Yú Xuánjī 魚玄機 (840 d.C. circa- 868 d.C. circa) fu una delle più famose poetesse dell 'êpoca Táng.
Pensando all’amato (1)
Tutto il giorno, dall’alba al tramonto,
bevendo e sospirando, languisco
in attesa della primavera. (2)
Una lettera ad un messaggero
sotto la pioggia. Alla finestra
una fanciulla piena d’angoscia.
Sollevo la cortina di perle (3)
e scorgo lontano le montagne.
Con il il profumo dell’erba fresca,
ecco che ritorna la tristezza.(4)
Ci siamo detti addio e sei partito
abbandonando la bella festa. (5)
Da allora, quante volte il pianto
ha incrinato la mia limpida voce? (6)
NOTE
1) Il carattere 寄 (“jì”) ha, tra gli altri significati, quello di trasmettere od esprimere sentimenti mediante parole, lettere, poesie o dipinti. L’espressione 國香 (guó xiāng”), letteralmente “profumo del paese” designa qualcosa o qualcuno di estremamente profumato, e costituisce quindi una metafora che si può applicare sia a fiori di profumo delicato, in particolare alle orchidee, sia a persone che si distinguano per particolari qualità o per le quali si provi un grande affetto. Ho quindi ritenuto che il titolo di questa poesia si potesse tradurre con “Pensando all’amato”.
2) L'attesa della primavera è anch’essa una chiara metafora: la fanciulla soffre per la lontananza del suo amato e ne attende il ritorno.
3) Sollevare la cortina della finestra è il gesto d’impazienza tipico della fanciulla che attende, spesso invano, l’arrivo o il ritorno dell’uomo che ama. Molti poeti menzionano questo gesto nelle loro poesie Cfr. sotto la rubrica “Versi cinesi”: Bān Jiéyú 班 婕 妤 e altri- Dispiaceri d’amore.
4) Aprendo la finestra, la stanza viene invasa dal profumo dell'erba fresca, che ricorda l'approssimarsi della primavera e rinnova quindi la sofferenza della fanciulla abbandonata.
5) Il termine 清宴 (“qīnyán”), letteralmente “limpido e puro”, è spesso usato per indicare una”bella festa”, un “elegante banchetto”.
6) La frase 幾度落梁塵 “jǐdù luò liángchén”, che significa letteralmente “quante volte la polvere è caduta dalle travi del soffitto?” va interpretata in senso metaforico in quanto il termine 梁塵 “liángchén”, cioè “la polvere che cade dalle travi del soffitto”, è spesso usato per indicare una “voce alta e chiara”. Mi è quindi parso naturale pensare che la poetessa intenda qui alludere alla propria voce, spezzata dal dolore per la lontananza dell’uomo amato.
魚玄機
寄國香
旦夕醉吟身,相思又此春。
雨中寄書使,窗下斷腸人。
山捲珠簾看,愁隨芳草新。
別來清宴上,幾度落梁塵
Ricordando la fondazione del Tempio della Prosperità e della Fortuna da parte del Maestro Rèn (1)
L'eremita ha creato un posto di sogno,
sosta ai viaggiatori nel loro cammino.
Ancor senza scritte le bianche pareti,
ancor senza nome la sala del loto. (2)
Si scavano laghetti, zampillano fonti.
S’apron sentieri tra l’erba rigogliosa.
Svetta la pagoda della ruota d’oro (3),
in riva al fiume, guardando alla luce.
NOTE
1) Secondo le fonti, il tempio di cui si parla qui fu costruito nell’861 d.C., ma non si sa dove sorgesse né chi fosse il Maestro Rèn 任處士.
2) Nella dottrina buddhista, il Palazzo del Loto 蓮宮 (“lián gong”) è una metafora della Terra Pura in cui appare il Buddha Sambogakāya (in cinese: 報身 ”bàoshēn”). Per “Palazzo del Loto” o “Sala del Loto” si intende, quindi, un tempio buddhista o il suo edificio più importante.
3) La “ruota d’oro” ( 金輪 “jīnlún ) o “ruota del dharma”( धर्मचक्र “dharmacakra”) è uno degli otto simboli di buon auspicio nel Buddhismo. Essa simbolizza il beneficio che si ricava dal prezioso girare della ruota della dottrina del Buddha, che, con il suo insegnamento e con la messa in opera dei suoi precetti, in tutti i settori e in tutti i tempi, abilita gli esseri a sperimentare la gioia degli atti buoni e del nirvana.
