Gù Kuàng 顧 況 (725 d.C.-814 d.C.), poeta, pittore e calligrafo, originario di Héngshān 恆 山 nella contea di Hăiyán 海 鹽 presso Sūzhōu 蘇 州 (oggi Hăiníngshì 海 宁 市 nel Zhèjiāng 浙 江 ), ottenne il diploma di 進 士 (“jìnshì”) nel 757 d.C.
Entrato nel pubblico impiego, servì dapprima come commissario ai trasporti presso l’ufficio del monopolio del sale, in seguito divenne redattore-archivista nella biblioteca imperiale (校 書 郎 “jiàoshūláng”) e, più tardi ancora, membro di una corte d’appello in materia penale (大 理 司 直 “dàlĭsīzhí”).
Nel 787 d.c. fu nominato giudice ( 判官 “pànguān”) dal cancelliere Hán Huăng 韓 滉 e lo accompagnò nel Jiāngnán 江 南 , la regione a sud del Fiume Azzurro.
Promosso “vicedirettore della biblioteca imperiale ”( 著 作 左 郎 “zhùzuòzuŏláng”) nel 788 d.C., fu messo da parte , dopo la morte del suo protettore , il primo ministro Lĭ Bì 李 泌 , nel 789 d.C., e inviato come sottoprefetto (君 丞 “jùnchéng”) a Ráozhōu 饒 州 nella regione del Jiāngnán 江 南. La sua disgrazia fu verosimilmente dovuta al fatto che personaggi importanti non avevano apprezzato l’ ironia di cui li aveva fatti oggetto nelle sue poesie.
Nel 793 d.C, avendo constatato che la sua carriera poteva ormai considerarsi finita, si ritirò a vita privata e trascorse il resto della sua esistenza nel famoso monastero taoista di Máoshān 茅 山 a Jùróng 句 容 nel Jiāngsū 江 苏 .
Gù Kuàng scrisse ben 20 volumi 卷 (“juăn”) di poesie. La “Raccolta completa della poesia Táng”(全 唐 诗 “quán táng shī”) contiene 239 sue composizioni, fra le quali una delle più famose è “Il canto del gabbiano”( 海 鷗 詠 “hăi ōu yŏng”). Soltanto la poesia qui sotto riportata , intitolata “La canzone del palazzo”(宮 詞 “gōng cí"), è stata ripresa nell' “Antologia delle trecento poesie Táng” (唐 詩 三 百 首 “táng shí sān băi shōu”).
Ci è stato tramandato un aneddoto sull’incontro che Gù Kuàng, poeta già famoso, ebbe nel 788 d.C. con Bái Jūyì白 居 易 che, appena sedicenne, s’era recato a Cháng’Ān 長 安 e gli aveva chiesto udienza per mostrargli le sue poesie.
Preso in mano il volume delle poesie e , visto per prima cosa il nome del loro autore, Bái Jūyì 白 居 易, Gù Kuàng cominciò a scherzare, osservando che nella capitale anche ciò che doveva essere gratuito (白 ”bái” ) costava caro e trovare alloggio (居 ”jū” ) non era affatto facile (易”yì”). (长 安白 物 贵,居 大 不 易, “cháng ān bái wù guì, jū dà bù yì”), ma, non appena ebbe letto qualche verso, si ricredette e dichiarò con entusiasmo: “Vivere nella capitale non sarà un problema per una persona che sa scrivere versi come questi”.
La canzone del palazzo
Dalle elevate stanze di giada (1)
si alzano in cielo musica e canti. (2)
Si frammischiano al vento le risa
ed il chiacchericcio delle dame.
L’ombra della luna sul palazzo.
S’ode sussurrare la clessidra. (3)
Scorre la cortina di cristallo. (4)
Quant’è vicino il fiume di stelle! (5)
NOTE
1) L’espressione 天 半 (“tiān bàn”), vale a dire “alla metà del cielo”, può essere interpretata diversamente secondo che la si ricolleghi alla prima o alla seconda parte del verso. Se si tien conto della cesura dopo la quarta sillaba, sembrerebbe logico, come fanno parecchi traduttori, leggere “dalle sale di giada in mezzo al cielo”, cioè dai piani elevati del palazzo.
2) Lo “shēng” 笙 è un organo a bocca formato da una zucca e da 13 o più canne di bambù. Il poeta ricorre al nome dello strumento per indicare la “musica”.
3) Il termine 漏 (“lòu”) designa la clessidra. 夜 漏 (“yè lòu") è la clessidra che misura le ore della notte. Il fatto che si senta sussurrare la clessidra significa che la festa è finita e che le dame si sono ritirate nel silenzio delle loro camere.
4) Ecco giungere il momento più suggestivo. Sola nella sua stanza la dama solleva la cortina della finestra e guarda fuori, non si sa se per ammirare il cielo notturno o per spiare l’atteso arrivo dell’amato. Il tema della “cortina di cristallo” è molto frequente nell’antica poesia cinese. Si vedano, ad esempio, nella rubrica “Versi Cinesi”, al paragrafo “Dispiaceri d’amore”, le due poesie, intitolate entrambe “Delusione sulla scala di giada” ( 玉 階 怨 "Yù Jiē Yuàn"), rispettivamente di Xiè Tiào 謝 眺 (464 d.C-499 d.C.) e di Lĭ Bái 李 白 (701 d.C.-762 d.C.)
5) 秋 河 (“qiū hé”), “il fiume d’autunno”, è uno dei molti nomi con cui è designata la Via Lattea. Altri sono: 銀河 (“yín hé” “il fiume d’argento”), 天河 (“tiān hé” ”il fiume del cielo”), 星河 (“xīng hé” ”il fiume delle stelle”), 天漢 (“tiān hàn” “il fiume Hàn del cielo”), 銀漢 (“yín hàn” “il fiume Hàn d’argento”).
gōng cí
yù lóu tiān bàn qĭ shēng gē
féng sòng gōng pín xiào yŭ hé
yuè diàn yìng kāi wén yè lòu
shuĭ jīng lián juăn jīn qiū hé
宮 詞
玉 樓 天 半 起 笙 歌
風 送 宮 嬪 笑 語 和
月 殿 影 開 聞 夜 漏
水 晶 簾 捲 近 秋 河