sulle rive del fiume azzurro
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                                                                                         BIOGRAFIA DI  LĬ  BÁI 


Il poeta Lĭ Bái  李 白  è conosciuto in Europa  anche come Lĭ Bó, Lĭ Tàibái  李 太  白 o Lĭ  Tàibó.

“Lĭ”, scritto con l’ ideogramma che significa “pruno”  è il nome di famiglia  ( 姓 “xíng”) che, secondo l’uso cinese, precede il nome personale. È il cognome più diffuso in Cina ed era anche il cognome del fondatore della dinastia Táng, Lĭ Yuān 李 淵, che salì al trono imperiale nel 618 d.C.  Lĭ Bái  sosteneva che questa omonimia non era  casuale  e che egli aveva con la famiglia imperiale un antenato comune, quel Lĭ Găo 李 暠  (351-417 d. C.) che fondò agli inizi del V° secolo il regno del Liáng Occidentale (“Xī Liáng” 西 凉 ), uno dei molti effimeri Stati che nacquero nel periodo detto dei Sedici Regni. Sebbene Lĭ Bái  si sentisse per questo autorizzato a chiamare“cugino” l’imperatore, non vi sono prove di tale asserita parentela. È stato pure osservato che Lĭ era un cognome che veniva molto spesso assunto dai Turchi che vivevano ai confini occidentali dell’impero quando l’influenza della cultura cinese li induceva a naturalizzarsi
assumendo nomi e costumi cinesi. Si è dunque pensato che il  poeta potesse  essere, in tutto o in parte d’origine turca, visto che si ritiene generalmente che sia nato a Suyab nell’attuale Kirghizistan.
 
Il nome personale (名“míng) del poeta è “ Bái”, scritto con l’ideogramma che significa “bianco” ed ha probabilmente qualche rapporto con la dottrina taoista che onora il bianco come colore della purezza. A Táiwān è ancora
usata la forma classica del nome “Bó”( pronunciata“buó). 
 
Il nome di cortesia  ( 字(“zì”), cioè il  nome che veniva attribuito ad un giovane per essere usato dagli altri quando 
raggiungeva i vent’anni, in quanto non era considerato decoroso che i  familiari  più giovani o gli estranei si rivolgessero ad una persona con il suo “míng”, è “Tàibái “ o “Tàibó”, che significa“grande bianco”, “grande
splendore” ed è la denominazione usuale del pianeta Venere. Secondo la leggenda la madre di Lĭ Bái , mentre era incinta, ebbe un mattino l’impressione di vedere il pianeta Venere particolarmente luminoso e ne dedusse per il 
nascituro un destino di grande splendore, di cui il suo stesso nome avrebbe dovuto dare testimonianza.
 
La famiglia del poeta era abbastanza oscura, nonostante Lĭ Bái  si vantasse di avere nobili origini Egli asseriva infatti di essere un discendente, alla nona generazione, di  Lĭ Găo, che aveva fondato un piccolo regno con capitale a Dūnhuáng 敦 煌 nella provincia del Gānsù 甘 肅.

Sembra che un suo bisnonno fosse stato esiliato nel Turkestan,agli estremi confini occidentali dell’impero,  nel VII° secolo e che la famiglia avesse vissuto a lungo in quella zona di frontiera, forse mescolandosi anche con famiglie del luogo. Spesso sono infatti state invocate eredità genetiche “barbariche” per spiegare la fantasia sfrenata, l’irrequietezza, la passionalità e l’asocialità di questo poeta, il cui comportamento contrastava in modo così netto con il senso del dovere, la  correttezza, la misura dei letterati cinesi del suo tempo. Alcuni ritengono  addirittura che la famiglia del poeta non fosse di stirpe cinese, ma che si trattasse invece di una famiglia di origine turca.
 
