sulle rive del fiume azzurro
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                                                 CAPITOLO XVIII

1.”Il principe di Wèi si allontanò dalla corte. (1) Il principe di Jì fu gettato in carcere. (2) Bĭ Gān protestò e fu messo a morte. (3) Ecco tre uomini che seppero mostrarsi virtuosi sotto la dinastia Yīn (4)” disse il Maestro.



2.Huì di Liŭ Xià fu sospeso tre volte dalle sue funzioni di giudice.

A chi gli consigliava di andarsene altrove, rispose: “ Se intendo restare fedele ai miei princìpi, in quale altro Stato posso trasferirmi senza rischiare anche là di essere sospeso tre volte? Se, invece, fossi disposto ad accettare qualche compromesso, che bisogno avrei di lasciare il mio paese?”.



3. Apprestandosi ad accogliere Confucio al proprio servizio, il duca Jĭng di Qí (5) disse: “ Non posso accordargli il trattamento che il duca di Lŭ riserva al capo della famiglia Jì. Gli attribuirò un rango intermedio tra quello del capo della famiglia Jì e quello del capo della famiglia Mèng. (6 ) Del resto, sono ormai vecchio e non potrò trarre grande profitto dal suo impegno.”. Il Maestro andò via da Qí. (7)



4.Jì Huán Zĭ subì talmente il fascino di una troupe di suonatrici e di ballerine giunte da Qí che per tre giorni interi non si occupò più dei suoi compiti istituzionali. Il Maestro, indignato, si dimise dal proprio incarico e lasciò il paese. (8)



5.Jiē Yú , il matto di Chŭ , passò in fretta accanto alla carrozza di Confucio cantando: ‘O Fenice! O Fenice! Le tue doti non servono. Per il passato non c’è più nulla da fare, ma per l’avvenire c’è ancora rimedio. Lascia perdere ! Lascia perdere tutto! Coloro che al giorno d’oggi si occupano degli affari pubblici rischiano una brutta fine’.

Il Maestro scese dalla carrozza e fece per parlargli, ma il matto corse via e Confucio non potè dirgli nulla.”(9)



6. Cháng Jŭ e Jié Nì (10) stavano arando un campo quando il Maestro , che passava nelle vicinanze, inviò Zĭ Lù a domandar loro dove fosse il traghetto per traversare il fiume.”

“Chi è che tiene le redini di quella carrozza?” chiese Cháng Jŭ.

“È Kŏng Qiū” gli rispose Zĭ Lù.

“Kŏng Qiū di Lū?”

“Sì, proprio lui”.

“Egli sa dove si attraversa il fiume” disse a questo punto Cháng Jŭ. (11)

Zĭ Lù si rivolse allora a Jiè Nì che gli domandò chi fosse.

“Sono Zhòng Yú” gli rispose Zĭ Lù.

“Il discepolo di Kŏng Qiū?”

“Sì, proprio lui”.

“Il disordine sommerge tutto l’Impero e c’è ancora qualcuno che vorrebbe cambiare il corso delle cose. Piuttosto che seguire un maestro che fugge le persone (12), non faresti meglio a seguire un maestro che fugga il mondo?

Detto questo, continuò ad erpicare..

Zĭ Lù tornò da Confucio a riferirgli le risposte che aveva ricevuto.

“Ahimè!” sospirò il Maestro “ Non possiamo vivere con gli uccelli e con le bestie come se fossimo della stessa razza. Se fuggo la compagnia degli uomini, con chi mi metterò in società? Non cambierò il mio comportamento finché l’Impero non avrà ritrovato la Via." (13)



7. Mentre viaggiava con il Maestro, Zi Lù rimase indietro ed incontrò per caso un vecchio che portava in spalla, appeso ad un bastone , un cesto di bambù.

“Hai visto passare il mio maestro?” gli domandò Zĭ Lŭ.

“ Chi sarebbe il maestro di una persona come te,che non sa svolgere lavori manuali e non sa neppure riconoscere le cinque varietà di cereali. ?”(14) gli rispose il vecchio.

Ciò detto, piantò il bastone nel terreno e cominciò a raccogliere l’erba.

