordato per conto proprio, sembravano una coppia di tortorelle (5), impegnate in un armonioso dialogo canoro, in cui ad ogni trillo di una delle due rispondeva un trillo dell’altra. Quando si giunse al quarto o al quinto movimento, il pizzicato e il glissato si attenuarono di nuovo, interrotti da colpetti dati a mano aperta. Le note ridivennero chiare e distinte, ma avevano in sé qualcosa di melanconico. Le punte delle dita toccavano le corde con forza; il suono che ne usciva era ampio e melodioso. Il sesto movimento, il settimo e l’ottavo erano pieni di fioriture e di lunghe variazioni. Ad ogni giro, il motivo ritornava, sempre più netto, mentre la melodia andava lentamente estenuandosi.
Zìpíng sapeva suonare una dozzina di arie sul qín e quindi non ebbe difficoltà ad ascoltarne la musica. Per contro, prima d’allora, non aveva mai sentito suonare il sè, e dovette quindi prestare particolare attenzione.
La magia del sè sta anche nel ruolo svolto dalla mano sinistra. Dopo che la destra ha pizzicato le corde, la sinistra glissa avanti e indietro, tremolando, ed il suono così prodotto continua a fluttuare sulla scia di quello che lo precede, con un effetto davvero straordinario. Quando lo ascolti per la prima volta, mentre stai ancora cercando di renderti conto dell’accordatura e del tocco, il suono ti penetra nelle orecchie senza che tu abbia potuto seguire il gioco delle dita e rimani a lungo stordito, hai l’impressione che il tuo corpo vada alla deriva, come se volasse tra le nuvole trascinato dal vento. A poco a poco, non pensi più a nulla e ti dimentichi persino di avere un corpo, come se fossi ubriaco o stessi sognando. In questo stato di trance, continui però a percepire i suoni metallici delle diverse corde e riconosci le pause del qín e del sè, il che significa che sei in grado di vedere e di sentire, cioè che rimani cosciente.
Ecco le sensazioni che provò Zìpíng durante il concerto.
Alla fine si alzò e disse: "Questo pezzo è fantastico! Ho studiato anch’io musica per un paio d’anni ed ho preso lezioni da vari maestri. Ho avuto occasione di ascoltare il maestro Sῡn Qínqiῡ mentre suonava col qín "Autunno nel Palazzo dei Hàn" (6), un pezzo straordinario, ben diverso da quelli che si sentono abitualmente. Non mi sarei mai aspettato di ascoltare oggi un pezzo assai superiore al famoso “Autunno nel Palazzo dei Hàn” del maestro Sῡn. Qual è il suo titolo? Potrei averne lo spartito?”"
“Questo pezzo “gli rispose Yú Gū : “si chiama “Il canto dell’acqua nell’oceano e del vento nel cielo” e non è mai stato riportato in uno spartito, cosicché non potrai mai ascoltarlo in alcun altro posto. La sua melodia, inoltre, è un’antica melodia di montagna, che nessun forestiero conosce. Ciò che tu suoni è davvero la musica di una persona. Se due musicanti suonano questo pezzo insieme, ciascuno di essi apporterà le proprie note (7) per fonderle insieme a quelle dell’altro in qualcosa di comune. (8) Quando uno dei due suona la nota “gōng”, l’altro dovra rispondergli con la nota” gōng”, alla nota “shāng” dovrà corrispondere la nota”shāng”, ed è assolutamente escluso che si possano suonare al loro posto le note “yῡ” o “zhĭ”. (9) Lo stesso avviene anche quando tre o quattro persone suonano il tamburo insieme. In effetti, suonano tutte nello stesso tempo, ma non formano un’ orchestra. La musica risulta completamente diversa se è suonata da una persona o da due persone. Se un brano è suonato da una sola persona, lo chiamiamo un “pezzo d’autore”; se lo suonano due persone, diventa una "combinazione" di due esecuzioni, che si armonizzano tra di loro, ma non sono identiche. Le note usate dai vari musicanti: “gōng”, ”shāng”, “jiăo” e “yῡ”, si armonizzano tra di loro, ma non sono le stesse. Come diceva il Maestro:”L’uomo di valore si armonizza senza uniformarsi”. (10) Ecco la verità! . La parola "armonia" è stata a lungo fraintesa dalle generazioni successive.”(11)
Ciò detto, Yú Gū si alzò e si diresse verso una porticina piazzata sulla parete occidentale della stanza. La aprì e gridò, ad alta voce, qualcosa che non si riusciva a sentire né a comprendere con chiarezza. Anche Huáng Lóngzĭ si alzò e riappese al muro il qín e il sè. Zìpíng si avvicinò alla parete per osservare attentamente una delle semisfere che vi erano infisse in modo da poterla poi descrivere ad altri. Allungò una mano e la toccò. Era così calda che gli scottò le dita. Sconcertato, pensò: "Che cosa succede?"
Si rivolse a Lóngzĭ, che aveva appena riappeso alla parete il qín e il sé, e gli domandò: "Amico, che faccenda è questa?”.
Lóngzĭ sorrise e gli rispose:” Non riconoscete la Perla del Drago del Monte del Cavallo Nero?” (12)
“Perché scotta ?“ gli chiese Zìpíng.:
"È una perla sputata da un drago. È bollente per natura” gli spiegò Lóngzĭ.
“Perché le Perle del Drago di Fuoco sono così grandi e per quale motivo devono sempre scottare?” domandò Zìpíng.
Lóngzĭ si mise a ridere: “ Vedo che non credete a quello che vi sto dicendo e quindi sarò costretto a spiegarvi la ragione per cui queste perle sono così calde.” (13)
Mentre parlava, tirò un gancetto di bronzo che sporgeva dalla parete proprio accanto ad una delle semisfere e questa si aprì come una porta.
Si scoprì allora che era una grossa conchiglia di madreperla, al cui interno c’era una profonda cavità riempita d’olio in mezzo alla quale si scorgeva un filo di cotone arrotolato che fungeva da stoppino, protetto verso l’esterno da un paralume costituito da un gran numero di sottilissimi fogli di carta sovrapposti . Sopra la conchiglia c’era un piccolo sfiatatoio che si apriva nella parete, dal quale usciva un soffio di fumo nero. Sembrava l’imitazione di una lampada occidentale a cherosene, ma fatta più alla buona, perché le lampade occidentali non emettono fumo.
Dopo che si fu reso conto del sistema, anche Zìpíng si mise a ridere. Guardando bene i rivestimenti perlacei, osservò che erano costituiti da grossi gusci di lumaca e da conchiglie, cosicché la luce non risultava così vivida come quella emessa da una lampada a cherosene.
“Invece di fare tutto questo lavoro” domandò Zìpíng “ non sarebbe stato molto più semplice comprare una lampada a cherosene?”.
“E dove lo troviamo, in queste zone di montagna, un negozio che venda articoli occidentali?” replicò Huáng Lóngzĭ. “L’olio combustibile lo troviamo sulla montagna qui di fronte, ed equivale al cherosene usato nelle lampade di produzione occidentale, ma non sappiamo come lavorarlo e quindi ci lamentiamo sempre del fatto che sia troppo torbido e che la luce che emette non sia abbastanza vivida. Perciò abbiamo infisso le lampade nella parete.”
Ciò detto, chiuse di nuovo la conchiglia di madreperla, che continuò come l’altra ad emettere un tenue bagliore.
“Di che materiale è fatto il tappeto che copre il pavimento?” domandò ancora Zìpíng.
“È un impermeabile di fibre di cocco.” gli ripose Lóngzĭ “La gente lo chiama così perché è un tessuto che può anche essere usato come mantello impermeabile in caso di pioggia. Quando la corteccia della pianta è quasi secca, viene strappata via, fatta completamente essiccare e poi tagliata in minute striscie tenute insieme con fili di canapa. Il tappeto che tu vedi qui è opera di Yù Gῡ. Le nostre zone di montagna sono molto umide. Perciò i pavimenti delle stanze vengono ricoperti di uno strato di mica (14), sul quale viene poi disteso il tappeto impermeabile. Questo sistema ci protegge dalle malattie. Anche le pareti sono cosparse di polvere di mica mescolata con argilla rossa per garantire protezione contro il freddo e l’umidità. Il risultato è molto migliore di quello che si ottiene con la calce che usate in città.
Zìpíng guardò di nuovo e vide, appeso al muro, qualcosa che sembrava uno di quegli archi usati per lavorare il cotone trasformandolo in ovatta fioccata. (15) All’oggetto erano però attaccate un gran numero di corde. Intuendo che doveva trattarsi di uno strumento musicale, domandò a Huáng Lóngzĭ come si chiamasse.
"È un kōnghóu (16)" gli rispose Lóngzĭ.
Zìpíng prese in mano lo strumento, che non mandava alcun suono.
“Fra le poesie che lessi quando ero giovane, ce n’era una intitolata “Una melodia sul kōnghóu”” (17), ma non sapevo che forma avesse quello strumento. Mi suonereste un paio di pezzi per ampliare le mie conoscenze? "
“ Non ha senso suonare da solo.” gli rispose Huáng Lóngzĭ” Dovrei vedere se è ancora possibile invitare qualcuno che mi accompagni”.
Si avvicinò alla finestra, alzò lo sguardo verso la luna che brillava nel cielo e disse: "È appena mezzanotte. Può darsi che le sorelle Sāng non siano ancora andate a letto. Proviamo ad invitarle. " Poi disse a Yù Gῡ: "Il signor Shén vorrebbe ascoltare il kōnghóu .Mi domando se le sorelle Sāng potrebbero venire un momento da noi”.
“Il domestico ha appena portato il tè” disse Yù Gῡ “Posso chiedergli di andare ad informarsi”.
Poi tutti si sedettero di nuovo.
Il domestico, che aveva portato un vassoio con un fornellino di argilla rossa, una bottiglia d'acqua, una piccola teiera e diverse tazzine da tè, lo posò su un tavolino.
Yù Gῡ gli disse: "Vai alla casa dei Sāng e chiedi alle due sorelle Hú e Shéng se possono venire?".
Il domestico annuì e si allontanò.
I tre erano seduti intorno ad un tavolino decorato con fiori di pruno vicino alla finestra. Zìpíng si trovava proprio accanto davanzale della finestra. Yù Gῡ prese dei tovaglioli e li porse ai due uomini. Bevvero tutti, seduti, in silenzio.
L’attenzione di Zìpíng fu attratta da alcuni volumi posati sul davanzale della finestra. Li prese in mano e li guardò. Il loro titolo, formato da quattro grandi caratteri, era “Cosa si dice qui”. (18) Sfogliandoli, si rese conto che contenevano anche poesie e brani in prosa, ma che la maggior parte del loro contenuto era costituita da canzoni con strofe lunghe o brevi. Tutte le canzoni erano scritte a mano, in bella calligrafia. (19) Zìpíng lesse alcune canzoni, ma ebbe difficoltà a capirle. In uno dei volumi trovò un foglio sciolto di carta fiorata sul quale erano scritte quattro canzoni in versi quadrisillabi.
Zìpíng chiese a Yù Gῡ: "Vorrei copiare questo foglio. Posso farlo? "
“ Se vi piace, prendetevelo senza tanti complimenti” gli rispose Yù Gῡ, dopo aver dato un’occhiata al foglio.
Zìpíng prese il foglio e lo lesse con attenzione.
C’era scritto:
Gli indovinelli (20) dell’ ermellino (21)
Primo indovinello:
Il tigrotto del Monte Orientale (22)
s’affaccia alle porte delle case.
