sulle rive del fiume azzurro
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                                                    BENVENUTI SULLE RIVE DEL FIUME AZZURRO !  


Il sito che state visitando è dedicato alla cultura cinese e  presenta, in particolare, anche se non esclusivamente, traduzioni di testi poetici, letterari e filosofici.

Esso si compone, attualmente, di una dozzina di rubriche.

Sette di esse riguardano la poesia:

-“Poesia Cinese” offre la traduzione, con testo a fronte, di liriche significative delle più diverse epoche.

-“Versi Cinesi” espone una scelta di versi attinenti ai temi più svariati, originali e curiosi.

-“Poeti Cinesi” intende fornire una concisa biografia dei più importanti poeti cinesi ed una breve antologia delle loro opere.

-“Shījīng” contiene traduzioni di testi tratti dalla più antica raccolta di poesia cinese, il “Libro delle Odi”( 詩 經 “Shījīng”).

-“L’altra metà del cielo” è dedicata alla lirica femminile, antica e moderna. Per attrazione, vi sono stati inseriti anche alcuni testi di prosa.

-“Antologie Táng” contiene traduzioni di testi tratti dalle raccolte di poesie dell’epoca Táng, in particolare dalle “Trecento Poesie Táng” ( 唐 詩 三 百 首  “táng shī sān băi shŏu”.) 

- "Canzonette" intende presentare qualche esempio della forma poetica meno impegnata, ma estremamente popolare, conosciuta come “ci"  詞  

Per quanto riguarda la prosa:

-“Prosa Cinese” contiene traduzioni di brani di varie opere o anche traduzioni complete di testi di moderata lunghezza, ad es. di taluni racconti di Lŭ Xùn.

-“Il Romanzo dei Tre Regni” è un progetto di largo respiro, il cui completamento ( del tutto ipotetico) richiederebbe la traduzione di  ben 121 capitoli di questo famoso classico. Per ora sono arrivato al capitolo 20.
 
Vi sono poi un paio di rubriche dedicate alla traduzione di testi filosofici con cui si intende fornire , senza alcuna pretesa di  instaurare un  dibattito filosofico, un accesso ad alcune opere molto conosciute. Sono attualmente disponibili le traduzioni del Dào Dé Jīng di Lăo Zĭ, dei Dialoghi di Confucio, dei "Capitoli Interni" del Zhuāngzĭ (I-VII) e di alcuni "Capitoli Esterni" (VIII-XI) della stessa opera.
 
Vi sono ancora: una rubrica

-“Storia della Cina” , che si occupa di personaggi ed avvenimenti legati alla storia del paese nonché di poesia politicamente impegnata;

una rubrica:

-Teatro";


una rubrica:

-“Argomenti vari”, che tratta di soggetti diversi 

e una rubrica:
​
-"Pittura e altre arti".

 
La rubrica “Blog” dovrebbe ora essere attiva e permettermi di instaurare un dialogo con i visitatori e riceverne i commenti, i consigli e, quando necessario, le correzioni. Posso però assicurare che, anche senza "feedback", faccio del mio meglio per verificare sempre attentamente ciò che scrivo e non incorrere in svarioni. Per quanto concerne la traduzione di testi poetici, occorre tuttavia tener presente che qualche discrepanza rispetto al testo originale può essere imposta da esigenze metriche o apparire giustificata come “licenza poetica”.
 
Dopo un certo periodo di funzionamento del sito, ho potuto constatare con soddisfazione che esso attira un costante flusso di visitatori. Ciò mi sembra significare che i temi trattati e la loro esposizione suscitano un interesse positivo.

Il sito è stato ristrutturato qualche tempo fa per renderlo più gradevole, più stabile e più facilmente consultabile. Anche in ragione delle mie assai modeste competenze informatiche, il risultato non è perfetto sotto il profilo estetico, visto che l'impaginazione, i colori e la presentazione dei testi potrebbero senz'altro essere più attraenti, ma mi sembra apprezzabile sotto il profilo dell'accessibilità e della facilità di consultazione. Ulteriori miglioramenti restano sempre possibili. Considerata la mole del materiale trattato, è ovvio che vi siano refusi ed errori, in particolare nell'indicazione dei toni o nella riproduzione degli ideogrammi. Ogni volta che ne scoprirò uno, non mancherò di correggerlo.

Ho compilato alcuni indici, che mi sembrano utili per facilitare l’individuazione  e la ricerca degli argomenti trattati dal sito, ormai molto numerosi.

Tutte le traduzioni che figurano in questo sito sono mie, salvo specifica precisazione contraria, e sono state effettuate direttamente dall'originale cinese.

