Capitolo XIV
“Passate le tre “ continuò Cuìhuā “ il vento si placò, la pioggia cessò, le nuvole si dispersero e la luna rifece capolino, chiara e luminosa. Non si riusciva a vedere che cosa fosse successo all’interno dei villaggi. Si salvarono soltanto coloro che si trovavano accanto all'argine, o coloro che, essendo riusciti ad aggrapparsi a pannelli di porte, a tavoli, a sedie o a panche, poterono galleggiare sino all'argine e salirvi sopra. Alcuni, che abitavano sull'argine, porsero pertiche di bambù a coloro che si dibattevano nell’acqua e molti furono ripescati in questo modo. Le persone salvate tirarono un sospiro di sollievo ma si accorsero poi che tutta la loro famiglia era scomparsa e che non avevano più nessuno. Tutti si lamentavano amaramente. Alcuni invocavano i genitori, altri piangevano mogli o mariti, altri soffrivano per i figli. Un solo grido di dolore si levava per un tratto di più di 250 chilometri. Non pensate che sia stato terribile?"
"Il quindicesimo giorno del sesto mese lunare” raccontò Cuìhuán” io e mia madre ci trovavamo nel nostro negozio presso la porta meridionale della città. Nel cuore della notte, sentimmo qualcuno gridare: ’Arriva l’acqua!'.(1) Tutti si alzarono in fretta. Faceva molto caldo e la maggior parte delle persone dormiva in cortile in giubba e pantaloni. Rientrarono subito tutti in casa quando cominciò a piovere. Eravamo ancora mezzi addormentati, quando udimmo delle grida fuori. Corremmo in strada e vedemmo che i portoni dei cortili erano aperti (2) e che la gente si precipitava fuori dalle case. All’esterno delle mura c’era una piccola diga, alta circa un metro e mezzo, che serviva ogni anno per bloccare e far defluire verso la campagna l'acqua delle piene (3). Tutti uscirono a controllarla. Pioveva a dirotto, poi smise di piovere, ma il cielo era ancora coperto. All'improvviso vidi gente fuori dalle mura che correva disperatamente verso la città. Vidi anche i funzionari della contea, scendere dalle loro portantine, correre in città e salire sulle mura. Si sentì un ordine dato ad alta voce: "Chi si trova fuori città non prenda nulla con sé. Dite alla gente di affrettarsi ad entrare in città. Le porte verranno chiuse. Non possiamo più aspettare!". Salimmo anche noi sulle mura e vedemmo che molte persone stavamo ammassando cestelli di giunco (4) riempiti di terra. Ad un certo punto, il magistrato della contea urlò: " Sono entrati tutti. Chiudete la porta! In fretta!". Dopo che la porta fu chiusa, i cestelli pieni di terra preparati sulle mura, furono accatastati sul retro della porta per rinforzarla.
Un mio zio di nome Qí, che viveva fuori città, era salito anche lui sulle mura. Nel frattempo le nuvole si erano allontanate e brillava la luna. Mia madre vide lo zio e gli domandò: "Perché quest'anno la situazione è così grave?" Zio Qí le rispose: "È vero che è grave! Negli scorsi anni, l’acqua saliva all’inizio meno di una quarantina di centimetri (5) ed anche al momento della piena superava di poco i sessanta centimetri e non raggiungeva mai il metro di altezza. Se ne andava, per così dire, prima ancora che ci fossimo messi a tavola, senza mai salire molto oltre i sessanta centimetri.. Quest'anno l’alluvione è davvero catastrofica! L’acqua era già alta una quarantina di centimetri quando è arrivata, ed è salita in un attimo ad oltre settanta centimetri. Il magistrato della contea si è reso conto che la situazione era preoccupante e, temendo che i piccoli villaggi dei dintorni non potessere essere difesi, ha ordinato alla gente di rifugiarsi in città. Quando ha dato l’ordine il livello dell’acqua era già salito ad un metro e mezzo. Non vedo mio fratello maggiore da due giorni. Sono molto preoccupato al pensiero che possa trovarsi nella fattoria.”
