sulle rive del fiume azzurro
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Lù Hèzhēng 路 鶴 徵, conosciuto anche sotto lo pseudonimo di 路 湘 舞 Lù Xiāngwŭ, è un poeta del XVII° secolo, originario della contea di Huátíng 華 亭 (oggi Sōngjiāng 松 江 ) nella regione di Shànghăi 上 海.

In questa poesia egli compiange la triste sorte di un pappagallo imprigionato in una gabbia.

Forzando un briciolo l’interpretazione, si potrebbe anche pensare ad un’allegoria dell’uomo, costretto dalle sue carenze e dai suoi vizi a chiudersi in uno spazio angusto, sognando le infinite distese celesti in cui solo i saggi possono volare liberamente.





 

                                                Il pappagallo in gabbia
 

In cuore il ricordo di nuvole e cielo,

ma che può mai fare con le ali spuntate?
 

È capace di dire qualche parola,

ma molti si stancano del suo talento .(1)
 

Grande la distanza tra Lóngbăn e Guānhé (2)

Mesi ed anni trascorsi dentro una gabbia. (3)
 

Perderà le sue belle piume turchine.

Che pena! Più che in una poesia di Dù Fŭ. (4)

 

NOTE

1) Hervouet, in  “Anthologie de la poésie chinoise classique” (Ed. Gallimard, Parigi, 1962) traduce: “Sa beauté même ennuie beaucoup de gens”. Il termine 文 采 (“wén căi”) aveva in origine il senso di “talento letterario”, “stile brillante e colorito”. Di qui si è passati con facilità al significato di “bei colori”, “brillantezza”, “bellezza”. Ho pensato che, con questo verso, il poeta intendesse piuttosto riferirsi all’interesse (per altro momentaneo) che suscita una qualità brillante come la capacità di parlare. È pure possibile che egli abbia giocato su entrambe le sfumature di significato.

2) Il termine 陇坂 (“lóng băn” “pendio del drago”) equivale a 龙山 (“lóng shān” “monte del drago”), che designa il Gānsū 甘肃.


Il termine Guānhé (关 河 ”il fiume della frontiera”) designa un piccolo corso d’acqua che scorre nel Jiānsū  江 苏.


Mi sembra tuttavia che intendere questi nomi come precisi riferimenti geografici non aiuti molto a comprendere il senso della poesia.

A mio avviso, essi hanno piuttosto un significato simbolico.

Se leggiamo la poesia di Lú Zhàolín 卢 照 邻 ( circa 634 d.C.-circa 686 d.C) intitolata “Il ruscello della Testa del Drago” (龙 头 水  “lóng tóu shuĭ”), che figura nella raccolta “Canti accompagnati dal flauto orizzontale” (横 吹 曲 辞 “héng chuī qū cí”), vediamo infatti che il Lóngbăn vi è indicato come un monte di altezza infinita dalle cui pendici lo sguardo del soldato spazia fino a raggiungere il villaggio natio (龙 坂 高 无 极, 征 人 一 望 乡 “lóng băn gāo wú jí, zhēng rén yī wàng xiāng”), mentre il Guānhé viene invece visto come un confine che ricorda la lontananza da casa: ”Al fiume della frontiera ho salutato le acque che fuggivano, la piazzaforte nel deserto ha spezzato il cuore pieno di nostalgia”.(关 河 别 去 水 沙, 塞 断 归 肠  “guān hé bié qù shuĭ, shā sāi duàn guī cháng”).

In questa prospettiva, appare ragionevole pensare che il Lóngbăn simboleggi la libertà, il movimento, il ritorno a casa, il Guānhé la reclusione, l’immobilità, l’esilio.

Potremmo dire che, per il pappagallo prigioniero, Lóngbăn è l’infinità del cielo, Guānhé sono le sbarre della sua gabbia.
 


3) Il testo cinese reca il termine 雕 笼 (”diāo lóng”) che significa letteralmente “gabbia intagliata”. Le gabbiette per gli uccelli erano intagliate con molta finezza e costituivano spesso vere opere d’arte.

4) Era considerato elegante chiudere una poesia con un effetto inaspettato. Qui la sorpresa sembra provenire dalla menzione ironica di Dù Fŭ, i cui versi erano proverbiali per la loro tristezza.





 


                                                  LÓNG ZHōNG YĭNGWŭ

                                                笼中鹦鹉
 

zŏng yŏu yùn xiāo zhì

纵有云霄志

qí rú shā yŭ hé

其如铩羽何!

yŭ yán tú zì qiăo

语言徒自巧

wén căi lèi rén duō

文采累人多

lóng băn guān hé yăo

陇坂关河杳

diāo lóng suī yuè

雕笼岁月

cuì jīn hún jĭn

翠衿浑尽

chóu jué bì dù gē.

愁绝少陵歌

 

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