La “Storia di Xiè Xiăo’é” (谢小娥傳, “xiè xiăo’é zhuàn”), qui di seguito tradotta, contiene alcuni elementi tipici del genere poliziesco: un delitto di cui non si è scoperto l’autore, la presenza di un paio di indizi (curiosamente forniti da un sogno, proprio come abbiamo già visto nella novella intitolata “Il sogno del bodhisattva Guānyīn” “觀音菩薩托夢” ”guānyīn púsà tuōmèng”), l’acume dell’investigatore che riesce a interpretare correttamente tali indizi, lo smascheramento e la punizione del colpevole.
Sarebbe tuttavia inesatto affermare che ci troviamo di fronte ad un primo esempio di ”libro giallo”. Il racconto non mira infatti a descriverci come sia stato risolto un “caso” , bensì a mettere in rilievo l’affetto filiale e coniugale della protagonista.
L’autore, Lĭ Gōngzuŏ 李 公 佐 (778 d.C.-848 d.C.) , funzionario sotto la dinastia Táng 唐 朝 , è ricordato in particolare per aver scritto “La Storia del Governatore di Nánkē ” (南 柯 太 守 傳 “nánkē tàishŏu zhuàn”), il racconto di un sogno che fa capire ad un giovane ambizioso quanto siano fragili le sue illusioni di grandezza. Fa riferimento a questo racconto la frase idiomatica 南 柯一 夢 (“nánkē yī mèng” “un sogno di Nánkē” ) che sembra richiamare il nostro “sogni di gloria”.
La storia di Xiè Xiăo’é
Xiè Xiăo’é abitava a Yùzhāng(1) ed era la figlia di un mercante. All’età di otto anni aveva perso la madre. In seguito era stata data in sposa a un cavaliere errante di Líyáng (2), Duàn Jūzhēn, uomo di talento, socievole e appassionato della giustizia.(3) Pur avendo accumulato enormi ricchezze, il padre di Xiăo’é si comportava con grande discrezione, senza distinguersi dagli altri mercanti (4).Il padre e il marito di Xiăo’é navigavano spesso su fiumi e laghi per ragioni di commercio. Un giorno furono assaliti dai pirati.(5) Xiăo’é, che era con loro, aveva allora quindici anni ed era appena diventata donna.(6) Il padre e il marito furono uccisi dai briganti, i quali li derubarono di tutti gli oggetti preziosi che essi portavano con sé(7). I fratelli di Duàn, i nipoti del signor Xiè e i servitori, alcune decine di persone in tutto, furono gettati nel fiume dove annegarono. Xiăo’é, ferita al petto e con le gambe rotte, fu trascinata dalla corrente finché una barca non la raccolse. Riuscì a passare la notte (8) e sopravvisse. Per tirare avanti si mise a mendicare e giunse nella contea di Shàngyuán.(9) Qui trovò rifugio nel convento femminile che sorgeva presso il Tempio dei Frutti Meravigliosi (10) e fu ospitata dalla monaca Jìngwù nella sua cella. . Poco tempo dopo questi fatti, il fantasma del padre le apparve in sogno e le disse:”Colui che mi ha ucciso si chiama “ scimmia sul carro- erba ad est della porta”. Le apparve anche il fantasma del marito che le disse: “Colui che mi ha ucciso si chiama “cammino in mezzo al riso-marito di un giorno”. Xiăo’é non capì il significato di queste parole. Se le annotò e cercò dappertutto un saggio che sapesse interpretarle, ma passarono anni senza che riuscisse a trovarlo.
Nel primo anno dell’era Yuánhé (11), durante la primavera, dopo aver lasciato le funzioni che svolgevo nello Jiāngxī (12), mi diressi verso oriente. La barca su cui viaggiavo gettò l’ancora a Jiànyé (13). Durante la sosta, salii alla pagoda del Wăguānsì (14) dove incontrai un bonzo chiamato Qiwù, uomo saggio, virtuoso e colto, che fu molto cordiale con me e mi confidò quanto segue:
“C`è una vedova di nome Xiè Xiăo’é, che viene spesso al tempio per chiedermi di spiegarle dodici caratteri di cui non si riesce a capire il senso.”
Lo pregai di scrivermi questi caratteri, poi mi appoggiai alla balaustra del balcone e, con le dita, li disegnai in aria.(15) Mi concentrai a riflettere in silenzio e, prima che coloro che mi accompagnavano avessero il tempo di annoiarsi, riuscii a risolvere il rebus.
Chiesi ad un novizio di convocare Xiăo’é al tempio e la interrogai. Xiăo’é sospirò a lungo, poi raccontó:”Mio padre e mio marito sono stati uccisi dai briganti. Dopo il suo assassinio, mio padre mi apparve in sogno e mi disse: “Colui che mi ha ucciso si chiama ” scimmia sul carro-erba ad est della porta”.Anche mio marito mi apparve in sogno e mi disse: “ Colui che mi ha ucciso si chiama” cammino in mezzo al riso- marito di un giorno”.Per molti anni nessuno ha saputo spiegarmi queste parole”.