In fondo a questa "home page" ho poi inserito una rubrichetta intitolata "Novità" per segnalare la presentazione di nuovi testi.



                                                    GIOVANNI GALLO  


                 
​


15 gennaio 2021
​​
                                             NOVITÀ

    Titolo                                       Autore                                   Rubrica
​
L'Amore Universale                   Mozi                   Mozi


Vicini di casa                             Lăo Shĕ             Prosa Cinese

L’arduo cammino di Shŭ            G.G:                  Pittura e altre arti

Una cartolina delle Missioni       G.G.                  Argomenti Diversi

Il Libro del Cielo                         G. G.                 Pittura e altre arti
​

Diario di viaggio di Kāng Yŏuwéi  G.G.               Argomenti Diversi   

Il  Gēngzhītú                               G.G.                 Pittura e altre arti

Il dipanamento dei bozzoli          Lóu Shóu        Versi Cinesi

Le case-fortezza del Fújiàn        G.G.                 PIttura e altre arti

​Le Sfere d'Avorio degli Spiriti      G.G.                Pittura e altre arti

Lava la scodella!             Wúmén                        Argomenti Diversi
​

Ahimè, la calvizie!            Bái Jūyí                        Poeti Cinesi

Enc. "Bǎidù Bǎikē"     Voce "Il Cattolicesimo in Cina" Storia della Cina

Dù Fŭ              Arruolamento Forzato a Shíháo   Poeti Cinesi

Un Curriculum Vitae            Dōngfāng Shuò        Argomenti Diversi


La Santa Madre del  Ranuncolo Giallo   Féng Jìcái     Prosa Cinese

Cielo e Terra                        Zhuāngzĭ (cap.XII)     Zhuāngzĭ

Pensando a  Dù Fŭ             Xī Chuān                  Versi Cinesi

Il religioso taoista e la vedova  Anonimo              Prosa Cinese

Cap. XX                               Luó Guànzhōng        Romanzo dei Tre Regni

 Lasciar correre                    Zhuāngzĭ (cap.XI)     Zhuāngzĭ

La Ballata del Viaggiatore    Mèng Jiāo                 Antologie Táng

Chi era Turandot?                    G.G.                      Argomenti Diversi​

Missionari cattolici in Cina        G.G.                      Argomenti Diversi 


Il Diario                               Fāng Fāng e a.           Argomenti Diversi

"Uccello Morto"                   Féng Jìcái                   Prosa Cinese

I Tagliaborse                       
Zhuāngzĭ  ( cap .X)      Zhuāngzĭ

Gù Kăizhī                                          G.G.               Pittura e altre arti 
 

Hán Gàn                                           G.G.               PIttura e altre arti

​Giuseppe Castiglione                       G.G.               Pittura e altre arti


Cap. XIX                               Luó Guànzhōng         Romanzo dei Tre Regni

​La concessione italiana di Tientsin  G.G.                Storia della Cina

Gli Zoccoli dei Cavalli            Zhuāngzĭ  ( cap.IX)    Zhuāngzĭ

I Piedi Palmati                        Zhuāngzĭ (cap.VIII)   Zhuāngzĭ

L'Orfano di Casa Zhào           Jì  Jūnxiáng              Teatro Cinese

L’Alba                                      Cáo Yù                     Teatro Cinese   
 

Le bacchette d’avorio              Hánfēizĭ                   Storia della Cina
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La lettera di Lĭ Bái.                    Bàowèng Lăorén          Prosa Cinese

La bella si pettina                      Lĭ  Hè                            Antologie Táng

La moglie di Zhuāng Zhōu        Bàowèng Lăorén           Prosa Cinese

Sinfonia di Guerra                     Chén Lí                         Argomenti diversi

​La casetta del vicolo Qìngyún 
Dīng Líng                    L'Altra Metà del Cielo
testo preceduto da una breve biografia di Dīng Líng

La mia amante                          Chén Lí                         Versi Cinesi                                    
Hotel Europa                             Xiāo Hóng                  L’Altra Metà del Cielo




                                                                           La storia di Li Wa


Lĭ Wá,  che fu poi la Dama di Qián (1), era una cortigiana di Cháng’ Ān. Questa donna si comportò tuttavia in un modo così straordinario che merita di essere raccontato. Perciò io Bái Xíng, censore ed ispettore imperiale (2), ho deciso di narrare in un breve scritto le sue vicende.
 
