1. Yáng Huò (1) desiderava incontrare Confucio. Sapendo che il Maestro non voleva vederlo, gli inviò in dono un porcellino. Confucio fece in modo di effettuare la visita di ringraziamento quando Yáng Huò era fuori casa, ma non potè evitare di incrociarlo poco dopo per strada.(2)
“Avvicinatevi” gli disse Yáng Huò “ Vi devo parlare” e gli domandò: “Possiamo considerare virtuoso chi tiene ben nascosto il suo tesoro (3) e lascia che il paese sprofondi nel disordine?”.
“No” gli rispose il Maestro.
“ Possiamo considerare saggio chi ambisce a svolgere una funzione pubblica, ma trascura sistematicamente di cogliere le occasioni propizie per farlo?” continuò Yáng Huò.
“No, di certo” gli rispose il Maestro.
“Il tempo passa” concluse il ministro” Gli anni non aspettano i nostri comodi”.
“Prometto che mi dedicherò alla vita politica” replicò Confucio. (4)
2.”Gli uomini sono tutti uguali per natura, ma diversi per abitudini.” disse il Maestro.
3.Il Maestro spiegò: “ Ci sono solo due categorie di persone che non cambiano mai idea: i più saggi ed i più ottusi”.
4. Trovandosi a Wŭchéng , il Maestro udì musica e canti. (5) Si mise a ridere di gusto e domandò: “ C’è davvero bisogno di una mannaia per tagliare il collo ad una gallina?”.
“Maestro”protestò Zĭ Yóu (6)“ Qualche tempo fa vi ho sentito dire che l’uomo di governo che ha studiato la Via ama i propri amministrati e che i cittadini che hanno studiato la Via sono facili da governare”.
“Yăn ha ragione” riconobbe Confucio rivolgendosi ai discepoli “ Stavo solo scherzando”.(7)
5. Gōngshān Fúrăo (8), che, dopo essersi ribellato ai Jìsūn, s’era impadronito della città di Bì, invitò Confucio a rendergli visita.
Il Maestro intendeva accettare l’invito, ma Zĭ Lù si oppose dicendogli :“Non potete accettare.Che cosa andreste a fare da Gōngshān Fúrăo?”.(9)
“ Non può avermi invitato senza uno scopo.” osservò il Maestro” Se il suo scopo fosse quello di affidarmi la guida degli affari politici, non potrei tentare di far rivivere l’Impero degli Zhōu Orientali?”(10) (11)
6 A Zĭ Zhāng, che gli domandava che cosa fosse la virtù, Confucio rispose: “ Virtù è saper praticare sempre e dovunque cinque cose”.
Zĭ Zhāng gli chiese di precisare quali fossero.
“ Serietà, magnanimità, sincerità, diligenza e generosità.” gli spiegò il Maestro “La serietà garantisce il rispetto. La magnanimità conquista il cuore della gente. La sincerità procura la fiducia degli altri. La diligenza produce risultati. La generosità facilita i rapporti con i sottoposti.”
7.Confucio aveva ricevuto un invito da parte di Fó Xì (12) ed era propenso ad accettarlo, ma Zĭ Lù gli ricordò di averlo inteso dire che l’uomo virtuoso non doveva frequentare i malvagi: “ Fò XÌ ha lanciato una ribellione nella città di Zhōngmóu. (13) Che cosa si dirà se andate a trovarlo?”.
“È vero che ho detto ciò che mi hai ricordato” ammise il Maestro” ma non si dice anche che non basta limare ciò che è duro per sbriciolarlo e che non basta immergere ciò che è bianco nell’inchiostro per farlo diventare nero? Sono forse una zucca amara (14) , di quelle che servono solo a decorare un muro e non ad essere mangiate.? (15).
8.Il Maestro domandò a Zĭ Lù se conoscesse i sei difetti che possono guastare le sei buone qualità.
“No” gli rispose quest’ultimo.
“Allora siediti ed ascoltami” replicò il Maestro “ Se uno ama la virtù, ma trascura lo studio, questo difetto conduce all’ingenuità.
Se uno ama il sapere, ma trascura lo studio, questo difetto conduce alla saccenteria.
Se uno ama la sincerità, ma trascura lo studio, questo difetto conduce all’inaffidabilità.
Se uno ama la franchezza, ma trascura lo studio, questo difetto conduce alla grossolanità.
Se uno ama il coraggio, ma trascura lo studio, questo difetto conduce all’indisciplina.
