Capitolo 12
Táo Gōngzŭ cerca per la terza volta di cedere Xúzhōu a Liú Xuándé
Cáo Mèngdé affronta Lǚ Bù in una grande battaglia
I. Proprio mentre Cáo Cāo stava disperatamente cercando di scappare, arrivò dal sud un distaccamento di soldati. Era Xiàhóu Dūn che accorreva in soccorso di Cāo alla testa dei propri uomini.
I nuovi arrivati bloccarono Lǚ Bù e lo impegnarono in un feroce combattimento. Lo scontro durò fino a sera, quando cominciò a piovere a dirotto ed i contendenti si dispersero. Cāo rientrò al campo e ricompensò generosamente Diăn Wĕi promuovendolo comandante di divisione.
II. Lǚ Bù , ritornato anche lui al proprio accampamento, chiese consiglio a Chén Gōng, il quale gli disse: “ Nella
città di Púyáng abita una famiglia molto ricca, quella dei Tián, che hanno un enorme numero di servitori e figurano tra i notabili del distretto. Potremmo dar loro ordine di inviare di nascosto una lettera all’accampamento nemico per lamentarsi della vostra crudeltà e della vostra spietatezza, che vi avrebbero
procurato una grande avversione da parte del popolo, e per rivelare a Cāo che state per marciare su Líyáng, lasciando a Púyáng solo una piccola guarnigione agli ordini di Gāo Shùn. L’autore della lettera dovrebbe esortare Cāo a sfruttare l’occasione, attaccando la città durante la notte, giacché i suoi simpatizzànti all’interno della città gliene aprirebbero le porte. Se Cāo cade nell’inganno e si lascia persuadere ad entrare in città con le sue truppe, noi potremo incendiare tutte le porte di Púyáng e far circondare le mura dai soldati che avremo posto in agguato all’esterno. Mi sembra che, arrivati a questo punto, Cāo avrà poche possibilità di sfuggirci, anche se è un uomo di grande astuzia”.
III. Lǚ Bù accettò il consiglio ed ordinò ad un membro della famiglia Tián di recarsi subito di nascosto
all’accampamento di Cāo. Quest’ultimo, a causa della sconfitta subita, era incerto sul da farsi. Improvvisamente gli fu riferito che si era presentato all’accampamento un membro della famiglia Tián, latore di un messaggio segreto.
Il messaggio era del seguente tenore: “Lǚ Bù è già partito per Líyáng e la città è senza difesa. Venite, ve ne
scongiuriamo. Vi aiuteremo dall’interno, facendo sventolare sulle mura una bandiera bianca su cui sarà scritto il carattere “Giustizia”. Questo sarà il segnale per il vostro attacco”.
Cāo fu molto contento del messaggio ed esclamò: “Il Cielo mi concede di conquistare Púyáng”. Ricompensò generosamente il messaggero ed ordinò ai soldati di prepararsi a marciare, ma Liú Yè gli disse: “Lǚ Bù non è uno stratega, ma Chén Gōng è un uomo pieno di idee. Temo proprio che si tratti di una trappola.Non possiamo permetterci imprudenze. Se Vostra Eccellenza vuole tentare, dovremo dividere l’esercito in tre unità: due resteranno fuori dalle mura, per poter intervenire in caso di bisogno, ed una entrerà in città. È questa la sola via da seguire”.
IV. Cāo si dichiarò d’accordo e, dopo aver diviso l’esercito in tre unità, si avvicinò alle mura di Púyáng. Fermatosi a guardare le bandiere che sventolavano sulle mura, vide che in cima alla porta occidentale c’era una bandiera bianca con la scritta “Giustizia” e si rallegrò in cuor suo.
Verso mezzogiorno, le porte della città si aprirono e due generali guidarono una sortita degli assediati: erano Hóu Chéng, comandante dell’avanguardia, e Gāo Shùn, comandante della retroguardia.
Cāo ordinò subito a Diăn Wĕi di farsi avanti e di affrontare Hóu Chéng, ma quest’ultimo, anziché accettare lo
scontro, voltò il cavallo e fuggì precipitosamente verso la città. Alcuni dei suoi soldati approfittarono della confusione per disertare e si presentarono a Cāo , dicendo che dovevano consegnarli un messaggio segreto da parte della famiglia Tián.
Il contenuto del messaggio era il seguente: “Questa sera, durante il primo turno di guardia, quando sentirete
suonare il gong sulle mura, attaccate. Faremo in modo che troviate le porte aperte.”
Cāo pose Xiàhóu Dūn al comando dell’ala sinistra e Cáo Hóng al comando dell’ala destra, poi, presi con sé i generali Xiàhóu Yuān, Lĭ Diăn, Yuè JÌn e Diăn Wéi con le loro truppe, si preparò ad entrare in città.
“Rimanete fuori della città, Eccellenza” gli consigliò ancora Lĭ Diăn “ e lasciate che entriamo noi per primi”.