Mia madre cominciò a piangere mormorando:”È così! È proprio così!”. In quel momento, si sentì un trambusto sulle mura della città. La gente che si era raccolta sulle mura cominciò a scendere in gran fretta urlando: “La piccola diga! (6) La piccola diga! Sta cedendo!”. Mia madre si sedette piangendo e dichiarò "Morirò qui! Non tornerò mai più a casa!". Non potei far altro che piangere con lei. Sentivo la gente dire: "L'acqua scorre attraverso le fessure della porta della città!". Innumerevoli persone correvano di qua e di là, entravano nelle case, nei negozi e nei magazzini, afferravano coperte o vestiti. Ben presto, i vestiti dei negozi di abbigliamento che si aprivano sulle strade e le stoffe dei negozi di tessuti furono usati per imbottire le fessure della porta della città. Ma non servì a nulla. Ad ogni istante, sentivo la gente che commentava sconsolata: “L’acqua sta passando”. Poi sentii gridare: "I sacchi e i cestelli di terra non bastano a bloccare le infiltrazioni”.Una gran folla corse anche al mio negozio per prendere i sacchi di prodotti alimentari e fare con essi uno sbarramento dietro la porta. Quando videro che non era rimasto più nulla, si precipitarono sulla carta della vicina cartoleria e sul cotone della cotoneria.
A quel punto, il cielo si era rischiarato e mia madre era svenuta piangendo. Non avevo altra scelta che sedermi e aspettare. Continuavo ad ascoltare la gente che diceva: "Questa alluvione è davvero enorme! I tetti delle case fuori città sono già sommersi! L'acqua è alta più di tre metri! (7) Non ho mai sentito parlare di un'alluvione così catastrofica!".
Più tardi, alcuni commessi del nostro negozio arrivarono e riportarono indietro me e mia madre. Quando tornammo al negozio, trovammo un disastro. Un commesso diceva: "Tutti i sacchi di grano depositati nel negozio sono stati utilizzati per rinforzare la porta della città. Il grano sfuso è stato rubato dagli sciacalli, che non mancano mai in queste occasioni. I chicchi sparsi per terra sono stati spazzati via dall’acqua. Di tutto il grano che avevamo in negozio, ne rimangono ancora cento o centocinquanta chili". (8)
Si erano rifugiate nel nostro negozio, due donne anziane, che venivano dalla campagna. Quando avevano sentito dell'alluvione, avevano pensato che tutti, giovani e vecchi, sarebbero morti. PIangevano e volevano morire.
Il sole era ormai alto nel cielo, quando , finalmente, i commessi del negozio svegliarono mia madre. Bevemmo tutti qualche sorso di zuppa di miglio. Mia madre, destatasi, aprì gli occhi, si guardò intorno e domandò: "Dov'è la nonna?".
"Sta dormendo in casa.” le risposero” Non abbiamo osato disturbarla".
"Dobbiamo pregarla di alzarsi” disse mia madre” e invitarla a mangiare qualcosa!".
Quando entrammo in casa, non capivamo se la nonna dormiva o era stata paralizzata dallo spavento. Le passarono una mano dinanzi alle narici e si accorsero che non respirava più. Allorché mia madre se ne rese conto, vomitò due bocconi della zuppa che aveva appena mangiato, ebbe uno sbocco di sangue e svenne di nuovo. Per fortuna, la vecchia Wáng, che stava tastando il corpo della nonna, si mise improvvisamente ad urlare: "Non preoccupatevi! La bocca dello stomaco è calda!".(9) Cominciò a soffiare aria nella bocca della nonna e gridò che le portassero subito un brodo allo zenzero.(10) Nel pomeriggio, le condizioni della nonna migliorarono ed anche quelle di mia madre. Eravamo salvi.
Due commessi parlavano nel cortile.
"Ho sentito dire che l'acqua dinanzi alla città è alta cinque metri. Ho paura che queste vecchie mura non reggano. Se l’acqua entra in città, temo che nessuno riuscirà a salvarsi!" diceva uno di loro.
