Capitolo XIV
1. Xiàn (1) domandò a Confucio che cosa si potesse definire vergognoso.
“È vergognoso” gli rispose il Maestro” pensare soltanto allo stipendio, sia in uno Stato ben governato, sia in uno Stato mal
governato.”(2)
“Chi si sforza di liberarsi dall’ambizione, dall’orgoglio, dai risentimenti e dalle passioni può essere ritenuto virtuoso?” (chiese ancora Xiàn).
“È qualcuno che ha scelto un cammino difficile”concesse il Maestro” ma non sono in grado di dire se si possa considerare virtuoso.”(3)
2. Il Maestro disse: “Un saggio (4) che pensa alle proprie comodità (5) non è un vero saggio”.
3. Il Maestro consigliò: “ In uno Stato ben governato, comportatevi onestamente e parlate liberamente. In uno Stato mal governato, comportatevi onestamente, ma state attenti a ciò che dite”.(6)
4.Il Maestro osservò: “ Tutti gli uomini virtuosi sono eloquenti, ma non tutti gli uomini eloquenti sono virtuosi. Tutti gli uomini virtuosi sono coraggiosi, ma non tutti gli uomini coraggiosi sono virtuosi”. (7)
5.Nán Gōng Kuò (8) disse a Confucio: “Yì era un grande arciere (9), Ào riusciva da solo a tirare in secco le barche (10), eppure morirono di morte violenta. Yŭ(11) e Jì (12) seminavano il grano (13), eppure ascesero al potere supremo”.
Il Maestro non aprì bocca, ma, quando Nán Gōng Kuò si fu allontanato, esclamò: “Ecco un vero uomo di valore! Ecco un uomo che apprezza la virtù”.(14)
6. Il Maestro osservò: “ Ci sono, ahimé, uomini intelligenti e capaci che non sono virtuosi, ma non ho mai visto uomini dappoco che siano virtuosi”.
7. “Si può amare qualcuno senza essere esigenti nei suoi confronti?” si domandò il Maestro “ Si può essere leali verso qualcuno senza ammonirlo quando sia necessario?”.
8.Il Maestro spiegò: “(Nel ducato di Zhèng) la redazione di una nota diplomatica era un lavoro di squadra: Bí Chén ne stendeva la bozza, Shì Shū la commentava, il Ministro degli Esteri Zĭ Yŭ la correggeva ed, infine, il Primo Ministro Zĭ Chàn la metteva in bella forma”. (15)
9. Invitato da qualcuno a dire che cosa pensasse di Zĭ Chăn (16), il Maestro rispose: “Era un uomo generoso”.
Interrogato su Zĭ Xĭ, esclamò: “Un bel tipo quello lì! davvero un bel tipo!”.(17)
Pregato, infine, di esprimere il proprio parere su Guăn Zhòng (18), dichiarò: “Quello era un uomo! Fu così virtuoso che, quando tolse alla casa dei Bó la città di Pián (19), abitata da trecento famiglie, il vecchio signor Bó, pur ridotto in miseria, non criticò mai la sua decisione”.
10. Il Maestro osservò: “È più difficile evitare il risentimento quando si è poveri che l’arroganza quando si è ricchi”.
11. Il Maestro osservò: “ Mèng Gōng Chuò sarebbe un ottimo intendente per la famiglia Zhào o per la famiglia Wéi (20), ma gli mancano le doti per potere essere ministro anche solo in piccoli Stati come Téng o Xuē”. (21)(22)
12. Zĭ Lù chiese a Confucio di definire l’uomo perfetto.
“ Prendi un uomo colto come Zāng Wŭ Zhòng(23) ”gli rispose il Maestro “ libero dalle passioni come Gōng Chuò, coraggioso come Zhuāng Zĭ di Biàn (24), abile come Răn Qiú (25), fallo conoscitore dei riti e della musica, ed avrai l’uomo perfetto”. Poi aggiunse: “ Ma è proprio necessario esigere tutte queste qualità da un uomo dei nostri tempi? Al giorno d’oggi possiamo definire perfetto colui che non trascura la giustizia neppure di fronte al profitto, che è pronto a rischiare la propria vita anche dinanzi al pericolo e che non dimentica le vecchie promesse nonostante il trascorrere degli anni.”
13. Il Maestro interrogò Gōng Míng Jiă sul carattere di Gōng Shū Wén Zĭ (26), domandandogli se fosse vero che il suo padrone (27) non parlava mai, non rideva mai e non accettava alcun regalo.
“Sono voci infondate.” gli rispose Gōng Míng Jiă “ Il mio padrone parla solo quando è necessario, perché la gente non si annoi delle sue chiacchiere, si diverte solo quando è il momento di essere allegri, perché la gente non si stanchi delle sue risate,ed accetta doni solo quando può farlo lecitamente, perché la gente non ci trovi nulla da ridire.”
“Molto bello.” osservò il Maestro “ È possibile che sia proprio vero?”.(28)
14.Il Maestro disse: “ Zāng Wŭ Zhòng (29), signore di Fáng (30), chiese al duca di Lŭ di garantire il possesso del feudo alla sua famiglia. Nessuno riuscirà a farmi credere che non fece forza al suo sovrano (31).”
15 “Il duca Wén di Jìn”(32) osservò il Maestro “ era astuto ed inaffidabile. Il duca Huán di Qí (33) era sincero e degno di
fiducia”.
16. Zĭ Lù osservò: “ Quando il duca Huán di Qí fece uccidere il proprio fratello Jiū (34), Shào Hū, che aveva sostenuto quest’ultimo si suicidò, ma Guăn Zhòng preferì rimanere in vita. Non se ne dovrebbe dedurre che non era un uomo di valore?”.
