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Thorgils convince Thorstein e Lambi
La domenica successiva si svolgeva l’assemblea locale, a cui Thorgils si recò subito con i suoi uomini. C’era molta gente all’assemblea, ma Snorri il sacerdote non era presente.
Quel giorno Thorgils andò a cercare Thorstein il nero e gli disse: “Ti ricordi che hai aiutato i figli di Olaf a uccidere Bolli e che non hai mai pagato un’ammenda ai suoi figli per questo delitto? Sebbene ciò sia accaduto tanto tempo fa, non credo che i figli di Bolli abbiano dimenticato i nomi degli assassini del loro padre. I due fratelli non intendono vendicarsi sui figli di Olaf a causa del vincolo di parentela che li unisce; così hanno deciso di uccidere Helgi Hardbeinsson, quello che ha ferito a morte Bolli. Ti invito, Thorstein, a partecipare a questa spedizione con i figli di Bolli ed a meritarti così il perdono e l’immunità.”
Thorstein rispose: “Non mi pare giusto complottare contro Helgi, che è mio cognato. Preferisco pagare un’ ammenda per l’importo che sarà ritenuto adeguato.”
Replicò Thorgils: “ Non credo proprio che ai due fratelli importino i tuoi soldi. Non farti illusioni, Thorstein. Hai solo una scelta: partecipare alla spedizione oppure affrontare il peggio, non appena i figli di Bolli ti piomberanno addosso. Preferirei che tu optassi per la prima soluzione, sebbene tu sia imparentato con Helgi. Quando ci si ritrova in questo tipo di guai, ciascuno deve pensare alla propria pelle.”
"Questa via d’uscita sarà lasciata anche ad altri fra coloro che sono coinvolti in questa faida?” domandò Thorstein.
"Faremo la stessa proposta a Lambi” gli rispose Thorgils.
Thorstein osservò che si sarebbe sentito più a suo agio se non fosse stato il solo a voltare gabbana.
In seguito, Thorgils mandò a chiamare Lambi ed invitò Thorstein a rimanere con lui e ad ascoltare il loro colloquio.
"Caro Lambi” esordì Thorgils” Vorrei parlare con te dello stesso problema di cui ho appena parlato con Thorstein. Che ammenda intendi pagare ai figli di Bolli per il male che hai fatto alla loro famiglia? Si sa infatti che tu hai ferito Bolli. Inoltre, sei stato tu uno di quelli che ha più insistito perché Bolli fosse ucciso, anche se bisogna ammettere che eri colui che aveva i più validi motivi di proporne l’uccisione, subito dopo i figli di Olaf.”
Lambi chiese quale ammenda gli sarebbe stata chiesta. Thorgils rispose che gli sarebbe stata data la stessa possibilità offerta a Thorstein: partecipare alla spedizione punitiva organizzata dai figli di Bolli.
"Non mi piace pagare la mia immunità al prezzo del tradimento” rispose Lambi” Non intendo partecipare a questa spedizione.”
Allora intervenne Thorstein dicendo: “ Non è così semplice, Lambi, rifiutare sbrigativamente questa proposta: essa ci è fatta da gente importante, da persone di nobile famiglia che si sono sentite defraudate per lungo tempo dei loro diritti. Mi è stato detto che i figli di Bolli sono giovani coraggiosi ed ambiziosi, ed hanno tutte le ragioni di cercare vendetta. Non possiamo certo pensare di non dover rispondere dell’atto gravissimo che abbiamo compiuto. Del resto, la gente biasimerà soprattutto me, a causa della mia parentela con Helgi. Mi sembra anche che la stragrande maggioranza delle persone passerebbe oltre qualsiasi cosa pur di salvare la propria vita. Salviamo prima la pelle, e poi penseremo al resto!.”
Lambi rispose: “Le tue parole sono molto chiare, Thorstein. Sono anche disposto ad accettare il tuo suggerimento, se pensi che le cose siano così semplici, perché a lungo abbiamo affrontato insieme molte difficoltà. Però esigo che, se io mi unisco a voi per uccidere Helgi, non sia fatto alcun male ai miei nipoti, i figli di Olaf.”
Thorgils promise per conto dei figli di Bolli quanto veniva richiesto da Lambi.
Thorstein e Lambi accettarono quindi di partecipare alla spedizione guidata da Thorgils e convennero di riunirsi con Thorgils all’alba di due giorni dopo a Tunga nella Hördadal, dopodiché si separarono.
La sera Thorgils ritornò a Tunga. Giunse presto il momento in cui coloro che gli avevano promesso di partecipare alla spedizione dovevano presentarsi. Il martedì mattina, prima dell’alba, Thorstein e Lambi giunsero a Tunga e furono accolti da Thorgils.
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La ricognizione del terreno
Thorgils allora si preparò anche lui e si misero in cammino su per la Hordadal. Erano dieci in tutto. Thorgils era il capo della spedizione. Con lui c’erano i figli di Bolli, Bolli e Thorleik, il loro fratellastro Thord il gatto, poi Thorstein il nero, Lambi, Halldor e Örnolf,ed infine Svein e Hunbogi. Questi ultimi erano i figli di Alf delle Valli. Erano tutti uomini forti e abituati a combattere.
