MEDITAZIONI POETICHE SU TRACCE DELL’ANTICHITÀ
IN CINQUE LIRICHE (1)
PRIMO POEMA
詠 懷 古 跡 五 首 之 一 YǑNG HUÁI GǓ JÌ WǓ SHǑU ZHĪ YĪ
Disperso nel Nord-Est, tra vento e polvere.(2) 支 離 東 北 風 塵 際
Vagante nel Sud-Ovest, tra cielo e terra.(3) 漂 泊 西 南 天 地 間
Bloccato lungamente per giorni e mesi 三 峽 樓 臺 淹 日 月
tra pagode e terrazze delle Tre Gole, (4)
mettendo insieme le alture e le nuvole 五 溪 衣 服 共 雲 山
con gli abiti delle Cinque Vallate.(5)
Alla fine, il barbaro Jié tradì il sovrano 羯 胡 事 王 終 無 賴
del quale s’era dichiarato al servizio. (6)(7)
Non fece più ritorno il cantore errante (8) 詞 客 哀 時 且 未 還
che piangeva la durezza dell’epoca.(9)(10)
Eccessivamente triste e solitaria 庾 信 平 生 最 蕭 瑟
fu tutta quanta l’esistenza di Yŭ Xìn,(11)
ma, negli ultimi tempi della sua vita, 暮 年 詩 服 動 江 關
il suo canto attraversò fiumi e montagne.(12)(13)
zhī lí dōng bĕi fēng chén jì
piāo bó xī nán tiān dì jiān
sān xiá lóu tái yán rì yuè
wŭ xī yī fú gòng yún shān
jié hú shì wáng zhōng wú lài
cí kè āi shí qiĕ wèi huán
yŭ xìn píng shēng zuì xiāo sè
mù nián shī fù dōng jiāng guān
NOTE
1) Il termine “ji” 跡 , nel cui ideogramma è contenuto il segno del “piede”足 ( “zú”) significa “traccia”, “impronta”, “segno”, “cicatrice”, “documento”,”resti”, “rovine” ed infine il “successore” (“colui che segue le tracce”). “Gŭ jì” (古 跡 “antichi resti”) è quindi l’espressione che si usa per designare “monumenti storici”, “siti famosi”. In questo senso lo ha inteso il Bynner che ha tradotto: “Poetic thoughts on ancient sites”.Tuttavia, almeno per questa prima poesia, tale traduzione non mi sembra corretta poiché Dù Fŭ 杜 甫 non menziona alcun monumento o alcuna località in particolare. Ritengo piuttosto che, nel presente contesto, “gŭ jì”vada inteso come “antichi documenti”, “antiche tracce”. È infatti probabile che i pensieri sulla vita di Yŭ Xìn 庾 信 siano stati ispirati a Dù Fŭ da qualche antica cronaca o dai poemi dello stesso Yŭ Xìn.
2) Questo verso ed i tre successivi sembrano riferirsi all’episodio più conosciuto della vita di Yŭ Xìn ( 513-581 d.C.), poeta e funzionario al servizio della dinastia Liáng 粱 朝 (502-557 d. C.), che regnava a sud dello Yángzĭ nel periodo detto Nánbĕicháo (南 北 朝 “Epoca delle dinastie del Sud e del Nord, 420-589 d.C.) ed aveva per capitale Jiānkàng 建 康, l’attuale Nánjīng 南 京 . Inviato nel 554 in missione presso la corte semibarbara dei Wéi Occidentali西 魏 朝 a Cháng’Ān 長 安 vi fu trattenuto per lunghi anni contro la sua volontà e fu sempre tormentato dalla nostalgia sebbene ricevesse importanti incarichi e fosse altamente apprezzato come poeta e come letterato.
3)“Fēng chén “ (風 塵 “vento e polvere”) è una frase che può indicare sia i disagi di un lungo viaggio sia – in contrapposizione con il mondo dello spirito - il mondo terreno pieno di sconvolgimenti, di sofferenze e di incertezze. Entrambi gli aspetti possono essere riferiti alla situazione di Yŭ Xìn che, dopo un lungo viaggio pieno di disagi, ha dovuto subire anche la tristezza di un esilio forzato.