L’anno prossimo mangerà mosco .(23)
Qí e Lǔ vivranno nella tristezza.(24)
Secondo indovinello:
Tra la distesa delle rovine
il tigrotto non trova più cibo.
Vola allora in alto nel cielo
e lascia al maiale il ruolo di re. (25)
Terzo indovinello
La tigre dal petto maculato
domina i monti dell’Occidente.
Distruzione e rovina piombano
sopra la discendenza d’Adamo. (26)
Quarto indovinello
Son colti da furore i vicini
e il cielo guarda ad occidente.
Son sterminati tigre e maiale.
Vive il popolo di nuovo in pace. (27)
Zìpíng rilesse il testo più volte e disse: "Questi versi sono come un antico canto popolare che racconta degli avvenimenti. Spiegatemi per favore, di che cosa parlano!”
“ Caro amico” gli rispose Huán Lōngzĭ” Il titolo “Cosa si dice qui” non può esser letto come “Fallo sapere agli estranei”. Aspettate un paio d’anni e lo saprete."(28)
“Il tigrotto è il vostro Gran Maestro Yù (29) "gli spiegò Yù Gῡ "e, se riflettete con calma, potete anche indovinare il resto”.
Zìpíng capì e non fece altre domande.
In quel momento si udirono in lontananza delle risate. Qualche istante dopo si sentirono dei passi nel corridoio, e in un attimo i nuovi venuti apparvero nella stanza. Il domestico venne avanti e disse: "Le sorelle Sāng sono qui." Huáng e Yù si alzarono e andarono loro incontro. Anche Zìpíng si raddrizzò e si levò in piedi.
La prima delle ragazze aveva circa vent'anni. Indossava una giacchetta vermiglia decorata con fiori gialli e una gonna verde a coda di rondine. I suoi capelli erano raccolti sul retro in una crocchia che terminava a coda di cavallo.
La seconda doveva avere tredici o quattordici anni, Indossava una giacchetta blu smeraldo e pantaloni rossi con un disegno a fiori bianchi. La sua acconciatura era costituita da uno chignon su cui spiccava un rametto di fiori verdazzurri simili a foglie di sagittaria. (30) Camminava con una certa timidezza.
Le ragazze si fecero avanti e furono invitate a sedersi.
Yù Gῡ presentò loro Zìpíng con queste parole:”Vi presento il fratello minore del signor Shén, magistrato della contea di Chéngwǔ. Non essendo riuscito questa sera a raggiungere la locanda in cui voleva pernottare, si è fermato qui da noi. Ha avuto una lunga conversazione con Zio Lóng, che per caso era venuto a trovarci, ed ha espresso il desiderio di sentir suonare il kōnghóu. È per questo che ci siamo permessi di disturbarvi”.
“Non siamo in grado di soddisfare il vostro desiderio! Abbiamo vergogna!” risposero in coro le due sorelle” La nostra è una musica alla buona, inadatta ad orecchie raffinate”
“Non siate troppo modeste!” le interruppe Lóngzĭ.
Yù Gῡ presentò poi le sorelle a Zìpíng .
“Questa è Hú” disse, indicando la maggiore, quella vestita di vermiglio, “e questa è Sheng”, proseguì mostrando la minore, che era vestita di blu smeraldo, “Abitano accanto a noi ed andiamo molto d’accordo."
Mentre scambiava con le ragazze i convenevoli d’uso, Zìpíng osservava con attenzione Hú Gῡ.
Aveva guance carnose e lunghe sopracciglia, occhi come noci di ginkgo (31), doppie fossette accanto alla bocca, labbra rosse e denti bianchi. C’era grazia nella sua bellezza.
Anche Shéng era bella e delicata, con i lineamenti freschi di un’adolescente.
Il domestico si fece avanti con una bottiglietta d'acqua, mise il tè nella teiera, ci versò sopra l'acqua e si ritirò.
Yù Gῡ prese due tazzine e servì il tè alle ragazze.
“Si sta facendo tardi” osservo Huáng Lóngzĭ.”Proporrei di cominciare”.
Yù Gῡ allora prese il kōnghóu e lo porse a Hú, che si schermì dicendo: "Non so suonare il kōnghóu bene come te, ma ho portato un corno, e Shéng ha portato una campanella. Perché tu non potresti suonare il kōnghóu, mentre io soffio nel corno e Shéng scuote la campanella? Non sarebbe magnifico?”.
“Molto bene! Molto bene! Ecco come dobbiamo fare.” approvò Huáng Lóngzĭ.
“E tu, zio Lóng, che cosa farai?” domandò Yù Gῡ .
“Io vi ascolterò” le rispose Huáng Lóngzĭ.
“Non aver paura! Non voglio che tu ascolti soltanto. Potresti cantare. La tigre ruggisce e il drago canta." (32)
"Solo i draghi d'acqua sanno cantare. Io, che sono un drago di campagna, posso solo tuffarmi in acqua, ma non so cantare”.
“C’è una soluzione” esclamò Yù Gῡ. Depose il kōnghóu, si accostò al muro e ne tirò giù una curiosa pietra incorniciata, piatta e sottile (33), che porse a Huáng Lóngzĭ, dicendogli: "Basterà canticchiare un po’ e battere di tanto in tanto qualche colpo su questo litofono per accompagnarci e battere il ritmo”.
Hú Gῡ tirò fuori dal risvolto della giacchetta un piccolo corno, brillante come giada, e cominciò lentamente.a soffiarci dentro. Il corno recava un’apertura in cima e, di lato, sei o sette piccoli fori, che potevano essere premuti con le dita. Ciò permetteva allo strumento di suonare tutte le note della scala musicale, a differenza delle conchiglie usate come trombette dagli agenti di polizia, che sono in grado di emettere un unico suono, un sibilo acuto. Il suono del corno era tragico e solenne.
Yù Gῡ, che nel frattempo, aveva preso in grembo il kōnghóu, lo accordò al ritmo del suono del corno.
Shéng Gῡ, a sua volta, tirò fuori i campanellini, premendone quattro con la mano sinistra e tre con la mano destra, e seguì attentamente Yù Gῡ,
Quando Hú Gῡ stava per terminare, Shéng Gῡ raccolse tutti insieme i sette campanellini con entrambe le mani e li scosse selvaggiamente.
Nell’attimo in cui squillarono i campanellini, Yù Gῡ aveva già sollevato il suo kōnghóu, che mandò un suono sordo e desolato. Ne fissò le corde e cominciò a suonare. I campanellini tacquero. Il kōnghóu continuò ad emettere suoni intermittenti, che si mescolavano alle note del corno, come un forte vento che sollevasse la sabbia e scuotesse le tegole dei tetti. I sette campanellini non squillavano più tutti insieme, ma in modo sfalsato, quasi cogliessero l’occasione per intervenire di tanto in tanto.
A quel punto, Huáng Lóngzĭ alzò lo sguardo al cielo, strinse le labbra e cominciò a canticchiare seguendo il ritmo della musica.
Il suono della voce, del corno, delle corde e dei campanelli si fondeva in un tutto unico ed indistinguibile.
L’ascoltatore riusciva soltanto a percepire il soffio del vento, lo scorrere dell'acqua, il calpestio di uomini e cavalli, il fruscio delle bandiere che brillano al sole , lo strepito delle spade che si urtano, il rullo aggressivo dei tamburi e il rimbombo dei gong. (34) (35)
Dopo circa mezz'ora, Huáng Lóngzĭ sollevò il litofono e lo percosse con un martelletto, traendone un suono fragoroso, che però era in armonia con gli altri strumenti e si inseriva perfettamente nelle loro pause.
Il suono del kōnghóu si fece sempre più lento e pausato, mentre le note del corno andavano affievolendosi.
Solo il rintocco del litofono continuò chiaro e potente.
Dopo una breve pausa, Shéng Gῡ tese in alto le mani e suonò di nuovo i campanelli.
L’esecuzione era finita.
Zípíng si alzò, congiunse le mani a coppa e disse: "Grazie mille per tutto il disturbo che vi siete dati".
“Non è nulla” gli risposero in coro.
Come si chiama questo pezzo?” domandò Zípíng "Perché sembra musica di guerra?"
“In effetti è un pezzo che ha a che fare con i soldati” gli rispose Huáng Lóngzĭ ”Il pezzo è intitolato “Il preludio del gelso secco”, ma è conosciuto anche come “I cavalli dei barbari nitriscono al vento”. (36) In genere, le melodie che si suonano sul kōnghóu non sono serene e rilassanti. Per la maggior parte sono brani tristi e malinconici, alcuni dei quali possono commuoverti sino alle lacrime.
Mentre parlavano, ciascuno rimise a posto il suo strumento poi si sedettero di nuovo tutti insieme.
Hú Gῡ domandò a Yù Gῡ : “ Cara, com`è che non ti sei fatta vedere da così tanto tempo?”.
“Mio nipote è stato male per più di due mesi” le rispose Yù Gῡ È per questo che non mi sono fatta vedere”.
“Che cos’ha tuo nipote?” interloquì Shéng Gῡ” Perché non ti dai da fare per curarlo rapidamente?”.
“Lo sai com è.” le rispose Yù Gῡ “I bambini sono indisciplinati. Non appena s’è sentito meglio ha ricominciato a mangiare senza discernimento ed ha avuto una ricaduta. È la seconda volta che gli capita. Che cosa possiamo farci?”.
Dopo aver parlato ancora di molte altre questioni familiari, le sorelle si alzarono e presero congedo.
Anche Zìpíng si alzò e disse a Huáng Lóngzĭ: “Andiamo a sederci in una delle stanze sul davanti della casa. Temo che la signorina Yù abbia voglia di andare a letto”.
Detto questo si avviò per primo lungo il corridoio. La finestra non era più illuminata dal chiaro di luna. Si vedeva all’esterno la parte superiore della parete rocciosa, bianca e lucida, mentre la parte inferiore era già avvolta nell’oscurità. Era la luna del tredicesimo giorno ed era già inclinata verso l’occidente.
Dirigendosi verso la stanza situata ad est, Yù Gῡ disse ai due uomini: " Sedetevi qui, per favore, mentre io accompagno a casa le mie amiche Hú e Shéng.”
Arrivate all’ingresso, Hú e Shéng dissero: "Non c'è bisogno di accompagnarci a casa. Abbiamo portato con noi un domestico. Ci aspetta qui davanti.”
Parlarono ancora un bel momento prima di andarsene, poi Yù Gῡ ritornò dagli ospiti.
"Dovresti andare a dormire” le disse Huáng Lóngzĭ “Noi rimaniamo qui ancora un po’ a fare due chiacchiere”.
“Dorma sul divano, signor Shén” disse la ragazza “Ora scusatemi” e si diresse verso la sua stanza.
Dopo che Yù Gῡ si fu allontanata, Huáng Lóngzĭ disse : "Liú Rénfǔ è un brav'uomo, ma il suo difetto sta nella sua semplcità. Si trova bene tra le montagne e nelle foreste, ma potrebbe non riuscire a rimanere a lungo in una città. Resisterà forse un anno."
"Come sarà la situazione tra un anno?" gli domandò Zìpíng.
La risposta fu: "Cambierà leggermente. Fra cinque anni il cambiamento si accentuerà e fra dieci anni la situazione sarà molto diversa rispetto alla situazione attuale."
“La situazione cambierà in meglio o in peggio?” domandò Zìpíng.
