La tomba di Tàibó (1)
Da bambino leggevo le tue rime. (1)
Oggi vengo in visita alla tua tomba.
Una fresca brezza spira sul fiume.
A lei confido la mia ammirazione.
Ahimè! Anche i geni come te muoiono,
ma so che, pur morto, tu non sei morto.
Venere in terra brilla tremila anni.(3)
Qui, come a Kūnmíng, ceneri di un’era.(4)
Il cappello in testa, la spada al fianco.
Schermitore ed uomo di gran talento.(5)
Qū e Sòng ti diedero il bello stile. (6)
Con i raggi del sole e della luna
hai creato un linguaggio favoloso.(7)
Da vivo, tu eri inafferrabile.
Ora tutti visitano le tue spoglie.(8)
La sobrietà sembrava inebetirti.(9)
Nel vino nascevano versi a migliaia.
Il demiurgo guidava la tua mano.(10)
Nulla ti seduceva in questo mondo (11)
salvo cercar gli Immortali e ber vino.(12)
In tutta la vita chinasti il capo
soltanto dinanzi al sommo Xuān Chéng. (13)
Verde si erge la porta della tomba
e fronteggia il verde della collina.
Oggi come allora brilla l’arte tua. (14)
Qui nei pressi riposa anche chi varcò
cavalcando un asino il ponte di Bà. (15)
In tale compagnia è accettabile
persino il dimorare sottoterra. (16)
C’è da stupirsi se tutto il paesaggio
risplende di così accesi colori? (17)
Dai tempi più antichi su questi monti
e su queste acque brillava la luna.
Il tuo spirito perso nell’ebbrezza
sprofondò dove non respiravi più. (18)
Dimenticate le vesti di seta
e le barche dalle vivide tinte.
Un vago ritornello ancora aleggia
là sulla corrente del grande fiume.
Le tracce della tua arte poetica (19)
disseminate per il mondo intero (20)
t’attirano ancora in mezzo agli uomini
più di una miriade di discepoli. (21)
Il tuo contemporaneo, Dù il Censore, (22)
è sepolto sulle rive dello Xiāng. (23)
Ne visitai la tomba molti anni fa
durante un viaggio nelle terre del sud.
Le nuvole che coprono il Monte Héng (24)(25)
giungono tristi fino ai Nove Dubbi.(26)
I luoghi ove giacciono le vostre ossa,
diversi come le vostre poesie.
Però, in quel venerabile maestro,
mi pare eccessivo il risentimento,
mentre se non fossi tu la mia guida,
chi sarebbe mai capace di esserlo?
Io voglio vivere un secolo intero
e divertirmi durante cent’anni.
Tracannare mille coppe ogni giorno
non è abbastanza impegnativo per me. (27)
Ascolto, sorridendo nel tramonto,
le ciarle di boscaioli e pastori.
Quando sarò morto, seppellitemi,
vi prego, ai piedi di questa collina.
NOTE
1) La tomba di Lĭ Tàibó 李 太 白 si trova ai piedi della Montagna Verde (青 山 “qīngshān”) nella contea di Dāngtú 当 涂 ,provincia di Ānhuī 安 徽 . Il poeta soggiornò più volte a Dāngtú, di cui suo zio era stato governatore, e vi morì nel 762 d.C. Secondo la leggenda , annegò nello Yángzĭjiāng 扬 子 江 durante una gita in barca mentre, ubriaco, cercava di abbracciare la luna che si rifletteva nelle acque del fiume. La sua tomba fu, fin dai tempi più antichi, meta di pellegrinaggi da parte di letterati e di poeti.
2) L’espressione 束发 ”shù fă” significa “annodare i capelli. Per comprensibili ragioni di igiene, i bambini cinesi portavano il cranio rasato, salvo un ciuffetto sulla fronte. Solo quando diventavano un po’più grandi, potevano lasciarsi crescere i capelli e annodarli ( in un ciuffo sopra la testa prima della conquista manciù, nel famoso “codino” dopo il 1645). Dicendo che ha cominciato a leggere Lĭ Bái non appena si è annodato i capelli, Huáng Jīngrén intende affermare che si è appassionato alla poesia fin da ragazzo.