Zĭ Lù incrociò le braccia sul petto ed attese. (15)

Il vecchiò invitò Zĭ Lù a passare la notte in casa sua, tirò il collo ad una gallina, fece cuocere il miglio e gli offrì cena. Poi lo presentò ai suoi due figli.

Il giorno successivo, Zĭ Lù ritrovò il Maestro e gli riferì la propria avventura.

“Si trattava di un eremita” osservò Confucio e rimandò Zĭ Lù indietro a cercarlo, ma quando Zĭ Lù giunse alla casa, il vecchio era assente.

Allora, Zĭ Lù disse ai suoi figli: “Non è giusto rinunciare alle cariche pubbliche. Se non è lecito trascurare i doveri dei giovani verso gli anziani, come potrebbe essere lecito trascurare i doveri dei cittadini verso lo Stato? Per mantenersi puri, si distrugge una delle grandi relazioni della vita sociale. L’uomo perbene accetta gli incarichi e svolge con onestà le relative funzioni, pur sapendo già in anticipo che non è più la Via a governare il mondo”. (16).



8. Gli uomini che si ritirarono dal mondo furono: Bó Yí, Shū Qí, Yú Zhòng, Yí Yì, Zhū Zhāng, Huì di Liŭ Xià e Shăo Liàn. (17)

Parlando di loro, il Maestro disse:

“Bó Yí e Shū Qí furono inflessibili nei loro propositi e gelosissimi della propria dignità.

Huì di Liŭ Xià e Shăo Liàn furono più accomodanti ed accettarono alcune umiliazioni, ma furono ragionevoli nel parlare e prudenti nell’agire. Ecco tutto ciò che si può dire di loro.

Yú Zhòng e Yí Yì, quando si ritirarono dal mondo, si sentirono autorizzati a parlare con molta libertà, ma per il resto condussero vita intemerata e si comportarono come dovevano.”

“Quanto a me” aggiunse”io sono differente. Non stabilisco a priori ciò che devo fare e ciò che non devo fare”. (18)



9. Zhī, il direttore d’orchestra, se ne è andato a Qí. Gān, che dirigeva la musica del secondo banchetto, è partito per Chŭ. Liào, che dirigeva la musica del terzo banchetto, e, Quē, che dirigeva quella del quarto (19) , sono finiti rispettivamente a Cài e a Qín. Fāng Shū, il tamburo, si è rifugiato sulle rive del Fiume Giallo. Wŭ, che suonava il tamburello, è ritornato a Hán. Yáng. Il vicedirettore, e Xiāng, il litofonista, si sono rifugiati oltremare. (20).



10. Questo è l’insegnamento del duca di Zhōu (21) a suo figlio, il duca di Lŭ (22):

“ Il buon sovrano non dimentica la propria famiglia. Non lascia che i ministri si lamentino di rimanere inattivi ed inascoltati. Non licenzia senza gravi motivi funzionari ricchi di esperienza. Non ritiene che una singola persona possa essere adatta per qualsiasi impiego.” (23)



11. Otto funzionari di grande valore servirono la dinastia Zhōu: Bó Dá, Bó Shì, Zhòng Tū, Zhòng Hū, Shū Yè, Shū Xià, Lĭ Suí, Lĭ Guā.(24)





NOTE

1) Il principe di Wèi  衛 子  era fratellastro di Zhòu Wáng  紂 王  , ultimo sovrano della dinastia Shāng 商 朝, detta anche dinastia Yīn  殷 朝  . Cercò di dissuadere quest’ulti
mo dalla sua condotta dissoluta e tirannica, ma fu schernito e si allontanò dalla Corte.

2) Il principe di Jì 箕 子 , zio paterno di Zhōu Wáng, tentò invano di ammonire il nipote. Considerato matto, evitò la morte, ma fu imprigionato e condannato ai lavori forzati.

3) Bì Gān 比 干 , altro zio paterno di Zhòu Wáng, protestò con quest’ultimo per il suo comportamento indegno. Il nipote lo fece uccidere e gli fece strappare il cuore per poter vedere che aspetto aveva il cuore di un saggio.

4) Dì Xīn  帝 辛  , conosciuto con il nome postumo peggiorativo di Zhòu Wáng  紂 王 , fu l’ultimo imperatore della dinastia Shāng. Si rese tristemente celebre per il suo governo oppressivo e tirannico e per eccessi di ogni genere, che condussero infine alla sua caduta. Non è però da escludere che la propaganda della successiva dinastia Zhōu abbia un po’calcato le tinte per giustificare la rivolta che provocò la fine della dinastia Shāng.