“In peggio, naturalmente,” gli rispose Huáng Lóngzĭ “ma sappiamo che il male tende al bene e il bene tende al male. Ciò che non è cattivo non è necessariamente buono e ciò che è buono non è necessariamente cattivo”.(37)
Zìpíng si infastidì. “Non riesco proprio a capire questo genere di discorsi. ”osservò” Il bene è il bene ed il male è il male. Ditemi perché non sarebbe possibile distinguere il buono dal cattivo! (38) Cercate un po ’di spiegarmelo. Sentendo recitare le scritture buddiste, che ci insegnano cose come “ la forma è vuoto ed il vuoto è forma” (39) ed altre amenità di questo tipo, sono spesso colto da noia e nausea. Quando vi ho incontrato, pensavo di scorgere il cielo azzurro attraverso le nuvole. Mi sento depresso ascoltandovi pronunciare queste assurdità”.
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Note
(1) Il termine 曲尺 (“qῡchī”) designa l’attrezzo denominato “squadra”, usato dai carpentieri. Sottolinenado che la libreria è “squadrata”, l’autore vuole probabilmente indicare che si tratta di un mobile molto semplice e lineare.
(2) I due caratteri嘯 (“xiào” ) “ruggire” e嘷 (“háo”) “ululare” contengono entrambi il radicale 口 (kǒu”) “bocca”. Secondo l’etimologia fornita dalla ragazza, gli altri elementi dei due caratteri dovrebbero invece riferirsi rispettivamente ai concetti di lunghezza e di brevità.
3) Comincia qui un pezzo di bravura, con la descrizione dettagliata del concertino offerto a Zìpíng. Non essendo un esperto di musica e non sapendo maneggiare con sicurezza la relativa terminologia, ho cercato di fare del mio meglio, sperando di aver reso in modo abbastanza adeguato le percezioni dello spettatore.
4) Ho interpretato il testo cinese nel senso che il “sè” 瑟 “(strumento dotato di 25 corde) dovrebbe avere una tessitura più ampia e precisa di quella del “qín” 琴 (strumento dotato di 7 corde). Di conseguenza, il “sè” dovrebbe poter suonare delle note che non rientrano nella estensione sonora del “qín”. Mi sembra di aver trovato una possibile conferma a questa ipotesi nella frase successiva in cui l’autore afferma che le note dei due strumenti rispondono le une alle altre come i trilli di una coppia d’uccelli canori.
5) L’autore sembra qui riferirsi alla tortora macchiata ( 珠颈斑鸠 “zhū jǐng bānjiū”), nome scientifico: “spilopelia chinensis”, il cui richiamo, costituito da un tubare dolce e ripetitivo, con un'inflessione crescente, su 3 o 4 note, la seconda o la terza delle quali leggermente prolungata, potrebbe dare un’idea della musica ascoltata da Zìpíng.
6) “Autunno nel Palazzo dei Hàn” (漢宮秋 “hàn gōng qiῡ” ) di Mǎ Zhìyuǎn 馬致遠 (1250-1321), intitolato anche "L’Apparizione di un'oca solitaria in un sogno d’autunno nel palazzo dei Hàn"(破幽夢孤雁漢宮秋 “pò yōu mèng gūyàn hàn gōng qiū"), è uno dei drammi più famosi della dinastia Yuán 元朝.
La trama è la seguente:
Yuándì 漢元帝della dinastia Hàn (74 a.C.-33 a.C.) invia il pittore Máo Yánshòu 毛延壽 a cercare le ragazze più belle della Cina e a farne il ritratto perché l’imperatore possa scegliere tra di esse la sua favorita. In una piccola città, Máo trova Wáng Zhāojūn 王昭君 , bella e virtuosa, ma di famiglia troppo povera per poter soddisfare le esose pretese pecuniarie del pittore di corte. Wáng Zhāojūn viene portata al palazzo imperiale, ma Máo non ne mostra il ritratto a Yuándì, che ne ignora quindi l’esistenza. Una notte, l'imperatore la sente suonare il liuto e si innamora di lei. Adirato per la perfidia di Máo Yánshòu , che gli ha tenuto nascosta la fanciulla, ordina che sia decapitato, ma il pittore fugge nella steppa presso i barbari Xióngnú 匈奴 portando con sé Wáng Zhāojūn e costringendola a sposarsi con il capo degli Xióngnú. Wáng Zhāojūn, in preda alla disperazione, si getta in un fiume e muore annegata. Dopo la sua morte, il capo degli Xióngnú arresta Máo Yánshòu e lo rimanda all'imperatore, al quale il pittore mostra il ritratto della donna. Vedendone la straordinaria grazia, Yuándì rimpiange amaramente di non averla potuta conoscere, ma in sogno gli appare un’oca solitaria d’autunno, simbolo della bella defunta.
Il brano musicale, qui citato, faceva parte dell’opera o fu composto traendio ispirazione dalla storia in essa narrata.
7) “Gōng” 宮 e “Shāng” 商 ( corrispondenti alle nostre note “fa” e “sol”) sono le prime due note della scala pentatonica cinese. Indicano, per estensione, anche l’insieme delle note di tale scala e la musica in generale..
8) È ovvio che ogni esecutore di un brano musicale dà alla sua esecuzione un proprio timbro che la personalizza rispetto a qualsiasi altro esecutore. È del pari evidente che ogni complesso musicale può ottenere un risultato valido soltanto se ciascuno dei suoi componenti si sforza di armonizzare al meglio la sua prestazione con quella degli altri.
Se Yú Gū si limitasse a ribadire questi concetti, le sue considerazioni suonerebbero piuttosto banali.
A mio parere, la ragazza intende invece dire, che, trattandosi, nel caso di specie, di un brano tradizionale tramandato di generazione in generazione senza alcun supporto scritto, i margini di manovra dell’esecutore sono enormemente più ampi e l’esecuzione del brano, da parte di uno o di più esecutori, può essere considerata ogni volta come una nuova creazione.
9) La ragazza osserva come l’armonia della composizione escluda la possibilità di repentini salti nella scala tonale, cosicché quando uno strumento suona le note “gōng” 宮 e “shāng” 商 ( corrispondenti alle note “fa” e “sol” della scala tonale occidentale), l’altro non può rispondergli con le note “yῡ” 羽 e “zhī” 徵 (corrispondenti alle note “si” e “re” della scala tonale occidentale) perché si produrrebbe così una sgradevole dissonanza.
Considerato che l’autore ci presenta un dialogo tra persone dotate di una certa cultura musicale, la spiegazione sembrerebbe superflua, ma le mie assai scarse conoscenze in materia mi impediscono di scoprire in questo passaggio un altro significato, eventualmente più profondo.
10) Nei “Dialoghi” 論語 di Confucio si legge al cap.XIII 子路 (“Zĭ Lù”), par.23, il passaggio君子和而不同,小人同而不和 (“jūnzǐ hé ér bùtóng, xiǎo rén tóng ér bù hé”), che si può tradurre come segue: “L’umo di valore sa armonizzarsi senza uniformarsi. L’uomo dappoco si uniforma senza riuscire ad armonizzarsi”.ā
11) Sembra di capire dalle affermazioni della ragazza che la musica tradizionale, la quale, in mancanza di spartiti, consente ad ogni esecutore di apportare il massimo del suo apporto creativo sia da preferire alla musica orchestrale, in cui l'esistenza di uno spartito garantisce l'uniformità dell'esecuzione a scapito della creatività.
12) Il termine 驪龍 (“lìlóng”) ,cioè “Il drago del Monte Lì”, si riferisce ad un drago leggendario, oggetto di una storia riportata nel Zhuāngzĭ 莊子· Nel capitolo 32, paragraqfo 14, di quest’opera, intitolato “Lié Yǒukòu” 列禦寇 si legge infatti:
“C 'era un uomo che, dopo aver avuto un colloquio con il re di Sòng, e aver ricevuto in dono da lui dieci carrozze, le mostrò vanagloriosamente a Zhuāngzĭ , come se quest'ultimo fosse stato un ragazzino. Zhuāngzĭ gli disse: "In riva al fiume abitava un pover uomo che manteneva la sua famiglia intrecciando tappeti di giunchi. Un giorno, suo figlio si tuffò in fondo al fiume e trovò una perla del valore di mille once d'argento. Il padre gli consigliò: " Prendi un sasso e falla a pezzi. Una perla di questo valore si trovava certamente nelle acque più profonde e sotto le fauci del Drago del Monte del Cavallo Nero. Il fatto che tu sia riuscito a prenderla è dovuto alla sola ciicostanza che lo hai trovato addormentato. Sveglialo e vedrai che cosa ti succederà" Ora, il regno di Sòng è più profondo di qualsiasi fiume e il suo re è più feroce del Drago del Monte del Cavallo Nero. Che tu sia riuscito a prendere le carrozze deve essere dovuto al fatto che lo hai trovato addormentato. Sveglialo, e sarai ridotto in polvere".
La “perla del Drago del Monte Lì” è diventata in seguito sinonimo di un oggetto di grande valore.
13) Troviamo qui invertita la classica situazione in cui il cittadino smaliziato si prende gioco del contadino o del montanaro rozzo ed ingenuo. In questi due capitoli abbiamo infatti l’impressione che siano la ragazza e Lóngzĭ a prendere garbatamente in giro Zìpíng, il quale fa spesso la figura dello sprovveduto.
14) Le miche, un gruppo di minerali appartenente alla sottoclasse dei fillosilicati, sono ottimi isolanti termici ed elettrici.
15) Una prima fase della lavorazione tradizionale del cotone consisteva nella sprimacciatura dei fiocchi di cotone che venivano trasformati in ovatta fioccata (弹棉花 “tán miánhuā”) utilizzando, tra l’altro, grandi archi di legno con tendini di manzo come corde ( 弹棉花的弓 “tán miánhuā de gōng”).
16) Il “kōnghóu” 箜篌 è un antico strumento musicale cinese a corde assimilabile ad un’arpa orizzontale.
17 “Kōnghóu yín” 箜篌引 è il titolo di un’antica melodia, la cui origine è riferita nelle" Note e recensioni di libri dei tempi antichi e moderni" di Cῡi Bào 崔豹, scrittore attivo all’epoca dell’imperatore Wῡdì della dinastia Jìn 晋武帝.
Una mattina, un soldato che stava per prendere il traghetto vide un vecchio pazzo che correva lungo la riva del fiume e che finì per gettarsi nella corrente impetuosa, nonostante le urla disperate della moglie. .. La donna prese allora in mano un’arpa e cantò un amaro lamento, al termine del quale si gettò anche lei nel fiume. Il soldato ritornò a casa e descrisse l’accaduto alla propria moglie, che, piangendo, riprese sull’arpa la triste melodia e ne mise per iscritto le parole. Il pezzo fu poi chiamato " Kōnghóu yín ", vale a dire “Una melodia sul kōnghóu”.
“Kōnghóu yín” è anche il titolo di una lirica composta da Cáo Zhí 曹植, famoso poeta del’epoca dei Tre Regni 三国.
18) L’espressione 此中人语 (“cǐ zhōng rén yǔ”), letteralmente “Che cosa si dice qui”, è il titolo di un’opera in sei volumi scritta da Chéng Lín 程麟, autore di cui si sa assai poco, durante la dinastia Qīng. Tale opera registra le voci e le notizie che circolavano tra il popolo al tempo dell’imperatore Guāngxù 光绪, prestando attenzione anche a molte questioni banali e di scarso rilievo. La lingua è popolare e le descrizioni sono molto dettagliate.
Non c’è però nessun collegamento tra i libri di Chéng Lín ed i volumi di cui si parla in questo capitolo.
Probabilmente Liú È ha utilizzato una frase di uso comune, senza neanche sapere che era stata scelta come titolo di un libro.
19) L’osservazione che i libri citati alla nota precedente sono stati scritti a mano in una grafia ben curata ed elegante sembra confermare che si tratta di testi composti da Yù Gῡ o da un membro della sua famiglia.