Allora le risposi:
”Ho capito chi sono i colpevoli. Il nome di chi ha ucciso tuo padre è Shēn Lán. Il nome di chi ha ucciso tuo marito è Shēn Chūn.
Ecco la spiegazione dell’enigma.
Le parole “scimmia sul carro” indicano il cognome “Shēn”. Infatti, uno dei componenti del carattere “ carro” è“shēn”, la nona branca terrestre del calendario, che corrisponde al segno della “scimmia”(16).
Le parole “erba ad est della porta “ si riferiscono al nome “Lán” .Infatti, se sotto il segno “erba” scrivamo il segno “porta”e, all’interno di quest’ultimo, poniamo il segno “est”, otteniamo il carattere “lán”.(17)
Ancora, l’espressione “cammino in mezzo al riso” equivale a “cammino tra le risaie”. Anche nel carattere “tián” (risaia”) ritroviamo infatti il carattere “shēn”.(18)
Veniamo infine a “marito di un giorno”. In che carattere troviamo nella parte alta il segno “fū (“marito”)” e nella parte bassa il segno “rì (“giorno”)? Nel carattere “chūn” .(19)
Di conseguenza mi sembra chiaro che l’assassino di tuo padre si chiama Shēn Lán e che l’assassino di tuo marito si chiama Shēn Chūn”.
Xiăo’é scoppiò a piangere profondendosi in inchini e si annotò sul risvolto dell’abito i quattro caratteri Shēn Lán e Shēn Chūn, giurando che avrebbe scovato i due banditi e li avrebbe uccisi per vendicare i torti che le avevano fatto. Poi, dopo avermi domandato quali fossero il mio nome e cognome e le mie funzioni, si asciugò le lacrime e partì.
In seguito, Xiăo’é si procurò abiti maschili e, così abbigliata, si mise a cercar lavoro nei quartieri meno raccomandabili delle città. (20) Verso la fine dell’anno, giunse a Xúnyáng (21) e vide, affisso a una porta, un foglio su cui era scritto:”Cerco personale di servizio”. Xiăo’é si presentò per rispondere all’offerta di lavoro e domandò chi fosse il padrone di casa: era Shēn Lán. Costui la fece entrare. Nonostante l’odio che sentiva dentro di sè, Xiăo’é si mostrò docile e obbediente, e fu assunta al servizio di Shēn Lán, che sembrava stimare molto il nuovo domestico. Xiăo’é fu addirittura incaricata della gestione della casa.Trascorsero due anni senza che nessuno si accorgesse che era una donna.
Xiăo’é vide e riconobbe in casa di Shēn Lán gioielli preziosi, splendide sete, abiti e altri oggetti personali e diversi utensili che una volta erano appartenuti alla famiglia Xiè e che erano stati rubati dai banditi.Ogni volta che prendeva in mano queste cose, non poteva trattenersi dal piangere a lungo di nascosto. Shēn Lán e Shēn Chūn erano cugini. Chūn abitava con la famiglia a Dúshùpŭ (22) sulla riva settentrionale del Grande Fiume (23) e manteneva stretti rapporti con Lán. I due si allontanavano talvolta per più di un mese, poi tornavano a casa con le ricchezze che avevano rubato. Durante le loro assenze, essi lasciavano Xiăo’é con la moglie di Lán a sorvegliare la casa e la ricompensavano poi generosamente con cibo, bevande e abiti. Un giorno Chūn si recò in visita da Lán portando con sé pesci e vino. Xiăo’é sospirò e pensò:”Il signor Lĭ ,con la sua intelligenza,mi ha spiegato tutto ciò che avevo visto in sogno. Deve essere stato ispirato dal Cielo. Il momento della mia vendetta si avvicina”.
Quella sera Shēn e Chūn si incontrarono con i membri della loro banda e fecero festa.Tutti bevvero in abbondanza. Dopo che gli altri briganti se ne furono andati, Chūn, completamente ubriaco, si coricò in una delle stanze interne.Lán si sdraiò puramente e semplicemente nel cortile. Senza farsi notare Xiăo’é chiuse Chūn nella stanza, poi tirò fuori un coltello dalla cintura e tagliò la testa a Lán, dopodiché andò a chiamare i vicini. Chūn fu catturato all’interno della casa, mentre Lán giaceva morto nel cortile. Il bottino recuperato fu valutato a decine di milioni. In precedenza Xiăo’é aveva annotato di nascosto anche i nomi di una decina di complici di Lán, che furono tutti catturati e giustiziati. Tuttavia, solo gli elogi di Zhàng Gōng, prefetto di Xúnyáng, che celebrò l’impresa di Xiăo’é e propose addirittura di erigerle un arco trionfale (24), salvarono la donna dalla pena di morte.(25) Era l’estate del dodicesimo anno dell’era Yuánhé.(26)
Dopo aver vendicato il padre e il marito, Xiăo’é ritornò al villaggio natio a salutare i parenti che le erano rimasti. Tutti i notabili del villaggio volevano prenderla in moglie, ma Xiăo’é giurò a sé stessa che non si sarebbe più risposata. Si tagliò i capelli, indossò un abito di lana grezza e si recò al convento di Niútóushān (27), dove si fece novizia e studiò con la grande maestra Jăng, che insegnava le regole monastiche. (28) Era risoluta nelle sue intenzioni e conduceva una vita austera. Macinava il riso anche quando gelava, andava a tagliar legna anche quando pioveva, senza sottrarsi ad alcuna fatica.