“Se non vado io per primo “ gli rispose Cāo , sprezzante “non ci si arrischierà nessuno.” Poi si mosse per primo e guidò le truppe direttamente verso la città.
V. Erano circa le sette di sera e non era ancora spuntata la luna. Si sentiva solo il suono di una conchiglia nella
quale qualcuno soffiava, in cima alla porta occidentale. Poi, d’improvviso, si udì uno scoppio di voci e si videro parecchie persone munite di torce agitarsi disordinatamente sulla sommità della porta. Ad un certo punto, la porta fu spalancata e fu abbassato il ponte levatoio.
Cāo si lanciò dentro al galoppo, dirigendosi direttamente verso il quartiere del governo, ma le strade erano
completamente deserte. Si rese allora conto di essere caduto in una trappola e, voltato in fretta il cavallo, cercò di tornare subito indietro, urlando a gran voce: “Ritirata!”, ma, nello stesso istante, si udì un grande scoppio e le fiamme si innalzarono contemporaneamente dalle quattro porte, fra boati che salivano al cielo. Si sentirono rullare i tamburi e si levò un clamore simile a quello di un fiume in piena o del mare in tempesta, mentre Zhāng Liăo, dal lato occidentale, e Zàng Bà, dal lato orientale, lanciavano un attacco a tenaglia, cercando di prendere Cāo in mezzo.
Cāo tentò di scappare verso la porta settentrionale, ma dai bordi del viale sbucarono fuori Hăo Méng e Cáo Xìng, che uccisero alcuni dei suoi uomini. Corse allora verso la porta meridionale, ma si trovò il cammino sbarrato da Gāo Shùn e Hóu Chéng. Diăn Wéi si lanciò avanti e li attaccò furiosamente, ricacciandoli fin oltre la porta.
VI. Arrivato combattendo fino al ponte levatoio, Diăn Wéi si voltò indietro e non vide più Cáo Cāo . Allora fece
dietro-front e, sempre combattendo, rientrò in città. Appena varcata la porta, incontrò Lĭ Diăn.
“Dov’è Sua Eccellenza?” gli domandò. “Non l’ho più visto neppure io” gli rispose Diăn. “Esci dalla città e corri in aiuto ai nostri.”gli disse Wĕi “Io rientro e vado a cercare Sua Eccellenza”.
Lĭ Diăn se ne andò e Diăn Wĕi, rientrato combattendo in città, cercò Cāo senza riuscire a trovarlo. Allora
ritornò, sempre aprendosi la via con le armi, presso il fossato, dove incontrò Yuè Jìn, il quale gli domandò: “Dov’è Sua Eccellenza?”. “Sono rientrato due volte a cercarlo e non l’ho trovato” gli rispose Wĕi. “Andiamo insieme a salvarlo” propose Jìn.
I due si avviarono verso la porta, ma dall’alto delle mura venivano gettate giù bombe incendiarie ed il cavallo di Yuè Jìn si rifiutò di andare avanti. Diăn Wĕi ,invece, riuscì a passare attraverso le fiamme e, rientrato ancora una volta in città, si mise a cercare dappertutto il suo capo.
VII. Ritorniamo ora a Cáo Cāo , che, mentre Diăn Wĕi usciva combattendo dalla città, era stato bloccato dai nemici e, non potendo uscire dalla porta meridionale, si era di nuovo precipitato verso la porta settentrionale.
Alla luce delle torce potè scorgere Lǚ Bù che si avvicinava al galoppo, impugnando l’alabarda.
Cāo si coprì il volto con una mano, mentre con l’altra frustava il cavallo per lanciarlo al galoppo e riuscire ad
allontanarsi, ma Lǚ Bù lo inseguì, spronando il suo cavallo per raggiungerlo ed una volta che gli fu dietro gli battè con l’alabarda un colpo sull’elmetto domandandogli: “Dov’è Cáo Cāo ?”. Evidentemente, non l’aveva riconosciuto. Cāo gli indicò prontamente un cavaliere che galoppava dinanzi a lui: “È l’uomo in sella a quel cavallo fulvo proprio davanti a noi”.
VIII. Appena udito questo, Lǚ Bù non si occupò più di lui e galoppò in avanti per inseguire il fuggiasco. Cāo voltò il cavallo e si diresse verso la porta orientale, presso la quale incontrò Diăn Wĕi, che lo aiutò ad aprirsi un varco tra le file dei nemici.
Quando giunsero alla porta, le fiamme divampavano per ogni dove, paglia e fascine infuocate piovevano dalle mura e tutto era un mare di fuoco.
Wĕi s’aprì un passaggio con l’alabarda fra le travi che bruciavano, poi si lanciò con il suo cavallo in mezzo al fumo ed alle fiamme ed uscì per primo.
Cāo lo seguì ed uscì anche lui fuori dalla città, ma, proprio mentre stava uscendo, cadde dall’alto della porta una trave infuocata, che colpì il groppone del cavallo di Cāo . L’animale rotolò a terra nitrendo di dolore. A mani nude, Cāo afferrò la trave e la depose sul suolo, scottandosi malamente le braccia e bruciandosi barba e
capelli.
