sulle rive del fiume azzurro
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                                                                                         ZHŪ YÍZŪN


Zhū Yízūn 朱 彞 尊( 1629 d.C.- 1709 d.C.) fu un famoso cultore del genere 詞 (“cí”) sotto la dinastia Qīng  清 朝 . Da giovane fu ammirato per il suo talento ed ottenne l’appoggio del famoso letterato Gōng Dĭngzī 龔 鼎 孶. Più tardi fondò, sempre nell’ambito della poesia “cí”, la scuola Zhèxī  ( 浙 西 詞 派 “zhèxī cípài”). Fu influenzato dalle composizioni “cí ” dei Sòng Meridionali 南 宋 朝 , in particolare dall’opera di Jiāng Kuí  姜 夔 e di Zhāng Yán  張 炎.

Ci rimane di lui , tra le altre cose, una raccolta di 83 poesie “cí” intitolata  “Allegria della Musica nella Casa dellaTranquillità” (“Jìngzhìjū Qínqù “  靜 志 居  琴 趣 ) in cui descrive il suo amore proibito per la giovane cognata Féng Shòucháng  馮 壽 常. Quest’opera è considerata una tappa molto importante nello sviluppo del “cí” di stile “yàn” ( 豔 詞   “yàn cí” ).

 

                   .

                                                            Sull’aria di” Sciogliendo i pendagli della cintura “(1)(2)                                                                           

Un decennio ad affilare la spada (3)

ed a procurarmi amicizie a Wŭlíng.(4)

Che m’han giovato tutte le lacrime

ch’ho versato nel corso della mia vita?

Invecchiando, compongo canzonette.

Metà piangono un’esistenza vuota,

le altre cantano riccioli e spilloni.(5)

Non sono un seguace di Qín né di Huáng. (6)(7)

Cerco toni nuovi, imitando Yù Tián.(8)(9)

Vago sulle rive di fiumi e laghi,

buono a preparare feste e canti

per fanciulle imbellettate di rosso.(10)

Non mi nomineranno mai marchese,

neppure quando avrò i capelli bianchi.(11)





NOTE

1) La poesia di cui sopra figura quale introduzione nella raccolta di “cí” intitolata “Allegria della Musica nella Casa della Tranquillità”.

Ciò potrebbe spiegare, a mio avviso, perché troviamo nel testo alcune affermazioni che ci appaiono abbastanza sconcertanti.

È infatti alquanto strano che un autore di successo come Zhū Yízūn, stimato ed apprezzato dai suoi contemporanei, si presenti al lettore come un poveretto che ha mancato i propri obiettivi ed è costretto a condurre un’esistenza mediocre.

Le cose possono tuttavia risultare un po’più chiare se si considera quale era, nell’ambito della letteratura cinese, la posizione rispettiva del “shī” ( 詩 “poesia”) e del “cí” ( 詞 “canzone”). Nonostante il grande successo e l’enorme popolarità di cui aveva goduto durante l’epoca Sòng, il “cí” rimaneva comunque un genere minore, adatto a trattare argomenti ritenuti di scarso rilievo, quali ad es. i sentimenti personali, in particolare i sentimenti amorosi. Esso rappresentava, a grandi linee, ciò  che nella nostra società rappresentano le canzonette rispetto alla poesia impegnata. Per quanto siano famose “Santa Lucia” e “O Sole Mio”, nessun oserebbe mai paragonarle all’”Infinito” di Leopardi o ai “Sepolcri” di Foscolo, come nessuno si azzarderebbe a porre Salvatore di Giacomo sullo stesso piano di Carducci o di D’Annunzio.

Si comprende quindi il disagio di Zhū Yízūn, il quale ,dovendo in un certo qual modo giustificarsi di fronte ai “benpensanti” dell’epoca per aver preferito un genere frivolo e superficiale alla poesia profonda e concettosa a cui avrebbe dovuto dedicarsi un vero letterato, non trovò scusa migliore che quella di dichiararsi incapace di affrontare un così gravoso impegno.

2) Il “cípái” ( 词 牌“ modello per la composizione di una lirica di tipo “cí”) era una delle circa 800 melodie sulla base delle quali poteva essere composto un “cí”. L’autore di un “cí” disponeva di un margine di manovra piuttosto limitato giacché doveva inserire le proprie parole nello schema di una melodia preesistente, rispettandone il ritmo, i toni e la lunghezza.Volendo compararlo ad una figura attuale, lo si potrebbe paragonare ad un“paroliere” che fornisca un nuovo testo ad una canzone già esistente. È per questa ragione che i “cí” non hanno generalmente un proprio titolo, ma vengono indicati con la menzione: “Sull’aria di...”. Per distinguere diversi “cí” ispirati ad una stessa melodia si fa ricorso ad un sottotitolo o si cita il primo verso della poesia. I titoli delle melodie sono spesso di significato oscuro, essendo tratti direttamente da antiche poesie o riferendosi a canzoni provenienti dall’Asia Centrale. Nel caso specifico, il titolo “ Sciogliendo i pendagli della cintura”( 解 珮 令 “jiĕ pèi lìng”) potrebbe rimandare alla famosa poesia di Cáo Zhí 曹 植 intitolata “La dea del Fiume Luò”( 洛 神  赋  “ Luò shén fù”) in cui figura l’espressione “sciolgo i pendagli di giada” (解 下 玉 佩 .”jiĕ xià yù pèi”).