3) L’espressione 长星 (“cháng xīng”) equivaleva un tempo a 彗 星(“huì xīng”), cioè cometa. L’equiparazione alle stelle accompagna Lĭ Bái fin dalla nascita. Secondo la leggenda, infatti, la madre del poeta, durante la gravidanza,vide in sogno una stella particolarmente luminosa, la stella del mattino, e decise di dare al nascituro il nome di questa stella: Tàibó o Tàibái 太 白 (“il grande biancore”).La menzione dei tremila anni sembra riferirsi al periodo lunghissimo durante il quale rifulgerà la fama di Lĭ Bái.
4) Per comprendere bene il senso del riferimento contenuto in questo verso occorre tenere presente la storia narrata da Gān Băo 干 寶 ( fiorito intorno al 315 d.C., morto nel 336 d.C.) nel capitolo 13, paragrafo 10, delle sue“Memorie sulla ricerca degli spiriti” (搜 神 記 “sōushénjì”).
Nel 119 a.C. ( terzo anno dell’era “yuánshòu” 元 狩) l’imperatore Wŭ Dì della dinastia Hàn 漢 武 帝, che regnò dal 141 a.C. all’87 a.C., fece compiere alla periferia della capitale Cháng’Ān 長 安 un enorme scavo di circa 10 chilometri di circonferenza, che in seguito fu riempito d’acqua e diventò il lago Kūnmíng 昆 明 池 . Durante i lavori, fu scoperto uno strato di cenere nera che nessuno aveva mai vista prima. L’imperatore chiese lumi al famoso erudito Dōngfāng Shuò 東 方 朔 ( circa 160 a.C.- circa 93 a.C.), il quale ammise di non sapere di che cosa si trattasse, ma suggerì di domandare ai viaggiatori che giungevano in Cina dall’Asia Centrale attraverso la Via della Seta. Wŭdì pensò che, se nemmeno un dotto come Dōngfāng Shuò era in grado di dare una risposta, sarebbe stato inutile rivolgersi ad altri e lasciò perdere. Più tardi, ai tempi dell’imperatore Míngdì 漢 明 帝 , che regnò dal 58 d.C. al 75 d.C., un saggio proveniente dall’India giunse a Luòyáng 洛 陽 . Gli fu raccontata la storia della cenere e gli fu riferito ciò che aveva consigliato Dōngfāng Shuò. Allora il saggio disse:”Come si legge nei sutra, le grandi ere del mondo finiscono in una immensa conflagrazione. Le ceneri trovate sul fondo dello stagno di Kūnmíng sono i resti di una di queste conflagrazioni”. Così fu chiaro che il suggerimento di Dōngfāng Shuò era stato giusto.
Il termine 劫 (“jié”) è la traduzione cinese del sanscrito कल्प (“kalpa”) che indica,nella cosmologia buddhista”, un ciclo cosmico. Il termine 劫 燒 (“jié shāo” ”incendio epocale”) designa la “conflagrazione”, che è, insieme con il diluvio e l’uragano, uno dei tre modi in cui può realizzarsi la “fine di un ciclo cosmico”.( कल्प- अन्ते “kalpa-ante”).
5) Lĭ Bái ebbe un’ottima educazione e mostrò assai presto doti eccezionali di apprendimento. A dieci anni era già in grado di leggere testi classici quali il “Libro delle Odi” (詩 經 “shī jīng“) e “Il Libro dei Documenti” (書 經 “shū jīng”). Seguì inoltre lezioni di scherma per apprendere il maneggio della spada (劍 “jiān”), cosa che lasciò in lui un gusto insoddisfatto di duelli e battaglie. In alcune delle sue poesie si immagina infatti nei panni di un “cìkĕ” 刺 客 , uno di quei leggendari avventurieri che proteggevano i deboli e raddrizzavano i torti, un po’come i cavalieri erranti che divennero, nei paesi europei, i protagonisti dei poemi cavallereschi.