5) Il duca Jĭng di Qí 齊 景 公 è considerato nei Dialoghi come un sovrano mediocre.

6) La famiglia Mèng 孟 era una delle tre famiglie che controllavano il ducato di Lŭ. Ai tempi di Confucio, tuttavia, i Jìsūn 季 孫 erano riusciti per parecchio tempo ad accaparrarsi le cariche principali, tra cui quella di primo ministro, ed i Mèngsūn  孟 孫  avevano dovuto accontentarsi di posti meno prestigiosi.

7) Il Maestro, cui viene riferito il discorso del duca, capisce che sarebbe inutile mettersi al servizio di un sovrano che non ha alcuna intenzione di attribuirgli incarichi di responsabilità né di effettuare serie riforme.

8) È irresistibile la tentazione di trasporre, pari pari, questa scena ai giorni nostri. Possiamo senz’altro immaginare il Maestro nelle vesti di un austero ed arcigno rappresentante del partito dei “moralisti”. Appare poi addirittura superfluo domandarsi chi potrebbe recitare la parte del “vecchio gaudente”, il primo ministro Jì Huán Zĭ. Anche la spiegazione che i commentatori danno dell’episodio sembra corrispondere a certe “rivelazioni” che si leggono talvolta nei giornali: le ballerine sarebbero state inviate a Lŭ dal duca di Qí col preciso intento di corrompere i membri del governo di Lŭ e di indebolire quindi le istituzioni di questo Stato.

9) L’episodio mette in chiara luce la divergenza tra la dottrina confuciana, che predica l’impegno nella società civile, e quella taoista, qui rappresentata da Jiē Yú  接 與 , che consiglia invece il ritiro dal mondo, specialmente nelle epoche in cui lo Stato è mal governato e gli uomini probi e capaci sono malvisti. Secondo il matto di Chŭ 楚 狂 , Confucio, che egli equipara alla Fenice, leggendario simbolo di saggezza, dovrebbe abbandonare l’attività politica, da cui non può venirgli altro che male.

La caratterizzazione di Jiē Yú come un eremita taoista si trova tuttavia solo in un’opera successiva, il “Gāoshī Zhuàn”高 士 傳  (“Vite dei grandi maestri”), in cui si racconta che Jiē Yú, invitato dal re di Chŭ a svolgere importanti funzioni pubbliche, preferì fuggire con la moglie sulle montagne

10) Cháng Jŭ e Jié Nì erano due eremiti che vivevano in una zona paludosa nei pressi di un fiume.

11) La risposta di Cháng Jŭ è chiaramente allegorica. È inutile che il Maestro chieda informazioni, poiché egli sa già quale è il cammino da seguire nella vita. Per la dottrina taoista, cui aderiscono Cháng Jŭ e Jié Nì, questo cammino è la rinuncia al mondo.

12) Jié Nì afferma che Confucio fugge le persone, perché vaga senza sosta da uno Stato all’altro, da un sovrano all’altro, deluso da tutti. La soluzione che egli propone è la più radicale: rinunciare non al contatto con singoli individui, ma con la società intera.

13) Il Maestro respinge la dottrina taoista, perlomeno nella sua forma estrema qui rappresentata. La teoria del “non fare” non ha per lui alcuna attrattiva. Egli non riesce ad immaginarsi inattivo e lontano dalla gente. Il suo dovere è agire nell’ambito della società, anche se le probabilità di successo appaiono minime.

14 ) Anche questo dialogo mette in scena un dibattito ideologico. Fingendo di non conoscere Confucio, il vecchio eremita intende in realtà contestarne l’insegnamento. In un periodo in cui i governanti disprezzano l’onestà e la competenza, insegnare a servire lo Stato è pura perdita di tempo. Molto più utile risulta invece dedicarsi ad un’attività concreta, quale l’agricoltura, in cui la laboriosità e l’intelligenza possano vedersi giustamente ricompensate.

