Capitolo 31
Gunnar lo prese con sé, poi disse a Kolskegg e a Hallvard: “È ora di ritornare nei paesi del Nord”
Essi furono contenti di questa decisione e lasciarono che prendesse le disposizioni necessarie.
Gunnar ritornò dalle regioni orientali con molto bottino. Aveva con sé dieci navi e fece rotta verso Hedeby in Danimarca. Regnava allora sul paese Harald, figlio di Gorm, a cui furono riferite le imprese di Gunnar, aggiungendo che non c’era nessuno tra gli Islandesi che gli stesse alla pari. Il re mandò i suoi messaggeri per invitare Gunnar a rendergli visita. Gunnar si recò subito a rendere omaggio al re, che lo accolse onorevolmente e che lo fece sedere accanto a sé.
Gunnar rimase alla corte due settimane. Per distrarsi, il re fece competere Gunnar con i suoi uomini in numerosi sport, ma nessuno dei danesi riuscì a batterlo.
Il re osservò: “ Mi sembra che sia impossibile trovare chi ti possa stare a fronte”.
Il re offrì a Gunnar di trovargli una moglie e di attribuirgli grandi possedimenti se avesse deciso di stabilirsi in Danimarca, ma Gunnar lo ringraziò dicendo: “Preferirei ritornare prima in Islanda a vedere i miei parenti ed i miei amici”.
“Ciò significa che non ritornerai più da noi” rispose il re.
“ Sarà il destino a deciderlo, signore” concluse Gunnar.
Gunnar offrì al re una nave da guerra e numerosi oggetti preziosi, che aveva presi come bottino durante la sua spedizione. Il re gli offrì, da parte sua, abiti preziosi, guanti ricamati d’oro, una fascia per raccogliere i capelli, anch’essa con ricami d’oro, ed un berretto russo.
Gunnar salpò verso nord, in direzione di Hising, dove Ölvir lo accolse a braccia aperte. Gunnar consegnò a Ölvir le navi che aveva catturato e disse che erano la sua parte di bottino. Ölvir le accettò, lodò Gunnar per la sua correttezza e lo invitò a rimanere con lui per qualche tempo.
Hallvard domandò a Gunnar se intendesse rendere visita al conte Hákon. Gunnar si disse d’accordo perché “ormai ho fatto le mie prove, mentre ero assolutamente inesperto quando tu me lo proponesti la prima volta”.
Fecero i preparativi per il viaggio e salparono in direzione nord verso Trondheim per rendere omaggio a Hákon Jarl, che accolse molto bene Gunnar e lo invitò a restare con lui durante l’inverno. Gunnar accettò ed era stimato da tutti. Per la festa del solstizio d’inverno il conte gli regalò un braccialetto d’oro. Gunnar fece amicizia con Bergljot, una parente del conte, ed era chiaro che il conte gliela avrebbe data in moglie se Gunnar lo avesse chiesto.
Note
1) Hedeby fu un importante centro commerciale della Scandinavia nel periodo tra l’ 800 ed il 1050 d.C. Sorgeva all’imboccatura del fiordo di Sle (oggi Slien) nell’attuale Slesvig. Negli anni 826-829 ospitò la prima missione cristiana in Scandinavia guidata da Sant’Ansgario, che vi costruì la prima chiesa edificata in Danimarca.
2) Gorm il vecchio fu il primo re di Danimarca che abbia lasciato un documento della sua esistenza (la piccola pietra runica di Jelling). Morì intorno al 940 d.C. e fu sepolto a Jelling in un grande tumulo, ancora secondo il rito pagano.
3) Harald Blatand, figlio di Gorm, fece scrivere nella grande pietra runica di Jelling che fu re di Danimarca e di Norvegia e convertì i Danesi al cristianesimo. Morì nel 986 d.C. a Jomsborg, sulla costa tedesca del Baltico, dove aveva dovuto rifugiarsi in seguito alla ribellione del figlio Sven. Negli anni in cui avvenne il viaggio di Gunnar, dopo aver fatto uccidere in un agguato il re di Norvegia, Harald Grafell, regnava, formalmente, anche sulla Norvegia, che era governata da Hakon Jarl, il quale si era dichiarato suo vassallo.
4) La generosità di Gunnar nei confronti del re Harald si spiega probabilmente con il fatto che il re di Danimarca controllava gli stretti attraverso cui doveva passare chiunque intendesse recarsi dal Baltico alla Norvegia e che il pagamento volontario di un pedaggio era preferibile al sequestro delle navi.
5) Throndheim, sulla costa settentrionale della Norvegia, era la sede di Hakon Jarl.
6) Bergljot era il nome della madre di Hakon Jarl. Si può dunque pensare che fosse stata chiamata con lo stesso nome una figlia o una nipote di Hakon Jarl.
CAPITOLO 32
All’arrivo della primavera il conte domandò a Gunnar quali fossero i suoi progetti e questi rispose che intendeva tornare in Islanda.
Il conte gli disse che il raccolto era stato magro ed aggiunse “non ci saranno molte navi che salperanno quest’anno, ma tu puoi caricare sulla tua nave tutta la farina ed il legname che desideri”.
Gunnar lo ringraziò ed equipaggiò subito la nave. Hallvard e Kolskegg salparono con lui.
Giunsero in Islanda all’inizio dell’estate e si ancorarono nell’estuario dell’Arnabaelir, poco prima dell’apertura dell’assemblea annuale. Gunnar e Kolskegg si recarono a casa ed ingaggiarono alcuni uomini per scaricare la nave. Furono accolti con cordialità. Erano gentili con i loro compaesani e non si erano insuperbiti.
Gunnar si informò se Njal fosse a casa. Quando gli fu risposto di sì, fece sellare il cavallo e si recò a Bergthorsvol accompagnato da Kolskegg. Njal fu lieto di rivederli e li invitò a pernottare da lui. Essi accettarono e passarono la sera raccontando a Njal le loro avventure.
Njal osservò che Gunnar era un uomo di grande valore ed aggiunse “ se hai dovuto subire molte prove fino ad oggi, ancor di più ne dovrai subire in futuro, perché molti ti si dimostreranno ostili”.
“Cercherò di essere amico con tutti” rispose Gunnar.
“Succederanno molte cose” insistette Njal” e spesso dovrai menare le mani per difenderti”.
“Menerò le mani “ replicò Gunnar “ solo se avrò una giusta ragione per farlo”.
“Potrai comportarti così” concluse Njal “ solo fintantoché non dovrai rispondere del comportamento di altri”.
Njal domandò a Gunnar se intendesse partecipare all’assemblea. Gunnar rispose affermativamente e chiese a sua volta a Njal se anche lui sarebbe stato presente. Njal rispose che non avrebbe assistito all’assemblea “ e mi piacerebbe che tu facessi lo stesso”.
Gunnar offrì a Njal ricchi doni, ringraziandolo per essersi occupato delle sue proprietà, poi ritornò a casa.
Kolskegg incitò il fratello a partecipare all’assemblea, dicendogli che ne avrebbe ricavato grande onore perché molti avrebbero cercato la sua compagnia.
“Di ciò me ne importa assai poco” rispose Gunnar “ ma ci andrò perché mi fa piacere incontrare uomini di valore”.
Anche Hallvard era venuto a casa di Gunnar e si offrì di accompagnarlo all’assemblea.
Note
1) Il conte Hakon offre a Gunnar, nonostante la carestia, farina e legname, che dovevano essere beni scarsamente presenti in Islanda.
2)“Heimamenn” non indica necessariamente “la gente di casa”, ma è un termine che può ben riferirsi, più in generale, ai “compatrioti”, ai “compaesani”
3) Nel colloquio con Gunnar, Njal dà prova delle sue qualità profetiche sconsigliando a Gunnar di recarsi all’Althing e dicendogli che potrà restare amico di tutti finché dovrà rispondere solo delle proprie azioni, senza doversi assumere anche responsabilità altrui. Come risulterà dal seguito della saga, le disgrazie di Gunnar cominceranno infatti in seguito al matrimonio con Hallgerd, incontrata proprio durante l’assemblea.
CAPITOLO 33
Gunnar ed i suoi si recarono all’assemblea. Quando vi giunsero, erano così ben vestiti ed equipaggiati che tutti uscirono dai padiglioni ad ammirarli, perché nessuno era vestito ed equipaggiato come loro. Gunnar si diresse verso gli alloggiamenti della gente di Rangarvellir e si installò con i suoi parenti. Molti vennero a trovarlo ed a domandargli notizie. Egli era cordiale ed allegro con tutti e rispondeva a tutte le loro domande.
Un giorno, mentre scendeva dalla Roccia della Legge, Gunnar si trovò a passare in mezzo ai padiglioni della gente di Mosfell e vide alcune donne, elegantemente vestite, venire nella sua direzione. La più elegante era quella che veniva avanti per prima, che salutò Gunnar quando si incrociarono. Egli rispose cordialmente al saluto e le domandò chi fosse. Rispose di essere Hallgerd, figlia di Höskuld Dala-Kolsson. Gli parlò senza timidezza e lo pregò di raccontargli tutti i suoi viaggi. Egli accettò volentieri di farlo. Si sedettero e cominciarono a conversare.
Hallgerd portava una tunica rossa riccamente ricamata. Al di sopra della tunica indossava un mantello scarlatto, con il collo ornato di pizzo. I capelli folti e belli, le scendevano fino al petto. Gunnar, da parte sua, indossava gli splendidi abiti che gli erano stati regalati dal re Harald e portava al polso il bracciale che gli era stato offerto da Hakon Jarl.
I due conversarono a lungo con voce chiara ed infine Gunnar domandò a Hallgerd se fosse sposata o no.
Hallgerd rispose” Non sono sposata e non ci sono molti che si arrischierebbero a chiedermi in moglie”.
“Non c`è nessuno che sia del tuo rango sociale ?” le domandò Gunnar.
“Non si tratta di questo” rispose Hallgerd “ Piuttosto, io sono molto esigente in fatto di uomini”.
“Che cosa risponderesti se io ti chiedessi in moglie ? “ fece Gunnar.
“Non stai dicendo sul serio” replicò Hallgerd.
“Certo che sto dicendo sul serio” insistette Gunnar.
“Se e così” concluse lei “ dovresti parlarne con mio padre”.
Detto questo si separarono.
Gunnar si recò subito al padiglione della gente delle Valli e, trovati alcuni uomini di fronte al padiglione, domandò loro dove fosse Höskuld. Quelli risposero che era di sicuro all’interno del padiglione. Gunnar entrò e fu accolto con cordialità da Höskuld e Hrut. Si sedette in mezzo ai due e conversarono amabilmente come se tra di loro non ci fosse mai stato alcun disaccordo.