6) Qū Yuán 屈 原 (339 a.C.-278a.C.), letterato e uomo politico del regno di Chŭ 楚 國 , fu il primo poeta pubblicamente riconosciuto come tale nell’antica Cina giacché tutte le poesie più antiche, ad es. quelle che figurano nel “Libro delle Odi” (詩 經 “shī jīng”) sono anonime.
Cacciato dal paese a causa delle calunnie diffuse dai suoi nemici, visse lunghi anni in esilio.
Nel 278 a.C., avendo appreso che Yĭng 郢 , capitale del regno di Chŭ 楚 國 , era stata conquistata dall’esercito del regno di Qín 秦 國 , scrisse una famosa elegia intitolata “Lamento per Yĭng” (哀 郢 “āi yĭng). Poi, disperato per il triste destino della sua patria, si gettò nelle acque del fiume Mìluó 汨 羅 江 .
Qū Yuán abbandonò il verso tradizionale di quattro sillabe per adottare metri di varia lunghezza.
Le sue poesie sono conservate nella raccolta nota con il nome di “Canti di Chŭ” (楚 辭 “chŭ cí”) . Tra di esse figurano “La Tristezza della Separazione” (離 騷 “lí sāo”) e i “Nove Canti” (九 歌”jiŭ gē”). Le “Domande al Cielo” (“tiān wén”) evocano numerosi miti e avvenimenti dell’antichità. Nel “ Pescatore” (漁 父 “yú fù”) Qū Yuán immagina di incontrare un umile pescatore che gli impartisce una lezione di saggezza.
Sòng Yù 宋 玉 (290-223 a C.) è da taluni considerato - senza prove documentali – nipote di Qū Yuán 屈 原﹐ di cui fu comunque allievo. Scrisse molti “cífù” 辭 賦 ( opere letterarie di carattere sentimentale o descrittivo, spesso rimate).
Alcuni suoi scritti sono conservati nel “Chŭ Cí” 楚 辭 (“Raccolta dei canti del Regno di Chŭ”), uno dei classici più antichi della letteratura cinese. Tra di essi si possono menzionare: “Le nove discussioni” ( 九 辯 “jiŭ biàn), “Il richiamo dell’anima” (招 魂 “zhāohún”), “Il fù di Gāotáng ” (高 唐 賦 “ gāotáng fù”), “La Dea” (神 女 賦 “shēnnǚ fù”) e “ Mastro Dēng Tú, l’amatore di belle donne” (登 徒 子 好 色 賦 “dēng tú zĭ hăo sè fù”). In queste opere sono spesso descritti incontri con dee o bellissime creature magiche, che hanno fatto considerare Sòng Yù come un autore erotico e, per certi versi, romantico. Tra l’altro, fu lui a coniare la celebre espressione“nuvole e pioggia” (雲 雨 “yún yŭ”) , usata per indicare la passione amorosa.
7) Il carattere 瑰 (“guī” “favoloso”) è composto dalle due radici 玉 (“yù” ”giada”), che esprime l’idea della bellezza, e 鬼 (“guĭ” ”spirito”), che esprime l’idea del sovrannaturale.
8) Il verso, di difficile interpretazione, intende apparentemente riferirsi al fatto che Lĭ Bái fu, durante la sua vita, in continuo movimento da un luogo all’altro, ciò che rendeva piuttosto complicato frequentarlo.
9) Il termine 兀 (“wù”) indicava chi era stato condannato al taglio di una o di entrambe le gambe. L’espressione 兀 兀 (“wù wù”) è stata poi usata non solo con riferimento agli invalidi, ma pure con riferimento ai minorati psichici o a coloro che si trovino, in uno stato, anche solo temporaneo, di confusione mentale.
10) Il nome 鴻 蒙 (“hóng méng”) compare, per la prima volta nel Zhuāngzĭ 莊 子 ,al Cap.11, intitolato “Preservare ed accettare” (在 宥 “zài yòu”) , riferito ad un personaggio che sembra simbolizzare il “caos primordiale”. Talvolta il termine è usato per indicare il principio creatore che opera all’interno del caos, il Demiurgo.