Il luogo di nascita di Lĭ Bái è controverso. Prevale l’idea che sia nato a Suìyì  碎 葉, l’attuale Suyab nel Kirghizistan. La città era un  importante centro sulla via della seta ed era stata la capitale del Kaghanato dei Turchi occidentali, fino al 658 d.C., quando fu conquistata dal generale cinese Sū Dìngfāng 蘇 定 方. Nell’anno in  cui vi sarebbe nato Lĭ Bái 
era ancora sotto il dominio dei Cinesi, che la abbandonarono nel 719 d. C.  L’affermazione del poeta stesso di saper parlare altre lingue oltre il cinese e certe particolarità linguistiche nelle sue poesie potrebbero essere indizi in favore di questa tesi. 
 
Secondo altri, sarebbe invece nato a Bāxī 巴 西 o a Zhōngbà 中 坝, località che  fanno ora parte della città di Jiāngyóu 江 油 nel Sìchuān 四 川, che gli ha eretto un monumento come sua città natale. Questa zona del Sìchuān faceva parte in tempi remoti dell’antico regno di Bā 巴 國.
 
In ogni caso è accertato che il padre di Lĭ Bái , che doveva essere un agiato commerciante, era già stabilito a
Jiāngyóu quando il figlio raggiunse i cinque anni d’età.

Li Bái stesso si considerava cittadino  di Qīnglián 青 蓮, come prova lo pseudonimo da lui stesso scelto come poeta ( hào 號): “Qīnglián jūshì" 青  蓮 居 士 “, che significa “colui che risiede a Qīnglián”.

 
Sulla data di nascita tutti invece concordano ponendola nel 701 d. C. 

Lĭ Bái ebbe un’ottima educazione e mostrò assai presto doti eccezionali di apprendimento. A dieci anni era già in grado di leggere testi classici quali “Il libro delle odi” (“shì jīng” 詩 經) ed “Il libro dei documenti” 書 勁 (“shū jīng”). Seguì inoltre lezioni  di scherma per apprendere il maneggio della spada (“jiàn 劍”), cosa che lasciò in lui un gusto insoddisfatto della vita avventurosa. In alcune delle sue poesie, si immagina infatti nei panni di un“cì kè 刺 客(1), uno di quei leggendari  avventurieri che giravano a cavallo per il paese proteggendo i deboli e raddrizzando i torti, un po’ come i cavalieri erranti che divennero, nei paesi europei, i protagonisti dei poemi cavallereschi. In una sua poesia Lĭ
Bái ricorda: “A quindici anni avevo letto i cento filosofi e padroneggiavo l’arte della spada”(2). 
 
Sebbene fosse una persona estremamente colta ed intelligente, padroneggiasse benissimo la calligrafia e conoscesse perfettamente i classici, si astenne dal partecipare ai famosi esami  pubblici che aprivano la via ad una carriera nell’amministrazione imperiale. È  difficile valutare le ragioni di questo comportamento. Si può immaginare che
esso fosse determinato dalla formazione prevalentemente taoista  di Li Bái  che lo portava a privilegiare una vita ritirata ed il disimpegno politico, contrariamente al confucianesimo, per il quale invece la partecipazione agli affari dello Stato era un alto dovere morale.  
 
Verso i venti  anni d’età, lasciò la famiglia e cominciò a girovagare per la Cina.
   
Visitò dapprima le montagne del Sìchuān, che  rimasero sempre per lui una  ricca fonte di ispirazione poetica, e nel 720
d.C. visitò la città di Chéngdū  成 都, allora chiamata Jĭnchéng 錦 成, di  cui lasciò una bella descrizione nella poesia intitolata “Salita al padiglione di Sānhuā a Jĭnchéng”.  
 