Il Maestro gli rispose: “Se il duca Huán convocò nove volte l’assemblea dei suoi vassalli, senza dover ricorrere alla forza, fu tutto merito di Guăn Zhòng. E tu vorresti dirmi che non era un uomo eccezionale?”. (35)
17. Zĭ Gòng osservò: “ Guăn Zhòng non dovrebbe essere considerato un uomo di valore. Quando il duca Huán fece ammazzare il proprio fratello Jiū, Guăn Zhòng non fu capace di uccidersi, anzi divenne ministro del duca”.
“Servendo il duca Huán come primo ministro” gli rispose il Maestro “ Guăn Zhòng riuscì a farne il più potente di tutti i sovrani. Egli unificò e riformò l’Impero ed ancor oggi il popolo gode i benefici della sua politica. Se non ci fosse stato lui, andremmo in giro con le chiome incolte e con le giubbe abbottonate a sinistra. (36) Avrebbe forse dovuto mostrare l’ottusa fedeltà dell’uomo qualunque o della donnetta, che si buttano in un fosso o in uno stagno, senza che nessuno se ne curi?” (37)
18. Zhuàn, l’intendente di Gōng Shū Wén Zĭ, fu nominato ad un incarico di governo nella stessa occasione in cui il suo principale diventò ministro. Il Maestro,venutolo a sapere, commentò: “Un uomo come Gōng Shū merita davvero di essere chiamato ‘il
saggio’”.(38)
19.Mentre il Maestro stava parlando della condotta sregolata del duca Líng di Wèi (39), Kāng Zĭ (40) si stupì che un simile individuo non fosse ancora andato in rovina.
Confucio gli rispose: “Ha affidato a Zhòng Shū Yŭ (41) la responsabilità degli affari esteri, al sacerdote Tuó (42) la cura del culto, a Wáng Sūn Jiă (43) il comando dell’esercito. Con ministri così validi come potrebbe andare in rovina?”.
20. Il Maestro disse: “Chi promette alla leggera ha difficoltà nel mantenere”.
21. Quando Chén Chéng Zĭ (44) uccise il duca Jiăn di Qí (45), Confucio, dopo essersi messo tutto in ordine (46), si recò a corte per riferire il fatto al duca Āi di Lŭ.(47)
“Chén Héng ha ucciso il proprio sovrano.” gli disse “Propongo che sia organizzata una spedizione punitiva contro di lui”.
Il duca gli rispose: “Occorrerà prima parlarne con i capi delle Tre Famiglie”.(48)
Nel ritirarsi Confucio protestò: “ Io sono venuto ad informarvi perché ne sentivo il dovere, essendo stato un alto funzionario del governo (49) ,e voi mi dite ‘Parlane ai capi delle Tre Famiglie”, ma si recò da costoro, i quali decisero di non fare nulla.
Allora Confucio disse anche a loro: “Io vi ho comunque informati come era dovere di chi è stato un alto funzionario del governo” (50)
22. A Zĭ Lù che gli domandava come si dovesse servire un principe il Maestro rispose: “Non ingannandolo mai, anche a costo di
contrariarlo”.
23. Il Maestro osservò: “L’uomo di valore tende verso l’alto. L’uomo dappoco tende verso il basso”.
24. Il Maestro osservò: “Un tempo si studiava per diventare migliori. Oggi si studia per ottenere il rispetto degli altri”.
25. Qú Bó Yù inviò i suoi saluti a Confucio.
Il Maestro sedette a conversare con il messaggero e gli domandò che cosa facesse il suo padrone.
“SI sforza di correggere i propri difetti, ma non c’è ancora pienamente riuscito”.
Quando l’uomo si fu allontanato, il Maestro esclamò: “ Ecco qualcuno che ha davvero portato un messaggio”.
26. Il Maestro disse: Non occupatevi di ciò che esula dalle vostre competenze”.
Céng Zĭ commentò: “Un uomo come si deve non pensa nemmeno alle cose che non lo riguardano”.(52)
27. Il Maestro osservò: “L’uomo di valore parla poco, ma agisce molto”.
28. Il Maestro spiegò: “ Un galantuomo è riconoscibile da tre qualità che io purtroppo non possiedo: è virtuoso e dunque libero da ogni ansietà; è saggio e dunque sicuro di ciò che fa; è coraggioso e dunque privo di qualsiasi timore”.
“Che dite Maestro?” lo interruppe Zĭ Gòng “ Questo è esattamente il vostro ritratto”.
29. Sentendo Zĭ Gōng trinciare giudizi sulla gente, il Maestro osservò: “Cí è già un gran saggio. Io non ho ancora tempo per queste cose”. (53)
30. Il Maestro disse: “Io non mi angustierei di non essere famoso. Mi preoccuperei piuttosto di essere una persona capace”.
31. Il Maestro disse: “ Non sospettate a priori l’inganno e la malafede. Il saggio si astiene dal giudicare prima di aver esaminato i
fatti.”
32. Wēi Shēng Mŭ (54) domandò a Confucio: “ Caro Qiū, perché vi date tanto da fare?. Sembra quasi che vogliate far ammirare la vostra eloquenza.”.
“Non ho alcuna pretesa di essere eloquente”gli rispose il Maestro “ ma odio l’ostinazione”. (55)
33. Il Maestro osservò: “ Un purosangue (55) è apprezzato per il suo carattere , non per la sua vigoria”.
34. Ad uno che gli domandava che cosa ne pensasse della massima ‘Ricambiate il male con il bene”, il Maestro disse: “Allora con che cosa si ricambierebbe il bene?. Ricambiate il male con la giustizia ed il bene con il bene.” (56)
35.“Ahimè!”esclamò il Maestro” Nessuno si accorge di me”.(58)
“Che cosa volete dire?”gli domandò Zĭ Gòng.
“Non accuso il Cielo né gli uomini. Non avrò fatto grandi studi, ma capisco le cose importanti (59) ed il Cielo conosce i miei meriti,
non è vero?”.