“Non credo che la situazione sia così disperata.” gli rispondeva l’altro ”Il fatto che il magistrato della contea sia rimasto in città mi lascia pensare che abbiano trovato una soluzione ”.
Ho sentito anch’io raccontare questa storia (11) ” osservò Lăo Cán rivolgendosi a Rénruì “. Di chi è stata l’idea e a quale libro si è ispirato? Tu lo sai, per caso?"
"Sono arrivato in questa zona nell'anno “della tigre di metallo” (12), e tutto ciò è accaduto nell'anno precedente, l’anno del “bue di terra”(13). Ho sentito menzionare questo fatto anche da altri, ma non so se sia vero o no. Dicono che l’idea sia venuta a Shǐ Jūnfǔ (14), il quale si sarebbe ispirato alle " Tre Strategie per il Controllo del Fiume" di Jiǎ Ràng (15). Shǐ Jūnfǔ avrebbe ricordato come risultasse da questo libro che gli antichi regni di Qí, Zhào e Wèi erano divisi tra di loro dal Fiume Giallo. Zhào e Wèi erano circondati da montagne, mentre Qí giaceva in pianura. Qí costruì una diga a una dozzina di chilometri dal letto del fiume. Quando la piena del fiume raggiungeva la diga di Qí ad est, l’acqua si riversava ad ovest nei territori di Zhào e di Wèi. Anche questi ultimi pertanto costruirono dighe dalla loro parte, ad una dozzina di chilometri dal corso del fiume. Il giorno in cui si riuniva la commissione incaricata della gestione delle acque fluviali, Shǐ Jūnfǔ avrebbe indicato a ciascuno dei funzionari i passaggi sopracitati, così commentandoli: “Si può constatare che, durante il Periodo degli Stati combattenti, la distanza di circa 25 chilometri tra la grande diga innalzata ad oriente del fiume e quelle innalzate ad occidente fu sufficiente ad evitare disastri. Oggigiorno, gli argini costruiti dalla popolazione distano fra di loro non più di 1500-2000 metri, mentre la distanza fra le grandi dighe è inferiore a 10 chilometri, meno della metà della distanza che esisteva nei tempi antichi. Se non si abbandonano gli argini costruiti a ridosso del corso del fiume, i disastri causati dalle piene non finiranno mai.” Gōngbǎo avrebbe obiettato: “Capisco il ragionamento, ma, all’interno dell’area delimitata dalle dighe, ci sono villaggi, ci sono terreni fertili. Non distruggeremo i mezzi di sostentamento di decine di migliaia di famiglie?”. Shǐ Jūnfǔ avrebbe allora indicato il libro che teneva in mano ed avrebbe invitato Gōngbǎo a leggere un paragrafo delle “Tre Strategie” che diceva quanto segue: “Coloro che fanno di tutto un problema (16) obietteranno che la distruzione di un gran numero di città, campi, case, mausolei e sepolcri indignerà il popolo. Io, Jiǎ Ràng, vi dico: “In passato, quando Yǔ il Grande mise in atto i provvedimenti volti a controllare le piene del Fiume Giallo, tagliò le montagne e distrusse i mausolei che avrebbero bloccato il nuovo corso del fiume: allargò la Porta dei Draghi (17), scavò la Torre di Guardia del fiume Yī (18) , perforò il monte Dǐzhù (19), livellò il monte Jiéshí (20), sconvolse l’aspetto del cielo e della terra (21).E tutto questo fu opera di un uomo. Che cosa si può dire?".Shǐ Jūnfǔ avrebbe anche aggiunto: “L’incapacità di sopportare inconvenienti minori manda in fumo i progetti più grandiosi." Gōngbǎo si sarebbe preoccupato per coloro che abitavano nell’area compresa tra gli argini e le grandi dighe (22). Era possibile che gli argini si rompessero ogni anno senza causare vittime? Era una questione da risolvere una volta per tutte. Jiǎ Ràng aveva scritto: "La dinastia Hàn domina su un territorio di quattro milioni di chilometri quadrati (23), perché dovrebbe lottare con l'acqua per una piccola area? Una