Gunnar affrontò poi il punto che lo interessava e domandò ai fratelli come avrebbero reagito se avesse chiesto in moglie Hallgerd.
“Sarei d’accordo” rispose Höskuld “ se le tue intenzioni sono serie”.
Gunnar rispose che era seriamente intenzionato “ anche se il nostro ultimo incontro ha fatto pensare a molti che difficilmente sarebbe sorta fra noi una parentela”.
“Che cosa ne pensi tu, Hrut?” domandò Höskuld.
“Non mi sembra un matrimonio destinato a riuscir bene” rispose Hrut.
“Che cosa intendi dire con questo?” lo interrogò Gunnar.
Hrut gli spiegò: “ Ti dirò la verità. Tu sei un uomo coraggioso e pieno di qualità, ma lei è di carattere difficile ed io non voglio nascondertelo”.
“Io dovrei pensare che tu sia in buona fede” rispose Gunnar “ ma purtroppo non riesco a liberarmi dall’idea che la tua riluttanza a concedermi la mano di Hallgerd sia dovuta alla nostra antica ostilità”.
“Ti sbagli” rispose Hrut “ Piuttosto,vedo che tu ti stai lasciando trasportare dalla passione. Tieni presente che potremo essere amici anche se non si giungerà a questo matrimonio”.
“Ho parlato con lei” disse Gunnar “ e lei è d’accordo”.
“Vedo che siete tutti e due ansiosi di sposarvi “ concluse allora Hrut “Per me va bene.
Sei tu che corri il rischio di capitare male”.
Sebbene Gunnar non gli avesse domandato nulla, Hrut gli descrisse tutti gli aspetti del carattere di Hallgerd e Gunnar ne ricavò a prima vista l’impressione che la donna non fosse affatto priva di difetti, ma ci passò sopra e concluse il contratto matrimoniale.
Poi fu chiamata Hallgerd e tutto ciò che era stato detto fu ripetuto in sua presenza.
Come in occasione del suo precedente matrimonio, anche questa volta fu chiesto il suo assenso. Le nozze dovevano svolgersi a Hlidarend, e, sebbene la cosa dovesse essere per il momento tenuta segreta, in un attimo tutti ne furono a conoscenza.
Gunnar, tornato dall’assemblea, andò a trovare Njal e gli raccontò del suo fidanzamento. Njal lo disapprovò fortemente e Gunnar lo pregò di spiegargli perché ritenesse che tale decisione fosse una sciocchezza.
Njal rispose: “Ci porterà una quantità di disgrazie, se verrà a stare qui da noi”.
“Non riuscirà mai distruggere la nostra amicizia” obiettò Gunnar.
“Ci arriveremo vicino “ gli rispose Njal “ Ma tu dovrai spesso scusarti per le sue azioni”.
Gunnar invitò Njal alle nozze, con tutti i familiari che egli desiderasse portare con sé.
Njal promise che sarebbe stato presente. Poi Gunnar tornò a casa e cominciò a girare per il distretto per invitare la gente al suo matrimonio.
Note
1) Gunnar è colpito, immediatamente, dalla bellezza, dall’eleganza e soprattutto dalla spigliatezza di Hallgerd. L’autore della saga mette infatti in evidenza come Hallgerd saluti per prima, parli a Gunnar senza alcuna timidezza (“djarflega”), si sieda accanto a lui senza alcun timore e conversi poi con voce alta e chiara (“hatt”), cioè con sicurezza e decisione.
2) L’analisi psicologica del comportamento di Gunnar è molto precisa ed approfondita.
La passione che egli prova per Hallgerd lo porta infatti a trascurare deliberatamente gli avvertimenti e le obiezioni, della cui fondatezza egli si rende comunque conto.
A “Hrut, che gli fa presente il carattere bizzoso di sua nipote, risponde “capisco che tu hai buone intenzioni, ma non riesco a sottrarmi all’idea che tu voglia rifiutarmi Hallgerd a causa della nostra antica inimicizia”. Dopo aver sentito la descrizione dettagliata del carattere di Hallgerd, gli sembra che ci siano nella donna molti difetti (“marg er áfátt var”), ma ci passa sopra e conclude il contratto di matrimonio. Quando Njal gli predice che Hallgerd rischierà di distruggere la loro amicizia, Gunnar non risponde “non è vero”, bensì “non ci riuscirà”, cioè “io la controllerò e le impedirò di farlo”.
Se ne può quindi dedurre che Gunnar è ben consapevole dei difetti della futura moglie, ma che si illude di poterla controllare e dirigere.
Capitolo 34
Thrain, figlio di Sigfus, figlio di Sighvat il rosso, che abitava a Griotsà nel Fljotshlid, era uno zio di Gunnar ed era uomo di grande valore. Era sposato con Thorild la poetessa, che era molto pronta di lingua e componeva versi per motteggiare la gente. Thrain non l’amava molto.
Thrain fu invitato alla festa di nozze a Hlidarend insieme con sua moglie. Fu anche invitata Bergthora, figlia di Skarphedin, la moglie di Njal.
Il secondogenito di Sigfus Ketil abitava a Mark ad est del Markarfljiot ed era sposato con Thorgerda, figlia di Njal.
Gli altri figli di Sigfus erano, nell’ordine, Thorkel, Mord, Lambi, Sigmund e Sigurd. Erano tutti zii di Gunnar e combattenti di prim’ordine. Gunnar li aveva invitati tutti alle proprie nozze.
Aveva anche invitato Valgard il grigio ed Ulf, il sacerdote di Aur, ed i loro figli Runolf e Mord.
Höskuld e Hrut giunsero alle nozze con molti accompagnatori, fra cui i figli di Höskuld Thorleik e Olaf. Veniva con loro la sposa, che aveva portato con sé la figlia Thorgerd, una bella fanciulla di quattordici anni, ed era accompagnata da molte altre donne.
Tra le invitate c’era anche Thorhalla, figlia di Asgrim Ellida-Grimsson, e le due figlie di Njal Thorgerd e Helga.
Gunnar aveva invitato molti suoi vicini e sistemò gli ospiti nel modo seguente:
Egli stesso si sedette in mezzo, e pose al proprio fianco, dal lato interno, Thrain Sigfusson, poi Ulf Aurgodi, Valgard il grigio, i due figli di Sigfus, Mord e Runolf, e, da ultimo, Lambi. Dal lato della porta pose accanto a sé Njal, poi Skarphedin, Helgi, Grim, Höskuld, Haf il saggio, Ingjald di Keldur, ed infine i figli di Thor di Holt, che abitavano nella regione orientale. Thor stesso volle sedere all’estremo della tavola dei notabili, ritenendo che questo posto gli andasse bene.
Höskuld sedeva nel mezzo della tavola di fronte ed, accanto a lui, verso l’interno, sedevano i suoi figli, mentre il fratello Hrut, gli era accanto dalla parte esterna. Non si sa con precisione dove fossero seduti gli altri invitati.
La sposa sedeva sul palchetto ed aveva a fianco, da un lato, sua figlia Thorgerd e, dall’altro lato, Thorhalla, figlia di Asgrim Ellida-Grimsson.
Thorhild e Bergthora si occupavano di servire a tavola.
Thrain Sigfusson non staccava gli occhi da Thorgerd, figlia di Glum, ma sua moglie Thorhild se ne accorse , si irritò e gli lanciò un couplet.
“Thrain” disse:“ Non sta bene guardare così, i tuoi occhi sono eccitati”.
Thrain si alzò immediatamente da tavola e chiamò i presenti a testimoni che la ripudiava “perché non voglio più sentire le sue maldicenze né le sue malvagità nei miei riguardi”.
Ed era così agitato che non voleva più partecipare alla festa se ci fosse rimasta anche Thorhild. La donna se ne andò via. Gli invitati rimasero, continuarono a bere e ad essere allegri.
Poi Thrain disse: “ Non voglio nascondervi che cosa ho in mente. Vorrei chiederti, Höskuld, figlio di Kol della valle, se sei disposto a darmi in moglie tua nipote Thorgerd?”.
“Non saprei “ rispose Höskuld “ Mi sembra che tu ti sia appena separato dalla moglie che avevi.”e, rivolgendosi a Gunnar, gli domandò : “ Che tipo di uomo è?”.
Gunnar rispose: “ Non dirò nulla perché è mio parente. Parla tu, Njal, che sei una persona di cui tutti possono fidarsi”.
Njal disse: “È un uomo ricco, capace e molto stimato e non c’è nulla che sconsigli di accettare la sua proposta”.
Höskuld si rivolse anche a Hrut: “Che cosa ne pensi?”.
Hrut rispose: “ Puoi accettare la proposta, perché è un buon matrimonio”.
Allora cominciarono a discutere le clausole del contratto matrimoniale e si misero d’accordo. Fatto questo, Gunnar e Thrain si alzarono e si avvicinarono al palchetto. Gunnar chiese alla madre e alla figlia se accettavano queste clausole. Esse risposero che non avevano nulla da obiettare e così Hallgerd fidanzò sua figlia.
Furono cambiati i posti delle donne e Thorhalla fu messa a sedere tra le due spose.
La festa continuò con grande allegria.
Alla fine Höskuld e i suoi si diressero verso ovest, mentre la gente del Rangarvell ritornò alle sue dimore. Gunnar distribuì molti bei doni e fu assai lodato per questo.
Hallgerd prese in mano la gestione della casa e si dimostrò energica e generosa nello spendere.
Thorgerd si installò nella casa di Grjotà e si dimostrò una buona moglie.
Note
1) Il periodo in cui si svolgono le nozze di Gunnar dovrebbe situarsi, secondo la saga, negli anni immediatamente successivi al 970 d. C., visto che tali nozze hanno luogo quando Gunnar ritorna dalla Norvegia, dove è stato ospite di Hakon Jarl che ha appena assunto il potere in tale paese. Poiché la sposa ha avuto dal secondo marito una figlia che ha già quattordici anni e le donne dell’epoca si sposavano in genere appena giunte alla pubertà, se ne deve dedurre che la sposa , Hallgerd, abbia un po' più di trent'anni. Se consideriamo che Olaf il Pavone nacque intorno al 941-942 d.C. e che Hallgerd era un po’ più anziana di Olaf, le date coinciderebbero. Come si è già rilevato, è più difficile salvare la coerenza cronologica rispetto a Hrut, di cui la Laxdaela Saga ci dice che aveva quasi ottant’anni quando Kjartan, che morì nel 1004 d.C. all’età di trentatre anni, era ancora bambino, cioè intorno al 975 d.C. Infatti, se si parte dalla cronologia della Laxdaela Saga Hrut dovrebbe essere nato nel primo o al più tardi nel secondo decennio del X° secolo, aver servito in Norvegia intorno al 935 d.C., essersi sposato con Unn, figlia di Mord il suonatore, intorno al 940 d.C.
