Chén Jìngróng 陈 敬 容
OTTOBRE
Al di là delle finestre di carta
bisbigliano i bambù.
“Éméi...Éméi....
caverne d’antichi spettri.”(1)
C’è qualcuno che,
suonando il flauto su una zattera di bambù,
soffia dalla cima della montagna
neve bianca come la pallida luna? (2)
1935
十月
纸窗外风竹切切:
“峨眉,峨眉,古幽灵之穴。”
是谁,在竹筏上
抚着横笛,
吹山头白雪如皓月?
SHÌ YUÈ
zhĭ chuāng wài zhú qiè qiè:
“éméi éméi
gū yōulíng zhī xuè”.
shì shéi zài zhú fá shàng
fŭ zhāo héng dì
chuī shān tóu bái xuĕ rú hào yuè
NOTE
1) Il monte Eméi 峨眉山, una delle quattro montagne sacre del Buddhismo, era noto, fin dall’antichità, per le sue grotte, in cui, secondo le leggende che col tempo si formarono , abitavano numerosi spiriti.
2) Gli ultimi versi potrebbero forse riferirsi specificamente ad una leggenda relativa al monte Éméi, ma una rapida ricerca in proposito non ha dato alcun risultato.
Giallo
Giallo crepuscolo, sabbia gialla.
Spuntano dalla polvere
queste memorie ingiallite.
Sospira l’ombra sulla parete.
Irrompe nella mia fantasia.
un oceano come uno specchio.
Nelle sue onde trasparenti
ascolto attenta l’eco
dei miei passi solitari.
黄
黄昏,黄沙,
尘灰里掘起
发黄的记忆,
壁上的影子叹息。
幻想里涌起
一片大海如境,
在透明的清波里
谛听自己寂寞的足音。
Huáng
huáng hūn huáng shā
chén huī lĭ jué qĭ
fā huáng de jìyì
bì shàng de yĭngzi tànxī
huànxiăng lĭ yōngqĭ
yī piàn dà hăi rú jìng
zài tòu míng de qīng bō lĭ
dìtíng zìjĭ jìmò de zú yĭn
1936
SEPARAZIONE
Ahimè, spesso m’arresto di botto (1)
per un improvviso soffio di vento.
Ahimè, spesso mi smarrisco
se accanto a me per caso rimbomba
un suono di campane.
Anche il cielo azzurro e senza nubi
mi rende malinconica.
Suscitano in me la stessa impressione
d’un verde di giada
tanto un filo d’erba
quanto un solido pino.(2)
Navi che si apprestano a salpare.(3)
Ali pronte a dispiegarsi.
O freccia,
sulla corda vibrante.
dissimuli il tuo impeto.
Nella notte agitata
dagli allarmi dei fuochi,
ombre che fuggono (4).
Di fronte alla quotidianità delle cose
una repentina sensazione di estraniamento
ci separa risolutamente
dal mondo.
28 marzo 1946
NOTE
1) I dizionari danno al termine 于 “yú” usato isolatamente come interiezione il significato di “ahimè”, che, nel contesto di questa poesia, mi sembra accettabile.
2) Nella prima strofa la poetessa traccia il proprio ritratto: è insicura di sè, timorosa, facile a confondersi, inspiegabilmente malinconica, impressionata da tutto.
3) Il termine “chuánzhĭ” 船 只è reso dai dizionari con “barche”,”navi” . Esso si compone infatti del carattere 船 (“chuán” “barca”) e del carattere 只 (“zhĭ”) (tradizionale隻), un classificatore usato per le barche. Secondo le regole della grammatica cinese, un classificatore posto dopo il nome indica un plurale indefinito.
