La breve lirica qui di seguito riportata è eccezionale non per il suo contenuto, bensì per il fatto che è l’unica poesia di Lĭ Bai di cui ci sia pervenuto il testo autografo. (1)
Ascendendo alla Terrazza del Sole (2)
il diciottesimo giorno del mese (3)
Lĭ Bái
Montagne svettanti, lunghi corsi d’acqua. (4)
Migliaia di cose, riflessi infiniti.
Venga pure a mancarci il fidato pennello,
chiarezza e vigore non potran svanire.(5)
山高水長,
物象千萬,
非有老筆,
清壯可窮。
十八日,
上陽臺書,
太白。
NOTE
1) Il manoscritto è conservato nel Museo del Palazzo ( 故宫博物院 “gùgōng bówùyuàn”) a Pechino. Si tratta di un rotolo di 38,1 x 28,5 cm., al quale sono stati aggiunti un titolo redatto dall’imperatore Huīzōng 徽 宗(1100 d.C-1126 d.C) della dinastia Sòng 宋 朝 e un poscritto redatto dall’imperatore Qiánlóng 乾 隆 (1735 d.C.- 1796 d-C.) della dinastia Qīng 清 朝.
Link:
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Libai_shangyangtai.jpg
2) La Terrazza del Sole ( 陽 臺 “yángtái”) è il nome di un tempio buddhista che Lĭ Bái visitò in compagnia di Dù Fŭ 杜 甫 e di Gāo Shì 高 適. Esso sorge sul Monte Wángwū 王 屋 山 nel distretto di Jĭyuán 濟 源, provincia del Hénán 河 南.
3) Il mese non è indicato, ma si sa che Lĭ Bái compose questa poesia nel 744 d.C., quando fu allontanato dalla corte imperiale.
4) La poesia è una quartina di quattro sillabe per verso, metro tipico del periodo Zhōu 周 朝 (1146 a.C - 221 a.C.), che si ritrova, per esempio, nel Libro delle Odi (诗 经 “shĭjīng”). Il suo uso da parte di Lĭ Bái conferisce alla composizione un sapore arcaico.
5) Il poeta ricorre a tocchi impressionistici per concentrare in poche sillabe un’enorme abbondanza di significato. L’immaginazione del lettore deve qui supplire ad una traduzione necessariamente inadeguata.