Capitolo XII
Quando Shēn Zìping si svegliò, la stanza era già inondata dalla luce rossastra del sole, che penetrava a fiotti dalla finestra. Zìpíng si alzò in fretta e vide che Huáng Lóngzĭ se n’era già andato. L’anziano domestico gli portò dell'acqua calda per lavarsi la faccia e e ritornò un po’ più tardi recando diversi piatti e ciotole con la colazione.
“Mi dispiace” gli disse Zìpíng” ma devo partire presto. Ringrazia la signorina da parte mia”.
Mentre parlava, entrò nella stanza la signorina Yú. “Lo zio Lóng non Le ha detto ieri che non aveva senso partire di buon mattino? Liú Rénfǔ non arriverà al tempio di Guāndì prima di mezzogiorno. Basterà mettersi in cammino dopo pranzo”.
Zìpíng seguì il consiglio: rimase per il pranzo come gli era stato proposto, si riposò un momento, poi prese congedo dalla signorina Yú e si diresse al villaggio dove si svolgeva il mercato. Il mercato era pieno di gente. Non c’erano molti negozi, ma la strada era fiancheggiata, su entrambi i lati, da bancarelle che vendevano attrezzi agricoli e prodotti di uso quotidiano per la campagna. Dopo aver chiesto informazioni alla gente del posto, Zìpíng trovò infine il tempio di Guāndi, dove, come previsto, incontrò Liú Rénfǔ. Dopo averlo salutato, tirò fuori la lettera di Lăo Cán.
Letta la missiva, Liú Rénfǔ disse: " Io sono un uomo semplice che non conosce le regole dell’amministrazione. Inoltre, non sono una persona particolarmente capace. Ho paura di deludervi e perciò preferirei non accettare la vostra proposta Nella lettera che Lei m’ha consegnato, signor Shēn, il signor Tiĕ manifesta il desiderio di vedermi , ma dice che, sapendo che il posto in cui vivo è difficile da raggiungere e temendo di non riuscire a trovarlo, spera che vada io a salutarlo. In ogni caso, per favore, lo saluti Lei per conto mio. Non sono pigro né sto cercando di schivare un impegno, ho davvero paura di non essere qualificato per l’incarico che mi viene proposto e di compiere degli errori. Mi scusi, per favore.”
"Non sia troppo umile.“ gli rispose Zhìpíng” Mio fratello ha pensato che un invito recato da altri risultasse meno convincente. È per questo che ha pregato me di venire personalmente ad invitarLa."
Rendendosi conto che non poteva rifiutare, Liú Rénfǔ sistemò i suoi affari privati e tornò a Chéngwǔ con Shēn Zìpíng. Shēn Dōngzào lo trattò davvero come un ospite d'onore e gestì tutto il resto secondo le istruzioni di Lăo Cán. All'inizio si verificarono ancora uno o due furti, ma dopo un mese si arrivò al punto in cui "i cani non abbaiano mai di notte". (1)
E, per ora, fermiamoci qui.
Ritorniamo a parlare di Lăo Cán, che era partito dalla prefettura di Dōngcháng con l’intenzione di tornare al capoluogo di provincia. Un giorno, stava cercando una locanda (2) presso la porta meridionale della città di Qíhé. Rimase sorpreso, constatando che tutte le locande lungo la strada non avevano più camere libere e si domandò: "Questo posto non è mai stato così affollato. Quale può esserne il motivo?"
Mentre faceva la coda nell’atrio di una locanda, vide entrare un uomo che urlava: "Bene! Bene! Stanno liberando il passaggio. Domani mattina all’alba si dovrebbe poter traversare”.
Lăo Cán non aveva tempo per andare a controllare di persona di che si trattava, quindi si rivolse al proprietario della locanda e gli chiese: "Ci sono stanze disponibili?"
Il locandiere gli rispose: "Sono tutte occupate. Provi, per favore, in un altro posto".
"Ho già provato in altre due locande e non ho trovato nulla. Mi accontento di qualsiasi cosa" disse Lăo Cán.
“Non ho davvero posto” gli rispose il locandiere: "So che un gruppo di ospiti ha lasciato nel pomeriggio la locanda che si trova ad est della mia. Dovrebbe affrettarsi ad andare a vedere. Forse hanno ancora una camera libera”.
Lăo Cán corse alla locanda che gli era stata indicata, scoprì che effettivamente c'erano ancora due camere libere e vi si trasferì senza indugio con i suoi bagagli. Un cameriere venne a portargli l’acqua per lavarsi il viso, poi depose sul tavolo un bastoncino di incenso acceso (3), dicendo all’ospite: " Se desidera fumare...".
"Perché c’e tanta folla? “ domandò Lăo Cán “Non si trova una stanza da nessuna parte".
Il cameriere gli spiegò: "C'è stato un forte vento settentrionale che ha soffiato per diversi giorni ed è dall’altro ieri che il fiume è coperto di ghiaccio. I blocchi di ghiaccio che fluttuano sono grandi come questa stanza. I traghettatori hanno paura che le loro barche siano danneggiate se rimangono intrappolate tra i blocchi di ghiaccio. Ieri, il ghiaccio ha ricoperto tutta la parte superiore della baia. Le barche possono navigare più in basso, dove la baia si apre, ma sulla riva del fiume la morsa del ghiaccio ha stritolato diversi traghetti. Ieri sera, è arrivato il signor Lĭ della Prefettura di Dōngcháng, che voleva vedere il governatore della contea per informarsi della situazione, ma non è riuscito ad attraversare il fiume. Era agitatissimo. Il governatore ha inviato gli uomini della sorveglianza fluviale e gli agenti della polizia locale a spezzare i blocchi di ghiaccio. È da un giorno intero che si stanno dando da fare e ci sono speranze di poter liberare il fiume dal ghiaccio. Tuttavia, Le consiglio di non trascorrere qui la notte. Infatti, durante la notte, il fiume si congelerà di nuovo. Le locande sono piene di persone che non possono attraversare il fiume. La nostra locanda era ancora piena di ospiti stamattina. C'era un gruppo di clienti, di cui faceva parte un uomo anziano. Ha osservato la riva del fiume per molto tempo e ha detto: ‘Il fiume non può essere liberato dal ghiaccio. Non ha senso aspettare qui. Corriamo a Luòkǒu e vediamo se c'è modo di attraversare. Dobbiamo cercare di riuscirci.’ Se ne sono andati verso mezzogiorno. Lei è davvero fortunato. Altrimenti, non avrebbe trovato dove alloggiare.”
Detto questo,il cameriere se ne andò.
