Le dure condizioni di vita degli operai nell’industria cinese sono improvvisamente divenute oggetto dell’attenzione internazionale quando nel 2010 una serie di suicidî s’è verificata nelle fabbriche che lavorano per la Apple. La disperazione dei contadini immigrati dalle campagne, spesso sfruttati e abbandonati a se stessi, senza una famiglia, senza una casa, emerge da questa poesia di Xŭ Lìzhì 许立志, operaio della Foxconn, che si è suicidato nel 2014.
Ho ingoiato lune di metallo...
quegli oggetti affusolati che chiamano viti.
Ho ingoiato gli scarichi dell’industria...
gli anni della giovinezza, chino sul bancone,
sono volati via in un attimo.
Ho ingoiato lo stress...
ho ingoiato la mia condizione di immigrato senza casa...
ho ingoiato le passerelle che portano in fabbrica...
ho ingoiato un’esistenza corrosa dalla ruggine.
Ho già ingoiato tutto, non posso più mandar giù altro...
mi va di traverso...mi resta in gola.
Sulla terra dei miei avi scrivo queste righe,
questa poesia della mia umiliazione.
我咽下一枚铁做的月亮
他们管它叫做螺丝
我咽下这工业的废水
那些低于机台的青春早早夭亡
我咽下奔波,咽下流离失所咽下人行天桥,
咽下长满水锈的生活
我再咽不下了所有我曾经
咽下的现在都从喉咙汹涌而出
在祖国的领土上铺成一首
耻辱的诗