11) L’universo è qui indicato mediante il termine 乾 坤 (“qiánkūn”). “Qián” 乾 e “Kūn” 坤 sono due degli Otto Trigrammi 八 卦 (“bāguà”). Il primo ☰ designa il cielo ( nonché la luce, il principio attivo, la forza, il maschio), il secondo ☷ designa la terra ( nonché l’oscurità, il principio passivo, la remissività, la femmina).
12) Questo verso ci ricorda che, per le sue meravigliose doti poetiche, Lĭ Bái fu spesso definito “L’Immortale della Poesia” ( 詩 仙 “shī xiān”) o ”L’Immortale in Esilio” ( 謫 仙 人 “zhé xiān rén”). Il suo smodato amore per l’alcool gli valse anche il nomignolo di “Immortale del Vino” 酒 仙 (“jiŭ xiān").
13) Xiè Xuānchéng 謝 宣 城 è uno dei nomi con cui è conosciuto Xiè Tiào 謝 眺 (464 d.C.-499 d.C.), il più grande poeta dell’epoca Yŏngmíng (“Eterno splendore” 永 明 483 d.C.-493 d.C.). Veniva chiamato il Giovane Xiè (小 謝 “xiăo xiè”) per distinguerlo da Xiè Língyun 謝 靈 運 (385 d.C.-433 d.C.). L’ammirazione di Lĭ Bái per Xiè Tiào sembra potersi dedurre dalla poesia intitolata “Addio al segretario Shūyún nella villa di Xiè Tiào a Xuānzhōu” (宣 州 謝 眺 樓 餞 別 校 書 叔 雲 “xuānzhōu xiètiào lóu jiànbiè xiăoshū shūyún”) in cui si legge: “I grandi poeti defunti sono nel Paradiso degli Immortali e brilla, in mezzo a loro, il Giovane Xiè. Vorrei eccellere e levarmi in volo, ascendere al cielo azzurro e contemplare la luminosa luna,ma, se sguaino la spada per tagliare un filo d’acqua, l’acqua continua a scorrere, se levo la coppa per dimenticare i miei crucci, gli affanni continuano a tormentarmi. La vita dell’uomo in questo mondo non corrisponde alle sue aspirazioni.Domani mi sciolgo i capelli e mi metto a fare il barcaiolo.”
14) L’espressione 風 流 (“féng liú”) indica il gusto, l’eleganza dello stile, la padronanza dell’arte poetica.
15) Il poeta Jiă Dăo 賈 島 (779 d.C-843 d.C.) aveva l’abitudine di comporre poesie mentre andava in giro in groppa al suo asinello, come testimonia la storia del suo incontro con Hán Yù 韓 愈 Compose una lirica anche mentre attraversava in questo modo il ponte sul fiume Bà 灞 橋 a Cháng’Ān 長 安 . Secondo una tradizione, evidentemente accettata da Huáng Jīngrén, Jiă Dăo morì nella contea di Dāngtú 当 涂 dove si era recato in pellegrinaggio sulla tomba di Lĭ Bái ed è sepolto non lontano da quest’ultimo. Altre fonti ne collocano la tomba a Fángshān 房 山 nei sobborghi di Pechino.
16) Il termine 地 下 (“dìxià” ”sottoterra”) indica il mondo dei defunti.
17) L’espressione 江 山 (jiāng shān”” fiumi e monti”) ricorda l’espressione 山 水 (“shān shuĭ” “monti e acque) che, nel linguaggio artistico , definisce una scuola pittorica specializzata nella rappresentazione dei paesaggi.
18) Huáng Jīngrén ricorda qui la leggenda che si formò intorno alla morte di Lĭ Bái. Mentre si trovava a Căishíjī 采 石 磯 nella contea di Dāngtú 當 塗 , Lĭ Bái, dopo aver bevuto abbondantemente, salì in barca per una gita sul Fiume Azzurro. Era una sera di luna piena e l’astro si rifletteva sulla superficie delle onde. Il poeta, completamente ubriaco, credette che la luna fosse finita nel fiume, si sporse dalla barca per afferrarla, cadde in acqua e annegò.