volta realizzati questi lavori, il fiume sarà stabilizzato e la gente sarà al sicuro, e non ci saranno problemi per migliaia di anni, quindi questa è la strategia migliore." “La dinastia Hàn” avrebbe argomentato Shǐ Jūnfǔ “aveva soltanto quattro milioni di chilometri quadrati di territorio. Se allora si riteneva che non fosse giusto competere con l'acqua per una lingua di terra, un paese che oggi ha un territorio tre o quattro volte piu grande di quello dominato dalla dinastia Hàn, non farà ridere tutti, dai saggi del passato alle generazioni future, se si metterà a lottare con l’acqua per un briciolo di terra?”. Shǐ Jūnfǔ si sarebbe anche riferito al commento di Chǔ Tóngrén ( 24) in cui si leggono le seguenti affermazioni: "Le tre strategie sono diventate un classico dal quale non si può prescindere, ma a partire dalla dinastia Hàn, coloro che hanno gestito il fiume hanno generalmente utilizzato strategie di qualità inferiore. Che tristezza! All’epoca delle dinastie Hàn, Jìn, Táng, Sòng, Yuán e Míng, non c’era persona istruita che non conoscesse le "Tre Strategie per il Controllo del Fiume “ di Jiǎ Ràng, libro che equivaleva ai classici e agli insegnamenti dei saggi. Purtroppo, la gestione del fiume non è mai stata affidata a persone colte ed è quindi stato impossibile ottenere grandi risultati." Se Gōngbǎo fosse riuscito a mettere in atto la migliore strategia proposta da Jiǎ Ràng , quest’ultimo non avrebbe forse trovato un degno continuatore duemila anni dopo? La storia avrebber registrato I meriti di Gōngbǎo e li avrebbe immortalati per generazioni! Si dice che Gōngbǎo avrebbe osservato, aggrottando la fronte: "Ma c'è una cosa importante: non posso sopportare di essere la causa della rovina economica di centinaia di migliaia di persone". Due funzionari avrebbero allora proposto: " Decidiamo una volta per tutte. Potremmo trasferire gli abitanti in zone sicure e indennizzarli per le perdite economiche che subiranno". Gōngbǎo si sarebbe detto d’accordo: "Questa è l’unica procedura appropriata da seguire". Ho sentito dire che furono raccolti 300.000 tael d'argento per organizzare l’evacuazione degli abitanti ed indennizzarli delle loro perdite economiche, ma non so perché la cosa non abbia avuto alcun seguito".
Rénruì domandò a Cuìhuán che cosa fosse successo in seguito.”Mia madre decise di ascoltarli (25)” rispose la ragazza ” ma l’acqua sommerse la città e lei annegò!"
"L'anno scorso (26) abitavo anch'io nella contea di Qídóng. “ disse Cuìhuā ” Vivevo in casa della mia terza zia presso la Porta Settentrionale della città. (27) La Porta Settentrionale è vicina all'Argine dei Poveri (28) e sui bordi della grande strada che ne esce ci sono molti bei negozi. I due terrapieni che fiancheggiano la strada non sono piccoli: ho sentito dire che si avvicinano ai quattro metri e mezzo d’altezza. Lì, anche il terreno è alto, quindi l’area della Porta Settentrionale non è stata allagata. Il sedicesimo giorno del sesto mese, sono salita sulle mura della città e ho visto un sacco di cose galleggiare nel fiume, tra cui scatole, tavoli, sedie, panche, finestre e porte. Qua e là, numerosi cadaveri erano trasportati dalla corrente, ma nessuno si curava di raccoglierli. Alcune persone che avevano soldi volevano andarsene via, ma non trovavano barche da noleggiare."
"Dove stavano le barche? Dove erano andate?" domandò Lăo Cán.
"Erano state mandate dall’amministrazione a distribuire panini cotti al vapore." gli rispose Cuìhuā.
"A chi si distribuivano i panini? “domandò ancora Lăo Cán” A che servivano quelle barche?".