Dopo essersi sciacquato il volto, Lăo Cán sistemò i bagagli, chiuse a chiave la porta della stanza e andò sulla riva del fiume a osservare la situazione. Vide che il Fiume Giallo scendeva da sud-ovest, formava un’insenatura e poi si dirigeva verso oriente. Il letto del fiume non era molto largo e le due rive distavano meno di un chilometro l’una dall’altra. Le lastre di ghiaccio si erano ammucchiate l’una sull’altra per uno spessore di diciotto o venti centimetri, lasciando alla corrente una via che, in apparenza, non doveva essere più larga di una quarantina di metri. Lăo Cán risalì la riva per altri cento o duecento passi e, guardando a monte, notò che blocchi di ghiaccio sciolti stavano ancora scendendo la corrente, ma, giunti in quel punto, venivano bloccati dalla barriera di ghiaccio consolidata che si era formata. Quando i blocchi di ghiaccio che scendevano la corrente si agganciavano allo strato di ghiaccio consolidato producevano un suono simie a un sibilo. L’acqua che scorreva spingeva infatti con forza i blocchi di ghiaccio che stavano arrivando, riversandoli sulla coltre di ghiaccio che si era già formata, la quale veniva premuta verso il basso e gradualmente affondava. La superficie che appariva non gelata non era, come s’è già detto, più larga di una quarantina di metri, ma la via d’acqua che effettivamente rimaneva aperta al centro non era più larga di sette-dieci metri, mentre tutt’intorno la superficie dell’acqua risultava immobile ed era già ricoperta dalla polvere di ghiaccio sollevata dal vento, così da sembrare una spiaggia. Il fiume al centro continuava a scorrere con gran forza respingendo verso i lati il ghiaccio che non poteva più fluire in avant , il quale, a sua volta, con impeto disordinato premeva sul ghiaccio che si stava formando sulla superficie dell’acqua e lo spingeva verso la riva. Molte lastre di ghiaccio, spinte fino a due o tre metri dalla riva, venivano ribaltate dall’enorme pressione e rimanevano dritte come un paravento. Lăo Cán rimase a guardare per circa un’ora e osservò che alla fine i blocchi di ghiaccio si compattavano tra di loro e non si notava più alcun movimento. Tornò allora a camminare lungo il corso d'acqua, superò il luogo da cui era partito e proseguì ancora più a valle, finché non vide due barche, sulle quali stavano circa dieci persone, tutte con pestelli di legno in mano, che battevano il ghiaccio, prima in avanti e poi all'indietro. Presso l’altra riva del fiume c'erano altre due barche che operavano allo stesso modo. Vedendo che si stava facendo buio, Lăo Cán decise di tornare alla locanda. Mentre camminava, guardò di nuovo i salici sull'argine: la luna era già sorta e le ombre degli alberi, proiettate sul terreno dalla sua luce, oscillavano leggermente.
Tornato alla locanda, rientrò nella sua camera, poi chiamò il cameriere e gli fece accendere le lampade. Cenò e in seguito uscì di nuovo per una passeggiata sul lungofiume. Nel frattempo il vento del nord si era calmato, ma chi avrebbe mai pensato che l'aria sarebbe stata ancor più gelida di quando c'era vento? Per fortuna Lăo Cán si era già cambiato e aveva indossato la tunica di pelle di pecora che gli aveva regalato Shēn Dōngzào, quindi non provava troppo freddo e poteva ancora resistere alla temperatura assai bassa. Vide che le barche rompighiaccio erano ancora lì. Su ogni barca era accesa una piccola lanterna, recante sui lati delle scritte, che, da lontano, gli parvero le parole "Aula Principale (3)"e “Contea di Qíhé”, ma non cercò di vedere meglio.
Alzando lo sguardo, vide a sud una montagna bianca come la neve, che appariva particolarmente bella alla luce della luna. I contorni della montagna erano difficili da distinguere, perché c’erano in mezzo alcune nuvole bianche e non si riusciva quindi a capire dove finiva la montagna e dove cominciavano le nuvole. Guardando con attenzione, riuscì tuttavia a distinguere le nuvole dalla montagna, per quanto le nuvole e la montagna fossero entrambe bianche ed entrambe luminose. Infatti, poiché la luna stava al di sopra delle nuvole la sua luce attraversva le nuvole. Ma la luminosità delle nuvole non era come quella della montagna. La luce della montagna non era infatti altro che il riflesso del chiarore lunare sulle distese di neve che ne ricoprivano i pendii. Erano quindi due luminosità di qualità diversa. Ma questo valeva solo per i luoghi un po' più vicini. Man mano che la catena montuosa si prolungava verso oriente, le montagne apparivano sempre più lontane. Gradualmente, il cielo diventava bianco, le montagne diventavano bianche e le nuvole diventavano bianche. Era impossibile distinguere alcunché.
Di fronte allo spettacolo del chiaro di luna e della neve, Lăo Cán pensò alla poesia di Xiè Língyún (5):
"La luna splende sulla neve.
Soffia forte e triste il vento del nord.”
Se lui stesso non avesse sperimentato il freddo pungente del nord, come avrebbe potuto sapere quanto fosse pertinente l’aggettivo triste" nel verso: “soffia forte e triste il vento del nord”?
In quel momento, la luce della luna illuminava tutto il paesaggio. Guardò in alto, ma non riuscì a vedere una sola stella nel cielo. Solo a settentrione Il Mestolo del Nord (6), Kāiyáng e Yáoguāng (7) erano chiaramente visibili, come pallidi puntini bianchi. Il Mestolo si appoggiava al lato occidentale del Palazzo di Porpora (8), con il manico (9) in cima e Kuí (10 )in basso.
Lăo Cán pensò tra sé e sé: "Il tempo vola. Vedo che il manico del Mestolo sta per puntare di nuovo verso est. (11) Un altro anno sta per passare. Se continuiamo a fare gli stupidi in questo modo anno dopo anno, come andrà a finire?" (12)
Poi gli venne in mente ciò che è scritto nel Libro delle Odi: "C'è un mestolo nel nord, ma non può essere usato per raccogliere il vino. (13)”——“Il paese attraversa ora un periodo turbolento. I principi e i ministri cercano solo di ritardare la catastrofe, evitando di fare qualsiasi cosa che possa creare un problema. Ma quale sarà il futuro, se tutto è bloccato? In queste condizioni, come possono gli uomini prendersi cura delle loro famiglie? "
Pensando a questo, gli occhi gli si riempirono di lacrime senza che se ne rendesse conto. Perse interesse alla contemplazione del paesaggio e tornò lentamente alla locanda. Mentre camminava, ebbe la sensazione che qualcosa si fosse appiccicato al suo viso. Si toccò il volto con la mano e trovò su entrambe le guance una strisciolina di ghiaccio. All'inizio non capi di che si trattasse,ma poi si ricordò delle lacrime che aveva appena versato e sorrise. Il freddo le aveva congelate istantaneamente. Ci dovevano essere molte goccioline di ghiaccio anche per terra (14). Tornò alla locanda di umore depresso e si mise a letto.
Il mattino successivo, Lăo Cán si alzò presto e si recò al fiume per dare un'occhiata. Vide che le due barche impegnate nella rottura del ghiaccio erano completamente bloccate presso la riva. Si rivolse ad alcune persone che sostavano sull’argine, le quali gli raccontarono di aver lavorato sulle barche fino alla mezzanotte del giorno prima. Quando si muovevano in avanti, il ghiaccio si ricompattava dietro la barca; quando si muovevano all'indietro, la stessa cosa accadeva dinanzi alla barca.
