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Capitolo XIII
A queste parole, Lăo Cán tornò indietro e si sedette, aspettando che Huáng Rénruì, dopo aver tirato qualche boccata di fumo, gli raccontasse quel caso sconvolgente di cui gli aveva fatto cenno, anzi si sdraiò senza tante formalità.
Cuìhuán, che nel frattempo aveva preso confidenza con lui, si appoggiò alle sue gambe e gli domandò "Signor Tiĕ, qual è il messaggio che ha voluto esprimere con la sua poesia?"
Lăo Cán glielo spiegò.
Cuìhuán rimase un attimo pensosa, poi gli chiese: " Va bene. Ma una poesia può trattare di questi argomenti?"
"Se questi argomenti non fossero ammessi in una poesia,” le rispose Lăo Cán, “allora di che cos'altro si potrebbe parlare?" (1)
Cuìhuán osservò: "Ho visto passare molti ospiti quando ero alla Bottega dei Venti Lĭ e spesso li guardavo scrivere poesie sulle pareti. Mi piaceva chiedere loro di raccontarmi le loro storie e così ho scoperto che c’erano sostanzialmente due categorie di clienti: quelli seri, che si lamentavano sempre di non veder riconosciute da nessuno le proprie capacità, e quelli frivoli, che si dilungavano sempre sulla bellezza delle ragazze che venivano a trovare e sulla grande passione che ardeva tra loro e le fanciulle. Non so se Lei, signor Tiĕ, sia o no un uomo di talento. Ma perché tutti quelli che vanno in giro per il mondo devono sempre essere persone di grandi capacità? Perché non si riesce mai a trovare un individuo senza pretese? Capisco che sto dicendo delle sciocchezze, ma, vista la difficoltà di trovare persone senza talento e visto che, come afferma il proverbio, "la scarsità rende le cose preziose", non si dovrebbe forse concludere che le persone prive di qualità sono beni rari e preziosi? Lasciamo perdere! Parlando di bellezza, è soltanto quando sono con noi che dicono che noi ragazze siamo affascinanti, anche se una ha gli occhi storti o il naso grosso. Eppure, a sentir loro, saremmo meglio di Xī Shī (2) o della regina Qiáng (3), di cui si dice che erano così belle che, nel vederle, i pesci andavano a fondo per lo stupore, gli uccelli cadevano dal cielo, la luna si vergognava e i fiori appassivano. (4) Non so chi fosse la regina Qiáng. Alcuni dicono che era la signora Zhāojῡn. Mi domando se la signora Zhāojūn o la bella Xī Shī fossero entrambe così brutte. (5) Non si deve credere a chi ci racconta simili panzane.
Per quanto riguarda la passione delle ragazze nei confronti dei clienti e la delicatezza dei loro rapporti, una volta volli vederci chiaro e andai a chiedere ad una delle ragazze quali fossero le sue esperienze.’Ha trascorso la notte con me e mi ha tormentata tutta la notte.’ mi rispose ‘ La mattina dopo gli ho chiesto di farmi un regalino, un paio di monete d’argento. Si è asciugato il sudore dal viso, ha alzato la testa e ha urlato: ' Ho già pagato alla cassa ieri sera. Perché dovrei ancora farti un regalino?' Ho continuato a supplicarlo: ' Di quello che hai pagato, una parte va al personale, un’altra va all’amministratore, tutto il resto se lo prende la tenutaria della casa: a me non rimane niente. E devo comprarmi il rossetto, la cipria e i vestiti che indosso. Agli anziani signori che vengono qui soltanto per ascoltare la musica non posso chiedere niente. Gli unici da cui posso sperare un regalino per il brutto lavoro che faccio sono i vecchi clienti come te’. Stanco di sentirmi implorare, mi ha lasciato una stringa di monetine di rame del valore di duecento soldi. (6) Gettandola per terra, con aria irritata, ha bofonchiato 'Voi puttane siete davvero delle ladre e delle buone a nulla! Brutte bastarde! '. A tuo parere, c’è dell’affetto o della gentilezza in tutto questo? Secondo me, quindi, scrivere poesie non ha alcun senso e non è altro che contare frottole. Le tue poesie, però, mi sembrano diverse.”
Lăo Cán disse ridendo: "Ogni maestro insegna a modo suo e trasmette ciò che sa al suo allievo. Quando il mio maestro mi ha insegnato, non mi ha insegnato in questo modo. Ecco perché le mie poesie sono diverse”.
Nel frattempo, Huáng Rénruì aveva finito di fumare la sua sigaretta. Posò il bocchino (7) e commentò: "È vero , come dice il proverbio, che 'non si può giudicare una persona dal suo aspetto e non si può misurare l’acqua del mare con un secchio'. Scrivere poesie non è altro che inventare frottole! Dici bene, ragazza. D'ora in poi non scriverò più poesie, così non inventerò più frottole e non mi farò ridere dietro da quelle come te".
Cuìhuán si affrettò a scusarsi: "Chi oserebbe ridere di voi, signore? Siamo soltanto ragazze di campagna che non conoscono il mondo e dicono sciocchezze. Non fatemene una colpa, signore. Ecco, mi inchino dinanzi a voi”.
Si sporse di lato e si inchinò più volte verso Huáng Rénruì, che disse: "Chi potrebbe biasimarti? Hai ragione. È una cosa a cui nessuno aveva mai pensato. Ecco la dimostrazione che chi guarda dall’esterno giudica con maggiore lucidità di chi è impegnato nell’azione.' (8)
Lăo Cán lo interruppe: "Adesso basta.Parlami del tuo strano caso. Devi tornare a far rapporto domani mattina presto, quindi sbrigati.”
"Non avere fretta” gli rispose Huáng Rénruì”, Lascia che ti spieghi prima perché non ho fretta, e poi parlerò con agio del caso. Secondo te, il ghiaccio sul fiume si sarà sciolto domani?"
"No" disse Lăo Cán.
"Se il ghiaccio non si scioglie, oserai camminare sulla crosta ghiacciata? Potrai partire domani?"
"No".
"Una volta stabilito che non potrai partire, hai qualcosa di importante da fare domani mattina?"
"No".
“Allora” concluse Huáng Rénruì “, perché hai tanta fretta di tornare in camera tua? Non ti sembra che, quando uno è triste e solo, sia un conforto avere un amico con cui parlare?. Inoltre, sebbene le due sorelline non siano belle come le peonie (9) , ammetterai che sono almeno graziose come i convolvoli e i pallidi fiori del bambù? Anche tagliare lo stoppino delle candele e versare il tè può offrire un buon momento di distrazione. Te lo dico io: Quando ci troviamo nel capoluogo della provincia, siamo entrambi sempre occupati. Vorremmo conversare con calma, ma non ne troviamo mai il tempo. Oggi, che abbiamo la rara occasione di incontrarci, è giusto che ne approfittiamo per chiacchierare liberamente. Dico spesso che la cosa più triste della vita è non avere un posto dove parlare. Mi obietterai che chi parla tutto il giorno non può lamentarsi della mancanza di occasioni per parlare. Ti risponderò che, in generale, le persone possono esprimersi in due modi: con parole che provengono dal profondo del petto (10) ed abbiamo allora il linguaggio spontaneo dell’individuo o con parole che provengono dalla gola ed abbiamo allora il linguaggio artefatto dei rapporti sociali. Ora, nel capoluogo della provincia posso incontrare sia persone che mi sono superiori per posizione sociale sia persone che mi sono inferiori. Le prime mi guardano dall’alto in basso, le seconde mi invidiano. Nell’uno e nell’altro caso, non può svolgersi tra loro e me una conversazione libera e naturale. Non è possibile trovare persone di pari grado? Anche se trovo persone la cui posizione sociale è più o meno simile alla mia, ci sarà sempre chi crederà di essere meglio di me e mi guarderà dall’alto in basso e chi crederà di star peggio di me e sarà geloso di me. Di conseguenza, neppure in questi casi, potrà svolgersi tra noi un dialogo sincero. Tu, però, amico mio, sei estraneo a questa cerchia. È una vera fortuna che ci siamo incontrati oggi. Io ti ho sempre ammirato e quindi penso che anche tu dovresti provare simpatia per me e avere voglia di parlarmi. Come posso non sentirmi a disagio se hai così fretta di andartene? ".
