Capitolo XI
1. Il Maestro osservò: “ La musica ed i riti del tempo antico sono considerati semplici, mentre i moderni passano per raffinati, ma io preferisco seguire le pratiche di una volta”.
2.Il Maestro constatò: “Nessuno dei discepoli che avevo a Chén e a Cài mi ha seguito”. (1)
3. Fra i discepoli , Yán Yuán, Mĭn Zĭ Qiān, Răn Bó Niú e Zhōng Gòng si distinguevano per il loro comportamento virtuoso, Zăi Wŏ e Zĭ Gòng per la loro abilità dialettica, Răn Yóu e Zĭ Lù per la loro capacità amministrativa, Zĭ Yóu e Zĭ Xià per i loro interessi culturali. (2)
4. Il Maestro ricordò: “ Huì non stimolava la discussione. Non trovava mai nulla da criticare nel mio insegnamento”. (3)
5. Il Maestro disse: “Mĭn Zĭ Qiān è un vero esempio di pietà filiale. Il giudizio che la gente dà di lui concorda con quello dei suoi genitori e di tutta la sua famiglia”.(4)
6.Nán Ròng recitava spesso i versi del Libro delle Odi che parlano della “tavoletta di giada bianca”. Confucio gli fece sposare la figlia del proprio fratello maggiore. (5)
7.Jì Káng (6) domandò a Confucio chi fosse il più diligente dei suoi discepoli.
“Yán Huí era il più studioso,” gli rispose il Maestro”ma il destino non gli ha concesso di vivere a lungo ed ora non c’è più nessuno come lui”.
8. Quando morì Yán Yuán, suo padre Yán Lù chiese al Maestro di dargli la sua carrozza affinché potesse venderla e comprare una doppia cassa riccamente ornata per deporvi le spoglie del figlio.
Il Maestro gli rispose: “Un figlio è sempre un figlio, che sia dotato o meno, ma quando è morto mio figlio Lĭ , si è dovuto accontentate di una semplice cassa di legno, senza alcuna ricca bara esterna, perché io sono stato un alto funzionario, di grado immediatamente inferiore a quello di gran prefetto, e sarebbe parso indecoroso, che, dopo aver venduto la mia carrozza, fossi costretto a spostarmi a piedi”.(7)
9. Quando morì Yán Yuán, Confucio sospirò: “Il Cielo mi distrugge! Il Cielo mi distrugge”.
10. Quando morì Yán Yuán, il Maestro lo pianse disperatamente. Agli altri discepoli, che manifestavano sorpresa per un dolore così intenso, rispose: “Come potrei non soffrire immensamente? Se non dovessi piangere per lui, per chi
mai dovrei farlo?”.
11. Quando morì Yán Yuán, i discepoli volevano fargli un gran funerale. Il Maestro cercò di dissuaderli, ma essi non gli diedero retta. Allora il Maestro disse: “Huí mi considerava come un padre ed io non ho potuto trattarlo come se fosse stato mio figlio. Ma la colpa di tutto ciò non è mia, è vostra”. (8)
12. A Zĭ Lù, che gli domandava come occorresse comportarsi con gli spiriti, il Maestro rispose: “Non sai nemmeno come comportarti con gli uomini e vorresti sapere come devi comportarti con gli spiriti?”.
Zi Lù insistette , pregandolo di affrontare il tema della morte.
“Prima di parlare della morte, impara a vivere”gli rispose il Maestro. (9)
13. Osservando il contegno rispettoso di Mĭn, la grinta di Zĭ Lù, l’affabilità di Răn Yóu e di Zĭ Gòng, il Maestro sorrise e disse: “Un uomo come Yóu non morirà nel suo letto”. (10)
14.La gente di Lŭ voleva costruire un nuovo edificio per ospitarvi i grandi magazzini. (11)
Mĭn Zĭ Qiān obiettò:” Non si potrebbe restaurare il vecchio edificio? È davvero necessario costruirne uno nuovo?”.
“Quest’uomo parla poco” osservò il Maestro”, ma, quando parla, dice solo cose sensate”.