"I panini al vapore furono utilissimi!” precisò Cuìhuā." Più della metà degli abitanti dei villaggi era stata spazzata via dall'alluvione, ma gli altri, più accorti, erano saliti sui tetti non appena avevano visto arrivare l’acqua. Quindi, in ogni villaggio, c'erano centinaia di persone rifugiate sui tetti delle case. L’acqua era dappertutto. Dove avrebbero potuto trovare cibo? Alcuni erano così affamati che si erano gettati in acqua per la disperazione.
(segue)
NOTE
1) L’espressione 水下來了(“shuĭ xià lái le), letteralmente “sta venendo giù l’acqua”, potrebbe essere interpretata sia nel senso che si stia scatenando un uragano sia nel senso che gli argini del fiume siano crollati e che l’acqua stia dilagando a valle. L’osservazione che coloro che dormivano nel cortile corrono a rifugiarsi in casa fa propendere per la prima ipotesi.
2) Le case tradizionali cinesi erano abitualmente costruite intorno ad un cortile interno, chiuso da un portone che si affacciava sulla strada.
3) Succedeva spesso che, nei periodi di piena, il fiume rompesse gli argini e provocasse qualche alluvione. Il più delle volte, una piccola diga costruita dinanzi alle mura bastava ad evitare che l’acqua penetrasse in città.
4 )Ho tradotto il termine 蒲包( “pú bāo”) con “cestelli di giunco riempiti di terra”. Il carattere 蒲(“pú”) designa la tifa o stiancia (nome scientifico: “Typha latifolia”), una specie di canna palustre, detta anche impropriamente “giunco”. Intrecciando le foglie di tifa si fabbricano ceste o cestelli (包 “bāo”), che possono essere riempiti dei più diversi materiali.
5) Il termine 尺 (“chĭ”), normalmente tradotto con “piede”, designa un’unità tradizionale di misura della lunghezza, il cui valore ha variato nel corso del tempo, ma è stato definitivamente fissato nel 1984 a 33 centimetri.
6) Il termine 埝 (“niàn”) indica un terrapieno, un argine di terra, e normalmente si riferisce ai piccoli argini costruiti in mezzo alle risaie per respingere o trattenere l’acqua.
7) Il termine 丈 (“zhàng”) designa un’unità tradizionale di misura della lunghezza, il cui valore ha variato nel corso del tempo, ma è stato definitivamente fissato nel 1984 a 333 centimetri, vale a dire 10 piedi (尺 “chĭ”).
8) Il termine 擔 (“dān”) indica un’unità tradizionale di misura del peso equivalente a circa 50 chilogrammi.
9) Il termine 心口 (“xīnkǒu”), letteralmente “la bocca del cuore” designa la regione centrale del petto, la bocca dello stomaco o il plesso solare (anche se i diversi termini non coincidono esattamente tra di loro). Il plesso solare, che deve il suo nome al suo aspetto simile a quello di una stella, è una rete nervosa situata nella cavità addominale, tra lo stomaco e l’ombelico. Osservando che il plesso solare é caldo, la vecchia domestica capisce che la nonna è ancora viva, anche se paralizzata dallo spavento.
10) La vecchia Wáng pratica alla nonna la respirazione artificiale e chiede che le sia fatoa bere un 薑湯 “jiāng tāng”), cioè un “brodo allo zenzero”. La radice di zenzero (薑 “jiāng”) è largamente utilizzata nella medicina tradizionale cinese per le sue proprietà terapeutiche.
11) La storia a cui ci si riferisce qui è la storia dell’alluvione e del modo in cui furono adottate le misure di sistemazione del bacino fluviale che la provocarono.
12) L’”anno della tigre di metallo” (庚寅 “gēngyín”) è il ventisettesimo anno del calendario sessagesimale cinese, il quale, nell’ambito del ciclo iniziato nel 1863, corrisponde al 1890. Questa data, che è la prima menzionata con chiarezza nel libro, mi induce a retrodatare il viaggio di Lăo Cán, che, con riferimento alla menzione dei Boxer e ad altri particolari, avrei piuttosto datato intorno agli anni 1899-1900.