Di conseguenza appare inaccettabile la cronologia della saga di Njals che ci dà Hrut, ancor giovane, alla corte di Harald Grafell, che regnò sulla Norvegia solo a partire dal 960 d.C., nello stesso periodo in cui vi sarebbe stato presente, secondo la Laxdaela, il nipote Olaf Höskuldson. La saga di Njals ci presenta inoltre un’incongruenza interna perché se Hrut faceva ancora parte delle truppe scelte del re di Norvegia negli anni intorno al 960 e le nozze di Gunnar ebbero luogo intorno al 970, sembra improbabile che, dopo il suo divorzio da Unn che avvenne parecchi anni prima del matrimonio di Gunnar, non avesse più la vigoria fisica per affrontare un duello.
La coerenza sarebbe ristabilita supponendo che Hrut avesse divorziato da Unn intorno al 945 e che fosse poi sfidato da Gunnar una ventina d’anni dopo, cioè intorno al 965, quando Hrut avrebbe avuto circa 55 anni e lo sfidante Gunnar 25 o 30.
2) Thrain Sigfusson ed i suoi sei fratelli ( Ketil, Thorkel, Mord, Lambi, Simund e Sigurd) sono menzionati unicamente nella saga di Njal. Egli abitava la fattoria di Griotà nella regione del Fljotshlid a poca distanza da Hlidarend. Erano tutti zii di Gunnar, la cui madre Rannveig era anche lei figlia di Sigfus.
3) Ketil, il secondogenito di Sigfus, abitava la fattoria di Mörk sulla riva orientale del Markarfljot.
4) Valgard il grigio, suo fratello Ulf Aurgodi e suo figlio Mörd abitavano a Hof sul fiume Rangà ad ovest di Hlidarend. Ingjald abitava anche lui sul fiume Rangà a Keldur. Runolf, figlio di Ulf, aveva una fattoria a Dal, nella valle del Markarfljot.
5) Thor Thorgeirsson, fratello di Njal, abitava con i suoi figli più ad oriente, presso la costa, nella zona dell’Eyafjöll e gestiva la fattoria di Holt.
6) Haf il saggio ( Hafir hin spaki) è citato nei capitoli 115 e 122 della Saga di Njal come parente di Runolf della valle.
Capitolo 35
Gunnar e Njal erano grandi amici ed avevano preso l’abitudine di festeggiare insieme, ora a casa dell’uno ora a casa dell’altro, il solstizio d’inverno. Quell’anno toccava a Njal ospitare l’amico e Gunnar si recò perciò con Hallgerd a Bergthorhvol. Helgi e sua moglie non erano in casa. Njal accolse cordialmente gli ospiti.Erano ormai seduti da un po’di tempo quando ritornarono Helgi e Thorhalla.
Berghtora salì sul palchetto seguita da Thorhalla ed invitò Hallgerd a spostarsi per cedere il posto a quest’ultima.
“Non mi sposto affatto.”replicò Hallgerd “Io non sono la poveraccia che si siede negli angoli”.
“Sono io che comando qui” tagliò corto Bergthora e fece sedere Thorhalla al posto di Hallgerd.
Quando Bergthora portò a tavola la bacinella con l’acqua per lavarsi le mani, Hallgerd le prese una mano ed osservò: “Non si può davvero dire chi sia meglio fra te e tuo marito: tu hai le dita deformate e lui è privo di barba”.
“È vero” ammise Bergthora “ma, nonostante questo, andiamo d’accordo. Tu,invece, hai fatto uccidere tuo marito Thorvald, anche se aveva la barba.”
“Mi serve a poco” si lamentò Hallgerd” essere sposata con l’uomo più valoroso d’Islanda, se tu, Gunnar, non vendichi subito questo insulto.”
Ma Gunnar, alzatosi di scatto, si allontanò dalla tavola e le rispose: “ Adesso,ritorniamo a casa. Sarebbe meglio che tu litigassi con i tuoi domestici, anziché far scenate quando siamo ospiti da altri. Io devo essere grato a Njal per molte cose e non mi guasterò di certo con lui a causa delle tue bizze.”
Mentre se ne stavano andando Hallgerd disse: “Ricordati, Bergthora, che non finirà così”.
“Non me ne importa niente” le rispose Bergthora, senza scomporsi.
Gunnar non disse nulla e ritornò a Hlidarend, dove trascorse tutto l’inverno.
Con l’arrivo dell’estate, si avvicinò la data della grande assemblea.
Note
1) Il solstizio d'inverno ("jul") era celebrato dai Vichinghi con grandi festeggiamenti.
2) L'abitudine di porgere ai commensali una bacinella d'acqua affinché si lavassero la mani era diffusa in tutta l'Europa ( si veda il racconto XL del Novellino). Ci si può tuttavia domandare se la bacinella fosse fatta girare prima o dopo il pasto. Le scarse preoccupazioni igieniche dell'epoca mi inducono a dubitare della prima ipotesi e a propendere invece per la seconda. Non essendo conosciuto in quei secoli l'uso delle forchette, i cibi- che consistevano soprattutto in porzioni di carne - venivano portati alla bocca con le mani, che dovevano quindi essere lavate alla fine del pasto.
Capitolo 36
Gunnar si recò all’assemblea, ma, prima di partire, ammonì Hallgerd: “ Comportati bene, mentre io sarò fuori casa, e non assumere atteggiamenti antipatici nei confronti dei miei amici”.
“Che vadano al diavolo” rispose Hallgerd.
Gunnar si rese conto che era inutile discutere con lei e partì per l’assemblea. Anche Njal e tutti i suoi figli parteciparono all’assemblea di quell’anno.
Dobbiamo ora raccontare che cosa accadde mentre erano via. Njal e Gunnar erano comproprietari di un bosco nella zona di Raudaskrid. Non avevano proceduto alla divisione ed avevano l’abitudine di tagliare e raccogliere ciascuno la legna di cui avevano bisogno senza disputarsi al riguardo.
Il fattore di Hallgerd si chiamava Kol. Era al suo servizio da lungo tempo ed era una persona particolarmente cattiva.
Njal e Bergthora avevano un servo di nome Svart, al quale erano molto affezionati.
Un giorno Bergthora mandò Svart a tagliar legna nel bosco di Raudaskrid, promettendogli che avrebbe poi inviato degli uomini per raccoglierlo e portarlo a casa.
Svart disse che era pronto ad eseguire l’ordine. Si recò a Raudaskrid e cominciò a tagliar legna. Prevedeva di restare sul posto circa una settimana.
Alcuni vagabondi giunsero a Hlidarend in provenienza dal Markarfljot e riferirono che avevano visto Svart nel Raudaskrid, mentre tagliava legna con grande energia.
“Bergthora sta cercando di derubarmi alla grande” osservò Hallgerd” ma io farò in modo che Svart smetta di tagliar legna in futuro”.
La madre di Gunnar, Rannveig, la sentì e disse: “ Qui c’erano finora delle donne che non hanno mai avuto bisogno di far ammazzare la gente per essere buone padrone di casa”.
Passò la notte ed all’alba Hallgerd andò da Kol e gli disse, porgendogli un’ascia: “Ho pensato ad un incarico per te. Va’ fino a Raudaskrid. Ci troverai Svart”.
“Che cosa dovrei fargli?” domandò Kol.
“ Un farabutto come te mi domanda cosa deve fargli ?.” replicò Hallgerd “ Ammazzalo!”.
“Sarei pur disposto a farlo” osservò Kol ”ma è probabile che paghi questo gesto con la mia testa”.
“Quante storie” concluse Hallgerd” e quale modo di comportarsi dopo tutto quello che io ho fatto per te non so quante volte. Vuol dire che cercherò un altro per occuparsi di ciò che tu non hai il coraggio di fare”.
Pieno di rabbia, Kol afferrò l’ascia, saltò su uno dei cavalli di Gunnar e cavalcò finché giunse ad est, sul Markarfljiot. Scese di sella e rimase nascosto nel bosco finché gli uomini non ebbero portata via la legna e Svart non rimase solo.
Kol si gettò su di lui urlando: “ Ci sono molti che sanno usare l’accetta meglio di te” e gli calò l’ascia sulla testa ferendolo mortalmente. Poi, risalito a cavallo, tornò a casa ed informò Hallgerd dell’assassinio.
“Molto bene” gli disse Hallgerd “Farò in modo che non ti succeda niente”.
“Può essere” le rispose Kol “ma, prima di ucciderlo, ho fatto un sogno che mi indicava il contrario”.
Quando gli uomini di Njal ritornarono nel bosco trovarono Svart morto e lo riportarono a casa.
Hallgerd mandò un messaggero all’assemblea per riferire dell’uccisione a Gunnar, che non espresse alcuna critica a sua moglie in presenza dell’uomo e non lasciò trasparire se approvasse o meno la cosa. Dopo un po’ di tempo si levò e chiese ai suoi uomini di accompagnarlo fino al padiglione di Njal. Quando vi giunsero, Gunnar inviò dentro un uomo a pregare Njal di uscire. Njal venne subito fuori e Gunnar cominciò a parlargli.
“Devo riferirti di un omicidio “ gli disse “ Mia moglie Hallgerd ha fatto uccidere il tuo servo Svart dal nostro fattore Kol”.
Njal rimase in silenzio mentre Gunnar gli raccontava ciò che era accaduto, poi osservò: “ Non devi permettere che tua moglie cominci a fare tutto quello che vuole”.
Gunnar gli propose: “ Decidi tu stesso il risarcimento dovuto”.
Njal gli rispose: “ Non ti sarà facile riparare tutti i misfatti di Hallgerd e la prossima volta il danno sarà maggiore di adesso. Per il momento siamo coinvolti solo noi due – anche se la cosa non è affatto simpatica – e dobbiamo ricordarci in questa occasione che siamo stati buoni amici per lungo tempo. Io sono sicuro che tu saprai tenere il giusto comportamento, ma temo che dovrai attraversare momenti molto difficili”.