20) Secondo alcuni critici, le quattro poesie sono una metafora della crudeltà dei funzionari, della successiva rivolta dei Boxer, della sua cruenta soppressione e del ritorno alla pace.
Poiché fin qui l’autore non ci ha fornito alcun preciso riferimento temporale, non siamo ancora in grado di sapere se la scena si collochi prima, durante o dopo la rivolta dei Boxer e non siamo perciò in grado di dire come vada esattamente tradotto il termine 諺 (“yàn”) , che vale “massima”, ”proverbio”. Se riferito ad un certo momento, potrebbe infatti , significare “detto”, ”constatazione”, se riferito ad un altro momento potrebbe forse essere meglio tradotto con “previsione”, ”congettura”. Visto che ciascuna delle poesie è seguita dal termine 解“jiè”, che vale “soluzione”, ho pensato di poter tradurre 諺 (“yàn”) con “indovinello”.
21) Il termine “ermellino”( 銀鼠 “yínshú”, letteralmente “ratto d’argento”) rimanderebbe all’anno 庚子 “gēngzī”, il trentasettesimo anno del ciclo sessagesimale cinese, che era appunto associato con l’ermellino. Nel caso specifico, l’anno “gēngzī”, corrispondeva all’anno 1900 del calendario occidentale.L’”anno dell’ermellino” sarebbe quindi una metafora dell’anno 1900 in cui avvenne la rivolta dei Boxer.
22) Il termine “tigrotto” ( 乳虎 “rǔhú”) si riferirebbe al signor Yù 玉, il feroce capo della polizia di cui si è parlato nei capitoli precedenti.
23) Il “mosco” o “cervo muschiato” (麝”shè”, nome scientifico: ”moschus”, secondo la classificazione di Linneo del 1758) costituisce l’unico genere della famiglia dei Moschidi ed è una sorta di cervo, più primitivo dei cervi veri e propri.
24) Qí齊 e Lǔ齊 sono i nomi di due antichi regni i cui territori corrispondevano all’incirca all’attuale provincia dello Shāndōng 山東.
25) L’ascesa al cielo del tigrotto sembrerebbe riferirsi alla nomina del signor Yù a più alti incarichi. Diventato prefetto, il signor Yù avrebbe lasciato ai Boxer, simboleggiati dal “maiale”, il controllo della zona in cui aveva esercitato le funzioni di capo della polizia. Per quanto riguarda il simbolo del “maiale”, occorrre ricordare che i Boxer asserivano di godere della protezione di divinità come Sūn Dàshèng 孫大聖 (uno dei nomi con cui era conosciuto il mitico Re delle Scimmie 孫悟空 Sūn Wùkōng) e Zhūbājiè, 豬八戒, che appare sotto le sembianze di un maiale nel famoso romanzo classico “Viaggio in Occidente” (西遊記 “xīyóu jì”). Il maiale potrebbe dunque essere una metafora del movimento dei Boxer.
26) I discendenti di Adamo dovrebbero essere gli Occidentali. I Cinesi, infatti, che avevano altre credenze in relazione all’origine dell’umanità, non condividevano l’idea che Adamo fosse il progenitore di tutti gli uomini. Il verso fa riferimento ai massacri di cittadini occidentali, soprattutto missionari, di cui si resero responsabili i Boxer.
(27) Il quarto indovinello sintetizza la conclusione della rivolta dei Boxer: l’intervento delle Potenze Occidentali, il cui corpo di spedizione sbarca in Cina e sconfigge i Boxer; la punizione dei capi della rivolta e dei funzionari imperiali che hanno collaborato con loro; la firma della pace e il ritorno all’ordine costituito.
28) Queste parole sembrano indicare che la scena si svolga un paio d’anni prima della rivolta dei Boxer e che gli “indovinelli” debbano quindi essere interpretati come delle “previsioni”
29) Il termine “Gran Maestro” ( 太尊 “tàizῡn”) era un titolo onorifico attribuito ai prefetti sotto la dinastia Qīng.
30) Il termine 慈菇 (“cígῡ”) designa la pianta nota come “sagittaria” (nome scientifico: “Sagittaria sagittifolia”). In alcuni dialetti è usato anche per indicare la “castagna d’acqua” ( nome scientifico: “Eleocharis dulcis”).
31) Il termine銀杏 (“yínxìng”) designa il gingko (nome scientifico: “Gingko biloba”), pianta diffusa in Cina, che può raggiungere i 50 metri d’altezza. Gli occhi della ragazza sono paragonati ai frutti di tale pianta, detti anche “noci di gingko”, piccole sfere di color giallo simili a ciliegie.
32) Huáng Lóngzĭ prende qui lo spunto da un’antica canzone intitolata ”Il Canto dei Draghi d’Acqua”( 水龙吟 ”shǔi lóng yín”) per affermare scherzosamente che lui non sa cantare perché non é un drago d’acqua, bensì un drago di campagna,.
33) Il termine 磬 (“qìng”) designa il “litofono”, uno strumento musicale tipico dell’Asia Orientale, che utilizza come corpo sonoro una lastra di pietra piatta e sottile. In genere, si tratta di strumenti costituiti da numerose pietre disposte in serie e intonate secondo una scala in base alla diversa grandezza e composizione.
34) I tamburi ed i gong erano gli strumenti con cui i comandanti trasmettevano alle truppe l'ordine di attaccare e,rispettivamente, quello di ritirarsi.
Ho collegato l'aggettivo "aggressivo" 薄伐 ("bófá") al rullo dei tamburi che spronano all'assalto.
35) La descrizione del concerto sembrerebbe ispirarsi, almeno in parte, ad alcuni versi della "Canzone del liuto" (琵 琶 行 "pípá xíng"), una delle poesie più famose di Bái Jūyì 白 居 易 (772-846 d.C).
“Ci pareva di sentir gorgheggiare un rigogolo dorato
nascosto in mezzo ai fiori,
di udire il quieto mormorio di una fonte,
il lento sussurro del fiume tra le barene.
Al contatto dell’acqua gelida le corde sembravano irrigidirsi,
le note svanivano,
come se non avessero la forza di sbocciare,
ed il suono a poco a poco si smorzava,
si esauriva infine in una tristezza soffocata,
moriva in un’amarezza nascosta.
Le stesse pause di silenzio negli intervalli delle note erano ricche d’espressione
Sentivamo un vaso d'argento spezzarsi e l'acqua uscirne fuori gorgogliando,
sentivamo irrompere cavalli e cavalieri, urtarsi con fragore spade ed alabarde.”
36) ”I cavalli dei barbari nitriscono al vento” (胡马嘶风” hú mǎ sī fēng”) è il primo verso di una canzone intitolata “Brindisi a Qīngmén- Addio all’amato”( 青门饮·寄宠人 “qīng mén yǐn·jì chǒng rén”), composta da Shí Yàn 时彦, poeta dell’epoca Sòng 宋代.
Eccone il testo:
“ I cavalli dei barbari nitriscono nel vento gelido e le bandiere sventolano nella bufera di neve. Il cielo è coperto di nuvole. Il sole sta tramontando. Alti alberi secolari svettano fino al cielo, le montagne sfumano all’orizzonte, e noi marciamo, nel crepuscolo, sulla sabbia gialla e sull'erba rinsecchita. Il cielo sopra l’accampamento silenzioso è pieno di stelle. I fuochi sono ormai spenti. L’incensiere a forma di anatra manda fuori sbuffi di fumo. La cera che colava dalle candele si è condensata in strisce di ghiaccio Quando arriverà l'alba dopo la lunga notte? Non dimenticherò mai i doni delicati che mi hai fatto al momento della mia partenza. Non riesco neppure a bere un bicchiere di vino, tanto forte è la sofferenza che provo in cuore per la nostra separazione. Eppure, quando mi sono ubriacato, ho sognato i momenti felici del nostro amore. Come è stato triste il risveglio. E la cosa più amara è che non riesco a dimenticare le tue parole quando ci siamo detti addio: “Quando tornerai, in sella al tuo cavallo scalpitante, ti accoglierò con il mio più bel sorriso”.
37) La risposta di Huáng Lóngzĭ, che potrebbe sembrare scettica o pessimista, si ispira in realtà a quel filone del pensiero cinese che trae origine dal taoismo e che predica, contrariamente al confucianesimo, l’impossibilità di distinguere con assoluta chiarezza tra qualsiasi tipo di concetti opposti: il bene e il male, il brutto e il bello, il forte e il debole, il bianco e il nero. L’intervento auspicato da Zìpíng potrà momentaneamente raddrizzare la situazione, ma, a lungo temine, i suoi effetti svaniranno e le cose ritorneranno al punto di prima. Ciò non potrà tuttavia essere considerato un male assoluto, perché in natura il male assoluto non esiste: non c’è male che non abbia in sé un pizzico di bene, come non c’è bene che non abbia in sé un pizzico di male. Ciò trova la sua rappresentazione grafica nel tàijítú 太極圖, il diagramma che esprime la ricerca continua di equilibnrio tra gli opposti.
38) Zìpíng sembra invece ispirarsi al Confucianesimo, che stabilisce una precisa scala di valori, distinguendo nettamente il bene dal male.
39) Zìipíng è indispettito anche dalla dottrina buddhista, che, pur partendo da premesse diverse da quelle del taoismo e giungendo a conclusioni diverse,utilizza tuttavia formulazioni ,le quali nel loro aspetto paradossale, ricordano le affermazioni taoiste. La frase "la forma è vuoto ed il vuoto è forma" è tratta dal Sutre del Cuore ( in sanscrito: प्रज्ञापारमिताहृदय "prajñāpāramitā hṛdaya*).
Capitolo X
Come abbiamo appena raccontato, Zìpíng sentì un enorme fragore, come se il cielo e la terra insieme stessero crollando, e le gambe gli tremarono. Era così spaventato che ebbe paura che la montagna gli franasse addosso.
Huáng Lóngzĭ,che stava dietro di lui, lo rassicurò: "Non abbiate paura. È soltanto l’acqua della sorgente in cima alla montagna che ha smosso la neve ghiacciata. Una grossa lastra di ghiaccio è rotolata giù, portando con sé nella sua caduta la neve e il ghiaccio che ricoprono i fianchi della montagna. Ecco perché abbiamo sentito un rumore così forte ."
Detto questo, si voltò di nuovo verso nord.
C’era una porta che dava su una cavità naturale, dell’ampiezza di due stanze. Metà della parte anteriore era rivolta verso l’esterno e nel mezzo si apriva una finestra. I restanti tre lati erano lisci e imbiancati; la volta era a cupola, come gli archi che formano le porte delle città.
L'arredamento della grotta era molto semplice. C’erano alcuni sedili ricavati da grossi ceppi d’albero, piallati e lucidati, sette grandi e otto piccoli, distribuiti in un certo disordine. C’erano vari cassoni, di diversa fattura, tutti con borchie di vecchio tipo, né quadrate né tonde. Lungo la parete orientale, si poteva vedere un divano sgualcito, per una sola persona, coperto di cuscini variegati, accanto al quale erano depositate tre scatole di bambù gialle, destinate evidentemente a contenere vestiti e altri oggetti. Non si scorgevano lampade né candele, ma nella parete settentrionale erano incastonate due bocce luminose rotonde, grandi quanto un secchio, che emanavano una luce rossa piuttosto fioca. Per terra era disteso un tappeto molto spesso e morbido, che attenuava il rumore dei passi. A margine del divano, dalla parte settentrionale, si ergeva una libreria squadrata (1), contenente molti libri, tutti con le copertine in caratteri corsivi, intonsi.Appesi alla parete, tra le due luci a forma di bocce semisferiche, pendevano diversi strumenti musicali , tra cui un paio di “sè” e di “qín”, alcuni di forma conosciuta, altri no.