Si diressero verso il passo di Sopanda, poi attraversarono la valle di Langavatn ed in seguito il fiordo di Borg. Traversarono il Fiume del Nord al guado di Eyja ed il Fiume Bianco al guado di Bakka, poco al disotto di By. Poi risalirono la Valle del fumo e montarono il pendio della Valle di Skorri fino ai boschi che si trovavano presso la fattoria di Vatnshorn,il corno del lago, dove fermarono i cavalli. Era ormai tarda sera.
La fattoria di Vatnshorn non è molto lontana dal lago, dal lato meridionale del fiume. Thorgils disse ai suoi compagni che avrebbero trascorso lì la notte. “Intanto io andrò alla fattoria e cercherò di sapere se Helgi è in casa. Mi hanno detto che di solito ha pochi uomini intorno a sé, ma che è molto cauto e che, per dormire, si barrica nella sua stanza.”
I suoi compagni gli dissero di andare. Thorgils allora si cambiò d’abito: tolse la camicia azzurra ed indossò una ruvida giubba di panno grigio. Poi si diresse verso la fattoria e, quando vi era quasi giunto, vide che un uomo veniva nella sua direzione.
Quando si incontrarono, Thorgils gli disse: “Tu penserai che io ti stia facendo una domanda stupida, amico, ma vorrei sapere in che zona sono finito, come si chiama questa fattoria e chi ci abita.”
L’uomo gli rispose: “Devi essere veramente stupido ed ignorante, buonuomo, se non hai mai sentito parlare di Helgi Hardbeinsson, valoroso combattente e persona di grande reputazione.”
Thorgils allora chiese se Helgi fosse generoso ed ospitale con gli sconosciuti che gli si presentavano mossi dal bisogno.
“È facile risponderti” disse l’uomo” Helgi è estremamente ospitale e generoso sotto tutti gli aspetti.”
“È a casa ora?” domandò Thorgils “Vorrei chiedergli soccorso.”
L’uomo gli chiese quali problemi avesse.
“L’assemblea di quest’estate mi ha condannato al bando” rispose Thorgils “ed ora avrei bisogno della protezione di qualcuno che sia forte e sicuro di sé. In cambio potrei offrirgli la mia fedeltà e i miei servizi. Puoi portarmi alla fattoria, da Helgi?”
“Posso certo accompagnarti alla fattoria, dove potrai trascorrere la notte e sarai il benvenuto. Ma non ci troverai Helgi, perché non è in casa.”
Allora Thorgils domandò dove si trovasse Helgi.
L’uomo rispose: “È andato al suo alpeggio a Sarp.”
Thorgils chiese dove si trovasse questa località e quanti uomini avessero accompagnato Helgi.
L’uomo rispose che si trovavano con Helgi suo figlio Hardbein e due uomini, che erano stati condannati al bando e che Helgi aveva accolto presso di sé. Thorgils lo pregò di indicargli il cammino più breve per l’alpeggio “perché voglio incontrarlo il più presto possibile e sottoporgli subito il mio caso.”
Il garzone gli indicò il cammino e se ne andò per le sue faccende.
Thorgils ritornò dai suoi compagni nel bosco e raccontò loro che cosa aveva saputo a proposito di Helgi: “Dobbiamo trascorrere qui la notte ed avvicinarci all’ovile solo verso l’alba.”
Essi fecero come aveva detto. Il giorno dopo Thorgils e i suoi compagni cavalcarono attraverso il bosco finché giunsero presso l’ovile. Allora Thorgils disse loro di smontare da cavallo e di fare colazione. Così fecero, fermandosi per breve tempo.
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Il pastorello di Helgi
Vediamo ora che cosa stava succedendo nel frattempo all’ovile dove Helgi si trovava con quegli uomini che abbiamo prima menzionato.
All’alba Helgi aveva mandato il suo pastorello a cercare legna da ardere nei pressi dell’ovile e a guardare se ci fosse nei dintorni qualche movimento o qualcosa di insolito “perché aveva fatto un sogno durante la notte.”
Il ragazzo fece come gli era stato ordinato, rimase fuori per qualche tempo e ,quando ritornò, Helgi gli chiese se avesse visto qualcosa di insolito.
“Ho visto qualcosa che merita certamente di esserti riferito” rispose il ragazzo.
"Che cosa?” domandò Helgi
Il ragazzo disse : “Ho visto parecchi uomini, che mi sembrano forestieri.”
“Dov’erano quando li hai visti” lo interruppe Helgi” e che cosa stavano facendo? Che abiti indossavano? Che aspetto avevano?.”
Rispose il ragazzo: “Non ero così spaventato da non fare attenzione a questi dettagli perché sapevo che tu me li avresti chiesti.”
E cominciò a raccontare che erano vicini all’ovile e che stavano facendo colazione. Helgi chiese se erano seduti in cerchio oppure uno accanto all’altro. Il ragazzo rispose che erano seduti in cerchio, ciascuno sulla propria sella.
“Adesso raccontami che aspetto avevano"proseguì Helgi “ Voglio vedere se riesco a riconoscerne qualcuno.”