Njal accettò di decidere egli stesso il risarcimento, come gli aveva proposto Gunnar, e disse: “Per questa volta non sarò troppo severo: pagami dodici once d’argento. Ma desidero che, se i miei dovessero fare qualcosa per cui tu abbia diritto di esigere riparazione, tu ti impegni a non chiedermi un risarcimento più elevato”.
Gunnar rispose che ciò gli pareva giusto. Pagò l’ammenda e ritornò a casa.
Njal ed i suoi figli ritornarono dall’assemblea. Bergthora vide il denaro ed osservò: “ È una cifra ragionevole. Potremo tranquillamente pagarla per Kol quando verrà la sua ora”.
Gunnar ritornò a casa dall’assemblea e rimproverò Hallgerd. Ella replicò che uomini più importanti di Svart erano stati uccisi senza che per il loro omicidio fosse pagata un’ammenda. Gunnar le rispose che lei poteva fare quel che voleva, ma che toccava a lui decidere se pagare o no un‘ammenda.
Hallgerd si vantava spesso di aver fatto ammazzare Svart e Bergthora non ne era per nulla contenta.
Njal ed i suoi figli erano andati a Thorolfsfell per occuparsi della fattoria che avevano in quel luogo. Quello stesso giorno Bergthora, uscita nel cortile di casa, vide passare accanto alla fattoria un uomo su un cavallo nero. Invece di rientrare in casa, rimase a guardarlo. Era un uomo che non conosceva. Teneva in mano una lancia ed aveva alla cintura una spada corta. Bergthora gli domandò chi fosse.
“Mi chiamo Atli” rispose l’uomo.
Quando Bergthora gli chiese da dove provenisse, rispose: “Sono originario dei fiordi dell’Est”.
“Dove stai andando?” gli domandò Bergthora.
“Sono disoccupato” rispose l’uomo” e volevo vedere Njal o Skarphedin per sapere se hanno un lavoro da darmi”.
“Che cosa sai fare?”.
“ Sono un contadino” rispose l’uomo”, ma so anche fare molte altre cose. Tuttavia non intendo nasconderti che ho un cattivo carattere e che molte persone hanno già dovuto bendarsi le ferite per causa mia”.
“Non considererò a tuo sfavore “ rispose la donna “il fatto che tu sia uno che non ha paura di combattere”.
Atli le domandò: “ Tu sei qualcuno che può decidere qualcosa qui?”.
“Sono la moglie di Njal” rispose Bergthora” e posso assumere un garzone proprio come può fare lui”.
“Mi darai un lavoro?” le chiese Atli.
“Dipende. Ti darò una possibilità se sarai disposto a fare tutto ciò che ti chiederò di fare, anche ad uccidere”.
“Hai tua disposizione tanti uomini “ osservò Atli” che non hai certo bisogno di me per questo tipo di lavoro”.
“Sono io che fisso le condizioni dell’assunzione” rispose la donna.
“Se non si può far altro, allora va bene così” disse Atli e fu assunto come garzone.
Njal ed i suoi figli tornarono a casa e Njal domandò a Bergthora chi fosse quell’uomo che non aveva mai visto prima.
“È il nostro nuovo garzone “ rispose Bergthora “L’ho assunto io. M’ha detto che se la cava bene con i lavori manuali”.
“Sarà certamente uno capace di fare lavori importanti” disse Njal dubbioso” ma non sono sicuro che ci farà un buon lavoro”.
Skarphedin trovò Atli simpatico.
L’estate successiva Njal e i suoi figli si recarono all’assemblea, alla quale partecipava anche Gunnar. Un giorno Njal tirò fuori una borsa di denaro che aveva portato da casa. “A che cosa ti servono questi soldi, papà?” gli domandò Skarphedin. “Sono i soldi che Gunnar mi ha pagato per il servo che ci hanno ucciso l’estate scorsa” rispose Njal. “Può darsi che ci tornino utili” fece Skarpedin con un mezzo sorriso.
Note
1) Il commento islandese alla saga di Njal ricorda che il “manngjöld” (l’ammenda dovuta per l’uccisione di un uomo) corrispondeva a tre marchi d’argento per uno schiavo e a sei marchi d’argento per un uomo libero. Un marco corrispondeva a 8 once "(aurar") d'argento. Un'ammenda fissata a 12 once d'argento ( 324 grammi) era dunque pari ad un marco e mezzo ed era perciò inferiore al minimo previsto dalla legge.
Capitolo 37
A casa di Njal un giorno Atli chiese a Bergthora che lavoro dovesse fare durante la giornata.
“Ho trovato un lavoro che fa proprio per te” rispose Bergthora “ Va’ in cerca di Kol e, non appena l’avrai trovato, uccidilo, se vuoi fare ciò che io ti comando”.
“È giusto che finisca così” disse Atli “ perché Kol ed io siamo entrambi dei farabutti. Quando ci incontreremo, uno solo di noi ne uscirà vivo”.
“Datti da fare” concluse Bergthora “ e non avrai lavorato per nulla”.
Atli andò a prendere le sue armi ed il suo cavallo e partì. Cavalcò fino a Fljotshlid ed incontrò là degli uomini che venivano da Hlidarend e che erano diretti a Mork, nelle regioni orientali, dove vivevano. Chiesero ad Atli dove stesse recandosi ed egli rispose che andava in cerca di un cavallo da tiro che s’era smarrito.
I viaggiatori osservarono che era un incarico da poco per un lavoratore come lui ed aggiunsero che avrebbe fatto bene a “chiedere informazioni a quelli che erano stati svegli tutta la notte”.
“Chi erano queste persone?” domandò Atli.
“ Kol l’uccisore, il servo di Hallgerd, non ha dormito per tutta la notte e proprio ora è uscito dall’ovile”.
“Non so se mi conviene cercarlo” fece Atli “È un tipaccio e so che altri che l’hanno incontrato sono finiti male”.
“Dal tuo sguardo non ci sembri uno che ha paura” risposero e gli indicarono la via per giungere da Kol.
Atli spronò il cavallo e lo mise al gran galoppo.
Quando incontrò Kol, gli domandò: “ Allora, hai lavorato bene come cavallo da tiro ?”.
“Non sono affari che riguardino un cialtrone come te “ rispose Kol “ né quelli che stanno là dove tu abiti”.
“Hai ancora da affrontare il lavoro più difficile “ replicò Atli “morire”.
Detto questo lo colpì al petto con la lancia. Nello stesso tempo Kol gli scagliò contro l’ascia, ma lo mancò. Kol cadde dal cavallo e morì.
Atli cavalcò finche trovò un gruppo di garzoni di Hallgerd e disse loro: “ Andate a cercare il cavallo di Kol e prendetevene cura. Il suo padrone è caduto giù di sella ed è morto”.
“Sei tu che l’hai ammazzato?” gli chiesero.
“ Hallgerd vedrà certamente che non si tratta di un suicidio” rispose Atli.
Poi ritornò a casa e riferì l’accaduto a Bergthora che lo ringraziò sia per l’atto che aveva compiuto sia per le parole che aveva detto.
“Non so che cosa ne penserà Njal” osservò Atli.
“Me ne occuperò io” rispose la donna” ma, per averne un’idea, ti posso già riferire che ha portato con sé all’assemblea il denaro che ci era stato pagato l’estate scorsa. Si vede che prevedeva che avrebbe dovuto usarlo come risarcimento per l’uccisione di Kol. Ma anche se ci sarà un accordo dovrai stare attento perché Hallgerd non ne terrà alcun conto”.
“Manderai qualcuno da Njal ad informarlo dell’omicidio?” domandò Atli.
“No” rispose Bergthora “ Preferirei che per l’uccisione di Kol non fosse pagato alcun risarcimento”.
Così terminò la conversazione.
Hallgerd fu informata dell’uccisione di Kol e dei commenti di Atli e disse che gliel’avrebbe fatta pagare. Nel frattempo, inviò un messaggero all’assemblea per informare Gunnar dell’omicidio. Gunnar fece pochi commenti ed inviò un uomo ad informarne Njal, che non disse nulla.
Skarphedin osservò: “ I nostri servi sono diventati molto più violenti di una volta. Un tempo si scazzottavano ben bene e tutto finiva lì, ma adesso si ammazzano” e sogghignò.
Njal prese la borsa dei soldi, che aveva appeso nel padiglione, ed uscì, accompagnato dai figli per recarsi da Gunnar.
Skarphedin disse all’uomo che stava di guardia sulla soglia del padiglione: “ Riferisci a Gunnar che mio padre desidera parlargli”.
L’uomo riferì a Gunnar, che uscì subito fuori ed accolse amichevolmente Njal ed i suoi figli.
Cominciarono a parlare.
“Mi dispiace “ disse Njal “ che mia moglie abbia violato il nostro accordo e fatto uccidere il tuo servo.”
“Aveva delle ragioni per farlo” ammise Gunnar.
“Adesso tocca a te decidere il risarcimento” concluse Njal.
“Lo farò subito” rispose Gunnar” Attribuisco a Kol lo stesso valore che tu avevi attribuito a Svart: dodici once d’argento”.
Njal prese la borsa coi soldi e la porse a Gunnar, il quale notò che i lingotti d’argento erano gli stessi che lui aveva pagato a Njal l’anno precedente. Njal ritornò alla propria tenda ed i rapporti tra di loro tornarono come prima.
Quando Njal tornò a casa rimproverò Bergthora, ma questa gli rispose che non l’avrebbe mai data vinta a Hallgerd.
Hallgerd serbò rancore a Gunnar per aver accettato il risarcimento, ma Gunnar le rispose che non avrebbe mai litigato con Njal e con i suoi figli e Hallgerd se ne andò via furiosa. Gunnar non ci fece caso.
Gunnar e Njal stettero attenti per far sì che il resto dell’anno passasse senza incidenti.
Note
1) Atli non si preoccupa di nascondere lo scopo della sua missione, che i viandanti intuiscono immediatamente. Che bisogno c'era di inviare un uomo adulto e robusto, armato di una lancia, alla ricerca di un animale smarrito, quando un giovane garzone avrebbe potuto occuparsi altrettanto bene di questa incombenza? La loro risposta alla domanda di Atli dimostra che sono al corrente dell'astio tra Bergthora e Hallgerd e che hanno notato l'inquietudine di Kol, il quale non ha dormito per tutta la notte temendo un attacco di sorpresa.
Capitolo 38
Giunta la primavera, Njal chiamò Atli e gli disse: “ Vorrei che tu partissi per i fiordi dell’est, in modo che non fosse Hallgerd a decidere quanto tempo devi ancora vivere”.
“Non ho paura di questo “ rispose Atli” e, se mi consenti di scegliere, preferirei rimanere qui”.