Durante l’era Tiānbăo (3) fu governatore di Chángzhōu il duca di Xíngyáng,  un gentiluomo a quell’epoca sulla cinquantina (4), molto ricco e stimato,  di cui non citerò né il nome né il cognome. Questo signore aveva un figlio appena ventenne (5), un giovane che si distingueva dagli altri per il suo eccezionale talento letterario.  Il padre, che lo amava e ne andava orgoglioso, diceva: “È la persona più brillante che ci sia mai stata nella mia famiglia”.(6)
 
Quando il giovane si iscrisse agli esami provinciali, il padre gli fornì begli abiti da indossare, gli mise a disposizione una sontuosa carrozza e dei cavalli e gli diede una grossa somma di denaro per sostenere le spese di soggiorno nella capitale, dicendogli:
“Brillante come tu sei, supererai di sicuro l’esame al primo tentativo, ma io ti do, adesso, una somma di denaro sufficiente per mantenerti due anni affinché tu possa affrontare qualsiasi imprevisto”. (7)
 
Anche il figlio era certo di essere ottimamente preparato e non dubitava che si sarebbe classificato al primo posto fra tutti i candidati.
 
Partito dunque da Pílíng (8), arrivò a Cháng’Ān dopo più di un mese di viaggio e trovò alloggio nel quartiere dei ministeri. (9)
 
Un giorno, il giovane, di ritorno da una passeggiata al Mercato dell’Est (10), aveva attraversato la porta orientale di Píngkáng (11) per rendere visita a degli amici che abitavano nella parte sudoccidentale della città.
 
Quando giunse all’angolo di Mingkē, scorse un piccolo cortile, in fondo al quale c’era una casa. La porta della casa era semiaperta e sulla soglia stava ritta una donna affiancata da due ragazzine in abito blu (12), con i capelli raccolti in uno chignon. La donna era splendida, di un fascino senza pari. Non appena lo studente la vide, senza nemmeno rendersene contò, tirò le redini del proprio cavallo e rimase a lungo immobile, esitante, incapace di procedere oltre. Con finta sbadataggine, lasciò cadere a terra il frustino e, mentre attendeva che i suoi servitori lo raccogliessero, non cessava di fissare la donna. Questa gli rispondeva con uno sguardo appassionato, come se ricambiasse i suoi sentimenti. Il giovane non osò tuttavia attaccar discorso ed alla fine proseguì il suo cammino.
 
Tornato a casa, lo studente non faceva altro che struggersi per il desiderio della donna. Interrogò perciò quelli tra i suoi amici che conoscevano meglio la città per sapere chi fosse. Gli risposero che la casetta di fronte a cui s’era fermato apparteneva alla signora Lĭ, una giovane donna di cattiva reputazione”.
“Come posso conoscerla?” domandò lo studente.
Gli amici gli spiegarono che la signora Lĭ era piuttosto ricca, perché aveva avuto delle relazioni con molti personaggi nobili e altolocati, che le avevano regalato grandi somme di denaro. Per poterla avvicinare, bisognava essere disposti a spendere almeno un milione.”(13)
“L’unica cosa che mi preme è stare con lei.” esclamò lo studente” Che cosa me ne importa di spendere un milione?”.
Il giorno seguente, il giovane indossò suoi abiti migliori e, con tutto il suo seguito, andò a bussare alla porta della casa. Alla domestica che venne ad aprire domandò: ”Chi abita qui?”. Invece di rispondere, la ragazza corse via gridando: “C’è il signore che ieri ha lasciato cadere il frustino!”. La bella signora, tutta contenta, le ordinò: “Fallo aspettare un attimo! Giusto il tempo di truccarmi e di cambiarmi d’abito e arrivo”. Lo studente, fermo sulla soglia, sentì queste parole e se ne rallegrò nel suo intimo.
 
Mentre seguiva la domestica, che lo guidava all’interno della casa, scorse una vecchia ingobbita e dai capelli bianchi, che doveva essere la madre della bella. Lo studente le fece un profondo inchino e le domandò: ”Ho sentito dire che avete delle camere libere. Potrei affittarne una?”.
“Le nostre camere sono piccole e modeste.” gli rispose la donna” Temo che non siano abbastanza decorose per ospitare un gentiluomo. Non oserei davvero proporvele.”, poi accompagnò lo studente nel salotto, che era arredato in modo molto elegante, e lo invitò ad accomodarsi dicendogli: “Ho una figlia che è una ragazza insignificante e priva di qualità. Però le piace incontrare gente e penso che sarebbe lieta di conoscervi”.
 