Lăo Cán decise che era inutile continuare ad arrovellarsi e che l'unica soluzione per un vecchio come lui era di aspettare che si formasse sul fiume un solido strato di ghiaccio, che permettesse di attraversarlo a piedi.
Non avendo niente da fare, decise di compiere una passeggiata in città, ma c’era davvero poca animazione e poco da vedere. Rari i negozi sulla via principale, poche le case con i tetti di tegole nelle stradine laterali. (15) Poiché era così che si presentava la maggior parte delle località nelle regioni settentrionali, non rimase troppo sorpreso nel constatarlo.
Ritornato nella sua camera, aprì il bauletto dei libri, ne prese uno a caso e gli capitò tra le mani una copia dell’”Antologia Poetica delle Otto Dinastie”(16)."Si ricordò che, nel capoluogo di provincia, aveva curato un uomo dell'Húnán e che costui gli aveva offerto il libro in segno di ringraziamento. Poiché, in quel periodo,era molto occupato non aveva avuto il tempo di leggerlo, quindi l'aveva semplicemente riposto nel bauletto dei libri. Dal momento che ora non aveva niente da fare perché non dargli un'occhiata più attenta?
Era un libro composto di venti volumi: i primi due volumi contevano versi di quattro caratteri, i volumi dal terzo all'undicesimo versi di cinque caratteri, i volumi dal dodicesimo al quattordicesimo poesie in stile nuovo (17), i volumi dal quindicesimo al diciassettesimo versi di vario genere, il diciottesimo composizioni musicali, , il diciannovesimo ballate e il ventesimo una miscellanea di testi. Guardò di nuovo l'indice dettagliato e notò che i poeti Xiè Tiào (18) e Shēn Yuè (19) erano presenti, il primo con 28 poesie in stile nuovo e 54 in stile antico, il secondo con 14 poesie in stile nuovo e 36 in stile antico. La cosa gli parve assai strana (20). Tirò fuori il decimo volume e il dodicesimo volume per confrontarli, ma non riusciva a notare differenze tra le composizioni che figuravano nei due volumi . Riflettè allora: "Queste poesie sono state selezionate da Wáng Rénqiῡ (21), che è stato, a suo tempo, un personaggio famoso. Le sue "Cronache dell'esercito dello Xiáng"(22), sono davvero ben scritte ed hanno avuto molto successo. Perché questa antologia risulta mal curata?" Poi pensò: " Il difetto deve stare nella fonte da cui ha attinto,” Fonti della Poesia Antica” di Shěn Guīyú (23) che mescolava liriche e ballate, cosa che costituisce anch’essa una grossa carenza. Del resto, nemmeno l’ "Antologia di Poesie Antiche" di Wáng Yùyáng (24) era esente da difetti. Un po’ più soddisfacente risultava soltanto la "Raccolta di Poesie Antiche" di Zhāng Hànfēng. (25)
“Ma perché devo mettermi a ruminare su tutto ciò che costoro hanno fatto?” riflettè “In fondo, leggo le poesie antiche soltanto per passare il tempo senza annoiarmi”.(26)
Dopo aver letto a lungo, uscì sulla soglia della locanda e stette a guardare la gente che passava. Stava per rientrare in camera, quando vide avvicinarsi un uomo che indossava un berretto a nappe rosse.(27) L’uomo lo salutò cortesemente e gli domandò: "Signor Tiĕ, quando è arrivato?"
"Sono arrivato ieri" gli rispose Lăo Cán, mentre cercava di ricordarsi chi fosse quell’uomo.
L’uomo notò con sorpresa l’imbarazzo di Lăo Cán e capì che non lo aveva riconosciuto, così disse con un sorriso: "In famiglia mi chiamano Huáng Shēng, ma il mio (28) nome di cortesia è Huáng Yīngtú. (29)
"Oh! Sì, sì. Ora mi ricordo." esclamò Lăo Cán" La mia memoria è davvero pessima! Sono stato spesso ospite in casa Sua. Come ho fatto a non riconoscerLa?
" Le persone importanti hanno poca memoria” osservò il signor Huáng.
Lăo Cán sorrise : " Non sono una persona importante, però ho lo stesso una pessima memoria. Quando è arrivato Lei? Dove alloggia? Mi sto annoiando anch’ io. (30) Sarò felice di parlare con Lei."
Il signor Huáng spiegò: "Sono stato incaricato da Sua Eccellenza Zhuāng di acquistare qui a Qíhé materiali per un valore di circa 8 milioni. Ora che tutti i materiali sono stati acquistati e i membri della commissione di controllo li hanno accettati, intendevo tornare nel capoluogo della provincia a fare rapporto, ma il fiume non è traghettabile e dovrò aspettare un paio di giorni prima di poter partire. Alloggia anche Lei in questa locanda? In quale stanza?"
Lăo Cán indicò col dito in direzione ovest e disse: "In quella stanza a ovest".
Il signor Huáng disse: "Alloggio anch’io in questa locanda. Nella stanza settentrionale del primo piano. Sono arrivato soltanto due sere fa. È da qualche tempo che lavoro a questo incarico, ma sono venuto qui per la riunione della commissione di controllo. Ora sono invitato a pranzo nella sede della contea e, dopo pranzo, avrò una discussione con il signor Lĭ. Non sono sicuro di tornare a casa per cena".
Lăo Cán annuì e il signor Huáng se ne andò.
L’uomo che si era presentato a Lăo Cán si chiamava Huáng Yīngtú, noto anche con il soprannome di Rénruì, aveva circa trent'anni ed era originario del Jiāngxī. Suo fratello maggiore era passato dall’ Accademia Hànlín alle funzioni di Censore, ed era molto amico del Segretario di Stato agli Affari Militari. (31) Grazie a queste conoscenze, Huáng Rénruì aveva potuto acquistare un posto di assistente amministrativo (32) ed era stato chiamato a prestare servizio nello Shāndōng presso il Dipartimento di Ingegneria Fluviale. Apparteneva ad un gruppo di otto funzionari alle dipendenze dell’autorità militare, che godevano di speciale attenzione da parte del governatore. Una volta che gli fosse stata affidata qualche pratica importante, avrebbe potuto essere nominato prefetto. Era quindi una persona di un certo rilievo. Quando era nel capoluogo di provincia, aveva avuto piu volte a che fare con Lăo Cán ed era per questo che l’aveva riconosciuto.
Lăo Cán si trattenne ancora un momento sulla soglia della locanda, poi tornò nella sua stanza. Era quasi il tramonto. Tornato nella stanza, lesse metà del libro di poesie, e, quando non riusciva più a distinguere i caratteri, accese una candela.
All'improvviso, qualcuno entrò nella stanza, esclamando: "Vecchio mio! Vecchio mio! (33) Quanto tempo è trascorso”.
Lăo Cán si alzò in fretta e vide che era Huáng Rénruì. Dopo essersi salutati, si sedettero e parlarono di tutto ciò che era accaduto dall’ultima volta che si erano visti.