題任處士創資福寺
幽人創奇境,遊客駐行程。
粉壁空留字,蓮宮未有名。
鑿池泉自出,開徑草重生。
百尺金輪閣,當川豁眼明
In visita al Maestro Zhào assente
Dove sarete mai tu e gli altri monaci? (1)
Son rimasti in casa solo i servitori. (2)
Hai lasciato le erbe a bollire in pentola.
Nel cortile vicino preparano il tè.
Tremolano gli affreschi sulle pareti
appena rischiarate dalle lampade.
Ecco declinare la luce del sole
che batte sul pennone portastendardo.
Giro attenta la testa per ogni dove,
ma al di là del muro non vedo che fiori.
NOTE
1) Ho interpretato la poesia nel senso che il Maestro Zhào non è un eremita, ma vive in un convento. La menzione dei “confratelli”, del “cortile”, delle “pareti dipinte”, del “pennone portastendardo”, del “muro di cinta” lasciano infatti pensare non tanto alla capanna di un asceta solitario quanto ad un imponente edificio che ospita una comunità monastica.
2) Il termine 青衣 (“qīngyī”), letteralmente “abiti blu”, indicava un tempo i servitori che, contrariamente alle persone di alto rango, solevano indossare abiti di color blu scuro o nero.
訪趙鍊師不遇
何處同仙侶,青衣獨在家。
暖爐留煮藥,鄰院為煎茶。
畫壁燈光暗,幡竿日影斜。
殷勤重回首,牆外數枝花。
Dedicato a Zĭ’ān mentre guardo lontano con nostalgia
Mille foglie d’acero, no, infinite.
Vele che scivolano lente nel fiume,
un ponte nascosto nell’ombra della sera.
Il mio cuore ch’arde di nostalgia per te
è come l’acqua dei fiumi d’occidente
che scorre notte e dí verso est, senza pause.
江陵愁望寄子安
楓葉千枝復萬枝,江橋掩映暮帆遲。
憶君心似西江水,日夜東流無歇時。
Addio
Quante belle notti nella torre di Qín (1)
senza pensare che doveva partire.(2)
Quando eravamo insieme non mi chiedevo (3)
dove sarebbero andate le nuvole.
Intorno alla fiamma tremula del lume
svolazza ora una farfallina notturna.
NOTA
1) La “Torre del Vento” (凤樓 “fèng lóu”), detta anche “Torre di Qín” (秦樓 “qín lóu”) era il luogo in cui, secondo “Le Biografie degli Immortali”( 列仙传 “liè xiān zhuán “) di Liú Xiàng 刘向, scrittore dell’epoca dei Hàn Occidentali 西汉 (cfr. Vol. 1,”La storia di Xiào” 萧史 ), Nòngyù 弄玉, la figlia del duca Mù di Qín 秦穆公 e suo marito Xiāo Shĭ 萧史 avrebbero suonato il flauto per attirare la fenice.
In seguito l’espressione “Torre di Qín” fu usata per indicare un luogo, allietato da canti e danze, in cui regnava la gioia e l’allegria.
2) L’uomo è indicato col termine 仙郎 (“xiān láng”), letteralmente “il giovane immortale”, termine usato dalle fanciulle innamorate.
3) Il termine 睡覺 (“shuìjiào”), vale a dire “andare a letto”, che ho reso con “essere insieme”, è anche in cinese un’espressione eufemistica per indicare il rapporto sessuale.
送別
秦樓幾夜愜心期,不料仙郎有別離。
睡覺莫言雲去處,殘燈一盞野蛾飛。
Poesia dedicata al Maestro
Di nuvole colorate è fatto il tuo abito.
Profumo d’incenso impregna le cortine.
Odorano le foglie e i fiori di loto.( 1)
Una leggera coltre copre il paesaggio. (2)
Ti fermi e ascolti il canto dell’usignolo.
Riposi, di primavera, nell’alta sala.
Ti desta, al crepuscolo, la fitta pioggia.