“Non è una decisione prudente da parte tua “ osservò Njal.
“Preferisco morire al tuo servizio che cambiare padrone” rispose Atli “ ma vorrei pregarti, se dovessi essere ucciso, di non accontentarti per me del risarcimento previsto per i servi.”.
“Chiederò per te il risarcimento previsto per un uomo libero” rispose Njal “ e sta’ pur sicuro che Bergthora prometterà di vendicarti col sangue e manterrà la parola”.
Atli continuò quindi a lavorare come garzone in casa di Njal.
Nel frattempo Hallgerd aveva mandato, all’insaputa di Gunnar, un uomo nel Bjarnarfjord a cercare Brynjolf il litigioso, figlio di Svan il veggente, che era un pessimo soggetto e a dirgli che avrebbe potuto essere utile nella fattoria di Gunnar come sorvegliante dei lavori agricoli. Quando Brynjolf arrivò dall’ovest, Gunnar gli chiese che cosa fosse venuto a fare, Brynjolf rispose che era venuto a lavorare con lui.
“Se mi baso su quel che ho sentito dire a tuo riguardo, non credo che il tuo acquisto sarà molto vantaggioso per me” osservò Gunnar” ma non sarò io a cacciar via uno dei parenti di mia moglie, se lei desidera averlo presso di sé”.
Gunnar non gli dava molta confidenza, ma non era scortese con lui.
Giunse così l’ora dell’assemblea generale. Gunnar vi ci si recò insieme a Kolskegg e laggiù trovarono anche Njal ed i suoi figli, con i quali si incontravano spesso e trascorrevano piacevolmente il tempo.
A casa, un giorno, Bergthora disse ad Atli :“ Va’ fino a Thorolfsfell e rimani là una settimana”. Egli partì e rimase là da solo, bruciando legna nel bosco per fare carbone.
Hallgerd disse a Brynjolf: “ Mi hanno riferito che Atli non è alla fattoria. Probabilmente sta lavorando a Thorolfsfell”.
“Che cosa sta facendo?” chiese Brynjolf.
“ Qualcosa nel bosco, ma non lo so precisamente” rispose Hallgerd.
“Ed io che cosa dovrei fare con lui?” domandò Brynjolf.
“Ammazzarlo” rispose Hallgerd.
Brynjolf rimase in silenzio.
“Thjostolf, se fosse ancora vivo, non ci avrebbe pensato su nemmeno un attimo ad uccidere Atli”.
“D’ora in poi non sarà più necessario che tu mi rimproveri così brutalmente” replicò Brynjolf.
Prese le armi, saltò a cavallo e galoppò verso Thorolfsfell. Ad est della fattoria vide levarsi una spessa fumata. Cavalcò in quella direzione, scese di sella, legò il cavallo e si diresse verso il punto in cui il fumo era più denso. Vide una fornace in cui bruciava la legna per fare il carbone ed accanto ad esso un uomo, che aveva piantato vicino a sé nel terreno una lancia. Brynjolf si avvicinò in mezzo al fumo all’uomo, il quale era così intento al suo lavoro che non si accorse del suo sopraggiungere. Brynjolf lo colpì alla testa con l’ascia. Sebbene ferito Atli fece uno scatto tale che Brynjolf perse la presa sul manico dell’ascia. Atli afferrò la lancia e gliela scagliò contro, ma Brynjolf si gettò a terra e la lancia gli passò sopra.
“Sei stato fortunato che io non mi sia accorto che ti stavi avvicinando” gli disse Atli “ ed Hallgerd sarà contenta quando le riferirai che sono morto. Ma mi conforta l’idea che anche tu farai tra poco una brutta fine. Adesso vieni a riprenderti l’ascia che mi hai piantato nella testa”.
Brynjolf non rispose nulla ed attese che Atli fosse morto per riprendersi l’ascia. Poi si diresse a Thorolfsfell a dire che aveva ucciso Atli ed in seguito ritornò a Hlidarend e riferì tutto a Hallgerd.
Hallgerd inviò un uomo a Bergthorshvol per informare Bergthora che Kol era stato vendicato.
Poi mandò un messaggero anche all’assemblea per informare Gunnar dell’uccisione di Atli.
Gunnar e Kolskegg si alzarono.
“I parenti di Hallgerd” osservò Kolskegg” non ti recano davvero molto vantaggio”.
Si recarono da Njal. Gunnar gli disse: “ Devo informarti dell’uccisione di Atli” e gli spiegò chi l’aveva ucciso. “Voglio pagarti un risarcimento e desidero che sia tu a fissarlo”.
Njal rispose: “ Ci eravamo messi d’accordo per non litigare su queste cose, ma non posso valutare Atli come se fosse stato un servo”.
Gunnar disse che era d’accordo e gli porse la mano. Njal fece chiamare dei testimoni e fissarono le condizioni per risolvere la questione con un indennizzo.
Skarphedin osservò: “Hallgerd non permette ai nostri servi di morire di vecchiaia”.
Gunnar gli rispose: “Temo che tua madre ora penserà di doversi vendicare”
“Questo è certo” fece Njal.
Njal fissò allora un risarcimento di cento once d’argento che Gunnar pagò subito, anche se molti dei presenti espressero l’idea che fosse un indennizzo piuttosto alto. Gunnar si irritò ed osservò che indennizzi elevati erano già stati pagati per persone che non valevano di più di Atli. Dopo di ciò tutti ritornarono alle loro case.
Quando vide il denaro, Bergthora disse a Njal:” Se tu pensi di aver mantenuto la tua promessa, ora tocca a me mantenere la mia”.
“Non è necessario” le rispose Njal.
“Ma tu pensi che io la manterrò ed hai ragione” concluse Bergthora.
Hallgerd domandò a Gunnar: “ È vero che hai pagato cento once d’argento per Atli, l’indennizzo dovuto per un uomo libero?”.
“Era già un uomo libero” rispose Gunnar “e non sarò io a negare un risarcimento per coloro che sono alle dipendenze di Njal”.
“È molto facile risolvere le questioni fra te e Njal. Siete tutti e due molli” disse Hallgerd.
“Questo resta da vedere” replicò Gunnar.
Poi Gunnar non le parlò più per lungo tempo, finché lei divenne più arrendevole.
L’inverno passò senza incidenti. In primavera Njal non assunse nessun nuovo garzone. In estate gli uomini si recarono di nuovo all’assemblea
Note
1) Atli prega Njal di esigere per lui, se sarà ucciso, il risarcimento previsto dalla legge nel caso di assassinio di un uomo libero.Ciò lascia pensare che, sebbene la legge prevedesse astrattamente determinati importi, l’importo effettivo che si riusciva ad ottenere dipendesse anche da altre circostanze, quali la potenza dell’assassino e la determinazione della persona che chiedeva il risarcimento. Nella zona grigia composta da servi, liberti e braccianti, liberi ma nullatenenti, poteva accadere che, per un bracciante, il padrone si accontentasse di un risarcimento inferiore a quello dovuto per un uomo libero.
2) La famiglia di Njal possedeva una seconda fattoria chiamata Thorolfsfell (letteralmente: “la roccia di Thorolf”, che aveva evidentemente preso il nome dal nonno di Njal, Thorolf.
3) Brynjolf era cugino di Hallgerd, in quanto figlio di Svan, che era fratello di Jorunn, figlia di Björn e madre di Hallgerd.
4) Troviamo in questo capitolo un’interessante notazione psicologica. Pur essendo violento e litigioso, Brynjolf non ha il temperamento di un assassino. Egli mostra quindi scarso entusiasmo per l’incarico affidatogli da Hallgerd, la quale è costretta a incitarlo con veemenza.
5) Il particolare della lancia piantata in terra accanto fornace dimostra che Atli si aspettava un attacco.Ciononostante, viene colto in un momento di distrazione che gli è fatale.
Capitolo 39
C’era un uomo chiamato Thord, che era figlio di uno schiavo liberato. Suo padre Sigtrygg era stato schiavo di Asgerd, che lo aveva in seguito affrancato, ed era morto annegato nel Markarfljot. Da allora Thord aveva abitato con Njal. Era un uomo molto robusto e di alta statura ed aveva allevato tutti i figli di Njal. Thord faceva l’amore con una parente di Njal, Gudfinna, figlia di Thorolf, che lavorava in casa di Njal e che, in quel periodo, era incinta.
Bergthora andò a parlargli e gli disse: “Devi andare ad uccidere Brynjolf, il parente di Hallgerd”.
“Non ho mai ucciso nessuno” disse Thord” ma, se proprio vuoi, sono pronto a farlo”.
“Te lo chiedo” rispose Bergthora.
Allora Thord saltò a cavallo, galoppò fino a Hlidarend, chiamò Hallgerd fuori di casa e le domandò dove era Brynjolf.
“Che cosa vuoi da lui” chiese Hallgerd.
Thord rispose: “Voglio che mi dica che cosa ha fatto del cadavere di Atli. Mi hanno riferito che non ha avuto alcun rispetto per il morto”.
Hallgerd gli mostrò la strada e lo informò che Brynjolf si trovava ad Akratunga.
“Sta’ attenta che non gli succeda quello che è successo ad Atli” disse Thord.
“ Tu non sei abituato ad uccidere” replicò Hallgerd” e quindi sono sicura che, quando vi incontrerete non succederà niente”.
“È vero che non ho mai ucciso nessuno” ammise Thord “ e non so come me la caverò”. Detto questo, attraversò al galoppo i prati diretto verso Akratunga.
Rannveig, la madre di Gunnar, aveva ascoltato la loro conversazione e disse ad Hallgerd: “Tu lo hai preso in giro, ma io son sicura che è un uomo coraggioso e temo che il tuo parente se ne accorgerà presto”.
Brynjolf e Thord si incontrarono sul sentiero.
“Difenditi Brynjolf” gli gridò Thord “ Non voglio colpirti a tradimento”.
Brynjolf spronò il cavallo contro Thord e cercò di colpirlo con l’ascia. Thord si difese con la propria ascia e spezzò il manico dell’ascia di Brynjolf proprio sopra la mano, poi colpì subito una seconda volta e questa volta la lama penetrò profondamente nel petto di Brynjolf. Brynjolf cadde dal cavallo e morì in pochi istanti.
Thord incontrò uno dei pastori di Hallgerd, gli raccontò che aveva ucciso Brynjolf, gli indicò dove giaceva il cadavere e gli disse di informare Hallgerd dell’accaduto. Poi ritornò a Bergthorshvol e raccontò tutto a Bergthora ed agli altri presenti.
