L’arduo cammino di Shŭ
La fuga precipitosa dell’imperatore Xuánzōng 玄宗, conosciuto anche con il nome postumo di Míng Huáng 明皇 (“l'Imperatore Splendente”), verso la lontana regione del Sìchuān 四川, allora chiamata Shŭ 蜀, sotto l’incalzare delle truppe ribelli del generale Ān Lúshān 安祿山 che stavano per occupare la capitale Cháng’Ān 長安 nel luglio del 756 d.C., fu un avvenimento che ebbe, ai suoi tempi, enorme risonanza.
Essa trovò eco nella produzione poetica dell’epoca Táng.
Se ne fa cenno, ad esempio, nella famosa poesia di Bái Jūyì 白 居 易 intitolata “La "Canzone dell'Eterno Rimpianto" (長 恨 歌 "cháng hèn gē").
Anche una celebre poesia di Lĭ Bái intitolata “Arduo è il cammino di Shŭ” ( 蜀 道 難 “shŭ dào nán”), la quale descrive in modo assai pittoresco la ripida strada che, arrampicandosi tra alti monti, conduce a Shŭ, veniva posta, un tempo, in relazione con la fuga di Míng Huáng. Studi più approfonditi hanno però rivelato che questa poesia appare già in un’antologia pubblicata nel 743 d.C., molti anni prima della rivolta di Ān Lúshān.
Il tema fu poi ampiamente trattato anche dalla pittura in numerosi dipinti conosciuti con un nome più anodino e dignitoso: “Illustrazione del Viaggio di Míng Huáng a Shŭ”( 明皇幸蜀圖 “míng huáng xìng shǔ tú”).
Un argomento così scottante non poteva, per ovvie ragioni, essere affrontato negli anni immediatamente successivi ai fatti e ciò sarebbe già sufficiente per negare l’attribuzione di uno questi dipinti, conservato nel National Palace Museum di Taipei sull’isola di Taiwan, ad un noto pittore dell’epoca Táng, Lĭ Zhāodào 李昭道.
È infatti poco verosimile che costui, il quale visse , secondo l’enciclopedia on line Baidu Baike, tra il 675 d.C. ed il 758 d.C., abbia realizzato questo dipinto proprio verso la fine della sua vita e per di più in un periodo nel quale era ancora in pieno svolgimento la rivolta di Ān Lúshān.
Si aggiunga che i dipinti giunti sino a noi in cui è descritto il viaggio di Míng Huáng a Shŭ sono concordemente definiti dalla critica come copie di epoca Sòng e Míng di un originale dell’epoca Táng. Se è comunemente accettata, per ragioni stilistiche, l’esistenza di un originale dell’epoca Táng, non vi è però alcun indizio che ci consenta di sapere quando esso sia stato dipinto né tanto meno di affermare che esso sia stato realizzato da Lĭ Zhāodào.
Perché è stato dunque fatto il nome di Lĭ Zhāodào?
La ragione consiste nel fatto che il dipinto in questione mostra i caratteri stilistici propri della “scuola paesaggistica del verdazzurro”( 青綠山水 ”qīnglǜ shānshuĭ”) che ebbe i suoi principali esponenti esattamente in Lĭ Sīxùn 李思训 (651 d.C.-716 d.C.) e in suo figlio Lĭ Zhāodào. Questa scuola era contraddistinta dalla sua predilezione per i paesaggi di montagna e dall’uso di colori ricavati dall’azzurrite 群青 (“qúnqīng”) e dalla malachite 緑青 (“lǜqīng”).
Sono pervenute sino a noi alcune opere che hanno come tema il viaggio dell’Imperatore Míng a Shŭ:
- un dipinto a inchiostro e colori su un rotolo di seta, delle dimensioni di 55,9 cm x 81 cm, conservato nel National Palace Museum di Taipei a Taiwan; (1)
- un altro dipinto, conservato nello stesso museo, conosciuto un tempo come “Immagini di viaggiatori tra le montagne primaverili“ (春山行旅圖 “chūnshān xínglǚ tú”); (2)
- un dipinto costituito da due pezzi di seta accostati conservato nell’University of Pennsylvania Museum of Archaeology and Anthropology (Penn Museum); (3)
- un dipinto su un rotolo di seta, di epoca Míng, conservato nelle Freer Gallery of Washington D.C., National Museum of Asian Art, tarda copia di un originale attribuito a Qiú Yīng 仇英; (1494-1552). (4)
La composizione di base del primo dei dipinti conservati al National Palace Museum di Taipei è quasi identica a quella del dipinto conservato nel Penn Museum.