Il quarto mese del tredicesimo anno dell’era Yuán Hé (29) pronunciò i voti (30) nel convento Kāiyuán (31) di Sìzhōu (32), ma non dimenticò mai gli avvenimenti di cui era stata protagonista.
Nell’estate di quell’anno, mentre ritornavo in barca a Cháng’ān mi ritrovai a passare lungo le rive del fiume Sì (33) e decisi di visitare il convento di una religiosa di grande virtù (34), dove vidi decine di monache con i capelli rasati, vestite di lunghe tonache, dignitose nel portamento, raggruppate intorno alla madre superiora (35).
Una di loro chiese alla superiora:” Questo signore non è il giudice Lĭ il ventitreesimo (36) di Hóngzhōu?(37)
“Sì” le rispose la superiora.
Allora la monaca mi disse:” È grazie a voi che ho potuto sapere chi erano gli assassini dei miei parenti e sono riuscita a vendicarmi. Voi, giudice, mi siete stato di grande aiuto” e, guardandomi, si mise a piangere.
Io non la riconobbi e le domandai perché piangesse. Ella mi rispose: “Il mio nome è Xiăo’é, ma per qualche tempo mi hanno anche chiamata la “vedova mendicante”. Voi giudice,una volta, mi avete permesso di riconoscere i nomi di due banditi :Shēn Lán e Shēn Chún. Ve ne siete scordato?”.
“Mi era passato di mente ”le risposi“ ma, ora che ci penso, me ne ricordo ”. Xiăo’é continuava a piangere.
Mi ricordai che le avevo insegnato a scrivere i nomi Shēn Lán e Shēn Chún e le avevo così consentito di vendicare la morte del padre e del marito.
Xiăo’é riprese a parlare e mi disse:” Vorrei poter ricambiare il bene che voi giudice mi avete fatto. Mi avete aiutato a passare giorni difficili. Ma, sarò mai in grado di sdebitarmi?”
Ma sì! Ora ricordavo i nomi dei due banditi. Xiăo’é aveva infine potuto vendicare suo padre e suo marito. Era stata un’evidente ispirazione soprannaturale che mi aveva permesso di soccorrerla.(38)
Xiăo’é aveva l’aspetto di una persona semplice e onesta, ma i suoi pensieri erano profondi. Era una donna sveglia e intelligente. Da quando aveva scelto la Via non indossava più abiti di seta, seguiva una dieta rigorosamente vegetariana (39), si asteneva da qualsiasi discorso che non fosse conforme alla dottrina del buddhismo Chān.(40), si sottoponeva a pratiche ascetiche molto severe (41), faceva voto di cercare la verità eterna.(42)
Qualche giorno dopo ritornai al convento di Niútóushān. Risalii sulla barca, che salpò verso sud, e non ebbi più occasione di rivederla.
Da uomo saggio osservo quanto segue (43): “Xiăo’é non ha rinunciato al voto che aveva fatto di vendicare padre e marito. Ha così dato prova di essere una donna risoluta.S’è fatta assumere come domestico, mescolandosi agli altri servitori, ma senza lasciar capire che era una donna. Ha così difeso la propria la castità. Nel comportamento di una donna la determinazione deve sempre essere accompagnata dalla riservatezza. Una donna deve essere capace di conciliare queste due qualità, come ha fatto Xiăo’é, per poter essere pubblicamente di monito a coloro che intendano tradire la Via e calpestare le norme della morale, nonché per poter dimostrare al mondo che è animata da pietà filiale e affetto coniugale.”
Per quanto mi riguarda, il mio intervento è consistito nell’esaminare attentamente i fatti e nel decifrare espressioni oscure e misteriose rendendole comprensibili.(44)
Venire a conoscenza di un’impresa degna di lode e non tramandarla ai posteri non sarebbe nello spirito degli “Annali delle Primavere e degli Autunni”.(45)
È questa riflessione che mi ha indotto a celebrare il comportamento di una donna giusta e coraggiosa.