NOTE
1) Nel verso manca l’ultimo carattere, non conservato nei manoscritti o indecifrabile. Ho completato liberamente la traduzione con il verbo “odorano”.
2) Anche qui manca un carattere. La ricostruzione del verso è dunque necessariamente arbitraria. Potrebbe forse trattarsi di una leggera coltre di nebbia-
寄題鍊師
霞彩翦為衣,添香出繡幃。
芙蓉花葉□,山水帔□稀。
駐履聞鶯語,開籠放鶴飛。
高堂春睡覺,暮雨正霏霏。
Addio
Talmente capace di adattarsi è l’acqua
che è difficile dire se abbia una forma.(1)
Non si sa da dove vengono le nubi
ma è là che esse desiderano tornare.(2)
Soffiano malinconiche al crepuscolo
sul fiume le brezze della primavera.
Separata dallo stormo delle compagne,
vola, da sola, un’anatra mandarina.
NOTE
1) La poetessa sembra qui trarre ispirazione dal cap.LXXVIII del Dào Dé Jīng 道德 經, che così comincia:
“Non c’è nulla al mondo
che sia più morbido e cedevole dell’acqua,
eppure non c’è nessun oggetto
nemmeno il più solido e compatto
che sappia resistere ai suoi attacchi
perché essa è inalterabile.”
Il collegamento con la sua storia d’amore va forse cercato nelle strofe successive dello stesso capitolo , che recitano:
“Tutti sanno
che il debole prevale sul forte,
che il morbido prevale sul duro,
eppure nessuno sa fare tesoro
di questa osservazione.
Il saggio dice:
Solo chi ha sopportato le miserie del regno
può amministrarne le ricchezze.
Solo chi ha sopportato le calamità del regno
può diventare il signore dell’Impero.”
L’insegnamento del Taoismo consola la fanciulla lontana dall’amato. Ella sa che la dolcezza e la costanza , qualità simbolizzate dall’acqua, finiranno col prevalere sulle asprezze e le avversità della vita.
Non per nulla i Latini dicevano:”gutta cavat lapidem”.
2) Anche le nubi sono metafora tradizionale del rapporto amoroso tanto sotto l’aspetto romantico quanto sotto l’aspetto più propriamente sessuale.
3) L’anatra mandarina (鴛鴦“yuānyáng”), animale monogamo per eccellenza, è, nella tradizione cinese, simbolo di amore saldo e duraturo. È perciò sempre menzionata o raffigurata in coppia. Da sola, essa esprime l’immagine triste di un amore spezzato dal destino.
送別
水柔逐器知難定,雲出無心,再歸。
惆悵春風楚江暮,鴛鴦一隻失群飛。
Poesia sulla gioia e sul dolore (1)
Un rametto d’alloro si mescola
con eleganza alla nebbiolina, mentre,
lungo il fiume, rosseggiano nella pioggia
innumerevoli boccioli di pesco.
Inebriamoci dunque allegramente
senza più guardare a ciò che è ormai passato. (2)
Dall’antichità sino alla nostra epoca
sempre hanno convissuto gioia e dolore.
NOTE
1) La traduzione del titolo presenta qualche difficoltà. Vi figura infatti l’espressione
及第 (“jídì”), che, di solito, significa “superare gli esami imperiali), letteralmente 及 “jí” (“raggiungere”) e 第 “dì” (“ordinale che indica un posto in una graduatoria”). Poiché la poesia non contiene alcun riferimento agli esami imperiali, mi sembra che tale espressione vada intesa in senso diverso, cioè come se fosse usata per indicare il passaggio da uno stato all’altro ( dalla gioia al dolore e viceversa).
2) Lo spirito di questa poesia mi sembra essere lo stesso di quello che è alla base dell’oraziano “carpe diem” o di “Quant’è bella giovinezza” di Lorenzo il Magnifico: poiché la gioia e la prosperità non sono mai lontane dal dolore e dalla decadenza, divertiamoci e stiamo allegri finché è possibile.