"Non hai ancora cenato, vero? “ domandò Huáng Rénruì “Mi hanno offerto una pentola calda dell’ Ānhuī (34) e alcuni piatti, ma ho dei dubbi sulla qualità del cibo (35), così questa mattina ho chiesto al cuoco di cucinare un pollo grasso con funghi, che potrebbe sposarsi abbastanza bene con il riso. Per favore, vieni a cenare nella mia stanza. Dicevano gli antichi che ‘i peggiori nemici sono il vento e la pioggia’, ma il fiume ghiacciato è ancor più insopportabile del vento e della pioggia. Quando si incontrano dei buoni amici, non ci si sente più soli.”
Lăo Cán disse: "Molto bene, molto bene. I piatti sembrano così deliziosi che, se tu non mi avessi invitato, mi sarei invitato da solo.”
Rénruì guardò il libro sul tavolo, lo aprì e vide che si trattava dell’”Antologia Poetica delle Otto Dinastie”.
“È un’antologia che raccoglie, in generale, delle buone poesie” osservò. Ne lesse distrattamente alcune, poi posò il libro e disse: "Andiamo a sederci nella mia stanza. ”
I due si avviarono. Lăo Cán rimise a posto i libri, chiuse a chiave la porta e seguì Rénruì al piano superiore. La suite era costituita da tre stanze: una stanza da letto e due sale. Una grande tenda di lana pressata era appesa alla porta di una delle sale, al cui centro era sistemato un tavolo quadrato per otto persone (36), coperto da una tovaglia bianca lucida. (37)
Rénruì chiese: "Il pasto è pronto?"
"Dobbiamo aspettare ancora un po'” rispose il domestico ”. Le uova non sono ancora completamente cotte."
Allora Rénruì ordinò: "Prepara la tavola. Per cominciare berremo una coppa di vino.”
Il domestico uscì dalla stanza e tornò poco dopo con il necessario per apparecchiare la tavola. Vi dispose sopra quattro paia di bacchette e quattro coppe per il vino.
"Chi altri cena con noi?" domandò Lăo Cán.
"Aspetta un attimo e lo saprai “rispose Rénruì.
Dopo aver sistemato tazze e bacchette, il domestico si accorse che c’erano soltanto due sedie, così andò a cercarne altre.
"Sediamoci sul kàng (38)" propose Rénruì.
C'era infatti, all'estremità occidentale della sala, una piattaforma di terracotta, copero da stuoie di canne. Al centro della piattaforma, Rénruì aveva steso a mo’ di tappeto una grande pelle di tigre, su cui era stato appoggiato un vassoio portasigarette. Da entrambi i lati del vassoio c'erano due grandi cuscini in pelle di lupo. In mezzo era accesa una lampada Tàigǔ.
Perché questo tipo di lampada si chiama Tàigǔ? Il motivo consiste nel fatto che la popolazione dello Shānxī è molto ricca e tutti fumano, cosicché gli utensili per fumare sono più raffinati rispetto a quelli delle altre province. Tàigǔ è il nome di una contea in cui vengono prodotte lampade eleganti con grandi bulbi e forte fiamma. Queste lampade sono le migliori che si trovino nei cinque continenti. Purtroppo sono un’invenzione cinese. Se fossero state inventate in Europa o negli Stati Uniti, il loro inventore sarebbe stato celebrato da tutti i giornali e avrebbe potuto brevettare la sua invenzione. Sfortunatamente, in Cina non si possono brevettare le invenzioni. Così l’inventore della lampada di Tàigǔ e l’inventore del secchiello di Shòuzhōu, pur avendo creato oggetti molto utili ed essendo a loro tempo divenuti famosi, sono ora caduti nell’oblio. Anche se il sistema del brevetto si può discutere, sappiamo che arriverà un momento in cui esso sarà adottato.
Ma parliamo di cose più serie. (39) Sul vassoio portasigarette erano disposte alcune scatole in cloisonné e due pipe di bambù. Dai due lati, come s’è già detto, c’erano i cuscini.
Rénruì invitò Lăo Cán a sedersi per primo. Poi si sdraiò confortevolmente, prese una sigaretta, l’accese e domandò a Lăo Cán: "Sei sempre deciso a non fumare vecchio mio? È vero che se fumi fino a non essere più in grado di svolgere il tuo lavoro, non è una cosa accettabile, ma, se riesci a controllarti e a non cadere in una dipendenza, è un buon passatempo. Perché sei così fermamente contrario al fumo?"
"Ho molti amici che fumano” rispose Lăo Cán”, e di certo nessuno di loro fuma per diventare dipendente. Fumano solo per divertimento. Tuttavia una volta che non sanno più sottrarsi al vizio del fumo, la cosa smette di essere un divertimento e diventa un grave problema.Ecco perché ti consiglio,amico, di non fumare nemmeno per divertimento".
“So controllarmi” rispose Rénruì “e non cadrò nella trappola del fumo". (40)
Mentre parlava, la tenda che fungeva da porta si scostò ed entrarono due ragazze: la prima, sui diciassette o diciotto anni, aveva un viso ovale (41); la seconda, sui quindici o sedici, aveva un viso che sembrava un seme di melone. Dopo essere entrate nella stanza, salutarono le persone sedute sul kàng.
“Eccovi finalmente!” fece Rénruì.
Indicò Lăo Cán alle ragazze e disse loro : "Questo è il signor Tiĕ, un amico originario della mia stessa provincia. Tu, Cuìhuán, servirai il signor Tiĕ. Siediti lì!".
La ragazza più anziana si sedette sul bordo del kàng accanto a Rénruì. La più giovane, invece, rimase in piedi, troppo imbarazzata per sedersi. Lăo Cán si tolse le scarpe e si spostò più all'interno, perché la ragazza si potesse sedere comodamente. Allora, la ragazza più giovane si piegò di lato e, seppur con qualche esitazione, si sedette anche lei sul bordo del kàng. (42)
Lăo Cán domandò a Rénruì: "M’era stato detto che qui non si potevano trovare svaghi di questo tipo. Dove le hai scovate?”.
"In effetti, qui non esiste ancora niente del genere. “gli rispose Rénruì.” Queste due sorelle lavoravano a Èrshílǐpù presso Píngyuán, anche se i loro genitori sono originari di questa città. La madre viveva con loro a Èrshílǐpù. Il padre è morto il mese scorso e la madre è tornata in città. Aveva paura che scappassero, così le ha riportate indietro, ma non esercitano ufficialmente. Mi annoiavo molto, così ho chiesto (43) di trovarmi delle ragazze. Questa è Cuìhuā e la tua è Cuìhuán. Hanno entrambe la pelle bianca come la neve e sono molto carine. Guarda le loro mani, ti garantisco che ti piaceranno".
Lăo Cán sorrise: "Non c'è bisogno di guardare. Hai scelto bene."
Cuìhuā si appoggiò a Rénruì e disse a Cuìhuán "Accendi una sigaretta al signor Tiĕ."
"Il signor Tiĕ non fuma.” la corresse Rénruì”” Dille di accenderne una per me."