36. Gōng Bó Liáo (60) aveva calunniato Zĭ Lù presso i Jìsūn. (61)
Zĭ Fú Jĭng Bó (62) lo riferì al Maestro dicendogli:”Il capo della famiglia Jì (63) è tratto in inganno da queste false accuse, ma io posso ancora far giustiziare Gōng Bó Liáo ed ordinare che il suo cadavere sia esposto sulla piazza del mercato.” (64)
Il Maestro gli rispose: “ Se la Via deve affermarsi, si affermerà. Se deve perire, perirà. Che può fare Gōng Bó Liáo contro il
Destino?”.(65)
37. Il Maestro osservò: “Gli uomini migliori sono quelli che si ritirano dal mondo. Vengono poi coloro che evitano i paesi ( mal governati). Troviamo, in terzo luogo, coloro che fuggono le passioni ed infine coloro che si astengono dai (cattivi) discorsi.”(66) ed aggiunse “Sette persone lo hanno fatto”.
38.Una volta che Zĭ Lù aveva pernottato a Shímén (67) , il guardiano della porta gli domandò: “ Da dove arrivi?”.
“Da casa del signor Kŏng” gli rispose Zĭ Lù.
“Non è quel signore che vuol sempre darsi da fare, pur sapendo che i tempi non sono propizi?” esclamò il guardiano. (68)
39. Un giorno, a Wèi, mentre il Maestro suonava il litofono (69), un uomo che passava accanto alla porta con un canestro in mano sbottò: “Che lagna questa musica! Sempre la stessa solfa! (70) Se nessuno ti presta ascolto, non sarebbe meglio lasciar perdere? Quando l’acqua è bassa, per guadare il fiume basta sollevare l’orlo della veste, ma, quand’è alta, devi trovare un’altra
soluzione". (71)
“Che bella idea!” replicò il Maestro “Se facessi come tu dici, non avrei problemi”.(72)
40. Zĭ Zhāng domandò al Maestro che cosa intendesse dire il Libro dei Documenti quando narrava che l’imperatore Gāo Zōng (73) trascorse senza parlare tutto il triennio di lutto per la morte del padre.(74)
“Che bisogno c’è di citare Gāo Zōng?” gli rispose Confucio” Tutti gli antichi si comportavano così. Alla morte di un sovrano, era il primo ministro che dava ordini ai funzionari per un periodo di tre anni”.
41. Il Maestro osservò: “Quando i governanti rispettano la morale, il popolo è facile da guidare”.
42. A Zĭ Lù che gli chiedeva di definire il galantuomo, il Maestro rispose: “ Il galantuomo è colui che si perfeziona per meritare il rispetto degli altri”.
“È tutto qui?” gli domandò Zĭ Lù.
“Il galantuomo è colui che si perfeziona per garantire agli altri la pace e la tranquillità” aggiunse il Maestro.
“Nient’altro?” insistette Zĭ Lù.
"Si perfeziona per garantire agli altri la pace e la tranquillità. Ti pare poco? Perfezionarsi per garantire agli altri la pace e la tranquillità è un compito che persino Yáo e Shùn trovarono impegnativo.”(75)
43. Yuán Ráng, comodamente seduto (76), non si scompose alla vista del Maestro, che gli disse:”Da giovane eri indisciplinato ed irrispettoso, da adulto non hai mai combinato nulla di buono e da vecchio non ti decidi a morire. Sei un vero furfante!” e, nel pronunciare queste parole, gli diede un colpetto sulle gambe con la sua canna.(77)
44. Il Maestro teneva presso di sé un giovane del villaggio di Qué. (78)
Qualcuno gli domandò se questo giovane facesse dei progressi stando con lui.
“Lo vedo conversare con le persone di riguardo e passeggiare con gente più anziana di lui. Non si accontenta di progredire gradualmente, ma vorrebbe bruciare le tappe.” (79)
NOTE
1) Yuán Xiàn 原 憲 , detto Zĭ Sī 子 思 , era uno dei discepoli di Confucio. Il fatto che, secondo la tradizione, il capitolo XIV dei
Dialoghi sia opera dei suoi allievi spiega la sua menzione in questa sede.
2) Nella prima ipotesi è vergognoso pensare soltanto ai soldi quando si potrebbero fare tante cose per il bene dei cittadini; nella seconda è vergognoso accettare, per sete di guadagno, di collaborare con un regime ingiusto e vessatorio.
3) Confucio ha un concetto molto esigente della virtù: questa non implica solo un aspetto passivo (astenersi dal fare
il male), ma anche un aspetto attivo (operare il bene).L’uomo virtuoso è soltanto colui che sa far convivere in sé entrambi gli aspetti.
4) Il termine 士 ( “shì”), qui usato da Confucio, è, come 君 子 (“jūnzĭ”), un termine poliedrico. Esso si può tradurre, a seconda delle circostanze,”gentiluomo”, “funzionario”, “ufficiale”, “uomo di valore”,” letterato”, “sapiente”,” saggio”. Nel presente contesto mi sembra preferibile quest’ultimo significato in quanto chi si preoccupa principalmente delle comodità materiali della vita appare ancora ben lontano dall’aver raggiunto la saggezza.
5) Ho attribuito al termine 居 (jū), che vale “casa”, “residenza”, il significato più vasto di “comodità”, “ricchezze”, “comfort”, che appare ben giustificato dal senso di questa massima confuciana.
6 Il comportamento di un galantuomo deve sempre rimanere identico, indipendentemente dall’ambiente in cui vive. Sotto un regime tirannico è però ammissibile che egli adotti alcune elementari regole di prudenza come quella di non dichiarare apertamente il proprio dissenso dagli abusi del governo.
7) Confucio osserva acutamente che talune qualità di cui sono necessariamente dotati gli uomini virtuosi possono essere presenti anche in individui che virtuosi non sono. Sarebbe quindi erroneo presumere che la presenza di una di queste qualità sia di per sé indizio di virtù.
