L’imperatore Heizei (平城天皇 “heizei tennō”) salì sul trono del Giappone nell’806 d.C. Abdicò nell’809 d.C. per ragioni di salute e si fece monaco. Morì nell’824 d.C.
Alcune sue poesie cinesi figurano nel Ryoūnshū (凌雲集), la “Collezione che si innalza sopra le nuvole”.
La lirica, qui di seguito riportata, è intitolata “La Rapsodia dei Fiori di Ciliegio” (桜花賦). Nonostante il titolo, non si tratta di un “fù” (赋 ), cioè di un componimento in prosa rimata, bensì di un ’ottava in versi quinari (五 言 律 诗 “wŭ yán lǜ shī”) o, in forma abbreviata, 五 律 (“`wŭ lǜ”), modulo tipico della cosiddetta “poesia in stile moderno” (近體詩 “jìntĭshī”), che ebbe il suo periodo di massima fioritura all’epoca della dinastia Táng.
L’estrema concisione del testo solleva , come è ovvio, qualche dubbio sul suo significato.
Ho trovato su Internet una parafrasi di questa poesia (in giapponese moderno), di cui riporto, per scrupolo, la traduzione in nota (1).
Da parte mia, propendo per un’altra lettura di questa poesia, che propongo qui di seguito come una delle diverse possibili ipotesi di interpretazione.
平城天皇 Heizei Tennō
桜花賦
LA RAPSODIA DEI FIORI DI CILIEGIO
昔在幽岩下 Un giorno ormai lontano mentre stavo (2)
ai piedi di una roccia nascosta,(3)
光華照四方 in mezzo ad una distesa abbagliante
di risplendenti fiori di ciliegio,(4)
忽逢攀折客 scorsi improvvisamente (5) una persona (6)
tutt’intenta a raccogliere i boccioli.(7)
含笑亘三陽 Col volto illuminato da un sorriso
andava cercando la primavera.(8)
送気時多少 Talvolta pareva che respirasse,
ma quasi non si sentiva il respiro,
垂陰復短長 e la sua figura mandava un’ombra
che a volte sembrava scomparire(9)
如何此一物 Come era possibile immaginare
di assistere ad un simile prodigio?(10)
擅美九春場 Oh, quanta bellezza si può incontrare (11)
nello splendore del mese di maggio.(12)
NOTE
1) Ecco la parafrasi della poesia, che ho trovato in http://www.shodo.co.jp/blog/hitati/2011/03/post-36.html
”Ai piedi della quieta roccia nascosta c’era una piantina di ciliegio, la cui splendida bellezza illuminava tutti i dintorni. Un cortigiano la raccolse e la trapiantò in un giardino della capitale, dove fiorì ancora e trascorse numerose primavere. Ora, a volte emana molto profumo, a volte no. A volte proietta una grande ombra, a volte no. Mi domando perché ci sia un solo ciliegio per tante primavere. Vorrei che ci fosse sempre bellezza nei prati primaverili”.
2) Il termine 昔 (“xī”, in giapponese “mukashi”) corrisponde al nostro “c’era una volta” ed è l’incipit tipico delle fiabe e dei racconti fantastici.
3) L’espressione 幽岩 (“yūgan”) è forse un toponimo, ma non sono riuscito ad individuare la località cui potrebbe riferirisi. Tra i diversi significati un tempo attribuiti al termine 幽 (“yōu”, in giapponese “yū”) ho scelto “nascosto” perché richiama l’idea degli scenari silenziosi e remoti in cui di solito avvengono le apparizioni sovrannaturali raccontate nelle rapsodie.
4) Letteralmente “una brillante fioritura splendeva nelle quattro direzioni”. Il verso non menziona espressamente i fiori di ciliegio, che però figurano nel titolo della poesia.
5) Il termine忽 (“hū, in giapponese “tachimachi ni”),vale a dire “all’improvviso, conferma il carattere fantastico del racconto. La subitanea apparizione del personaggio che raccoglie i rametti di ciliegio ci ricorda infatti il modo di manifestarsi delle divinità e degli spiriti.
6) Il termine 客 (“kè”, in giapponese “kyaku”), al quale è normalmente attribuito il significato di “ospite” o di “viaggiatore”è qui usato come suffisso che, aggiunto ad un verbo, indica la persona che compie un’azione. Anche se il personaggio non è meglio definito, non è arbitrario pensare che si tratti di una donna. Un argomento trattato nei “fù” è infatti spesso l’incontro inaspettato con bellissime fanciulle di origine divina. Si vedano, ad esempio, “Il fù della terrazza di Gāotáng” (高 唐 賦 “gāotáng fù”) e “Il fù della dea” (神 女 賦 “shénnǚ fù”) di Sòng Yù 宋 玉 oppure “Il fù della ninfa del fiume Luò” (洛 神 賦 “luòshén fù”) di Cáo Zhí曹 植.
7) Un commento giapponese attribuisce all’espressione 攀折 (“hansetsu”) il significato di “tirare i rametti piegandoli fino a spezzarli”. Il carattere cinese 攀(“pān”, ) significa infatti “tirare”, mentre il carattere 折 (“zhè”) significa “spezzare”.
8) Il termine 三陽 (“sānyáng”, in giapponese “sanyō”), che si può leggere “ i tre luminosi”o “il terzo luminoso”, è un’antica espressione usata per indicare i mesi primaverili o il momento cuminante della primavera, cioè il mese di maggio.
9) Le due espressioni: 送気時多少 ( traduzione letterale: “emetteva un respiro ora intenso ora tenue) e垂陰復短長 ( traduzione letterale:“gettava un’ombra ora lunga ora corta”) sono poco chiare. Si può sospettare che il poeta abbia voluto lasciare nel vago quelli che sono due elementi essenziali per stabilire se ci si trova di fronte ad un essere umano o ad uno spirito: la respirazione e la proiezione di un’ombra. Il lettore è quindi libero di pensare che Heizei abbia incontrato una divinità o una ninfa.
10) Nella lingua giapponese il senso del termine 一物 (“ichimotsu”, ”ichibutsu”) può variare da “una cosa” a “una cosa unica”, da cui , con un’ulteriore sfumatura di significato, si può giungere all’idea di “una cosa straordinaria”.
11) Il termine 擅 (“shàn”, in giapponese “sen” o “hoshiimama”) significa “ a piacere”, “quanto si vuole”. L’espressione 擅美 può quindi essere tradotta con “bellezza a volontà”.
12) I caratteri 九春 (in cinese “jiŭ chūn”, in giapponese “kyūshun”, letteralmente: “le nove primavere”) indicano i tre mesi della primavera. L’origine dell’espressione va probabilmente ricercata nel fatto che, anticamente, i novanta giorni della primavera erano divisi in nove decadi.