Ed ecco apparire, graziosa e civettuola, la giovane donna, con gli occhi splendenti ed i polsi candidi (14). Lo studente, confuso, non osava guardarla. I due si salutarono e scambiarono qualche convenevole senza importanza (15). Osservando la donna da vicino, lo studente si rese conto di non aver mai visto tanta bellezza. Poi si sedettero a bere il té e a sorseggiare un po’di vino. Le tazze e le coppette erano d’un gusto squisito. (16)
 
Lo studente si trattenne a lungo, fino a sera. Ad un tratto si udì, per quattro volte, il rullo dei tamburi. (17) Quando la vecchia gli domandò dove abitasse, lo studente rispose mentendo:” Abito parecchie miglia al di là della Porta di Yánpíng”. (18) Sperava infatti che, vedendo che era molto lontano, lo invitassero a restare. La vecchia invece gli disse: “I tamburi hanno già rullato. Vi conviene partire subito, se non volete trovarvi in contravvenzione”. “La conversazione era così piacevole” le rispose lo studente” che non mi sono accorto del passare del tempo. Abito a molta distanza di qui ed in città non ho né amici né parenti che possano ospitarmi. Che cosa devo fare?”. Intervenne allora la giovane donna: ”Se voi vi accontentate della nostra povera casa, potreste passare la notte qui”. Lo studente guardò incerto la vecchia, che però non sollevò obiezioni e si limitò a dire: “Va bene”.
 
Lo studente fece allora venire i suoi servitori e voleva ordinar loro di andare a comprare il necessario per la cena, ma la giovane donna lo interruppe sorridendo:  ”Così voi fate torto alla nostra ospitalità. Questa sera condividerete la nostra povera mensa e vi accontenterete del nostro modesto cibo. Ci sarà tempo per ricambiare”. Di fronte a queste parole, pronunciate con decisione, lo studente finì per cedere.
 
Si spostarono quindi nella sala da pranzo (19), arredata con tende e cortine, paraventi e divani, tutti nuovi fiammanti e di straordinaria eleganza. Tovaglie, copridivani, cuscini, erano anch’essi di gran lusso.
Cenarono a lume di candela. (20) Il cibo era raffinato e gustoso.
Terminata la cena, la vecchia si ritirò, lasciando i due giovani a conversare da soli. Lo studente e la ragazza parlarono senza sosta raccontandosi cose divertenti e ridendo ad ogni momento.
Lo studente confidò alla fanciulla: “ Stavo passando davanti a casa vostra (21), quando vi ho vista, per caso, sulla soglia.(22 )Da quel momento non ho più avuto pace. Che io mangi o che io cerchi di dormire, non posso fare a meno di pensare a voi”.
“Lo stesso sta succedendo a me” gli rispose la ragazza.
“Non è vero” le confessò lo studente” che oggi sono venuto qui a cercare alloggio. Sono venuto perché desideravo realizzare l’ambizione di tutta la mia vita, ma non sapevo come sarei stato accolto.”
​
Non aveva ancora finito di pronunciare queste parole che la vecchia rientrò nella stanza e domandò loro di che cosa stessero parlando. Glielo spiegarono. La vecchia osservò con un sorriso: ”L’attrazione fra uomo e donna è un istinto a cui nessuno può sfuggire. (23) Se due si amano, neppure l’opposizione dei genitori, potrà tenerli lontani l’uno dall’altra. Però mia figlia non appartiene alla vostra classe. Siete sicuro che sia adatta a condividere la vita di un gentiluomo?” (24)


Allora lo studente scese dalla piattaforma su cui era piazzata la mensa, si inchinò alla vecchia e le rispose: “Tutto ciò che io desidero è vivere insieme a lei”.
Da quel momento la vecchia lo trattò come se fosse già suo “genero”.
Continuarono a mangiare e bere in grande intimità finché giunse il momento di andare a letto. (25)


Il mattino dopo, lo studente fece portare in casa della signora Lĭ tutti i suoi bagagli e si trasferì da lei.
Si isolò e cominciò a vivere per conto proprio, senza più vedere amici e conoscenti. Aveva rapporti soltanto con attori, cantanti e gente di quella risma (26) e passava il tempo a divertirsi, a bighellonare e a far festa.
Quando ebbe speso tutti i suoi soldi, vendette carrozza e cavalli e licenziò i domestici. (27) In poco più di un anno se ne andarono denaro e beni, servitori e cavalli, e non rimase più niente.
A questo punto, la vecchia cominciò a trattare lo studente con una certa freddezza, ma la fanciulla continuava ad amarlo sinceramente.


Passò un po’di tempo e un giorno la fanciulla disse allo studente: “È da un anno che stiamo insieme ed ancora non aspetto un bambino. Sembra che lo Spirito del Boschetto di Bambù (28) esaudisca infallibilmente chiunque si rivolge a lui (29). Saresti d’accordo se andassimo ad offrirgli una libagione?”.