8) Nán Gōng Kuò 南 宮 适 , detto Zĭ Róng 子 容, fu discepolo di Confucio e lo accompagnò forse alla Corte dei sovrani Zhōu 周 王. Amava molto lo studio. Un giorno, quando scoppiò un incendio nel palazzo del duca Aī di Qìn 秦 哀 公, presso il quale prestava servizio, fu l’unico che si preoccupò di mettere in salvo gli antichi libri custoditi nella biblioteca ducale.
9) Hòu Yì 后 羿 , un capotribù vissuto nei primi anni della dinastia Xià 夏 朝 , era noto , fra l’altro, per le sue eccezionali qualità d’arciere. Recenti studi sembrano aver dimostrato che le leggende tramandate sul suo conto ( la storia dei nove soli, il volo sulla luna di sua moglie Cháng’é 嫦 娥 , la sua uccisione da parte dell’allievo Féng Méng 逢 蒙 geloso della sua impareggiabile abilità nel tiro con l’arco) sorsero in epoca assai tarda, durante la dinastia Hàn 漢 朝 . Confucio, appassionato studioso della storia antica, aveva probabilmente a disposizione documenti da cui risultavano le vere vicende di Hòu Yì. Questi, dopo aver cacciato dal tronol’imperatore Xiāng 帝 相 della dinastia Xià 夏 朝, fu ucciso ( secondo la cronologia tradizionale nel 2138 a.C) da un altro usurpatore, il generale Hán Zhuó 寒 浞.
10) Hán Ào 寒 奡 , figlio dell’usurpatore Hán Zhuó 寒 浞, fu ucciso in battaglia nel 2079 a.C. (secondo la cronologia tradizionale) da Shàokāng 少康 , figlio di Xiān, che restaurò la dinastia Xià. Era dotato di una forza prodigiosa.
11) Yŭ il grande 大 禹 , fondatore della dinastia Xià, avrebbe regnato tra la fine del 23° secolo a. C. e la metà del 22° secolo a.C. Altre fonti gli attribuiscono un regno molto più breve (2205 a.C.-2198 a.C.).
12) Hòu Jì 后 稷 è un personaggio leggendario al quale si attribuisce il merito di aver insegnato agli uomini la coltivazione del miglio durante il regno del mitico imperatore Yáo. 堯 帝 ( 23° secolo a.C.)
13) La frase che si legge nel dialogo 躬 傢 (“gōng jià”), vale a dire “seminavano loro stessi il grano”, non intende tanto sottolineare il fatto che Yŭ e Jì svolgessero talora personalmente il lavoro dei contadini, quanto piuttosto il fatto che si dedicavano ad attività produttive.
14) Contrariamente a Yì ed Ào che si erano impadroniti del potere con la forza e che furono eliminati in modo violento, Yŭ e Jì giunsero al potere pacificamente, grazie alla stima di cui godevano per le loro iniziative in favore della collettività, e lo mantennero senza problemi grazie all’amore del popolo. Chi riesce a percepire questa differenza- sottolinea il Maestro- è qualcuno che sa distinguere bene tra il vizio e la virtù.
15) Confucio ammira la serietà del metodo di lavoro adottato dal governo di Zhèng 鄭 國 , un piccolo Stato che sorgeva nelle
pianure della Cina centrale, fondato nell’806 a.C. e conquistato dal regno di Hàn 韓 國 nel 375 a.C.
16) Zĭ Chăn 子 產, a.C.fu primo ministro di Zhèng 鄭 國 dal 544 a.C. al 522 a.C. Uomo colto e capace, governò il paese con brillanti risultati.
17) Confucio non nutriva particolare simpatia per Zĭ Xī 子 西 , primo ministro di Chŭ 楚 國 , che aveva dissuaso il re Zhāo 楚 昭 王 dall’attribuire al Maestro un incarico di governo e dal conferirgli un feudo.
18) Yìwú 夷 吾 (720 a.C.-645 a.C.) , meglio conosciuto come Guăn Zhōng 管 仲 , fu cancelliere del regno di Qí 齊 國. In un precedente dialogo (3.22) ne viene dato un giudizio piuttosto negativo, mentre qui viene invece dichiarato uomo virtuoso.
19) L’antica città di Pián 駢 corrisponde all’attuale Liŭshānzhài 柳 山 寨, località della contea di Línqú 临 朐 县 nella provincia dello Shāndōng 山 东.
20) I Zhào 朝 氏 ed i Wéi 魏 氏 erano, ai tempi di Confucio, due delle sei famiglie nobili che controllavano il ducato di Jìn 晉 國.
21) Téng 縢 國 era un minuscolo Stato, il cui territorio corrispondeva all’attuale contea di Téngzhōu 滕 州 nello Shāndōng 山 东. Perse la sua indipendenza nel 414 a.C. Xuē 薛 國 era un altro minuscolo Stato, il cui territorio corrispondeva all’attuale distretto di Xuēchéng 薛 城 区 nella prefettura di Zhăozhuāng 枣 庄, Shāndōng 山 东.
22) L’affermazione è piuttosto sconcertante se si considera che Mèng Gōng Chuò 孟 公 綽 era ministro nel ducato di Lŭ
魯 國 e che lo stesso Confucio gli riconosce in un altro dialogo (14.12) un altissimo livello di integrità personale. Si deve
però ricordare che, agli occhi di un osservatore acuto ed esigente come Confucio, l’integrità non è l’unica dote richiesta per fare un buon ministro.
23) Zāng Wŭ Zhòng 藏 武 仲 era figlio di Zàng Wén Zhòng 藏 文 仲 , ministro del ducato di Lŭ, sul quale alcuni passi dei Dialoghi ( 5.18,15.14) forniscono un giudizio abbastanza negativo.
24) Zhuāng Zĭ 莊 子 , governatore della città di Biàn 卞 nel ducato di Lŭ 魯 國 , era noto per aver affrontato una tigre armato soltanto di un pugnale.
25) Răn Qiú 冉 求, detto Zĭ Yŏu 子 有,discepolo di Confucio, è considerato nel dialogo 6.8 come un abile amministratore.