Cuìhuā porse una sigaretta a Cuìhuán. Questa si chinò, accese la sigaretta e tirò una boccata, poi la passò a Rénruì, che la fumò tutta avidamente. ( 44)
Mentre Cuìhuán stava accendendo una seconda sigaretta, il domestico aveva già portato in tavola la pentola dell’ĀnhuĪ e gli altri piatti e chiedeva: "Signori, si può versare il vino?".
Rénruì si alzò e disse: "Beviamo qualcosa. Oggi fa molto freddo". Poi propose a Lăo Cán di sedersi a capotavola, e lui si sedette di fronte. Fece in seguito sedere Cuìhuán in alto e Cuìhuā in basso. (45)
Cuìhuā prese la brocca del vino, ne versò un po’ nelle coppe, posò la brocca e cominciò a servire per primo Lăo Cán.
Lăo Cán la interruppe: "Fermati, per favore. Non c'è bisogno di porgerci cibo e vino. Non siamo giovani spose. Possiamo servirci da soli".
In seguito Cuìhuā riempì il piatto di Huáng Rénruì, il quale a sua volta, voleva servire Cuìhuán, che si alzò in fretta dicendo: "Lasciate stare". Allora Rénruì riempì il piatto di Cuìhuā, che disse: "Per quanto mi riguarda, io sono venuta a mangiare”." Prese del cibo con un cucchiaio, se lo portò alla bocca, ne mangiò un po' e posò il piatto.
Rénruì insistette perché Cuìhuán assaggiasse una boccata di cibo, ma quest’ultima si limitò ad annuire, senza mangiare nulla. (46)
All'improvviso Rénruì si ricordò di qualcosa, diede una manata sul tavolo e disse: "Sì, sì!"
Poi chiamò ad alta voce: "Venite qui!".
Un domestico apparve subito da dietro la tenda che fungeva da porta, a qualche metro di distanza dal tavolo, e si fermò.
Rénruì gli fece un cenno perché venisse avanti e gli sussurrò due parole all'orecchio. Il domestico annuì ripetutamente e si ritirò.
Qualche istante dopo entrò nella sala, un uomo con una giacca di cotone blu imbottita (47), che teneva in mano due liuti a tre corde. (48).
Ne porse uno a Cuìhuā e l’altro a Cuìhuán e disse a Cuìhuán in tono di rimprovero, "Ti avevo raccomandato di mangiare anche tu e di servire bene i clienti ."
Cuìhuán, confusa, guardò l’uomo come se non capisse ciò che stava dicendo.
Quest’ultimo ripetè: "Ti avevo raccomandato di mangiare anche tu, non capisci ciò che ti dico?"
Cuihuan annuì e`gli rispose: "Sì sì, ho capito”.
Prese subito le bacchette e porse un pezzo di prosciutto a Huáng Rénru, poi cercò di servire un piatto a Lăo Cán.
“Preferisco non essere servito” disse Lăo Cán.
Rénruì levò la coppa e disse: "Beviamo un po’ di vino! Mentre beviamo, lasciamo che le due sorelle ci facciano ascoltare qualche canzone.”
Nel frattempo le due sorelle avevano accordato i loro liuti e cantavano una melodia una alla volta.
Rénruì pescò a lungo nella pentola con le bacchette, ma vide che non c'era niente di gustoso, quindi disse: "Tutte le vivande contenute nella pentola hanno un nomignolo. Li conosci?"
“No” rispose Lăo Cán.
Allora Rénruì indicò con le bacchette i pezzi di cibo nella pentola e disse: "Questa è la pinna di pescecane ‘coi capelli ritti per la rabbia’; questo è il cetriolo di mare chiamato l’'inflessibile'; questa è la “gallina vecchia che fa buon brodo”; questa è l'anatra chiamata”troppe donne e troppo vino”; questa è la spalla di maiale che chiamano 'resistenza alla forza pubblica'; e questa è la zuppa ‘pura come l'acqua'" (49).
Scherzarono così per un po’di tempo ridendo entrambi.
Le due sorelle cantarono altre due o tre canzoni, poi il domestico portò in tavola il pollo ai funghi, che nel frattempo era stato cotto.
Lăo Cán disse: "Basta con il vino. Serviamo il riso finché è caldo".
Il domestico portò subito quattro porzioni di riso. Cuìhuā si alzò, prese le ciotole di riso e le distribuì ai commensali, che versarono il riso nella zuppa di pollo e mangiarono a volontà.
Dopo il pasto, si asciugarono il viso e qualcuno propose" Sediamoci sul kàng".
Mentre il domestico sparecchiava, tutti e quattro si sedettero sul kàng. Lăo Cán in cima, Rénruì in fondo. Cuìhuā si gettò tra le braccia di Rénruì e gli accese delle sigarette. Cuìhuán sedette sul bordo della piattaforma, senza avere niente da fare. Prese il suo liuto e cominciò a giocherellarci.
“ È da molto tempo che non leggo tue poesie, Lăo Cán” osservò ad un certo punto Rénruì” Oggi dovresti scrivere una poesia per celebrare il momento in cui due vecchi amici si ritrovano in una città lontana. Su! Diamoci da fare!”".
“In questi giorni la vista del fiume ghiacciato mi ispirava a scrivere una poesia.” gli rispose Lăo Cán “ Ci stavo pensando, ma tu ti sei messo in mezzo e mi hai gettato tra i piedi l'anatra ‘troppe donne e troppo vino’."
"Smettila di 'resistere con violenza alla forza pubblica' o ‘mi si rizzeranno i capelli per la rabbia’.” ribattè Rénruì.
Scherzarono così per un momento, poi Lăo Cán cedette: "Va bene. Domani scriverò una poesia .”
”No!” gli rispose Rénruì” Guarda, un grosso pezzo di muro è stato appena intonacato. Va benissimo per accogliere la tua poesia".
Lăo Cán scosse la testa e disse: "Scrivila tu! ".
Rénruì posò la pipa sul vassoio e disse: "Risolveremo il problema in un attimo. Prova a fermarmi!"
Si alzò, corse nella stanza (50), tirò fuori un pennello, una pietra per inchiostro e un pezzo di inchiostro. Li mise sul tavolo e disse: " Cuìhuán, tu macina l'inchiostro". Cuìhuán versò del tè freddo nel cavo della pietra (51) e cominciò a macinare l'inchiostro.(51)
Dopo un momento, Cuìhuán disse, "L'inchiostro è pronto, puoi iniziare a scrivere."
Rénruì prese in mano uno straccio e disse, "Tu, Cuìhuā, terrai la candela, tu, Cuìhuán, terrai la pietra per l'inchiostro e io spolvererò l’intonaco."
Passò il pennello a Lăo Cán, mentre Cuìhuā prendeva in mano la candela.
Rénruì salì per primo sul kàng, si fermò sotto un pezzo di parete appena intonacata e si mise a spolverare. Cuìhuā e Cuìhuán saltarono anch’esse sul kàng e si posero ai suoi lati.
