Capitoli I-X
I
La via che si può descrivere non è la Via. (1)
Il nome che si può pronunciare non è il Nome.
Da ciò che non ha nome sono nati il cielo e la terra,
ma ciò che ha nome è la sorgente di tutte le cose.
Chi è libero dalle passioni ne coglie il segreto,
chi è schiavo dei desideri si ferma alle apparenze.
Essere e non essere hanno la stessa origine
sebbene siano chiamati in modo diverso.
Ciò che li accomuna è mistero,
mistero, ed ancora mistero.
La porta di tutti i misteri.
NOTA
1) A titolo puramente aneddotico riporto qui un’arguta osservazione di Bái Jūyì 白 居 易 : “Mi lascia un po’perplesso il fatto che un signore il quale comincia col dichiarare che la Via si sottrae a qualsiasi spiegazione si senta poi obbligato a comporre un volume di oltre cinquemila caratteri per tentare di spiegarcela”.
II
Ciascuno di noi è in grado di riconoscere il bello
perché esiste il brutto.
Ciascuno di noi sa discernere il bene,
perché esiste il male. (1)
Infatti,
l’essere e il non essere nascono l’uno dall’altro,
il facile ed il difficile sono complementari,
il lungo ed il corto si integrano a vicenda,
l´alto ed il basso si sostengono mutualmente,
la voce ed il tono si armonizzano tra di loro,
il prima ed il dopo si alternano costantemente. (2)
Perciò il saggio si fonda sulla regola del non agire (3)
ed insegna senza dare lezioni.
È aperto a tutto e non respinge nulla.
Produce le cose, ma non se ne appropria.
Le usa, ma non conta su di esse.
Acquista meriti, ma non li fa valere
perché, soltanto se non li reclama,
tali meriti sono veramente suoi.
NOTE
(1) La traduzione letterale sarebbe: “ Nel mondo ciascuno sa cos’è il bello,
perciò esiste il brutto. Ciascuno sa cos’è il bene, perciò esiste il male”.
L’idea che l’autore intende esprimere è che un concetto può essere definito solo contrapponendolo a ciò che è “altro “,”diverso”,”opposto”.(È del resto l’idea insita anche nell’etimologia del nostro termine “definizione”:una cosa può essere individuata e definita solo se possiamo delinearne i“fines”, cioè i limiti.) Se tutti fossero belli,nessuno sarebbe bello, perché mancherebbe qualsiasi termine di paragone per definire la nozione di “bello”. La stessa cosa vale per la nozione di “brutto” e per qualsiasi altro concetto.Ciò che non ha limiti non può essere concepito né individuato né definito. Ecco perché il capitolo I dichiara “La via che si può descrivere non è la Via”.
(2) È espresso in questi versi il principio dell’interazione degli opposti ( yīn 陰 e yáng 陽 ) che trova espressione grafica nel tàijítú 太 極 圖 , il simbolo della dottrina taoista.
(3 ) Il “ non agire” (無 為 “wú wéi”),uno dei princìpi fondamentali della dottrina taoista, non va inteso come pura “inazione”, ma piuttosto come “ azione conforme alla natura”, l’unico tipo di comportamento che può essere coronato dal successo.
III
Astenetevi dal premiare i più meritevoli,
così non creerete rivalità fra la gente.
Non accumulate beni preziosi,
così la gente non sarà indotta a rubare.
Non esibite oggetti lussuosi,
così la gente non vi invidierà.
I saggi reggitori abbiano per regola
di riempire le pance e non i cervelli,
di rafforzare i muscoli e non la volontà,
di tenere il popolo lontano
dalla conoscenza e dalle passioni. (1)
Non permettano ai filosofi
di occuparsi della vita pubblica.
Governando senza agire
eviteranno il disordine.
NOTA
(1) Se Lăo Zĭ 老 子 , il mitico saggio che varcò i confini dell’Impero e si
diresse, cavalcando il suo bufalo,verso il deserto come per dissolversi nel
nulla dopo aver lasciato in dono al guardiano della frontiera la raccolta delle sue massime, ritornasse oggi a predicare tra di noi sarebbe immediatamente denunciato per grave turbamento dell’ordine pubblico.