和新及第悴亡詩
一枝月桂和烟秀,萬樹江桃帶雨紅。
且醉尊前休悵望,古來悲樂與今同。
Lettera d’amore a Lĭ Zĭ’ān (1)
Bere ghiaccio e masticare corteccia
non m’aiutano a realizzare i miei sogni. (2)
Vedo sempre nella mia immaginazione
i fiumi di Jìn ed il Passo del Vaso.(3)
Vorrei spezzare a metà lo specchio di Qín;
il dolore è come una gazza che vola. (4)
Pizzico le corde della cetra di Shùn, (5)
guardando, triste, il ritorno delle anatre. (6)
Accanto al pozzo le foglie di paulonia (7)
gemono sotto la pioggia dell’autunno. (8)
Alla finestra una lanterna d’argento
si sta spegnendo nel vento del mattino.(9)
Non c’è stata risposta alle mie lettere.
Dove mai si potrebbe chiedere ancora?
Sto tutto il giorno con una canna in mano,
ma a che serve? Non ci son pesci nel fiume. (10)
NOTE
1) Zĭ’ān 子安 era il nome di cortesia di Lĭ Yi 李亿 , l’uomo di cui Yú Xuánjī 魚玄機 era una concubina e che dovette lasciare per l’ostilità della moglie.
2) L’espressione “bere ghiaccio e masticare corteccia” (飲冰食檗 “yǐn bīng shí bò”) è una formula idiomatica usata per indicare una vita amara ed infelice. Il termine 檗 (“bò”) si riferisce al “cipresso giallo”( 黄柏 “huáng bò”) o “sughero dell’Amur” (nome scientifico: Phellodendrum amurense”), una pianta la cui scorza amara è impiegata come farmaco nella medicina tradizionale cinese. La poetessa intende qui dire che le sofferenze da lei affrontate per conservare l’amore del suo uomo sono state inutili.
L’espressione sopra ricordata figura anche in una poesia di Bái Jῡyì 白居易 con riferimento alle vedove, che, pur essendo rimaste sole, rimangono fedeli al defunto marito.
3) Jìn 晉 era un antico regno cinese, il cui territorio occupava la parte meridionale dell’odierno Shānxī 山西. Anche il passo di Hú (壺關 “hú guān”) si trova nello Shānxī. La menzione di questi luoghi distanti dalla città di Cháng’ān 长安, dove abitava Yú Xuánjī, rende bene la tristezza della fanciulla che si angoscia per la lontananza dell’amato.
4) Il “Classico delle Divinità e delle Curiosità” 神異經 (“shényì jīng”), attribuito a Dōngfāng Shuò 東方朔 (141 a.C.- 87 a.C.) racconta di una moglie e di un marito, che, dovendosi separare per un certo periodo, spezzarono in due uno specchio, conservandone ciascuno una metà. Quando la donna commise un’infedeltà, la sua parte di specchio si trasformò in una gazza e volò dal marito per informarlo del tradimento.
La poetessa desidererebbe anche lei aver spezzato uno specchio per sapere se il suo amante lontano le rimane fedele. La sofferenza causata dal dubbio le sembra uguale a quella che le sarebbe causata dalla certezza del tradimento.
5) Shùn 舜 fu un mitico sovrano dell’antica Cina, che, secondo la tradizione, sarebbe vissuto tra il 2294 a.C. e il 2184 a.C.
Nato da umile famiglia, egli fu notato per il suo comportamento esemplare dall’imperatore Yáo 尧, , che lo scelse come proprio successore.
Si narra che Shùn sapesse cantare, suonare e comporre con eccezionale maestria e che gli venisse regalata per questo una cetra a cinque corde.
6) Lo strumento di Shùn 舜, cioè la cetra a cinque corde, è menzionato in alcuni versi di Xī Kāng 嵇康 (c. 223–c. 262), poeta dell’epoca dei Tre Regni (三国时期 “sānguó shíqí “), il quale in una delle sue “Diciotto poesie in versi di quattro sillabe, dedicate al mio talentuoso fratello entrato nell’esercito" (四言贈兄秀才入軍詩十八首 “sì yán zèng xiōng xiùcái rù jūn shī shíbā shǒu”), descrive come il fratello” contempli il ritorno delle anatre selvatiche, pizzicando le cinque corde”( 目送歸鴻 手揮五絃 “mù sòng guī hóng shǒu huī wǔ xián”).
Citando questi versi, Yù Xuanji riprende il tema classico della migrazione delle anatre selvatiche.