"Va bene, va bene, va bene!” gli rispose Lăo Cán. “ Conversiamo ancora un momento! Ma, quando avremo finito di parlare, ritornerò comunque nella mia stanza. Quindi è inutile che tu ti ostini a trattenermi. Visto che hai già fatto venire due ragazze, è una buona occasione per intrattenerti amichevolmente con loro o per scherzare e divertirti un po'. Io che ci starei a fare? Non sono un vecchio maestro taoista che vorrebbe mangiare carne di maiale fredda (11). Allora, perché dovrei fingere?"
Huáng Rénruì disse: "Voglio solo discutere con te dei loro problemi." Si alzò, sollevò le maniche dell’abito di Cuìhuán, scoprendole le braccia, e disse a Lăo Cán: "Guarda, queste cicatrici sono orribili!"
Lăo Cán guardò e vide che le braccia della ragazza erano ricoperte di striature bluastre e di puntini violacei.
“Queste sono solo le braccia” disse Huáng Rénruì: " Penso che il corpo sia in uno stato ancor più pietoso. Cuìhuán, spogliati e facci dare un'occhiata."
A quel punto gli occhi di Cuìhuán si riempirono di lacrime, che lei cercava con tutte le sue forze di trattenere. Quando Huáng Rénruì la tirò per la mano, cominciò a piangere a dirotto.
"Che cosa volete vedere?” si lamentò “Mi sento così imbarazzata”.
“Sei stupida, ragazza?” le domandò Huáng Rénruì” Di che cosa hai paura? Ti vergogni ancora di ciò che fai per vivere?". (12)
“Non dovrei vergognarmene?” piagnucolò Cuìhuán.
Anche Cuìhuá in quel momento aveva le lacrime agli occhi e disse: "Non fatela svestire". Girò la testa come per guardare fuori dalla finestra e sussurrò qualcosa all'orecchio di Huáng Rénruì, che annuì e non disse nulla.
Lăo Cán, ancora sdraiato sulla piattaforma rialzata, pensava tra sé : "Sono delle brave ragazze. Quante energie hanno speso i loro genitori e quante difficoltà hanno affrontato per farle crescere. Se i bambini fanno i monelli e si procurano dei graffi sulla pelle, i genitori non solo li consolano con le loro carezze, ma ne sono profondamente amareggiati. Se vengono picchiati da altri bambini, i genitori si arrabbiano moltissimo. L’affetto e la cura dei genitori per i figli superano ogni immaginazione. Chi penserebbe mai che, dopo aver allevato amorevolmente una figlia, un padre, ridotto agli estremi dalla fame, dall’ oppio, dal vizio del gioco, dai processi, possa, senza neppure rendersi conto di ciò che fa, venderla ad un bordello, dove sarà trattata con una brutalità indescrivibile?"
Tutto ciò che Lăo Cán aveva visto e sentito nella sua vita gli ricordava quanto fossero crudeli, dappertutto, le “madame”. (13) Sembrava che fossero state addestrate tutte dallo stesso istruttore, usavano sempre gli stessi metodi. Pensando a questo, si sentì pieno di rabbia e di tristezza. Le lacrime cominciarono a sgorgargli dagli occhi, ma non se ne vergognò.
Tutti rimasero pensosi, in silenzio.
Si vide, all’esterno, un uomo che consegnava dei bagagli (14) ad un domestico di Huáng Rénruì, il quale li portò nella stanza interna dell’appartamento. (15) Uscito dalla stanza, il domestico disse a Huáng Rénruì :"Occorrerebbe chiedere al signor Tiĕ la chiave della sua stanza, per poterci portare i bagagli di Cuìhuán".
“Lasciali nella stanza del tuo padrone” ribattè Lăo Cán.
"Dai! Dai!” esclamò Huáng Rénruì “Smettila di mangiare carne di maiale fredda e dammi la chiave."(16)
“Niente affatto! “replicò Lăo Cán “Non te la darò”.
"Ho già concordato tutto ed ho già pagato per la compagnia della ragazza” insistette Huáng Rénruì “Perché non vuoi darmi la chiave?"
Lăo Cán disse: "Non importa se hai già pagato. Ti restituirò i soldi domani. Visto che hai già pagato, la ‘madama’ non avrà nulla da ridire e non avrà motivo di prendersela con la ragazza. Di cosa c'è da aver paura?"
"Se davvero la rimanderete indietro, la picchieranno, perché diranno che ha offeso i clienti.” intervenne Cuìhuā.
"Ho trovato un’altra soluzione” disse Lăo Cán” Rimandala indietro questa notte e dí loro che la chiamerò di nuovo domani. Così andrà tutto bene. Inoltre, sei tu quello che ha prenotato la ragazza. Io, che cosa c’entro? Comunque sia, preferisco pagare e starmene tranquillo.”
Huáng Rénruì disse: "Ma io l’ho fatta venire proprio per te. Ieri sera ho trattenuto Cuìhuā per la notte. Come potrei rimandarla indietro stasera? Stiamo cercando tutti un modo di ingannare la noia. Non sei assolutamente tenuto a fare qualcosa di cui non hai voglia. Cuìhuā è rimasta tranquillamente seduta nella mia stanza fino all'alba e non abbiamo fatto altro che conversare. (17) Pensaci! Facendo così, non ci annoiamo troppo ed evitiamo alle ragazze di essere di nuovo picchiate.
Non ti sembra una buona azione? L’ho fatto perché conosco le loro regole. Una ragazza che non passi la notte con il cliente, sarà privata della cena. Se ritorna prima che faccia buio, non soltanto rimarrà fino a tarda notte con lo stomaco vuoto, ma non potrà comunque evitare le botte, perché la ‘madama’ dice sempre che, se si fosse comportata bene, sarebbe rimasta fino al mattino. Perché, invece, il cliente l’ha rimandata indietro? Significa che non c’è stata una buona intesa e che la ragazza non è piaciuta, valida ragione per picchiarla. Ecco perché ho mandato a dire alla tenutaria che avevamo trattenuto tutte e due le ragazze. Non hai notato che il servitore del bordello ha ordinato a Cuìhuán di mangiare? Era un segnale chiaro."(18)
Allora Cuìhuā disse a Cuìhuán: “Dovresti supplicare tu stessa il signor Tiĕ che abbia un po’ di compassione per te.”
“Non pretendo niente e sono disposto a pagare.” ribattè Lăo Cán” Lasciate che la ragazza torni a casa. Lei non avrà problemi e anch’io starò un poco in pace”.
“Voi ve ne starete in pace” replicò Cuìhuā, tirando su col naso ”ma lei no”.
Cuìhuán si rivolse a Lăo Cán e gli disse: “Signor Tiĕ, voi mi sembrate una persona molto gentile. Perchè non potete mostrarvi un briciolino più comprensivo con noi ragazze? La piattaforma rialzata nella vostra stanza è larga dodici piedi ed il vostro letto ne occupa soltanto tre. Rimangono liberi nove piedi. (19) Non sareste disposto a darmi riparo per una notte? Se lo voleste, potrei prepararvi tutto ciò che è necessario per fumare, farvi bollire e servirvi il tè, ma, anche se la cosa non vi piace, siate tollerante, ve ne prego, e lasciatemi un angolino per passarci la notte. Sarebbe davvero un grande favore!"
Lăo Cán mise una mano in tasca, ne tirò fuori la chiave, la porse a Cuìhuā e le disse: "Fai quello che vuoi, ma non spostare i miei bagagli".
Cuìhuā si alzò, prese la chiave e la diede al domestico, dicendogli: " Per favore, raccogli i bagagli! Falli portare dal cameriere nella stanza del signor Tiĕ e, dopo che sarà uscito, chiudi di nuovo a chiave la porta. Avanti per favore!"
Il domestico prese la chiave e si allontanò.
Lăo Cán accarezzò il viso di Cuìhuán e le domandò: "Da dove vieni? Come si chiama la tua padrona? Quanti anni avevi quando ti hanno venduta?"
"La mia 'madama' si chiama Zhāng."(20) cominciò a rispondere Cuìhuán, ma si fermò subito, tirò fuori un fazzoletto dalla manica e si mise ad asciugarsi le lacrime. Se le asciugò molte volte senza più parlare.
