La Vecchia Beona
Se fosse stata fatta una graduatoria delle taverne, la bettola della via Shŏushàn si sarebbe senz’altro meritata l’ultimo posto. Né una targa né un’insegna all’esterno; all’interno, nemmeno una sedia. Al banco niente da mangiare. Solo una grossa brocca di vino. Quelli che ci andavano a bere un goccio erano tutti dei poveracci: facchini, tiratori di risciò, manovali e braccianti. Alcuni arrivavano con un pezzo di salsiccia di soia in mano, altri con le tasche piene di arachidi ai cinque gusti (1). Entravano, ordinavano un bicchierino (2) e lo bevevano, tutti soli, in un angolo o appoggiati alla mensola della finestra. Se c’era troppa gente, alcuni prendevano la loro coppetta e uscivano a bersela fuori, vuotandola a piccoli sorsi, con la schiena contro un albero, felici di poter soddisfare il loro desiderio.
La bettola di cui stiamo parlando vendeva un solo tipo d’alcool, ricavato dalle patate dolci, che costava poco, ma era una bomba. I gatti del quartiere non si smarrivano mai, perché, anche se avevano perso la strada, gli bastava seguire l’odore dell’alcool per trovare la via del ritorno. Non si poteva dire che quell’alcool avesse un gusto; era soltanto maledettamente forte. Berne un sorso era come ingoiare acido solforico. Occorreva buttarlo giù in gran fretta, altrimenti vi avrebbe bruciato la lingua e la bocca, corroso i denti, la gola, gli occhi, ma, arrivato alle budella, si metteva a ribollire e rimontava di colpo al cervello con una forza tale che ne eravate immediatamente suonati. Lo si poteva paragonare a quei fuochi d’artificio che si sparano la vigilia di Capodanno e che, esplodendo, fanno partire in cielo sciami di luci rosse. Per questo motivo era anche chiamato ”la botta a stelle”. (3). Esso era tutto il contrario di un buon alcool, che deve essere morbido, generoso e gradevole, che va centellinato e che non monta mai alla testa. Ma, quei poveracci , tutti indolenziti ed acciaccati da un’intera giornata di fatica, avviliti e depressi, con pochi soldi da spendere, che cosa potevano trovare di meglio, per rimettersi subito in sesto, di un alcool che gli salisse immediatamente al cervello svuotandogli la testa e facendoli sentire liberi e sereni?
La più disinibita di tutti- si può dire- era senza dubbio una vecchia avvinazzata che si presentava alla bettola ogni pomeriggio vestita di stracci come un’accattona, i capelli arruffati, il volto nero di sporcizia. Nessuno avrebbe saputo dire quale fosse il suo vero aspetto, né come si chiamasse, ma, poiché tutti erano d’accordo sul fatto che fosse la cliente più affezionata del locale, era stata soprannominata ”Mamma Cicchetto”.
Appena varcata la soglia della taverna, per prima cosa tirava fuori dai suoi stracci un involto di stoffa di forma quadrata dal quale estraeva un pacchettino di carta da giornale che nascondeva a sua volta un involucro di carta di seta che sembrava destinato a custodire una spilla di giada , ma che, in realtà, conteneva semplicemente venti centesimi. (4) Posava le monetine sul bancone e il taverniere le versava una mezza coppa abbondante della sua “botta a stelle”. La vecchia prendeva la coppa, alzava il braccio, allungava il collo e mandava giù d’un fiato. L’alcool le scendeva diritto allo stomaco, come quando si riempie una bottiglia. Mentre percorreva zigzagando i due passi che la separavano dall’uscita, la vecchia sembrava disegnare coi piedi sul pavimento caratteri misteriosi. (5)
Una volta uscita in strada, la vecchia si dirigeva barcollando verso il quartiere settentrionale della città e, fatti più o meno un centinaio di passi, giungeva ad un incrocio pieno di traffico dove gli incidenti erano molto frequenti. Però non c’era da preoccuparsi per la nostra vecchietta. Anche se la si sarebbe detta completamente sbronza (6), ogni volta che giungeva all’incrocio, ridiventava di colpo lucida come chiunque altro, quasi che la ciucca le fosse passata in un istante, e attraversava la strada senza alcun problema. La scena si ripeteva tutti i giorni, senza che le fosse mai accaduto nulla.
