Lĭ Yú
Lĭ Yú 李 漁 , nato a Rúgāo 如 皋 (Jiāngsū 江 蘇 ) nel 1611, morto a Hángzhōu 杭 州 (Zhèjiāng 浙 江 ) nel 1680, visse e operò in un periodo che comprende gli ultimi decenni della dinastia Míng 明 朝 e i primi decenni della dinastia Qīng 清 朝 .
Fu drammaturgo, romanziere, saggista, editore e impresario teatrale.
Di famiglia agiata, fece buoni studi, ma non riuscì a superare gli esami imperiali che si tenevano ogni tre anni a livello nazionale e si vide quindi precludere l’accesso alle carriere direttive della funzione pubblica.
Di conseguenza, si ritirò prima a Hángzhōu, sulle rive del Lago Occidentale 西 湖 (“xīhú”), dove assunse lo pseudonimo di Húshàng Lìwēng (湖 上 笠 翁 “Il vecchio dal cappello di paglia che vive sulle rive del lago”), trasferendosi poi a Nánjīng 南 京 , dove fondò una casa editrice che chiamò “Il Giardino del Granello di Senape” (芥 子 園 “jièzĭ yuán”), con riferimento ad una celebre massima buddhista: “Un granello di senape può contenere il monte Sumeru” ( 芥 納 須 瀰 “jiè nà xūmí”). (1)
Creò in seguito una propria compagnia teatrale, con la quale realizzò numerose “tournées” nelle regioni della Cina settentrionale e in quelle della Cina Meridionale, recitando nelle residenze dei grandi dignitari, ma la scomparsa delle sue due migliori attrici, che erano anche le sue concubine, e una serie di difficoltà finanziarie lo costrinsero a rinunciare all’attività teatrale.
Ritornò pertanto a Hánzhōu, dove rimase sino al termine della sua vita, dedicandosi interamente alla letteratura.
Lĭ Yú è particolarmente noto come drammaturgo. È infatti autore riconosciuto di dieci opere teatrali, mentre altre otto gli sono attribuite con buona probabilità.
Si tratta soprattutto di commedie amorose scritte con molta “verve” e caratterizzate da una vivace vena satirica.
La più nota è “L’equivoco causato dall’aquilone” ( 風 箏 誤 “fēngzhēg wù”), che è ancor oggi uno dei lavori più frequentemente rappresentati nell’ambito dell’opera Kūnjù 崑 劇. (2) La trama dell'opera si basa su una serie di malintesi. La lunghezza spropositata della commedia (circa 119.000 caratteri), che è una caratteristica tipica delle opera teatrali dell’epoca Míng, è tale da scoraggiare in anticipo molti traduttori, anche tra i più determinati. Ho trovato tuttavia una sinossi della commedia (riportata più avanti) che permetterà al lettore di farsi un'idea abbastanza precisa del suo contenuto.
Il dramma intitolato “Le Sogliole” (比 目 漁 “bĭmùyú”) descrive la storia di un giovane studioso che entra a far parte di una compagnia teatrale per stare vicino alla bella attrice di cui è innamorato. Non potendo sposarsi, i due amanti decidono di morire insieme, trasformando in cruda realtà la scena di suicidio che devono recitare nell’opera “Lo Spillone per i Capelli”. (3)
Lĭ Yú non rifuggì dall’affrontare, nel suo teatro, temi scabrosi come l’amore omosessuale.
Nella commedia “L’Amante Profumata” (怜 香 伴 “lián xiāng bàn”), la passione lesbica tra due donne si risolve, con soddisfazione generale, in un “ménage à trois”.
La trama è la seguente:
Cuì Jiànyún 萃 箋 雲 , la giovane moglie del letterato Fàn Jièfū 范 介 夫 , incontra in un tempio la figlia del nobile Cáo, Cáo Yŭhuā 曹 語 花, il cui profumo l’attira irresistibilmente. Cáo Yŭhuā è, a sua volta, attratta dall’intelligenza e dalle doti poetiche di Cuì Jiànyún. Le due ragazze si innamorano e si promettono eterna fedeltà. Per poter vivere con l’amata, Cuì Jiànyún persuade il marito a chiedere al nobile Cáo che gli conceda la figlia quale concubina. Cáo respinge con sdegno la proposta e parte con la figlia per la capitale. Dopo alterne vicende, tuttavia, le due donne riescono a ritrovarsi e l’imperatore autorizza Fàn Jièfū a prendere Cáo Yŭhuā come concubina. (4)
La predilezione di Lĭ Yú per gli argomenti un po’ spinti sembrerebbe confermata dal fatto che gli è attribuito anche “Il Cuscino da Preghiera di Carne” ( 肉 蒲 團 ròupútuán), un celebre romanzo erotico in quattro volumi, pubblicato, sotto uno pseudonimo, nella seconda metà del 17° secolo.