La vista di questi uccelli, che ritornano periodicamente a svernare in Cina dopo aver trascorso l’estate nelle lontane steppe del settentrione, suscita nella fanciulla rimasta sola il ricordo dell’amato lontano e il desiderio del suo ritorno.
7) Il termine 桐 (“tóng”) designa la paulonia , una pianta, originaria della Cina, dotata di larghe foglie.
8) Il crepitare delle foglie secche su cui si abbattono le grosse gocce delle piogge autunnali
è qui reso con il verbo 鳴 (“míng”), che esprime, genericamente, il verso degli animali, degli uccelli e degli insetti. Mi è parso che tale suono possa ben essere scambiato per un lamento dalla fanciulla abbandonata, che, nella sua disperazione tende a credere che anche la natura condivida le sue sofferenze, ed ho perciò tradotto “le foglie gemono”.
9) Il termine 暗 (“àn”) significa “scuro”,”spento”.
Ho tradotto “tremolante” pensando alla luce della candela che è rimasta accesa tutta la notte e che all’alba si sta spegnendo.
10) I pesci simboleggiavano in Cina la ricchezza e la prosperità. Una coppia di pesci rappresentava anche la felicità coniugale e la buona intesa sessuale.Un fiume ricco di pesci era dunque metafora di soddisfazioni materiali e sentimentali.
Si aggiunga che, in un’antica leggenda , si narrava come gli innamorati nascondessero messaggi d’amore nel ventre dei pesci, i quali finirono così col simbolizzare la comunicazione tra due amanti lontani.
情書寄李子安
飲冰食檗志無功 晉水壺關在夢中
秦鏡欲分愁墮鵲 舜琴將弄怨飛鴻
井邊桐葉鳴秋雨 窗下銀燈暗曉風
書信茫茫何處問 持竿盡日碧江空
In visita al padiglione meridionale del tempio di Chóngzhén (1) dove sono affissi i nomi di coloro che hanno superato gli esami imperiali
Ho negli occhi i picchi alti come le nubi, (2)
splendenti nel cielo primaverile.
Prendono forma sotto le abili dita
vigorosi modelli di calligrafia. (3)
Detesto che i soffici abiti di seta
oscurino i versi delle mie poesie. (4)
Non mi serve a nulla alzare la testa
per leggere i nomi della graduatoria. (5)
NOTE
1) Il tempio di Chóngzhēn 崇真观 era un tempio taoista di Cháng'ān 长安, la capitale dell’Impero (oggi Xī'ān 西安, nella provincia dello Shănxī 陕西 ). Durante la dinastia Táng 唐, l'elenco dei candidati che avevano sostenuto con successo l’esame imperiale veniva affisso sulle pareti del padiglione meridionale del tempio.
2) L'immagine può essere intesa come una metafora dei laureati dell'esame imperiale, grandi studiosi che svettavano sulla gente comune per le loro doti eccezionali.
3) I candidati che avevano partecipato all’esame, dopo essersi recati al tempio di Chóngzhén per verificare se avevano superato l’esame, scrivevano, in caso di successo, sulle pareti del padiglione meridionale poesie composte per l’occasione.
Yú Xuánjī li vede, li ammira e li invidia.
I versi sono chiamati 银钩 (“yín gōu”), cioè “ganci d’argento”, metafora con cui si designa una grafia svelta e vigorosa. Bisogna infatti ricordare che le poesie cinesi dei tempi antichi erano spesso anche capolavori di calligrafia.
4) La poetessa, che non si sente inferiore agli uomini per doti poetiche, si rammarica che la sua condizione femminile, qui rappresentata metaforicamente dai suoi abiti di seta soffice e delicata (罗衣 “luō yī”), tipici delle donne, le blocchi la strada della fama e del riconoscimento ufficiale.
5) L’elenco dei candidati che avevano superato gli esami imperiali era chiamato informalmente 羡榜 (“xiàn bǎng”), cioè “lista dell’ammirazione” o “lista dell’invidia”, perché suscitava l’ammirazione della gente e l’invidia di coloro che non avevano avuto successo.
游崇真观南楼,睹新及第题名处
云峰满目放春晴,历历银钩指下生。
自恨罗衣掩诗句,举头空羡榜中名。