IX. Proprio mentre Wĕi voltava il cavallo per aiutarlo, sopraggiunse Xiàhóu Yuān. Insieme i due corsero in aiuto di Cāo e lo tirarono fuori dalle fiamme.
Cāo montò sul cavallo di Yuān, mentre Wĕi gli apriva un largo varco tra i nemici per consentirgli di fuggire.
Combatterono disordinatamente fino all’alba, prima che Cāo riuscisse a rientrare al suo accampamento. Tutti i generali si recarono a salutarlo ed a congratularsi con lui per lo scampato pericolo.
Cāo li guardò in faccia e si mise a ridere: “ Mi sono lasciato prendere per il naso da uno scemo. Ora devo proprio rifarmi”.
Guō Jiā osservò: “Dobbiamo escogitare rapidamente un buon piano”.
Cāo gli rispose: “È semplice. Li batteremo al loro stesso gioco. Fate girare la voce che, a causa delle gravi
scottature subite, sono stato colpito da un’infezione e sono morto nelle prime ore del mattino. Bù coglierà certamente l’occasione per attaccarci, ma io gli tenderò un agguato a Mălíngshān e lo attaccherò durante la marcia, quando metà delle sue truppe avranno attraversato la zona. In questo modo, lo sconfiggerò certamente”.
Jiā approvò: “È davvero un bel piano”.
In seguito, Cāo ordinò ai suoi soldati di indossare abiti di lutto, di svolgere un falso funerale e di spargere la voce che il loro comandante era morto.
X. Il mattino seguente,qualcuno si recò a Púyáng e riferì a Bù che Cāo , avendo riportato gravi ustioni su tutto il corpo, era morto appena rientrato all’accampamento.
Lǚ Bù radunò le sue truppe e marciò in fretta su Mălíngshān, ma, mentre si stava avvicinando all’accampamento nemico, si sentirono rullare i tamburi ed i soldati nascosti in agguato lo attaccarono da tutte le parti.
Lǚ Bù dovette combattere disperatamente per salvarsi e fuggì, perdendo un gran numero di uomini. Rifugiatosi, sconfitto a Púyáng, si chiuse in città e non ne uscì più.
XI. Quell’anno ci fu un’invasione di locuste che divorarono tutto il riso senza scorza. Nella zona del Guāndōng
uno staio di riso costava cinquantamila monete da un soldo e ci furono episodi di cannibalismo.
Poiché il suo esercito aveva esaurito le scorte di viveri, Cāo ritornò con le sue truppe a Juànchéng. , dove si fermò temporaneamente.
Anche Lǚ Bù condusse via le proprie truppe da Púyáng in cerca di luoghi dove fosse più facile approvvigionarsi e si accampò a Shānyáng.
Per questa ragione i due contendenti cessarono provvisoriamente le ostilità.
XII. A Xúzhōu, Táo Qiān , che aveva a quell’epoca già 63 anni, cadde all’improvviso gravemente malato e convocò presso di sé i suoi consiglieri Mí Zhú e Chén Dēng per discutere la situazione.
Zhú osservò: “L’esercito di Cāo s’è allontanato soltanto perché Lǚ Bù aveva attaccato Yănzhōu . Ora la carestia li ha costretti ad interrompere le operazioni militari, ma è certo che, l’anno prossimo, Cāo sarà di nuovo qui. Vostra Eccellenza ha già tentato due volte di cedere il posto a Liú Xuándé, ed ogni volta Xuándé ha declinato la vostra offerta perché voi eravate ancora in buona salute, ma, se gli ripetete la proposta ora che siete gravemente malato, di certo non potrà più rifiutare”.
XIII. Qiān approvò l’opinione di Zhú ed inviò un messaggero a Xiăopèi per invitare Liú Xuándé ad un colloquio su questioni militari.
Xuándé si presentò a Xúzhōu portando con sé Guān, Zhāng ed una decina di cavalieri.
Táo Qiān lo ricevette nella propria camera da letto e, dopo l’usuale scambio di convenevoli, gli disse:”La vera ed unica ragione per cui vi ho invitato qui è che sono gravemente malato e che non ne avrò più per molto. Desidero veramente che voi abbiate compassione delle terre che appartengono alla casa dei Hàn e che ve ne prendiate cura. Eccovi le tavolette ed il sigillo di Xúzhōu . Accettateli e permettetemi di morire senza rimpianti”.
Xuándé obiettò: “ Perché non potrebbero succedervi i vostri due figli?”.
“I miei due figli” rispose Qiān “ Shāng, il maggiore, e Yìng, il minore, mancano totalmente delle doti necessarie per poter svolgere funzioni così importanti. Spero solo che, dopo la mia morte, voi li seguiate e diate loro dei buoni consigli, ma, in nessun caso, affiderei loro il governo di Xúzhōu ”.
Xuándé si mostrò ancora incerto: “Come potrei, da solo, accettare un incarico così gravoso?”.