4) La seconda strofa è ambigua. Le tre immagini che vi figurano ( le navi pronte a salpare, la freccia che saetta e la notte agitata dagli incendi) appaiono difficili da collegare con il resto della poesia. Forse intendono dire che, nonostante il suo carattere timido, l’autrice vuole sfuggire alla banalità della vita quotidiana e sogna avventure, imprese audaci. In questo senso potrebbero suggerire la conclusione della lirica, che esprime un senso di estraneità all’esistenza incolore e prevedibile di ogni giorno.
划分
我常常停步于
偶然行过的一片风
我往往迷失于
偶然飘来的一声钟
无云的蓝空
也引起我的怅望
我啜饮同样的碧意
从一株草或是一棵松
待发的船只
待振的羽翅
箭呵,惑乱的弦上
埋藏着你的飞驰
火警之夜
有奔逃的影子
在熟悉的事物面前
突然感到的陌生
将宇宙和我们
断然地划分
HUÀFÉN
wŏ cháng cháng tíng bù yú
ŏurán xíng guò de yī piàn fēng
wŏ wăng wăng mí shī yú
ŏurán piāolài de yī piàn shēng zhōng
tiān wú yún de lán kōng
yĕ yĭngqí wŏ de cháng wàng
wŏ chuòyĭn tóng yàng de bì yí
cóng yī zhū căo huòshì yī kē sōng
dài fā de chuánzhĭ
dài zhèn de yŭchí
jiàn hē, huòluàn de xián shàng
máicáng zhāo nĭ de fēichí
huŏ jĭng de yè
yŏu bēntáo de yĭngzi
zài shūxī de shìwù miànqián
tùrán găndào de mòshēng
jiāng yŭzhōu hé wŏmen
duànrándì huàfén.
I MIEI SETTANTA (1: UN FRUTTO ASPRIGNO)
Niente verde tenero, niente rosso vivace.
L’acqua che scorre gorgoglia,
sommerge le sponde,
e... fugge via.
I raggi del sole e della luna
brillano su schiere di alberi.
A volte, cadono anche sui rovi
e illuminano i loro silenziosi
frutti asprigni.
Un gusto acido e amaro
ne ha permeato la polpa e la scorza,
ma il nòcciolo è ancora più saldo che mai,
come pietra,
come acciaio.
Forgiato da una colata di liquido metallo
sopra un’incudine di ferro
il rude nòcciolo
fu avvolto da una carne gustosa e succulenta,
ma è ancor esso che ora, come prima,
continua ad emettere
questa limpida luce.
Settembre 1987
我的七十 (一: 酸果) wŏ de qīshí (yī suān guŏ)
没有嫩绿鲜红 mĕi yŏu nèn lǜ xiān hóng
流水哗哗 liú shuĭ huā huā
漫过堤岸而去 màn guò dī`àn ér qù
日月的光华 rí yué de guāng huá
照耀众多树木 zhàoyào zhòngduō shùmù
偶尔也洒上荆丛 ŏu’ĕr cuĭ shàng jīng cóng
洒上默默的酸果 cuĭ shàng mòmò de suān guŏ
酸涩与苦咸 suānsè yŭ kŭ xián
浸透了果肉果壳 shèntòu le guŏ nài guŏké
果核却无比坚硬 guŏhú què wŭbì jiānyìng
如石 rú shí
如钢铁 rú gāngtiĕ
原本是由铁水浇铸而成 yuánbĕn shì yóu tiĕshuĭ jiāo pù ér chéng
在钢铁的基座上 zài gāngtiē de jīzuò shàng
它被赋予了 tā bèi fùyŭ le
多汁的甘美果肉 duōzhì de gānmĕi guŏròu
那吐着青色光焰的 ná tóu zhe qīng sè guāng biāo
依旧是粗糙的果壳 yījiū shì cūcāo de guŏké
Biografia di Chén Jìngróng (1)
Chén Jìngróng 陈 敬 容 nacque il 2 settembre 1917 a Lèshān 乐 山, allora Jiādìng 嘉 定, nel Sichuān 四 川 .