Lăo Cán le disse: "Non piangere! Ti ho chiesto di raccontarmi di te e della tua famiglia soltanto per distrarti un po?. Se non vuoi parlare, non sei obbligata a farlo. Non devi agitarti."
"Io non ho più una famiglia!" gli rispose Cuìhuán.
"Non arrabbiatevi! “ intervenne Cuìhuā “Questa ragazza ha soltanto un carattere difficile, ed è per questo che spesso la picchiano. In realtà, non c'è da stupirsi che sopporti male la situazione in cui si trova. Due anni fa, la sua famiglia era ancora ricca, ma l'anno scorso l’hanno venduta alla tenutaria del nostro bordello. Non aveva mai dovuto affrontare condizioni di vita così dure da quando era bambina e ha cercato di cavarsela come meglio poteva. A dire il vero, la nostra ‘madama’ è la più`gentile e comprensiva che ci sia, ma temo che, l’anno prossimo, Cuìhuán le vedrà molto più brutte di quest’anno.” (21)
Nel sentire queste parole, Cuìhuán si coprì il volto, singhiozzando.
"Ehi, ragazza! Perché non vuoi fare il tuo lavoro?” la apostrofò Cuìhuā “ Cerca di capire! I signori ti hanno fatta venire qui per divertirsi e tu invece stai piangendo a dirotto. Non ti accorgi che li stai offendendo, Cuìhuán? Smettila di piangere!"
Lăo Cán disse: "Non importa! Non importa! È giusto lasciarla piangere. Pensate a quanta rabbia ha nel cuore. In quale altro posto potrebbe piangere? Sono estremamente rari coloro che non si lasciano mai prendere dallo sconforto. Lasciamola piangere quanto vuole, sarà un sollievo per lei. " Diede un buffetto a Cuìhuán e le disse: "Piangi pure liberamente, so che il signor Huáng è un uomo senza preconcetti. Piangi quanto vuoi, va bene così”
Accanto a lui Huáng Rénruì esclamò a voce alta: "Piccola Cuìhuán, brava ragazza, piangi! Avanti, ti prego. Caccia fuori con il tuo pianto tutta la rabbia che anch’io ho in corpo”. (22)
Nel sentire queste parole, tutti si misero a ridere. Perfino Cuìhuán, che stava piangendo con il viso coperto, non potè fare a meno di ridacchiare. Sapeva che non doveva piangere davanti ai clienti, ma quando Lăo Cán le aveva chiesto da dove venisse e Cuìhuā aveva ricordato che, appena due anni prima, lei era una ragazza ricca, si era rattristata ed era scoppiata in un pianto dirotto. Quando aveva sentito Lăo Cán esprimere il proprio turbamento e dire che bisognava lasciarla piangere quanto voleva, giacché per lei sarebbe stato un sollievo, aveva pensato: "Da quando sono finita nei guai, nessuno è mai stato così premuroso con me. Ciò dimostra che non tutti gli uomini trattano le ragazze come spazzatura. Chissà se al mondo ci sono molte persone come lui ? Quante avrò la fortuna di incontrarne nella mia vita? Però, visto che ne ho incontrata una, ce ne dovrebbero essere anche altre". Concentrandosi su questa riflessione, aveva dimenticato i tristi pensieri di poco prima. Aveva teso l'orecchio per ascoltare che cosa stavano dicendo ed aveva sentito che Huáng Rénruí si era rivolto improvvisamente a lei e le aveva chiesto di piangere anche per lui. La richiesta le era parsa così comica. Ancora con le lacrime agli occhi, guardò Huáng Rénruí e si mise a ridere. Quando la videro ridere, l’ilarità generale non ebbe più freno. Cuìhuán non sapeva più cosa fare. Vedendoli sghignazzare senza ritegno, non potè far altro che unirsi alle loro risate.
“Per piangere, ho pianto, e, per ridere, ho riso” concluse Lāo Cán” però vorrei ancora sapere qualcosa. Com è che due anni fa Cuìhuán era ancora ricca? Tu devi spiegarmelo, Cuìhuā”.
“Cuìhuán” gli spiegò Cuìhuā “ viene dalla conte di Qídōng. Il suo cognome è Tián. La sua famiglia possedeva più di tredici ettari (23) di terra fuori dalla porta meridionale di Qídōng e un negozio di alimentari in città. I suoi genitori avevano soltanto lei e un fratellino, che ora deve avere cinque o sei anni. C’era anche la vecchia nonna. La maggior parte dei terreni situati lungo il fiume Dàqíng erano coltivati a cotone e un mǔ di terra era valutato a più di 100 tael d’argento. (24) Più di 13 ettari di terra valevano dunque più di 20.000 tael d’argento, non è vero? Se, come dice il proverbio “ chi ha in casa 10.000 tael è un ricco”, lei, che apparteneva ad una famiglia con un patrimonio di 30.000 tael, non era forse molto ricca?”.
“Come ha fatto a diventare povera?” domandò Lāo Cán.
“È stata una cosa rapidissima.” le rispose Cuìhuā “In meno di tre giorni la famiglia di Cuìhuán ha perso tutto. È successo tutto l’anno scorso. Il Fiume Giallo straripa ogni due o tre anni, non è vero? Il governatore Zhuāng era molto inquieto. Si dice che si sia rivolto ad un uomo del sud, un famoso esperto, e che costui, mostrandogli un libro, gli abbia spiegato che i problemi derivavano dal fatto che l’alveo del fiume era troppo stretto e che, per risolverli, era sufficiente allargarlo. Sarebbe bastato abbandonare gli sbarramenti esistenti e ricostruire gli argini in posizione più arretrata. (25)
(segue)
NOTE
1) La domanda ingenua di Cuìhuán solleva l’importante problema della materia poetica. La poesia può trattare soltanto temi solenni e passioni amorose? Lăo Cán risponde che qualsiasi argomento può essere oggetto di poesia.
2) Xī Shī 西 施 è una fanciulla vissuta nel Regno di Yuè 越 國 all'inizio del V° secolo a.C. che divenne leggendaria per la sua avvenenza. ( È la prima, in ordine cronologico, delle Quattro Grandi Bellezze: 西 施 Xī Shī, 王 昭 君 Wáng Zhāojūn, 貂 蟬 Diāo Chán e 楊 貴 妃 Yáng Guìfēi ). Xī Shī fu inviata dal re Gōujiàn di Yuè 越 王 勾 踐 alla corte del suo nemico, il re Fūchāi di Wú 吳 王 夫 差, con il segreto incarico di sedurlo. La ragazza riuscì così bene nella sua missione che il re Fūchāi, follemente innamorato di lei, trascurò sempre di più gli affari di Stato ed alla fine non fu più in grado di resistere agli attacchi del Regno di Yuè.
3) Wáng Qiáng 王牆, generalmente nota con il nome di cortesia di Wáng Zhāojūn 王昭君, entrò nell’harem imperiale all’epoca dell’imperatore Yuán dei Hàn 漢 元 帝 (48-33 a. C.). A causa del gran numero di concubine alloggiate nel palazzo, l’imperatore non si recava personalmente a cercare quella con cui avrebbe trascorso la notte, ma la sceglieva sulla base dei ritratti ( l’equivalente delle moderne fotografie ) dipinti dal pittore di corte Máo Yánshŏu 毛 延 壽. Le concubine avevano perciò l’abitudine di dare generose mance al pittore affinché le dipingesse ancor più belle di quello che erano. Wáng Zhāojūn , forse perché convinta della propria bellezza, o forse perché povera ( è questa la versione di Lĭ Bái), non offrì mance al pittore, il quale ne fece un ritratto molto mediocre. L’Imperatore, visto il ritratto e ritenendo che la concubina fosse più brutta delle altre, non sentì mai il desiderio di convocarla. In quel periodo il re degli Xiōng Nú ( 匈 奴 “Unni” ) Hūhánxié 呼 韓 邪 stava negoziando con l’Imperatore ed aveva chiesto, per accettare di concludere un trattato di non aggressione, di “ricevere in moglie una gran dama della Corte imperiale”. L’Imperatore acconsentì di malavoglia a questa richiesta di un “matrimonio diplomatico” e diede ordine al sovrintendente dell’harem di inviargli, dopo averla acconciata ed ingioiellata come una vera principessa, quella che riteneva fosse la meno graziosa delle concubine. Quando Wáng Zhāojūn apparve nella Sala del Trono, dove l’attendevano l’Imperatore ed il re degli Unni, tutti furono sbalorditi dalla sua bellezza e l’Imperatore si chiese con dispetto come avesse potuto prodursi un tale malinteso, ma ormai era troppo tardi per rimediare. Wáng Zhāojūn, che da allora fu chiamata Míngfēi 明 妃 (“La concubina splendente”), dovette partire, con il suo nuovo marito, per le steppe della Mongolia e l’Imperatore si consolò facendo tagliare la testa al pittore che gli aveva nascosto l’esistenza di una tale bellezza.