15. “Che cosa ci fa la cetra di Yóu in casa mia?” esclamò il Maestro.
Sentito ciò, gli altri discepoli cominciarono a disprezzare Zĭ Lù, ma il Maestro li ammonì: “ Yóu non è ancora entrato nelle stanze, ma è già arrivato fino al salone”. (12)
16. A Zĭ Gòng che gli domandava chi fosse il migliore tra Shī e Shāng, il Maestro rispose: “ Shāng non raggiunge il traguardo, Shī va molto oltre”.
“Allora il migliore è Shī” concluse Zī Gòng.
“Niente affatto” replicò il Maestro “ Lo strafare è un difetto altrettanto grave”. (13)
17. Qiù riscuoteva le imposte per conto della famiglia Jì, che era già più ricca di quanto non fosse stato il duca di Zhōu, e la rendeva così ancor più ricca.
“Non lo riconosco più come mio discepolo”esclamò il Maestro “Denunciatelo, amici miei, ed attaccatelo con tutte le vostre forze!”. (14)
18. Chái è d’animo semplice.
Shēn è poco perspicace.
Shī è presuntuoso.
Yóu è aggressivo. (15)
19. Il Maestro osservò: “Huí è straordinario, nonostante la miseria che spesso lo affligge. Cì non accetta la cattiva sorte e si dà da fare per accumulare denaro, ma dimostra spesso che non è privo di giudizio.” (16)
20. A Zĭ Gòng che lo interrogava sulla bontà, il Maestro rispose: “L’uomo buono non segue gli altri e non si intromette nei loro affari”. (17)
21.Il Maestro osservò: “Quando ascoltiamo qualcuno che sembra parlare con sincerità, dobbiamo sempre domandarci se sia davvero un uomo perbene o se finga semplicemente di esserlo”. (18)
22. Zĭ Lù chiese a Confucio se dovesse subito mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti.
“Tuo padre ed i tuoi fratelli maggiori sono ancora in vita” gli rispose il Maestro “ Domanda loro come devi comportarti”.
A Răn Zĭ, che gli faceva la stessa domanda, il Maestro disse invece: “Applica subito il mio insegnamento”.
Allora Gōng Xī Huā (19) osservò :” A Yóu avete risposto in un modo, a Qiú in un altro. La cosa mi lascia perplesso e, se permettete, vorrei che me ne deste una spiegazione."
Il Maestro gli spiegò: “ Qiù è calmo e riflessivo, perciò dovevo stimolarlo. Yóu è focoso ed irruento, perciò dovevo frenarlo”.
23. Nelle ore d'angoscia trascorse a Kuāng (20), il Maestro aveva perso di vista Yán Yuán.
“Ti credevo morto” esclamò quando lo rivide.
“Come avrei potuto permettermi di morire mentre voi siete ancora in vita?” gli rispose il discepolo.
24.Jì Zĭ Ràn domandò a Confucio se Zhòng Yóu e Răn Qiú avessero le qualità per diventare degli ottimi ministri.
“Credevo che voleste parlarmi di persone eccezionali “gli rispose il Maestro” ed invece mi interrogate a proposito di Yóu e di Qiú. Un grande ministro è colui che serve il sovrano secondo giustizia e che, se non può agire in questo modo, è pronto a ritirarsi dalla politica. Di Yóu e di Qiú si può solo dire che sarebbero dei ministri ordinari”.
“Allora “ concluse Jì Zĭ Ràn “sono persone disposte ad eseguire senza obiezioni gli ordini che ricevono ?”.
“No.” replicò il Maestro” Non fino al punto di rendersi complici di un parricidio o di un regicidio”. (21)
25. Zĭ Lù era riuscito a far nominare Zī Gāo governatore della città di Bì. (22)
“Tu mi stai rovinando quel ragazzo” lo rimproverò il Maestro.
“Che cosa sarà mai questo incarico?” borbottò Zĭ Lù “ Saper trattare con la gente. Presiedere qualche cerimonia. È proprio necessario aver letto tanti libri per esserne all’altezza?”