NOTE
1) Yùzhāng 豫 章 era una città della prefettura di Hóngzhōu 洪 州 .Sorgeva presso l’attuale Nánchāng 南 昌 , nella regione della Cina Meridionale ora chiamata Jiāngxī 江 西.
2) La città di Lìyáng 歷 陽 era situata nella contea di Hé 和 縣 pressappoco ove sorge attualmente la città di Cháohú 巢湖, nella regione dell’Ānhuī 安 徽 .
3) Il termine 俠 士 (“xiáshì), normalmente tradotto con l’espressione “cavaliere errante”, indica gli avventurieri che, un tempo, vagavano per il paese intenzionati a vendicare con la forza i torti patiti dalla gente comune.È opinione degli studiosi che la maggior parte dei cavalieri erranti fosse originaria delle regioni settentrionali della Cina, che confinavano con le tribù nomadi della steppa, il cui modo di vita esaltava la libertà di movimento e le virtù guerriere.
4) Ho interpretato in questo modo l’espressione 隐名商贾间.(“yĭnmíng shānggŭ jiān”), letteralmente “anonimo tra i mercanti”. Il padre di Xiăo’é preferiva, per evidenti ragioni di prudenza, non ostentare le proprie ricchezze.
5) L’espressione 江 湖 (“jiāng hú”) significa letteralmente “fiumi e laghi” .È opportuno tuttavia ricordare che questo termine assunse col tempo anche altri significati. Nel 4° secolo a.C.esso fu usato dal filosofo Zhuāngzĭ 莊 子 per indicare coloro che rinunciavano alla vita politica e vivevano da eremiti. Più tardi servì a designare le persone che vivevano ai margini, o addirittura al di fuori, della società civile, spesso ignorando le leggi di quest’ultima e seguendo invece proprie regole. Molto spesso questo termine equivale pertanto a “fuorilegge”,”banditi”,”briganti”.
6) Il testo originale reca la frase 始 及笄(“shĭ jíjī”), letteralmente “cominciava a portare lo spillone”. Fino ai quindici anni le ragazze erano infatti considerate bambine e avevano le trecce. Raggiunto il quindicesimo anno d’età, nel corso di una speciale cerimonia, raccoglievano per la prima volta i capelli in una acconciatura e veniva loro dato uno spillone per tenerli insieme. Questa cerimonia, chiamata 笄 裡 (“jīlĭ”), cioè “iniziazione allo spillone”, segnava per le fanciulle il raggiungimento dell’età matrimoniale.
7) Il termine 金 帛 (“jīnbó”, vale a dire “oro e sete”) è un’espressione idiomatica usata per indicare tutti gli oggetti di valore che una persona può portare con sé.
8) Quando qualcuno ha subito un grave incidente o è stato colpito da una grave malattia è cruciale superare la fase critica. In questo senso, molte volte, chi riesce a “passare la notte” ha buone probabilità di sopravvivere.
9) La contea di Shàngyuán 上 元 縣 era situata alla periferia di Nanchino 南 京 .
10) Un tempio buddhista che portava il nome di Tempio dei Frutti Miracolosi 妙 果 寺 (miào guŏ sì”) fu fondato nel 705 d.C, a Wēnzhōu 温 州 nel Zhèjiāng 浙 江 . È però possibile che anche altri monasteri recassero lo stesso nome.
11) L’era Yuánhé 元 和 (806 d.C.-821 d.C.) corrisponde al regno dell’imperatore Xiànzōng 唐 憲 宗
12) Il Jiāngxī 江 西 è una regione delle Cina Meridionale. Come risulta dal seguito del racconto, Lĭ Gōngzuŏ 李 公 佐 era stato magistrato a Hóngzhōu nel Jiāngxī.
13) Jiànyè 建 業 è uno dei nomi con cui fu indicata la città di Nanchino 南 京 in alcuni periodi storici, ad es. all’epoca degli Stati combattenti 戰 國 時 代 (453 a.C-221a.C.); nel 211 d.C quando divenne la capitale del regno di Sūn Wú 孫 吳國; sotto la dinastia Jìn 晉 朝 (265 d.C.-381 d.C.). All’epoca dei Táng 唐 朝 Jiànyè costituiva probabilmente un quartiere della città, che, nel frattempo s’era notevolemente estesa e aveva preso il nome di Jīnlíng 金 陵 .
14) Il 瓦 官 寺 (“wăguānsì) è un famoso tempio buddhista di Nanchino. Fu fondato nel 364 d.C. sotto la dinastia Jìn 晉 朝 .Fu dapprima chiamato 瓦 棺 寺 (“wăguānsì”), cioè “Il Tempio della Bara di Piastrelle” perché, durante i lavori di scavo per le fondamenta, fu trovata nel terreno una bara ricoperta di piastrelle di terracotta.Poiché il nome risultava di cattivo auspicio, il carattere 棺 venne in seguito sostituito dal carattere 官 che ha lo stesso suono, ma un significato meno malaugurante.