“Non sarete solo.” gli rispose Qiān” Posso raccomandarvi qualcuno che potrà assistervi. È originario di Bĕihăi
e si chiama Sū Qián. Il suo nome di cortesia è Gōngyòu. Potrete nominarlo vostro aiutante.”.
Poi si rivolse a Mí Zhú e gli disse: “Il signor Liú Bèi è un’ottima persona. Promettimi che lo servirai
fedelmente”.
XIV. Xuándé si dimostrò riluttante sino alla fine. Táo Qiān si mise la mano sul cuore,per indicare la sincerità della propria offerta e, poco dopo, morì.
Dopo averlo posto nella bara, i soldati presero le insegne del comando e le porsero a Xuándé, il quale le rifiutò
ostinatamente.
Il giorno dopo, i cittadini di Xúzhōu si raggrupparono dinanzi alla prefettura per rendere omaggio a Xuándé e lo imploravano con queste parole: “ Signor Liú, se non accettate di amministrare questo distretto, noi non potremo mai vivere in pace”.
Guān e Zhāng insistevano entrambi perché accettasse le funzioni di governatore di Xúzhōu ed alla fine Xuándé cedette.
Scelse come propri aiutanti Sūn Qián e Mí Zhú e nominò consigliere Chén Dēng. Poi trasferì le proprie truppe da Xiăopèi a Xúzhōu e pubblicò un manifesto per rendere noto ai cittadini il suo programma di governo. Nello stesso tempo, portò avanti i preparativi per il funerale di Qiān. Lui stesso e tutti i soldati , dai più alti ufficiali ai militari di truppa, indossarono gli abiti di lutto.
Terminata la cerimonia funebre e compiuti i riti, Táo Qiān fu sepolto sulla riva del Fiume Giallo ed il suo
testamento fu inviato alla Corte Imperiale.
XV. Cāo si trovava a Juànchéng quando fu informato della morte di Táo Qiān e venne a sapere che Xuándé aveva assunto il governo di Xúzhōu.
La sua irritazione fu grande. “Non sono ancora riuscito a vendicarmi dei miei nemici” disse” ed ora quest’uomo da nulla è diventato governatore di Xúzhōu . Lo ucciderò e poi farò gettare ai cani il cadavere di Táo Qiān perché paghi, anche da morto, l’assassinio di mio padre”. Ciò detto, pubblicò un bando di mobilitazione e raccolse truppe per marciare su Xúzhōu .
XVI. Xún Yù venne a consigliarlo e gli disse: “In passato Gāozŭ occupò il Guānzhōng e Guāngwŭ occupò la regione di Hénèi ed entrambi si fortificarono in tali territori per poter poi conquistare l’Impero. Quando avanzavano, queste basi fornivano loro un appoggio sufficiente per battere il nemico; se erano costretti a ripiegare, permettevano loro di difendersi efficacemente. Ecco perché, nonostante le difficoltà che incontrarono, riuscirono ,alla fine, a far grandi cose. Vostra Eccellenza dovrebbe, anzitutto, crearsi una base nella regione di Yănzhōu . Le terre situate intorno al Fiume Giallo e nel bacino del Jĭshuĭ sono, dal punto di vista strategico, le più importanti dell’Impero. Sotto questo aspetto, esse equivalgono a ciò che furono un tempo il Guānzhōng ed il Hénèi. Volendo attaccare ora Xúzhōu, se lascerete indietro troppi soldati per difendere lo Yănzhōu, la vostra impresa fallirà, ma, se ne lascerete pochi, Lǚ Bù ne approfitterà per invaderlo e voi perderete la vostra base di partenza. Allora, se non riuscirete a conquistare Xúzhōu, dove potrete mai rifugiarvi? È vero che Táo Qiān è morto, ma Liú Bèi gli è subentrato nella difesa della città ed è sostenuto dai cittadini, che sono pronti a combattere per lui. Se Vostra Eccellenza abbandonasse Yănzhōu per conquistare Xúzhōu , si direbbe che lascia il certo per l’incerto o che comincia il lavoro dalla fine anziché dall’inizio. Un simile comportamento significherebbe sacrificare la sicurezza per giocare tutto su un colpo di fortuna. Pensateci bene, per favore.”
XVII. Cāo gli rispose: “Quest’anno il raccolto è stato scarso e manchiamo di scorte. Non sarebbe una buona idea rimanere inattivi qui in attesa di eventuali attacchi”.
Yù osservò allora: “ Se è così, sarebbe meglio pensare alle regioni orientali di Chén. I vostri soldati potrebbero
approvvigionarsi nel Rŭ’nán e nell’ Yīngchuān, che sono attualmente controllati dai superstiti capi dei Turbanti Gialli, Hé Yí, Huáng Shào ed altri della loro risma. Costoro hanno saccheggiato i paesi confinanti e le province limitrofe e dispongono di denaro, stoffe e viveri in abbondanza. Non sarà difficile vincerli e, non appena li avremo sconfitti, potremo impadronirci delle loro scorte e nutrire i nostri tre eserciti. La Corte Imperiale ci approverà, i cittadini ne saranno felici e, più ancora, sarà un’impresa conforme ai voleri del Cielo”.