3) Il primo verso riprende letteralmente l’inizio della poesia di Jiă Dăo賈 島 (779 d.C.-843 d.C.) intitolata “Lo Spadaccino”( 劍 客 “jiànkè”):

“Un decennio ad affilare la spada.

La sua gelida lama mai provata.

La vedete nel mio pugno, signore.

C’è qualche ingiustizia da riparare?”.

È evidente che Zhū Yízūn usa l’espressione in senso metaforico. L’accurata preparazione non doveva servirgli per battersi in un duello, bensì per affrontare l’inevitabile concorrenza nei circoli politici e letterari della capitale.

4) Nel linguaggio dei poeti la favolosa Cháng’Ān 長 安 rimaneva, anche all’epoca dei Qīng, la capitale per antonomasia. L’espressione “intrattenere rapporti di ospitalità a Wŭling”(五 陵 结 客 “Wŭlíng jì kè”) significava avere conoscenze nel quartiere più importante della capitale e quindi “disporre di una rete di amicizie influenti ed altolocate”.

5) Il “cì” era, tradizionalmente, la forma poetica più usata per esprimere i sentimenti. Zhū Yízūn informa qui il lettore che le sue poesie si dividono in due grandi categorie: quelle che esprimono la delusione del poeta per non aver raggiunto nella vita gli obiettivi che si era prefisso e quelli che esprimono il suo amore tormentato per una fanciulla, la giovane cognata Féng Shòucháng. Il tema dei secondi è indicato con una metonimia( 燕 钗 蝉 鬓  “yàn chāi chán bìn”) vale a dire “ spilloni a forma di rondine e riccioli sulle tempie a forma ( di ali ) di cicala” che richiama alla mente l’immagine di una bella fanciulla.

Lo “spillone a forma di rondine”è menzionato nel Shù Yì Jì ( 述 異 記 “Racconto delle cose straordinarie”) in cui si narra che l’imperatore Wŭdì  漢 武 帝 , avendo ricevuto da una dea uno spillone di giada, ne fece a sua volta dono alla propria favorita, suscitando le invidie delle altre concubine. Costoro, intenzionate a distruggere lo spillone, riuscirono a mettere le mani sullo scrigno nel quale era conservato, ma, quando ne aprirono il coperchio, apparve solo una rondine che volò subito via. L’imperatore fece fabbricare per la favorita un nuovo spillone di giada a forma di rondine che fu chiamato “lo spillone di giada della rondine” (  玉 燕 钗 “yùyànchāī”).

I “riccioli a forma di cicala”( 蝉 鬓 “chán bìn” ) erano riccioli che ricadevano sulle tempie, sottili come ali di cicala.

6) Qín Guān 秦 觀 (1049 d. C. – c.1100 d.C.) fu un letterato attivo nel periodo dei Sòng Settentrionali 北 宋 朝 , famoso per le sue poesie d’amore. I suoi “cí”, concisi e raffinati, sono classificati tra quelli della scuola Wănyuē  婉  約 派 ( letteralmente: “scuola dell’espressione delicata e contenuta dei sentimenti), che prevalse nei primi anni della dinastia Sòng  宋 朝。 

7) Huáng Tíngjiān 黃 庭 堅 (1045 d.C.-1105 d.C.), famoso soprattutto come calligrafo, ma anche come scrittore e poeta, fiorì lui pure sotto la dinastia dei Sòng Settentrionali..È ricordato per la complessità dei suoi versi, caratterizzati da un grande virtuosismo grammaticale e da un’estrema abbondanza di citazioni colte. Egli sosteneva che i poeti dovevano costantemente nutrire il loro linguaggio con i grandi esempi del passato in modo da “estrarre il nuovo dal vecchio”o, facendo uso di un’espressione più cruda, “mangiare il feto per rinnovare le ossa”.