Se uno ama la fermezza, ma trascura lo studio, questo difetto conduce all’ostinazione.” (16)
9. “Ragazzi miei” esclamò il Maestro “Perché non studiate il Libro delle Odi? Le Odi stimolano la mente, favoriscono la riflessione, promuovono la socializzazione, insegnano ad esprimere i sentimenti. In seno alla famiglia ci ammaestrano a rispettare i genitori, nella collettività ci esortano a servire il sovrano. Da ultimo, arricchiscono il nostro vocabolario facendoci conoscere molti nomi d’uccelli, di animali, di erbe e di piante.”
10. “Hai studiato il Zhōu Nán e lo Shào Nán? (17)” domandò il Maestro a suo figlio Bóyú “Chi non li ha studiati è come uno che stia con la faccia contro il muro”.
11. “Si riempiono la bocca della parola ´riti´”esclamò il Maestro “, ma ‘riti’ vuol forse dire ‘giada e seta’? Si riempiono la bocca della parola “musica”, ma ‘musica’ vuol forse dire ‘campane e tamburi’?”(18)
12. “Coloro che si fingono uomini di carattere e non lo sono” domandò il Maestro” non somigliano a quei ladruncoli che di notte vanno a rubare nelle case?”(19)
13. Il Maestro osservò: “Coloro che passano per virtuosi agli occhi della gente (20) sono la rovina della virtù”.
14. Il Maestro disse: “ Ripetere ad ogni angolo ciò che si è imparato viaggiando significa gettare via la virtù”. (21)
15. “ Come è possibile servire lo Stato con funzionari così indegni?”si domandò il Maestro “Quando non hanno un posto, si arrabattano per ottenerlo.Quando l’hanno ottenuto, si preoccupano solo di conservarlo e sono disposti a qualsiasi turpitudine pur di non perderlo”.
16. “Gli Antichi” osservò il Maestro” avevano tre difetti. Noi non abbiamo più nemmeno quelli.
La loro ambizione si esprimeva nell’ impegno, la nostra si esprime nella corruzione.
Il loro orgoglio si esprimeva nell’integrità, il nostro si esprime nella prepotenza.
La loro stupidità si esprimeva nella franchezza, la nostra si esprime nell’inganno.”
17. Il Maestro osservò: “ Le belle parole ed i grandi sorrisi raramente accompagnano la virtù”.
18. Il Maestro disse: “ Detesto la porpora perché ha scacciato il rosso. (22) Detesto la musica di Zhèng perché ha scacciato la buona musica. Detesto coloro che sanno giocare con le parole perché rovinano gli Stati e le famiglie.”
19. Il Maestro disse: “Sono stanco di fare lezione”.
“Maestro” obiettò Zĭ Gòng “ Se voi non parlate più, che insegnamento trasmetteremo ai posteri?”.
“Ti sembra che il Cielo parli?” gli rispose Confucio “Le stagioni si succedono, tutte le cose nascono e crescono, ma il Cielo ha mai parlato?”.(23)
20. Rú Bèi bussò alla porta di Confucio, ma il Maestro gli fece rispondere che era malato. Non appena il domestico ebbe portato questa risposta, Confucio prese la cetra e si mise a cantare perché Rú Bèi lo sentisse. (24)
21) Zăi Wŏ (25) disse al Maestro che il tradizionale triennio di lutto gli sembrava troppo lungo. “Se si trascurano le cerimonie per tre anni” osservò, le cerimonie andranno in desuetudine. Se non si fa eseguire musica per tre anni, la musica sarà dimenticata. In un anno si consuma un raccolto di grano e si miete il nuovo. I legnetti per accendere il fuoco si rinnovano ogni anno. (26) Un anno di lutto dovrebbe essere sufficiente”
“Dopo un solo anno, ti sentiresti già a tuo agio nel mangiare buon cibo e nell’indossare abiti eleganti?”gli domandò il Maestro.
“Lo farei senza problemi”gli rispose Zăi Wŏ.
“Se tu ti senti a tuo agio, fa’ quel che ti pare”replicò il Maestro”ma, un uomo come si deve non avrebbe l’animo, durante il periodo di lutto, di mangiare cibi raffinati, di ascoltare musica o di dormire in un comodo letto. Perciò non lo fa. Ma se a te piace farlo, fallo pure.”
Mentre Zăi Wŏ andava via, il Maestro commentò: “Yú non è un uomo virtuoso. Passano bene tre anni prima che un bambino si allontani dalle braccia dei genitori. Tre anni sono il periodo di lutto che è osservato dovunque.Ha dimenticato i tre anni di amorose cure che gli hanno prodigato i suoi genitori?”