Il curioso titolo del romanzo è tratto da una frase pronunciata dal suo protagonista Wèiyāngshēng 未 央 生 in un colloquio con un monaco durante la visita ad un tempio. Rispondendo ad un’osservazione del monaco, Wéiyángshēng dichiara che, mentre l’ideale dei monaci è di sedere su un cuscino da preghiera (蒲 團“pútuán”) e meditare, la sua aspirazione è invece quella di trovare una bella moglie ed di sedersi su un “cuscino da preghiera di carne” (肉 蒲 團“ròupútuán”).
Lĭ Yú scrisse pure raccolte di novelle. Una di esse è intitolata “I Dodici Padiglioni” (十 二 樓 “ shí’ èr lóu”). Un’altra, pubblicata nel 1658, reca il titolo di “Opere silenziose” (無 聲 戲 “wúshēng xì”) (4) e trae ispirazione da una precedente raccolta di Líng Mèngchŭ. (5) Le novelle corrispondono allo schema del “huàben” 话 本, tipo di racconto in lingua volgare nato, sotto la dinastia Míng 明 朝 , da narrazioni orali risalenti all’epoca dei Sòng 宋 朝 . Alcune di tali novelle furono adattate al teatro dal loro stesso autore.
Non vanno infine dimenticate le “Note disordinate redatte nei momenti d’ozio" (閒 情 偶 記 “ xián qíng ǒu jì”), una miscellanea di brevi saggi sull’architettura, l’arte del giardinaggio, l’arredamento, la gastronomia, la poesia e il teatro.
Il celebre scrittore Lín Yŭtáng 林 語 堂 (1895-1976) ha tradotto in inglese alcuni di questi saggi, tra cui quello intitolato “Sul possesso dello stomaco”, nel quale Lĭ Yú descrive con paradossale ironia gli inconvenienti che derivano agli uomini dal fatto di avere una bocca ed uno stomaco, ”visto che le piante sopravvivono pur essendone sprovviste e che la terra e le rocce esistono senza aver bisogno di nutrirsi”.
Particolarmente interessanti risultano le osservazioni dedicate al teatro, nelle quali Lĭ Yú si mostra un risoluto sostenitore della finzione creativa in contrasto con i drammaturghi della sua epoca che preferivano, in prevalenza, ispirarsi a fatti storici e a personaggi realmente esistiti.
NOTE
1) Il monte Meru, o Sumeru se si aggiunge la particella onorifica “su” che significa “eccellente”, ( in sanscrito: मेरु, in cinese: 須 彌 山 Xūmíshān), è una montagna mitica che le antiche religioni indiane ( induismo, jainismo, buddhismo) consideravano il centro dell’universo. Alcuni studiosi hanno voluto identificarlo con il monte Kailash nella catena dell’Himalaya.
2) L’opera Kūnjù 崑 劇 è una delle forme più antiche ancora esistenti dell’opera cinese. Ebbe origine dalle melodie di Kūnshān 崑 山, che si svilupparono verso la fine della dinastia Yuán 元 朝 , e dominò il teatro cinese dal 16° al 18° secolo, quando fu soppiantata dall’opera di Pechino 京 剧 (“jīngjù”).
3) Per non rattristare troppo gli spettatori, la storia ha un lieto fine grazie all’intervento prodigioso di un mago taoista che, all’ultimo momento, salva gli infelici amanti.
4) La tematica dell’amore omosessuale è trattata anche in altre opere di Lĭ Yú, ad es. nella commedia “Il padiglione degli svariati divertimenti” (萃 雅 樓 “cuìyă lóu”) e in alcune novelle della raccolta intitolata “Opere Silenziose” (無 聲 戲 “wúshēng xì”). Il titolo di questa raccolta si riferisce al fatto che le novelle erano “senza suono”, cioè non comportavano melodie di accompagnamento al testo.