8) Zhāng Yán 張 炎(1248 d.C.-1320 d.C.), citato in questa poesia con il nome d’arte di Yù Tián 玉 田 , fu un poeta attivo nel periodo che vide la fine dei  Sòng Meridionali 南 宋 朝 e l’affermarsi della dinastia Yuán 元 朝 。

9) Un’analisi dettagliata delle affermazioni contenute in questi versi richiederebbe uno studio comparativo approfondito dell’opera di Zhū Yízūn e di quella degli autori qui citati. Non potendo effettuare un tale studio, mi limito a riprendere un passaggio che mi sembra piuttosto illuminante, tratto da un lavoro di Grace Sieugit  Fong: “ Wu Wenying and the art of the Southern Song poetry””,The University of British Columbia, 1984 (pagg. 230-231, mia traduzione”):

“Zhū Yízūn fu un prolifico autore di “cí”, molto reputato dai suoi contemporanei, e fu un letterato assai versatile, ma non lasciò alcuna opera di critica letteraria. Tuttavia fu grazie a lui che il “cí” dei Sòng Meridionali acquistò fama di perfezione. Ciò risultò da due fattori: le affermazioni di Zhū a proposito dei modelli cui si ispirava nel comporre “cí” e la famosa antologia di poesie “cí” da lui compilata. Il Cízōng (詞 綜 ), completato nel 1678, fu la prima antologia della poesia “cí” pubblicata sotto la dinastia Qíng ed apparve in un momento praticolarmente propizio, quando l’interesse per questo genere di poesia stava cominciando a rifiorire.Fra le composizioni in esso riportate figurano in maggioranza liriche di poeti fioriti all’epoca dei Sòng Meridionali. Abbiamo già ricordato il suo famoso giudizio nella prefazione al Cízōng: “È solo nel periodo dei Sòng Meridionali che il “cí”raggiunse la perfezione ed è solo alla fine della dinastia Sòng che esso concluse il suo ciclo di sviluppo”. Subito dopo egli afferma che “ Jiāng Yáozhāng 姜 堯 章 ( Jiāng Kuí 姜 夔) è il più rilevante autore di “cí” negli ultimi anni della dinastia Sòng”. In alcune prefazioni scritte per raccolte di “cí” composte da suoi contemporanei e nelle sue stesse poesie, Zhū dichiara, in modo inequivocabile, che Jiāng Kuí è il suo preferito fra i poeti “cí” dei Sòng Meridionali. A suo parere, la poesia di Jiāng Kuí è la matrice di tutta la poesia “cí” dell’ultimo periodo Sòng, il tronco da cui sono spuntati altri dieci poeti, fra cui Wú Wényīng 吳 文 英 e Zhāng Yán. In pratica, egli dichiara che Wú Wényīng e Zhāng Yán sono i modelli da imitare. Dal momento che Zhū Yízūn condivide pienamente gli ideali poetici di Zhāng Yán, ci si chiede che ruolo abbia Wú Wényīng in tale contesto. Zhū non lo usa infatti, come fece Zhāng Yán, per mettere in risalto come egli stesso si avvicini ancor di più agli ideali poetici perseguiti e non ci ha lasciato alcun commento sulla sua poesia.”

10) Il rosso è un colore tradizionalmente associato alla bellezza femminile. L’espressione ”hóng fĕn”( 红 粉 ”belletto rosso” ) è usata, fin dall’antichità, per indicare una bella donna.

11) Se limitiamo la portata della poesia in esame al campo puramente letterario, possiamo pensare che Zhū Yīzūn usi anche l’espressione “non mi nomineranno mai marchese” in senso puramente allegorico per indicare che, a causa delle sue poesie frivole e superficiali, non sarà mai annoverato tra i grandi poeti. Se vogliamo invece attribuire a tale frase un significato più ampio, possiamo ricordare che in Cina i letterati erano molto spesso funzionari e che, al culmine della carriera, potevano anche ambire al conferimento di un titolo nobiliare. Occorreva però ovviamente che la loro reputazione fosse al di sopra di ogni sospetto, cosa che, sembra osservare scherzosamente Zhū Yízūn, non avviene nel suo caso, visto che la sua principale attività consiste nel comporre canzonette per rallegrare feste e banchetti di fanciulle allegre e di giovani spensierati.







                                                                           解    珮  令·   jiĕ pèi lìng

  

                                                   自   题  词   集        zì      dì     cí      jí





十      年     磨      剑,    五     陵     结     客,

shí   nián    mó    jiàn     Wŭ   líng     jì     kè

把     平       生,      涕    泪      都     飘     尽。

bă   píng   shēng    tì     lèi    dóu    piāo   jìn

老      去     填       词,  一     半     是,

lăo    qù    chăng    cí    yī     bàn    shì

空        中        传     恨。     几     曾       围、   燕     钗     蝉    鬓?

kōng zhōng  zhuàn  hèn       jĭ    céng   wéi     yàn  chāi  chán  bìn

不     师       秦     七,    不     师     黄       九,

bù    shī     Qín     qī       bù    shī  Huáng  jiŭ

倚     新      声、    玉     田     差     近。

yī     xīn   shēng    yù    tián  chā    jìn

落     拓     江     湖,    且     分      付、   歌    筵     红     粉。

luó  tuò     hé     hú      qiĕ    fēn      fù      gē   yán   hóng fĕn

料     卻       封      侯、    白     头       无     分!

liào  què    fēng   hòu      bái    tóu     wú    fēn

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