15) Incrociare le braccia sul petto era segno di rispetto e di attesa. Zĭ Lù non ha una preparazione dottrinale sufficiente per controbattere le affermazioni del vecchio e non può quindi far altro che ascoltare.

16) Sebbene il dialogo non lo dica espressamente, è ovvio che Zĭ Lù sta ora ripetendo la lezione di Confucio. Lo schema della risposta è abbastanza facilmente individuabile: Il Maestro non contesta la corruzione dei governi e delle amministrazioni, che riconosce egli stesso e che non avrebbe d’altronde alcun motivo di negare. Ciò non giustifica tuttavia un atteggiamento rinunciatario come quello predicato dai Taoisti. L’ordine sociale si fonda sull’armonioso svolgimento di cinque tipi di relazioni fondamentali ( padre-figlio, fratello maggiore-fratello minore, moglie-marito, sovrano-suddito, amico più anziano-amico meno anziano, relazione quest’ultima che si potrebbe anche esprimere con la formula maestro-allievo). Ognuna di queste relazioni ha un’importanza fondamentale nella vita sociale. Gli stessi Taoisti si scandalizzerebbero se qualcuno ritenesse lecito spezzare la relazione genitori-figli, cosa che equivarrebbe a portare il disordine nella sfera familiare. Come possono quindi ritenere giusto che sia spezzata la relazione sovrano –suddito, in altre parole che un cittadino si disinteressi del buon funzionamento dello Stato? L’uomo perbene non può limitarsi a coltivare il suo orticello, lasciando che la “cosa pubblica” sprofondi nel caos, ma ha il preciso dovere di operare per il bene della collettività, quali che siano le prospettive di successo della sua azione.

17) Abbiamo già visto che  Bó Yí 伯 夷 , Shū Qí 叔 齊 e Huì di Liŭ Xià  柳 下 惠  sono menzionati anche in altri dialoghi. Poco o nulla si sa degli altri personaggi.

18) Confucio sembra qui condannare coloro che, come gli eremiti, fissano a priori una rigorosa linea di condotta da rispettare per tutta la vita .Egli si ritiene abbastanza saggio da saper affrontare di volta in volta i problemi senza una regola predeterminata, trovando per ogni singolo caso la soluzione più ragionevole.

19) L’ orchestra di corte accompagnava le grandi cerimonie ed i grandi banchetti. Nelle occasioni meno importanti si esibivano insiemi più ridotti i quali eseguivano una musica che oggi potremmo chiamare musica da camera. Il grado delle orchestre era fissato con riferimento alle festività che erano chiamate ad allietare con la loro musica (grande orchestra, orchestra dei banchetti di secondo grado, orchestra dei banchetti di terzo grado, orchestra dei banchetti di quarto grado).

20) La dissoluzione dell’orchestra di corte simboleggia, per Confucio, la decadenza del ducato di Lŭ, dove la legittima autorità del sovrano è ormai ridotta a pura finzione dalle prepotenze e dagli abusi dei grandi feudatari. La musica è infatti un elemento essenziale delle cerimonie decorose e ben ordinate, ma l’organizzazione delle cerimonie è di certo l’ultima preoccupazione di un governo che non è più in grado di amministrare correttamente il proprio Stato.

I Dialoghi si ispirano qui ad un esempio della più antica storia cinese. Secondo la leggenda, la dispersione dell’orchestra di corte fu uno dei segni premonitori della caduta della dinastia Shāng.

21) Il duca di Zhōu, fratello del re Wŭ di Zhōu, fu il capostipite della casa ducale di Lŭ.

22) Si tratta di Bó Qín 伯 禽, detto anche Qín Fù  禽 父 , il figlio maggiore del duca di Zhōu, che avrebbe regnato su Lŭ dal 1042 a.C. al 997 a.C.

23) I consigli del duca Di Zhōu si possono riassumere come segue: il buon governante non cerca di fare tutto da solo, ma si appoggia volentieri a collaboratori sperimentati e competenti.

24) Si ignora tutto di questi personaggi. Alcuni commentatori, sulla base dei cognomi, pensano che si tratti di quattro coppie di fratelli. Zhū Xī ritiene addirittura che alcuni di essi fossero gemelli. La loro menzione può essere interpretata come un’esaltazione dei primi tempi della dinastia Zhōu, ricchi di uomini competenti e capaci.

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