5) Líng Méngchū 淩 濛 初 (1580-1644) compose una raccolta di novelle in due volumi a cui diede il singolare titolo di “Quando si batte il pugno sul tavolo per la sorpresa”( 拍 案 驚 奇 “pāi'àn jīngqí”) ispirandosi ai racconti pubblicati da Féng Mènglóng 馮 夢 龍 (1574-1646) sotto il titolo “I Tre Progetti” ( 三 言“ sānyán”).
L’EQUIVOCO CAUSATO DALL’ AQUILONE
SINOSSI
I genitori di Hán Qízhòng sono morti quando lui era bambino, lasciando il compito di allevarlo e di educarlo ad un amico del padre, l’alto funzionario Qī.
Hán Qízhòng studia in biblioteca con il figlio di Qī, Yŏuxiān, che è un ragazzo viziato ed ottuso (1), mentre Hán è invece un giovane di bell’aspetto e di grande talento. Hán è bello ed il suo amico è brutto, ma i due non danno importanza alla cosa.
Il vicino di casa di Qī è il marchese Zhān Liè, che ha due concubine, ciascuna delle quali gli ha generato una figlia.
La prima concubina, la signora Méi, gli ha dato la figlia maggiore, Àijuān, che è brutta e stupida.
La seconda concubina, la signora Liú, gli ha dato la figlia minore, Shūjuān, che è bella ed intelligente.(2)
Poiché le due concubine litigavano continuamente, il marchese Zhān Liè ha accettato l’incarico di reprimere le rivolte (3) nel Sìchuān e se ne è andato di casa.
Un alto muro separa i quartieri delle due concubine, Méi e Liú, che vivono l’una nella parte orientale della casa, l’altra nella parte occidentale, e non hanno contatti tra di loro.
Prima di partire, il marchese Zhān ha chiesto all’alto funzionario Qī di trovare un marito alle sue due figlie.
All’inizio della primavera (4), quando il tempo è bello e il sole splende, Qī Yŏuxiān fa volare un aquilone sul quale Hán Qízhòng ha scritto una poesia, ma all’improvviso il filo si spezza e l’aquilone cade nel cortile occidentale di casa Zhān, dove la signora Liú legge la bella ed elegante poesia che ci sta scritta sopra e Shūjuān ci aggiunge una strofa.
L’aquilone viene poi recuperato da un domestico di casa Qī e Hán, leggendo i delicati versi aggiunti da Shūjuān, ne rimane piacevolmente sorpreso, aggiunge un’ulteriore strofa e rimette in volo l’aquilone.
Chissà come l’aquilone si posa nel cortile orientale di casa Zhān ed è raccolto da Àijuān, la quale immagina che la poesia sia stata scritta dal giovane Qī.
Su consiglio della madre, Àijuān fissa un appuntamento al giovane, che non ha mai visto, sotto il falso nome di Shūjuān.
Protetto dall’oscurità della notte, Hán si reca all’appuntamento fingendo di essere Yŏuxiān.
La ragazza lo attira a sé e vorrebbe abbracciarlo.
Hán la prega di recitargli qualche verso e Àijuān non trova di meglio che ripetergli a memoria le poesie del Qiān Jiā Shī. (5)
Il giovane si accorge che la ragazza è stupida e comincia ad avere dei dubbi.
Nel frattempo la madre di Àijuān, che attende nelle vicinanze , invia a sorprenderli dei domestici con delle torce, alla cui luce Hán può vedere che la ragazza è anche brutta. Allora cerca una scusa per allontanarsi, sebbene Àijuān tenti di trattenerlo persino con la forza. (6)
Pensando al modo di cavarsi d’impaccio, Hán si reca nella capitale per sostenere gli esami di stato e si classifica al primo posto.
Nel frattempo, il signor Qī volendo far mettere testa a partito al figlio Yŏuxiān decide di sposarlo con la figlia maggiore del marchese Zhān.
Quando i due si ritrovano insieme nella stanza nuziale, Yŏuxiān si rende conto di quanto sia brutta la novella sposa e manifesta il suo malumore. Anche Àijuān, la quale pensava che lo sposo fosse il ragazzo che era andato all’appuntamento l’anno prima, non nasconde al marito la propria delusione e gli dichiara che il loro matrimonio è uno scandalo.