13) L’”anno del bue di terra” (己丑 “jīchōu”) corrisponde al 1889. L’inondazione di quell’anno distrusse circa 1500 villaggi.
14) Sembra essere qui menzionato Shī Bǔhuá 施補華, il cui nome di cortesia era Jūnfǔ 鈞甫 , consigliere di Zhāng Yào 張曜, governatore dello Shāndōng (“shāndōng xúnfǔ”), nella gestione delle acque fluviali. Il governatore Zhāng Yào 張曜 è menzionato nel romanzo sotto il nome fittizio di Zhuāng Gōngbǎo” 莊宮保). Nella “Cronaca di Liú È”( 劉鶚年譜 “liú è niánpǔ”) di Jiǎng Yìxuě 蔣逸雪 si legge quanto segue: “Il “Viaggio di Lăo Cán” cita una singola volta un certo Shǐ Jūnfǔ 史鈞甫, che, stando alle fonti disponibili, sarebbe Shī Bǔhuá 施補華, il cui nome di cortesia era Jūnfǔ 鈞甫. I caratteri 史 e 施 hanno un suono simile. Perciò il carattere 史 è stato usato per alludere al personaggio senza svelarne il vero nome. Nel romanzo si racconta che Zhuāng Gōngbǎo, accogliendo un suggerimento errato di Shǐ Jūnfǔ, si ispirò al libro intitolato “Strategie per il controllo del Fiume” di Jiǎ Ràng sotto la dinastia dei Hàn Occidentali, per abbandonare gli argini costruiti dalla popolazione e spostare all’indietro gli argini costruiti dal governo, causando così un disastro che colpì centinaia di migliaia di persone che abitavano presso le rive del fiume. Ciò non è tuttavia storicamente provato”.
15) Jiǎ Ràng 賈讓, un famoso ingegnere idraulico vissuto sotto la dinastia dei Hàn Occidentali 西漢, riteneva che, per controllare le piene del Fiume Giallo, esistessero tre strategie, da lui esposte nel libro intitolato “ Tre Strategie per il controllo del Fiume”( 治河三策 “ zhì hé sān cè”).
La migliore consisteva, a suo parere, nel deviare il corso del Fiume Giallo da Líyáng 黎陽 (oggi contea di Jùn 浚縣, Hénán 河南) verso nord, fino a farlo sfociare in mare. Per realizzarla, sarebbe stato necessario"trasferire gli abitanti di Jìzhōu 冀州 colpiti dall'alluvione, demolire il padiglione Zhēhài 遮害亭 di Líyáng 黎陽 e lasciare che il fiume scorresse verso nord fino al mare”.
La strategia intermedia consisteva nello "scavare numerosi canali nell’area di Jìzhōu 冀州 in modo che la gente potesse irrigare i campi e mitigare la furia dell'acqua".
La soluzione peggiore sarebbe stata quella di "riparare il vecchio argine, aumentare la profondità del letto del fiume e restringerne l’alveo”. Ciò avrebbe comportato “enormi spese di manodopera e non avrebbe evitato frequenti disastri”.
16) Il termine 難者 (“nán zhĕ) indica le persone che trovano tutto difficile, che sollevano obiezioni a qualsiasi cosa e si oppongono a qualsiasi progetto.
17) La Porta dei Draghi 龍門 (“lóngmén”) è una strettoia in cui il Fiume Giallo scorre tra due altissime pareti di roccia. È così chiamata, perché secondo la leggenda, le carpe che risalivano il fiume e riuscivano a rimontare le rapide che si formavano in quest’area si trasformavano in draghi. Nell’ambito degli imponenti lavori di sistemazione idraulica da lui intrapresi, il semimitico imperatore Yǔ il Grande 大禹 fece scavare, su entrambi i lati, le pareti di roccia, ampliando così il passaggio.
Nel “Commento sul Libro delle Acque”( 水经注 “shuǐ jīng zhù”) , opera del 5° secolo d.C., si ricorda che “Yǔ il Grande ampliò il passaggio fino ad una larghezza di 80 passi e i segni degli scavi sono ancora visibili sulla roccia”.