Il termine 閣 (“gé””padiglione”) indica, quasi certamente, il “Padiglione Prezioso”( 寶 閣 “băo gé”). Si trattava, in realtà, di una pagoda costruita sotto la dinastia dei Sòng Meridionali 南 宋 朝 (“nánsòngcháo”), che regnò dal 420 d.C. al 479 d.C., alta circa 70-80 metri. Questa pagoda, che, durante l’epoca Táng, fu, per così dire, una vera e propria attrazione turistica, venne distrutta nell’845 d.C. durante la persecuzione del Buddhismo. Ricostruita, fu distrutta una seconda volta intorno alla metà del X° secolo d.C.durante le guerre che precedettero la fondazione della dinastia Sòng 宋 朝 .
15) Lĭ Gōngzuŏ, disegna nell’aria con le dita i caratteri misteriosi per controllare l’esattezza dell’intuizione che ha appena avuto. Egli ha infatti pensato ad una specie di rebus in cui la combinazione di alcuni caratteri dà vita ad un altro carattere che fornisce la soluzione dell’enigma.
16) Tra gli elementi che compongono il carattere 車 (“chē” “carro”) figura il segno 申 (“shēn”) che indica, nel calendario sessagesimale cinese, la nona branca terrestre, corrispondente all’anno della “scimmia” 猴( (”hóu”). L’espressione “ scimmia sul carro”è quindi un modo velato di indicare il cognome “Shēn”.
17) Il carattere 蘭 (“lán” ”magnolia”) è composto da tre segni: 艹, che è la forma originaria di 菜 (“cài” ”erba”), 門 (“mén” ”porta”) e 東 (“dōng” ”oriente). L’espressione “erba ad est della porta” designa perciò il nome “Lán”.
18) L’espressione “cammino in mezzo al riso” è un altro modo di indicare il cognome “Shēn”. " Cammino in mezzo al riso”( 米 中 走 ”mĭ zhōng zŏu”) equivale infatti a “cammino attraverso le risaie” (田 中 走 ”tián zhōng zŏu”).Ora, il carattere 田(“tián”) è praticamente identico al carattere 申(“shēn”). L’associazione di idee è pertanto immediata.
19) Il senso dell’espressione “marito di un giorno” può essere trovato cercando di immaginare quale carattere si ottenga grazie alla combinazione dei segni: “marito”夫 (“fū”), “uno”一 (“yī”) e “giorno”日 (“rì”). Il carattere che ne risulta è “chūn” 春 (“primavera”).
20) Il testo dice “tra fiumi e laghi ”( 江 湖 間 “jiānghú jiān). Tenendo conto del fatto che il termine “jiānghú” può anche essere usato, come ho già detto, per indicare i “fuorilegge”, ho qui azzardato un’interpretazione personale, che corrisponde però abbastanza bene alla logica del racconto.La scoperta dei criminali non mi sembra infatti puramente casuale. Xiăo’é cerca deliberatamente lavoro nei quartieri malfamati delle città perché sa che, in questi ambienti, ha le migliori probabilità di rintracciare gli assassini di suo padre e di suo marito.
21) L’antica città di Xúnyáng 潯 楊 è attualmente un distretto della città di Jiŭjiāng 九 江 nel Jiāngxī 江 西 .
22) Dúshùpŭ 獨 樹 浦 (letteralmente:”la sponda dell’albero solitario”) era un villaggio che sorgeva sulla riva settentrionale dello Yángzĭjiāng 揚 子 江, non lontano da Xúnyáng. Esso è citato anche in una poesia di Bái Jūyì 白 居 易 intitolata “ All’amico Lĭ il sesto dalla sponda dell’albero solitario in una notte di pioggia”.( 獨 樹 浦 雨 夜 寄 李 六 郎 中 “dúshùpŭ yŭ yè jì lĭ liù lángzhōng”).
23) Il termine 大 江 (“dà jiāng”), vale a dire “Il Grande Fiume” indica abitualmente lo Yángzĭjiāng 揚 子 江 .
24) L’espressione 旌 表 (“jīngbiăo”) si compone di due caratteri che significano rispettivamente “bandiera ornata di piume” e “tavoletta”. Per rendere omaggio alle persone che avevano compiuto grandi imprese era d’uso erigere archi trionfali ai quali venivano appese bandiere e festoni con scritte elogiative. Un altro termine usato per indicare un arco trionfale ornato di scritte laudative è 牌 樓 (“pái lóu”).
25) Xiăo’é s’era fatta giustizia da sola, uccidendo l’assassino del padre, cosa che, secondo la legge, costituiva un omicidio , punito con la pena di morte.
26) Il dodicesimo anno dell’era Yuanhé corrisponde all’818 d.C.