4) Cuìhuán cita qui un modo di dire usato per descrivere il leggendario fascino delle Quattro Bellezze ( Xī Shī 西 施 , Wáng Zhāojūn 王昭君, Diāo Chán 貂蟬 e Yáng Yùhuán 楊玉環 ): la loro bellezza “ affonda i pesci, fa cadere gli uccelli, eclissa la luna e umilia i fiori” ( 沉魚落雁,閉月羞花 “chén yú luò yàn, bì yuè xiū huā”).
5) Cuìhuán si domanda ironicamente quale fascino potessero avere quelle leggendarie fanciulle se fosse vero, come affermano con enorme faccia tosta nei loro versi gli improvvisati poeti della notte, che le giovani prostitute eguagliano o addirittura superano la loro bellezza.
6) L'unità monetaria cinese era il “liăng” 兩 (detto dagli Occidentali “tael”), che valeva un oncia d'argento, cioè 37,72 grammi. Il “qián” 錢 era una monetina di rame recante al centro un foro di forma quadrata. Mille “qián” legati assieme da una cordicella costituivano una legatura del valore di un “liáng”. Duecento “qián” corrispondevano quindi a circa 7 grammi d’argento.
7) Ho tradotto il termine 煙槍 (“yăn qiăng”), letteralmente”rivoltella da fumo” con “bocchino”, perché nel romanzo non si fa mai esplicito riferimento all’oppio. Nondimeno, tutto il contesto lascia pensare che Huáng Rénruì stia fumando oppio. Il termine 煙槍 (“yăn qiăng”) designa infatti la pipa utilizzata per fumare l'oppio, che ha preso il nome dalla sua forma, la quale ricorda l’aspetto di una pistola
8) Il proverbio recita: 當局者迷,旁觀看清 (“dāng jú zhě mí, páng guān kàn qīng), vale a dire:”Chi sta facendo qualcosa è confuso, ma chi guarda dal di fuori vede con chiarezza”.
9) La peonia è conosciuta in Cina come “la regina dei fiori” e simboleggia ricchezza e prosperità, bellezza e onore.
10) Ho tradotto con “profondo del petto” il termine 丹田 (“dāntián”), letteralmente “campo di cinabro”. Questo termine indica, nella medicina tradizionale cinese, il luogo del corpo in cui viene conservata e accumulata l’energia (气 ”qí”), che poi si irradia da esso nei diversi meridiani del corpo. l “dāntián” sono tre, ma è generalmente considerato come il vero “dāntián” il “campo di cinabro inferiore” (下丹田 “xià dāntián”), posto nell' addome, approssimativamente tre o quattro dita sotto l'ombelico. In senso figurato, le parole che provengono dal ventre, cioè dalla parte più profonda del corpo umano, sono molto più meditate e sincere delle parole che provengono dalla gola, per loro natura più leggere e superficiali.
11) Lăo Cán ci offre qui una versione personalizzata di un modo di dire popolare (癩蛤蟆想吃天鵝肉 “làihámá xiǎng chī tiān'é ròu=”il rospo vuole mangiare carne di cigno”. Lăo Cán non ha voglia ( e sa che non sarebbe neppure in grado) di trascorrere una notte di sesso e di baldoria.
12) Huáng Rénruì, seppur animato dalle migliori intenzioni, ci appare qui un po’ grossolano. Quando, senza tante formalità, invita Cuìhuán a denudarsi e poi si stupisce della sua reazione emotiva, mostra di ignorare totalmente la timidezza e la sensibilità di quella che è ancora una ragazzina.
13) Il termine 鴇兒 (“băo’ér”) indica generalmente la tenutaria di un bordello.
14) Il termine usato per indicare i bagagli è 一捲行李(“ yī juăn xínglĭ”), letteralmente “un rotolo di bagagli”. Le cose che i viaggiatori portavano con sé non erano infatti chiuse in una valigia (oggetto allora ignoto in Cina), bensì avvolte in un tappeto, una coperta o un grosso pezzo di stoffa.
15) Il termine 裡間 (“ lǐ jiān “) indica la “stanza interna” dell’appartamento.Come abbiamo visto Huáng Rénruì occupava quella che potremmo chiamare una “suite”, costituita da un salotto e da un paio di camere da letto.
16) La dottrina taoista vieta ai suoi fedeli di mangiar carne, in particolare carne di maiale. Chi mangia carne non può dunque essere un buon taoista, anche se finge di esserlo. Mi sembra di poter cogliere in questa frase un senso ironico: Huáng Rénruì invita scherzosamente l’amico a non fingere di essere quel rigido moralista che forse non è.
17) Huáng Rénruì precisa che Lăo Cán non sarà tenuto a far sesso con la ragazza. Ciò non toglie che la sua richiesta costituisca comunque una forte intrusione nella vita privata dell’amico.
18) Troviamo qui spiegato perché il musicante inviato dal bordello per suonare durante la serata, abbia insistentemente invitato Cuìhuán a mangiare con gli altri. Lo stare in disparte indicava infatti un atteggiamento di ritrosia che poteva facilmente indisporre i clienti.
19) Un “piede”( 尺 “chǐ “) misura circa 30 centimetri. Dodici piedi corrispondono dunque a 3,60 metri circa, mentre lo spazio del letto, che è di tre piedi, corrisponde a circa 90 centimetri.
20) La ragazza risponde con evidente disagio alle domande che le sono rivolte da Lăo Cán. L’espressione 你鴇兒姓 (“ní băo’ér xíng”) significa evidentemente il "cognome della padrona", in quanto, nel gergo della prostituzione, 鴇兒 (“ băo’ér”) vuol dire) “prostituta”, "mezzana", "tenutaria di un bordello". Anche il termine "madre" assume in questo gergo il significato di *madama".
21) Le difficoltà di comprensione di taluni passi derivano dal fatto che alcune parole come “madre”, “sorella”, “zia” assumono nel linguaggio delle prostitute un significato assai diverso. Nei precedenti capitoli, ad esempio, Cuìhuā e Cuìhuán vengono dette “sorelle”, mentre da questa frase sembra risultare che non lo siano. L’apparente incoerenza trova presumibilmente una spiegazione nell’abitudine delle giovani prostitute di chiamarsi vicendevolmente con l’appellativo di “sorella”..
22) Huáng Rénruì, costretto dalle convenzioni sociali a reprimere l’espressione dei sentimenti, trova giusto che almeno ad una povera ragazza sia concesso di dare libero sfogo alle proprie emozioni. Gli altri, tuttavia, intendono la sua frase come una battuta scherzosa e si mettono a ridere.
23) Il “qĭng” 頃 è un’unità di misura agraria che corrisponde a 100 “mǔ”, vale a dire a 6, 67 ettari.
24) Il “mǔ” 畝 è un’unità di misura agraria equivalente a 666,66 metri quadrati. Se il valore di mercato di un “mǔ” supera i 100 tael d’argento, il valore di più di 13 ettari di terra coltivabile, che corrispondono a circa 195 “mǔ”, supererà facilmente i 20.000 tael d’argento.
25) La soluzione qui proposta appare ragionevole. Se il fiume esonda periodicamente e inonda le terre circostanti, è logico allargarne l’alveo in modo che l’acqua possa continuare a scorrere senza problemi anche in caso di piena. Come vedremo, tuttavia, il provvedimento viene attuato all’improvviso, senza adottare alcuna misura a favore di coloro che abitano e coltivano le terre che dovranno essere abbandonate, i quali ne subiranno in pieno le conseguenze catastrofiche.