"Vieni! Vieni! Vieni!" urlò Rénruì a Lăo Cán facendogli segno con la mano.
"Sei davvero dotato per far casino” osservò ridendo Lăo Cán, poi salì sul kàng, intinse il pennello nell’inchiostro, ci soffiò sopra e cominciò a scrivere sul muro colonne di caratteri che non erano perfettamente allineate.
Cuìhuán, temendo che l'inchiostro si congelasse , continuava a mescolare. Il pennello si era ricoperto di un sottile strato di ghiaccio e la sua punta si faceva sempre più spessa mentre Lăo Cán scriveva.
In men che non si dica la poesia fu terminata.
Eccola:
Il terreno si spacca, ulula il vento del nord,
un lungo strato di ghiaccio ricopre il fiume.
I blocchi di ghiaccio si inseguono tra loro,
si infrangono, si sovrappongono l’un l’altro.
In un attimo l’ansa del fiume è bloccata,
alti si levano sbarramenti d’argento.
Resta triste a lungo colui che torna a casa
e vani sospiri emettono i viaggiatori.
L’acqua è limpida sotto la crosta di ghiaccio
non abbastanza solida per le carrozze.
Banchettando tra musicisti e cortigiane,
facciamo passare malamente la notte.
.
"Che bella poesia! “esclamò Rénruì” Perché non la firmi?"
"Firmala tu con il tuo nome: Huáng Rénruì di Jiāngyóu" replicò Lăo Cán.
"Non posso firmarla! “ dichiarò Rénruì” Non sono disposto a pagare la fama di poeta con un licenziamento per immoralità"
Allora Lăo Cán aggiunse la propria firma "Il vecchio Cán" e saltò giù dalla piattaforma.
Cuìhuán e la sorella posarono la pietra per l'inchiostro e il candeliere e si avvicinarono al braciere per scaldarsi le mani. Vedendo che il carbone era quasi tutto consumato, ne aggiunsero dell’ altro.
Lăo Cán si fermò accanto al kàng, salutò Huáng Rénruì e disse: "Tolgo il disturbo. Torno nella mia stanza a dormire".
Rénruì lo trattenne: "Non c'è fretta, non c'è fretta! Ho sentito parlare oggi di un caso sconvolgente, che presenta aspetti strani e sconcertanti e che mette in gioco la vita di innumerevoli persone. Volevo discuterne con te adesso, perché domani mattina all’alba devo ritornare al capoluogo di provincia per fare rapporto sulla mia missione. Aspetta che io fumi una sigaretta, per riprendere un po’ di lucidità, e poi ti spiegherò”.
Lăo Cán non ebbe altra scelta che sedersi di nuovo.
Per scoprire di che cosa si trattasse, occorrerà attendere il prossimo capitolo.
NOTE
1) I cani abbaiano di notte quando persone estranee animate da cattive intenzioni si aggirano nei dintorni di una casa. Un periodo in cui “i cani non abbaiano di notte (犬不夜吠 “quǎn bù yè fèi”) è quindi un periodo in cui l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini sono ben garantiti.
2) Ho tradotto con “locanda” il termine 客店 (“kèdiàn”) perché gli hotel di stile occidentale erano sconosciuti in Cina agli inizi del XX° secolo, salvo in qualche grande città cosmopolita come Shànghái, dove alcuni imprenditori occidentali avevano aperto alberghi destinati in primo luogo a soddisfare le esigenze degli espatriati europei e americani (diplomatici, commercianti, missionari, etc.) Tale termine non deve però essere necessariamente inteso nel senso che esso indichi un servizio di bassa qualità: come risulta da vari passi del romanzo alcune “locande” (almeno quelle frequentate dal protagonista) avevano camere spaziose e fornivano diversi servizi, ad es. il servizio ristorante o il pasto in camera.
3) Il romanzo è ambientato in un’epoca in cui, almeno in Cina, non erano ancora di uso comune gli accendini e le scatole di fiammiferi. Il bastoncino di incenso acceso è dunque un servizio fornito dall’albergatore ai clienti che desiderano fumare.
4) Il termine “zhèngtáng” significa “sala principale”,”aula principale”. Durante la dinastia Qīng, erano chiamati “zhèngtáng” i principali funzionari.delle prefetture e delle contee.
5) Xiè Língyùn 谢灵运 (385 d.C.-433 d.C.) fu letterato e filosofo. Contribuì largamente alla diffusione del Buddhismo in Cina.
6) Il”Mestolo del Nord” 北斗 (“bĕidǒu”) è il nome dato dai Cinesi alla costellazione dell’Orsa Maggiore o Gran Carro.
7) Kāiyáng 开阳 è la sesta stella nella costellazione dell’Orsa Maggiore. È conosciuta come Mizar nella nomenclatura astronomica occidentale e come Zeta Ursae Majoris, ζ UMa nella nomenclatura secondo la luminosità di Bayer.
Yáoguāng 摇光 è la settima stella nella costellazione dell’Orsa Maggiore. È conosciuta come Alkaid o Benetnash nella nomenclatura astronomica occidentale e come η UMa / η Ursae Majoris / Eta Ursae Majoris nella nomenclatura secondo la luminosità di Bayer.
8) Il “Palazzo di Porpora” 紫微垣 (“zǐ wēi yuan”) è, secondo la mitologia cinese, il palazzo in cui vive l’Imperatore Celeste. Dal punto di vista astronomico, esso è composto di quindici stelle, divise in due file, che circondano la Stella Polare.
9) Il termine gòu 构 indica il timone del Gran Carro.
10) Kuí 魁 è la prima stella nella costellazione dell’Orsa Maggiore. È conosciuta come Dubhé nella nomenclatura astronomica occidentale e come Alpha Ursae Majoris/α UMa / α Ursae Majoris nella nomenclatura secondo la luminosità di Bayer.
11) La costellazione del Gran Carro è sempre reperibile nella parte nord dell’emisfero boreale, ma, in ragione della rotazione terrestre, il suo timone punta in direzioni diverse secondo le stagioni. Durante l’inverno, poco tempo prima che abbia inizio il nuovo anno, esso punta in direzione nord-est.
12) La riflessione non riguarda evidentemente la persona di Lăo Cán, ma la situazione della Cina, il cui governo si è mostrato da tempo incapace di risolvere i problemi del paese.
13)La citazione è tratta dal “Libro delle Odi” (詩經 “shì jīng”), “Odi Minori” ( 小雅 “xiăo yǎ ”) , “Decade di Xiăo Mín” (小旻之什 “xiǎo mín zhī shén”), “Il Grande Oriente” ( 大東 “dà dōng”).
14) Molte lacrime dovevano essere cadute a terra, dove si erano congelate formando perline di ghiaccio.
15) La descrizione mostra che ci troviamo in una località di provincia, povera e priva di attrazioni.
16) L’”Antologia Poetica delle Otto Dinastie” ( 八代诗选 “bādài shī xuǎn “), pubblicata dal poeta Wáng Kǎiyùn 王闿运 (1832-1916), comprendeva poesie che andavano dalla dinastia Hàn 汉朝 alla dinastia Suì 隋朝.