La ragazza entrò nella stanza, spense la candela e depose il candeliere sul davanzale della finestra. Non si erano ancora seduti che si sentirono all’esterno sette o otto suoni che sembravano provenire dalla gola di un animale, e poi molti altri in successione, ma la carta della finestra non vibrò.
"Perché ci sono così tante tigri su questa montagna?" domandò Zìpíng.
La ragazza rise: "Quando i contadini vanno in città, vengono derisi per la loro ignoranza. Tu, che sei venuto dalla città in campagna, ti trovi nella loro stessa situazione e temo che ti stia facendo ridere dietro."
“Ascolta! Non è una tigre quella che sta ruggendo fuori fuori?" insistette Zìpíng.
“No” gli rispose la ragazza “Questo è un lupo. Quante tigri dovrebbero esserci in giro? Il ruggito della tigre è lungo, mentre l’ululato del lupo è breve. Non per niente gli antichi, che sceglievano con cura le parole, hanno chiamato il verso della tigre “ruggito” e quello del lupo “ululato”.(2)
Huáng Lóngzĭ sistemò in mezzo alla stanza due lunghi tavolini e prese dalla parete un “qín” e un “sè”.
Yú Gῡ, a sua volta, spostò tre sgabelli e fece sedere Zìpíng. Poi, lei e Huáng Lóngzĭ si sintonizzarono e si sedettero a loro volta.
Accordarono gli strumenti e, dopo essersi scambiati alcune parole, cominciarono a suonare.
All’inizio, pizzicavano leggermente le corde e glissavano con delicatezza, producendo un suono tenue e lontano. (3) Dopo il primo movimento, il tocco si fece più vario e articolato, il suono divenne chiaro e nitido. Al terzo movimento, le corde venivano pizzicate con sempre maggior vigore e le glissate acquistavano sempre più energia. Le note del sè coprivano gli intervalli tra le note del qín. (4) Ad una prima impressione, i diversi strumenti, ciascuno accordato per conto proprio, sembravano una coppia di tortorelle (5), impegnate in un armonioso dialogo canoro, in cui ad ogni trillo di una delle due rispondeva un trillo dell’altra. Quando si giunse al quarto o al quinto movimento, il pizzicato e il glissato si attenuarono di nuovo, interrotti da colpetti dati a mano aperta. Le note ridivennero chiare e distinte, ma avevano in sé qualcosa di melanconico. Le punte delle dita toccavano le corde con forza; il suono che ne usciva era ampio e melodioso. Il sesto movimento, il settimo e l’ottavo erano pieni di fioriture e di lunghe variazioni. Ad ogni giro, il motivo ritornava, sempre più netto, mentre la melodia andava lentamente estenuandosi.
Zìpíng sapeva suonare una dozzina di arie sul qín e quindi non ebbe difficoltà ad ascoltarne la musica. Per contro, prima d’allora, non aveva mai sentito suonare il sè, e dovette quindi prestare particolare attenzione.
La magia del sè sta anche nel ruolo svolto dalla mano sinistra. Dopo che la destra ha pizzicato le corde, la sinistra glissa avanti e indietro, tremolando, ed il suono così prodotto continua a fluttuare sulla scia di quello che lo precede, con un effetto davvero straordinario. Quando lo ascolti per la prima volta, mentre stai ancora cercando di renderti conto dell’accordatura e del tocco, il suono ti penetra nelle orecchie senza che tu abbia potuto seguire il gioco delle dita e rimani a lungo stordito, hai l’impressione che il tuo corpo vada alla deriva, come se volasse tra le nuvole trascinato dal vento. A poco a poco, non pensi più a nulla e ti dimentichi persino di avere un corpo, come se fossi ubriaco o stessi sognando. In questo stato di trance, continui però a percepire i suoni metallici delle diverse corde e riconosci le pause del qín e del sè, il che significa che sei in grado di vedere e di sentire, cioè che rimani cosciente.
Ecco le sensazioni che provò Zìpíng durante il concerto.
Alla fine si alzò e disse: "Questo pezzo è fantastico! Ho studiato anch’io musica per un paio d’anni ed ho preso lezioni da vari maestri. Ho avuto occasione di ascoltare il maestro Sῡn Qínqiῡ mentre suonava col qín "Autunno nel Palazzo dei Hàn" (6), un pezzo straordinario, ben diverso da quelli che si sentono abitualmente. Non mi sarei mai aspettato di ascoltare oggi un pezzo assai superiore al famoso “Autunno nel Palazzo dei Hàn” del maestro Sῡn. Qual è il suo titolo? Potrei averne lo spartito?”"
“Questo pezzo “gli rispose Yú Gū : “si chiama “Il canto dell’acqua nell’oceano e del vento nel cielo” e non è mai stato riportato in uno spartito, cosicché non potrai mai ascoltarlo in alcun altro posto. La sua melodia, inoltre, è un’antica melodia di montagna, che nessun forestiero conosce. Ciò che tu suoni è davvero la musica di una persona. Se due musicanti suonano questo pezzo insieme, ciascuno di essi apporterà le proprie note (7) per fonderle insieme a quelle dell’altro in qualcosa di comune. (8) Quando uno dei due suona la nota “gōng”, l’altro dovra rispondergli con la nota” gōng”, alla nota “shāng” dovrà corrispondere la nota”shāng”, ed è assolutamente escluso che si possano suonare al loro posto le note “yῡ” o “zhĭ”. (9) Lo stesso avviene anche quando tre o quattro persone suonano il tamburo insieme. In effetti, suonano tutte nello stesso tempo, ma non formano un’ orchestra. La musica risulta completamente diversa se è suonata da una persona o da due persone. Se un brano è suonato da una sola persona, lo chiamiamo un “pezzo d’autore”; se lo suonano due persone, diventa una "combinazione" di due esecuzioni, che si armonizzano tra di loro, ma non sono identiche. Le note usate dai vari musicanti: “gōng”, ”shāng”, “jiăo” e “yῡ”, si armonizzano tra di loro, ma non sono le stesse. Come diceva il Maestro:”L’uomo di valore si armonizza senza uniformarsi”. (10) Ecco la verità! . La parola "armonia" è stata a lungo fraintesa dalle generazioni successive.”(11)
Ciò detto, Yú Gū si alzò e si diresse verso una porticina piazzata sulla parete occidentale della stanza. La aprì e gridò, ad alta voce, qualcosa che non si riusciva a sentire né a comprendere con chiarezza. Anche Huáng Lóngzĭ si alzò e riappese al muro il qín e il sè. Zìpíng si avvicinò alla parete per osservare attentamente una delle semisfere che vi erano infisse in modo da poterla poi descrivere ad altri. Allungò una mano e la toccò. Era così calda che gli scottò le dita. Sconcertato, pensò: "Che cosa succede?"
Si rivolse a Lóngzĭ, che aveva appena riappeso alla parete il qín e il sé, e gli domandò: "Amico, che faccenda è questa?”.
Lóngzĭ sorrise e gli rispose:” Non riconoscete la Perla del Drago del Monte del Cavallo Nero?” (12)
“Perché scotta ?“ gli chiese Zìpíng.:
"È una perla sputata da un drago. È bollente per natura” gli spiegò Lóngzĭ.
“Perché le Perle del Drago di Fuoco sono così grandi e per quale motivo devono sempre scottare?” domandò Zìpíng.
Lóngzĭ si mise a ridere: “ Vedo che non credete a quello che vi sto dicendo e quindi sarò costretto a spiegarvi la ragione per cui queste perle sono così calde.” (13)
Mentre parlava, tirò un gancetto di bronzo che sporgeva dalla parete proprio accanto ad una delle semisfere e questa si aprì come una porta.
Si scoprì allora che era una grossa conchiglia di madreperla, al cui interno c’era una profonda cavità riempita d’olio in mezzo alla quale si scorgeva un filo di cotone arrotolato che fungeva da stoppino, protetto verso l’esterno da un paralume costituito da un gran numero di sottilissimi fogli di carta sovrapposti . Sopra la conchiglia c’era un piccolo sfiatatoio che si apriva nella parete, dal quale usciva un soffio di fumo nero. Sembrava l’imitazione di una lampada occidentale a cherosene, ma fatta più alla buona, perché le lampade occidentali non emettono fumo.
Dopo che si fu reso conto del sistema, anche Zìpíng si mise a ridere. Guardando bene i rivestimenti perlacei, osservò che erano costituiti da grossi gusci di lumaca e da conchiglie, cosicché la luce non risultava così vivida come quella emessa da una lampada a cherosene.
“Invece di fare tutto questo lavoro” domandò Zìpíng “ non sarebbe stato molto più semplice comprare una lampada a cherosene?”.
“E dove lo troviamo, in queste zone di montagna, un negozio che venda articoli occidentali?” replicò Huáng Lóngzĭ. “L’olio combustibile lo troviamo sulla montagna qui di fronte, ed equivale al cherosene usato nelle lampade di produzione occidentale, ma non sappiamo come lavorarlo e quindi ci lamentiamo sempre del fatto che sia troppo torbido e che la luce che emette non sia abbastanza vivida. Perciò abbiamo infisso le lampade nella parete.”
Ciò detto, chiuse di nuovo la conchiglia di madreperla, che continuò come l’altra ad emettere un tenue bagliore.
“Di che materiale è fatto il tappeto che copre il pavimento?” domandò ancora Zìpíng.
“È un impermeabile di fibre di cocco.” gli ripose Lóngzĭ “La gente lo chiama così perché è un tessuto che può anche essere usato come mantello impermeabile in caso di pioggia. Quando la corteccia della pianta è quasi secca, viene strappata via, fatta completamente essiccare e poi tagliata in minute striscie tenute insieme con fili di canapa. Il tappeto che tu vedi qui è opera di Yù Gῡ. Le nostre zone di montagna sono molto umide. Perciò i pavimenti delle stanze vengono ricoperti di uno strato di mica (14), sul quale viene poi disteso il tappeto impermeabile. Questo sistema ci protegge dalle malattie. Anche le pareti sono cosparse di polvere di mica mescolata con argilla rossa per garantire protezione contro il freddo e l’umidità. Il risultato è molto migliore di quello che si ottiene con la calce che usate in città.
Zìpíng guardò di nuovo e vide, appeso al muro, qualcosa che sembrava uno di quegli archi usati per lavorare il cotone trasformandolo in ovatta fioccata. (15) All’oggetto erano però attaccate un gran numero di corde. Intuendo che doveva trattarsi di uno strumento musicale, domandò a Huáng Lóngzĭ come si chiamasse.
"È un kōnghóu (16)" gli rispose Lóngzĭ.
Zìpíng prese in mano lo strumento, che non mandava alcun suono.
“Fra le poesie che lessi quando ero giovane, ce n’era una intitolata “Una melodia sul kōnghóu”” (17), ma non sapevo che forma avesse quello strumento. Mi suonereste un paio di pezzi per ampliare le mie conoscenze? "
“ Non ha senso suonare da solo.” gli rispose Huáng Lóngzĭ” Dovrei vedere se è ancora possibile invitare qualcuno che mi accompagni”.
Si avvicinò alla finestra, alzò lo sguardo verso la luna che brillava nel cielo e disse: "È appena mezzanotte. Può darsi che le sorelle Sāng non siano ancora andate a letto. Proviamo ad invitarle. " Poi disse a Yù Gῡ: "Il signor Shén vorrebbe ascoltare il kōnghóu .Mi domando se le sorelle Sāng potrebbero venire un momento da noi”.