Capitolo XIII
A queste parole, Lăo Cán tornò indietro e si sedette, aspettando che Huáng Rénruì, dopo aver tirato qualche boccata di fumo, gli raccontasse quel caso sconvolgente di cui gli aveva fatto cenno, anzi si sdraiò senza tante formalità.
Cuìhuán, che nel frattempo aveva preso confidenza con lui, si appoggiò alle sue gambe e gli domandò "Signor Tiĕ, qual è il messaggio che ha voluto esprimere con la sua poesia?"
Lăo Cán glielo spiegò.
Cuìhuán rimase un attimo pensosa, poi gli chiese: " Va bene. Ma una poesia può trattare di questi argomenti?"
"Se questi argomenti non fossero ammessi in una poesia,” le rispose Lăo Cán, “allora di che cos'altro si potrebbe parlare?" (1)
Cuìhuán osservò: "Ho visto passare molti ospiti quando ero alla Bottega dei Venti Lĭ e spesso li guardavo scrivere poesie sulle pareti. Mi piaceva chiedere loro di raccontarmi le loro storie e così ho scoperto che c’erano sostanzialmente due categorie di clienti: quelli seri, che si lamentavano sempre di non veder riconosciute da nessuno le proprie capacità, e quelli frivoli, che si dilungavano sempre sulla bellezza delle ragazze che venivano a trovare e sulla grande passione che ardeva tra loro e le fanciulle. Non so se Lei, signor Tiĕ, sia o no un uomo di talento. Ma perché tutti quelli che vanno in giro per il mondo devono sempre essere persone di grandi capacità? Perché non si riesce mai a trovare un individuo senza pretese? Capisco che sto dicendo delle sciocchezze, ma, vista la difficoltà di trovare persone senza talento e visto che, come afferma il proverbio, "la scarsità rende le cose preziose", non si dovrebbe forse concludere che le persone prive di qualità sono beni rari e preziosi? Lasciamo perdere! Parlando di bellezza, è soltanto quando sono con noi che dicono che noi ragazze siamo affascinanti, anche se una ha gli occhi storti o il naso grosso. Eppure, a sentir loro, saremmo meglio di Xī Shī (2) o della regina Qiáng (3), di cui si dice che erano così belle che, nel vederle, i pesci andavano a fondo per lo stupore, gli uccelli cadevano dal cielo, la luna si vergognava e i fiori appassivano. (4) Non so chi fosse la regina Qiáng. Alcuni dicono che era la signora Zhāojῡn. Mi domando se la signora Zhāojūn o la bella Xī Shī fossero entrambe così brutte. (5) Non si deve credere a chi ci racconta simili panzane.
Per quanto riguarda la passione delle ragazze nei confronti dei clienti e la delicatezza dei loro rapporti, una volta volli vederci chiaro e andai a chiedere ad una delle ragazze quali fossero le sue esperienze.’Ha trascorso la notte con me e mi ha tormentata tutta la notte.’ mi rispose ‘ La mattina dopo gli ho chiesto di farmi un regalino, un paio di monete d’argento. Si è asciugato il sudore dal viso, ha alzato la testa e ha urlato: ' Ho già pagato alla cassa ieri sera. Perché dovrei ancora farti un regalino?' Ho continuato a supplicarlo: ' Di quello che hai pagato, una parte va al personale, un’altra va all’amministratore, tutto il resto se lo prende la tenutaria della casa: a me non rimane niente. E devo comprarmi il rossetto, la cipria e i vestiti che indosso. Agli anziani signori che vengono qui soltanto per ascoltare la musica non posso chiedere niente. Gli unici da cui posso sperare un regalino per il brutto lavoro che faccio sono i vecchi clienti come te’. Stanco di sentirmi implorare, mi ha lasciato una stringa di monetine di rame del valore di duecento soldi. (6) Gettandola per terra, con aria irritata, ha bofonchiato 'Voi puttane siete davvero delle ladre e delle buone a nulla! Brutte bastarde! '. A tuo parere, c’è dell’affetto o della gentilezza in tutto questo? Secondo me, quindi, scrivere poesie non ha alcun senso e non è altro che contare frottole. Le tue poesie, però, mi sembrano diverse.”
Lăo Cán disse ridendo: "Ogni maestro insegna a modo suo e trasmette ciò che sa al suo allievo. Quando il mio maestro mi ha insegnato, non mi ha insegnato in questo modo. Ecco perché le mie poesie sono diverse”.
Nel frattempo, Huáng Rénruì aveva finito di fumare la sua sigaretta. Posò il bocchino (7) e commentò: "È vero , come dice il proverbio, che 'non si può giudicare una persona dal suo aspetto e non si può misurare l’acqua del mare con un secchio'. Scrivere poesie non è altro che inventare frottole! Dici bene, ragazza. D'ora in poi non scriverò più poesie, così non inventerò più frottole e non mi farò ridere dietro da quelle come te".
Cuìhuán si affrettò a scusarsi: "Chi oserebbe ridere di voi, signore? Siamo soltanto ragazze di campagna che non conoscono il mondo e dicono sciocchezze. Non fatemene una colpa, signore. Ecco, mi inchino dinanzi a voi”.
Si sporse di lato e si inchinò più volte verso Huáng Rénruì, che disse: "Chi potrebbe biasimarti? Hai ragione. È una cosa a cui nessuno aveva mai pensato. Ecco la dimostrazione che chi guarda dall’esterno giudica con maggiore lucidità di chi è impegnato nell’azione.' (8)
Lăo Cán lo interruppe: "Adesso basta.Parlami del tuo strano caso. Devi tornare a far rapporto domani mattina presto, quindi sbrigati.”
"Non avere fretta” gli rispose Huáng Rénruì”, Lascia che ti spieghi prima perché non ho fretta, e poi parlerò con agio del caso. Secondo te, il ghiaccio sul fiume si sarà sciolto domani?"
"No" disse Lăo Cán.
"Se il ghiaccio non si scioglie, oserai camminare sulla crosta ghiacciata? Potrai partire domani?"
"No".
"Una volta stabilito che non potrai partire, hai qualcosa di importante da fare domani mattina?"
"No".
“Allora” concluse Huáng Rénruì “, perché hai tanta fretta di tornare in camera tua? Non ti sembra che, quando uno è triste e solo, sia un conforto avere un amico con cui parlare?. Inoltre, sebbene le due sorelline non siano belle come le peonie (9) , ammetterai che sono almeno graziose come i convolvoli e i pallidi fiori del bambù? Anche tagliare lo stoppino delle candele e versare il tè può offrire un buon momento di distrazione. Te lo dico io: Quando ci troviamo nel capoluogo della provincia, siamo entrambi sempre occupati. Vorremmo conversare con calma, ma non ne troviamo mai il tempo. Oggi, che abbiamo la rara occasione di incontrarci, è giusto che ne approfittiamo per chiacchierare liberamente. Dico spesso che la cosa più triste della vita è non avere un posto dove parlare. Mi obietterai che chi parla tutto il giorno non può lamentarsi della mancanza di occasioni per parlare. Ti risponderò che, in generale, le persone possono esprimersi in due modi: con parole che provengono dal profondo del petto (10) ed abbiamo allora il linguaggio spontaneo dell’individuo o con parole che provengono dalla gola ed abbiamo allora il linguaggio artefatto dei rapporti sociali. Ora, nel capoluogo della provincia posso incontrare sia persone che mi sono superiori per posizione sociale sia persone che mi sono inferiori. Le prime mi guardano dall’alto in basso, le seconde mi invidiano. Nell’uno e nell’altro caso, non può svolgersi tra loro e me una conversazione libera e naturale. Non è possibile trovare persone di pari grado? Anche se trovo persone la cui posizione sociale è più o meno simile alla mia, ci sarà sempre chi crederà di essere meglio di me e mi guarderà dall’alto in basso e chi crederà di star peggio di me e sarà geloso di me. Di conseguenza, neppure in questi casi, potrà svolgersi tra noi un dialogo sincero. Tu, però, amico mio, sei estraneo a questa cerchia. È una vera fortuna che ci siamo incontrati oggi. Io ti ho sempre ammirato e quindi penso che anche tu dovresti provare simpatia per me e avere voglia di parlarmi. Come posso non sentirmi a disagio se hai così fretta di andartene? ".