“Siano benedette le tue mani” gli disse Bergthora.
Il pastore riferì l’uccisione di Brynjolf a Hallgerd, che ne fu molto rattristata e promise che, se avesse potuto, si sarebbe vendicata.
Note
1) Thord era figlio di Sigtrygg, uno schiavo che era stato liberato dalla madre di Njal, Asgerd.
Capitolo 40
Quando la notizia giunse all’assemblea, Njal se la fece ripetere tre volte, poi osservò: “ Gente che non mi sarei mai aspettato si è messa ad uccidere”.
Skarphedin, da parte sua, osservò: “L’uomo che è stato ucciso dal nostro padrino, che non aveva mai ammazzato nessuno finora, era comunque condannato a morire presto e credo che molti si aspettassero che lo avremmo ammazzato noi, dato il nostro temperamento”.
"Verrà presto il tuo turno” disse Njal “ed allora sarai obbligato ad uccidere”.
Poi andarono a trovare Gunnar e gli riferirono dell’uccisione.
“Non è una gran perdita” osservò Gunnar “ ma era un uomo libero”.
Njal gli offrì un risarcimento. Gunnar accettò e disse che ne avrebbe fissato egli stesso l’ammontare.
Lo fissò subito a cento once d’argento che Njal pagò senza obiezioni. Così fu risolta la questione.
Capitolo 41
Sigmund, figlio di Lambi e nipote di Sighvat il rosso, era un uomo alto e robusto, simpatico e di buone maniere, ed aveva viaggiato molto. Era ambizioso, abile in poesia ed eccellente nelle attività sportive, ma era anche molto litigioso, pronto di lingua e prepotente.
Sbarcò ad est nel fiordo di Horn con il suo amico svedese Skjöld, persona di brutto carattere. Si procurarono dei cavalli e, usciti dal fiordo, viaggiarono verso est, senza sostare, finché non giunsero a Hlidarend nel Fljotshlid, dove Gunnar accolse cordialmente Sigmund, perché era suo parente stretto, e gli offrì ospitalità per l’inverno.
Sigmund rispose che avrebbe accettato l’offerta se fosse stato ospitato anche il suo amico Skjöld..
“Mi è stato riferito”obiettò Gunnar”che è uno che asseconda i tuoi difetti, sebbene tu abbia invece bisogno di qualcuno che ti corregga, e questo potrebbe creare dei problemi. Ti consiglierei soprattutto, caro parente, di non fare ciò che ti chiederà mia moglie Hallgerd, perché molte delle sue iniziative non corrispondono ai miei desideri”.
“Hai fatto bene ad avvisarmi” rispose Sigmund.
“Allora, ricordati del mio consiglio” gli disse Gunnar” Sarai spesso tentato, ma sta’ vicino a me e segui le mie istruzioni”.
Essi furono quindi ospiti di Gunnar.
Hallgerd era particolarmente gentile con Sigmund, fino al punto di regalargli dei soldi e di trattarlo con riguardo quasi pari a quello che usava con il proprio marito. Molti se ne accorsero e parlavano di ciò, senza riuscire a capire che cosa bollisse in pentola.
Un giorno, Hallgerd si lamentò con Gunnar:” Perché ti sei accontentato di cento once d’argento come risarcimento per l’uccisione di mio cugino Brynjolf? Lo vendicherò io, se mi sarà possibile”.
Gunnar se ne andò via senza risponderle, ma, incontrato Kolskegg, gli disse: “Va’ da Njal e digli di avvertire Thord che stia attento, perché mi sembra che il patteggiamento cui siamo pervenuti non resisterà lungo”.
Kolskegg montò a cavallo ed andò a parlare con Njal, il quale avvisò Thord. Poi Kolskegg ripartì e Njal lo ringraziò e lo pregò di ringraziare anche Gunnar per la sua leale amicizia.
Un giorno, Njal e Thord erano seduti insieme su una panca dinanzi alla fattoria.
C’era un caprone che aveva l’abitudine di pascolare sul prato antistante, senza che nessuno lo disturbasse.
Ad un certo punto Thord mormorò: “Che cosa strana!”.
“Che cosa c`è che ti sembra strano?” gli domandò Njal incuriosito.
“Mi sembra di vedere il caprone disteso sul prato e tutto coperto di sangue” rispose Thord.
Njal osservò che in quel momento sul prato non c’era né il caprone né alcun’altra cosa.
“Che cosa può significare questo?” gli chiese Thord.
“Deve significare che il tuo destino è segnato perché hai visto lo spirito che ti accompagna. Sta’attento!” gli disse Njal.
“Se il mio destino è segnato” replicò Thord”mi gioverà poco lo stare attento”.
Hallgerd andò a trovare Thrain Sigfusson e gli disse: “Ti considererei veramente un buon genero se tu ammazzassi Thord, il figlio dello schiavo liberato.”
“Non lo farò” rispose Thrain”perché, se lo facessi, susciterei l’ira di mio nipote Gunnar. Inoltre, bisogna stare molto attenti, perché l’uccisione di Thord sarà subito vendicata.”
“Chi la vendicherà? Quel tizio senza barba?”chiese Hallgerd sogghignando.
“Non lui, ma i suoi figli” rispose Thrain.
Poi continuarono a parlare lungamente, a bassa voce, e nessuno fu in grado di dire che cosa stessero complottando.
Un giorno che Gunnar era uscito di casa,ma vi erano rimasti Sigmund ed il suo amico, Thrain venne da Grjotà e,sedutosi su una panca dinanzi alla fattoria, cominciò a parlare con Hallgerd, che gli disse:”Sigmund ed il suo amico Skjöld mi hanno promesso.di uccidere Thord il figlio dello schiavo liberato, anche se è colui che ha allevato il figlio di Njal, e tu, Thrain, mi hai promesso di accompagnarli nella loro impresa, pur senza prendere parte attiva all’uccisione.”
Tutti i presenti confermarono ciò che avevano promesso.
“Adesso vi dirò come dovete fare”disse loro Hallgerd” Dovrete recarvi sino al fiordo di Horn con il pretesto di recuperare un po’di merce e ritornare a casa il giorno in cui si aprirà la grande assemblea, perché, se ritornaste prima, Gunnar vi obbligherebbe ad accompagnarlo all’assemblea. Quando Gunnar, Njal ed i figli di Njal saranno tutti all’assemblea, voi potrete approfittare del momento propizio per ammazzare Thord”.
Essi approvarono il piano e partirono verso est per recarsi al fiordo. Gunnar non ebbe alcun sospetto e si recò all’assemblea.
Njal aveva mandato Thord ad est nella zona dell’Eyjafiöll, dandogli istruzioni di rientrare a casa il giorno successivo, ma Thord non riuscì a tornare in tempo perché il fiume s’era gonfiato molto a causa della pioggia e non poteva essere guadato. Njal lo attese per tutta la giornata, perché aveva pensato di portarlo con sé all’assemblea, poi disse a Bergthora di inviarlo a Thingvellir non appena fosse tornato.Thord arrivò due giorni dopo e Bergthora gli disse di recarsi all’assemblea, ma lo pregò, prima di partire, di passare ancora a Thorolfsfell e di trattenervisi un giorno o due per vedere come andavano le cose in quella fattoria.
Note
1) Sigmund, figlio di Lambi e nipote di Sighvat il rosso, è lontano parente di Gunnar, che è figlio di Rannveig, figlia di Sigfus, figlio di Sighvat il rosso. Pur non avendo alcuna parentela con Hallgerd, Sigmund è circuito e manovrato dalla donna, che sa sfruttare abilmente i suoi difetti di carattere e la sua superficialità.
2) Thrain, figlio di Sigfus, è zio di Gunnar, figlio di sua sorella Rannveig, e cugino di Sigmund, figlio di Lambi, uno dei fratelli di Sigfus
3) Il fiordo di Horn è situato sulla costa sudorientale dell'Islanda, molto lontano da Hlidarend, dove abita Gunnar. Hallgerd invia Sigmund, Skjöld e Thrain a Horn affinché Gunnar non possa portarli con sé all'Assemblea ed essi siano quindi disponibili per la sua vendetta.
4) L'Eyafjöll è una zona vulcanica situata all'estremo sud dell'Islanda.
Capitolo 42
Quando Sigmund ed i suoi compagni ritornarono dalle regioni orientali, Hallgerd li informò che Thord era a casa, ma che sarebbe presto partito per l’assemblea,ed aggiunse che, se non avessero colto subito l’occasione, se lo sarebbero lasciato scappare.
Dei viandanti che giunsero a Hlidarend da Thorolfsfell riferirono a Hallgerd che Thord si trovava a Thorolfsfell. Hallgerd chiamò Thrain e Sigmund e disse loro: “Thord si trova ora a Thorolfsfell.Dovete aspettarlo sulla via del ritorno ed ucciderlo”.
“Lo faremo”le rispose Sigmund.
Uscirono, montarono a cavallo ed andarono incontro a Thord.
Sigmund disse a Thrain:”Non ci sarà bisogno che tu intervenga. Basteremo io e Skjöld a sbrigare la faccenda.”
“Per me va benissimo” gli rispose Thrain.
Poco dopo, incontrarono Thorn e Sigmund gli intimò: “Getta via le armi, perché sei destinato a morire.”
“Neanche per sogno.”replicò Thord” Fatti avanti!”
“Saremmo stupidi se non approfittassimo del fatto che siamo più numerosi” osservò Sigmund”,ma capisco ora perché Skarphedin è così coraggioso visto che si dice che un quarto del carattere è forgiato dal modo in cui uno viene allevato.”
“Dici proprio la verità”gli rispose Thord” perché Skarphedin non mancherà di vendicarmi”.
Allora gli si gettarono addosso e Thord si difese così bene che spezzò le punte di entrambe le loro lance. Poi però Skjöld gli tagliò un braccio con la spada ed egli continuò a difendersi per qualche tempo con l’altro braccio finché Sigurd non lo trafisse. Thord cadde a terra morto ed i suoi avversari lo seppellirono sotto un cumulo di torba e di sassi.
“Abbiamo agito male”disse Thrain “ ed i figli di Njal la prenderanno male non appena ne saranno informati”.
In seguito ritornarono a casa e riferirono quanto avevano fatto a Hallgerd, che ne fu molto soddisfatta.
Rannveig, la madre di Gunnar, osservò: “Si dice, Sigmund, che dura poco la gioia del colpire, e questo caso non farà eccezione. Questa volta Gunnar s’occuperà di sistemare le cose. Ma se ti lascerai trascinare da Hallgerd in un’ altra faccenda di questo tipo, sarà la tua fine”.