Nel 725 d.C. iniziò un lungo viaggio che lo portò ,scendendo il corso dello Yángzĭjiāng  揚 子 江 , a Xiányáng  咸 陽, al lago Dòngtíng 洞  庭  湖, al Monte Lúshān 廬 山 , a Wéiyáng 維 楊 (oggi Yángzhōu 揚 州) ed a Jĭnlíng  金 陵 ( oggi  Nánjīng  南 京) nello Shāndōng 山 東. Fu in quel periodo che,  incontrò il governatore di Yízhōu 宜 州, Sū Tĭng 蘇 頲,
il quale, colpito dal genio del poeta, dichiarò: “Quest’uomo possiede eccellenti doti naturali. Se fosse più colto, potrebbe diventare un secondo Sīmă Xiāngrú  司  馬 相 如”.(3) Sū Tĭng avrebbe invano cercato di  convincere Lĭ Bái ad affrontare gli esami provinciali imperiali per l’accesso ad una carica pubblica.
 
Nel 726 d. C., sulla via del ritorno Lĭ Bái fu ospitato ad Ānlù 安 陸, nella provincia dell’Húbĕi  湖  北 dalla famiglia dell’ex primo ministro Xŭ Yŭshī 許 圉 師 ,di cui poco dopo sposò la nipote. Cercò allora, per breve tempo di metter testa a partito e di condurre una vita ordinata. Mentre abitava in casa dei parenti della moglie, tentò di ottenere un impiego amministrativo, ma senza successo.
 
Risulta che nel 730 d. C. abitava a Zhōngnán 中 南, presso Cháng ’An 長 安.
 
In seguito, abbandonata la famiglia, riprese la vita errabonda, cercando di farsi ospitare da letterati e politici. Discese il corso dello Yángzĭjiāng fino a Luòyáng 洛 陽 e a Tàiyuán 太 原 e fu ospite, per qualche tempo, del figlio del governatore dello Shānxī 山 西.

Nel 736 d. C. si sarebbe stabilito temporaneamente a Jìníng  济 宁nell’attuale Shāndōng, dove la sua presenza è
ancora accertata nel 740 d.C.

Più tardi, seguendo fino in fondo la dottrina taoista, si ritirò per un certo periodo sul monte Mín 岷 (Mínshān 岷 山) nel Sìchuān dove condusse temporaneamente la vita di uno “xiān”仙 (eremita”). I  più famosi eremiti taoisti avevano sviluppato nel corso dei secoli delle tecniche per raggiungere un’eccezionale longevità e, nella leggenda popolare, avevano addirittura conseguito l’immortalità. Per questa ragione, il termine “xiān”, che originariamente significava soltanto “uomo che vive sulle montagne”, come risulta dai segni che compongono il relativo ideogramma, assunse con il decorso del tempo dapprima il senso di “immortale” e  poi, quando il taoismo assunse le forme di una vera e propria religione, quello di “essere divino”. Si spiega in questo modo l’epiteto che fu poi attribuito a Lĭ Bái quando divenne famoso: “shì xiān”, vale a dire “L’immortale della poesia”.
 
Durante la sua esperienza di “xiàn” Li Bái creò con cinque compagni che condividevano le sue idee ed il suo modo di vivere (Kŏng Cháofù 孔 巢  父,  Hán Zhŭn 韓 準, Péi  Zhèng 裴 政, Zhāng Shūmíng  张 叔 明 e Táo Miăn 陶 沔 ) un gruppo poetico chiamato  “I sei oziosi  della valle dei bambù”.(竹 係 六  逸   zhú xì liù yì).

Nel 742  troviamo Lĭ Bái a Zhèjiāng 浙 江, da dove si recò di nuovo a Cháng’Ān con un amico taoista, Wu Yün (4), che lo introdusse negli ambienti di corte, dove le sue doti poetiche destarono l’ammirazione di Hé Zhīzhāng 賀 知  章 (5), ministro dell’Imperatore Lĭ Lōngjī李 隆 基 (generalmente conosciuto con il nome postumo di Xuánzōng 玄 宗) e presidente dell’Accademia Hànlín 翰 林 院  hàn lín  yuàn.( 6) Hé Zhīzhāng avrebbe informato l’imperatore di aver
incontrato un eccellente poeta, che però aveva il vizio del bere, e gli avrebbe mostrato alcune poesie di Lĭ Bái. L’imperatore, lette le poesie, avrebbe affermato che ad un così straordinario poeta poteva ben essere perdonato qualche piccolo difetto ed avrebbe invitato Lĭ Bái a corte.Sarebbe Hé Zhīzhāng che avrebbe per primo chiamato Lĭ Bái con il famoso soprannome di “shì xiān”, cioè “L’immortale della poesia”.