27) Il Niútóushān 牛 头 山, letteralmente “La Montagna della Testa di Bue”, a sud-ovest di Nanchino, era un famoso centro di religiosità buddhista. Il monaco Fáróng 法 融 (594 d,C-657 d,C) vi aveva fondato la celebre scuola Niútóu del buddhismo Chán 禪 .
28) Il titolo di “grande maestro” (大 師 “dàshí”) era dato ai monaci e alle monache che eccellevano per dottrina, ma era raramente usato per le persone viventi ed era piuttosto utilizzato come titolo postumo.
Nei conventi buddhisti della scuola Chán i novizi venivano istruiti da cinque maestri:
- il “maestro dei testi “(經 師 “jīngshī”), che insegnava a leggere e a cantare i testi sacri;
- il “maestro della disciplina” (律 師 “lǜshī”), che insegnava le regole della vita monastica;
- il" maestro della dottrina” (論 師 “lúnshī) che spiegava il contenuto dei testi sacri;
- il “maestro del dharma” (法 師 “făshī”) che spiegava il “dharma”, concetto che si può rendere in modo molto approssimativo con la nostra idea di “morale”;
- il “maestro della meditazione” (禪 師 “chánshī”), che insegnava a meditare secondo le regole della dottrina Chán.
Un tempo i “maestri della disciplina” erano considerati i più importanti, visto il grande rilievo che le prime comunità monastiche attribuivano al rispetto delle regole e al mantenimento dell’ordine all’interno dei conventi.
29) Il tredicesimo anno dell’era Yuánhé corrisponde all’819 d.C.
30) Il termine 具 戒 (“jùjiè”) indica i precetti che un novizio si impegna ad osservare per poter essere accolto in un convento nel corso di una cerimonia che corrisponde grosso modo alla nostra “professione dei voti”. Con questo termine sembra però piuttosto intendersi la “regola” della vita monastica, poiché i precetti sono numerosissimi e disciplinano anche una gran quantità di questioni pratiche come ad es. le dimensioni della cella che un monaco può occupare. I precetti previsti per le monache sono più numerosi di quelli previsti per i monaci (348 per le prime, 250 per i secondi) perché includono anche disposizioni specifiche che tengono conto della differenza di sesso.
31) Il tempio di Kāiyuán 開 元 寺 a Sìzhōu 泗 州 fu costruito sotto l’imperatrice Wŭ Zétiān 武 則 天 , che regnò dal 685 al 704 d.C., ed era chiamato all’origine 大 雲 寺 (“dàyúnsì”), cioè il “Tempio della Grande Nuvola”. Il nome fu cambiato in Kāiyuán, in onore dell’imperatore Xuánzōng 玄 宗 che era conosciuto anche come “l’imperatore dell’era Káiyuán”. L’epoca Kāiyuán (713 d.C.741 d.C ) fu il periodo più prospero della dinastia Táng 唐 朝 .
32) Sotto la dinastia Táng, Sìzhōu 泗 州 apparteneva al circuito di Huáinán 淮 南 道 , che aveva per capoluogo Línhuái 臨 淮 a sud-est dell’attuale contea di Sìhóng 泗 洪 县 nel Jiāngsū 江 苏. I “circuiti” (道“dào) erano grandi circoscrizioni amministrative dell’epoca Táng, che stavano al di sopra delle prefetture (洲 “zhōu”) e delle contee (縣 “xiàn”). L’imperatore Xuánzōng 玄 宗 ne portò il numero da 10 a 15.
33) Il fiume Sì 泗 水 , che nasce dai monti Mēngshān 蒙 山 , scorreva anticamente anche nella provincia del Jiāngsū 江 蘇 e confluiva infine nel fiume Huái 淮 河 a Qīngkóu 清 口 , l’attuale Huái’ān 淮 安 . Nel 1194 d.C. il Fiume Giallo deviò il proprio corso verso sud, assorbendo, tra gli altri, il corso inferiore del fiume Sì che, pertanto, non bagna più il Jiāngsū.
34)”Grande Virtù”(大 德 “dàdé”) è uno dei titoli onorifici riservati al Buddha. Nel corso del tempo esso fu anche usato ad indicare i “bodhisattva” e i monaci più eminenti per santità di vita e profondità di dottrina. All’epoca dei Táng fu costituita, per le questioni di culto, una commissione di dieci monaci chiamati “I Dieci Grandi Virtuosi” (十 大 德 “shí dàdé”). “Dàdéní” 大 德 尼 , cioè “monaca di grande virtù”, sembra essere il titolo onorifico riservato alle religiose più autorevoli.
35) Ho tradotto con “madre superiora” il termine 师(“shī”) che, nel linguaggio religioso, designa il superiore di un convento o un maestro di dottrina ed è anche usato, abitualmente, come titolo di rispetto.