Hallgerd mandò un messaggero a Bergthorshvol per informare Bergthora dell’uccisione di Thord e ne inviò un altro all’assemblea per avvertire Gunnar. Bergthora disse che, di fronte ad un fatto così grave non ci si poteva accontentare di rispondere a Hallgerd con male parole.
Capitolo 43
Quando il messaggero giunse all’assemblea e comunicò la notizia dell’assassinio a Gunnar, questi esclamò: “Ciò che è accaduto è male e non avrei veramente potuto ricevere una peggiore notizia.Adesso dovrò di nuovo recarmi da Njal e sperare che sia ancora una volta disposto ad una transazione, anche se questa volta è stato gravemente provocato”.
Andò quindi a trovare Njal e lo invitò ad uscire dalla tenda per parlargli. Njal uscì incontro a Gunnar ed i due discussero a lungo, senza alcun testimone tranne Kolskegg.
“Ti porto brutte notizie” esordì Gunnar “Hanno ucciso Thord il figlio del tuo schiavo liberato. Intendo proporti di fissare tu stesso l’ammontare del risarcimento”.
Njal tacque per un lungo istante, poi rispose: “ È una buona proposta e sono pronto ad accettarla, ma sarò probabilmente biasimato da mia moglie e dai miei figli ai quali questa decisione non piacerà per niente. Eppure corro questo rischio perché so di aver a che fare con un uomo d’onore e non voglio essere io la causa di una rottura della nostra amicizia”.
“Preferisci che qualcuno dei tuoi figli partecipi al nostro accordo?” gli domandò Gunnar.
“No” disse Njal” perché i miei figli non rinnegheranno ciò che io ho deciso, mentre, se fossero presenti ora, solleverebbero molte obiezioni”.
“Va bene” disse Gunnar” Pensaci tu, a questo”.
Si strinsero la mano e giunsero ad un accordo rapidamente e senza difficoltà.
“Io fisso il risarcimento a duecento once d’argento” disse Njal “ anche se questa può sembrarti una somma piuttosto alta”.
“Non mi sembra troppo” e ritornò alla sua tenda.
Quando i figli di Njal ritornarono alla tenda, Skarphedin chiese al padre da dove provenissero tutti quei bei pezzi d’argento che Njal teneva in mano.
“Hanno ucciso Thord, l’uomo che vi ha allevati” rispose Njal “ ed io ho ottenuto da Gunnar un risarcimento doppio di quello normalmente previsto”.
“Chi l’ha ucciso?” domandò Skarphedin.
“Sigmund e Skjöld” rispose Njal “ mentre Thrain stava a guardare”.
“Ci si son messi in più d’uno” osservò Skarphedin” ma noi quanto dovremo ancora aspettare prima di poter alzare le mani?”.
“Non dovrete attendere molto “ disse Njal “ed allora nessuno vi fermerà, ma adesso mi sembra importante che voi non rinneghiate gli impegni che io ho preso”.
“Così faremo” replicò Skarphedin” ma, se succederà ancora qualcosa, ci ricorderemo di questo precedente atto d’ostilità”.
“In quel momento nessuno vi chiederà più niente” concluse Njal.
Capitolo 44
Al suo ritorno dall’assemblea, Gunnar disse a Sigmund: “Sei un uomo peggiore di quel che pensavo e solo capace a fare del male. Per quanto ti riguarda, sono ancora riuscito a giungere ad un accordo con Njal ed i suoi figli, ma non lasciarti più adescare da Hallgerd. Tu sei diverso da me: ti piacciono il sarcasmo e le rivalità, che a me non piacciono. È per questo che ti intendi bene con Hallgerd, che ha un carattere come il tuo”.
Gunnar lo rimproverò a lungo e Sigmund, dopo aver riconosciuto che aveva ragione, promise che d’allora in poi avrebbe seguito i suoi consigli più di come aveva fatto prima. Gunnar gli disse che avrebbe fatto bene a mantenere questa promessa
L’accordo concluso fu rispettato per un certo tempo. Gunnar s’incontrava spesso con Njal ed i suoi figli, ma gli altri membri delle rispettive famiglie si vedevano raramente.
Accadde in seguito che alcune venditrici ambulanti giungessero a Hlidarend da Bergthorshvol. Erano donne pettegole e maliziose. Trovarono Hallgerd nella sala delle donne, come era sua abitudine, in compagnia di sua figlia Thorgerd, di Thrain, di Sigmund e di alcune donne. Non erano presenti né Gunnar né Kolskegg. Quando le venditrici si presentarono, Hallgerd le salutò e le fece sedere nella sala, poi chiese loro quali notizie portassero, ma esse risposero che non avevano nulla di speciale da riferire. Allora Hallgerd domandò loro dove avessero trascorso la notte e le donne risposero che avevano pernottato a Bergthorshvol.
“Che cosa faceva Njal?” domandò Hallgerd.”
“Lavorava duro seduto in casa” scherzarono le donne.
“Ed i figli che facevano?” ribattè Hallgerd “Quelli si credono dei veri uomini”.
“Sono grandi e grossi” replicarono le donne “ ma non hanno ancora dimostrato quanto valgano. Skarphedin stava affilando l’ascia, Grim stava fissando la punta alla lancia, Helgi stava ribattendo con il martello l’impugnatura della spada e Höskuld stava rafforzando la cinghia dello scudo”.
“ Si staranno preparando a qualche grande impresa” osservò Hallgerd.
“Non ne sappiamo nulla” risposero le donne.
“Che cosa stavano facendo i garzoni di Njal” chiese ancora Hallgerd.
“Non sapremmo dirtelo”risposero le donne” ma ce n’era uno che stava portando letame ai campi”.
“Perchè?”domandò Hallgerd.
“Ci ha detto” risposero le donne “ che così il fieno crescerà più rigoglioso”.
“Ma allora c’è qualcosa che anche Njal, quello che sa tutto, ignora” le interruppe Hallgerd.
“Che cosa?” la interrogarono le donne.
“Vi dico la verità. Avrebbe dovuto concimarsi il volto per farsi crescere la barba come gli altri uomini.
Chiamiamolo dunque “l’uomo senza barba” ed i suoi figli “concime sulla barba”. Componi qualche verso su questo tema, Sigmund, e facci gustare le tue capacità poetiche”.
Sigmund disse che non aspettava altro e venne fuori con tre o quattro versi nei quali prendeva malamente in giro Njal ed i suoi figli.
“Sei un tesoro” esclamò Hallgerd “Era proprio ciò che volevo”.
In quel momento Gunnar entrò nella sala. Si era trovato a passare accanto alla stanza ed aveva sentito tutto ciò che avevano detto. Furono tutti scossi quando lo videro entrare e rimasero in silenzio, ma prima avevano riso e sghignazzato tutti.
Gunnar era irritatissimo e disse a Sigmund: “Sei stupido ed incapace di ragionare. Dopo tutto ciò che hai già fatto loro, ti metti anche a schernire Njal ed i suoi figli. Vuoi veramente che ti ammazzino. E se qualcuno dei presenti si azzarda a ripetere queste parole, lo caccerò via subito in malomodo”.
Tutti erano così terrorizzati che nessuno osò più ripetere quelle parole e Gunnar uscì dalla sala.
Le venditrici ambulanti pensarono che Bergthora avrebbe dato loro una ricompensa se le avessero riferito quanto avevano sentito. Perciò andarono da Bergthora e le raccontarono, senza esserne richieste, ciò che era accaduto.
Quando la famiglia fu riunita a tavola, Bergthora parlò ai suoi uomini: “ Vi hanno fatto a tutti dei bei regali e, se voi siete uomini, dovete contraccambiarli”.
“Che regali?” domandò Skarphedin.
“Voi figli avete ricevuto tutti lo stesso regalo: vi hanno chiamati “sterco nella barba” e mio marito è stato chiamato “l’uomo senza barba”.
"Noi non siamo come le donne." replicò Skarphedin "Non ci arrabbiamo per queste sciocchezze".
" Eppure Gunnar, che ha fama di uomo posato ed equilibrato, si è infuriato per il modo in cui vi hanno schernito.Se non vi vendicate di quest'affronto, vuol dire che non avete il senso dell'onore."
"La nostra vecchia madre ritiene necessario spronarci" sorrise sarcastico Skarphedin, ma grosse gocce di sudore gli imperlavano la fronte e le guance erano cosparse di macchie rosse, cosa che non gli era mai successa prima.
Grim taceva e si mordeva le labbra.
Helgi non disse una parola.
Höskuld uscì di casa con Bergthora, che rientrò subito dopo, schiumante di rabbia.
"Si arriva a destinazione anche camminando lentamente, moglie mia." osservò Njal" E lo stesso discorso vale per molte altre cose, nonostante il disappunto che provano gli impazienti. Bisogna sempre considerare i diversi aspetti di una questione, anche quando si tratta di vendicarsi".
Venne la sera e Njal si coricò. Sentì allora il rumore di un'ascia, che colpiva la parete con grande fragore. C'era nella sala un'altra alcova, nella quale erano appesi gli scudi.
Njal si accorse che gli scudi erano spariti e domandò a Bergthora: "Chi li ha presi?".
"I tuoi figli sono usciti di casa e li hanno presi con sé" gli rispose la moglie.
Njal si alzò di scatto, infilò le scarpe e corse fuori. Fatto il giro della casa, vide che i suoi figli stavano risalendo la collina e gridò loro:"Dove state andando?".
"Andiamo a cercare delle pecore che si sono smarrite" gli rispose Skarphedin.
"Allora non avete bisogno di armi, dovete avere in testa qualcos'altro" replicò Njal.
"Se non troveremo le pecore, andremo a pescare i salmoni" gli rispose Skarphedin.
"In questo caso" concluse Njal "vi auguro di non lasciarvi sfuggire le vostre prede".
I figli continuarono il loro cammino e Njal ritornò a letto.
" I tuoi figli sono partiti tutti armati" disse a Bergthora " Sei tu che devi averli aizzati a fare qualcosa che non mi hanno detto."
"Sarò loro enormemente grata se, quando ritorneranno, mi diranno che hanno ammazzato Sigmund".
Note
1) Bergthora rientra infuriata in casa perché dall'atteggiamento dei figli ha ricavato la falsa impressione che potrebbero rinunciare a vendicarsi di Sigmund.