Yŏuxiān si mette a sbraitare e a bestemmiare (7), ma gli schiamazzi non servono più a nulla. (8)
La signora Méi sconvolta domanda alla figlia che cosa stia succedendo, ma questa le risponde in termini vaghi.
La signora Méi teme che la signora Liú e sua figlia, che abitano appena al di là del muro, possano venire a conoscenza dell’accaduto e burlarsi di lei, e perciò si preoccupa soltanto di ammansire il genero, implorandolo di adattarsi a convivere almeno per un po’ di tempo con la moglie e facendogli presente che in seguito potrà prendersi delle concubine, ma ha difficoltà a convincerlo.
Nel frattempo un decreto imperiale ordina a Hán Qízhòng di recarsi nel Sìchuān per collaborare con il marchese Zhàn Liè alla repressione delle rivolte scoppiate in quella regione. Hán si copre di gloria, ma rimane sconvolto nell’apprendere che il signor Qī lo ha già fidanzato con la seconda figlia del marchese. Ha sempre in mente la bruttezza di quella che crede essere Shūjuān, ma non riesce a trovare alcuna valida ragione per chiedere che il fidanzamento venga sciolto (9) e non può far altro che rassegnarsi.
Che disgrazia dover sposare quella donna! Come si può dividere il letto con una persona simile? Bisognerà comportarsi con la moglie brutta come nella storia della Tessitrice Celeste che contempla il Bovaro. (10) Nella camera nuziale occorrerà farsi forza e guardarla in faccia.
La sera delle nozze, la novella sposa si copre il volto con un ventaglio. (11) Il novello sposo è convinto di trovarsi di fronte la ragazza sgraziata che ha incontrato l’anno prima ed esita a farle scoprire il viso, per paura che lei lo assilli di nuovo; perciò le dice che preferisce dormire da solo. La sposa rimane grandemente perplessa e va a raccontare la cosa alla madre.
Interrogando ripetutamente i domestici per scoprire se l’atteggiamento dello sposo non sia causato da qualche voce malevola che potrebbe aver sentito a proposito di Shūjuān, la signora Liú si sente raccontare la storia di un aquilone su cui era scritta una poesia che avrebbe fornito il pretesto per un incontro galante.
La signora Liú si ricorda di aver letto una poesia scritta su un aquilone, pensa che nella storia possa esserci qualcosa di vero e corre a chiedere spiegazioni a sua figlia.
Shūjuān, che è innocente, si sforza in tutti i modi di difendersi da questo falso sospetto.
La madre fa torturare le cameriere (12), ma non ottiene alcun risultato.
La signora Liú domanda allora al genero se abbia visto in volto la sposa e, quando Hán le risponde di no, intuisce che c’è sicuramente stato un errore sulla persona. Ordina quindi ai domestici di accendere le candele, perché la stanza sia bene illuminata, poi fa chiamare la sposa, mentre lo sposo osserva di lontano.
Che sorpresa! Lo sposo si stropiccia gli occhi, guarda attentamente, non può fare a meno di esclamare:”È davvero la ragazza più bella che ci sia al mondo”.
Si rivolge subito alla suocera e alla sposa, chiedendo loro scusa e ammettendo di aver sbagliato. Che scenata ha fatto! Ma ora tutto s’è risolto per il meglio. Rimane tuttavia un mistero da chiarire: chi era la ragazza brutta che ha incontrato l’anno precedente?
Il mistero non è però destinato a rimaner tale per lungo tempo.
Il marchese Zhān Liè ritorna a casa e tutta la famiglia si riunisce nel grande salone della residenza per dargli il benvenuto. La signora Méi e la signora Liú si presentano ad attenderlo ciascuna con la propria figlia e si incontrano. Hán e Àijuān hanno subito l’impressione di essersi già visti e poi si riconoscono. Àijuān si ricorda che lui è il ragazzo cui aveva dato appuntamento l’anno precedente e Hán si ricorda che lei è la ragazza che aveva incontrato in occasione di quell’appuntamento. Il mistero è quindi risolto; la verità appare evidente.
Anche la signora Liú capisce che è Aìjuān che ha fatto una figura barbina fingendo di essere Shūjuān. Si potrà indurla facilmente a lasciar perdere le sue illusioni, minacciando di lamentarsi con il vecchio marchese?