Per la gente che stava nella via Shōushàn la marcia traballante dell’ubriacona era una delle attrazioni predilette: ora rovesciava la testa all’indietro, ora si piegava in avanti, sbandava a sinistra e, un attimo dopo, ricadeva verso la destra, ruotava dolcemente come se si muovesse estasiata al ritmo di una musica, come se fosse una foglia di loto mossa dal vento; nei giorni piovosi, era l’ombrello che ruotava lentamente, mentre l’acqua la bagnava sino al midollo...
Ma, com’era possibile che la vecchia ubriacona ridiventasse istantaneamente lucida non appena si avvicinava all’incrocio? Era perché l’effetto della “botta a stelle” arrivava solo fino all’incrocio oppure si doveva pensare che la vecchia beona fosse un essere eccezionale capace di passare in un attimo da uno stato di ebbrezza completa ad uno stato di perfetta lucidità?
Il segreto di un alcool sta nella brocca. Nel nostro caso, il taverniere era un individuo disonesto che aveva l’abitudine di allungare il suo alcool con l’acqua, ma i clienti non se ne accorgevano poiché gli alcolizzati hanno una visione piuttosto nebulosa della realtà e l’unica cosa che per loro ha una chiarezza cristallina è l’alcool nel ventre. Del resto, anche se qualcuno se ne fosse accorto, era tutta gente per cui l’importante era bere, e basta.
Ma il taverniere pagava la sua disonestà: a quasi sessant’anni non aveva ancora un figlio ed era molto probabile che morisse senza discendenza.(7) Tuttavia, un bel giorno, sua moglie cominciò ad aver voglia di cibi saporiti e di piatti speziati. Senza che nessuno se l’aspettasse, era rimasta incinta! Il taverniere si prosternò dinanzi al Buddha ed ebbe degli scrupoli di coscienza. Promise perciò che da quel giorno sarebbe diventato una persona onesta e che, nella sua attività di taverniere, non avrebbe più allungato né adulterato l’alcool.
Dunque, quel giorno, quando la vecchia arrivò alla taverna, tirò fuori come sempre il suo involto, aprì, l’uno dopo l’altro, i vari pacchettini, pagò la sua mezza coppa d’alcool, levò il braccio e allungò il collo, ciò che mandò giù non era la solita bevanda annacquata...era la “botta a stelle” allo stato puro.
Questa volta, non appena uscì in strada, la gente si accalcò per vederla. Non solo era scossa da un tremito incessante che faceva impressione, ma, mentre il busto si inclinava a sinistra, le gambe si piegavano verso destra. I suoi movimenti erano convulsi, frenetici: se dapprima sembravano quelli del mitico uccello Péng (8) quando vola in mezzo alla tempesta, alla fine ricordavano la violenza del nero turbine che ruota nell’occhio del ciclone.
Gli abitanti della via Shŏushàn la guardavano stupefatti e perplessi, ma non ebbero il tempo di porsi delle domande. La vecchia ubriacona era già arrivata all’incrocio. Sorprendentemente, non parve rendersene conto e, per la prima volta, si lanciò subito, senza fare attenzione, in mezzo alla strada. È superfluo dilungarsi sulla tragedia che ne seguì...
A partire da quel momento, della vecchia beona non rimase in quel tratto di strada nessuna traccia, ma gli avventori della taverna continuavano a parlarne di tanto in tanto, ricordando che era stata una vera, genuina ubriacona. Era una donna –dicevano-- che beveva invece di mangiare, anche se beveva un solo bicchiere al giorno, e che non cercava l’energia nel cibo, ma soltanto nell’alcool. Nella taverna non avvenivano molte cose degne di nota e mancavano quindi gli argomenti di conversazione. I clienti ci entravano per bere, pagavano, bevevano e se ne andavano e fino a quel momento non era mai accaduto nulla di interessante. Parlare della vecchia era per tutti loro una soddisfazione, riservata ai soli clienti della taverna..