22) “Che pena” osservò il Maestro” vedere gente che passa tutto il giorno a rimpinzarsi, senza mai far funzionare il cervello. Non esistono giochi come la dama o gli scacchi? (27) Perdere il proprio tempo in questi giochi sarebbe un’attività più degna.”
23) Zĭ Lù domandò a Confucio se un gentiluomo dovesse apprezzare il coraggio.
“ Per il gentiluomo” gli rispose il Maestro” il valore supremo deve essere la giustizia.
Un gentiluomo che ha del coraggio, ma manca di dirittura morale, diventerà un ribelle.
Un uomo del popolo che ha del coraggio, ma manca di dirittura morale, diventerà un brigante. (28)”
24) A Zĭ Gòng che gli domandava se l’uomo di valore potesse provare delle antipatie, il Maestro rispose:
“L’uomo di valore non sopporta chi sbandiera i difetti degli altri.
Non sopporta gli inferiori che parlano male dei superiori.
Non sopporta i coraggiosi che ignorano le regole del vivere civile.
Non sopporta gli uomini risoluti, ma privi di discernimento.”,
poi chiese al suo interlocutore: “Cí, anche tu provi delle antipatie?”.
Zĭ Gòng gli rispose:
“ Io detesto i plagiari che si fingono sapienti.
Detesto i presuntuosi che si ritengono coraggiosi.
Detesto i delatori che si considerano esempi di onestà”.
25. Il Maestro osservò: “ Le donne ed i domestici sono le persone più difficili da trattare. Se date loro confidenza, diventano insolenti. Se mantenete le distanze, si lamentano della vostra freddezza”.
26.Il Maestro osservò: “ Chi a quarant’anni non ha ancora guadagnato la stima degli altri non la guadagnerà più”.
NOTE
1) Yáng Huò 楊 貨 è il nome di cortesia di Yáng Hŭ 楊 虎 , che era, all’inizio, un vassallo della famiglia Jìsūn 季 孫 . Alla morte di Jì Píng Zĭ 季 平 子 , Yáng Hŭ si ribellò al suo successore Jì Huán Zĭ 季 桓 子 e riuscì gradualmente ad accrescere il proprio potere fino ad esercitare nel 504 a.C. le funzioni di primo ministro del ducato di Lŭ 魯 國 . Nel 502 a.C. cercò di annientare le Tre Famiglie, ordendo una congiura per assassinare i capi delle famiglie Jìsūn 季 孫 e Shūsūn 叔 孫 , ma il piano fallì ed egli fu attaccato dalle forze congiunte delle Tre Famiglie, che lo sconfissero e lo costrinsero a cercare rifugio nel ducato di Qí 齊 國 .
Le sue prepotenze lo fecero odiare da tutti, come sperimentò a proprie spese lo stesso Confucio, che, scambiato per Yáng Hŭ mentre attraversava il villaggio di Kuáng, a causa di una certa somiglianza fisica, fu imprigionato e minacciato di morte prima di riuscire a provare la propria identità.
2) Le regole della buona educazione esigevano che chi riceveva un regalo rendesse visita al donatore per ringraziarlo del gentile pensiero. Confucio, che sa di non poter sfuggire a questo dovere, effettua la visita nelle ore in cui Yáng Hŭ non dovrebbe essere in casa, ma ha comunque la sfortuna di incontrarlo ,poco dopo, per strada.
3) Il “tesoro” (寶 “băo”) è una metafora delle doti politiche ed amministrative di Confucio.
4) Continua nel dialogo la gara di astuzie tra i due personaggi. Yáng Hŭ, che conosce le ambizioni politiche del Maestro, fa pressione su di lui accusandolo implicitamente di non voler cogliere una buona occasione di agire per il bene pubblico. Confucio, che non ha alcuna intenzione di mettersi al servizio di un usurpatore, risponde con vaghe promesse ( 諾 “nuò” ”mi impegno”, 將 “jiāng”, “farò”), che gli consentono di guadagnare tempo e di eludere una decisione immediata.
6).Il testo cinese specifica che la musica proveniva da strumenti a corda (弦 “xián”).
5 ) Yán Yăn言 偃, detto Zĭ Yóu 子 游, discepolo di Confucio, fu nominato in giovane età magistrato del villaggio di Wŭchéng 武 成, l’odierna Fèixiàn 費 縣 nello Shāndōng 山 東 , che amministrò secondo gli insegnamenti del Maestro, dando grande importanza ai riti ed alla musica.