“Ecco perché detesto coloro che hanno la parlantina sciolta” esclamò il Maestro. (23)
26.Un giorno il Maestro stava conversando con quattro dei suoi discepoli: Zĭ Lù, Zēng Xī (24), Răn Yóu e Gōng Xī Huā.
Ad un certo punto disse loro: “ Voi siete soliti lamentarvi del fatto che nessuno riconosce le vostre capacità, ma ora, esprimetevi con franchezza e senza timore, anche se io sono più anziano di voi, e raccontatemi che cosa fareste se vi fosse offerta la possibilità di realizzare i vostri sogni?”
Zĭ Lù rispose per primo, tutto eccitato: “Se mi fosse affidato il governo di un grande Stato, circondato da vicini potenti, minacciato dall’esterno, angustiato da gravi difficoltà economiche, nel giro di tre anni ridarei fiducia ai cittadini ed imprimerei un nuovo slancio alla politica”.
Il Maestro sorrise e, rivolgendosi a Răn Yóu, gli domandò: “Tu, invece, che cosa faresti?”.
“Io “ rispose Răn Yóu “ mi accontenterei di governare un minuscolo staterello e di riportarlo in tre anni ad una situazione di benessere, senza tuttavia arrischiare riforme politiche e morali, che lascerei tentare a qualcuno più preparato di me”.
“E tu, Gōng Xī Huā?” fece il Maestro: “ Spiegaci quali sarebbero i tuoi piani.”.
“Non oso dire che sarai capace di intraprendere simili riforme” dichiarò quello “ma mi metterei a raccogliere esperienze per poterle fare. Cercherei di partecipare alle cerimonie solenni e di essere presente alle riunioni degli alti responsabili, anche a costo di esercitare i compiti più irrilevanti”.
“Non abbiamo ancora sentito Zēng Xī” osservò il Maestro.
Zēng Xī, smise di pizzicare la cetra, le cui corde vibrarono ancora un attimo, mise da parte lo strumento e rispose: “Mi dispiace di non avere le stesse ambizioni dei miei colleghi”.
“Che male c’è?” osservò il Maestro “Ciascuno è libero di esprimere le proprie preferenze”.
Allora Zēng Xī disse: “ In questo ultimo mese di primavera, quando ci si veste ormai con gli abiti leggeri, mi piacerebbe andare a fare il bagno nel fiume Yí, in mezzo ad un’allegra compagnia di giovanotti e di ragazzini, sedermi a prendere il fresco sulla terrazza in riva al fiume e ritornare a casa cantando allegramente”.
“Piacerebbe anche a me” sospirò il Maestro.
Quando gli altri tre discepoli se ne furono andati, Zēng Xī rimase ancora un momento con il Maestro e gli domandò: “Mi potreste dire, per favore, che cosa ne pensate delle idee dei miei amici?”.
“Hanno semplicemente raccontato ciò che vorrebbero fare.” gli rispose il Maestro.
“Però, mentre Zĭ Lù parlava, voi sorridevate”.
“Ho sorriso perché Zĭ Lù ha parlato con superficialità e presunzione. Per governare uno Stato ci vuole una profonda consapevolezza etica”.
“Ma non ha parlato di governo dello Stato anche Răn Yóu?”.
“ Sì” ammise il Maestro “ Non si può negare che anche un piccolo Stato è pur sempre uno Stato”.
“In fondo “ insistette Zēng Xī “ anche Gōng Xi Huā ha parlato di governo”.
“Lo ha fatto di certo con molta discrezione e modestia” riconobbe il Maestro “ ma è chiaro che partecipare alle solenni celebrazioni dello Stato ed assistere alle riunioni delle più alte cariche vuol dire fare della politica al massimo livello, non svolgere un ruolo marginale”.(25)
NOTE
1) Chén 陳 國 era un minuscolo Stato, situato nella zona che corrisponde all’attuale contea di Huáiyáng 淮 阳 nelle pianure del Hénán orientale 河 南 . I suoi sovrani si vantavano di discendere dal mitico imperatore Shùn 舜 帝 . Fu annesso da Chŭ 楚 国 nel 479 a.C.