Il ragazzo raccontò: “C’era un uomo seduto su una sella dipinta ed indossava una camicia azzurra. Era robusto e di aspetto virile, un po’ calvo e con i denti sporgenti all’infuori.”
Helgi osservò: “Dalla tua descrizione riconosco bene quell’uomo. È Thorgils Hölluson, che abita ad ovest della Hördadal. Ma non vedo il motivo che può averlo spinto fin qui.”
Il ragazzo continuò: “Accanto a lui c’era un uomo seduto su una sella dorata. Indossava una tunica scarlatta e portava al polso un braccialetto d’oro. Aveva la testa cinta di una fascia ricamata d’oro. Aveva i capelli biondi che gli ricadevano a riccioli sulle spalle. Era di bell’aspetto, con un naso aquilino che rientrava un po’ alla radice. Begli occhi azzurri, acuti e vivaci. Fronte ampia e guance piene. I capelli tagliati a scodella proprio sopra gli occhi. Era un uomo robusto, dalle spalle larghe e dal torace possente. Belle mani, braccia robuste, figura elegante e, tutto sommato, posso dire di non aver mai visto finora un uomo di così bella apparenza. Sembrava giovane, perché non aveva ancora la barba. Mi è parso molto agitato.”
“Lo hai osservato molto bene” disse Helgi “Deve essere un uomo di valore, ma non mi ricordo di averlo mai visto. Però credo di intuire chi possa essere: deve trattarsi di Bolli Bollason, di cui m’è stato detto che è un giovane molto promettente.”
Il ragazzo proseguì: “Poi c’era un uomo seduto su una sella smaltata. Indossava una tunica verde limone e portava al dito un grande anello d’oro. Era di aspetto molto piacevole e sembrava giovane anche lui. Aveva i capelli castani ed era anche lui di portamento molto distinto.”
Helgi osservò: “Credo di sapere chi sia l’uomo che hai appena descritto. Deve essere Thorleik Bollason. Bravo, sei un ottimo osservatore ed un ragazzo intelligente.”
Il ragazzo disse: “Accanto a lui sedeva un altro giovane in giubba azzurra e calzoni neri sostenuti da una cintura.Aveva naso robusto, capelli chiari e lineamenti regolari. Piccolo di statura, ma di bell’aspetto.”
“Lo riconosco"interruppe Helgi” Devo averlo visto quando era ancora un ragazzo. Deve essere Thord Thordarson, il figlioccio di Snorri il sacerdote. Hanno messo insieme una bella compagnia questi uomini del fiordo occidentale.
C’era ancora qualcuno?”
“Sì” rispose il ragazzo. C’era un uomo seduto su una sella di cuoio, scuro di faccia e di pelo, coi capelli neri e la barba grigia. Non bello, ma vigoroso. Indossava una pelliccia grigia.”
“Lo conosco bene” osservò Helgi “È Lambi Thornbjornsson della Valle dei salmoni, ma non capisco perché si sia unito a questa compagnia.”
Il ragazzo aggiunse “C’era un uomo con una sella alta. Indossava una giubba azzurra con un cappuccio e portava al dito un anello d’argento. Sembrava un contadino, abbastanza anziano, coi capelli neri e riccioluti. Aveva una cicatrice sul volto.”
“La cosa sta prendendo una brutta piega” disse fra di sé Helgi “Deve essere mio cognato Thorstein il nero e mi stupisce molto che sia in questa compagnia. Io non gli avrei mai fatto una visita di nascosto. Chi c’era ancora?”
“Due uomini” rispose il ragazzo “molto somiglianti l’uno all’altro, di mezza età, molto robusti, rossi di capelli e lentigginosi, ma in complesso di bell’aspetto"
“Posso indovinare chi sono” osservò Helgi “Sono i fratelli di latte di Thorgils, Halldor e Örnolf. Sei veramente un ottimo osservatore, ragazzo. Erano questi tutti gli uomini che hai visto?”
“No” rispose il ragazzo “ma ho poco da aggiungere. Accanto ad essi era seduto un uomo con la faccia rivolta verso l’esterno del cerchio. Era in cotta di maglia e aveva in testa un elmetto d’acciaio con una visiera lunga un palmo. Portava in spalla un’ascia rilucente la cui lama doveva essere lunga almeno dieci centimetri.Aveva la carnagione scura, gli occhi neri ed una vera aria da predone.”
“L’hai descritto molto bene” disse Helgi “Deve essere Hunbogi il forte, il figlio di Alf delle Valli. Non riesco a capire che cosa vogliano tutti costoro per essere venuti fin qui in eletta compagnia.”
“Accanto a questo forzuto” terminò il ragazzo “c’era ancora un uomo dai capelli castano scuri, dalla faccia larga e paonazza e dalle sopracciglia cespugliose, piuttosto alto di statura.”