“Il domestico ha appena portato il tè” disse Yù Gῡ “Posso chiedergli di andare ad informarsi”.
Poi tutti si sedettero di nuovo.
Il domestico, che aveva portato un vassoio con un fornellino di argilla rossa, una bottiglia d'acqua, una piccola teiera e diverse tazzine da tè, lo posò su un tavolino.
Yù Gῡ gli disse: "Vai alla casa dei Sāng e chiedi alle due sorelle Hú e Shéng se possono venire?".
Il domestico annuì e si allontanò.
I tre erano seduti intorno ad un tavolino decorato con fiori di pruno vicino alla finestra. Zìpíng si trovava proprio accanto davanzale della finestra. Yù Gῡ prese dei tovaglioli e li porse ai due uomini. Bevvero tutti, seduti, in silenzio.
L’attenzione di Zìpíng fu attratta da alcuni volumi posati sul davanzale della finestra. Li prese in mano e li guardò. Il loro titolo, formato da quattro grandi caratteri, era “Cosa si dice qui”. (18) Sfogliandoli, si rese conto che contenevano anche poesie e brani in prosa, ma che la maggior parte del loro contenuto era costituita da canzoni con strofe lunghe o brevi. Tutte le canzoni erano scritte a mano, in bella calligrafia. (19) Zìpíng lesse alcune canzoni, ma ebbe difficoltà a capirle. In uno dei volumi trovò un foglio sciolto di carta fiorata sul quale erano scritte quattro canzoni in versi quadrisillabi.
Zìpíng chiese a Yù Gῡ: "Vorrei copiare questo foglio. Posso farlo? "
“ Se vi piace, prendetevelo senza tanti complimenti” gli rispose Yù Gῡ, dopo aver dato un’occhiata al foglio.
Zìpíng prese il foglio e lo lesse con attenzione.
C’era scritto:
Gli indovinelli (20) dell’ ermellino (21)
Primo indovinello:
Il tigrotto del Monte Orientale (22)
s’affaccia alle porte delle case.
L’anno prossimo mangerà mosco .(23)
Qí e Lǔ vivranno nella tristezza.(24)
Secondo indovinello:
Tra la distesa delle rovine
il tigrotto non trova più cibo.
Vola allora in alto nel cielo
e lascia al maiale il ruolo di re. (25)
Terzo indovinello
La tigre dal petto maculato
domina i monti dell’Occidente.
Distruzione e rovina piombano
sopra la discendenza d’Adamo. (26)
Quarto indovinello
Son colti da furore i vicini
e il cielo guarda ad occidente.
Son sterminati tigre e maiale.
Vive il popolo di nuovo in pace. (27)
Zìpíng rilesse il testo più volte e disse: "Questi versi sono come un antico canto popolare che racconta degli avvenimenti. Spiegatemi per favore, di che cosa parlano!”
“ Caro amico” gli rispose Huán Lōngzĭ” Il titolo “Cosa si dice qui” non può esser letto come “Fallo sapere agli estranei”. Aspettate un paio d’anni e lo saprete."(28)
“Il tigrotto è il vostro Gran Maestro Yù (29) "gli spiegò Yù Gῡ "e, se riflettete con calma, potete anche indovinare il resto”.
Zìpíng capì e non fece altre domande.
In quel momento si udirono in lontananza delle risate. Qualche istante dopo si sentirono dei passi nel corridoio, e in un attimo i nuovi venuti apparvero nella stanza. Il domestico venne avanti e disse: "Le sorelle Sāng sono qui." Huáng e Yù si alzarono e andarono loro incontro. Anche Zìpíng si raddrizzò e si levò in piedi.
La prima delle ragazze aveva circa vent'anni. Indossava una giacchetta vermiglia decorata con fiori gialli e una gonna verde a coda di rondine. I suoi capelli erano raccolti sul retro in una crocchia che terminava a coda di cavallo.
La seconda doveva avere tredici o quattordici anni, Indossava una giacchetta blu smeraldo e pantaloni rossi con un disegno a fiori bianchi. La sua acconciatura era costituita da uno chignon su cui spiccava un rametto di fiori verdazzurri simili a foglie di sagittaria. (30) Camminava con una certa timidezza.
Le ragazze si fecero avanti e furono invitate a sedersi.
Yù Gῡ presentò loro Zìpíng con queste parole:”Vi presento il fratello minore del signor Shén, magistrato della contea di Chéngwǔ. Non essendo riuscito questa sera a raggiungere la locanda in cui voleva pernottare, si è fermato qui da noi. Ha avuto una lunga conversazione con Zio Lóng, che per caso era venuto a trovarci, ed ha espresso il desiderio di sentir suonare il kōnghóu. È per questo che ci siamo permessi di disturbarvi”.
“Non siamo in grado di soddisfare il vostro desiderio! Abbiamo vergogna!” risposero in coro le due sorelle” La nostra è una musica alla buona, inadatta ad orecchie raffinate”
“Non siate troppo modeste!” le interruppe Lóngzĭ.
Yù Gῡ presentò poi le sorelle a Zìpíng .
“Questa è Hú” disse, indicando la maggiore, quella vestita di vermiglio, “e questa è Sheng”, proseguì mostrando la minore, che era vestita di blu smeraldo, “Abitano accanto a noi ed andiamo molto d’accordo."
Mentre scambiava con le ragazze i convenevoli d’uso, Zìpíng osservava con attenzione Hú Gῡ.
Aveva guance carnose e lunghe sopracciglia, occhi come noci di ginkgo (31), doppie fossette accanto alla bocca, labbra rosse e denti bianchi. C’era grazia nella sua bellezza.
Anche Shéng era bella e delicata, con i lineamenti freschi di un’adolescente.
Il domestico si fece avanti con una bottiglietta d'acqua, mise il tè nella teiera, ci versò sopra l'acqua e si ritirò.
Yù Gῡ prese due tazzine e servì il tè alle ragazze.
“Si sta facendo tardi” osservo Huáng Lóngzĭ.”Proporrei di cominciare”.
Yù Gῡ allora prese il kōnghóu e lo porse a Hú, che si schermì dicendo: "Non so suonare il kōnghóu bene come te, ma ho portato un corno, e Shéng ha portato una campanella. Perché tu non potresti suonare il kōnghóu, mentre io soffio nel corno e Shéng scuote la campanella? Non sarebbe magnifico?”.
“Molto bene! Molto bene! Ecco come dobbiamo fare.” approvò Huáng Lóngzĭ.
“E tu, zio Lóng, che cosa farai?” domandò Yù Gῡ .
“Io vi ascolterò” le rispose Huáng Lóngzĭ.
“Non aver paura! Non voglio che tu ascolti soltanto. Potresti cantare. La tigre ruggisce e il drago canta." (32)
"Solo i draghi d'acqua sanno cantare. Io, che sono un drago di campagna, posso solo tuffarmi in acqua, ma non so cantare”.
“C’è una soluzione” esclamò Yù Gῡ. Depose il kōnghóu, si accostò al muro e ne tirò giù una curiosa pietra incorniciata, piatta e sottile (33), che porse a Huáng Lóngzĭ, dicendogli: "Basterà canticchiare un po’ e battere di tanto in tanto qualche colpo su questo litofono per accompagnarci e battere il ritmo”.
Hú Gῡ tirò fuori dal risvolto della giacchetta un piccolo corno, brillante come giada, e cominciò lentamente.a soffiarci dentro. Il corno recava un’apertura in cima e, di lato, sei o sette piccoli fori, che potevano essere premuti con le dita. Ciò permetteva allo strumento di suonare tutte le note della scala musicale, a differenza delle conchiglie usate come trombette dagli agenti di polizia, che sono in grado di emettere un unico suono, un sibilo acuto. Il suono del corno era tragico e solenne.
Yù Gῡ, che nel frattempo, aveva preso in grembo il kōnghóu, lo accordò al ritmo del suono del corno.
Shéng Gῡ, a sua volta, tirò fuori i campanellini, premendone quattro con la mano sinistra e tre con la mano destra, e seguì attentamente Yù Gῡ,
Quando Hú Gῡ stava per terminare, Shéng Gῡ raccolse tutti insieme i sette campanellini con entrambe le mani e li scosse selvaggiamente.
Nell’attimo in cui squillarono i campanellini, Yù Gῡ aveva già sollevato il suo kōnghóu, che mandò un suono sordo e desolato. Ne fissò le corde e cominciò a suonare. I campanellini tacquero. Il kōnghóu continuò ad emettere suoni intermittenti, che si mescolavano alle note del corno, come un forte vento che sollevasse la sabbia e scuotesse le tegole dei tetti. I sette campanellini non squillavano più tutti insieme, ma in modo sfalsato, quasi cogliessero l’occasione per intervenire di tanto in tanto.
A quel punto, Huáng Lóngzĭ alzò lo sguardo al cielo, strinse le labbra e cominciò a canticchiare seguendo il ritmo della musica.
Il suono della voce, del corno, delle corde e dei campanelli si fondeva in un tutto unico ed indistinguibile.
L’ascoltatore riusciva soltanto a percepire il soffio del vento, lo scorrere dell'acqua, il calpestio di uomini e cavalli, il fruscio delle bandiere che brillano al sole , lo strepito delle spade che si urtano, il rullo aggressivo dei tamburi e il rimbombo dei gong. (34) (35)
Dopo circa mezz'ora, Huáng Lóngzĭ sollevò il litofono e lo percosse con un martelletto, traendone un suono fragoroso, che però era in armonia con gli altri strumenti e si inseriva perfettamente nelle loro pause.
Il suono del kōnghóu si fece sempre più lento e pausato, mentre le note del corno andavano affievolendosi.
Solo il rintocco del litofono continuò chiaro e potente.
Dopo una breve pausa, Shéng Gῡ tese in alto le mani e suonò di nuovo i campanelli.
L’esecuzione era finita.
Zípíng si alzò, congiunse le mani a coppa e disse: "Grazie mille per tutto il disturbo che vi siete dati".
“Non è nulla” gli risposero in coro.
Come si chiama questo pezzo?” domandò Zípíng "Perché sembra musica di guerra?"
“In effetti è un pezzo che ha a che fare con i soldati” gli rispose Huáng Lóngzĭ ”Il pezzo è intitolato “Il preludio del gelso secco”, ma è conosciuto anche come “I cavalli dei barbari nitriscono al vento”. (36) In genere, le melodie che si suonano sul kōnghóu non sono serene e rilassanti. Per la maggior parte sono brani tristi e malinconici, alcuni dei quali possono commuoverti sino alle lacrime.
Mentre parlavano, ciascuno rimise a posto il suo strumento poi si sedettero di nuovo tutti insieme.
Hú Gῡ domandò a Yù Gῡ : “ Cara, com`è che non ti sei fatta vedere da così tanto tempo?”.
“Mio nipote è stato male per più di due mesi” le rispose Yù Gῡ È per questo che non mi sono fatta vedere”.
“Che cos’ha tuo nipote?” interloquì Shéng Gῡ” Perché non ti dai da fare per curarlo rapidamente?”.
“Lo sai com è.” le rispose Yù Gῡ “I bambini sono indisciplinati. Non appena s’è sentito meglio ha ricominciato a mangiare senza discernimento ed ha avuto una ricaduta. È la seconda volta che gli capita. Che cosa possiamo farci?”.
Dopo aver parlato ancora di molte altre questioni familiari, le sorelle si alzarono e presero congedo.
Anche Zìpíng si alzò e disse a Huáng Lóngzĭ: “Andiamo a sederci in una delle stanze sul davanti della casa. Temo che la signorina Yù abbia voglia di andare a letto”.