"Va bene, va bene, va bene!” gli rispose Lăo Cán. “ Conversiamo ancora un momento! Ma, quando avremo finito di parlare, ritornerò comunque nella mia stanza. Quindi è inutile che tu ti ostini a trattenermi. Visto che hai già fatto venire due ragazze, è una buona occasione per intrattenerti amichevolmente con loro o per scherzare e divertirti un po'. Io che ci starei a fare? Non sono un vecchio maestro taoista che vorrebbe mangiare carne di maiale fredda (11). Allora, perché dovrei fingere?"
Huáng Rénruì disse: "Voglio solo discutere con te dei loro problemi." Si alzò, sollevò le maniche dell’abito di Cuìhuán, scoprendole le braccia, e disse a Lăo Cán: "Guarda, queste cicatrici sono orribili!"
Lăo Cán guardò e vide che le braccia della ragazza erano ricoperte di striature bluastre e di puntini violacei.
“Queste sono solo le braccia” disse Huáng Rénruì: " Penso che il corpo sia in uno stato ancor più pietoso. Cuìhuán, spogliati e facci dare un'occhiata."
A quel punto gli occhi di Cuìhuán si riempirono di lacrime, che lei cercava con tutte le sue forze di trattenere. Quando Huáng Rénruì la tirò per la mano, cominciò a piangere a dirotto.
"Che cosa volete vedere?” si lamentò “Mi sento così imbarazzata”.
“Sei stupida, ragazza?” le domandò Huáng Rénruì” Di che cosa hai paura? Ti vergogni ancora di ciò che fai per vivere?". (12)
“Non dovrei vergognarmene?” piagnucolò Cuìhuán.
Anche Cuìhuá in quel momento aveva le lacrime agli occhi e disse: "Non fatela svestire". Girò la testa come per guardare fuori dalla finestra e sussurrò qualcosa all'orecchio di Huáng Rénruì, che annuì e non disse nulla.
Lăo Cán, ancora sdraiato sulla piattaforma rialzata, pensava tra sé : "Sono delle brave ragazze. Quante energie hanno speso i loro genitori e quante difficoltà hanno affrontato per farle crescere. Se i bambini fanno i monelli e si procurano dei graffi sulla pelle, i genitori non solo li consolano con le loro carezze, ma ne sono profondamente amareggiati. Se vengono picchiati da altri bambini, i genitori si arrabbiano moltissimo. L’affetto e la cura dei genitori per i figli superano ogni immaginazione. Chi penserebbe mai che, dopo aver allevato amorevolmente una figlia, un padre, ridotto agli estremi dalla fame, dall’ oppio, dal vizio del gioco, dai processi, possa, senza neppure rendersi conto di ciò che fa, venderla ad un bordello, dove sarà trattata con una brutalità indescrivibile?"
Tutto ciò che Lăo Cán aveva visto e sentito nella sua vita gli ricordava quanto fossero crudeli, dappertutto, le “madame”. (13) Sembrava che fossero state addestrate tutte dallo stesso istruttore, usavano sempre gli stessi metodi. Pensando a questo, si sentì pieno di rabbia e di tristezza. Le lacrime cominciarono a sgorgargli dagli occhi, ma non se ne vergognò.
Tutti rimasero pensosi, in silenzio.
Si vide, all’esterno, un uomo che consegnava dei bagagli (14) ad un domestico di Huáng Rénruì, il quale li portò nella stanza interna dell’appartamento. (15) Uscito dalla stanza, il domestico disse a Huáng Rénruì :"Occorrerebbe chiedere al signor Tiĕ la chiave della sua stanza, per poterci portare i bagagli di Cuìhuán".
“Lasciali nella stanza del tuo padrone” ribattè Lăo Cán.
"Dai! Dai!” esclamò Huáng Rénruì “Smettila di mangiare carne di maiale fredda e dammi la chiave."(16)
“Niente affatto! “replicò Lăo Cán “Non te la darò”.
"Ho già concordato tutto ed ho già pagato per la compagnia della ragazza” insistette Huáng Rénruì “Perché non vuoi darmi la chiave?"
Lăo Cán disse: "Non importa se hai già pagato. Ti restituirò i soldi domani. Visto che hai già pagato, la ‘madama’ non avrà nulla da ridire e non avrà motivo di prendersela con la ragazza. Di cosa c'è da aver paura?"
"Se davvero la rimanderete indietro, la picchieranno, perché diranno che ha offeso i clienti.” intervenne Cuìhuā.
"Ho trovato un’altra soluzione” disse Lăo Cán” Rimandala indietro questa notte e dí loro che la chiamerò di nuovo domani. Così andrà tutto bene. Inoltre, sei tu quello che ha prenotato la ragazza. Io, che cosa c’entro? Comunque sia, preferisco pagare e starmene tranquillo.”
Huáng Rénruì disse: "Ma io l’ho fatta venire proprio per te. Ieri sera ho trattenuto Cuìhuā per la notte. Come potrei rimandarla indietro stasera? Stiamo cercando tutti un modo di ingannare la noia. Non sei assolutamente tenuto a fare qualcosa di cui non hai voglia. Cuìhuā è rimasta tranquillamente seduta nella mia stanza fino all'alba e non abbiamo fatto altro che conversare. (17) Pensaci! Facendo così, non ci annoiamo troppo ed evitiamo alle ragazze di essere di nuovo picchiate.
Non ti sembra una buona azione? L’ho fatto perché conosco le loro regole. Una ragazza che non passi la notte con il cliente, sarà privata della cena. Se ritorna prima che faccia buio, non soltanto rimarrà fino a tarda notte con lo stomaco vuoto, ma non potrà comunque evitare le botte, perché la ‘madama’ dice sempre che, se si fosse comportata bene, sarebbe rimasta fino al mattino. Perché, invece, il cliente l’ha rimandata indietro? Significa che non c’è stata una buona intesa e che la ragazza non è piaciuta, valida ragione per picchiarla. Ecco perché ho mandato a dire alla tenutaria che avevamo trattenuto tutte e due le ragazze. Non hai notato che il servitore del bordello ha ordinato a Cuìhuán di mangiare? Era un segnale chiaro."(18)
Allora Cuìhuā disse a Cuìhuán: “Dovresti supplicare tu stessa il signor Tiĕ che abbia un po’ di compassione per te.”
“Non pretendo niente e sono disposto a pagare.” ribattè Lăo Cán” Lasciate che la ragazza torni a casa. Lei non avrà problemi e anch’io starò un poco in pace”.
“Voi ve ne starete in pace” replicò Cuìhuā, tirando su col naso ”ma lei no”.
Cuìhuán si rivolse a Lăo Cán e gli disse: “Signor Tiĕ, voi mi sembrate una persona molto gentile. Perchè non potete mostrarvi un briciolino più comprensivo con noi ragazze? La piattaforma rialzata nella vostra stanza è larga dodici piedi ed il vostro letto ne occupa soltanto tre. Rimangono liberi nove piedi. (19) Non sareste disposto a darmi riparo per una notte? Se lo voleste, potrei prepararvi tutto ciò che è necessario per fumare, farvi bollire e servirvi il tè, ma, anche se la cosa non vi piace, siate tollerante, ve ne prego, e lasciatemi un angolino per passarci la notte. Sarebbe davvero un grande favore!"
Lăo Cán mise una mano in tasca, ne tirò fuori la chiave, la porse a Cuìhuā e le disse: "Fai quello che vuoi, ma non spostare i miei bagagli".
Cuìhuā si alzò, prese la chiave e la diede al domestico, dicendogli: " Per favore, raccogli i bagagli! Falli portare dal cameriere nella stanza del signor Tiĕ e, dopo che sarà uscito, chiudi di nuovo a chiave la porta. Avanti per favore!"
Il domestico prese la chiave e si allontanò.
Lăo Cán accarezzò il viso di Cuìhuán e le domandò: "Da dove vieni? Come si chiama la tua padrona? Quanti anni avevi quando ti hanno venduta?"
"La mia 'madama' si chiama Zhāng."(20) cominciò a rispondere Cuìhuán, ma si fermò subito, tirò fuori un fazzoletto dalla manica e si mise ad asciugarsi le lacrime. Se le asciugò molte volte senza più parlare.