4) La zona delle Tre Gole 三 峽 (“sānxiá”) dello Yangzĭ era molto suggestiva e sulle rive sorgevano pagode, palazzi, castelli e monasteri. Rimanerci bloccato per mesi poteva però essere poco confortevole.
5)) Il termine “gòng” 共 significa “tutto insieme”, “in comune”“condividere”. Il verso五 溪 衣 服 共 雲 山 (“wŭ xī yī fú yún shān”) va quindi letto “ gli abiti delle cinque valli (messi) insieme con le nuvole e i monti”. Il poeta intende dire che Yŭ Xìn, nella sua vita errabonda e nei suoi viaggi imprevisti, non ebbe neppure la possibilità di portarsi dietro abiti adatti al clima delle regioni fredde e montagnose in cui fu trattenuto di forza e dovette affrontare la rigidità di quel clima con abiti leggeri più adatti alle regioni temperate del sud, in particolare del Húnán Occidentale 湖 南 西 部 dove si trova la zona detta 五 溪 ( “wŭ xī”, letteralmente “i cinque torrenti”.) perché bagnata da cinque piccoli fiumi.
6) Questo verso si riferisce ad un avvenimento che ebbe luogo nel dicembre del 548 d.C. ed in cui Yŭ Xìn fu coinvolto.Si tratta della ribellione di Hóu Jĭng 侯 景, un avventuriero di origine barbara, che aveva raggiunto il grado di generale sotto i Wèi Orientali 東 魏 e che poi li aveva traditi passando con le 13 province sottoposte al suo governo prima ai Wèi occidentali 西 魏 e poi ai Liáng 粱 .Poco dopo era entrato in urto anche con l’imperatore Wŭ dei Liáng 梁 武 帝 e, ribellatosi agli inizi del 548 d.C., aveva marciato contro la capitale Jiànkāng 建 康 di fronte alla quale si era presentato con il suo esercito nel dicembre dello stesso anno. La rapida avanzata di Hóu Jĭng aveva colto completamente di sorpresa le autorità imperiali, che avevano inviato in gran fretta un distaccamento di truppe comandato da Yŭ Xìn a distruggere il ponte di barche che congiungeva le due rive del fiume che scorreva a fianco delle mura. Yŭ Xìn, giunto sul ponte quasi nello stesso momento in cui vi giungevano le avanguardie dell’esercito di Hòu Jĭng, aveva rifiutato il combattimento e si era rapidamente ritirato, permettendo così al nemico di attraversare il ponte e di penetrare nei sobborghi della città. I suoi avversari avevano poi ingigantito questo episodio, che dimostrava comunque poca combattività e scarse qualità militari.
7) Hòu Jĭng 侯 景 apparteneva, etnicamente, alla tribù dei Jié 羯 , una delle cinque tribù che costituivano, secondo i Cinesi, i “wŭ hú” 五胡;, i “cinque popoli barbari” accampati ai margini occidentali dell’Impero.
Le popolazioni barbare erano in realtà più numerose, ma i Cinesi ne avevano identificate cinque, probabilmente quelle con cui avevano avuto i maggiori contatti: gli Xiōng Nú (匈奴“Unni”), gli Xiānbē i鮮 卑 , i Dī 氐 , i Qiāng 羌 e i Jié 羯.
Nel periodo compreso fra il 200 e il 450 d. C. i “wŭ hú” invasero vaste regioni della Cina, mescolandosi ai Cinesi. Nel 304 d.C. la situazione caotica provocata dalla Rivolta degli Otto Principi 八王之乱 (bā wáng zhī luàn) permise ai “wŭ hú” di creare numerosi regni autonomi in territorio cinese. Una violentissima reazione dei Cinesi portò negli anni 350-352 d. C. ad una gigantesca operazione di pulizia etnica ordinata dal generale Răn Mĭn 冉 閔, nel corso della quale furono massacrati centinaia di migliaia di barbari e la tribù degli Jié fu praticamente sterminata. Alcuni piccoli gruppi sopravvissero tuttavia dispersi fra lo Hébĕi 河 北 , lo Shānxī 山 西 e lo Shănxī 陝 西 e furono rapidamente cinesizzati. È questa probabilmente la ragione per cui alcuni storici considerano Hòu Jĭng come un Cinese di etnia Hàn.