19) Il testo cinese reca i termini 殘 膏 剩 粉 (“cán gāo shèng fĕn”). La crema (膏 “gāo”) e la cipria (粉 “fĕn”), cosmetici usati per il trucco del viso, sono una metafora dell’eleganza dello stile che abbellisce la poesia.
20) Il termine “le sei direzioni” (六 合 “liù hé”), vale a dire “nord, sud, est, ovest, verso l’alto e verso il basso”, è un modo tradizionale di indicare il mondo intero.
21) Il termine 萬 (“wàn” “miriade”) designa già di per sé un numero enorme di persone o di cose. Aggiungendoci 余 (“yú” “più di”) si suggerisce l’idea che il numero degli gli ammiratori di LÌ Bái superi ogni immaginazione.
22) Dù Fŭ 杜 甫 (712 d.C-770 d.C), altro grande poeta dell’epoca Táng, fu nominato censore (拾 遺 “shíyí”) dall’imperatore Sùzōng 唐 肅 宗 nel maggio dell’anno 757 d.C., ma cadde ben presto in disgrazia per la serietà con cui esercitava il suo incarico.
23) Il fiume Xiāng 湘 江 scorre attraverso la provincia del Húnán 湖 南 , che è talvolta indicata anche col nome di questo fiume. Nella poesia esso è designato con il termine 瀟 湘 (“xiāoxiāng”), vale a dire “il chiaro e profondo fiume Xiāng”. La tomba di Dù Fŭ è situata nella contea di Fèngyang 鳳 陽 .
24) Questo verso introduce un contrasto che Huáng Jiīngrén svilupperà con ampiezza nei versi successivi. Al paesaggio luminoso e ridente che circonda la tomba di Lĭ Bái si oppone il paesaggio nuvoloso e melanconico che circonda la tomba di Dù Fŭ. Le caratteristiche dei due paesaggi corrispondono al diverso temperamento dei due poeti: sempre scanzonato ed allegro Lĭ Bái, spesso mesto e corrucciato Dù Fŭ.
25) Ci si riferisce qui al Monte Héng del Sud 衡 山, conosciuto anche come Nányuè 南 岳 , che si trova nella provincia del Húnán. 湖 南. Il Monte Héng è una delle Cinque Montagne Sacre (五 岳 “wŭyuè”) della Cina.
26) Le Montagne dei Nove Dubbi 九 疑 山 (“jiŭyíshān”) sono una catena montuosa situata nel Húnan 湖 南. Vi si troverebbe, secondo la tradizione, la tomba del mitico imperatore Shùn 舜 帝.
27) Huáng Jīngrén cerca qui, invano, di gareggiare con il Maestro, che, nella famosa poesia “Si versi il vino!” (將 進 酒 “ jiāng jìn jiŭ”) aveva proclamato: “Scoliamoci, d’un sorso, trecento bicchieri!” (會 須 一 飲 三 百 杯 “huì xū yī yĭn sān băi bēi”).
黄景仁
太白墓
束发读君诗,今来展君墓。清风江上洒然来,我欲因之寄微慕。
呜呼!有才如君不免死,我固知君死非死。长星落地三千年,此是昆明劫灰耳。
冠 纵横击剑胸中奇。陶镕屈宋入《大雅》,挥洒日月成瑰词。
当时有君无著处,即今遗躅犹相思。醒时兀兀醉千首,应是鸿濛借君手。
乾坤无事入怀抱,只有求仙与饮酒。一生低首惟宣城,墓门正对青山青。
风流辉映今犹昔,更有灞桥驴背客。此间地下真可观,怪底江山总生色。
江山终古月明里,醉魄沈沈呼不起。锦袍画舫寂无人,隐隐歌声绕江水。
残膏剩粉洒六合,犹作人间万余子。与君同时杜拾遗,窆石却在潇湘湄。
我昔南行湄之,衡云惨惨通九疑。即论身后归骨地,俨与诗境同分驰。
终嫌此老太愤激,我所师者非公谁。人生百年要行乐,一日千杯苦不足。
笑看樵牧语斜阳,死当埋我兹山麓。