36) Anticamente si usava indicare le persone con un numero d’ordine corrispondente al loro rango nella gerarchia familiare (uso che non valeva per le donne, le quali erano evidentemente escluse da tale gerarchia).Un numero d’ordine così elevato come ventitre lascia supporre che le famiglie dell’epoca avessero una prole molto abbondante.Occorre comunque considerare che si trattava di famiglie patriarcali, le quali spesso riunivano insieme parecchi nuclei familiari.
37) Sotto la dinastia Táng,la prefettura di Hóngzhōu 洪 州 apparteneva al circuito del Jiāngnán Occidentale 江 南 西 道 e aveva per capoluogo Yùzhāng 豫 章 .
38) Modestamente Lĭ Gōngzuŏ attribuisce ad un’ispirazione soprannaturale, e non alla propria intelligenza, la risoluzione dell’enigma e la conseguente scoperta dei nomi dei banditi.
39) Il carattere 斋 (“zhāi”) indica la dieta vegetariana generalmente seguita dai monaci buddhisti ,anche se occorre in proposito rilevare che il Buddha non ha mai formalmente proibito la consumazione di carne. I caratteri 盐 (“yàn”) e 酪 (“lào”) designano il “sale” e, rispettivamente, la “crema di latte”, il “formaggio” o il “latte acido fermentato”(“kymis”), che è una bevanda leggermente alcoolica. L’espressione 斋无 盐酪 (“zhāi wú yán lào”) potrebbe quindi indicare una dieta più rigorosa che escluda sale e formaggi,o riferirsi, in generale, ad una dieta che escluda qualsiasi tipo di condimento, qualsiasi grasso e qualsiasi bevanda fermentata.
40) Il Chán 禪, scuola di pensiero buddhista fondata, secondo la tradizione, dal monaco indiano Bodhidharma (483 d.C-540 d.C.), in cinese Pútídámó 菩提達摩, si diffuse largamente in Cina e, più tardi, in Giappone, dove fu conosciuto come Buddhismo Zen.
41) Il testo cinese reca l’espressione 炼指跛足(“liàn zhĭ bŏ zú”) che significa “ bruciare le dita , storpiare i piedi”). Benché il Buddha non abbia mai affermato che la vita ascetica imponga torture o mutilazioni corporali, pratiche di questo tipo si diffusero largamente come manifestazione esteriore di rinuncia al mondo e di perfezionamento spirituale. Ancor oggi si vedono monaci buddhisti che recano sul corpo ,specie sulla testa, segni di scottature perché la purificazione col fuoco fa spesso parte dei riti di iniziazione alla vita monastica. Forme analoghe di ascesi si riscontravano,e talvolta si riscontrano ancora, nella spiritualità occidentale: la flagellazione, il cilicio, in talune sette addirittura la castrazione.
42) Il termine 真如 (zhēnrú”) indica, nella dottrina buddhista, la verità ultima, la realtà eterna e immutabile che si nasconde dietro le apparenze vane e cangevoli del mondo materiale.
43) La morale del racconto cerca di conciliare le imprese di Xiăo’é con i costumi dell’epoca.Se, per una donna,era espressione di pietà filiale e di affetto coniugale voler vendicare la morte del padre e del marito, sarebbe tuttavia stato estremamente sconveniente andare in giro da sola, talvolta anche in luoghi malfamati, alla ricerca degli assassini. Ricordiamo che si era in un periodo in cui le donne non uscivano di casa se non in rarissime occasioni e sempre accompagnate. L’espediente adottato da Xiăo’é (fingersi uomo e indossare abiti maschili) le permette di muoversi liberamente senza violare le regole del decoro e della riservatezza femminile e consente al narratore di elogiare il suo comportamento senza essere accusato di indecenza. Un ulteriore elemento rende la storia ancor più edificante. Alla fine del racconto, la protagonista riscatta il proprio comportamento, comunque “anomalo” rispetto alle regole di condotta delle donne dell’epoca, entrando in convento e dedicandosi ad una vita ascetica.
44) Lĭ Gōngzuŏ precisa qui, con la dovuta modestia, che non è lui il protagonista del racconto, anche se il suo intervento è risultato determinante per la soluzione del “caso”.
45) Gli “Annali delle Primavere e degli Autunni” (春 秋 “chūn qiū”) sono un’antica cronaca del Regno di Lŭ 鲁国 che copre il periodo compreso fra il 722 a.C. e il 481 a.C.e vengono tradizionalmente attribuiti a Confucio. Secondo gli antichi commentatori, ogni parola di tale libro era diretta a censurare il vizio e ad elogiare la virtù.