17) La “poesia in stile nuovo”( 近體詩 “jìntĭshī”) è uno sviluppo della poesia classica cinese legato all’introduzione del cosiddetto “verso regolato”. Sebbene venga spesso considerata un’innovazione della dinastia Táng, l’invenzione del “verso regolato” va associata alla teoria dei "quattro toni e degli otto difetti" (四聲八病 “ sì shēng bā bìng”) elaborata dal poeta Shěn Yuē 沈约 ( 441d.C –513d.C.). Ci sono tre tipi di “versi regolati” : il “lǜshī” 律詩 di otto versi, il “juéjù” 絕句 di quattro versi e il “páilǜ” 排律 composto di distici collegati di lunghezza indeterminata. Tutte le forme di “versi regolati” comportano una sola rima utilizzata in tutta la poesia, che cade alla fine dei versi pari. Inoltre, e per definizione, il profilo tonale della poesia è controllato (cioè, "regolato"). Infine, un parallelismo semantico e tonale è generalmente richiesto per taluni distici interni.
18) Xiè Tiào 谢朓 (464 d.C.-499 d.C.) fu il principale poeta dei Qí meridionali 南齐 sotto il regno di Yǒngmíng 永明. Era conosciuto come "Xiăo Xiè" 小谢 (cioè " il piccolo Xiè") per distinguerlo da Xiè Língyùn 谢灵运.
19) Shěn Yuē 沈约 ( 441d.C –513d.C.), fu uno storico, teorico della musica, poeta e politico, che visse sotto la dinastia dei Qi meridionali 南齐 e , più tardi, sotto la dinastia Liang 梁朝, all’epoca detta delle Dinastie Meridionali (南北朝 “nánbĕicháo”).
20) Láo Cán trova molto strana l’attribuzione a Xiè Tiào e a Shén Yuè di un certo numero di poesie in stile nuovo perché tale stile si affermò soltanto sotto la dinastia dei Táng cioè circa due secoli dopo l’epoca in cui essi vissero. Legge le poesie menzionate e non riesce a scoprire alcuna differenza stilistica tra quelle che figurano come poesie in stile antico e quelle che figurano come poesie in stile nuovo. Ne deduce che l’indice della raccolta non è stato compilato con la dovuta attenzione.
21) Wáng Kǎiyùn 王闓運 (1833- 1916 ), meglio conosciuto con il nome di cortesia di Wáng Rénqiῡ 王壬秋, fu un famoso letterato, autore di numerose opere.
22) Le “Cronache dell’esercito del Xiàng” (湘军志 “xiāng jūn zhì”) sono un’importante opera storiografica di Wáng Kǎiyùn.
L'esercito dello Xiàng , conosciuto anche come Armata del Húnán, fu organizzato da Zēng Guófān 曾国藩 per contenere la rivolta dei Tàipíng 太平天国 (1850-1864) reclutando uomini che appartenevano alle milizia regionali e locali. Il nome deriva dalla regione del Húnán in cui l'esercito fu creato. Esso era finanziato dai notabili e dai proprietari terrieri della regione e fu sciolto da Zēng dopo la riconquista della capitale dei Tàipíng, Nanchino.
23) Shěn Déqián 沈德潜 (1673 - 1769), conosciuto anche con lo pseudonimo di Guīyú 归愚, fu un uomo politico, un poeta e uno studioso dell’epoca Qīng 清代. La sua opera “Fonti della Poesia Antica" (古诗源 “gǔshī yuán”), in 14 volumi, è una raccolta di poesie antecedenti alla dinastia Táng e include liriche di vari periodi dalle dinastie pre-Qin alla dinastia Suì, per un totale di oltre 700 testi.
24) Wáng Shìzhēn 王士祯 (1634 - 1711), noto anche con lo pseudonimo di Yúyáng Shānrén 渔洋山人 (“il montanaro del fiume pescoso”), poeta e scrittore vissuto nel primo periodo della dinastia Qīng, compilò una “Antologia di Poesie Antiche”( 古诗选 “gǔshī xuǎn”).
25) Zhāng Hànfēng 张翰风 (1764-1833), conosciuto anche come 张琦 Zhāng Qí, letterato e scienziato, compilò una “Raccolta di Poesie Antiche” ( 古诗录 “gǔshī lù”).
26) Concordo con Lăo Cán. Il passaggio che precede è uno sfoggio di erudizione letteraria che non ha nessuna funzione nell’economia del romanzo.
27) Il berretto con le nappe è il copricapo tipico dei funzionari.
28) Il termine 敝 (“bì”) che originariamente significava “consumato”, “lacero”, “stracciato”, fu con il tempo usato come pronome per indicare se stessi in modo particolarmente umile. L’espressione 敝上 (“bì shàng”) sembra avere lo stesso significato.
29) L’uomo che si presenta a Lăo Cán ha almeno tre nomi: in famiglia lo chiamano Huáng Shēng (家人叫黄升 “jiārén jiào huáng shēng”), da adulto è Huáng Yīngtú (是黄应图黄大老爷 “shì huáng yīngtú huáng dà lǎoyé”) e il suo soprannome è Rénruì (号人瑞 “ hào rén ruì”).
Appare quindi opportuno fornire alcune spiegazioni, precisando che esse si riferiscono al passato e non alla situazione odierna, che non conosce più l’uso del “nome di cortesia”:
Huáng Shēng 黄升 è il nome personale. Si tratta del nome che viene dato ad un bambino al momento della nascita (“nome proprio”, “given name”) e che viene da lui portato sino al raggiungimento dell’età adulta.
Huáng Yīngtú è il nome da adulto ( 大老爷 “dà lǎoyé”). Si tratta del “nome di cortesia”( 字 “zì”), cioè del nome che una persona si attribuisce al raggiungimento dell’età adulta. Nella società tradizionale cinese, usare il nome proprio di un adulto era considerato irrispettoso, cosa che rendeva i nomi di cortesia essenziali per la comunicazione formale e la scrittura.
Rénruì è il nomignolo o soprannome (号“ hào”) comunemente usato nei rapporti informali.
30) Trovandosi in una piccola città insignificante, Lăo Cán presume che anche il suo interlocutore si stia annoiando come lui.
31) Si legge nella raccolta delle norme relative alla gestione del Ministero della Guerra emanate sotto la dinastia Qīng:
"Ci sono 16 sottosegretari agli affari militari di etnia Manciù e 16 di etnia Hàn. Essi sono divisi in 4 gruppi di 8 sottosegretari ( due gruppi per ogni etnia), ciascuno guidato da un Segretario di Stato agli Affari Militari (达拉密 “dá lāmì”)”.
32) Il termine “tóngzhī” 同知 indicava, sotto la dinastia Qĭng, un funzionario di quinto grado con compiti di assistente amministrativo. Era d’uso, anche se ciò oggi ci scandalizza, che taluni posti potessero essere ottenuti pagando un ‘apposita tassa per un importo più o meno rilevante.