In entrambi i dipinti figurano, a destra in basso, un gruppo di cavalieri in cerchio ed al centro un gruppo di viaggiatori che si riposano. In entrambi c’è, a sinistra in basso, il dettaglio di un cavallo senza sella che si rotola per terra.
A sinistra, in alto, alcuni cavalieri percorrono una passerella munita di ringhiera che sporge dai fianchi scoscesi della montagna (5).
Le cime delle montagne emergono da banchi di nebbia come usuale nella pittura cinese.
Diversa è però la rappresentazione dell’imperatore.
Nel rotolo del National Palace Museum l’imperatore è certamente il cavaliere vestito di rosso che, a destra in basso, si sta avvicinando ad un ponticello. L’identificazione è resa possibile dal fatto che egli cavalca un destriero la cui criniera è raccolta in tre ciuffi distinti, acconciatura riservata ai cavalli del sovrano.
Nel dipinto del Penn Museum, l’imperatore sembra invece essere l’imponente personaggio sulla destra che discende a cavallo un sentiero di montagna preceduto e seguito da una scorta di soldati a piedi.
Nel terzo dipinto a cui abbiamo accennato, la composizione è analoga, ma le montagne sono rappresentate in modo più eccentrico, quasi astratto.
Il rotolo della Freer Gallery contiene dettagli comuni a tutti gli altri dipinti, ma sembra ispirarsi alle opere conservate nel National Palace Museum per quanto riguarda la figura dell’Imperatore.
Secondo un noto studioso di arte cinese, Max Loehr, il dipinto in possesso del Penn Museum sarebbe quello che più si avvicina al prototipo. (6)
NOTE
1) Per il rotolo intitolato “Illustrazione del viaggio di Míng Huáng a Shŭ” cfr: https://www.ancient.eu/uploads/images/7397.jpg?v=1607418904
2) Per il dipinto intitolato “Immagini di viaggiatori tra le montagne primaverili” cfr: https://baike.baidu.com/item/%E6%98%A5%E5%B1%B1%E8%A1%8C%E6%97%85%E5%9B%BE
Elizabeth Lyons ricorda in “Ming Huang’s Journey to Shu”, Expedition Magazine, Penn Museum, 28 (3) 1986, pp.22-28, che questo dipinto fu esposto nella London Exhibition of Asian Art del 1935 con il titolo “Travellers in the Mountains”.
Lĭ Líncàn 李霖灿 in “A Study of a Masterpiece: T’ang Ming Huang’s Journey to Shu”, Ars Orientalis 1961, 4, pp. 315-321 osserva, alla nota 1: “Merely as a landscape the painting has been well known in the West for some time”.
3) Per il dipinto conservato al Penn Museum cfr.
https://www.penn.museum/sites/expedition/ming-huangs-journey-to-shu/
4) Per il dipinto conservato presso la Freer Gallery of Art, parte dello Smithsonian National Museum of Asian Art a Washington, cfr. https://en.wikipedia.org/wiki/File:Emperor_Minghuang%27s_Journey_to_Sichuan,_Freer_Gallery_of_Art.jpg
https://artsandculture.google.com/entity/m06jz1m
5) Tali passerelle sono così descritte nella citata poesia di Lĭ Bái:
"Ecco una scala che si arrampica in alto
come a raggiungere il cielo;
ganci metallici infissi nella roccia
ne sorreggono i gradini di legno".
Si racconta che nel Periodo degli Stati Combattenti il re di Qín, per agevolare alle sue truppe la marcia verso il regno di Shŭ, fece costruire le cosiddette strade coperte (棧 道 "zhàndào"),vale a dire delle scale che si arrampicavano sulle pareti rocciose grazie ad una serie di gradini di legno che erano fissati alla roccia mediante ganci metallici.
6) Max Loehr, "The Great Painters of China", Phaidon, Oxford, 1980