Lăo Cán le disse: "Non piangere! Ti ho chiesto di raccontarmi di te e della tua famiglia soltanto per distrarti un po?. Se non vuoi parlare, non sei obbligata a farlo. Non devi agitarti."
"Io non ho più una famiglia!" gli rispose Cuìhuán.
"Non arrabbiatevi! “ intervenne Cuìhuā “Questa ragazza ha soltanto un carattere difficile, ed è per questo che spesso la picchiano. In realtà, non c'è da stupirsi che sopporti male la situazione in cui si trova. Due anni fa, la sua famiglia era ancora ricca, ma l'anno scorso l’hanno venduta alla tenutaria del nostro bordello. Non aveva mai dovuto affrontare condizioni di vita così dure da quando era bambina e ha cercato di cavarsela come meglio poteva. A dire il vero, la nostra ‘madama’ è la più`gentile e comprensiva che ci sia, ma temo che, l’anno prossimo, Cuìhuán le vedrà molto più brutte di quest’anno.” (21)
Nel sentire queste parole, Cuìhuán si coprì il volto, singhiozzando.
"Ehi, ragazza! Perché non vuoi fare il tuo lavoro?” la apostrofò Cuìhuā “ Cerca di capire! I signori ti hanno fatta venire qui per divertirsi e tu invece stai piangendo a dirotto. Non ti accorgi che li stai offendendo, Cuìhuán? Smettila di piangere!"
Lăo Cán disse: "Non importa! Non importa! È giusto lasciarla piangere. Pensate a quanta rabbia ha nel cuore. In quale altro posto potrebbe piangere? Sono estremamente rari coloro che non si lasciano mai prendere dallo sconforto. Lasciamola piangere quanto vuole, sarà un sollievo per lei. " Diede un buffetto a Cuìhuán e le disse: "Piangi pure liberamente, so che il signor Huáng è un uomo senza preconcetti. Piangi quanto vuoi, va bene così”
Accanto a lui Huáng Rénruì esclamò a voce alta: "Piccola Cuìhuán, brava ragazza, piangi! Avanti, ti prego. Caccia fuori con il tuo pianto tutta la rabbia che anch’io ho in corpo”. (22)
Nel sentire queste parole, tutti si misero a ridere. Perfino Cuìhuán, che stava piangendo con il viso coperto, non potè fare a meno di ridacchiare. Sapeva che non doveva piangere davanti ai clienti, ma quando Lăo Cán le aveva chiesto da dove venisse e Cuìhuā aveva ricordato che, appena due anni prima, lei era una ragazza ricca, si era rattristata ed era scoppiata in un pianto dirotto. Quando aveva sentito Lăo Cán esprimere il proprio turbamento e dire che bisognava lasciarla piangere quanto voleva, giacché per lei sarebbe stato un sollievo, aveva pensato: "Da quando sono finita nei guai, nessuno è mai stato così premuroso con me. Ciò dimostra che non tutti gli uomini trattano le ragazze come spazzatura. Chissà se al mondo ci sono molte persone come lui ? Quante avrò la fortuna di incontrarne nella mia vita? Però, visto che ne ho incontrata una, ce ne dovrebbero essere anche altre". Concentrandosi su questa riflessione, aveva dimenticato i tristi pensieri di poco prima. Aveva teso l'orecchio per ascoltare che cosa stavano dicendo ed aveva sentito che Huáng Rénruí si era rivolto improvvisamente a lei e le aveva chiesto di piangere anche per lui. La richiesta le era parsa così comica. Ancora con le lacrime agli occhi, guardò Huáng Rénruí e si mise a ridere. Quando la videro ridere, l’ilarità generale non ebbe più freno. Cuìhuán non sapeva più cosa fare. Vedendoli sghignazzare senza ritegno, non potè far altro che unirsi alle loro risate.
“Per piangere, ho pianto, e, per ridere, ho riso” concluse Lāo Cán” però vorrei ancora sapere qualcosa. Com è che due anni fa Cuìhuán era ancora ricca? Tu devi spiegarmelo, Cuìhuā”.
“Cuìhuán” gli spiegò Cuìhuā “ viene dalla conte di Qídōng. Il suo cognome è Tián. La sua famiglia possedeva più di tredici ettari (23) di terra fuori dalla porta meridionale di Qídōng e un negozio di alimentari in città. I suoi genitori avevano soltanto lei e un fratellino, che ora deve avere cinque o sei anni. C’era anche la vecchia nonna. La maggior parte dei terreni situati lungo il fiume Dàqíng erano coltivati a cotone e un mǔ di terra era valutato a più di 100 tael d’argento. (24) Più di 13 ettari di terra valevano dunque più di 20.000 tael d’argento, non è vero? Se, come dice il proverbio “ chi ha in casa 10.000 tael è un ricco”, lei, che apparteneva ad una famiglia con un patrimonio di 30.000 tael, non era forse molto ricca?”.
“Come ha fatto a diventare povera?” domandò Lāo Cán.
“È stata una cosa rapidissima.” le rispose Cuìhuā “In meno di tre giorni la famiglia di Cuìhuán ha perso tutto. È successo tutto l’anno scorso. Il Fiume Giallo straripa ogni due o tre anni, non è vero? Il governatore Zhuāng era molto inquieto. Si dice che si sia rivolto ad un uomo del sud, un famoso esperto, e che costui, mostrandogli un libro, gli abbia spiegato che i problemi derivavano dal fatto che l’alveo del fiume era troppo stretto e che, per risolverli, era sufficiente allargarlo. Sarebbe bastato abbandonare gli sbarramenti esistenti e ricostruire gli argini in posizione più arretrata. (25)
(segue)
NOTE
1) La domanda ingenua di Cuìhuán solleva l’importante problema della materia poetica. La poesia può trattare soltanto temi solenni e passioni amorose? Lăo Cán risponde che qualsiasi argomento può essere oggetto di poesia.
2) Xī Shī 西 施 è una fanciulla vissuta nel Regno di Yuè 越 國 all'inizio del V° secolo a.C. che divenne leggendaria per la sua avvenenza. ( È la prima, in ordine cronologico, delle Quattro Grandi Bellezze: 西 施 Xī Shī, 王 昭 君 Wáng Zhāojūn, 貂 蟬 Diāo Chán e 楊 貴 妃 Yáng Guìfēi ). Xī Shī fu inviata dal re Gōujiàn di Yuè 越 王 勾 踐 alla corte del suo nemico, il re Fūchāi di Wú 吳 王 夫 差, con il segreto incarico di sedurlo. La ragazza riuscì così bene nella sua missione che il re Fūchāi, follemente innamorato di lei, trascurò sempre di più gli affari di Stato ed alla fine non fu più in grado di resistere agli attacchi del Regno di Yuè.
3) Wáng Qiáng 王牆, generalmente nota con il nome di cortesia di Wáng Zhāojūn 王昭君, entrò nell’harem imperiale all’epoca dell’imperatore Yuán dei Hàn 漢 元 帝 (48-33 a. C.). A causa del gran numero di concubine alloggiate nel palazzo, l’imperatore non si recava personalmente a cercare quella con cui avrebbe trascorso la notte, ma la sceglieva sulla base dei ritratti ( l’equivalente delle moderne fotografie ) dipinti dal pittore di corte Máo Yánshŏu 毛 延 壽. Le concubine avevano perciò l’abitudine di dare generose mance al pittore affinché le dipingesse ancor più belle di quello che erano. Wáng Zhāojūn , forse perché convinta della propria bellezza, o forse perché povera ( è questa la versione di Lĭ Bái), non offrì mance al pittore, il quale ne fece un ritratto molto mediocre. L’Imperatore, visto il ritratto e ritenendo che la concubina fosse più brutta delle altre, non sentì mai il desiderio di convocarla. In quel periodo il re degli Xiōng Nú ( 匈 奴 “Unni” ) Hūhánxié 呼 韓 邪 stava negoziando con l’Imperatore ed aveva chiesto, per accettare di concludere un trattato di non aggressione, di “ricevere in moglie una gran dama della Corte imperiale”. L’Imperatore acconsentì di malavoglia a questa richiesta di un “matrimonio diplomatico” e diede ordine al sovrintendente dell’harem di inviargli, dopo averla acconciata ed ingioiellata come una vera principessa, quella che riteneva fosse la meno graziosa delle concubine. Quando Wáng Zhāojūn apparve nella Sala del Trono, dove l’attendevano l’Imperatore ed il re degli Unni, tutti furono sbalorditi dalla sua bellezza e l’Imperatore si chiese con dispetto come avesse potuto prodursi un tale malinteso, ma ormai era troppo tardi per rimediare. Wáng Zhāojūn, che da allora fu chiamata Míngfēi 明 妃 (“La concubina splendente”), dovette partire, con il suo nuovo marito, per le steppe della Mongolia e l’Imperatore si consolò facendo tagliare la testa al pittore che gli aveva nascosto l’esistenza di una tale bellezza.