33) Non sono riuscito a trovare nei dizionari on-line il significato dell’espressione 补翁 (“bǔ wēng”). Poiché il termine 补(“bǔ”) non sembra essere un nome di cortesia o un soprannome di Lăo Cán, presumo che, unito al termine 翁 (“wēng”, “vecchio”), significhi qualcosa come “vecchio mio”, “caro amico”. Vediamo infatti che, dopo le difficoltà del riconoscimento, i rapporti tra Lăo Cán e Huáng Rénruì diventano subito molto informali e disinibiti.
34) Il termine 一品锅 (“yīpǐn guō”) designa una specialità tradizionale dell' Ānhuī, consistente in una pentola di brodo (锅 significa letteralmente “pentola”, ”padella”) posta al centro del tavolo, dalla quale ogni commensale può pescare carne di pollo, d’anatra, di maiale, pesce, verdure, funghi, tagliatelle e altro ancora. Per la sua squisitezza è normalmente chiamata 一品锅 (“yīpǐn guō”), espressione che significa “pentola di prima qualità”. Nel caso specifico, tuttavia, la denominazione, come vedremo, non corrisponde alla realtà.
35) Era d’uso che, quando un funzionario di un certo grado visitava una città, qualche notabile, per rendergli onore, gli inviasse in dono , dove alloggiava, il pasto già preparato. Naturalmente era sempre cibo di ottima qualità. Questo non sembra qui essere il caso. Forse, trattandosi di una città di provincia, piccola e povera, gli standard culinari sono nettamente al di sotto di ciò che ci si può attendere in un centro più importante.
36) Il “bāxiānzhuōzi” 八仙桌子, letteralmente “tavolo degli otto immortali”, è un tavolo quadrato tradizionale per otto persone. È così chiamato perché il numero dei commensali corrisponde a quello degli Otto Immortali (“bāxiān” 八仙) della mitologia cinese.
37) Il termine cinese 漆布 (“ qībù ”), letteralmente “panno laccato”, designa una tovaglia realizzata cucendo insieme diversi pezzi di stoffa bianca, sui quali sono poi applicati alcuni strati di olio di “tóng” 桐, pianta conosciuta con il nome scientifico di “Vernicia fordii”. Dopo la lucidatura, si usa una vernice colorata per disegnare vari motivi e il tutto viene, infine, ricoperto da un altro strato d’olio.
38) l termine ”kàng” 炕, che si potrebbe tradurre con “stufa-letto”, indica una piattaforma, costituita tradizionalmente da mattoni o da piastrelle di terracotta, sotto la quale viene canalizzato il calore prodotto da una stufa. Essa fornisce uno spazio costantemente tiepido sul quale si possono svolgere le attività quotidiane e serve altresì da letto per la notte. Quando copre la superficie di un’intera stanza, questa piattaforma è chiamata "dìkàng" 地炕. È in uso soprattutto nelle regioni settentrionali della Cina, dove il clima è molto rigido durante l’inverno.
39) La frase può essere intesa in due sensi: in senso ironico se l’autore intende qui dire che una discussione sui brevetti è considerata meno seria della descrizione di una cena oppure in senso letterale se la discussione sui brevetti è considerata meno importante di una discussione sul vizio del fumo ( in particolare se per vizio del fumo si intende il consumo dell’oppio che in Cina, agli albori del XX° secolo, costituiva un gravissimo problema sociale).
40) Tutto il passaggio mi sembra un po’ ambiguo. In effetti, i termini forti che Lăo Cán usa parlando del vizio del fumo appaiono eccessivi se riferiti al tabacco, in quanto gli effetti del tabacco non sono così catastrofici da alterare in modo gravissimo la salute dei fumatori e da renderli incapaci di svolgere il loro lavoro. Disastrosi sono invece gli effetti di un altro tipo di dipendenza, quella dei fumatori di oppio. Ho il sospetto che proprio a quest’ultima intendesse riferirsi l’autore del romanzo e che non lo abbia fatto espressamente forse per ragioni di censura ( o di autocensura).
41) L’antico ideale della bellezza femminile era, come si vede nei ritratti delle grandi dame di un tempo, un volto dall’ovale perfetto.
42) Gli uomini si siedono tranquillamente sul kàng per bere e per fumare. Le ragazze si siedono invece sul bordo della piattaforma, per potersi alzare rapidamente e portar loro, dalla tavola, coppe di vino o piattini di cibo.
43) Il testo cinese dice “ho chiesto loro” senza ulteriori precisazioni. Non si sa quindi se Rénruì si sia rivolto ai dipendenti dell’albergo o ad altre persone.
44) L’espressione onomatopeica 呼呼 (“hūhū”) è usata per rendere il sibilo del vento o il suono emesso dalla bocca di una persona che respira pesantemente o russa.
In questo caso mi sembra che sia usata per far capire che Rénruì aspirava rumorosamente, cioè che fumava con particolare soddisfazione.
45) Conformemente agli usi cinesi, il posto d’onore è quello in cui la persona che vi è seduta ha il viso rivolto verso l’entrata della sala da pranzo o verso oriente, se la porta della sala non è situata di fronte al tavolo. Se a capotavola siede un ospite, il padrone di casa siede nel posto più umile, cioè di fronte all’ospite, all’altro capo della tavola. Per gli altri commensali il “posto più ragguardevole” è il primo alla sinistra dell’ospite d’onore, dopo il quale viene il primo alla destra dell’ospite d’onore, e così di seguito alternando i lati del tavolo. Nella scena qui descritta, Cuìhuán, pur essendo la commensale più giovane, siede nel “posto più alto” perché è la ragazza che deve occuparsi dell’ospite.
46) Dalla scena un po’ confusa che si svolge a tavola, sembra di poter dedurre che Cuìhuán, a differenza della sorella maggiore, non ha ancora alcuna esperienza della vita da cortigiana e che, travolta dalla timidezza e dall’imbarazzo, non sa come comportarsi.
47) L’uomo è chiaramente qualcuno che, fingendo di organizzare serate musicali, procura compagnia agli uomini soli.
48) il termine 三弦子 (“ sān xiánzǐ”) designa uno strumento musicale tradizionale cinese. Si tratta di un liuto a tre corde, senza traversine, con un lungo manico privo di tastiera, caratteristica che consente grande libertà per quanto riguarda l’intonazione.
49) I nomignoli devono evidentemente riferirsi alla qualità scadente dei cibi. Alcuni di essi appaiono chiari: la carne dell’oloturia è tutt’altro che morbida; la gallina è vecchia; la zuppa è così trasparente che sembra acqua. Altri sono di più difficile interpretazione: si potrebbe forse immaginare che l’anatra chiamata “troppe donne e troppo vino” venga servita nel corso di un’orgia a commensali ubriachi ed eccitati, che non sono più in grado di apprezzare la qualità del cibo.
50) Come abbiamo visto l'appartamento di Rénruì era costituito da una stanza da letto e da due sale di ricevimento.
51) Il ricorso al tè è manifestamente una soluzione di ripiego perché tra le bevande previste per la cena non figurava l'acqua.