Helgi lo interruppe: “Mi basta. Deve essere Svein, il fratello di Hunbogi. Faremo bene a non farci sorprendere da questi uomini, perché sono sicuro che mi faranno visita prima di lasciare la regione, visto che alcuni di loro avrebbero già voluto incontrarmi molto tempo fa. Le donne che si trovano qui all’ovile devono subito indossare abiti maschili, saltare a cavallo e galoppare a briglia sciolta verso la fattoria. Forse coloro che stanno in agguato qui vicino non riusciranno a distinguere bene se si tratta di uomini o di donne. Ci basta guadagnare un po’ di tempo per chiamare i vicini in nostro soccorso ed allora non si sa chi avrà la meglio.”
Le quattro donne che si trovavano all’ovile, cambiatesi d’abito, saltarono a cavallo e galopparono via.
Thorgils ebbe il sospetto che la loro presenza fosse stata scoperta ed incitò i compagni a montare a cavallo ed a muoversi subito, cosa che essi si apprestarono a fare, ma prima che fossero saliti in sella, un uomo di piccola statura e di movimenti nervosi, con gli occhi spiritati, galoppò verso di loro su un cavallo piuttosto vivace e salutò Thorgils come se lo conoscesse. Thorgils gli chiese chi fosse, a quale famiglia appartenesse e da dove venisse. L’uomo rispose che si chiamava Hrapp e che la famiglia di sua madre abitava il Breidafjörd “dove sono cresciuto.” “Mi chiamano l’uccisore e questo soprannome mostra che non sono un uomo facile da trattare nonostante la piccola statura. La famiglia di mio padre viene dal sud, dove anch’io ho abitato in questi ultimi anni. È una fortuna averti incontrato qui, perché intendevo proprio cercarti e parlarti, per quanto la cosa fosse difficile. Ho un problema: ho litigato con il mio padrone e lui mi ha maltrattato, ma, come fa capire il mio soprannome, io non sopporto insulti da nessuno. Così l’ho colpito; non penso di avergli fatto molto male o forse non gliene ho proprio fatto, ma non mi è parso prudente perdere tempo ad accertarmene. Ho preso uno dei suoi cavalli, ci sono saltato su ed eccomi qui.
Hrapp parlava molto ed ascoltava poco, ma riuscì comunque a capire che stavano per attaccare Helgi. Ciò gli piacque molto e disse loro che intendeva partecipare all’assalto, e non nella retroguardia.
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L’uccisione di Helgi
Thorgils e i suoi si lanciarono al galoppo, appena montati in sella, e sbucati fuori dal bosco, videro quattro persone che galoppavano via dall’ovile a briglia sciolta. Alcuni dei compagni di Thorgils proposero di mettersi subito al loro inseguimento.
Thorleik, invece, disse: “Andiamo prima all’ovile a vedere chi c’è, perché non mi sembra che quelle persone che stanno fuggendo a cavallo siano Helgi e i suoi compagni. Direi piuttosto che sono delle donne.”
La maggioranza non era d’accordo con lui, ma Thorgils disse che bisognava seguire il suo consiglio, perché sapeva che Thorleik aveva la vista molto acuta. Così si diressero verso l’ovile. Hrapp li precedeva al galoppo, brandendo il giavellotto che aveva in mano e facendo il gesto di lanciarlo, mentre urlava che avrebbe finalmente mostrato di che cosa era capace. Prima che Helgi e i suoi si rendessero conto di ciò che stava accadendo, Thorgils e i compagni avevano circondato l’ovile. Allora, Helgi ed i suoi sbarrarono le porte ed afferrarono le armi. Hrapp si arrampicò rapidamente sul tetto della baracca e chiese se la vecchia volpe era dentro.
Helgi rispose:” Vedrai subito che chi vive qui dentro può essere selvatico e che è rischioso avvicinarsi troppo alla sua tana.”
Detto ciò, scagliò la propria lancia attraverso l’apertura del tetto della capanna trafiggendo Hrapp, che cadde a terra morto, con la lancia piantata nel petto.
Thorgils ammonì gli altri a stare attenti e a non compiere imprudenze “perché abbiamo tutti i mezzi per prendere l’ovile e per impadronirci di Helgi, che ci è rinchiuso dentro, visto che con ogni probabilità ci sono pochi uomini con lui.”
L’ovile era costruito con una grande trave che poggiava su due forcelle laterali e le cui estremità sporgevano fuori dai muri. Il tetto di torba era stato messo su soltanto l’anno prima e non si era ancora rassodato. Thorgils disse ad alcuni dei suoi uomini di afferrare le estremità della trave di volta e di appendersi ad esse con tutta la loro forza in modo che la trave si spezzasse o che le assi del tetto si scompaginassero. Nello stesso tempo, ne mandò alcuni altri a sorvegliare la porta, per impedire sortite di quelli che stavano dentro.
Nell’ovile con Helgi c’erano quattro persone: suo figlio Hardbein, che aveva allora dodici anni, il guardiano delle pecore e i due banditi che avevano trovato rifugio da lui durante l’estate e che si chiamavano Thorgils e Eyjolf.
Thorstein il nero e Svein, il figlio di Alf delle Valli, sorvegliavano le porte dell’ovile, mentre gli altri cercavano di scoperchiare l’ovile.e si erano divisi in due gruppi per farlo. Hunbogi il forte ed i figli di Armod avevano afferrato un’estremità della trave di volta, Thorgils, Lambi ed i figli di Gudrun l’altra. Essi si appesero con tutta la loro forza alla trave, che si spezzò proprio nel mezzo.