26) Gōng Shū Wén Zĭ 公 叔 子 , cioè “ Mastro Gōng Shū il Saggio” è il nome con cui era conosciuto Gōngsūn Fā 公 孫 髮,
nipote del duca Xiàn di Wèi 衛 獻 公, che regnò dal 576 a.C. al 559 a.C.e, successivamente, dal 546 a.C. al 544 a.C. Fu ministro del duca di Wèi e morì, a quanto sembra, poco prima del viaggio che Confucio effettuò in questo Stato.Il predicato 文 “wén” (“saggio”) gli fu attribuito a titolo postumo.
27) Non è chiaro quale fosse con precisione il rapporto intercorrente fra Gōng Shū Wén Zĭ e Gōng Mīng Jià. Il secondo chiama il primo 夫 子 (“fūzĭ”) cioè “maestro”, termine che ho tradotto con “padrone” per evitare confusioni con Confucio, il “maestro” per
antonomasia.
28) Confucio ha il sospetto che il ritratto che gli viene presentato sia un po’idealizzato. Gli è infatti capitato assai raramente di
incontrare ministri dotati di tanta saggezza.
29) Gli Annali delle Primavere e degli Autunni ( 春 秋 “chūn qiū ) riportano, nella cronaca del 23° anno di regno del duca Xiāng 魯 襄 公 (550 a.C.), quanto segue: 冬,十 月,乙 亥,臧 孫 紇 出 奔 邾。(“Quell’inverno, il decimo mese, nel giorno detto yĭhài, Zàngsūn Hé fuggì a Zhū”). Il commento di Zuŏ o Zuŏ Zhuàn ( 左 傳 ) ci racconta la storia nei dettagli, spiegandoci che Zàngsūn Hé 藏 孫 紇, cioè Zàng Wŭ Zhòng 藏 武 仲, dopo essere fuggito da Lŭ per contrasti con il duca, ritornò al proprio feudo di Fáng 防, verosimilmente con un seguito di truppe, e chiese al duca di confermare il possesso di Fáng alla sua famiglia, promettendo, in caso di accoglimento della sua richiesta, di lasciare la città.
30) L’antica città di Fáng 防 corrisponde all’attuale Fángchéngcūn 防 城 村 nello Shāndōng 山 东.
31) Confucio, ottimo conoscitore della storia e politico esperto, sapeva benissimo che dietro richieste di questo tipo c’era il più delle volte un ricatto basato su minacce di ribellione o di alleanza con altri Stati.
32) Il duca Wén di Jìn 晋 文 公 , che regnò dal 636 a.C. al 628 a.C., fu un abile politico e riuscì ad assicurare al proprio paese una posizione di predominio fra gli Stati dell’epoca. È perciò ricordato come il secondo dei “Cinque Egemoni”( 五 霸 “wŭ bā”).
33) Il duca Huán di Qí 齊 桓 公, che regnò dal 685 a.C. al 643 a.C., è ricordato come il primo dei “Cinque Egemoni”, in quanto riuscì a svolgere una funzione di primaria importanza nella politica del suo tempo.
34) Zĭ Lù riassume qui per sommi capi la storia dell’ascesa al trono del duca Huán, che le fonti disponibili ci raccontano invece in modo più dettagliato.
Dopo che il duca Xiāng di Qí 齊 襄 公 cadde vittima di una congiura nel 686 a.C., due suoi fratelli, Xiăobái 小 白 e Jiū 糾, lottarono per la successione. Xiăobái era sostenuto dai ministri Bào Shūyá 鮑 叔 牙, Gāo Xì 高 係 e Guó Yìzhòng
國 懿 仲, mentre Jiū era sostenuto dal duca Zhuāng di Lŭ 魯 莊 公, nonché dai ministri Shào Hū 召 忽 e Guăn Zhòng 管仲. Quest’ultimo, che era stato precettore di Jiū, organizzò addirittura un attentato contro Xiáobăi, che si trovava in quel momento a
Jŭ 莒. Xiáobăi sfuggì all’attentato, ma, facendosi credere morto, riuscì a sorprendere la vigilanza degli avversari ed a penetrare di nascosto nella capitale, dove i suoi partigiani lo proclamarono duca con il nome di Huán 齊 桓 公. Shào Hū si uccise, mentre Guăn Zhòng si rimise alla clemenza del nuovo sovrano. Il principe Jiū, costretto a rifugiarsi presso il duca di Lŭ, fu poi fatto uccidere dal suo alleato quando quest’ultimo ritenne opportuno ristabilire buoni rapporti con il ducato di Qí.
35) Nel giudizio di Confucio, l’episodio di debolezza sopra ricordato non inficia assolutamente gli enormi meriti di Guăn Zhòng che, nella sua successiva attività politica come ministro del duca Huán, riuscì a far conseguire a quest’ultimo, con mezzi relativamente pacifici, il predominio su tutti gli altri Stati dell’Impero. Nel 651 a.C. il duca Huán riunì i sovrani di Sòng 宋, Lŭ 魯, Wèi 衛, Zhèng 鄭, Xŭ 許 e Cáo 曹 , nonché un inviato dell’Imperatore Zhōu 周 王, a Kuíqiū 葵 丘 ( attualmente Lánkăo 兰 考 nella provincia di Hénán 河 南 ) dove tutti riconobbero ufficialmente la sua egemonia sugli altri Stati.
36) La cura della persona e l’eleganza dell’abbigliamento erano due delle cose che distinguevano i Cinesi dalle popolazioni meno civilizzate che li circondavano. Citandole Confucio intende lodare i meriti di Guăn Zhòng, che, con la propria azione politica, ha salvato i connazionali dalla decadenza e dall’imbarbarimento.
37) Si avverte, in questa osservazione, un sapore un po’”machiavellico”. Chi si sente capace di fare grandi cose non può lasciarsi condizionare dalla morale limitativa e paralizzante che vale per la gente comune.