谢小娥傳
小娥,姓謝氏,豫章人,估客—女也。生八歲,喪母。嫁曆陽誓俠士段居貞。居貞負氣重義,交游豪俊。小娥父畜巨產,隱名商賈間,常與段婿同舟貨,往來江湖。時小娥年十四,始及笄。父與夫俱為盜所殺,盡掠金帛。段之弟兄,謝之生侄,與童仆輩數十,悉沉于江。小娥亦傷胸折足,漂流水中,為他船所獲,經夕而活。因流轉乞食至上元縣—,依妙果寺尼淨悟之室。初,父之死也,小娥夢父謂曰:“殺我者,車中猴,門東草。”又數日,復夢其夫謂曰:“殺我者,禾中走,一日夫。”小娥不自解悟,常書此語,廣求智者辨之,曆年不能得。
元和八年春,余罷江西從事,扁舟東下,淹泊建業—,登瓦官寺閣。有僧齊物者,重賢好學,與余善。因告余曰:“有孀婦!”名小娥者,每來寺中,示我十二字謎語,某不能辨。”余遂請齊公書于紙。乃憑檻書空,凝思默慮。坐客未倦,予悟其文。令寺童疾召小娥前至,詢訪其由。小娥嗚咽良久,乃曰:“我父及夫,皆為賊聽殺。邇后嘗夢父告曰:‘殺我者,車中猴,門東草。’又夢夫告口:“殺我者,禾中走,一日夫。’歲久無人悟之。”余曰:“若然者,吾審詳矣。殺汝父是申蘭,殺汝夫是申春。且車中猴,車字去上下各一畫,是申字;又申屬猴,故曰車中猴。草下有門,門中有東,乃蘭字也。又,禾中走是穿田過,亦是申字也;一日夫者,夫上更一畫,下有日,是春字也。殺汝父是申蘭,殺汝夫是申春,足可明矣。”小娥慟哭再拜。書申蘭申春四字于衣中,誓將訪殺二賊,以復其冤。娥因問余姓氏官族,垂涕而去。
爾后小蛾便為男子服,佣保于江湖間。歲余,至潯陽郡,見竹戶上有紙榜子!”,云“召佣者。”小娥乃應召詣門。問其主,乃申蘭也;蘭引歸。娥心憤貌順,在蘭左右,甚見親愛。金帛出入之數,無不委娥。已二歲余,竟不知娥之女人也。先是謝氏之金寶錦繡衣物器具,悉掠在蘭家,小娥每執舊物,未嘗不暗注移時。蘭與春,宗昆弟也。時春一家住大江北獨樹浦,與蘭往來密洽。蘭與春同去經月,多獲財帛而歸。每留娥與蘭妻蘭氏同守家室,酒肉衣服,給娥甚丰。或一日,春攜文鯉兼酒詣蘭,娥私嘆曰:“李君精悟玄鑒,皆符夢言,此乃天啟其心,志將就矣。”是夕,蘭與春會群賊,畢至酣飲。暨諸凶既去,春沉醉,臥于內室;蘭亦露寢于庭。小娥潛鎖春于內,抽佩刀先斷蘭首,呼號鄰人并至,春擒于內,蘭死于外,獲贓收貨,數至千萬。初,蘭春有黨數十,暗記其名,悉擒就戮。時潯陽太守張公,善其志行,為具其事上旌表,乃得免死。時元和十二年夏歲也。復父夫之仇畢,歸本里,見親屬。里中豪族爭求聘,娥誓心不嫁。遂剪發彼褐,訪道于牛頭山,師事大十尼將律師!”。娥志堅行苦,霜音雨薪,不倦筋力。十三年四月,始受具戒于泗州開元寺,竟以小娥為法號,不忘本也。
其年夏月,余始歸長安,途經泗濱,過善義寺謁大德尼令。操戒新見者數十,淨發鮮被,威儀雍容,列侍師之左右。中有一尼問師曰:“此官豈非洪州李判官二十三郎者乎?”師曰:“然。”曰:“使我獲報家仇,得雪冤恥,是判官恩德也/顧余悲泣。余不之識,詢訪其由。娥對曰:“某名小娥,頃乞食孀婦也。判官時為辨申蘭申春二賊名字,豈不憶念乎?”余曰:“初不相記,今即悟也。”娥因泣,具寫記申蘭申春、復父矢之仇,志願祖畢,經營終始艱苦之狀。小娥又渭余曰:“報判官恩,當有日矣。”豈徒然哉:嗟乎!余能辨二盜之姓名,小娥又能竟復父夫之仇免;神道不昧,昭味可知。小娥厚貌深辭,聰敏端特,煉指膠足,誓求真如。麥自入道,衣無絮帛,齋元鹽酪,非律儀禪理,口無所言。后數日,告我歸牛頭山,扁舟泛淮,云游南國,不復再遇。
君子曰:“誓志不舍,復父夫之仇,節也。佣保雜處,不知女人,貞也。女子之行,唯貞與節能終始全之而已。如小峨,足以做天下逆道亂常忘,足以觀天下貞夫孝婦之節。”余備詳前事。發明隱文暗與冥會,符于人心。知善不錄,非春秋之義也,故作傳以旌美之。