Frequentò da bambina una scuola elementare creata dai missionari francesi, e, nel 1930 fu ammessa alla scuola media.
L’insegnamento di tipo occidentale le diede fin dalla più giovane età una visione del ruolo femminile diversa da quella prevalente in Cina, cosicché nel 1932 cercò di fuggire per recarsi a Pechino alla ricerca della gloria letteraria. Il tentativo fallì, ma una sua poesia intitolata “Disillusione” ( 幻 灭 “huànmiè ”) fu pubblicata lo stesso anno, nella capitale, dal suo professore di inglese Cáo Băo Huá 曹 葆 华, che sarebbe poi diventato famoso come poeta e come traduttore letterario, sulla rivista settimanale dell’Università Qīnghuá ( 清华周刊”qīnghuá zhōukān” ),vol.38, n.4.
Chén ci riprovò nel 1934, all’età di soli 17 anni, e riuscì, questa volta, a raggiungere Pechino dove fu subito accolta negli ambienti letterari.
Chén mostrò immediatamente di possedere doti poetiche fuori del comune che le consentivano , nelle sue liriche, di integrare perfettamente la cultura classica con la sensibilità moderna.
Dal 1934 al 1937 frequentò, presso l’università Qìnghuá 清 华 大 学 le lezioni di Wén Yīduō 闻 一 多.
Nel 1936 si sposò con Cáo Băohuá (1906-1978), che era stato suo professore a Lèshān, ma il matrimonio non durò a lungo e fu sciolto nel 1939.
Anche il successivo matrimonio con un altro poeta,Shā Lĕi 纱蕾 (1912-1986), appartenente alla minoranza etnica Huí (回 族 “huízú”), celebrato nel 1940 , non ebbe miglior sorte e fu sciolto nel 1945.
Allo scoppio della guerra cino-giapponese , nel 1937, Chén, al contrario di molti altri intellettuali che si rifugiarono in aree controllate dai guerriglieri comunisti, preferì trasferirsi a Chóngqìng 重 庆nel Sìchuān 四 川, che, dopo l’occupazione di Pechino da parte dei Giapponesi, era divenuta la capitale provvisoria del governo del Guómíntáng.国 民 堂.
Dopo essersi separata da Cáo Băohuá, Chén si trasferì con il nuovo marito Shā Lĕi a Lánzhōu 兰 州 ,capitale del Gānsù 甘 肃 , anch’essa sotto il controllo delle forze nazionaliste.
Lontana dai circoli letterari, impegnata nei compiti famigliari e poco aiutata sia dal primo sia dal secondo marito, che non tenevano in grande considerazione la sua attività poetica, Chén produsse e pubblicò molto poco durante l’agitato periodo della guerra.
Finalmente, nel 1945, Chén lasciò il secondo marito e, dopo una sosta a Chóngqìng, si stabilì, nel 1946 a Shànghăi, con l’intenzione di dedicarsi interamente alla carriera letteraria.
I quattro anni che vanno dal 1945 al 1949 furono per lei un periodo di fervida attività, caratterizzato dalla pubblicazione di una collezione di prosa: “Pioggia di stelle”(星 雨 集 “xíngyŭ jí”) 1946, due antologie poetiche: “Abbondanza”(盈 盈 集 “yíngyíng jí”) e “Sinfonia” (交 响 集 “jiaoxiang jí”) 1948, numerose traduzioni e diversi saggi.
Dal luglio 1947 al giugno 1948 fu coredattrice della rivista letteraria “Creazioni Poetiche” (诗 创 造 “shì chuàngzào”), che pubblicò sia “poesia del popolo”, cioè testi di poeti politicamente impegnati, particolarmente in senso rivoluzionario, sia “poesia modernista”, cioè testi di poeti che traevano ispirazione dalla letteratura occidentale, fra cui spiccavano Zāng Kèjiā 藏 克 家 , Cáo Xínzhī 曹 辛 之 ed altri autori, che formarono con lei un gruppo, il quale , riscoperto e rivalutato alcuni decenni dopo, fu allora chiamato “La Corrente delle Nove Foglie (九 叶 派 ”jiù yè pái”).