38) Confucio apprezza in Gōng Shū, che aveva evidentemente proposto la nomina del proprio intendente ad un incarico così elevato come quello che veniva offerto a lui stesso, la capacità di riconoscere il merito indipendentemente dal rango e dalla condizione sociale delle persone.
39) Il duca Líng di Wèi 衛 靈 公, che regnò dal 534 a.C. al 492 a.C., era noto per le sue abitudini dissolute, di cui anche i Dialoghi riportano alcuni esempi.
40) Jì Kāng Zĭ 季 康 子 , capo della famiglia Jìsūn 季 孫 , fu primo ministro del ducato di Lŭ nel 492 a.C. È citato in Dialoghi 2.20.
41) Zhòng Shū Yŭ 仲 叔 圉 , abile ministro del ducato di Wèi, morto intorno al 480 a.C. è la stessa persona che viene chiamata Kóng Wén Zĭ 孔 文 子 in Dialoghi 5.15 e Gōng Shū Wén Zĭ 公 叔 文 子 in Dialoghi 14.13 e 14.18. La diversa denominazione deriva dal fatto che, per designare un personaggio, talora ne è utilizzato il nome, talora il cognome, talora il soprannome, talora il
titolo, talora una combinazione di due o più degli elementi precedenti.
42) Il sacerdote Tuó 鮀 è ricordato in Dialoghi 6.16 per la sua parlantina, che Confucio non ritiene tuttavia una qualità positiva.
43) Wáng Sūn Jiă è menzionato come importante dignitario del ducato di Wèi già in Dialoghi 3.13, dove non è però specificato che fosse il comandante dell’esercito.
44) Chén Chéng 陳 成 , conosciuto anche come Tián Héng 田 恆 , capo della potente famiglia Tián 田 氏 , organizzò una congiura contro il duca Jiàn di Qí 齊 簡 公 , che fu ucciso e sostituito con il fratello Lü Áo 呂 驁, poi conosciuto come il duca Píng di Qí 齊 平 公 . Da quel momento in poi i duchi di Qí svolsero un ruolo puramente formale, mentre il potere effettivo passò alla famiglia Tián.
45) Il duca Jiàn di Qí, salito al trono nel 484 a.C., cercò, con l’aiuto del primo ministro Kàn Zhĭ 闞 止 , di ridurre lo strapotere della
famiglia Tián. Quest’ultima, venuta a conoscenza dei suoi piani, organizzò, nel 481 a.C., un colpo di stato che si concluse con la cattura e la successiva uccisione del duca.
46) Il testo originale dice 沐 浴 “mù yù” cioè “si lavò” perché il bagno era il primo atto della preparazione ad un’udienza di corte. Naturalmente,dopo il bagno, chi doveva recarsi dal principe si profumava, si pettinava, indossava gli abiti da cerimonia e le decorazioni, non diversamente da come si fa oggi.
47) Il duca Āi 魯 哀 公 regnò su Lŭ dal 495 a.C. al 467 a.C. e cercò invano di contrastare l’ingerenza delle grandi famiglie aristocratiche nel governo del paese.
48) Il termine che figura nel testo originale 夫 三 子 (“ fū sān zĭ” cioè “i tre maestri” o “ i tre signori”) designa i capi delle tre grandi famiglie aristocratiche che controllavano la vita politica nel ducato di Lŭ. Si trattava delle Tre (Famiglie) Huán ( 三 桓 “sān huán”), che discendevano da tre fratelli, figli del duca Huán 魯 桓 公 : i Zhōngsūn 仲 孫 , più tardi chiamati Mèngsūn 孟 孫 , che discendevano dal principe Qìngfù 公 子 慶 父 , i Shūsūn 叔 孫 , che discendevano dal principe Yá 公 子 牙 , ed i Jìsūn
季 孫, che discendevano dal principe Yŏu 公 子 友 . Le Tre Famiglie usurparono, a poco a poco,nelle zone sottoposte al loro controllo, il potere dei duchi, reclutando truppe, costruendo fortezze e riscuotendo imposte.
49) Il testo originale recita: 吾 從 大 夫 之 後 (“wú cóng dà fū zhī hòu” cioè “venivo dopo i ministri”). Confucio si sente ancora interessato al bene dello Stato, avendo in precedenza esercitato alte funzioni di governo.
50) La scena descritta nel dialogo è patetica se si considera che nel 481 a.C. Confucio aveva quasi settant’anni. Nonostante l’età avanzata e la lunga esperienza della vita pubblica, egli è rimasto sostanzialmente un “idealista” e va incontro, con questo suo intervento politico, a due gravi disillusioni. Dapprima, è costretto a rendersi conto che, nel ducato di Lŭ, le decisioni
importanti non sono più prese dal sovrano legittimo, ma da un gruppo di notabili che non dispongono ufficialmente di alcun potere. Successivamente, deve constatare con disappunto che i governanti non considerano il regicidio come un crimine da punire in forza di un imperativo morale, bensì come una questione da risolvere sulla base di valutazioni di convenienza politica che nulla hanno a che fare con le norme etiche.
51) Qú Bó Yù 籧 伯 玉 ospitò Confucio durante il soggiorno del Maestro a Wèi e mantenne con lui rapporti di amicizia anche in seguito. Doveva essere molto più anziano del Maestro perché lo Zuŏ Zhuān 左 傳 lo menziona già con riferimento al 14°
anno di regno del duca Xiāng di Lŭ 魯 襄 公. (559 a.C.)
52) Abbiamo già incontrato la stessa massima in Dialoghi 8.14. Può esserle attribuita una portata più ristretta come esortazione ai funzionari a non occuparsi di materie che non rientrino nel loro settore di competenza o una portata più vasta come esortazione all’uomo dabbene a non mettere il naso negli affari degli altri.
53) Confucio osserva ironicamente che, mentre Zĭ Gòng ha già il tempo di soffermarsi sui difetti degli altri, lui stesso è ancora pienamente impegnato a correggere i propri.