Lo studente, non sospettando alcun inganno, fu felice di accompagnarla al tempio. Impegnò i propri abiti per acquistare il vino delle libagioni (30) e si recò insieme con la fanciulla al santuario, dove pregarono ed offrirono sacrifici.

Dopo aver pernottato sul posto, ripresero la via del ritorno, ma, quando l’asino che tirava  il loro calessino (31) giunse alla porta orientale della città, la ragazza propose allo studente:” Proprio qui dietro l’angolo, andando verso est, abita mia zia. Che ne diresti di fare una piccola sosta da lei?”.
 
Lo studente   si dichiarò d’accordo ed in effetti, a meno di cento passi di distanza, si trovò di fronte ad una porta carraia, dietro alla quale si intravedeva un ampio cortile. Il domestico che lo seguiva, lo fermò dicendo: ”Siamo arrivati”. Lo studente scese dal calessino e si vide venire incontro un uomo che gli chiese: “Chi debbo annunciare?”. Rispose: “La signora Lĭ”.


Il servitore andò a riferire e subito uscì fuori dalla casa una signora sulla quarantina, che salutò lo studente e gli domandò. “Dov’è mia nipote?”. Quando la ragazza scese a sua volta dal calessino, la zia le domandò: “Perché sei stata così a lungo senza venire a trovarmi?”.
Le due donne si guardarono e sorrisero, poi la signora Lĭ  presentò lo studente alla zia.
Sbrigati i convenevoli d’uso, andarono tutti insieme a fare due passi nel giardino che fiancheggiava la casa ad occidente della porta ornata d’alabarde. (32) In mezzo al giardino, su una collinetta, sorgeva un padiglione. Intorno c’erano boschetti di bambù e piante di ogni genere (33), nel cui folto si nascondevano piccoli chioschi isolati. Lo studente domandò se il giardino appartenesse alla zia, ma la ragazza si limitò a sorridere senza rispondergli. 


Un po’ più tardi fu servito il tè, accompagnato da squisiti pasticcini. ( 34)

Avevano appena finito di gustare il rinfresco, quando giunse al galoppo un uomo che grondava sudore, montato su un cavallo del Dàyuān.
(35)


“Vostra madre” riferì l’uomo, rivolgendosi alla fanciulla,” è stata improvvisamente colpita da un grave malessere ed ha perso conoscenza. Occorre che torniate subito a casa”.

La ragazza disse allora alla zia:” Sono sconvolta. Devo correre immediatamente da mia madre. Poi, vi rimanderò il calessino, perché possiate venire anche tu e il mio fidanzato”.

Lo studente avrebbe voluto accompagnarla, ma la zia e le domestiche lo trattennero con parole e gesti, impedendogli di uscire.
​
“A quest’ora mia sorella sarà già morta.” gli disse la zia” Ora, dobbiamo discutere insieme l’organizzazione dei funerali  ed aiutare mia nipote in questo momento d’angoscia. A che cosa servirebbe correrle dietro per accompagnarl
a?”.


Lo studente rimase quindi a casa della zia per pensare alle tristi incombenze dei funerali.

Giunse la sera, ma il calessino non ritornava.

“Strano che non abbiano rimandato indietro il calessino!” osservò la zia “Andate subito a vedere che cosa è successo. Io verrò più tardi.”

Il giovane si mise in cammino, ma, quando giunse alla casa della signora Lĭ, trovò il portone chiuso e sbarrato. La toppa delle chiavi era addirittura sigillata con del fango.
​
Stupito, domandò spiegazioni ai vicini, i quali gli raccontarono che la signora Lĭ aveva soltanto preso in affitto la casa e che il contratto era venuto a scadenza. Il proprietario aveva già ripreso possesso dell’immobile. La vecchia aveva traslocato ed era andata ad abitare in un altro posto. Nessuno sapeva dove.


Lo studente avrebbe voluto ritornare a Xuānyáng per interrogare la zia, ma era già quasi notte e si rese conto che non ce l’avrebbe fatta. (36) Così impegnò alcuni capi d’abbigliamento e, col ricavato, comprò un po’di cibo e si procurò un letto per dormire. però era molto arrabbiato ed agitato e, per tutta la notte, non riuscì a chiudere occhio.

Alle prime luci dell’alba, si alzò in fretta e partì. Quando giunse alla casa della zia, bussò alla porta, ma era il momento della colazione e nessuno gli rispose. Si mise allora ad urlare ripetutamente ed un eunuco gli venne incontro senza fretta.