XVIII, Cāo , felice di aver ricevuto questo consiglio, lasciò a Xiàhóu Dūn ed a Cáo Rén il compito di difendere
Juànchéng. e le altre piazzeforti e guidò personalmente le sue truppe prima nella regione di Chén, poi a Rŭ’nán
e Yīngchuān.
I capi dei Turbanti Gialli, Hé Yí e Huáng Shào, saputo che l’esercito di Cāo si avvicinava, gli mossero contro con
le loro truppe e vennero a contatto con i nemici presso il Monte Yáng.
Sebbene l’esercito dei ribelli fosse molto numeroso, non era altro che un’accozzaglia di briganti, che avanzava in disordine, senza alcuna formazione di battaglia. Per bloccarne l’avanzata, Cāo ordinò di effettuare un tiro di sbarramento con gli archi e con le balestre. Poi comandò a Diăn Wĕi di avanzare al galoppo.
Hé Yí ordinò al suo vicecomandante di accettare la sfida, ma, al terzo assalto, Diăn Wéi colpì l’avversario con l’alabarda e lo disarcionò. Cāo fece subito avanzare le sue truppe ed occupò il Monte Yáng.
XIX. Il giorno dopo, Huáng Shào si mise personalmente alla testa delle sue truppe.
Un ufficiale che portava in testa un turbante giallo ed indossava un giubbotto verde uscì a piedi dalle file ribelli e, tenendo in mano una sbarra di ferro, urlò: “ Io sono Hé Màn, il demonio che vaga per il cieli (1). Chi osa combattere con me?”
Cáo Hóng lo guardò, poi gettò un urlo e saltò giù dal cavallo. Impugnando la spada, avanzò con prudenza verso l’avversario per affrontare il combattimento.
Dopo quaranta o cinquanta assalti, nessuno dei due aveva ancora preso il sopravvento. Allora Cáo Hóng finse di essere sconfitto e si diede alla fuga, mentre Hé Màn lo inseguiva. In realtà, stava usando il classico trucco del “fuggi e voltati per colpire”. Ad un certo punto, si voltò di scatto e, con un balzo, si gettò su Hé Màn, ferendolo al petto, poi gli inferse un secondo colpo, mortale.
Lĭ Diăn ne approfittò per lanciare una carica di cavalleria che sfondò le linee dei ribelli.
Huáng Shào, colto di sorpresa, fu catturato vivo da Lĭ Diăn, mentre i soldati di Cāo travolgevano le schiere dei ribelli, impadronendosi di enormi quantitativi d’oro, di stoffe e di viveri.
Hé Yí si ritrovò isolato e, con qualche centinaio di cavalieri, fuggì verso Gébēi.
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XXI. Proprio mentre ci stava arrivando, si trovò il cammino bloccato da una schiera di armati che era sbucata da dietro una collina. Erano comandati da un guerriero alto un metro e ottanta, con un torace largo come un tronco d’albero, il quale si era piantato in mezzo alla strada brandendo uno sciabolone.
Hé Yí mise la lancia in resta e lo affrontò, ma, al primo scontro, fu catturato vivo dal guerriero. Tutti i suoi
compagni si affrettarono a smontare dai loro cavalli e ad arrendersi. Furono legati e spinti dal guerriero in un fortino che era stato costruito a Gébēi. .
XX. Diăn Wéi , che aveva inseguito Hé Yí fino a Gébēi , si trovò pure lui la strada sbarrata dal guerriero e dai suoi uomini, ai quali domandò: “Siete anche voi dei Turbanti Gialli?”.
“Ho catturato qualche centinaio dei loro cavalieri e li ho chiusi nel mio fortino” gli rispose il guerriero.
“Consegnameli!”gli ordinò Wĕi.
“Te li consegnerò quando sarai riuscito a togliermi la spada che ho in mano”replicò il guerriero.
Wĕi era furioso. Impugnò le sue due alabarde dal lungo manico e balzò avanti. Combatterono dall’ora del drago all’ora del cavallo (2), ma, siccome nessuno dei due riusciva ad avere il sopravvento, interruppero un attimo il combattimento per riposarsi.
Poco tempo dopo, il guerriero propose a Diăn Wéi di riprendere lo scontrò e questi accettò. Combatterono fino al tramonto, poi, visto che i loro cavalli erano ormai esausti, si fermarono.
Uno degli uomini di Wĕi corse da Cáo Cāo a riferire il fatto. Cāo ne fu molto stupito e, subito, si recò sul posto con i suoi generali per ammirare lo spettacolo.
XXII. Il mattino seguente, il guerriero si presentò di nuovo a sfidare Diăn Wĕi e, quando Cāo vide quell’uomo imponente, si rallegrò in cuor suo di averlo incontrato.