7) Confucio scherza vedendo gli insegnamenti che egli intendeva applicare all’Impero messi in pratica in un modesto villaggio. Zĭ Yóu non coglie l’ironia e si preoccupa dell’atteggiamento del Maestro, che è costretto a ribadire la coerenza della propria dottrina.
8) Gōngshān Fúrăo 公 山 弗 擾 , che governava la città di Bì 費 per conto dei Jìsūn, cospirò insieme con Yáng Hŭ, contro il capo della famiglia, Jì Huán Zĭ, che prese addirittura prigioniero.
9) Zĭ Lù, che, come abbiamo già visto, lavora come funzionario per conto dei Jìsūn, rimane fedele ai propri superiori e cerca di dissuadere Confucio dal collaborare con i loro nemici.
10) La posizione di Confucio è più complessa da analizzare. Abbiamo constatato nel dialogo 17.1 che il Maestro non nutre grande stima per avventurieri quali Yáng Hŭ e non si può dunque supporre che tenga in maggiore considerazione individui del calibro di Gōngshān Fúrăo.Che cosa potrebbe dunque indurlo ad accettare l’invito di quest’ultimo? Nonostante l’età, il Maestro è rimasto un idealista ed un utopista. Come ogni golpista che si rispetti Gōngshān Fúrăo ha certamente dichiarato di aver agito nel solo intento di restaurare l’autorità legittima. Per un momento, Confucio si lascia illudere dalle belle parole e si mette a sognare: Se il ribelle è sincero, collaborando con lui Confucio potrebbe contribuire a ridare al duca di Lŭ il potere di cui i Jìsūn lo hanno ingiustamente privato. Una volta divenuto ministro del duca di Lŭ, potrebbe poi convincere quest’ultimo a riconoscere pienamente l’autorità suprema dell’imperatore ed a persuadere gli altri principi a fare lo stesso. Il coronamento di quest’opera sarebbe la restaurazione dell’Impero Zhōu.
Si sa che, alla fine, il Maestro non accettò l’invito. È probabile che Gōngshān Fúrăo abbia gettato ben presto la maschera e che il Maestro si sia chiaramente reso conto dell’assoluta incompatibilità tra i suoi ideali politici e gli scopi molto meno nobili perseguiti dal ribelle.
11) Il secondo periodo dell’Impero Zhōu, cominciato nel 771 a.C., è conosciuto come periodo dei Zhōu Orientali 東 周 .
12) Fó Xì, che si può leggere anche Bì Xì 佛 肸 governava la città di Zhōngmóu 中 牟 per conto dei Fán 范 e dei Zhōngháng 中 行 , due potenti famiglie del ducato di Jìn 晉 國 . Nei primi anni di regno del duca Dìng di Jìn 晉 定 公 ,il potente ministro Zhào Jiăn Zĭ 趙 簡 子 , spalleggiato dalle famiglie Zhī 知 , Hán 韓 e Wèi 魏 attaccò le famiglie Fán e Zhōngháng, cercando di occuparne i territori. A questo proposito lo Zuŏ Zhuàn 左 傳 ricorda che nel quinto anno del duca Āi di Lŭ 魯 哀 公 Zhào Jiăn Zĭ attaccò Zhōngmóu. Fó Xì, trovandosi in difficoltà si ribellò al ducato di Jìn e si dichiarò vassallo del vicino ducato di Wèi 衛 國 , da cui sperava evidentemente di ottenere aiuto. Alcuni commentatori spiegano la disponibilità di Confucio interpretando la rivolta di Fó Xì come un tentativo di opporsi allo strapotere dei grandi feudatari nel ducato di Jīn, tentativo che corrisponderebbe alla dottrina della restaurazione della legittimità istituzionale propugnata dal Maestro.
13)La città di Zhōngmóu sorgeva nel ducato di Jīn, a poca distanza dal confine nordoccidentale del ducato di Wèi.
14 Confucio soffre di non potersi rendere utile al proprio paese con l’azione politica e si paragona ad una zucca da vino 匏 瓜 (“páo guā”). La zucca da vino (“lagenaria vulgaris”), detta anche zucca a fiasco, zucca bottiglia o cocozza, non è commestibile e veniva usata sia come borraccia, dopo essere stata svuotata della polpa, sia come oggetto decorativo.