8) Ho reso con “cantore errante” l’espressione 詞 客 (“cí kè” “il visitatore che componeva canzoni”), la quale si riferisce evidentemente a Yŭ Xìn.
Il “cì”詞 (“canzone”) è uno dei generi della poesia cinese accanto al “shì”詩 (poesia classica, divisa in “gŭtĭshī” 古 体 詩 o poesia antica e “jìntĭshī “ 近 体 詩 o “poesia nuova”), al “qū” 曲 , che è una specie di “cí” più informale in quanto ammette l’uso di parole riempitive, e al “fù” 賦 , che è una specie di prosa rimata. Esso è anche detto “chángduănjù” 長 短 句 , cioè “versi di lunghezza irregolare” e “shīyú” 詩 餘 (“al di là della poesia”). Può assumere diversi nomi secondo il numero totale di caratteri che appaiono in un componimento. Esso trae origine dai canti dell’Asia Centrale ed è collegato ad un certo numero di melodie per un totale di circa 800 modelli. Il titolo che identifica la melodia è chiamato “cipai” 詞 牌 .Accanto al titolo ci può poi essere un sottotitolo con specifico riferimento al tema della canzone.Il compositore di “cí” potrebbe essere identificato, sotto un certo aspetto, con il “paroliere” delle attuali canzonette in quanto scriveva testi orecchiabili da adattare ad una melodia preesistente.
9) L’accenno al lamento (哀“āi”) è un riferimento alla più famosa composizione di Yŭ Xìn, intitolata “Āi Jiāngnán Fù” 哀 江 南 賦, ovvero “ Fù di lamento per il Sud”, che piange la caduta dell’impero dei Liáng. Yŭ Xìn avrebbe scritto questo famoso lamento nel 578 d. C. all’età di 65 anni.“
10) Yŭ Xìn trascorse tutta la sua vecchiaia in esilio. Figlio di Yŭ Jiānwú 庾肩吾 ( 487-551 d.C.), un famoso calligrafo del periodo Nánbĕicháo, Yŭ Xìn aveva goduto fin da giovane di una grande reputazione come poeta alla corte dei Liáng, presso la quale aveva esercitato alte funzioni, non sempre con successo, come ad es. quando fu incaricato di difendere Jiānkàng dall’assalto delle truppe di Hòu Jĭng. In seguito, inviato in missione nella Cina del Nord, non gli fu più permesso di tornare e dovette restare in quelle regioni sino alla fine della sua vita.
11) L’espressione “xiāo sè” 蕭 瑟 significa “triste e solitario”. “Sè” è anche la denominazione di un antico strumento a corde ( 5, 10 o 25 corde), corrispondente al “koto” giapponese, il cui suono doveva essere particolarmente triste e deprimente, visto che il termine dapprima usato per l’oggetto è passato a significare “triste”, “melanconico”..
12)“Shī fù” 詩 服 è un’endiadi per indicare la poesia. Più precisamente “shī ”詩 indica la poesia dell’epoca classica e “fù“ 服 indica la prosa rimata. Il termine “shī” 詩 può tuttavia anche essere usato in senso lato per ricomprendere tutti i generi poetici: “shī” 詩 in senso stretto, “cí 詞 ”, “qū” 曲 e “fù” 服 . Dù Fŭ intende probabilmente dire che Yŭ Xìn pervenne con la sua poesia, che esprimeva la nostalgia del paese lontano, a superare fiumi e valichi che non gli era permesso di attraversare per ritornare alla sua regione natale.
13) Alfreda Murck in “Poetry and Painting in Song China: The Subtle Art of Dissent”,(Harvard University Asia Center), pag.19, osserva giustamente che questa poesia può anche essere intesa come una riflessione di Dú Fŭ sulla propria vita e sulle proprie vicende. Infatti, se non ci fosse, nell’ultimo distico, un’espressa menzione di Yŭ Xìn, tutti i riferimenti in essa contenuti potrebbero senza difficoltà applicarsi allo stesso Dú Fŭ, che, come sappiamo, visse in tempi particolarmente difficili, vide la rivolta di un generale barbaro, fu costretto a spostarsi da un capo all’altro del paese, fu trattenuto a lungo nella regione delle Tre Gole e non poté mai ritornare al villaggio natio.