Quelli che leggiamo nei versi di questo capitolo sono infatti soltanto i
primi di una serie di pressanti inviti a svalutare l’intelligenza, a
trascurare lo studio e la cultura, a mantenere il popolo nell’ignoranza, a
zittire gli intellettuali, ad abbandonare la giustizia, ad accantonare le leggi, a bandire pietà e compassione, ad astenersi dall’agire e dall’intraprendere, a rifiutare lo sviluppo della tecnica, a respingere l’accumulo di capitale ed a disprezzare la produzione di ricchezza.
Tutto ciò lo fa necessariamente apparire, ad un osservatore moderno, come il campione assoluto ed insuperabile del pensiero politicamente
scorretto.
Tali esortazioni vanno tuttavia inquadrate in una filosofia che mostra numerosi punti di contatto con idee che appaiono regolarmente in tutta la
storia del pensiero occidentale dall’antichità classica fino ai tempi più
recenti.
Basta guardare all’”età aurea” cantata da Esiodo e da Virgilio, al “paradiso terrestre” descritto nella Bibbia, al “buon selvaggio”lodato da Rousseau o alla “naturale saggezza” dei contadini russi esaltata da Tolstoj per ritrovare espressi con parole simili, a volte quasi identiche, i concetti sviluppati da Lăo Zĭ.
Elemento comune a tutti gli esempi citati è la convinzione che sia esistita
un’antichissima età nella quale l’uomo era “naturalmente”buono ( o che tale bontà originaria si sia miracolosamente conservata in popolazioni primitive sfuggite ad ogni contatto con la civilizzazione oppure in classi
sociali rimaste al margine del cosiddetto progresso). In quest’età leggendaria, in cui gli uomini conducevano una vita pienamente conforme ai dettami della natura (o della divinità, quando all’origine del mondo si poneva l’azione di un Creatore), la virtù era il frutto spontaneo di questo modo di vita che non aveva bisogno di alcuna costrizione.
Rotto per sua colpa questo divino equilibrio, l’uomo cerca invano di ricreare con mezzi artificiali la situazione di innocenza primordiale di cui
gli è rimasto il ricordo. Le leggi, lo studio, il sapere, l’attività produttiva, la creazione di ricchezza, la compassione per gli altri dovrebbero riportarlo
alla spontaneità ed alla genuinità delle sue origini. In realtà, messi in opera da animi ormai corrotti, anche questi strumenti sono stravolti e non fanno che concorrere ad una sempre maggiore corruzione.
L’unico mezzo di salvezza è il ritorno alla purezza originaria, che per il Taoismo è il ritorno alla Via.
IV
La Via è come una sorgente:
zampilla in permanenza
e puoi abbeverartene
senza che mai si esaurisca.
Essa è profonda
come l’origine dell’universo.
È smussata, ma tagliente,
semplice, ma intricata,
è armonia e luce
ed è insieme
polvere e fango.
Sembra impalpabile,
eppure esiste.
Non sappiamo di chi sia figlia,
ma già viveva
prima che nascessero
i nostri più lontani antenati.
V
L’universo non prova pietà.
Per lui tutte le cose sono come fantocci di paglia. (1)
Il saggio è indifferente.
Anche per lui gli uomini non sono che burattini.
Tutto ciò che esiste fra cielo e terra
è come un mantice:
è vuoto,
ma soffia sempre.
Più lo premi
e più aria ne esce fuori,
incessantemente.
A che servono i grandi discorsi ?
Non son forse meglio moderazione ed equilibrio?
NOTA
(1) Il testo cinese usa il termine 芻 狗 (“chú gŏu”, “cane di paglia”). Sū Zhé 蘇 轍 (1039-1112) così commenta questo verso:“ Cielo e Terra non hanno sentimenti. Non distruggono le cose per crudeltà né le creano per bontà, proprio come facciamo noi quando fabbrichiamo cani di paglia da offrire in sacrificio. Li orniamo e li deponiamo sull’altare, ma non perché li amiamo,e, terminato il sacrificio, li gettiamo via, ma non perché li odiamo”.
VI
Lo Spirito della Valle non muore.
Lo chiamano “La Donna Misteriosa”. (1)
“La Porta della Donna Misteriosa” è il nome che si dà all’origine
dell’universo.
Lo Spirito permane sempre
e non si consuma mai.