15) In questo dialogo, come già nei precedenti 17.1 e 17.5, Confucio deve resistere alla tentazione di collaborare con i generali ribelli per realizzare le idee politiche che gli stanno a cuore. La giusta scelta gli è tuttavia resa più facile dalla constatazione che gli individui che ha di fronte sono degli avventurieri interessati soltanto all’esercizio del potere.
16) Si può dire che, per Confucio, lo studio è nello sviluppo di una persona ciò che la pratica dell’innesto e della potatura è nella coltivazione delle piante fruttifere: ne regola e ne ammorbidisce la crescita selvaggia e disordinata che altrimenti porterebbe alla sterilità o a frutti immangiabili. Grazie allo studio diventa un uomo buono chi altrimenti rischierebbe di diventare un buonuomo, un sapiente chi diventerebbe un saccente, un uomo sincero chi diventerebbe un chiacchierone inaffidabile, un uomo franco chi diventerebbe un maleducato, un uomo coraggioso chi diventerebbe un attaccabrighe, un uomo di carattere chi rischierebbe di diventare cocciuto e testardo.
17) Il Zhōu Nán 周 南 e lo Shào Nán 召 南 sono i primi capitoli del Libro delle Odi. Chi non conosce nemmeno quelli è, agli occhi di Confucio, una persona priva di qualsiasi cultura e quindi di qualsiasi discernimento.
18) Come osserva giustamente il commentatore Zhū Xī 朱 熹 , l’essenza delle cerimonie sta nella fede di chi le celebra e l’essenza della musica è la ricerca dell’armonia. Giada e seta, campane e tamburi sono elementi accessori.
19) L’atteggiamento di entrambi questi tipi di uomini è infatti dominato dall’ipocrisia.
20 ) Il termine cinese 鄉 原 (“xiāng yuán”), vale a dire “la brava gente del villaggio”, indica, nel pensiero del Maestro, i conformisti e gli ipocriti, le cui false virtù sono stimate dalla folla più dell’autentica virtù.
21) Il Maestro è convinto della sacralità dell’insegnamento, che non deve essere banalizzato ed avvilito ripetendo senza discernimento tutto ciò che si è sentito o comunicando il sapere anche a coloro che non hanno alcun desiderio di imparare .
22) Il color porpora, associato al lusso ed alla ricchezza, sta in cima ad una scala di valori che non corrisponde a quella del Maestro, fondata sulla semplicità dei costumi tradizionali.
23) Zhū Xī osserva, nel suo commento, che, come la natura segue la Via del Cielo, senza che il Cielo parli, così l’insegnamento del saggio si può dedurre dal suo agire, senza che debba essere espresso in lezioni o testi didattici.
24) Secondo i normali criteri di giudizio, il comportamento di Confucio andrebbe considerato come un atto di evidente maleducazione. Tuttavia, poiché sappiamo che il Maestro era attentissimo ai doveri della cortesia, un simile comportamento non può non avere valide giustificazioni. Probabilmente Rú Bèi si era reso colpevole di qualche grave mancanza ed il Maestro intendeva fargli capire che non poteva riceverlo finché non ne avesse fatto ammenda.
25) Zăi Yŭ 宰 予, detto Zĭ Wŏ 子 我 è ricordato tra i discepoli di Confucio, ma i Dialoghi non ce ne danno un’immagine molto elogiativa.
26) Ci si riferisce qui ai bastoncini di legno che, strofinati l’uno contro l’altro, producevano le scintille per accendere il fuoco.
27) Si tratterebbe perlomeno di distrazioni che stimolano la mente. Ho reso con “dama e scacchi” i termini “bó” 博 e “y ì弈 ” Il “bó” 博 o “liù bó” 六 博 era un gioco da tavolo in cui due giocatori, muniti ciascuno di sei pezzi, dovevano muoverli su una sorta di scacchiera cercando di compiere per primi un certo percorso. Le mosse dei giocatori venivano determinate dal lancio di dadi o di bastoncini di legno chiamati appunto “bó " 博”. “Yì” 弈 è l’antico nome attribuito al gioco del “go” (dal giapponese “igo” 囲 碁), attualmente conosciuto in Cina come ”wéiqī ” 围 棋.
28) Troviamo anche in Confucio un’oscillazione terminologica legata allo “status” delle persone: il gentiluomo è un ribelle, il popolano è un bandito. Siamo però ben lontani dal totale capovolgimento che riscontriamo nel famoso dialogo tra il pirata ed Alessandro Magno: “Io rubo e saccheggio con una sola nave, perciò sono un pirata. Tu rubi e saccheggi con trecento navi, perciò sei un conquistatore”.