La signora Méi e Àijuān non vogliono cedere. Cercano di sottrarsi al ridicolo con battute sarcastiche. Volano parole grosse. Nasce un grande litigio, poi le signore, temendo che la situazione degeneri, improvvisamente si calmano. La stessa signora Méi riconosce di aver avuto torto e si scusa. La signora Liú e la figlia si dichiarano disposte a fare la pace.
Arriva il marchese Zhān Liè e tutta la famiglia celebra il suo ritorno.
NOTE
1) Il termine in uso per indicare un ragazzo ricco e viziato è 纨 绔 子弟 (“wánkùzĭdì”) che significa letteralmente “ragazzo dai pantaloni di seta)
2) Non si deve trarre dal fatto che i personaggi belli sono anche buoni ed intelligenti la conclusione che chi ha la disgrazia di essere brutto sia anche stupido e cattivo. Occorre piuttosto pensare che la bontà e l’intelligenza conferiscano all’intera persona un’armonia che si riflette anche nella bellezza del volto e nella grazia del portamento, mentre la malvagità attribuisce necessariamente al volto ed ai gesti del soggetto un aspetto antipatico e sgradevole. Quest’idea sembra riecheggiare il concetto greco del καλὸς καὶ ἀγαθός.
3) Il titolo di 招 討 使 (“zhāo tǎo shǐ”) designava il “commissario militare” incaricato dal governo di “riportare l’ordine” nelle regioni più irrequiete.
4) Il testo cinese usa il termine 清 明 (“qīng míng”), letteralmente “chiaro e limpido”, che indica il fiorire della primavera, cioè le prime settimane di aprile.
5) Il 千 家 诗 (qiānjiā shī” “poesie di mille maestri”), è un’antologia di poesie composte nel periodo che va dalla dinastia Táng alla dinastia Sòng (618 d.C.-1279d.C.). Era normalmente usato come libro di testo per l’apprendimento dei caratteri. È comprensibile la delusione di Hán che aveva creduto di incontrare una ragazza colta e sensibile, capace di esprimere in poesia delicati sentimenti, e si ritrova invece di fronte una persona che sa solo ripetere a memoria poesie note a tutti i ragazzini.
6) Letteralmente ”lo strattona per non lasciarlo scappare”( 扯住不放 “chě zhù bù fàng”). I metodi della ragazza sono piuttosto spicci.
7) L’espressione che si ritrova nel testo cinese è 拍 案 大 骂 (pāi'àn dàmà”). Il termine 拍 案 (“pai’an”) significa “battere i pugni sul tavolo” per la rabbia o per la sorpresa. Il termine 大 骂 (“dàmà”) equivale a “bestemmiare”, ”imprecare ad alta voce”.
8) La frase idiomatica cinese 不 可 開 (“bùkĕkāi”) equivale a “non c’è via d’uscita”, “quel che è fatto è fatto”.
9) È evidente che le regole sociali impediscono ad Hán di far valere la sola ragione che potrebbe essere addotta per la rottura del fidanzamento cioè il fatto che la figlia del marchese Zhān Liè sia brutta e stupida.
10) La storia della Tessitrice Celeste Zhīnǚ 織 女 e del Bovaro Niúláng 牛 郎 è una celebre leggenda amorosa della mitologia cinese. La frase significa quindi che Hán dovrà fingere un amore che non esiste. Tuttavia, poiché i due mitici amanti della leggenda si incontrano soltanto una volta l’anno, potrebbe anche voler dire che Hán si ripropone di risolvere il problema con un matrimonio “bianco”, da separato in casa.
11) Nel matrimonio tradizionale cinese la sposa è condotta a casa dello sposo con il volto coperto da un velo o da un ventaglio. Soltanto quando gli sposi restano soli nella camera nuziale, lo sposo chiederà alla sposa di togliersi il velo e di mostrargli il volto. È chiaro che, specialmente nel caso di matrimoni combinati, questa procedura può talvolta essere fonte di delusione per il marito. La donna ha il vantaggio di poter vedere il volto del futuro marito già quando quest’ultimo si reca a prenderla a casa dei genitori di lei e dispone quindi di un po’di tempo per cercare di mascherare l’eventuale delusione.
12) Non ci dobbiamo scandalizzare troppo delle pratiche in uso nella Cina del 17° secolo. Un interrogatorio “robusto” delle cameriere appariva senz’altro come lo strumento più idoneo per scoprire la verità, visto che una ragazza di buona famiglia, non potendo uscire di casa, doveva necessariamente affidarsi ad intermediari e complici tra la servitù per fissare di nascosto un appuntamento ad un ragazzo.