Cāo ordinò a Diăn Wĕi di fingersi sconfitto. Obbedendo alle istruzioni ricevute, Wĕi uscì a combattere, ma dopo una trentina di assalti, si diede alla fuga, inseguito da vicino dal guerriero che lo tallonò fino alla porta
dell’accampamento, dove venne accolto da una scarica di frecce e ricacciato indietro.
Cāo fece ripiegare il proprio esercito di un paio di chilometri ed ordinò ai soldati di scavare in segreto una grossa buca, accanto alla quale pose in agguato degli uomini muniti di arpioni.
Il giorno seguente, su ordine di Cāo, Diăn Wĕi scese di nuovo in campo alla testa di un centinaio di cavalieri.
Il guerriero scoppiò a ridere e gli domandò: “Con che faccia un generale sconfitto torna a combattere?”, poi spronò il cavallo per affrontare il combattimento.
Diăn Wĕi combattè abbastanza a lungo, poi voltò il cavallo e fuggì. Il guerriero, lanciatosi all’inseguimento, non fece caso a ciò che gli stava intorno e finì per cadere nella trappola. I soldati armati di arpioni lo agganciarono, lo legarono e lo portarono da Cáo Cāo . Questi, uscito dalla sua tenda, ordinò loro di ritirarsi e slegò lui stesso il prigioniero, al quale diede nuovi abiti per rivestirsi. Poi gli ordinò di sedersi e gli domandò chi fosse e da dove venisse.
XXIII. Il guerriero rispose: “ Sono originario del distretto di Qiáo, nel regno di Pèi. Mi chiamo Xŭ Chŭ ed il mio nome di cortesia è Zhòngkāng. Avendo dovuto fronteggiare molte incursioni di banditi, ho raccolto qualche
centinaio di uomini del mio clan ed ho costruito, nella pianura, un fortino per la nostra difesa. Un giorno giunsero i banditi ed io ordinai a tutti di raccogliere pietre e di prepararci a resistere. Io, personalmente, li bersagliavo con una catapulta e non mancavo un colpo, cosicché alla fine i banditi si ritirarono. Quando ritornarono, un’altra volta, soffrivamo di mancanza di viveri. Così, facemmo un patto, offrendo loro del bestiame in cambio di riso. Dopo aver consegnato il riso, i banditi spinsero le bestie fuori del fortino, ma gli animali sfuggirono alla loro sorveglianza e tornarono indietro di corsa. Io afferrai due torelli per la coda e li trascinai indietro verso i banditi, per più di cento passi. I banditi, spaventati, non osarono venire a riprendersi gli animali e se ne andarono. Per questo ho potuto difendere questa zona senza problemi”.
Cāo gli disse: “ Ti conosco di fama già da tempo. Che ne diresti di passare al mio servizio?”.
Chŭ gli rispose: “È proprio ciò che desideravo”. Poi condusse parecchie centinaia di membri del suo clan a giurare fedeltà a Cāo , il quale lo ricompensò promovendolo al grado di capitano e gli fece inoltre ricchi doni.
In seguito, Cāo fece giustiziare Hé Yí e Huáng Shào . In questo modo furono totalmente pacificati il Rŭ’nán
e lo Yīnchuaāg.
XXIV. Cáo Cāo stava per smobilitare le sue truppe quando Cáo Rén e Xiàhóu Dūn andarono a trovarlo per dirgli di aver appena saputo che i soldati di Xuē Lán e di Lĭ Fēng avevano lasciato sguarnita Yănzhōu e si erano sparsi nei dintorni per darsi al saccheggio. Le truppe vittoriose di Cāo avrebbero potuto marciare su Yănzhōu e conquistare la città in un solo colpo.
Cāo seguì il loro consiglio e si diresse rapidamente verso Yănzhōu, dove Xuē Lán e Lĭ Fēng, colti di sorpresa, non ebbero altra scelta che uscire dalla città con le poche forze rimaste a loro disposizione per affrontare il nemico in campo aperto.
Xŭ Chŭ disse a Cāo : “Ve li porterò vivi come regalo per il nostro primo incontro”. Cāo ne fu molto contento e gli ordinò di sfidare a duello i generali nemici.
Lĭ Fēng sollevò la sua alabarda e si lanciò in avanti. I due cavalieri si scontrarono per due volte, poi Xŭ Chŭ
colpì Lĭ Fēng e lo disarcionò.
Xuē Lán si ritirò in fretta verso le proprie linee, ma Lĭ Diăn gli sbarrò il cammino presso il ponte levatoio della città. Non osando affrontarlo per rientrare in città, Xuē Lán fuggì con le sue truppe verso Jùyĕ, ma fu inseguito al galoppo da Lǚ Qián, che lo abbattè con una freccia.
Le truppe dei generali sconfitti si dispersero.