Ascoltando queste conversazioni, al taverniere venne improvvisamente un dubbio: il giorno in cui la vecchia aveva avuto l’incidente mortale non era precisamente il giorno in cui lui aveva smesso di annacquare il suo alcool?
Pensò allora che, in questo mondo, non si sa davvero quali princìpi si debbano seguire. È sbagliato comportarsi da farabutti o è sbagliato essere onesti? Per decenni lui aveva ingannato i suoi clienti annacquando l’alcool e non era mai successo niente, tutti lo avevano bevuto ed erano sempre stati benissimo. Viceversa, il giorno in cui aveva deciso di comportarsi onestamente c’era subito stata una disgrazia.
NOTE
1) Il cibo che i clienti portano con sè è indicativo della loro miseria. Il salsicciotto non è di carne, ma di pasta vegetale. Le arachidi hanno scarso valore nutriente anche se sono state preparate ai cinque profumi (五香 “wŭ xiáng”): anice, garofano, cinnamono, pepe e finocchio.
2) Il testo dice 二 三 兩 (“èr sān liáng”). Il “liáng” era una misura di peso pari a circa 50 grammi.
3) Il termine cinese 炮 打 灯 (“pàodădēng””), letteralmente “petardo lancialanterne”, dovrebbe designare il fuoco d’artificio che da noi è chiamato “bomba a botta e stelle”.
4) Letteralmente 两 角 (“liáng jiăo”). Un 角 (“jiăo”), detto anche 毛 (“máo”), corrisponde ad un decimo dello 元 (“yuán), l’unità monetaria cinese.
5) Il termine 天 书 (“tiānshū”),letteralmente “libro celeste”, indicava anticamente i libri che le divinità avrebbero rivelato agli uomini. Esso è poi stato usato, in senso figurato, con riferimento a testi di difficile comprensione. I passi barcollanti della vecchia ubriaca sembrano disegnare sul pavimento caratteri indecifrabili.
6) L’espressione 烂醉如泥 (“làn zuì rú ní”) indica proverbialmente uno stato di completa ubriachezza.
7) Nella società cinese la mancanza di discendenti era (ed è probabilmente ancora ) vista in modo molto negativo. Se volontaria, costituiva una grave offesa al dovere della pietà filiale perché, non garantendo la perpetuazione della famiglia, faceva venir meno la possibilità di tributare il debito culto agli antenati. Se involontaria, era considerata una disgrazia sia per il motivo detto sopra sia per il fatto che chi non aveva figli poteva ritrovarsi privo di qualsiasi assistenza durante la vecchiaia.
8) Nel primo capitolo dello Zhuāngzĭ 莊子 , intitolato “Cammino libero e facile”( 逍遙遊 “ xiāo yáo yóu”) si legge quanto segue:
“Nei mari settentrionali c’è un pesce chiamato Kūn, lungo non so quante migliaia di “lĭ”. Esso si muta in un uccello chiamato Péng , il cui dorso è largo non so quante migliaia di “lĭ”. Questo uccello è così enorme che le sue ali sembrano le nuvole del cielo. Le correnti ascensionali create dal movimento delle onde lo spingono verso i mari meridionali, vale a dire verso il Lago Celeste.
Il Qí Xiè, libro che riporta molte cose curiose, narra, a proposito di ciò , quanto segue:
“Allorché il Péng migra verso i mari meridionali, le acque si agitano per un tratto di tremila “lĭ”. Il Péng scuote le ali e sale all’altezza di novantamila “lĭ” e continua a volare per sei mesi”.
È come il movimento delle trombe d’aria , del pulviscolo, dei minuscoli insetti che turbinano nel vento.”
酒馆也分三六九等。首善街那家小酒馆得算顶末尾的一等。不插幌子,不挂字号,屋里连座位也没有;柜台上不卖菜,单摆一缸酒。来喝酒的,都是扛活拉车卖苦力的底层人。有的手捏一块酱肠头,有的衣兜里装着一把五香花生,进门要上二三两,倚着墙角窗台独饮。逢到人挤人,便端着酒碗到门外边,靠树一站,把酒一点点倒进嘴里,这才叫过瘾解馋其乐无穷呢!