Questa tolleranza ideologica non le risparmiò tuttavia le dure critiche degli intellettuali comunisti.Anche nelle zone controllate dal Guómíntáng, infatti, il mondo letterario era completamente dominato dall’idea della “poesia del popolo” con i suoi inevitabili corollari: realismo rivoluzionario, fiducia incrollabile nelle “magnifiche sorti e progressive”, rinuncia ad ogni artificio stilistico in favore di uno stile semplice e popolare.
Secondo i critici di sinistra era possibile scorgere nella letteratura cinese moderna due distinte tendenze. Ad una tendenza che essi definivano “romantica”, capeggiata da Guō Mòruò 郭沫若, tendenza positiva, caratterizzata da ottimismo, entusiasmo, impegno sociale e fiducia nel progresso, si sarebbe contrapposta una tendenza “estetizzante”, estranea al popolo e sorda allo spirito dei tempi. Di questa tendenza avrebbe fatto parte Chén Jìngróng, autrice “piccolo borghese”, traduttrice di Baudelaire, che, come il poeta francese, “rimpiangeva il passato, disperava del futuro e non aveva la forza morale di aderire alla rivoluzione”.(2)
Nel 1948 ,a causa dei persistenti dissensi con i comunisti, Chén e i suoi amici abbandonarono “Creazioni Poetiche” e fondarono una nuova rivista intitolata “La Nuova Poesia Cinese”(中 国 新 诗 “zhōnguó xīnshī”), di cui la poetessa fu coredattrice dal giugno 1948 al novembre 1948.
In seguito alla presa di potere dei rivoluzionari nel 1949, Chén ritenne più prudente rinunciare alla produzione letteraria e dedicarsi esclusivamente alla traduzione, attività che, in linea di massima, non comportava troppi rischi sul piano politico. Le sue traduzioni di Baudelaire, pubblicate nel 1957,ispirarono più tardi numerosi giovani poeti tra cui Bĕi Dăo 北 岛.
Dal 1949 sino alla fine della Rivoluzione Culturale nel 1976 Chén tenne un profilo basso, limitandosi sostanzialmente a lavori di traduzione.
Fu solo negli anni “80 che, già anziana, riprese con entusiasmo l’attività poetica.
Nel 1983 pubblicò una raccolta di poesie intitolata “È il tempo che invecchia” ( 老 去 的 是 时 间 “lăoqù de shì shíjiàn”), seguita nel 1984 da un’antologia di poesie e di prose intitolata “Vele Lontane”( 远 帆 集 “yuănfān jí”). Lo stesso anno pubblicò, sotto il titolo “Immagini e Fiori “(图 像 与 花 朵 “túxiàng yŭ huāduŏ”) una selezione di traduzioni dalle opere di Baudelaire e di Rilke.
Nella sua produzione poetica dell’ultimo periodo Chén affrontò, tra l’altro temi difficili come il pesante impatto delle enormi trasformazioni economiche, sociali, culturali e tecnologiche che ebbero luogo in Cina a partire dal 1980.
Morì l’11 agosto 1989.
NOTE
1) Ho tratto alcune notizie più dettagliate da “ The Inferno Tango: Gender Politics and Modern Chinese Poetry 1917-1980”, dissertazione presentata per l’ottenimento del diploma di Dottore in Letteratura Comparata da Liansu Meng alla University of Michigan nel 2010.
2) Critica di Dōng Píng 冬 苹 in un articolo intitolato “A proposito della tendenza baudelairiana”(谈 波 德 莱 尔 倾 向“ tán bōdélàiĕr qīnxiàng”) pubblicato sulla rivista WénhuÌ Bào 文 汇 报 di Shànghăi, n.168, 14 febbraio 1947.