XXV. Riconquistata Yănzhōu , Chéng Yù chiese a Cāo l’autorizzazione a marciare su Púyáng.
Cāo affidò a Diăn Wéi e Xŭ Chŭ il comando dell’avanguardia. Xiàhóu Dūn e Xiàhóu Yuān ebbero il comando dell’ala sinistra, Lĭ Diăn e Yuè Jìn quello dell’ala destra. Cāo guidò, personalmente, il grosso delle truppe, mentre Yú Jìn e Lǚ Qián furono posti a capo della retroguardia.
Quando i soldati di Cāo giunsero dinanzi a Púyáng, Lǚ Bù avrebbe subito voluto uscire ad affrontarli, ma Chén Gōng lo ammonì: “ Non dovete uscire subito a dare battaglia. Attendete che i vostri generali abbiano avuto il tempo di concentrare le loro forze e poi potrete agire”.
“Di chi dovrei aver paura?” sbottò Lǚ Bù e, trascurando i consigli di Chén Gōng, condusse i suoi soldati fuori della città.
Lǚ Bù si fece avanti urlando e brandendo la sua albarda e fu affrontato da Xŭ Chŭ. Combatterono per venti assalti senza che nessuno dei due riuscisse a prendere il sopravvento.
Ad un certo punto, Cāo osservò: “Lǚ Bù non è un guerriero che possa essere battuto da un solo avversario” ed inviò Diăn Wĕi in aiuto di Xŭ Chŭ. Insieme, i due cercarono di bloccare Lǚ Bù con una manovra a tenaglia, mentre Xiàhóu Dūn e Xiàhóu Yuān avanzavano dalla sinistra e Lĭ Diăn e Yuè Jìn si facevano avanti dalla destra.
Di fronte all’attacco concertato dei sei generali, Lǚ Bù non fu più in grado di resistere e, voltato il cavallo, galoppò verso la città.
Quando gli uomini della famiglia Tián che erano sulle mura videro che Lǚ Bù tornava sconfitto, fecero alzare in fretta il ponte levatoio.
“Aprite la porta!” urlò Lǚ Bù .
“Ci siamo già arresi al generale Cāo ” gli risposero i Tián dall’alto delle mura.
XXVI. Bù imprecò selvaggiamente, poi condusse i suoi soldati verso Dìngtáo.
Chén Gōng fece aprire in fretta la porta orientale della città e portò in salvo la famiglia di Lǚ Bù.
Riconquistata Púyáng, Cāo perdonò le precedenti colpe della famiglia Tián.
Liú Yè gli disse: “ Lǚ Bù è una tigre feroce. Non possiamo perderlo di vista, anche se ora è stanco ed
abbattuto”.
Cāo gli ordinò allora di presidiare Púyáng, mentre lui stesso, con il grosso delle truppe, marciava immediatamente su Dìngtáo, dove Lǚ Bù si era rifugiato con Zhāng Miăo, Zhāng Chāo e tutti i soldati che gli restavano. Gli altri suoi generali Gāo Shùn, Zhāng Liáo, Zàng Bà e Hóu Chéng stavano percorrendo la costa in cerca di viveri e non erano ancora tornati.
Dopo l’arrivo di Cāo non ci fu battaglia per parecchi giorni, anzi, Cāo fece ripiegare le sue forze e si accampò ad una ventina di chilometri di distanza dall’avversario.
Proprio in quel periodo, nel distretto di Jĭyáng, il grano stava maturando e Cāo ordinò ai suoi uomini di mieterlo per procurarsi delle scorte. Una spia riferì la cosa a Lǚ Bù , che si avvicinò con il suo esercito, ma, vedendo che a sinistra dell’accampamento di Cāo c’era una densa foresta , temette un’imboscata e si ritirò.
XXVII. Saputo che Lǚ Bù si era ritirato, Cāo disse ai propri generali: “Bù ha avuto paura che ci fossero dei soldati nascosti nella foresta. Piantiamo bandiere e stendardi nella foresta per rafforzare i suoi sospetti. Ad ovest dell’accampamento c’è una lunga diga abbandonata, dietro la quale potremmo nascondere tutte le nostre truppe scelte. Domani, Lǚ Bù verrà certamente a dar fuoco alla foresta. Se i soldati nascosti dietro la diga lo prenderanno alle spalle, potremmo riuscire a precludergli ogni via di fuga”.
Poi lasciò nell’accampamento cinquanta tamburini con l’ordine di battere l’adunata e vi fece affluire i contadini che aveva rastrellato nei villaggi vicini, ordinando loro di levare urla di guerra come se fossero dei soldati. Nascose invece dietro la diga un gran numero di veterani.
XXVIII. Lǚ Bù , intanto, era ritornato in città ed aveva riferito ciò che aveva visto a Chén Gōng, il quale osservò:
“Cāo è un furbone. Non dobbiamo prenderlo sottogamba”.
Bù però disse: “Se do fuoco al bosco, posso distruggere le truppe che vi sono nascoste”.
Lasciò perciò Chén Gōng e Gao Shùn a guardia della città ed il giorno dopo uscì in campo alla testa di un numeroso distaccamento. Quando vide di lontano delle bandiere tra gli alberi, mandò avanti dei soldati ad appiccare il fuoco da tutti i lati, ma, alla fine, dovette constatare che, nella foresta, non c’era nessuno.