这酒馆只卖一种酒,是山芋干造的,价钱贱,酒味大。首善街养的猫从来不丢,跑迷了路,也会循着酒味找回来。这酒不讲余味,只讲冲劲,进嘴赛镪水,非得赶紧咽,不然烧烂了舌头嘴巴牙花嗓子眼儿。可一落进肚里,跟手一股劲“腾” 地蹿上来,直撞脑袋,晕晕乎乎,劲头很猛。好赛大年夜里放的那种炮仗 “炮打灯”,点着一炸,红灯蹿天。这酒就叫做“炮打灯”。好酒应是温厚绵长,绝不上头。但穷汉子们挣一天命,筋酸骨乏,心里憋闷,不就为了花钱不多,马上来劲,晕头涨脑地洒脱洒脱放纵放纵吗?
要说最洒脱的,还得数酒婆。天天下晌,这老婆子一准来到小酒馆,衣衫破烂,像叫花子;头发乱,脸色黯,没人说清她啥长相,更没人知道她叫什么,却都知道她是这小酒馆的头号酒鬼,尊称酒婆。她一进门,照例打怀里摸出个四四方方的小布包,打开布包,里头是个报纸包;打开报纸包,又是个绵纸包,好像里头包着一个翡翠别针;再打开绵纸包,原来只是两角钱!她拿钱撂在柜台上,老板照例把多半碗“炮打灯”递过去,地接过酒碗,举手扬脖,碗底一翻,酒便直落肚中,好像倒进酒桶。待这婆子两脚一出门坎,就像在地上划天书了。
她一路东倒西歪向北去,走出一百多步远的地界,是个十字路口,车来车往,常常出事。您还甭为这婆子揪心,瞧她 烂醉如泥,可每次将到路口,一准是“噔”地一下,醒过来了竟赛常人一般,不带半点醉意,好端端地穿街而过。她天天这样,从无闪失。首善街上人家,最爱瞧酒婆这醉醺醺的几步扭——-上摆下摇,左歪右斜,悠悠旋转乐陶陶,看似风摆荷叶一般;逢到雨天,雨点淋身,便赛一张慢慢旋动的大伞了……但是,为嘛酒婆一到路口就醉意全消呢?是因为“炮打灯”就这么一点劲头儿,还是酒婆有超人的能耐说醉就醉说醒就醒?
酒的诀窍,还是在酒缸里。老板人奸,往酒里掺水。酒鬼们对眼睛里的世界一片模糊,对肚子里的酒却一清二楚,但谁也不肯把这层纸捅破,喝美了也就算了。
老板缺德,必得报应,人近六十,没儿没女,八成要绝后。可一日,老板娘爱酸爱辣,居然有喜了!老板给佛爷叩头时,动了良心,发誓今后老实做人,诚实卖酒,再不酒里掺水掺假了。
就是这日,酒婆来到小酒馆,照例还是掏出包儿来,层层打开,花钱买酒,举手扬脖,把改假为真的“炮打灯”倒进肚里……真货就是真货。这次酒婆还没出屋,人就转悠起来了。而且今儿她一路上摇晃得分外好看,上身左摇,下身右摇,愈转愈疾,初时像风中的大鹏鸟,后来竟像一个黑黑的大旋涡!首善街的人看得惊奇,也看得纳闷,不等多想,酒婆已到路口,竟然没有酒醒,破天荒头一遭转悠到马路上。下边的惨事就甭提了
自此,酒婆在这条街上绝了迹。小酒馆里的人们却不时念叨起她来1,说她才算真正够格的酒鬼。她喝酒不就菜,向例一饮而尽,不贪解馋,只求酒劲。在酒馆既不多事,也无闲话,交钱喝酒,喝完就走,从来没赊过账。真正的酒鬼,都是自得其乐,不搅和别人。
老板听着,忽然想到,酒婆出事那日,不正是自己不往酒里掺假的那天吗?原来祸根竟在自己身上他便别扭开了,
心想这人间的道理真是说不清道不明了。到底骗人不对,还是诚实不对?不然为嘛几十年拿假酒骗人,却相安无事,都喝得挺美,可一旦认真起来反倒毁了?