Nell’enciclopedia intitolata “ Le Primavere e gli Autunni del Maestro Lǚ” (吕氏春秋 “lǚ shì chūnqiū”), compilata intorno al 239 a.C., si legge che” un tempo Yǔ il Grande scavò a nord la Porta dei Draghi e terminò il suo lavoro a Liángshān”.
18) La Torre di Guardia del fiume Yī ( 伊闕 “yīquē”) è una strettoia nel corso del fiume Yī circa 2 chilometri a sud della città di Luóyáng 洛阳, nella provincia del Hénán 河南. Yǔ il Grande 大禹 la fece ampliare..
19) Dǐzhù (砥柱 “dǐ zhù”) è il nome di una montagna, che si trova a est di Sānménxiá 三门峡, nella provincia di Hénán 河南, sulle rapide del Fiume Giallo.
20) Jiéshí (碣石 ”jé shí”) è il nome di una montagna.
21) L’espressione idiomatica 墮斷天地之性 (“duò duàn tiāndì zhī xìng”), vale a dire “sconvolgere la natura del cielo e della terra” rende bene l’idea degli enormi lavori ordinati da Yǔ il Grande 大禹.
22) L’adozione della strategia preconizzata un tempo da Jiǎ Ràng implicava l’abbandono della manutenzione degli argini e la costruzione, da entrambi i lati, di grandi dighe ad una decina di chilometri di distanza dal corso del fiume. Era evidente che l’area compresa tra gli argini e le grandi dighe, fittamente abitata e ben coltivata, sarebbe rimasta esposta alle piene del fiume. Una tale strategia non poteva dunque essere realizzata se non provvedendo tempestivamente a traferire la popolazione in zone sicuree ad indennizzarla per le ingenti perdite economiche che avrebbe subito.
23) L’espressione 大漢方制萬里 (“dà hàn fāng zhì wànlǐ “) significa “la dinastia Hàn domina su 4 milioni di chilometri quadrati (10.000 lĭ” quadrati)”. Infatti, poiché il “lĭ” 里 è una misura di lunghezza tradizionale corrispondente a circa 500 metri, 10.000 lĭ al quadrato danno 100 milioni di “lī” quadrati, vale a dire circa 4 milioni di chilometri quadrati. La valutazione di Jiǎ Ràng ci appare tuttavia approssimativa perché, secondo Internet, la dinastia Hàn, nel periodo di massimo splendore, avrebbe controllato un territorio di circa 6 milioni di chilometri quadrati. Anche il calcolo di Shǐ Jūnfǔ appare comunque approssimativo perché l’espressione 數萬里 (“shù wàn lǐ”), vale a dire “alcune decine di miglialia di “lĭ” quadrati, è essa pure abbastanza vaga. A titolo informativo, risulta da Internet che il Celeste Impero sotto la dinastia Qĭng si estendeva su 14.700.000 chilometri quadrati.
24) Chǔ Tóngrén 儲同人 fu un letterato dell’epoca Qīng.
25 Ho interpretato la frase nel senso che la madre di Cuìhuán ascoltando la discussione tra i due commessi del negozio, ne dedusse che la città non correva il pericolo di essere sommersa e prese quindi la decisione fatale di non abbandonarla.
26 L’espressione 那下一年 (“ná xià yīnián”), vale a dire “l’anno prossimo” è manifestamente un refuso, perché, come abbiamo visto, l’alluvione ha avuto luogo l’anno precedente a quello in cui si svolge il viaggio di Lăo Cán.
27) Anche Cuìhuā, viveva nella stessa città, ma in un’altra zona, quella della Porta Settentrionale.
28 ) L’enciclopedia Bǎidù Bǎikē 百度百科 spiega che 離民 (léi mín) deve essere un refuso per 羸民(”léi mín”), che significa “povera gente”. L’espressione 羸民埝("léi mín niàn”) significherebbe dunque “Argine dei Poveri”.
29) Il termine 饅頭 (“mántóu”) designa un panino cotto al vapore.