2) Njal, che aveva già risolto la questione dell'assassinio di Thord accettando un risarcimento da Gunnar, cerca di far ragionare i familiari invitandoli a non prendere decisioni impulsive e a riflettere su tutte le complicazioni che una vendetta potrebbe comportare.
3) Il rumore dell'ascia che batte contro le pareti della casa -che molto spesso erano costituite da tronchi di legno-prova che i figli si stanno esercitando al maneggio o al lancio dell'arma.
4) Nelle case islandesi si dormiva abitualmente sul pavimento della grande sala che serviva per i pasti e per i banchetti. Lungo le pareti potevano però essere ricavate delle camerette o quantomeno delle alcove, riservate al padrone di casa e agli ospiti d'onore. In questo caso, l'alcova che non è abitualmente occupata è usata per appendervi gli scudi.
5) Il dialogo tra Njal e Skarphedin appare un po' surreale. Nial, che non è di certo uno sprovveduto, sa benissimo che cosa i suoi figli si apprestano a fare. La sua osservazione può dunque essere interpretata come un ultimo tentativo, dissimulato, di distoglierli dalla vendetta. Quando vede che non c'è nulla da fare, augura loro di aver successo nell'impresa, che non è ovviamente la pesca dei salmoni.
Capitolo 45
I figli di Njal si diressero verso Fljothlid, passarono la notte sul pendio della collina e all'alba giunsero nei pressi di Hlidarend.
Quella stessa mattina Sigmund e Skjöld si erano alzati presto per andare a cercare i cavalli al pascolo. Avevano preso con sé le briglie, erano montati su due cavalli
che si trovavano nel recinto accanto alla casa ed erano partiti.
Cercarono gli animali lungo i fianchi della collina e, dopo averli trovati fra due ruscelli, li spinsero verso la parte alta del pendio.
Skarphedin scorse di lontano Sigmund perché portava un abito di colore scarlatto e domandò ai fratelli: "Vedete anche voi quell'elfo rosso, ragazzi?". I fratelli guardarono e risposero che lo vedevano anche loro.
Allora Skarphedin disse: " Tu tieniti in disparte, Höskuld,perché dovrai spesso andare lontano da solo e senza scorta. Io mi occuperò di Sigmund e credo che ci voglia del coraggio.Grim e Helgi attaccheranno Skjöld." Höskuld si sedette per terra e gli altri si diressero verso il luogo in cui si trovavano Sigmund e Skjöld.
Skarphedin disse a Sigmund: "Prendi le tue armi e difenditi! In questo momento è meglio per te difenderti che canzonare me e i miei fratelli".
Sigmund andò a prendere le sue armi, mentre Skarphedin attendeva.
Skjöld si gettò contro Grim e Helgi e tutti si lanciarono gli uni contro gli altri in una mischia furibonda.
Sigmund aveva indossato l'elmo e portava al braccio sinistro lo scudo. Aveva cinto la spada e teneva in mano una lancia. Si scagliò contro Skarphedin cercando di colpirlo con la lancia, ma il colpo fu bloccato dallo scudo dell'avversario. Skarphedin, da parte sua spezzò in due con la sua ascia l'asta della lancia, poi, risollevata l'arma, la calò su Sigmund, che parò il fendente con lo scudo, il quale si spezzò fino all'altezza della cinghia che lo fissava al braccio. Sigmund sguainò la spada e menò un gran colpo, che penetrò profondamente nello scudo di Skarphedin, cosicché la spada rimase infissa nello scudo. Allora Skarphedin girò bruscamente lo scudo, strappando così la spada dalla mano di Sigmund, e colpì quest'ultimo con la sua ascia, che aveva chiamato "La Strega delle Battaglie". Sigmund portava un corsaletto, ma il fendente calò sulla spalla, spezzandogli la scapola. Mentre Skarphedin ritirava l'ascia verso di sè, Sigmund cadde sulle ginocchia, ma si rialzò subito. "Ecco che ti sei inginocchiato davanti a me" commentò Skarphedin" ma, prima che ci separiamo, ritornerai in seno a tua madre". "È una cosa che mi rattrista" gli rispose Sigmund. Dopo di ciò, Skarphedin calò un fendente sull'elmo di Sigmund ed infine gli diede il colpo di grazia.
Grim colpì Skjöld alla caviglia e Helgi lo trafisse con la lancia. Così morì Skjöld.
Dopo aver tagliato la testa a Sigmund, Skarphedin scorse nelle vicinanze un pastorello di Hallgerd, che aveva assistito alla scena, e gli porse la testa, dicendogli di portarla a Hallgerd.
Hallgerd sapeva che quella testa aveva canzonato lui e i suoi fratelli, ma ora toccava a Skarphedin comporre versi di scherno:
"Porta i miei saluti a Hallgerd
e mostrale questa testa,
la testa d'un grand'uomo.
La riconoscerà e vedrà
che è la testa di qualcuno
che era capace a schernire".
Il pastorello gettò via la testa non appena Skarphedin e i suoi fratelli si furono allontanati. Non aveva osato farlo in loro presenza.
Tornando a casa, i fratelli incontrarono alcuni uomini sulle rive del Markarfljot e raccontarono loro ciò che era accaduto. Skarphedin disse che aveva ucciso Sigmund e Grim e Helgi dichiararono che avevano ucciso Skjöld. Quando giunsero a casa, raccontarono tutto a Njal. "Molto bene" commentò Njal " Così come stanno le cose, questa volta non offriremo più di versare un risarcimento".
Nel frattempo, il pastorello era ritornato a Hlidarend e aveva informato Hallgerd dell'accaduto, spiegandole che Skarpedin gli aveva messo in mano la testa di Sigmund e gli aveva detto di portarla a Hallgerd, ma che lui non aveva osato farlo perché non sapeva quale sarebbe stata la reazione di Hallgerd. " Hai fatto male a non portarmi la testa di Sigmund" gli rispose Hallgerd" L'avrei mostrata a Gunnar, che sarebbe stato obbligato a vendicare il suo parente, se non voleva essere disprezzato da tutti".
Dopo di ciò, Hallgerd andò a trovare Gunnar e gli disse: "Ti devo informare che Skarphedin ha ucciso il tuo parente Sigmund e che voleva mandarmi in dono la sua testa".
"C'era da aspettarselo" le rispose Gunnar" I cattivi pensieri producono cattivi frutti e tu e Skarphedin non fate altro che provocarvi a vicenda".
Poi Gunnar si allontanò. Non denunciò l'omicidio e non se ne occupò in alcun altro modo.
Hallgerd gli ricordava sovente che Sigmund era rimasto invendicato, ma Gunnar non se ne curava.
Trascorsero così tre anni e la gente aspettava sempre di vedere che cosa sarebbe accaduto.
Un giorno Gunnar si trovò di fronte ad un problema complicato che non sapeva come risolvere. Montò a cavallo e andò a chiedere consiglio a Njal. Njal lo accolse amichevolmente.
"Sono venuto a chiederti consiglio per una questione difficile" gli disse Gunnar.
"Sono sempre a tua disposizione" gli rispose Njal e gli spiegò come risolvere la faccenda.
Gunnar si alzò e lo ringraziò. Allora Njal, prendendogli la mano, gli disse: "È da troppo tempo che attendi un risarcimento per l'uccisione del tuo parente Sigmund".
"È come se fosse già stato pagato" gli rispose Gunnar" ma non voglio rifiutare l'onore che mi fai".
Gunnar non aveva mai parlato male dei figli di Njal. Njal gli propose che decidesse lui stesso l'importo del risarcimento e non volle stare a sentire obiezioni. Gunnar fissò il risarcimento a duecento once d'argento per Sigmund e non chiese nulla per Skjöld. La somma fu immediatamente pagata.
All' assemblea regionale di Thingskala, Gunnar dichiarò pubblicamente che la pendenza era stata risolta. Aggiunse che Njal e i suoi figli si erano sempre comportati bene con lui e riferì i versi di scherno che avevano causato la morte di Sigmund.
"Che nessuno si azzardi a ripeterli" concluse" perché chi osasse farlo sarebbe ucciso e la famiglia non riceverebbe alcun risarcimento".
Njal e Gunnar dichiararono entrambi che non ci sarebbe mai stato tra di loro alcun dissidio che non potesse essere composto con le buone e continuarono ad essere amici come lo erano sempre stati.
Note
1) Fljothlid significa "la collina del fiume ( da "fljot"= fiume e "hlid"= pendio, collina).
Il nome Hlidarend significa dunque "fine della collina", poiché si trattava di una località situata al margine di una collina.
2) Il fatto che siano menzionate solo le briglie lascia pensare che l'uso delle selle fosse poco diffuso e che i cavalli venissero il più delle volte cavalcati a pelo.
3) Höskuld viene tenuto fuori dallo scontro per non esporlo alla vendetta dei parenti di Sigmund.
4) Le parole di Skarphedin mostrano che è cosciente di affrontare avversari difficili.
5) È probabile che Sigmund e Skjöld, non aspettandosi un attacco, siano disarmati. Skarphedin potrebbe ucciderli senza difficoltà, ma l'assassinio di uomini inermi distruggerebbe la sua fama di persona coraggiosa e leale. Li sfida perciò regolarmente a duello. I due ritornano a casa a prendere le loro armi, mentre Skarphedin li aspetta.
6) L'equipaggiamento di Sigmund è quello classico di un guerriero (elmo e corrazza, spada, lancia e scudo), di cui dispone normalmente soltanto chi abbia avuto un'esperienza militare. Si deve quindi pensare che sia una persona addestrata al combattimento.
7) L'ascia di Skarphedin era chiamata "la Strega delle Battaglie" ("rimmugygr"), da "rimma"= battaglia e "gygr"= gigantessa, strega.
8) La frase di Skarpedin è allegorica. "Ritornare in seno alla madre" è qui inteso nel senso di " ritornare in seno alla madre terra".
9) Rispondendo a Njal che un risarcimento non sarebbe necessario, Gunnar intende evidentemente dire che l'amicizia e i buoni consigli di Njal hanno già compensato un eventuale risarcimento.
10) Nessun risarcimento viene chiesto per Skjöld perché quest'ultimo non era parente di Gunnar e perché un eventuale risarcimento dovrebbe essere preteso dai suoi parenti che risiedono in Svezia.
11) Le quattro regioni ("fjordungar") in cui fu divisa l'Islanda a partire dal 965 d.C., tenevano ogni anno (in primavera e in autunno) delle assemblee regionali, che avevano anche competenza giurisdizionale per le cause in cui attore e convenuto risiedessero entrambi nella regione. Negli altri casi era competente l'assemblea generale, che era chiamata "Althing".