Detto questo si avviò per primo lungo il corridoio. La finestra non era più illuminata dal chiaro di luna. Si vedeva all’esterno la parte superiore della parete rocciosa, bianca e lucida, mentre la parte inferiore era già avvolta nell’oscurità. Era la luna del tredicesimo giorno ed era già inclinata verso l’occidente.
Dirigendosi verso la stanza situata ad est, Yù Gῡ disse ai due uomini: " Sedetevi qui, per favore, mentre io accompagno a casa le mie amiche Hú e Shéng.”
Arrivate all’ingresso, Hú e Shéng dissero: "Non c'è bisogno di accompagnarci a casa. Abbiamo portato con noi un domestico. Ci aspetta qui davanti.”
Parlarono ancora un bel momento prima di andarsene, poi Yù Gῡ ritornò dagli ospiti.
"Dovresti andare a dormire” le disse Huáng Lóngzĭ “Noi rimaniamo qui ancora un po’ a fare due chiacchiere”.
“Dorma sul divano, signor Shén” disse la ragazza “Ora scusatemi” e si diresse verso la sua stanza.
Dopo che Yù Gῡ si fu allontanata, Huáng Lóngzĭ disse : "Liú Rénfǔ è un brav'uomo, ma il suo difetto sta nella sua semplcità. Si trova bene tra le montagne e nelle foreste, ma potrebbe non riuscire a rimanere a lungo in una città. Resisterà forse un anno."
"Come sarà la situazione tra un anno?" gli domandò Zìpíng.
La risposta fu: "Cambierà leggermente. Fra cinque anni il cambiamento si accentuerà e fra dieci anni la situazione sarà molto diversa rispetto alla situazione attuale."
“La situazione cambierà in meglio o in peggio?” domandò Zìpíng.
“In peggio, naturalmente,” gli rispose Huáng Lóngzĭ “ma sappiamo che il male tende al bene e il bene tende al male. Ciò che non è cattivo non è necessariamente buono e ciò che è buono non è necessariamente cattivo”.(37)
Zìpíng si infastidì. “Non riesco proprio a capire questo genere di discorsi. ”osservò” Il bene è il bene ed il male è il male. Ditemi perché non sarebbe possibile distinguere il buono dal cattivo! (38) Cercate un po ’di spiegarmelo. Sentendo recitare le scritture buddiste, che ci insegnano cose come “ la forma è vuoto ed il vuoto è forma” (39) ed altre amenità di questo tipo, sono spesso colto da noia e nausea. Quando vi ho incontrato, pensavo di scorgere il cielo azzurro attraverso le nuvole. Mi sento depresso ascoltandovi pronunciare queste assurdità”.
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Note
(1) Il termine 曲尺 (“qῡchī”) designa l’attrezzo denominato “squadra”, usato dai carpentieri. Sottolinenado che la libreria è “squadrata”, l’autore vuole probabilmente indicare che si tratta di un mobile molto semplice e lineare.
(2) I due caratteri嘯 (“xiào” ) “ruggire” e嘷 (“háo”) “ululare” contengono entrambi il radicale 口 (kǒu”) “bocca”. Secondo l’etimologia fornita dalla ragazza, gli altri elementi dei due caratteri dovrebbero invece riferirsi rispettivamente ai concetti di lunghezza e di brevità.
3) Comincia qui un pezzo di bravura, con la descrizione dettagliata del concertino offerto a Zìpíng. Non essendo un esperto di musica e non sapendo maneggiare con sicurezza la relativa terminologia, ho cercato di fare del mio meglio, sperando di aver reso in modo abbastanza adeguato le percezioni dello spettatore.
4) Ho interpretato il testo cinese nel senso che il “sè” 瑟 “(strumento dotato di 25 corde) dovrebbe avere una tessitura più ampia e precisa di quella del “qín” 琴 (strumento dotato di 7 corde). Di conseguenza, il “sè” dovrebbe poter suonare delle note che non rientrano nella estensione sonora del “qín”. Mi sembra di aver trovato una possibile conferma a questa ipotesi nella frase successiva in cui l’autore afferma che le note dei due strumenti rispondono le une alle altre come i trilli di una coppia d’uccelli canori.
5) L’autore sembra qui riferirsi alla tortora macchiata ( 珠颈斑鸠 “zhū jǐng bānjiū”), nome scientifico: “spilopelia chinensis”, il cui richiamo, costituito da un tubare dolce e ripetitivo, con un'inflessione crescente, su 3 o 4 note, la seconda o la terza delle quali leggermente prolungata, potrebbe dare un’idea della musica ascoltata da Zìpíng.
6) “Autunno nel Palazzo dei Hàn” (漢宮秋 “hàn gōng qiῡ” ) di Mǎ Zhìyuǎn 馬致遠 (1250-1321), intitolato anche "L’Apparizione di un'oca solitaria in un sogno d’autunno nel palazzo dei Hàn"(破幽夢孤雁漢宮秋 “pò yōu mèng gūyàn hàn gōng qiū"), è uno dei drammi più famosi della dinastia Yuán 元朝.
La trama è la seguente:
Yuándì 漢元帝della dinastia Hàn (74 a.C.-33 a.C.) invia il pittore Máo Yánshòu 毛延壽 a cercare le ragazze più belle della Cina e a farne il ritratto perché l’imperatore possa scegliere tra di esse la sua favorita. In una piccola città, Máo trova Wáng Zhāojūn 王昭君 , bella e virtuosa, ma di famiglia troppo povera per poter soddisfare le esose pretese pecuniarie del pittore di corte. Wáng Zhāojūn viene portata al palazzo imperiale, ma Máo non ne mostra il ritratto a Yuándì, che ne ignora quindi l’esistenza. Una notte, l'imperatore la sente suonare il liuto e si innamora di lei. Adirato per la perfidia di Máo Yánshòu , che gli ha tenuto nascosta la fanciulla, ordina che sia decapitato, ma il pittore fugge nella steppa presso i barbari Xióngnú 匈奴 portando con sé Wáng Zhāojūn e costringendola a sposarsi con il capo degli Xióngnú. Wáng Zhāojūn, in preda alla disperazione, si getta in un fiume e muore annegata. Dopo la sua morte, il capo degli Xióngnú arresta Máo Yánshòu e lo rimanda all'imperatore, al quale il pittore mostra il ritratto della donna. Vedendone la straordinaria grazia, Yuándì rimpiange amaramente di non averla potuta conoscere, ma in sogno gli appare un’oca solitaria d’autunno, simbolo della bella defunta.
Il brano musicale, qui citato, faceva parte dell’opera o fu composto traendio ispirazione dalla storia in essa narrata.
7) “Gōng” 宮 e “Shāng” 商 ( corrispondenti alle nostre note “fa” e “sol”) sono le prime due note della scala pentatonica cinese. Indicano, per estensione, anche l’insieme delle note di tale scala e la musica in generale..
8) È ovvio che ogni esecutore di un brano musicale dà alla sua esecuzione un proprio timbro che la personalizza rispetto a qualsiasi altro esecutore. È del pari evidente che ogni complesso musicale può ottenere un risultato valido soltanto se ciascuno dei suoi componenti si sforza di armonizzare al meglio la sua prestazione con quella degli altri.
Se Yú Gū si limitasse a ribadire questi concetti, le sue considerazioni suonerebbero piuttosto banali.
A mio parere, la ragazza intende invece dire, che, trattandosi, nel caso di specie, di un brano tradizionale tramandato di generazione in generazione senza alcun supporto scritto, i margini di manovra dell’esecutore sono enormemente più ampi e l’esecuzione del brano, da parte di uno o di più esecutori, può essere considerata ogni volta come una nuova creazione.
9) La ragazza osserva come l’armonia della composizione escluda la possibilità di repentini salti nella scala tonale, cosicché quando uno strumento suona le note “gōng” 宮 e “shāng” 商 ( corrispondenti alle note “fa” e “sol” della scala tonale occidentale), l’altro non può rispondergli con le note “yῡ” 羽 e “zhī” 徵 (corrispondenti alle note “si” e “re” della scala tonale occidentale) perché si produrrebbe così una sgradevole dissonanza.
Considerato che l’autore ci presenta un dialogo tra persone dotate di una certa cultura musicale, la spiegazione sembrerebbe superflua, ma le mie assai scarse conoscenze in materia mi impediscono di scoprire in questo passaggio un altro significato, eventualmente più profondo.
10) Nei “Dialoghi” 論語 di Confucio si legge al cap.XIII 子路 (“Zĭ Lù”), par.23, il passaggio君子和而不同,小人同而不和 (“jūnzǐ hé ér bùtóng, xiǎo rén tóng ér bù hé”), che si può tradurre come segue: “L’umo di valore sa armonizzarsi senza uniformarsi. L’uomo dappoco si uniforma senza riuscire ad armonizzarsi”.ā
11) Sembra di capire dalle affermazioni della ragazza che la musica tradizionale, la quale, in mancanza di spartiti, consente ad ogni esecutore di apportare il massimo del suo apporto creativo sia da preferire alla musica orchestrale, in cui l'esistenza di uno spartito garantisce l'uniformità dell'esecuzione a scapito della creatività.
12) Il termine 驪龍 (“lìlóng”) ,cioè “Il drago del Monte Lì”, si riferisce ad un drago leggendario, oggetto di una storia riportata nel Zhuāngzĭ 莊子· Nel capitolo 32, paragraqfo 14, di quest’opera, intitolato “Lié Yǒukòu” 列禦寇 si legge infatti:
“C 'era un uomo che, dopo aver avuto un colloquio con il re di Sòng, e aver ricevuto in dono da lui dieci carrozze, le mostrò vanagloriosamente a Zhuāngzĭ , come se quest'ultimo fosse stato un ragazzino. Zhuāngzĭ gli disse: "In riva al fiume abitava un pover uomo che manteneva la sua famiglia intrecciando tappeti di giunchi. Un giorno, suo figlio si tuffò in fondo al fiume e trovò una perla del valore di mille once d'argento. Il padre gli consigliò: " Prendi un sasso e falla a pezzi. Una perla di questo valore si trovava certamente nelle acque più profonde e sotto le fauci del Drago del Monte del Cavallo Nero. Il fatto che tu sia riuscito a prenderla è dovuto alla sola ciicostanza che lo hai trovato addormentato. Sveglialo e vedrai che cosa ti succederà" Ora, il regno di Sòng è più profondo di qualsiasi fiume e il suo re è più feroce del Drago del Monte del Cavallo Nero. Che tu sia riuscito a prendere le carrozze deve essere dovuto al fatto che lo hai trovato addormentato. Sveglialo, e sarai ridotto in polvere".
La “perla del Drago del Monte Lì” è diventata in seguito sinonimo di un oggetto di grande valore.
13) Troviamo qui invertita la classica situazione in cui il cittadino smaliziato si prende gioco del contadino o del montanaro rozzo ed ingenuo. In questi due capitoli abbiamo infatti l’impressione che siano la ragazza e Lóngzĭ a prendere garbatamente in giro Zìpíng, il quale fa spesso la figura dello sprovveduto.
14) Le miche, un gruppo di minerali appartenente alla sottoclasse dei fillosilicati, sono ottimi isolanti termici ed elettrici.
15) Una prima fase della lavorazione tradizionale del cotone consisteva nella sprimacciatura dei fiocchi di cotone che venivano trasformati in ovatta fioccata (弹棉花 “tán miánhuā”) utilizzando, tra l’altro, grandi archi di legno con tendini di manzo come corde ( 弹棉花的弓 “tán miánhuā de gōng”).
16) Il “kōnghóu” 箜篌 è un antico strumento musicale cinese a corde assimilabile ad un’arpa orizzontale.