Cài 蔡 國 era un altro piccolo Stato, situato nel Hénán occidentale. Fu annesso da Chŭ nel 447 a.C.
Il breve soggiorno di Confucio in questi Stati, quando lasciò Lŭ, vi suscitò un’ondata di entusiasmo per il suo insegnamento, che però si dimostrò superficiale ed effimera.
2) Abbiamo già incontrato tutti questi discepoli in precedenti dialoghi e li incontreremo ancora in seguito. Qui ne vengono indicate le caratteristiche più salienti.
3) Il ricordo che Confucio ha di Huí è ambivalente. Lo stimava moltissimo per l’ ottimo carattere, per la diligenza nello studio e per lo zelo con cui metteva in pratica il suo insegnamento, ma lo avrebbe preferito più attivo nella discussione. Come abbiamo già visto, infatti, Confucio praticava un metodo di insegnamento simile a quello di Socrate, in cui le obiezioni degli
interlocutori contribuivano all’avanzamento del dibattito ed al raggiungimento della conclusione.
4) Letteralmente “del padre, della madre e dei fratelli maggiori”, che erano, per tradizione, coloro verso i quali si avevano dei doveri di “rispetto filiale” nell’ambito della famiglia.
5) Già in un precedente capitolo dei Dialoghi era stato ricordato che Confucio aveva dato in moglie a Nán Róng la figlia del proprio fratello perché lo considerava un uomo prudente e riflessivo. Qui viene indicata una delle ragioni su cui si fondava questo giudizio. Nán Róng era solito citare alcuni versi del seguente tenore: “Un difetto in una tavoletta di giada bianca può
ancora essere riparato, le parole sbagliate non possono più essere corrette”. Si tratta di versi contenuti nell’ode intitolata ”Yì” 抑”Ritegno” ( “Libro delle Odi” 詩 經, “Decade di Dàng” 蕩 之 什 ,n.256), che definisce le qualità di una persona saggia ed avveduta. La citazione di questi versi dimostrava che Nán Róng aveva letto l’ode e ne aveva meditato gli insegnamenti.
6) Jì Káng è il più volte citato Jì Káng Zĭ, primo ministro di Lŭ.
7) Confucio era una persona molto concreta ed aveva inoltre un forte senso del decoro. Perciò, quando aveva perduto il figlio Lĭ, che pur amava molto, rendendosi conto che le proprie condizioni finanziarie erano modeste, aveva rinunciato ad offrirgli funerali solenni. Infatti, per sostenere le relative spese avrebbe dovuto ridurre il proprio tenore di vita ad un livello
inferiore a ciò che appariva dignitoso per qualcuno che, come lui, aveva ricoperto alte cariche pubbliche. Non c’era quindi alcuna ragione che potesse indurlo ad adottare una diversa decisione nel caso di Yán Huí.
8) Nonostante il parere contrario di Confucio, i discepoli fecero celebrare per Yán Huí funerali solenni e dispendiosi. Il Maestro li rimprovera osservando che il dolore per la scomparsa di una persona cara non richiede grandi cerimonie per dimostrare la propria sincerità e ricordando che egli stesso organizzò funerali modesti per il proprio figlio, al quale era certamente legato da grandissimo affetto.
9) Zĭ Lù nella sua semplicità, vorrebbe affrontare dei temi che potremmo definire “metafisici”, senza rendersi conto che la filosofia del Maestro rifugge deliberatamente dalla discussione di questi argomenti, per concentrarsi sui problemi dei corretti rapporti fra gli uomini. Esprimendoci in termini molto generici ed approssimativi, potremmo dire che Confucio parla volentieri di “etica” e di “estetica”, ma trascura totalmente “teologia” e “metafisica”. Egli non si chiede da dove venga l’uomo, dove vada, che scopo abbia la sua vita, ma semplicemente come l’uomo possa vivere dignitosamente in una società bene ordinata, giusta e solidale.