Egli fu ancor più ammirato quando dimostrò di essere il solo in grado di leggere un messaggio inviato all’Imperatore dal re della Corea e scritto in caratteri  coreani. 
 
Convocato a corte, Li Bái fu nominato membro della prestigiosa accademia letteraria Hànlín.  Tuttavia, a causa della sua
abitudine di bere eccessivamente, numerosi episodi sconcertanti caratterizzarono fin dall’inizio la sua presenza presso l’Imperatore. I  messaggeri imperiali incaricati di comunicargli la nomina all’accademia lo trovarono ubriaco fradicio in una taverna e dovettero immergergli più volte la  testa in un catino d’acqua fresca prima che il poeta riacquistasse quel tanto di  sobrietà che era necessario per potersi presentare a corte senza scandalo.

Lĭ Bái era noto per la sua eccezionale abilità nel comporre e si racconta che, un giorno in cui dalla terrazza del palazzo ammirava con l’Imperatore e con la favorita Yán Guìfēi 楊 貴 妃 lo spettacolo delle peonie in fiore, fosse invitato ad improvvisare  qualche poesia. Lĭ Bái avrebbe rapidamente composto tre famose quartine in onore della favorita, che, paradossalmente, sarebbero poi state il pretesto della sua successiva caduta in disgrazia.

Infatti, qualche tempo dopo, Lĭ Bái, che accompagnava l’imperatore in una passeggiata nei giardini imperiali e che era, come al solito, abbastanza ubriaco, si sarebbe lamentato di non poter seguire il passo dell’imperatore a causa delle
scarpe troppo strette. L’imperatore gli avrebbe consigliato di togliersi le scarpe e di sostituirle con altre più comode, ma, vedendo che, a causa del suo stato d’ubriachezza, Lĭ Bái aveva qualche difficoltà a compiere  l’operazione, avrebbe ordinato al capo degli eunuchi Gāo Lìshì 高 力 士 di aiutarlo.  L’orgoglioso e presuntuoso eunuco si sarebbe sentito umiliato da  questo basso incarico e, pieno di rancore nei confronti del poeta, avrebbe giurato di fargliela pagare. Per far ciò avrebbe convinto Yáng Guìfēi che una delle quartine composte da Lĭ Bái in suo onore era in realtà offensiva perché osava comparare la sua ineguagliabile bellezza a quella di un’antica imperatrice  della dinastia Hàn, Fēiyàn
飛 燕. La favorita si sarebbe lamentata con l’Imperatore e lo avrebbe indotto a negare a Lĭ Bái l’attesa promozione, stroncando così le sue prospettive di carriera nell’amministrazione imperiale. Il poeta, deluso e amareggiato, avrebbe allora abbandonato la capitale.
 
Alcuni sostengono però che tutta questa storia non sia  che una leggenda, in quanto Yáng Guìfēi  sarebbe diventata concubina imperiale solo dopo la partenza di Lĭ Bái da Cháng’Ān.

Del resto la  tradizione popolare si impadronì presto dell’episodio della mancata promozione e ne diede altre interpretazioni parimenti fantasiose, ad es. quella secondo cui Lĭ  Bái, presentatosi agli esami imperiali, sarebbe stato respinto a causa dell’invidia di due esaminatori e si sarebbe poi vendicato, ridicolizzandone l’ignoranza, ma attirandosi al tempo stesso l’inimicizia di tutti i burocrati imperiali, quando né i due né gli altri funzionari erano stati in grado di
leggere una lettera redatta in una lingua straniera, che il poeta aveva invece facilmente decifrato.