“C’è la signora?” gli domandò ansiosamente lo studente.
“Non c’è nessuno” rispose il domestico.
“Perché mi rispondete in modo così evasivo?” replicò lo studente “Io ero qui ieri sera. Se la casa non è della signora che dico io, a chi appartiene allora?”.
“Questa è la villa del segretario generale Cuī” (37) rispose il domestico “Qualcuno, ieri pomeriggio, ha preso in affitto il giardino per ricevere un visitatore che veniva di lontano, ma se ne sono andati prima che facesse notte."


Lo studente, sconvolto da ciò che aveva sentito, era fuori di sé e non sapeva più dove sbattere la testa. L’unica idea che gli venne in mente fu di ritornare al suo vecchio alloggio nel quartiere dei ministeri.

Il padrone di casa ne ebbe compassione e gli offrì del cibo, ma il giovane era così depresso che per tre giorni non volle mangiare e cadde gravemente malato.

In una decina di giorni il suo stato di salute peggiorò in modo tale che il padrone di casa, temendo che morisse da un momento all’altro, lo fece trasportare direttamente al negozio dell’impresario delle pompe funebri.

Quando sollevarono il lenzuolo che copriva il corpo e videro che era ancora vivo, gli addetti alle pompe funebri si affollarono intorno a lui e, presi da pietà, lo indussero a mangiare qualcosa.

In breve tempo il giovane migliorò e fu presto in grado di camminare appoggiandosi ad un bastone.

Un giorno, il proprietario del negozio gli offrì un impiego da portatore di stendardi nei funerali (38), consentendogli così di guadagnare giusto quanto gli bastava per sopravvivere.

Col passare dei mesi, il giovane recuperò gradualmente le forze, ma, ogni volta che ascoltava i canti funebri, rimpiangeva di non essere lui al posto del morto, e non riusciva a trattenersi dal versare lacrime e dal singhiozzare senza sosta.

Una volta ritornato a casa, ripeteva quei canti e, poiché era un ragazzo intelligente, fu presto in grado di cantare in modo perfetto queste nenie, meglio che chiunque altro nell’intera Cháng’Ān.




NOTE

1) Non ho trovato su Internet alcuna menzione di un Regno di Qián 汧國, il che non esclude ovviamente che esso abbia potuto esistere. Questo nome potrebbe tuttavia anche essere un gioco di parole dell’autore del racconto. Il termine 汧(“qián “)  significa infatti “palude” oppure “ oggetto fluttuante nell’acqua”. È facile quindi attribuire all’espressione 汧國 un valore negativo. Nell’enciclopedia on line Băidù Băikē  百度百科 si legge, ad esempio, che essa si riferisce al “mondo della prostituzione”. È curioso notare una certa corrispondenza con il termine giapponese “ukiyo” 浮世(“mondo fluttuante”) che designa gli ambienti legati al divertimento e all’erotismo.
 
2) Il termine 監察御史 (jiānchá yùshǐ) designava i “censori ispettori” che visitavano i diversi distretti  per controllare che i funzionari governativi ed i magistrati locali svolgessero correttamente i propri compiti.
 
3) L’era Tiānbăo天寶 corrisponde agli anni 742-75
6 d.C.
 
4) L’espressione “gli anni in cui si conosce la Volontà del Cielo” ( 知命之年 “zhī mìng zhī nián”) è usata per indicare la cinquantina con riferimento ad un famoso passo dei Dialoghi di Confucio (II,4):
“ A quindici anni non facevo altro che studiare.
  A trenta ero sicuro di me stesso.
  A quaranta non avevo più dubbi.
  A cinquanta conoscevo ormai la Volontà del Cielo.
  A sessanta non avevo più bisogno di riflettere.
  A settanta mi basta seguire il mio cuore per essere certo    di non sbagliare.” 
 
5) L’espressione 始弱冠矣 (shǐ ruòguàn yǐ”), vale a dire “aveva appena cominciato a portare il cappello” è una espressione tradizionale usata per dire “appena adulto”, ”appena maggiorenne”. Il diritto di portare il cappello segnava infatti il passaggio dall’adolescenza all’età adulta.
 
6) L’espressione千里駒 (“qiānlǐ jū”), letteralmente” un puledro capace di galoppare cinquecento miglia” corrisponde alla nostra espressione metaforica “un cavallo di razza”.
 
7) Pur essendo sicuro delle capacità del figlio, il padre gli finanzia in anticipo due anni di soggiorno nella capitale affinché egli possa, nella deprecata ipotesi di una bocciatura, perfezionare ulteriormente la sua preparazione e ripetere l’esame.
 