In quel momento Hardbein spinse fuori la sua alabarda attraverso lo squarcio che s’era aperto tra la porta ed il muro e colpì Thorstein il nero sull’elmetto d’acciaio, ferendolo alla fronte. Era una brutta ferita, ma Thorstein commentò con ironia che questo provava al di là d’ogni dubbio che c’era gente in casa.
Subito dopo Helgi si lanciò fuori della porta con tanto vigore che i più vicini si tirarono indietro, ma Thorgils che stava di fianco lo colpì con la spada sulla spalla ferendolo gravemente. Helgi, che aveva in mano un’ ascia da guerra si voltò verso Thorgils ed esclamando “Sono vecchio, ma non ho ancora cominciato ad aver paura di combattere” scagliò l’ascia contro Thorgils, che ricevette una brutta ferita ad una gamba.
Allora Bolli, che aveva visto tutto, si lanciò contro Helgi levando la spada “Tagliagambe” e la calò su Helgi. La ferita fu mortale.
I due compagni di Helgi e Hardbein uscirono correndo dalla capanna. Thorleik Bollason affrontò Eyjolf, che era un uomo robusto e lo colpì con la spada sulla coscia, proprio sopra il ginocchio, tagliandogli di netto la gamba. Eyjolf cadde a terra e morì. Hunbogi il forte si gettò su Thorgils e lo colpì con l’ascia in mezzo alla schiena, spezzandogli la colonna vertebrale.
Thord il gatto era anche lui vicino quando Hardbein corse fuori e voleva affrontarlo, ma Bolli, quando vide ciò, si interpose ed ordinò di non fare del male ad Hardbein.” Non commettiamo infamie!” ingiunse agli altri “ Non uccidete Hardbein!.”
Helgi aveva anche un altro figlio che si chiamava Skorri e che veniva allevato in una fattoria chiamata England nella parte meridionale della Valle di Reykjar.
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Il ritorno dei vendicatori
Dopo di ciò Thorgils e i suoi ripresero la via del ritorno e, disceso il pendio che portava nella Valle del fumo, giunsero nella valle e vi diffusero la notizia della loro impresa. Ripercorsero poi andando verso occidente la stessa via che avevano percorso venendo e non interruppero il viaggio finché non giunsero nella Hördadal. Qui raccontarono la storia della loro spedizione, che divenne presto nota dappertutto e fu considerata una grande impresa, perché era ritenuto molto difficile eliminare un combattente del calibro di Helgi. Thorgils ringraziò gli uomini che lo avevano accompagnato e lo stesso fecero i figli di Bolli. Poi la compagnia si sciolse. Lambi si diresse ad ovest verso la Valle dei salmoni e si fermò dapprima a Hjardarholt, dove raccontò ai suoi nipoti, i figli di Olaf, che cosa era accaduto nella Valle di Skorri. Essi disapprovarono la sua condotta e lo rimproverarono aspramente, dicendogli che aveva dimostrato di aver preso più da Thorbjörn il debole che da Myrkjartan, re d’Irlanda.
Lambi si irritò molto e replicò che avevano torto ad insultarlo perché “in questo modo vi ho salvati dalla morte.”
Dopo di ciò nessuno parlò più perché erano tutti di pessimo umore e, poco dopo, Lambi partì e se ne tornò a casa.
Thorgils Hölluson ritornò a Helgafell con i figli di Bolli e con i suoi fratelli di latte, Halldor e Örnolf. Giunsero a Helgafell la sera, quando tutti erano già andati a letto. Gudrun si alzò e ordinò ai domestici di alzarsi pure loro e di accogliere i visitatori. Poi entrò anche lei nella sala e, salutati Thorgils e gli altri, chiese notizie.
Thorgils ricambiò il saluto di Gudrun. S’era tolto il mantello, aveva deposto le armi e sedeva con la schiena appoggiata al pilastro. Indossava una tunica di color rosso scuro, legata in vita da una cintura d’argento. Gudrun si sedette sulla panca di fianco a lui.
Thorgils allora improvvisò alcuni versi
“Accanto alla capanna di Helgi,
ai corvi fu offerto un convito.
Thorleik era con noi quando
Di rosso tingemmo le spade.
Tre uomini noi abbattemmo,
eran tutti guerrieri tremendi,
torreggiavano come querce.
Di Bolli facemmo vendetta”
Gudrun gli chiese tutti i dettagli della spedizione e Thorgils le raccontò tutto ciò che ella desiderava sapere.
Gudrun disse che la spedizione era stata portata a termine come meglio non si poteva e li pregò di accettare i suoi ringraziamenti. In seguito fu loro offerta la cena e poi furono loro indicati i letti su cui potevano dormire.
Così trascorsero la notte.
Il mattino dopo Thorgils si sedette a conversare con Gudrun e le disse:” Come hai potuto vedere, Gudrun, ho portato a termine il compito che mi avevi affidato e mi sembra di essermela cavata egregiamente. Sono anche sicuro di non averlo fatto invano. Tu ti ricordi di certo che cosa mi avevi promesso in cambio e mi sembra di aver ben meritato questo compenso.”