Stavano per assalire l’accampamento di Cāo quando sentirono il rullo assordante dei tamburi.
XXIX. Proprio nel momento di esitazione che ne seguì, un gruppo di soldati sbucò da dietro l’accampamento.
Lǚ Bù galoppò contro di loro, ma, nello stesso istante, scoppiarono con grande strepito razzi luminosi ed i soldati nascosti dietro la diga si lanciarono fuori.
Xiàhóu Dūn, Xiàhóu Yuān, Xŭ Chŭ, Diăn Wĕi, Lĭ Diăn e Yuè Jìn partirono all’attacco lanciando i cavalli al gran
galoppo.
Lǚ Bù , non sapendo più come resistere, fuggì attraverso la campagna. Un suo generale, Chéng Lián, fu ucciso da Yuè Jìn con una freccia. Due terzi dell’esercito di Lǚ Bù furono distrutti. I superstiti si rifugiarono in città e riferirono l’accaduto a Chén Gōng, il quale decise che non era possibile difendere Dìngtáo senza un’adeguata guarnigione e che era meglio evacuare subito la città. Perciò, egli e Gāo Shùn abbandonarono Dìngtáo, dopo aver posto in salvo la famiglia di Lǚ Bù .
Cáo Cāo , vittorioso, entrò in città con le sue truppe senza colpo ferire. Zhāng Chāo si gettò tra le fiamme, mentre Zhāng Miăo si rifugiò presso Yuán Shù. Tutta la regione del Shāndōng cadde nella mani di Cāo . Non c’è bisogno di dire che Cāo sottomise la popolazione e riparò le mura della città.
XXX. Lǚ Bù , nel frattempo, s’era riunito con i suoi generali ed era stato raggiunto anche da Chén Gōng.
Bù dichiarò: “Siamo rimasti in pochi, ma possiamo ancora sconfiggere Cāo ” e riportò ancora una volta in campo i propri uomini.
È proprio così: È normale che un generale ora vinca, ora perda. Chi può sapere se, dopo essere stato sconfitto,
riuscirà a riprendersi?
Non sapete se Lǚ Bù vinse o perse? Continuate a leggere e ve lo diremo.
NOTE
1) Il brigante afferma qui di essere un “yèchā” 夜 叉 , dal sanscrito “yaksha”, che, nella mitologia indiana, indicava gli spiriti dei boschi e dei deserti. Spesso questi spiriti erano di natura demoniaca e si presentavano sotto forma di terrificanti guerrieri o di nani robusti e corpulenti, che assalivano e divoravano i viandanti.
2) La durata del combattimento è come minimo di due ore visto che nell’antico sistema cinese di suddivisione della giornata, basato sul sistema dei “dodici rami terrestri” 十二支 (“shíèrzhī”) l’ora del drago 辰 (“chén”) va dalle 7 alle 9 del mattino e l’ora del cavallo 午 (wŭ) dalle 11 alle 13.
Capitolo 13
Lĭ Jué e Guō Sì si affrontano in una
grande battaglia – Yáng Fèng e
Dŏng Chéng cooperano
per salvare l’imperatore
I. Lǚ Bù , sonoramente sconfitto da Cáo
Cāo a Dìngtáo, raccolse sulla costa i resti del suo esercito
battuto.
I suoi generali si riunirono e volevano
di nuovo affrontare Cáo Cāo in una battaglia decisiva, ma Chén Gōng osservò: “
L’esercito di Cāo è molto forte e non ha senso affrontarlo ancora in questo
momento. Cerchiamo prima un posto dove rifugiarci. In seguito, ci sarà sempre
tempo per tornare a combattere”.
Bù propose: “Che ne direste se ci
mettessimo di nuovo con Yuán Shào ?”.
Gōng
gli rispose: “ Sarebbe meglio inviare prima qualcuno a Jĭzhōu
per vedere come stanno le cose. Poi potremo andarci”.
Bù si dichiarò
d’accordo.
II. A Jìzhōu Yuán Shào aveva sentito che
Cáo Cāo e Lǚ Bù erano in posizione di stallo.
Il suo consigliere Shĕn
Pèi andò a trovarlo e gli disse: “ Lǚ Bù è uno sciacallo. Se mai riuscisse ad
occupare Yănzhōu
, siate certo che in seguito cercherebbe di conquistare Jìzhōu . L’unico modo
per stare tranquilli sarebbe di aiutare Cáo Cāo a liquidarlo”.
Shào allora inviò Yán Liáng con 50.000
uomini in aiuto a Cāo .
Quando le spie di Lǚ Bù vennero a sapere
questa notizia, tornarono indietro di corsa per riferirla al loro capo, che ne
fu demoralizzato e chiese consiglio a Chén Gōng. Questi gli disse: “Ho saputo
che Liú Xuándé ha recentemente preso il controllo di Xúzhōu .Proviamo con
lui”.
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