8) Pílíng 毗陵 è uno dei nomi con cui era conosciuta anticamente la città di Chángzhōu  常州nella provincia  del Jiāngsū江苏, dove abitava il protagonista del racconto.
9) Ho reso il termine  布政里 “bùzhèng lĭ”, che indica il “quartiere del governo”, con l’espressione “quartiere dei ministeri”. Doveva ovviamente trattarsi di uno dei quartieri più prestigiosi ed eleganti della capitale.
 
10) Il Mercato Orientale (東市 “dōngshì)”, cinto di mura in cui si aprivano parecchie porte, era un quartiere commerciale molto animato, in cui si trovavano negozi di ogni tipo, nonché numerose pasticcerie e taverne.
 
 11) Il “viale di Píngkáng”平康坊 (“píngkáng fāng”), conosciuto anche come il “quartiere di Píngkáng” 平康里(“píngkáng lĭ”), era il quartiere a luci rosse di Cháng’Ān.
 
12) L’abito di color blu o nero (青衣 “qīnyī”) era la divisa delle domestiche. Per disporre di due domestiche la donna doveva dunque essere agiata. A chi conosca le stampe giapponesi, la descrizione fa subito venire in mente l’immagine delle cortigiane più eleganti ( (花魁 “oiran”), sempre rappresentate in compagnia di due ragazzine (禿 “kamuro”), le quali erano al tempo stesso aiutanti della cortigiana e apprendiste del mestiere, che richiedeva, se esercitato ad un certo livello, bellezza, grazia, gusto, cultura e buone maniere.
 
13) Il testo non specifica di quale moneta si tratti. In mancanza di qualsiasi indicazione, si deve quindi pensare che esso si riferisca all’unità monetaria in corso sotto la Dinastia Táng, cioè al Kāiyuán Tōngbăo 開元通寶, una moneta di bronzo del peso di circa 3,7 grammi, coniata per la prima volta nel 621 d.C.
 
14) Noi saremmo portati a dire le “candide braccia”, ma evidentemente i costumi del tempo non consentivano che le braccia femminili potessero apparire scoperte.
 
15) L’originale reca l’espressione 敘寒燠 (“xù hán yù”), letteralmente “parlarono del caldo e del freddo”, cioè del tempo che faceva.  La scena è tratteggiata con realismo ed ironia. Se non sapessimo che siamo in Cina, penseremmo di trovarci in uno dei salotti inglesi descritti nei romanzi di Jane Austen.
 
16) Il testo cinese reca l’espressione 甚潔 (“shén jié”), che letteralmente significa “molto pulito”, ”molto puro”, ma che, nel contesto, mi sembra doversi intendere come “di ottimo gusto”, “di squisita eleganza”.
 
17) Il rullo dei tamburi segnalava le ore, come da noi i rintocchi delle campane. Al tramonto esso preannunciava l’entrata in vigore del coprifuoco.

18) La Porta di Yánpíng 延平門era la porta più meridionale sul lato occidentale delle mura esterne di Cháng’Ān. Se avesse veramente abitato oltre la Porta di Yánpíng, cioè dall’altro lato di Cháng’Ān, che era una città di enormi dimensioni, lo studente non sarebbe certamente riuscito a rientrare a casa prima del coprifuoco. Sarebbe quindi stato un atto di elementare cortesia offrirgli ospitalità per la notte.

19) Ho così tradotto, sulla base del contesto, il termine西堂(“xītáng), che significa “salone occidentale”.

20) La cena a lume di candela appare ai nostri occhi particolarmente romantica. Occorre però tener presente che, all’epoca in cui si svolge il racconto, non esistevano altri sistemi di illuminazione.

21) Il termine  卿“(“qīng”) significa “nobile”. È come se lo studente dicesse: ”Stavo passando davanti alla casa della Signora”. I due si sono appena conosciuti ed il tono della conversazione è ancora abbastanza formale.

22) Le case tradizionali cinesi erano costruite intorno ad un cortile di fronte al quale sorgeva un portone, che, durante la giornata, rimaneva aperto. Per impedire che i passanti potessero sbirciare all’interno, subito dietro il portone veniva eretto un muro. Si entrava quindi nel cortile da due passaggi laterali situati tra le estremità del muro e il vano del portone. Ho tradotto con “soglia” il termine 屏間(“píngjiàn”), che indica questo tipo di apertura.

23) Il termine 大欲 (“dà yù”), vale a dire “il (più) grande desiderio”, compare nel  primo capitolo del Mèngzĭ 孟子 intitolato梁惠王上 (“liáng huì wáng shàng”) in cui il filosofo Mencio fa confessare al re Xuān di Qí 齊宣王 che il suo maggiore desiderio è la conquista di un immenso impero. Come per i re è irresistibile la sete di potere, così per gli uomini e per le donne è irresistibile la passione amorosa.