风筝误
剧情
韩琦仲早年父母俱亡,靠父友戚补臣抚养成人,与补臣之子友先同在书馆读书。琦仲人品俊逸,才华出众,友先却是个纨绔子弟。两人虽一俊一丑,倒也相安无事。
戚家邻居是詹烈侯的府邸,詹有梅,柳二妾,各生一女。二夫人梅氏生长女爱娟,貌陋而性顽。三夫人柳氏生次女淑娟,聪颖,美貌而端庄。因二妾终年吵闹不休,詹烈侯离家出任四川招讨使时,将家宅用高墙隔成东,西两院,梅,柳二妾各居一院,互不往来,詹临行前又将二女的婚事托付于戚补臣。
时近清明,春光烂漫,戚友先放风筝取乐。风筝上有韩琦仲题诗,忽然风筝断了线,落在詹家西院。柳氏见风筝上的诗清新可喜,就淑娟和了一首,续在风筝原诗之后。风筝被戚家仆人讨回,韩生见到和诗后,惊喜不已,就又写了一首诗,用风筝放出。谁知这次风筝落在东院,被爱娟所得。爱娟以为此诗为戚生所题,就在奶娘的策划下,假冒二小姐之名,私约戚生相会。
当夜,韩生假冒戚生摸黑赴约。屋内的假二小姐拉着韩生就要亲热,韩生要她再和一首诗,她就背诵一首千家诗来蒙混。韩生见其轻狂,不免生疑。待及奶娘送上灯火来,韩生见到了一个丑妇,托词欲逃,爱娟扯住不放,韩生寻找了一个机会才得以脱逃。
韩生入京应试,得中状元。此时戚补臣为了约束戚友先,娶了詹家大小姐为妻。洞房中,戚友先看到新娘竟如此丑陋,大失所望。爱娟以为新郎就是去年赴约之人,向他倾诉了思恋之苦,这无疑是丑行自供,友先拍案大骂,闹得不可开交。梅氏逼问女儿,爱娟含糊地承认,梅氏怕张扬出去给隔壁的柳氏母女讥笑,只得向女婿陪罪,求他暂为夫妻,以后任凭娶妾,这才勉强凑合。韩琦仲奉诏赴四川会同詹烈侯征讨立功。荣归之日惊悉戚伯父已为他聘了詹府二小姐。当年,惊丑的情景仍历历在目但又无法找到正当的推辞理由,只能屈从,想虽做亲,不同床,让丑媳妇做一个卧看牵牛的织女星
洞房之中,夫妻相对,新娘以扇遮面,新郎以为面前就是去年所见丑妇,无颜相见才把脸遮起来的,为了怕她又来纠缠,便独自掌灯去睡。淑娟大惑不解,只得去禀告母亲。柳氏再三询问,才得知原来是因为小姐闺中名声不佳。柳氏当然要追问,方知风筝和诗,闺房相会之事。柳氏记得有过和诗之事,就信以为真,前去盘问女儿。淑娟无辜受冤,自然竭力辩白。柳氏再拷问丫鬟,丫鬟叫起屈来。柳氏重新问女婿是否见过新娘的面,韩生说不曾见过。柳氏心中知道其中定有差讹,便让仆妇们纷纷点起蜡烛,擎灯高照,请出了新娘。新郎从远处看到,陡然一惊,连忙擦了擦眼,再近前细细察看,不由得惊呼起来,逼真是一个绝世佳人,连忙向岳母,新娘赔罪认错,一场风波,暂告结束。可是去年所遇的丑妇又是谁呢,还是一个谜。
不久,詹烈侯回乡,全家聚集公厅迎侯,梅氏、柳氏各带女儿、女婿前来,互相行见面礼时,韩生和爱娟都觉得对方很面熟,后来互相认了出来,原来就是去年约会的那个人。奶娘上来献茶,也被韩生认出,去年领他进府的就是他,于是谜底解开,真相大白。柳氏得知原来是爱娟出丑,连累淑娟,岂肯轻易罢休,扬言要向老爷告状梅氏,爱娟也不示弱,反唇讥,饰词强辩,双方大吵了一场。最后,奶娘深怕累及自己,急得要去跳井,梅氏也自知理屈,请求宽恕。至此,柳氏母女才答应和解,詹烈侯到家,全家共庆团圆。
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