NOTA
(1) Lo Spirito della Valle ( 谷 神 “gŭ shén”) e la Donna Misteriosa ( 玄 牝 “xuán pìn”) sono entrambi metafore della Via ( 道 “dào”). La Valle, la Donna e la Via condividono infatti le caratteristiche del principio cosmico femminile 陰 (yīn): mistero, oscurità, passività, ricettività, calma e, soprattutto, capacità di generare. (La Valle genera vita perché, essendo vuota, accoglie la luce del sole che la riscalda e le acque dei torrenti che la irrigano e la rendono fertile).
In un articolo del 1974 E.M.Chen formula addirittura l’ipotesi che la filosofia taoista si sia sviluppata a partire dall’antico culto di una Dea Madre.
VII
Come si può spiegare l’eternità del Cielo e della Terra?
Durano così a lungo perché non vivono per sé stessi.
Il saggio si tira indietro
e si ritrova tra i primi.
Non si cura di sé stesso
ed è lui che sopravvive.
Non è forse proprio la sua rinuncia all’egoismo
che alla fine lo serve meglio di tutti coloro che
sono mossi soltanto dal loro interesse personale?
VIII
La bontà perfetta è come l’acqua
che giova a tutti
senza mai rivaleggiare con nessuno.
La puoi trovare anche nei posti
che l’uomo evita e disprezza.
Per questo essa è ciò
che più si avvicina alla Via.
La perfezione di una dimora sta nel terreno su cui è costruita.
La perfezione di un animo sta nella profondità dei sentimenti.
La perfezione di un amico sta nella generosità.
La perfezione delle parole sta nella sincerità.
La perfezione di un governo sta nella disciplina.
La perfezione degli affari sta nell’esperienza.
La perfezione dell’agire sta nella tempestività.
Solo rinunciando all’ambizione
sarai senza macchia.
IX
A che ti serve riempire i tuoi forzieri
fino a farli traboccare?
Nemmeno la spada più tagliente
li proteggerà a lungo.
Chi riuscirà mai a difendere
sale piene d’oro e di giada?
Ricchezza, gloria e superbia
generano sempre sventura.
Compi il tuo dovere e ritirati:
ecco la Via del Cielo.
X
Rafforza spirito ed istinto nella loro unità (1)
ed evita contrasti nel tuo cuore.
Concentra la tua forza vitale
e sii agile e flessibile come un neonato. (2)
Purifica i tuoi pensieri più nascosti
e sii raggiante e senza macchia.
Ama il paese e dirigine il popolo,
ma astieniti dall’azione.
Quando le porte del Cielo
si aprono e si chiudono,
accetta senza resistere
il volere della divinità.
Cerca di capire il mondo
con una visione profonda
che vada al di là
della pura erudizione.
Crea qualcosa ed abbine cura,
ma fallo senza appropriartene.
Opera senza pretendere.
Guida senza dominare.
Ecco quello che chiamano
“Il Potere Arcano”. (3)
NOTE
(1) Molti commentatori leggono il binomio 營 魄 (“yíng pò” “esercito ed
istinto”), che figura nel primo verso, come 魂 魄 (“hún pò” “spirito
ed istinto”), conformemente alla dottrina taoista, secondo cui l’uomo deve
sforzarsi di conservare l’unità del suo essere sottoponendo i propri istinti
animali al costante controllo delle facoltà razionali.
(2) Appare qui un altro dei temi ricorrenti del Taoismo: il richiamo alla semplicità naturale. Chi può essere il miglior modello di semplicità se non il neonato, il cui comportamento, ancor libero da qualsiasi costrizione e da qualsiasi artificio, è esempio di assoluta spontaneità e sincerità?
(3) Il Potere della Via è un “potere arcano” (玄 德 “xuándé”) perché, conformemente alla natura stessa della Via, esso opera senza manifestarsi. La sua è un’azione “armoniosa”, “soffice”, “femminile”, che ottiene i migliori risultati senza rivendicazioni arroganti e senza contrasti violenti. È questo il modo di procedere che ispira il comportamento dei governanti saggi ed avveduti. Mi pare significativo, a questo riguardo, che il nome di cortesia di Liú Bèi 劉 備, uno dei politici più accorti del periodo dei Tre Regni, fosse appunto Xuándé.
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