Può anche darsi, in realtà, che queste leggende nascondano il semplice fatto che, nonostante le sue qualità, Lĭ Bái non appariva adatto, a causa della sua estrosità e delle sue frequenti intemperanze, a svolgere una carriera ispirata ai rigidi principi confuciani. 
 
A questo punto il poeta riprese la sua vita errabonda. Essendo rimasto vedovo della prima moglie, che gli aveva dato
due figlie, ed avendo divorziato dalla seconda, si sposò una terza volta nel 744 d.C. ed ebbe ancora un figlio. Tuttavia insofferente della vita di famiglia, passava la maggior parte del suo tempo a viaggiare ed a visitare letterati, religiosi taoisti e bonzi nel sud-est della Cina.

Fu in questo periodo che si sposò per la quarta volta, con una fanciulla di nobile famiglia, e che si installò sul Monte Lushān 廬 山, dove compose molte delle sue più note poesie. 
 
Nel 744 d.C. conobbe il poeta Dù Fŭ 杜 甫, più giovane di lui di alcuni anni, con cui rimase a lungo legato da una profonda amicizia. 
 
Per una decina d’anni Lĭ Bái vagò irrequieto attraverso tutta la Cina. Ci si domanda dove si  trovasse quando, nel 756 d.
C., la ribellione del generale Ān Lùshān 安  祿  山 costrinse l’imperatore a fuggire precipitosamente dalla capitale, minacciata dalle truppe ribelli. Si riteneva un tempo che proprio in quel periodo Lĭ Bái avesse composto la famosa ode intitolata “ Arduo è il cammino di  Shŭ” (  蜀 道 難, “shŭ dào nán”),  in cui cercava di dissuadere il sovrano dal dirigersi
verso il Sìchuān, a causa dei sentieri scoscesi e pericolosi che occorreva percorrere per rifugiarsi in quella regione. Ricerche documentali hanno tuttavia  dimostrato che tale ode era già nota in epoca anteriore alla ribellione di
Ān Lùshān. Il  periodo di torbidi che seguì la ribellione di Ān Lùshān 安 祿 山, caratterizzato da avvenimenti sconvolgenti come la fuga e l’abdicazione di Xuánzōng, l’occupazione di Cháng’Ān da parte dei ribelli, l’uccisione di
Yáng Guìfēi e dei suoi familiari, la ribellione del principe Lín di Yŏng 永 王  璘 contro il nuovo imperatore Sùzōng 肅 宗, mise in  difficoltà Lĭ Bái, che, per una scelta sconsiderata o per puro caso, finì per trovarsi dalla parte sbagliata (7). Essendosi schierato con il principe Lín 永 王 璘, che fu  rapidamente sconfitto ed ucciso dalle truppe del nuovo imperatore, Lĭ  Bái rischiò di essere giustiziato per tradimento e fu salvato solo dall’intercessione del generale Guō Zĭyí 郭 子 儀 ( 8), che riuscì a far commutare la condanna a morte nella pena dell’esilio. Il poeta si avviò dunque in esilio,
ma prima che giungesse a Yèláng 夜 郎, nella lontana provincia di Guìzhōu 貴 州,  dove avrebbe dovuto essere confinato, fu perdonato. Secondo la tradizione, che però non risulta molto credibile, beneficiò di un’amnistia generale concessa in  occasione della morte dell' ex imperatore Xuánzōng (9). Lĭ Bái  si  affrettò a ritornare a Cháng ‘Ān, come risulta dalla poesia “Giù per le gole del fiume”, in cui descrive il gioioso e rapido ritorno verso la capitale.
 
In seguito all’amnistia di cui beneficiò,  probabilmente nel 759 d. C., Lĭ Bái  ridiscese il corso dello Yángzìjiāng e
si stabilì a Dāngtú 當  涂, nella provincia di Anhui 安  徽  省, dove fu ospitato in casa di Lĭ Yángbīng 李 陽 冰 ( 714-784 d. C.), un suo cugino, famoso calligrafo, specialista della scrittura detta del Sigillo. Alcune poesie di Lĭ Bái lodano le capacità e l’ospitalità di Lĭ Yángbìng. 
 