Rispose Gudrun: “Non è sicuramente trascorso così tanto tempo da farmi dimenticare il nostro colloquio ed ho la ferma intenzione di mantenere tutto quanto ti ho promesso. Ma dimmi un po’ quali erano i termini esatti del mio impegno?.”
Thorgils le obiettò che se ne ricordava certamente anche lei.
Gudrun riprese: “ Ho promesso che non avrei sposato nessun altro degli uomini che stavano in questo paese. Era questa la promessa?.”
"Sì” rispose Thorgils.
"Bene “ proseguì Gudrun “ Siamo entrambi d’accordo sul contenuto della mia promessa. Allora non andrò per le lunghe: non intendo diventare tua moglie. Penso che rispetterò la mia promessa se sposerò Thorkel Eyolfsson, che attualmente non si trova in Islanda.”
Thorgils divenne paonazzo dalla rabbia e disse: “ So bene chi è l’ideatore di tutto questo. Ho intuito che dietro tutto ciò c’era un cattivo consigliere e so anche chi è: Snorri il sacerdote.”
Si alzò di scatto, interrompendo la conversazione, e si precipitò fuori, dicendo ai suoi compagni che intendeva andarsene immediatamente.
A Thorleik dispiacque che Thorgils fosse stato trattato in così malo modo, ma Bolli prese le parti della madre. Gudrun disse che avrebbero offerto a Thorgils dei bei regali per calmarlo, ma Thorleik obiettò che ciò non avrebbe funzionato “perché Thorgils è un uomo molto orgoglioso e non si riterrà soddisfatto da qualche dono.”
"Peggio per lui” concluse Gudrun “Allora si consoli come può.”
Thorgils allora andò via da Helgafell con i suoi fratellastri e ritornò a Tunga estremamente scontento.
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La morte di Osvif
Quell’inverno Osvif si ammalò e morì. La sua morte fu considerata una grande perdita perché era stato un uomo molto saggio. Fu sepolto ad Helgafell, dove Gudrun aveva fatto costruire una chiesa.
Durante lo stesso inverno si ammalò anche Gest Oddleifson e, quando si accorse che la sua malattia si aggravava, fece chiamare il figlio Thord il corto e gli disse: “ Sento che questa malattia separerà le nostre strade. Desidero essere sepolto ad Helgafell perché quel luogo è destinato a diventare un grande santuario. Ho visto spesso una luce risplendere su di esso.”
Dopo di ciò, morì. L’inverno era stato freddissimo ed una spessa coltre di ghiaccio aveva coperto a lungo il Breidafjörd così che nessuna nave aveva potuto salpare da Bardastrand. Il corpo di Gest fu esposto per due giorni e due notti ad Hagi. La seconda notte soffiò un tal vento che tutto il ghiaccio fu spinto lontano dalle rive ed il giorno dopo il tempo era bello e sereno. Thord equipaggiò una barca, vi caricò il corpo di Gest e salpò verso sud. Attraversato durante il giorno il Breidafjörd, giunse verso sera ad Helgafell. Vi fu accolto con cortesia e vi trascorse la notte.Il mattino dopo Gest fu seppellito e fu calato nella stessa tomba di Osvif. Si avverò così la sua profezia di quando aveva detto ad Osvif che allora abitavano l’uno a Bardastrand e l’altro a Saelingsdal, ma che un giorno sarebbero stati molto più vicini.
Thord il corto ritornò subito a casa, non appena fu pronto. La notte successiva ci fu tempesta e tutto il ghiaccio fu di nuovo sospinto verso la costa. Durante tutto il resto dell’inverno nessuna imbarcazione potè più essere messa in mare.
Sembrò una cosa straordinaria che fosse stato possibile navigare per condurre alla sepoltura il corpo di Gest mentre nessuna nave aveva potuto scendere in mare né prima né dopo, per tutto l’inverno.
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L’assassinio di Thorgils Hölluson
Thorarin di Langadal, notabile di medio rango, fu privato da Thorgils dei suoi incarici pubblici, cosa che Thorarin e suo figlio Audgisl, uomo irascibile, presero per un gravissimo affronto. Audgisl domandò udienza a Snorri il sacerdote e, dopo averlo informato dell’offesa subita, gli chiese aiuto per vendicarsi.
Snorri gli rispose in modo gentile, ma evasivo, ed infine osservò: “ Questo figlio di Halla sta diventando ambizioso e presuntuoso. Non troverà dunque mai nessuno che osi impedirgli di fare tutto ciò che vuole? Certo è un uomo forte e potente, ma parecchia gente come lui è già stata tolta di mezzo in passato.”
Quando Audgisl prese congedo Snorri gli regalò un’ascia ageminata.
In primavera Thorgils Hölluson e Thorstein il nero si recarono a sud, nel fiordo di Borg, ed offrirono riparazione ai figli e alla parentela di Helgi, ottenendo, al termine dei negoziati,di pagare un’ ammenda fissata ad un importo ragionevole. Thorstein ne pagò subito due terzi, mentre per il terzo restante fu convenuto che sarebbe stato pagato da Thorgils alla successiva assemblea.