10) Yóu 由 era il nome di cortesia di Zĭ Lù 子 路 , del quale i Dialoghi ricordano, in numerose occasioni, il carattere focoso, irruento ed aggressivo. Come Confucio aveva previsto, Zĭ Lù morì di morte violenta. Entrato al servizio del duca di Wèi, fu
infatti ucciso in combattimento nel 480 a.C. durante i disordini seguiti alla congiura che aveva cacciato il duca Chŭ 衛 出 公
11) Il termine 府 “fŭ” indica in cinese un grande edificio pubblico che può ospitare la prefettura di una città, la tesoreria o che può essere destinato ad altri scopi. Nel caso specifico i termine 長 府 “cháng fŭ” sembra riferirsi ad edifici di forma allungata che potrebbero ben essere, come alcuni traduttori hanno pensato, magazzini pubblici per l’ammasso dei cereali.
12) Le espressioni di Confucio sono manifestamente allegoriche. Criticando i suoni discordanti emessi dalla cetra di Zĭ Lù, che non doveva essere un gran musicista, egli intende dire che lo stesso Zĭ Lù è ancora lontano dall’aver pienamente compreso il suo insegnamento. Quando i condiscepoli interpretano queste parole nel senso che il poveretto è un emerito
zuccone, il Maestro sente tuttavia il dovere di attenuare ed addolcire il giudizio: Zĭ Lù non è un cattivo allievo, ma non è ancora riuscito a penetrare tutte le finezze della dottrina confuciana, proprio come un ospite che sia già stato ricevuto nel salotto di una famiglia, ma che non abbia ancora raggiunto una tale intimità da poter essere ammesso nelle stanze private.
13) Confucio è un uomo del “giusto mezzo”. Egli aborre le forzature, le esagerazioni, gli eccessi. L’allievo che fa più di quel che gli è richiesto, solo per mostrare la propria bravura, non si dimostra migliore di quello che non riesce ad eseguire il compito affidatogli.
I discepoli di cui si parla in questo dialogo sono Dì Shāng 商, detto Zĭ Xià 子 夏, e Zhuānsūn Shī 顓 孫 師, detto Zĭ Zhāng 子 張.
14) Ho reso con “denunciatelo” l’espressione cinese 敲鼓 (“qiāo gǔ”), letteramente “battete i tamburi”. I tamburi erano gli strumenti che venivano suonati, durante le battaglie, per ordinare l’assalto.
15) Come in ogni scuola che si rispetti, abbiamo qui le pagelle degli allievi, o meglio un giudizio sintetico sulle loro qualità. Non si può tuttavia sapere se queste pagelle siano state compilate dallo stesso Confucio o,in epoca successiva, da altri allievi più o meno benevoli.
Chái è Gāo Chái 高 柴, detto Zĭ Gāo 子 羔 . Shēn è Zēng Shēn曾 參, detto Zĭ Yŭ 子 與. Shī è Zhuānsūn Shī 顓 孫 師, detto Zĭ Zhāng 子 張 . Yóu è Zhòng Yóu 仲 由 , detto Zĭ Lù 子 路
Stupisce un po’ il giudizio riduttivo dato di Zēng Shēn, uno dei discepoli più autorevoli, ma, come s’è accennato, ciò potrebbe essere testimonianza di rivalità scoppiate dopo la morte del Maestro.
16) Cì è Duānmù CÌ 端 木 賜 , detto Zĭ Gòng 子 宮. Secondo Zhū Xī, era riuscito a raggiungere una buona posizione economica esercitando il mestiere di mercante.
17) Ho creduto di poter interpretare in questo modo la frase “ l’uomo buono non segue le tracce e non entra nelle case”, che mi sembra la definizione di una persona capace, da una parte, di autodeterminarsi e, dall’altra, di non interferire nelle vicende altrui.
18) L’esperienza della vita ha insegnato a Confucio che non è tutto oro ciò che luccica e che la prudenza è ancor più necessaria di fronte ai bei discorsi ed all’ostentazione di nobili sentimenti.
19) Conosciamo già Zĭ Lù e Răn Zĭ (cioè Răn Qiú, detto Zĭ Yŏu). Il terzo personaggio, Gōng Xī Huā, è Gōng Xī Chì 公 西 赤 , detto Zĭ Huā 字 華 .