54) Wēi Shēng Mŭ 微 生 畝 era un eremita di Lŭ, che doveva essere in confidenza con il Maestro perché gli si rivolge usando il suo nome personale 丘 “Qiū”.
55) Confucio nega di volersi mettere in mostra. Egli si dà da fare solo perché non può sopportare l’ostinazione dei governanti nel non adottare le riforme necessarie al buongoverno dello Stato.
56) Con il termine “purosangue” 驥 (“jì”) Confucio si riferisce, probabilmente, ai famosi cavalli del Ferghana, detti anche “cavalli
celesti” 天 馬 (“tiān mă”), capaci, secondo la leggenda, di percorrere anche cinquecento chilometri in un sol giorno. Il
“purosangue” è ovviamente una metafora dell’uomo di valore del quale vanno apprezzate in primo luogo le qualità morali.
57) Confucio sembra qui rimanere al di sotto dell’insegnamento cristiano, che dice: “Se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra” ( Vangelo di Matteo, 5,38-48). Occorre però rilevare che, anche nella dottrina cristiana, la carità non esclude affatto l’esigenza della giustizia.
58) Questo dialogo è interessante dal punto di vista psicologico perché ci presenta Confucio in un momento di sconforto. Pur ripetendo costantemente che si deve studiare per il proprio perfezionamento morale e non per ottenere fama e riconoscimenti, il Maestro soffre di essere trascurato dai governanti e dalla gente. Egli si consola pensando di essere stato prescelto dal destino (il Cielo) per trasmettere un messaggio morale ai suoi concittadini. Come già adombrato nel dialogo 3.24, proprio il fatto di essere libero da impegni politici gli conferisce, in questa prospettiva, un vantaggio perché gli lascia piena ed assoluta autonomia di insegnamento.
59 ) Il testo cinese è il seguente 下 學 而 上 達 (“xià xué ér shàng dá”). Varie sono le possibili interpretazioni di questa frase. Essa può essere tradotta come segue: “ Parto dallo studio di temi poco importanti per giungere all’esame dei grandi problemi”, ma può anche essere interpretata nel senso che Confucio è pervenuto ad un alto grado di conoscenza pur non avendo compiuto
studi regolari, cosa che ha pregiudicato,agli occhi dei conformisti, le sue possibilità di carriera politica.
60) Gōng Bó Liáo 公 伯 寮, detto Zĭ Zhōu 子 周 , è menzionato fra i discepoli di Confucio. A giudicare dal suo comportamento, non doveva aver tratto molto profitto dall’insegnamento del Maestro.
61) I Jìsūn 季 孫 erano una delle tre grandi famiglie che controllavano il ducato di Lŭ 魯 國 .
62) Zĭ Fú Jĭng Bó 子 伯 fu primo ministro di Lŭ nel 492 a.C.
63) Il termine 夫 子 “fūzĭ” (“maestro”, “capo”, “signore”) veniva usato per indicare i capi dei clan nobiliari e delle famiglie
aristocratiche. Nel senso specifico di “maître à penser”, esso venne usato anche per designare Confucio, il cui nome, nelle lingue occidentali, deriva infatti dalla latinizzazione (Con-fu-cius”) dei termini “Kŏng fū zi” 孔 夫 子 , vale a dire “il Maestro Kŏng”.
64) L’espressione cinese 朝 諸 市 ,”cháo zhù shì”(“far faccia ai diversi mercati”) ci ricorda che la prassi dell’epoca era ancor più truculenta: dopo che il condannato a morte era stato decapitato e squartato, i vari pezzi del suo corpo erano piantati in
cima a delle lance ed esposti nei vari mercati della città. Fino ad alcuni secoli fa, tale prassi non era, del resto, sconosciuta nemmeno in Europa.
65) L’atteggiamento che Confucio mostra in questo dialogo ricorre in numerose altre occasioni, anche quando la sua vita è in pericolo (cfr. Dialoghi, 9.5 e 7.23).
È difficile dire se si tratta di ottimismo o di fatalismo. Occorre comunque valutare positivamente il fatto che il Maestro non sente mai il bisogno di ricorrere al “braccio secolare”, nemmeno quando, come in questo caso, gliene viene offerta la possibilità.La sua dottrina si affermerà, se il destino lo vorrà, solo con la forza della convinzione, non con la coercizione.
66) L’estrema concisione della lingua classica rende difficile interpretare con precisione questo dialogo. Non c’è alcun dubbio sul fatto che i più saggi sono coloro che “fuggono il secolo”(辟 世 “bì shì”), anche se questo elogio di chi abbandona ogni cosa per dedicarsi ad una vita di meditazione sembra più vicino alla dottrina taoista che a quella di Confucio. Più difficile è invece
identificare coloro che “fuggono il paese” ( 辟 地 “bì dì”), ma, a mio parere,vengono così definiti i galantuomini che evitano i paesi mal governati, seguendo le esortazioni del Maestro a non stabilirsi negli Stati che disprezzano la virtù. Ad un grado più basso nella scala della saggezza vengono classificati coloro che “fuggono le passioni” (辟 色 “bì sè”). Costoro, si sforzano, è vero, di condurre una vita irreprensibile, ma adattandosi a vivere fra uomini viziosi e sotto governi corrotti, sembrano purtroppo avallarne i vizi e gli abusi. Ultimi vengono coloro che, sebbene non riescano a dominare completamente le passioni, “fuggono le parole” (辟 言 “bì yán”), vale a dire cercano di comportarsi degnamente, in particolare evitando discorsi malvagi, chiacchiere inutili ed espressioni indecorose.
67) Secondo alcuni commentatori, Shímén 石 門 (letteralmente: “la porta di pietra”) era la denominazione corrente della porta meridionale 南 門 della città di Qūfù 曲 阜, capitale del ducato di Lŭ. Poiché la casa di Confucio sorgeva presso questa porta, Zĭ Lŭ, ospite del Maestro, avrebbe pernottato nel quartiere della “Porta di Pietra”.