Giunta l’estate Thorgils si recò all’assemblea e, quando giunse con i suoi sui campi di lava dove si svolgeva l’assemblea, vide venire dalla direzione opposta una donna di altissima statura. Thorgils si diresse verso di lei, ma, quella ,sfuggendolo, gli disse soltanto:"Guardati ,o prode, dagli intrighi di Snorri, anche se è vano lottare contro la sua astuzia"e proseguì per la sua strada.
Thorgils vide in questo incontro un cattivo presagio:” Quando le cose andavano bene"osservò “ era raro che tu lasciassi l’assemblea proprio al momento del mio arrivo.”
Poi si inoltrò nell’accampamento e si diresse ai padiglioni che erano stati preparati per lui e per il suo seguito.
I primi giorni dell’assemblea si svolsero senza che accadesse nulla di particolare. Poi, una volta che alcuni avevano lavato e messo a seccare i propri panni e che Thorgils aveva steso sulle pareti del padiglione la sua cappa blu, questa cominciò a parlare: “ Il mantello steso ad asciugare sulla parete della tenda sa che c’è un complotto; si bagnerà di nuovo, e ancor di più, quando ci saranno due uccisioni.”
Questo prodigio riempì tutti di stupore. Il giorno successivo Thorgils attraversò il ruscello per andare a pagare l’ammenda ai figli di Helgi. Era seduto sul costone di lava che sovrastava l’accampamento ed aveva con sé il suo amico d’infanzia Halldor e parecchi altri compagni. Poi giunsero i figli di Helgi e Thorgils cominciò a contare i pezzi d’argento che doveva pagare loro come ammenda.
Audgisl Thorarinsson che si era trovato, per caso o deliberatamente, a passargli accanto in quel momento, lo colpì proprio quando stava contando “dieci” ed ai presenti parve che, mentre la testa si staccava dal corpo, le labbra pronunciassero ancora il numero “undici.” Audgisl corse a cercare rifugio nel padiglione degli uomini del Vatnsfjörd, ma Halldor lo inseguì istantaneamente e lo trafisse proprio mentre varcava la soglia.
La notizia della morte di Thorgils fu portata alla tenda di Snorri.
"Ci sarà uno sbaglio” osservò Snorri” Probabilmente è Thorgils che ha ucciso un altro"
"Eppure” insistette l’uomo che aveva portato la notizia” gli hanno staccato la testa dalle spalle.”
"Allora deve essere vero” concluse Snorri.
Per l’uccisione di Thorgils fu poi pagata un ‘ammenda, come si racconta nella “Saga di Thorgils Hölluson.”
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Thorkel cerca moglie
Quella stessa estate in cui fu ucciso Thorgils Hölluson, attraccò a Bjarnarhöfn una nave appartenente a Thorkel Eyjolfsson. Quest’ultimo si era talmente arricchito con il commercio che aveva potuto comprare una seconda nave, la quale era approdata a Boreyri nello Hrutafjörd. Entrambe le navi portavano un carico di legname.
Quando Snorri il sacerdote seppe dell’arrivo di Thorkel, montò a cavallo e si diresse subito alla nave. Thorkel lo accolse con grande amicizia e, siccome disponeva di notevoli provviste di bevande, i due fecero gran festa. Conversarono a lungo: Snorri si informò degli avvenimenti di Norvegia e Thorkel, dopo avergliene fatto un vivace e dettagliato resoconto, gli domandò ,a sua volta, che cosa fosse accaduto in Islanda durante la sua assenza.
"Mi sembra opportuno” concluse Snorri, dopo aver raccontato all’amico le vicende islandesi “ che tu, come ti avevo già consigliato prima che partissi, ti ritiri ora dagli affari . Sistemati tranquillamente e presenta una domanda di matrimonio alla persona di cui avevamo già parlato a suo tempo.”
“ Capisco che cosa intendi dire “ lo interruppe Thorkel” e sono pienamente d’accordo col tuo suggerimento, come lo ero già allora, perché non vedo ragione di oppormi ad un così eccellente matrimonio, se si può fare.”
Snorri riprese:” Sono disposto a far io da sensale ed a presentare personalmente la tua proposta di matrimonio. I due problemi che ti trattenevano dallo sposare Gudrun sono stati felicemente risolti: Bolli è stato finalmente vendicato e Thorgils è stato tolto di mezzo.”
Thorkel rispose:” I tuoi piani sono sempre perfetti, Snorri, e perciò seguirò il tuo consiglio.”
Snorri si trattenne sulla nave alcuni giorni . Poi lui e Thorkel montarono con altri ventiquattro uomini, sulla scialuppa a dieci remi della nave, e si diressero verso Helgafell.
Gudrun li accolse con particolare cordialità ed offrì loro una splendida ospitalità.