24) Il testo cinese dice  薦君子之枕席 (“jiàn jūnzǐ zhī zhěn xí”), cioè “porgere ad un gentiluomo cuscini e sedie”, metafora che indica la vita more uxorio. Ritroviamo la stessa metafora nel nome dell’istituto del diritto romano che prevedeva la separazione “a mensa et thoro”, cioè il venir meno della convivenza dei coniugi che si esprimeva nella condivisione del letto e della tavola.

25) Il termine 散 (“săn/sàn”) può voler dire sia “liberamente”, ”a proprio agio”, “senza preoccupazioni”, sia “separarsi”. In questo caso, il secondo significato appare meno plausibile, visto che lo studente era stato invitato a pernottare in casa della bella.
 
26) Contrariamente a ciò che avviene ai nostri giorni, fino a qualche secolo fa gli attori e i cantanti erano classificati ai livelli più bassi della scala sociale. Basti ricordare che, nella Francia del XVII° secolo, i commedianti erano scomunicati e che, quando Molière morì, gli fu rifiutata la sepoltura in terra consacrata.
 
27) Ho tradotto con “licenziare” il termine 鬻 (“yù”), che propriamente significa “vendere” perché, ai tempi dei Táng, i domestici di solito non erano schiavi, a meno che si trattasse di giovani barbari catturati in guerra o di bambini venduti dalle loro famiglie.
 
28) Nel pantheon giapponese Sasagami, il dio del bambù  竹神, protegge la famiglia. Una divinità analoga esisteva verosimilmente anche in Cina.
 
29) Il testo cinese reca l’espressione 報應如響 (“bàoyìng rú xiǎng”), vale a dire “la ricompensa è come un’eco” che fa invariabilmente seguito alle preghiere.
 
30) Per le libagioni si usava un vino di minore gradazione alcoolica, detto 醴 (“lĭ”), termine che i dizionari traducono con “vino dolce”. Secondo l’enciclopedia on-line 百度百科 (“bǎidù bǎikē”) doveva trattarsi di una bevanda simile alla birra.
 
31) Abbiamo qui l’impressione di imbatterci in un’incongruenza. Ci è infatti appena stato detto che lo studente ha venduto carrozza e cavalli, ha licenziato i servitori e non ha più nemmeno i soldi per comprare il vino delle libagioni. Si può tuttavia pensare che il domestico, l’asinello e il calessino appartengano alla donna con cui vive.

32) Ritengo che con il termine “porta delle alabarde”( 戟門 “jĭ mén”) venga qui indicata la porta della casa. Se si trattasse di una porta della città, il giardino che le sta accanto non potrebbe infatti essere un giardino privato. La casa doveva essere sontuosa, perché il diritto di ornare la propria porta con alabarde vere o dipinte spettava soltanto all’imperatore, ai principi del sangue, ai grandi dignitari e ai nobili di alto rango.
 
33) Il termine 葱蒨 (“cōng qiàn”), letteralmente “cipollotti e cespugli” indica una vegetazione lussureggiante.

34) Sono conosciuti con il nome di 茶果 (“chá guŏ”), letteralmente “frutti del té”, gli involtini di pasta di riso glutinata, ripieni di pasta di fagioli, sesamo o arachidi, che vengono tradizionalmente serviti insieme al té.

35) Il Dàyuān 大宛 è identificato con la Valle del Ferghana, situata nell’Asia Centrale, fra le attuali repubbliche del Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan, famosa per gli splendidi cavalli che vi erano allevati. Il nome Dàyuān, letteralmente “Grande Ionia”, sembra derivare dal fatto che in tale regione sorse, fra il 329 a.C. e il 160 a.C., un regno ellenistico, il quale ebbe per capitale Alessandria Eschate (Ἀλεξάνδρεια Ἐσχάτη), una città fondata da Alessandro Magno.

36) Xuānyáng 宣陽, il quartiere in cui abitava la zia, si trovava dalla parte opposta della città rispetto al quartiere in cui sorgeva la casa in cui aveva abitato la signora Lĭ. Era quasi notte ed appariva chiaro che lo studente, ormai appiedato, non sarebbe mai riuscito a raggiungerlo prima che scattasse il coprifuoco.

37) Il  termine 尚書 (“shàng shū”)  designava in origine un impiegato di basso  rango, incaricato di redigere e pubblicare i decreti imperiali. Più tardi,  venne ad indicare il capo della segreteria imperiale.
 

38) Il termine 繐帷 (“suì wéi”) designa stoffe delicate. Era uso che venissero portati in processione nei funerali bandiere e gagliardetti su cui erano scritti versi in onore del defunto.



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