4) Cuìhuán cita qui un modo di dire usato per descrivere il leggendario fascino delle Quattro Bellezze ( Xī Shī 西 施 , Wáng Zhāojūn 王昭君, Diāo Chán 貂蟬 e Yáng Yùhuán 楊玉環 ): la loro bellezza “ affonda i pesci, fa cadere gli uccelli, eclissa la luna e umilia i fiori” ( 沉魚落雁,閉月羞花 “chén yú luò yàn, bì yuè xiū huā”).
5) Cuìhuán si domanda ironicamente quale fascino potessero avere quelle leggendarie fanciulle se fosse vero, come affermano con enorme faccia tosta nei loro versi gli improvvisati poeti della notte, che le giovani prostitute eguagliano o addirittura superano la loro bellezza.
6) L'unità monetaria cinese era il “liăng” 兩 (detto dagli Occidentali “tael”), che valeva un oncia d'argento, cioè 37,72 grammi. Il “qián” 錢 era una monetina di rame recante al centro un foro di forma quadrata. Mille “qián” legati assieme da una cordicella costituivano una legatura del valore di un “liáng”. Duecento “qián” corrispondevano quindi a circa 7 grammi d’argento.
7) Ho tradotto il termine 煙槍 (“yăn qiăng”), letteralmente”rivoltella da fumo” con “bocchino”, perché nel romanzo non si fa mai esplicito riferimento all’oppio. Nondimeno, tutto il contesto lascia pensare che Huáng Rénruì stia fumando oppio. Il termine 煙槍 (“yăn qiăng”) designa infatti la pipa utilizzata per fumare l'oppio, che ha preso il nome dalla sua forma, la quale ricorda l’aspetto di una pistola
8) Il proverbio recita: 當局者迷,旁觀看清 (“dāng jú zhě mí, páng guān kàn qīng), vale a dire:”Chi sta facendo qualcosa è confuso, ma chi guarda dal di fuori vede con chiarezza”.
9) La peonia è conosciuta in Cina come “la regina dei fiori” e simboleggia ricchezza e prosperità, bellezza e onore.
10) Ho tradotto con “profondo del petto” il termine 丹田 (“dāntián”), letteralmente “campo di cinabro”. Questo termine indica, nella medicina tradizionale cinese, il luogo del corpo in cui viene conservata e accumulata l’energia (气 ”qí”), che poi si irradia da esso nei diversi meridiani del corpo. l “dāntián” sono tre, ma è generalmente considerato come il vero “dāntián” il “campo di cinabro inferiore” (下丹田 “xià dāntián”), posto nell' addome, approssimativamente tre o quattro dita sotto l'ombelico. In senso figurato, le parole che provengono dal ventre, cioè dalla parte più profonda del corpo umano, sono molto più meditate e sincere delle parole che provengono dalla gola, per loro natura più leggere e superficiali.
11) Lăo Cán ci offre qui una versione personalizzata di un modo di dire popolare (癩蛤蟆想吃天鵝肉 “làihámá xiǎng chī tiān'é ròu=”il rospo vuole mangiare carne di cigno”. Lăo Cán non ha voglia ( e sa che non sarebbe neppure in grado) di trascorrere una notte di sesso e di baldoria.
12) Huáng Rénruì, seppur animato dalle migliori intenzioni, ci appare qui un po’ grossolano. Quando, senza tante formalità, invita Cuìhuán a denudarsi e poi si stupisce della sua reazione emotiva, mostra di ignorare totalmente la timidezza e la sensibilità di quella che è ancora una ragazzina.
13) Il termine 鴇兒 (“băo’ér”) indica generalmente la tenutaria di un bordello.
14) Il termine usato per indicare i bagagli è 一捲行李(“ yī juăn xínglĭ”), letteralmente “un rotolo di bagagli”. Le cose che i viaggiatori portavano con sé non erano infatti chiuse in una valigia (oggetto allora ignoto in Cina), bensì avvolte in un tappeto, una coperta o un grosso pezzo di stoffa.
15) Il termine 裡間 (“ lǐ jiān “) indica la “stanza interna” dell’appartamento.Come abbiamo visto Huáng Rénruì occupava quella che potremmo chiamare una “suite”, costituita da un salotto e da un paio di camere da letto.
16) La dottrina taoista vieta ai suoi fedeli di mangiar carne, in particolare carne di maiale. Chi mangia carne non può dunque essere un buon taoista, anche se finge di esserlo. Mi sembra di poter cogliere in questa frase un senso ironico: Huáng Rénruì invita scherzosamente l’amico a non fingere di essere quel rigido moralista che forse non è.
17) Huáng Rénruì precisa che Lăo Cán non sarà tenuto a far sesso con la ragazza. Ciò non toglie che la sua richiesta costituisca comunque una forte intrusione nella vita privata dell’amico.
18) Troviamo qui spiegato perché il musicante inviato dal bordello per suonare durante la serata, abbia insistentemente invitato Cuìhuán a mangiare con gli altri. Lo stare in disparte indicava infatti un atteggiamento di ritrosia che poteva facilmente indisporre i clienti.
19) Un “piede”( 尺 “chǐ “) misura circa 30 centimetri. Dodici piedi corrispondono dunque a 3,60 metri circa, mentre lo spazio del letto, che è di tre piedi, corrisponde a circa 90 centimetri.
20) La ragazza risponde con evidente disagio alle domande che le sono rivolte da Lăo Cán. L’espressione 你鴇兒姓 (“ní băo’ér xíng”) significa evidentemente il "cognome della padrona", in quanto, nel gergo della prostituzione, 鴇兒 (“ băo’ér”) vuol dire) “prostituta”, "mezzana", "tenutaria di un bordello". Anche il termine "madre" assume in questo gergo il significato di *madama".
21) Le difficoltà di comprensione di taluni passi derivano dal fatto che alcune parole come “madre”, “sorella”, “zia” assumono nel linguaggio delle prostitute un significato assai diverso. Nei precedenti capitoli, ad esempio, Cuìhuā e Cuìhuán vengono dette “sorelle”, mentre da questa frase sembra risultare che non lo siano. L’apparente incoerenza trova presumibilmente una spiegazione nell’abitudine delle giovani prostitute di chiamarsi vicendevolmente con l’appellativo di “sorella”..
22) Huáng Rénruì, costretto dalle convenzioni sociali a reprimere l’espressione dei sentimenti, trova giusto che almeno ad una povera ragazza sia concesso di dare libero sfogo alle proprie emozioni. Gli altri, tuttavia, intendono la sua frase come una battuta scherzosa e si mettono a ridere.
23) Il “qĭng” 頃 è un’unità di misura agraria che corrisponde a 100 “mǔ”, vale a dire a 6, 67 ettari.
24) Il “mǔ” 畝 è un’unità di misura agraria equivalente a 666,66 metri quadrati. Se il valore di mercato di un “mǔ” supera i 100 tael d’argento, il valore di più di 13 ettari di terra coltivabile, che corrispondono a circa 195 “mǔ”, supererà facilmente i 20.000 tael d’argento.
25) La soluzione qui proposta appare ragionevole. Se il fiume esonda periodicamente e inonda le terre circostanti, è logico allargarne l’alveo in modo che l’acqua possa continuare a scorrere senza problemi anche in caso di piena. Come vedremo, tuttavia, il provvedimento viene attuato all’improvviso, senza adottare alcuna misura a favore di coloro che abitano e coltivano le terre che dovranno essere abbandonate, i quali ne subiranno in pieno le conseguenze catastrofiche.