Trascorsa la notte, Snorri chiese di poter parlare in privato a Gudrun e le disse: “ La ragione per cui sono venuto a trovarti è che ho un’ ambasciata da compiere per conto del mio amico Thorkel Eyjolfsson, che, come tu vedi, è venuto con me . Ho ricevuto da lui l’incarico di chiedere la tua mano. Thorkel è un uomo di grande prestigio e, del resto, tu conosci bene la sua famiglia e la sua reputazione. Inoltre, non è affatto sprovvisto di mezzi e, a mio parere, ha ottime possibilità di diventare uno dei capi della regione occidentale, se ne avrà voglia. Ha sempre goduto di molto rispetto qui in Islanda, ma ancor maggiore stima ha saputo acquistare presso la nobiltà norvegese.”
Gudrun rispose: “ Toccherà ai miei figli, Thorleik e Bolli, dare il loro consenso, ma tu sei il terzo al quale io lo chiedo, come se fossi anche tu il mio tutore, perché mi fido dei tuoi consigli in tutte le cose che ritengo importanti e perché tu mi hai sempre consigliato bene.”
Snorri le disse che non era assolutamente il caso di respingere Thorkel.
Subito dopo Snorri fece chiamare i figli di Gudrun ed espose loro la proposta., mettendo accortamente in evidenza quale vantaggio essi avrebbero potuto trarre dalla parentela con un uomo ricco e capace come Thorkel.
Bolli rispose: “Mia madre deciderà lei stessa che cosa vuol fare ed io mi conformerò alla sua decisione. Ma dobbiamo comunque attribuire grande importanza al fatto che questa proposta ci viene presentata da te, Snorri, che ci hai già molto aiutati in passato.”
Gudrun intervenne allora dicendo:” Anche in questa occasione dobbiamo tenere in gran conto ciò che dice Snorri, perché i suoi consigli ci sono sempre stati molto utili.”
Poiché Snorri sollecitava una decisione, finì che la proposta di matrimonio fu accettata. Snorri propose che il matrimonio si svolgesse a casa sua e Thorkel fu d’accordo “ perché sono in grado di fornirti tutte le provviste che tu ritenga necessarie.”
Ma Gudrun si oppose: “ Voglio che le nozze si svolgano a Helgafell. Non ho paura delle spese e non desidero che Thorkel o altri si prendano questo disturbo.”
"Sei proprio una donna eccezionale” osservò Snorri.
Fu dunque convenuto che le nozze si svolgessero a Helgafell la sesta settimana dell’estate. Poi Snorri partì per casa sua e Thorkel ritornò alla sua nave. In seguito, trascorse l’estate in parte sulla nave e in parte a Tunga.
La data delle nozze si avvicinava. Gudrun fece grandi preparativi e mise da parte importanti provviste. Snorri il sacerdote si presentò alla cerimonia con Thorkel, accompagnato da quasi sessanta uomini, accuratamente scelti e vestiti per la maggior parte di tessuti colorati. Gudrun, da parte sua, aveva invitato quasi cento persone. I suoi figli, Thorleik e Bolli, insieme con i loro invitati, si fecero incontro a Snorri ed ai suoi e li accolsero con grande cortesia. I servitori si occuparono subito dei cavalli e dei bagagli. Poi gli invitati furono sistemati a dormire nella sala: quelli di Thorkel e di Snorri dal lato superiore e quelli di Gudrun dall’altro lato.
69
Le nozze di Gudrun
Quell’ autunno avevano chiesto a Gudrun di ospitare e di proteggere un uomo chiamato Gunnar. Ella lo aveva accolto ed aveva celato la sua identità. Gunnar infatti era stato bandito per aver ucciso Thidrand Geitisson di Krossavik, come racconta la saga dei Vichinghi di Njard., ed aveva interesse a tenersi il più possibile nascosto perché molti uomini potenti volevano vendicare la sua vittima.
La prima sera dei festeggiamenti, quando gli ospiti andarono alla fontana a lavarsi, vi incontrarono un uomo alto, robusto e largo di spalle. L’uomo era incappucciato. Thorkel gli domandò chi fosse e quello gli diede il primo nome che gli venne in mente.
Thorkel osservò:” Non mi sembra che tu dica la verità. Dalle descrizioni che me ne hanno fatto, direi piuttosto che sei Gunnar, quello che ha ucciso Thidrand. Ma se tu sei un valoroso come raccontano in giro, perché ti nascondi?.”
Gunnar gli rispose: “Vedo che sei andato dritto al sodo e ,quindi, non cercherò nemmeno io di tirarla per le lunghe. È vero, mi hai riconosciuto. Ed ora, che cosa intendi fare?.”
Thorkel replicò che lo avrebbe saputo subito ed ordinò ai suoi uomini di impadronirsi di lui.
Gudrun era seduta sul palco della sala, dalla parte riservata al padrone di casa, con alcune altre donne; e tutte portavano cuffie di lino. Non appena si accorse di ciò che stava accadendo, si alzò dal banco della sposa ed ordinò ai suoi uomini di correre in aiuto di Gunnar, anche uccidendo, se necessario, chi si opponesse al loro intervento. Gli uomini di Gudrun erano molto più numerosi di quelli di Thorkel e la situazione stava prendendo una piega diversa da quella che si sarebbe potuta prevedere.
Snorri il sacerdote si interpose ed invitò i contendenti a calmarsi: “Dovresti capire, Thorkel, che non è opportuno impuntarsi su una faccenda come questa. