sulle rive del fiume azzurro
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                                                                                  Una poesia fatale

Non sempre il tramonto di una dinastia o la caduta di un imperatore nell’antica Cina avvenivano tra stragi e massacri. Talvolta, il passaggio dei poteri si svolgeva in modo più o meno pacifico ed il sovrano deposto veniva semplicemente invitato a ritirarsi, con un piccolo seguito, in un palazzo di campagna, dove sarebbe potuto vivere tranquillo, a condizione di non occuparsi più di politica e di farsi dimenticare da tutti.

Sorgeva naturalmente, a questo punto, per una persona la cui esistenza era stata fino a quel momento piena di attività e di impegni d’ogni genere il problema di come passare il tempo.

Alcuni, più prudenti e concreti, si consolavano con i banchetti e con le donne, come fece l’ultimo imperatore della dinastia Cáo Wèi  曹 魏  , Cáo Huàn  曹 奐, che gli storici delle epoche successive accusarono tuttavia di mancanza di carattere per aver accettato con troppa remissività di passare dagli splendori del trono ad una vita oscura e mediocre.

Altri, più intellettuali e sognatori, si dedicavano alla poesia, che era però un’attività molto più pericolosa. Gli imperatori che avevano abdicato erano infatti discretamente sorvegliati per sventare eventuali velleità di ritorno in scena e le poesie venivano spesso considerate come un segnale del loro atteggiamento e un indizio delle loro intenzioni nascoste.

Così la poesia che segue costò la vita al giovane ex-imperatore Liú Biàn  劉 辨 della dinastia Hàn  漢 朝  che, per il sospetto di non essersi rassegnato alla perdita del trono, dovette bere una coppa di vino avvelenato.(cfr. Romanzo dei Tre Regni ( 三 國 演 義  ”sān guó yǎn yì ), cap. 4, paragrafi 7-13).





Sfreccia tra l’erba verde,                                嫩草綠凝煙,裊裊雙飛燕

mentre la nebbia si fa brina,                          nèn căo lῢ níng yān niăo niăo shuāng fēi yàn

una coppia di rondini.

 

Il limpido azzurro del fiume Luò                    洛水一條青,陌上人稱羨。


è l’invidia di tutti coloro                                  luò shuĭ yī kuăn qīng mò shàng rén chēng xiàn

che vivono tra le risaie.

 

Guardo lontano e scorgo,                              遠望碧雲深,是吾舊宮殿

tra le nuvole grigiastre,                                   yuăn wàng bì yún shēn shì wú jiù gōng diàn


quel che fu il mio palazzo.

 

 A chi mi è rimasto fedele                               何人仗忠義,洩我心中怨!

come vorrei confidare                                     hé rén zhàng chūgì xiè wŏ xīn zhōng yuàn

 tutta la mia amarezza.



 

Una poesia fu fatale pure a Lĭ Yù  李 煜 ( circa 937 d.C.-978 d.C.), ultimo re della breve dinastia dei Táng Meridionali 南 唐 朝﹐ per questo conosciuto anche sotto il nome di Lĭ Hòuzhŭ   李 後 主  ( Lĭ, l’ultimo sovrano).

La dinastia dei Táng Meridionali era stata fondata da Lĭ Biàn 李 昪 , che si era dichiarato imperatore nel 937 a.C. e che era morto nel 943 d.C., lasciando il trono al figlio Lĭ Jĭng  李 景, che regnò dal 943 d.C. al 961 d.C., ma fu costretto, nel 958 d.C., sotto la crescente pressione dei Zhōu Posteriori  後 周 朝  a rinunciare al titolo imperiale, accontentandosi di quello molto meno ambizioso di re. Il territorio controllato dalla dinastia comprendeva le regioni corrispondenti all’attuale provincia del Jiāngxī  江 西 , nonché a parti notevoli delle attuali province di Fújiàn  福 建 , Jiāngsū  江 蘇  e Ānhuī  安 徽 .

Da giovane, Lĭ Yù, che si chiamava a quell’epoca Lĭ Cóngjiā  李 從 嘉 e che, come sesto figlio di Lĭ Jĭng, occupava un posto secondario nella linea di successione al trono, aveva cercato di sottrarsi agli intrighi di corte dedicandosi alla poesia, alla pittura e alla musica.

Nel 959 d.C. Lĭ Cóngjiā che, in seguito alla scomparsa di tutti i fratelli maggiori, era salito al rango di principe ereditario fu nominato segretario imperiale (尚 書 令  “shàng shū lìng”), affinché si familiarizzasse con gli affari di governo, sebbene alcuni ministri lo ritenessero troppo debole di carattere e troppo rilassato nei costumi per succedere degnamente al padre.

Alla morte di Lĭ Jĭng, nell’estate del 961 d.C., Lĭ Congjiā salì al trono, nonostante un tentativo di usurpazione da parte del fratello minore Lĭ Cóngshàn  李 從 善 , assumendo il nome di Lĭ Yù.

Il suo regno fu caratterizzato da una sempre maggiore soggezione alla dinastia Sòng  宋 朝 che, nel 960 d.C., aveva preso il posto dei Zhōu Posteriori  後 周 朝.

Lĭ Yù non fece buona prova di sé nel governo dello Stato. È vero che la situazione politica generale non gli consentiva un ampio margine di manovra, ma è anche vero che il sovrano trascurava le proprie funzioni, preferendo dedicare il suo tempo ai divertimenti ed alle arti. Cancellò, ad esempio, parecchie riunioni del consiglio dei ministri per assistere alle esibizioni artistiche della moglie, che era una musicista molto dotata, finché un censore non gli rimproverò pubblicamente questa imperdonabile negligenza.

Nel 974 d.C. l’esercito dei Sòng invase il territorio dei Táng Meridionali e ne assediò la capitale Jīnlíng  金 陵  (oggi Nánjīng  南 京 ). L’anno seguente, Lĭ Yù si arrese e fu condotto, con tutta la sua famiglia, a Kāifēng  開 封 , la capitale dei Sòng . Qui visse sostanzialmente in prigionia, sebbene gli fosse garantito un titolo nobiliare e gli fosse assicurato un elevato tenore di vita. Le poesie da lui composte in questo periodo esprimono la tristezza della sua condizione ed il rimpianto per la felicità perduta. L’ultima poesia nella quale, in forma velata, lamentava la distruzione del suo regno e la violenza subita dalla giovane seconda moglie, destò la rabbia e il sospetto dell’imperatore Tàizŭ   太 祖  che lo fece avvelenare.  Era il 15 agosto dell’anno 978 d.C.





SULL’ ARIA DELLA CANZONE “LA BELLA YÚ” (1)              虞      美      人                                                                                                                  Yú       Mĕirén




Fiori di primavera, luna d’autunno.                春      花     秋     月     何     時     了                                                                               chūn   huā   qiū   yuè    hé    shí    liăo
Quanto tempo ancora? (2)

Di ciò che è passato che cosa sappiamo? (3) 往     事     知     多     少                                                                                                  wăng  shì    zhī   duō  shăo

La scorsa notte, nella mia piccola stanza,      少     樓     作     夜     又     東     風                                                                                xiăo     loú   zuó   yè    yòu dōng  fēng
di nuovo il vento dell’Est.(4)



Sotto la luna piena                              故   國   不   堪    回     首     月   明       中                                                                       gù  guó  bù  kān  huí  shŏu  yuè   míng zhōng
non ebbi il coraggio di guardare

in direzione del mio vecchio paese.



Colonne scolpite, gradini di giada                   調     欄     玉     砌     應      猶    在                                                                                  diāo   lán    yù     qì     yīng  yóu  zài
sono ancora là, ne son certo,

solo i bei visi sfioriscono.(5)                             只     是     朱     顏     改                                                                                                   zhĭ    shì   zhŭ   yán   găi



Quanto grande, dimmi,                                   聞     君     能     有     幾    多     愁                                                                                wèn   jūn  néng  yŏu    jĭ    duō  chóu
può essere la sofferenza?



Proprio come le acque di un fiume     恰  似   一    江        春      水     向     東     流                                                                   qià  sì   yì   jiāng   chūn  shuĭ  xiàng dōng  liú
che, gonfiate dalle piene primaverili,

scorrono impetuose verso il mare.(6)






NOTE

1) Il “cípái”  詞 牌  di questa lirica è la canzone “La bella Yú”( 虞 美 人 “yú mĕirén”) ispirata alla figura della concubina preferita di Xiàng Yú  項 羽 , uno dei generali che si contesero il potere supremo dopo la caduta della dinastia Qín  秦 朝 . Le melodie delle canzoni che diedero vita ai “cí “  詞  sono andate perdute nel corso dei secoli così come se ne sono smarriti i testi originari sostituiti a poco a poco da versioni molto più eleganti composte da eminenti poeti.

2) La poesia comincia, in modo apparentemente sereno, con le immagini tradizionali della lirica cinese, i fiori della primavera ( 春 花 “chūn huā”) e la luna dell’autunno (  秋 月  “qiū yuè”), ma la rottura è immediata e violenta (“quando finiranno?”  何 時 了 “hé shí liăo “). Per Lĭ Yù  李 煜 , avvilito da una interminabile, amara prigionia ,ciò che per gli altri è motivo di allegria e di ammirazione non ha più alcuna attrattiva. Il succedersi delle stagioni non è ormai per lui altro che il prolungamento di una sofferenza senza speranza di riscatto.

3) Anche il secondo verso è pieno di tristezza e di disillusione. In base a quali criteri l’uomo potrebbe giudicare il passato e trarne un insegnamento? Lo stesso Lĭ Yù ha fallito per negligenza e incapacità o sarebbe comunque stato travolto, anche se fosse stato ben più deciso e coraggioso, dal Fato inesorabile che aveva decretato la fine della sua dinastia?

4) Il Regno dei Táng Meridionali  南 唐 朝  aveva per capitale Jīnlíng  金 陵 (oggi Nánjīng  南 京 ) nel Jiāngsū   江 蘇 . Dopo la caduta del suo regno, Lĭ Yù fu obbligato a trasferirsi a Kāifēng  開 封 nel Hénán 河 南 , la capitale della dinastia Sòng  宋 朝 . Qui visse, in dorata prigionia per tutto il resto della sua esistenza. Il vento dell’Est, proveniente dalle regioni costiere su cui avevano regnato i Táng Meridionali, è simbolo della nostalgia per la patria perduta.

5) La felicità degli anni trascorsi è ormai soltanto un ricordo. In questo verso potrebbe però nascondersi una delle ragioni che indussero l’imperatore Tàizŭ dei Sòng  太 祖 a far avvelenare Lĭ Yù. Il termine  朱 顏  (“zhū yán””volto di porpora”, “bel volto”) si riferisce infatti, in particolare, alla bellezza femminile. L’accenno alla bellezza che sfiorisce è certo una considerazione di carattere generale relativa agli effetti del trascorrere del tempo, ma potrebbe anche essere intesa come una precisa, sebbene velata accusa, all’imperatore Sòng , che, costringendo la giovane moglie di Lĭ Yù a soggiacere alle sue voglie, ne aveva fatto “appassire la bellezza”.

6) Il testo recita “scorrono verso oriente”( 向 東 流  “xiàng dōng liú”) perché tutti i fiumi della Cina si gettano nell’Oceano, che costituisce, per così dire, la frontiera orientale del paese. Nel verso si possono cogliere diverse sfumature. Se mettiamo l’accento sul termine”oriente”, possiamo ritenere che , in questo modo, Lĭ Yù esprima ancora una volta la nostalgia per il paese natio perché questo termine gli ricorda le regioni costiere, sulle quali ha regnato durante la sua giovinezza . Se consideriamo invece che, gettandosi nel mare, i fiumi si estinguono, l’espressione può essere intesa come una metafora dell’inesorabile trascorrere del tempo, ancora più amaro per chi ricorda la felicità passata. Come dice il Poeta (Divina Commedia, Inferno, Canto Quinto, verso 121): “nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria...”.

 

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