Mentre Lĭ Bái soggiornava a Dāngtú, il nuovo imperatore Dàizōng 代 宗, succeduto a Sùzōng 肅 宗 nel 762 d. C., lo nominò segretario nell’ufficio del cancelliere della destra (yòuchéng), ma la notizia della nomina arrivò a Dangtu quando
il poeta era già morto.

Li Bái  morì infatti a Dāngtú nel corso dello stesso anno 762 d.C.

Le cause della sua morte non furono mai accertate. Si  parlò di malattia, che potrebbe essere stata una cirrosi epatica, provocata dal costante abuso di alcool, o di un’intossicazione da mercurio, provocata dalla prolungata ingestione di elisir a base di cinabro nel tentativo di  raggiungere l’immortalità preconizzata dalla dottrina taoista.

Si parlò anche di suicidio per annegamento nello Yángzìjiāng, un tipo di morte che sarebbe stato preannunciato dal poeta in alcune poesie di orientamento mistico in cui sognava di raggiungere la luna attraverso l’acqua, ma che potrebbe anche essere stato, più prosaicamente, il modo estremo di risolvere le sue difficoltà politiche ed esistenziali.
 
Questo tipo di esperienza mistica vagheggiato nelle sue poesie, insieme con la notissima tendenza al bere di Lĭ Bái , fornirono alla  tradizione popolare la base per elaborare una leggenda che sembra raccogliere in se tutti gli elementi più suggestivi della figura del poeta:
 
Lĭ  Bái  sarebbe uscito una sera in barca sul  fiume a contemplare la luna e, ubriaco come al solito, vedendone l’immagine riflessa sul limpido specchio dell’acqua, si sarebbe sporto per afferrarla e sarebbe scivolato, quasi senza
accorgersene, nei gorghi del fiume.
 
Un ulteriore sviluppo di  questa tradizione vede addirittura le divinità ed i beati taoisti presentarsi a Lĭ Bái sulle acque del fiume e portarlo via con loro verso l’immortalità.                                                                  
 


NOTE

1) I“cì kè” 刺 客, letteralmente “ i  viaggiatori col pugnale”, erano qualcosa di mezzo tra i sicari e gli avventurieri, un po’ come i “ninja” giapponesi o come gli attuali  “commandos”. L’audacia delle loro imprese ne fece presto personaggi leggendari.  Un “cì kè” era ,per esempio, il falso messaggero del regno di Jìn 晉 che cercò di uccidere il re di Qín 秦 il futuro Qín Shĭ Huángdì 秦 始 皇 帝. 

2) I“Cento Filosofi” o le “Cento Scuole” ( in cinese: 諸 子 百 家 zhūzǐ bǎijiā, letteralmente: le cento scuole di tutti  i filosofi) è un’espressione che si riferisce alle innumerevoli scuole di pensiero sorte nel periodo fra il 770 ed il 221 a. C., epoca particolarmente gloriosa della cultura cinese. 

3) Sīmă  Xiāngrú  司  馬 相 如 (179–117 a.C.) fu un famoso poeta dell’epoca Han, considerato come il creatore del genere letterario detto 賦  “fù”.

4) Wú Yún 吳 筠, morto nel 778  d. C. fu un eremita e prete taoista, amico di Li Bái. Membro dell’Accademia Hànlín, scrisse un trattato di mistica taoista, lo”Xuángānglùn” 玄 綱 論.