17 “Kōnghóu yín” 箜篌引 è il titolo di un’antica melodia, la cui origine è riferita nelle" Note e recensioni di libri dei tempi antichi e moderni" di Cῡi Bào 崔豹, scrittore attivo all’epoca dell’imperatore Wῡdì della dinastia Jìn 晋武帝.
Una mattina, un soldato che stava per prendere il traghetto vide un vecchio pazzo che correva lungo la riva del fiume e che finì per gettarsi nella corrente impetuosa, nonostante le urla disperate della moglie. .. La donna prese allora in mano un’arpa e cantò un amaro lamento, al termine del quale si gettò anche lei nel fiume. Il soldato ritornò a casa e descrisse l’accaduto alla propria moglie, che, piangendo, riprese sull’arpa la triste melodia e ne mise per iscritto le parole. Il pezzo fu poi chiamato " Kōnghóu yín ", vale a dire “Una melodia sul kōnghóu”.
“Kōnghóu yín” è anche il titolo di una lirica composta da Cáo Zhí 曹植, famoso poeta del’epoca dei Tre Regni 三国.
18) L’espressione 此中人语 (“cǐ zhōng rén yǔ”), letteralmente “Che cosa si dice qui”, è il titolo di un’opera in sei volumi scritta da Chéng Lín 程麟, autore di cui si sa assai poco, durante la dinastia Qīng. Tale opera registra le voci e le notizie che circolavano tra il popolo al tempo dell’imperatore Guāngxù 光绪, prestando attenzione anche a molte questioni banali e di scarso rilievo. La lingua è popolare e le descrizioni sono molto dettagliate.
Non c’è però nessun collegamento tra i libri di Chéng Lín ed i volumi di cui si parla in questo capitolo.
Probabilmente Liú È ha utilizzato una frase di uso comune, senza neanche sapere che era stata scelta come titolo di un libro.
19) L’osservazione che i libri citati alla nota precedente sono stati scritti a mano in una grafia ben curata ed elegante sembra confermare che si tratta di testi composti da Yù Gῡ o da un membro della sua famiglia.
20) Secondo alcuni critici, le quattro poesie sono una metafora della crudeltà dei funzionari, della successiva rivolta dei Boxer, della sua cruenta soppressione e del ritorno alla pace.
Poiché fin qui l’autore non ci ha fornito alcun preciso riferimento temporale, non siamo ancora in grado di sapere se la scena si collochi prima, durante o dopo la rivolta dei Boxer e non siamo perciò in grado di dire come vada esattamente tradotto il termine 諺 (“yàn”) , che vale “massima”, ”proverbio”. Se riferito ad un certo momento, potrebbe infatti , significare “detto”, ”constatazione”, se riferito ad un altro momento potrebbe forse essere meglio tradotto con “previsione”, ”congettura”. Visto che ciascuna delle poesie è seguita dal termine 解“jiè”, che vale “soluzione”, ho pensato di poter tradurre 諺 (“yàn”) con “indovinello”.
21) Il termine “ermellino”( 銀鼠 “yínshú”, letteralmente “ratto d’argento”) rimanderebbe all’anno 庚子 “gēngzī”, il trentasettesimo anno del ciclo sessagesimale cinese, che era appunto associato con l’ermellino. Nel caso specifico, l’anno “gēngzī”, corrispondeva all’anno 1900 del calendario occidentale.L’”anno dell’ermellino” sarebbe quindi una metafora dell’anno 1900 in cui avvenne la rivolta dei Boxer.
22) Il termine “tigrotto” ( 乳虎 “rǔhú”) si riferirebbe al signor Yù 玉, il feroce capo della polizia di cui si è parlato nei capitoli precedenti.
23) Il “mosco” o “cervo muschiato” (麝”shè”, nome scientifico: ”moschus”, secondo la classificazione di Linneo del 1758) costituisce l’unico genere della famiglia dei Moschidi ed è una sorta di cervo, più primitivo dei cervi veri e propri.
24) Qí齊 e Lǔ齊 sono i nomi di due antichi regni i cui territori corrispondevano all’incirca all’attuale provincia dello Shāndōng 山東.
25) L’ascesa al cielo del tigrotto sembrerebbe riferirsi alla nomina del signor Yù a più alti incarichi. Diventato prefetto, il signor Yù avrebbe lasciato ai Boxer, simboleggiati dal “maiale”, il controllo della zona in cui aveva esercitato le funzioni di capo della polizia. Per quanto riguarda il simbolo del “maiale”, occorrre ricordare che i Boxer asserivano di godere della protezione di divinità come Sūn Dàshèng 孫大聖 (uno dei nomi con cui era conosciuto il mitico Re delle Scimmie 孫悟空 Sūn Wùkōng) e Zhūbājiè, 豬八戒, che appare sotto le sembianze di un maiale nel famoso romanzo classico “Viaggio in Occidente” (西遊記 “xīyóu jì”). Il maiale potrebbe dunque essere una metafora del movimento dei Boxer.
26) I discendenti di Adamo dovrebbero essere gli Occidentali. I Cinesi, infatti, che avevano altre credenze in relazione all’origine dell’umanità, non condividevano l’idea che Adamo fosse il progenitore di tutti gli uomini. Il verso fa riferimento ai massacri di cittadini occidentali, soprattutto missionari, di cui si resero responsabili i Boxer.
(27) Il quarto indovinello sintetizza la conclusione della rivolta dei Boxer: l’intervento delle Potenze Occidentali, il cui corpo di spedizione sbarca in Cina e sconfigge i Boxer; la punizione dei capi della rivolta e dei funzionari imperiali che hanno collaborato con loro; la firma della pace e il ritorno all’ordine costituito.
28) Queste parole sembrano indicare che la scena si svolga un paio d’anni prima della rivolta dei Boxer e che gli “indovinelli” debbano quindi essere interpretati come delle “previsioni”
29) Il termine “Gran Maestro” ( 太尊 “tàizῡn”) era un titolo onorifico attribuito ai prefetti sotto la dinastia Qīng.
30) Il termine 慈菇 (“cígῡ”) designa la pianta nota come “sagittaria” (nome scientifico: “Sagittaria sagittifolia”). In alcuni dialetti è usato anche per indicare la “castagna d’acqua” ( nome scientifico: “Eleocharis dulcis”).
31) Il termine銀杏 (“yínxìng”) designa il gingko (nome scientifico: “Gingko biloba”), pianta diffusa in Cina, che può raggiungere i 50 metri d’altezza. Gli occhi della ragazza sono paragonati ai frutti di tale pianta, detti anche “noci di gingko”, piccole sfere di color giallo simili a ciliegie.
32) Huáng Lóngzĭ prende qui lo spunto da un’antica canzone intitolata ”Il Canto dei Draghi d’Acqua”( 水龙吟 ”shǔi lóng yín”) per affermare scherzosamente che lui non sa cantare perché non é un drago d’acqua, bensì un drago di campagna,.
33) Il termine 磬 (“qìng”) designa il “litofono”, uno strumento musicale tipico dell’Asia Orientale, che utilizza come corpo sonoro una lastra di pietra piatta e sottile. In genere, si tratta di strumenti costituiti da numerose pietre disposte in serie e intonate secondo una scala in base alla diversa grandezza e composizione.
34) I tamburi ed i gong erano gli strumenti con cui i comandanti trasmettevano alle truppe l'ordine di attaccare e,rispettivamente, quello di ritirarsi.
Ho collegato l'aggettivo "aggressivo" 薄伐 ("bófá") al rullo dei tamburi che spronano all'assalto.
35) La descrizione del concerto sembrerebbe ispirarsi, almeno in parte, ad alcuni versi della "Canzone del liuto" (琵 琶 行 "pípá xíng"), una delle poesie più famose di Bái Jūyì 白 居 易 (772-846 d.C).
“Ci pareva di sentir gorgheggiare un rigogolo dorato
nascosto in mezzo ai fiori,
di udire il quieto mormorio di una fonte,
il lento sussurro del fiume tra le barene.
Al contatto dell’acqua gelida le corde sembravano irrigidirsi,
le note svanivano,
come se non avessero la forza di sbocciare,
ed il suono a poco a poco si smorzava,
si esauriva infine in una tristezza soffocata,
moriva in un’amarezza nascosta.
Le stesse pause di silenzio negli intervalli delle note erano ricche d’espressione
Sentivamo un vaso d'argento spezzarsi e l'acqua uscirne fuori gorgogliando,
sentivamo irrompere cavalli e cavalieri, urtarsi con fragore spade ed alabarde.”
36) ”I cavalli dei barbari nitriscono al vento” (胡马嘶风” hú mǎ sī fēng”) è il primo verso di una canzone intitolata “Brindisi a Qīngmén- Addio all’amato”( 青门饮·寄宠人 “qīng mén yǐn·jì chǒng rén”), composta da Shí Yàn 时彦, poeta dell’epoca Sòng 宋代.
Eccone il testo:
“ I cavalli dei barbari nitriscono nel vento gelido e le bandiere sventolano nella bufera di neve. Il cielo è coperto di nuvole. Il sole sta tramontando. Alti alberi secolari svettano fino al cielo, le montagne sfumano all’orizzonte, e noi marciamo, nel crepuscolo, sulla sabbia gialla e sull'erba rinsecchita. Il cielo sopra l’accampamento silenzioso è pieno di stelle. I fuochi sono ormai spenti. L’incensiere a forma di anatra manda fuori sbuffi di fumo. La cera che colava dalle candele si è condensata in strisce di ghiaccio Quando arriverà l'alba dopo la lunga notte? Non dimenticherò mai i doni delicati che mi hai fatto al momento della mia partenza. Non riesco neppure a bere un bicchiere di vino, tanto forte è la sofferenza che provo in cuore per la nostra separazione. Eppure, quando mi sono ubriacato, ho sognato i momenti felici del nostro amore. Come è stato triste il risveglio. E la cosa più amara è che non riesco a dimenticare le tue parole quando ci siamo detti addio: “Quando tornerai, in sella al tuo cavallo scalpitante, ti accoglierò con il mio più bel sorriso”.
37) La risposta di Huáng Lóngzĭ, che potrebbe sembrare scettica o pessimista, si ispira in realtà a quel filone del pensiero cinese che trae origine dal taoismo e che predica, contrariamente al confucianesimo, l’impossibilità di distinguere con assoluta chiarezza tra qualsiasi tipo di concetti opposti: il bene e il male, il brutto e il bello, il forte e il debole, il bianco e il nero. L’intervento auspicato da Zìpíng potrà momentaneamente raddrizzare la situazione, ma, a lungo temine, i suoi effetti svaniranno e le cose ritorneranno al punto di prima. Ciò non potrà tuttavia essere considerato un male assoluto, perché in natura il male assoluto non esiste: non c’è male che non abbia in sé un pizzico di bene, come non c’è bene che non abbia in sé un pizzico di male. Ciò trova la sua rappresentazione grafica nel tàijítú 太極圖, il diagramma che esprime la ricerca continua di equilibnrio tra gli opposti.
38) Zìpíng sembra invece ispirarsi al Confucianesimo, che stabilisce una precisa scala di valori, distinguendo nettamente il bene dal male.
39) Zìipíng è indispettito anche dalla dottrina buddhista, che, pur partendo da premesse diverse da quelle del taoismo e giungendo a conclusioni diverse,utilizza tuttavia formulazioni ,le quali nel loro aspetto paradossale, ricordano le affermazioni taoiste. La frase "la forma è vuoto ed il vuoto è forma" è tratta dal Sutre del Cuore ( in sanscrito: प्रज्ञापारमिताहृदय "prajñāpāramitā hṛdaya*).