Se si presume, invece, che Zĭ Lù avesse pernottato fuori città, avrebbe potuto essere ospite di Confucio sul Monte Shímén 石 門 山, una trentina di chilometri a nord-est di Qūfù, ammesso che il Maestro soggiornasse o avesse una residenza in quella località.
68) I guardiani delle porte cittadine e delle frontiere ci sono spesso presentati dalla letteratura classica cinese come persone sveglie, colte e non aliene dalla filosofia. È proprio il comandante di un posto di frontiera colui che incita Lăo Zĭ a comporre il Dào Dé Jĭng ed è un suo omologo che sintetizza efficacemente, in un dialogo, la missione di Confucio (Dialoghi,3.24). Questa apertura mentale trova una spiegazione nel fatto che si trattava di persone che venivano a contatto con gente di ogni provenienza e quindi anche con una grande varietà di costumi e di idee.
Il guardiano di Shímén sembra, non diversamente dal “matto di Chū” 楚 狂 (cfr. Dialoghi, 18.15) o dall’”uomo col canestro”(cfr.Dialoghi, 14.39), criticare Confucio secondo una prospettiva taoista: in tempi caratterizzati dalla corruzione e dal malgoverno, il saggio non deve intestardirsi a predicare vane riforme, ma deve ritirarsi dalla vita pubblica e coltivare soltanto il perfezionamento individuale.
69) Il litofono è un antichissimo strumento musicale a percussione che trovò ampia diffusione in Cina. È composto da una batteria di pietre sonore che vengono percosse con bastoncini di legno o con altre pietre. “Reinventato” in Europa nel
19° secolo, è usato, ad esempio, in alcune opere di Carl Orff.
70) Non c’è ragione di ritenere che i suoni emessi dal litofono siano, di per sé, più tetri ed opprimenti di quelli emessi da qualsiasi altro strumento. È invece probabile che il cattivo umore e la delusione di Confucio si esprimessero con la scelta di motivi malinconici o addirittura con la ripetizione ossessiva di alcune note.Ci sarebbe qui ampio spazio per una ricerca psicanalitica.
71) L’uomo col canestro, che sembra essere una persona colta,cerca di convincere Confucio a cambiare atteggiamento citandogli una poesia del Shī Jīng 詩 經 , e precisamente l’ode n.34, Canti di Bè i邶 風 ,intitolata “Le foglie delle piante di
zucca sono ancora amare” 匏 有 苦 葉 (“páo yŏu kŭ yè). Due versi di quest’ode ricordano il diverso atteggiamento da assumere
per attraversare un fiume secondo che sia in secca oppure in piena. Nel primo caso basta tirar su l’orlo delle vesti, nel secondo occorre nuotare o salire in barca.( Il termine "lì" 厲 usato nel testo cinese per il secondo caso ha normalmente il significato di “terribile”,”difficile”,”severo”.Esso implica, a mio avviso che la situazione più grave esige gesti più impegnativi. Alcuni traduttori ne desumono, non so in base a quale ragionamento, che si deve attraversare il fiume a nuoto tutti vestiti. Mi sembra più logico che ci si svesta se si deve nuotare e che si rimanga vestiti se si sale in barca.)
72) La risposta di Confucio, va ovviamente interpretata in senso ironico. Se desse ragione al suo interlocutore, egli smentirebbe infatti il proprio insegnamento e rinnegherebbe tutto quanto ha fatto in precedenza.
73) Gāo Zōng 高 宗 è il nome postumo di Wŭ Dīng 武 丁 , sovrano della dinastia Shāng 商 朝 , che regnò dal 1250 a.C. al 1192
a.C.
74) Il fatto è menzionato dal Libro dei Documenti (書 經 “Shū Jīng”), nella parte dedicata alla dinastia Shāng ( 商 書 “Shāng Shū”), sotto il titolo “Incarico a Yuè”(說 命 “Shuó Mìng”), Par.I,1.
75) Per comprendere bene tutte le implicazioni di questo dialogo occorre ricordare che gli insegnamenti di Confucio erano indirizzati alle classi dirigenti dell’epoca e che, di conseguenza, le qualità di un uomo virtuoso sono sempre viste nella prospettiva di un sovrano o di un uomo di governo.
76) Ai tempi di Confucio non esistevano le sedie, che furono inventate soltanto molti secoli dopo. Ci si sedeva dunque sul pavimento, sopra un tappeto, con le gambe ripiegate. Il termine qui usato ( 夷 "yí" "barbaro") lascia pensare che Yuán Răng
stesse accovacciato sui talloni all'uso dei barbari. Ma, anche se sedeva appoggiato ad un muro o ad un albero con le gambe allungate per terra, tale posizione era comunque sconveniente per un gentiluomo. Non contento di ciò, il personaggio non accenna neppure ad alzarsi quando vede arrivare Confucio, mancando così alle più elementari regole di cortesia.
77) Gli antichi commentatori sono d’accordo nell’affermare che Yuán Ráng e Confucio si conoscevano fin da ragazzi. Per gustare pienamente la scena, occorre quindi immaginare il Maestro che, sorridendo sotto i baffi, impartisce, tra il serio e il faceto, un’autentica ramanzina al vecchio amico, rimasto per tutta la vita poltrone e screanzato esattamente come negli anni in cui era un giovane scavezzacollo.
78) Quēdāng 闕 黨 corrisponde all’attuale Quēlĭ 闕 里 nello Shāndōng 山 东 , a poca distanza da Qūfù 曲 阜.
79) Come si deve intendere l’osservazione di Confucio? Il desiderio di progredire nello studio e nelle conoscenze è senza dubbio lodevole, ma l’esagerazione va condannata. Ricordiamo che, in molti dialoghi, il Maestro deplora l’eccessivo ardore di taluni discepoli e loda la “giusta misura”.
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