20) Come abbiamo già visto, a Kuāng, Confucio era stato trattenuto a lungo in ostaggio da una folla ostile che aveva scambiato lui ed i suoi discepoli per un gruppo di banditi.
21). Jì Zĭ Rán 季 子 然 , figlio di Jì Píng Zĭ 季 平 子 e fratello minore di Jì Huán Zĭ 季 還 子, capo della famiglia Jì 季, intende accertare, con la sua domanda, se, facendo promuovere ad alte cariche Zĭ Lù e Răn Qiú, la famiglia potrebbe contare su
partigiani fedeli e devoti, disposti a passare oltre gli scrupoli morali per favorire gli interessi dei loro protettori. Confucio delude, almeno in parte, le sue aspettative. Infatti, pur ammettendo che i due non sono integerrimi ed irreprensibili (come risulta da questo stesso capitolo dei Dialoghi, Răn Qiú ha fatto l’esattore per conto dei Jì e Zĭ Lù ha brigato per far ottenere ad un amico un posto di governatore ), riconosce loro un’onestà di fondo che li tratterrebbe dal rendersi complici di atti particolarmente riprovevoli.
22) Zĭ Lù e Zĭ Gāo sono talvolta chiamati, nei Dialoghi, Jì Lù 季 路 e Jì Gāo 季 羔 , il che lascerebbe pensare che fossero legati da rapporti di parentela o di servizio alla potente famiglia Jì e spiegherebbe come Zĭ Lù fosse riuscito ad ottenere per Zĭ Gāo il governatorato di Bì, città controllata dai Jì. Va ricordato, a questo proposito, che la stessa carica era stata offerta ad un altro discepolo di Confucio, Mĭn Zĭ Qiān, che l’aveva rifiutata per lealtà verso il sovrano.
23) L’argomento di Zĭ Lù può apparire persuasivo ( A che servono preparazione e competenza quando una bella parlantina ed un po’ di faccia tosta possono far sembrare capace anche chi non lo è? ), ma Confucio non lo prende nemmeno in considerazione. Ciò che lo sdegna è il pensiero stesso che la bella apparenza e la parola sciolta possano sostituire con successo buoni studi ed una valida formazione culturale.
24) Zēng Xī è Zēng Diăn 曾 點 , detto Xī 皙.
25) Per dare a questo dialogo un taglio linguistico più moderno ho sostituito la terminologia attuale a quella usata da Confucio.
Qui di seguito le corrispondenze:
Un grande Stato= 千 乘 之 國 (uno Stato che può schierare diecimila carri da guerra)
Gravi difficoltà economiche= 飢 饉 (carestia, fame)
Un minuscolo Staterello = 方 六 七 十﹐如 五 六 十 (uno Stato il cui territorio si estende in lunghezza per 50-60 “lĭ” o
60-70 “lĭ” (25- 35 km), corrispondenti ad una superficie che può andare da 625km2 a 1225 km2)
Arrischiare riforme = 如 其 裡 樂 ( cercare di ristabilire i riti e la musica”)
Le cerimonie solenni = 宗 廟 之 事 (i riti del tempio ancestrale)
Le riunioni degli alti responsabili= 會 同 (le assemblee dei feudatari)
Il modesto assistente= 小 相 ( funzionario di basso rango che ha per uniforme una tunica scura ed un berretto nero
Svolge compiti irrilevanti =耑 掌 甫 (si accontenta di portare la cassetta dei sigilli).
La cetra = 瑟 ( il “sè”, antico strumento musicale)
I giovanotti = 冠 者 adolescenti che portano già il berretto, segno di raggiunta maturità.
La terrazza in riva al fiume = 舞 雩 (terrazza o palco in posizione soprelevata, dove si effettuavano le danze per invocare la pioggia in caso di siccità)
Avere una profonda consapevolezza etica = 為 國 以 裡 (governare lo Stato conformandosi ai riti)
Fare della politica al massimo livello: 大 相 ( essere un alto funzionario)
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