5) Hé  Zhīzhāng 賀 知 章 (659-744 d.C.), fu un famoso letterato e poeta, che nel 742 d. C.  presentò Li Bái all’imperatore Xuánzōng. Nel 743 d. C., all’età di 85 anni, si  dimise dalla prestigiosa carica di presidente dell’Accademia Hànlín e ritornò alla sua città natale. Fu annoverato da Dù Fŭ nel gruppo degli “Otto  immortali del vino” 飲 中 八 人 yĭn zhōng bā rén, gruppo di poeti amanti delle bevande alcoliche, di cui fece parte anche Li Bái, insieme con Zhāng Xù 張  旭, Lĭ Shìzī 李 適 之, Cuī Zōngzhī 崔 宗 之, Sū Jìn 蘇 晉, Lĭ Jìn, principe di Rŭyáng 汝 楊  王 李 璡 , e Jiāo Suì 焦 遂.

6) L’accademia  Hànlín Yuàn ( letteralmente: “l’istituto del bosco dei pennelli”) fu creata dall’imperatore Xuánzōng della dinastia Táng nel’VIII° secolo d. C. A tale  accademia, di cui facevano parte i più eminenti studiosi, vennero attribuite  importanti funzioni in campo artistico e letterario, fra cui  quella di  interpretare i Cinque Classici, che costituivano la materia su cui erano interrogati coloro che partecipavano ai pubblici esami per l’accesso  all’amministrazione imperiale. L’accademia fu soppressa nel 1911, poco tempo dopo l’abolizione degli esami imperiali e poco tempo prima della caduta dell’Impero.

7) La`situazione del periodo  successivo alla rivolta di Ān Lúshān divenne rapidamente  così confusa che anche un politico ben più astuto di Lĭ Bái avrebbe faticato a raccapezzarsi. Sotto la minaccia delle truppe ribelli, l’imperatore si rifugiò nel Sìchuān , mentre il principe ereditario Lĭ Hēng 李 亨, direttosi in un’altra  provincia per organizzare la resistenza, vi si fece,  a sua volta, proclamare imperatore.  Xuánzōng, che non era a conoscenza dell’iniziativa del figlio, emise un decreto con cui , pur  attribuendo una sorta di primato a Lĭ Hēng, assegnava agli altri figli pieni poteri per il governo delle province che erano  state loro assegnate. Qualche tempo dopo, quando venne a sapere che Lĭ Héng si  era proclamato imperatore, Xuánzōng abdicò ed invitò tutti i figli a riconoscere l’autorità di Lĭ Hēng, ma Lĭ Lín, principe di Yŏng, sedicesimo  figlio di Xuánzōng, che governava le regioni a sud dello Yángzìjiāng rifiutò di sottomettersi al nuovo imperatore e cercò di crearsi un regno indipendente.  Affrontato dalle truppe fedeli a Lĭ Hēng
nel gennaio del 757 d.C., fu  rapidamente sconfitto ed ucciso.

8) Guō Zĭyí 郭 子 儀  ( 697-781 d.C.) fu un famoso generale che, grazie alle sue eccezionali capacità strategiche, riuscì a sconfiggere i ribelli ed a salvare l’Impero Táng. Dopo la morte fu divinizzato ed è ancor oggi venerato come dio dell’abbondanza.  Amico di Li Bái, intervenne per salvarlo quando il poeta fu gettato in prigione e  rischiava la condanna a morte.

9) Secondo la  tradizione, Li Bái  avrebbe beneficiato di un’amnistia proclamata alla morte dell’ex imperatore Xuánzōng, avvenuta nel marzo del 762 d.C., ma ciò sembra incompatibile con il fatto che la rivolta di Lĭ Lín fu schiacciata agli inizi del 757 d.C. Se il poeta fosse rimasto in prigione o comunque sottoposto a processo per un periodo di 5 anni, le fonti contemporanee ce ne darebbero notizia. Inoltre poiché risulta che il poeta morì proprio nel corso del 762 d. C, la partenza per l’esilio, l’amnistia, il ritorno e la sistemazione  nella città di Dāngtú sullo Yángzìjiāng si accumulerebbero nel giro di
pochi mesi, il che pare abbastanza inverosimile. 
 










 





                                                                           
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