La ballata di Mùlán 木 蘭 辭 (in alcune fonti la protagonista è detta Huā Mùlán, in altre Zhū Mùlán o Wèi Mùlán) fu menzionata per la prima volta nei “Documenti musicali antichi e moderni”(古 今 樂 錄, “gū jīn yuè lù”), opera pubblicata da un letterato della dinastia Chén 陳 朝 , Shì Zhìjiàng 釋 智 匠, nel 568 d.C. ed in seguito andata perduta. Essa si ispirerebbe a fatti avvenuti sotto la dinastia dei Wèi del Nord 北 魏 朝 (386 d.C.-534 d.C.), dinastia semibarbara fondata dai Tuòbá 拓 拔 , un clan degli Xiānbēi 鮮 卑 , popolazione stanziata originariamente in Manciuria e Mongolia. Questa datazione sembra trovare conferma nel lessico della ballata. L’imperatore vi è infatti chiamato anche “khan”, titolo proprio dei capitribù della steppa, che non è mai usato dalle dinastie autenticamente cinesi.
Il testo della ballata in caratteri cinesi e trascrizione pīnyīn si può trovare sul seguente sito:
gator.uhd.edu/~chong/mulan/mulan1.htm
che ne fornisce anche la recitazione.
LA BALLATA DI MÙLÁN (1)
(木 蘭 辭 Mùlán Cí)
S'ode un tic-tic. Un altro tic-tic.
In casa, Mùlán sta tessendo.
Tanto son forti i suoi sospiri
che più non si sente il telaio.
Le chiedon che cosa la affligga,
domandan che cosa la inquieti.
“Nulla mi turba” ella risponde
“Di niente son preoccupata.”
Ieri sera vide le liste.
Il Khan cerca molti soldati. (1)
Dodici rotoli, le liste
e , dentro, il nome di suo padre.
Suo padre non ha figli adulti.
Lei non ha fratelli maggiori.
“Voglio comprar sella e cavallo,
partire al posto di mio padre”.
Va sui mercati della città:
Ad est acquista un buon cavallo,
ad ovest si compra una sella,
al sud si procura le briglie
ed al nord un lungo frustino.
Saluta, all’alba, padre e madre.
Al crepuscolo è già accampata
sulle rive del Fiume Giallo.
Stanno piangendo i genitori,
ma lei non sente quei lamenti,
sente solo l’acqua che scorre.
Il mattino dopo, in cammino,
dal fiume alle Montagne Nere. (2)
Stanno piangendo i genitori,
ma lei non sente quei lamenti,
sente solo urlare i barbari
che spronano i loro cavalli
là, sul Monte delle Rondini. (3)
Son senza numero le miglia,
che percorre portando le armi.
Varca i monti come volasse,
mentre i venti settentrionali
diffondono nell’aria il suono
delle raganelle di ferro. (4)
Risplende una gelida luce
sull’armatura di metallo.
Cadono uccisi i generali
nel corso di cento battaglie
ed, infine , dopo dieci anni
ritornano a casa i soldati,
induriti da lunga guerra.
Ecco, ritornano e sfilano
in omaggio al Figlio del Cielo,
che sta seduto sulla soglia
del suo magnifico palazzo
e distribuisce promozioni,
concede premi a piene mani.
Le chiede cosa desideri.
“Non mi interessa esser ministro.
Mi basta un veloce cammello
che mi porti subito a casa.”
I genitori s’accorgono
che la figlia sta ritornando.
Escono per andarle incontro
appoggiandosi l’uno all’altro.
La sorella maggiore sente
che la sorellina ritorna.
Mette il rossetto sulle labbra
mentre attende dinanzi a casa.
Il fratello minore scopre
che la sorella è di ritorno
e, rapido, affila il coltello,
uccide pecore e maiali
per preparare un bel banchetto.
“Apro la porta della stanza,
la mia stanza posta ad oriente,
poi mi distendo sul mio letto
nella stanza volta a occidente.
Ora, mi tolgo l’uniforme,
riprendo le mie vecchie vesti.”
Alla finestra si pettina
la soffice capigliatura. (5)
Contemplandosi in uno specchio
si cosparge il viso di cipria.
Esce di casa e s’avvicina
ai suoi compagni d’avventure.
Sono sorpresi, sconcertati.
Dodici anni han trascorso insieme (6)
senza capire ch’era donna.
“Il leprotto sempre saltella.
Languida guarda la leprotta. (7)
Ma, quando corrono affiancati,
chi potrà distinguere bene
il leprotto dalla leprotta?”.
NOTE
1) Il termine cinese è 可 汗 “kè hán”, corrispondente a “khagan”, che è, nelle lingue tartare e turche, il titolo portato dal Gran Khan, cioè da un imperatore che regna su un certo numero di monarchi (Khan) a lui sottomessi.
2) Se si assume (cfr.nota n.6) che la guerra cui partecipa Mùlán sia quella contro i Róurán 柔 然 , tribù nomadi delle steppe mongole, le Montagne Nere ( 黑 山 “Hēishān”) andrebbero identificate con i Monti del Massacro dei Barbari ( 殺 胡 山 “Shāhùshān”) ,situati nell’attuale Mongolia Interna.
3) La Montagna delle Rondini ( 燕 山“Yānshān”) potrebbe essere il Yānránshān 燕 然 山 nell’attuale Repubblica Mongola.
4) I “tuó”柝erano le raganelle, strumenti di legno che, fatti girare, producevano un rumore stridente. Erano usati dalle sentinelle e dalle ronde per dare l’allarme in caso di pericolo. Nell’esercito si usavano raganelle di metallo (金 柝 "jin tuó").
5) L’espressione雲髮 “yún bìn” “capelli come nuvole” è un’immagine tradizionalmente usata per indicare la morbidezza ed il fascino delle lunghe capigliature femminili. Si vedano, nella Canzone dell’Eterno Rimpianto 長 恨 歌 (“cháng hèn gē”) di Bái Jūyì 白 居 易, i versi che esaltano la bellezza di Yáng Guìfēi 楊 貴 妃 : “Come nuvole erano i suoi capelli, come un fiore il suo viso”.
6) La menzione “dodici anni trascorsi insieme” ha consentito ad alcuni studiosi di affermare che Mùlán avrebbe partecipato alla guerra contro i Róurán 柔 然 , popolazione nomade che controllava una vastissima area sulle frontiere settentrionali della Cina, dalla Manciuria alla Mongolia. Questa guerra, iniziata dall’imperatore Tàiwŭdì 太 武 帝 (408 d.C.-452 d.C.), durò infatti dodici anni, dal 436 al 448 d.C.
7) 雄 兔 腳 朴 朔 此 兔 眼 迷 離 (“xióng tù jiăo pū shuò, cī tù yăn mí lí ”).” Il leprotto sempre saltella. Languida guarda la leprotta” In tutte le specie animali il maschio si distingue per robustezza e dinamismo, la femmina per grazia e mansuetudine. Mùlán rovescia questi modelli genetici di comportamento. È quindi naturale che i soldati non si raccapezzino più. L’espressione “sempre saltella, languida guarda”(朴 朔 迷 離,"pūshuò mílí”) è diventata col passare del tempo un’espressione proverbiale per indicare l’impossibilità di distinguere due cose che si somigliano moltissimo.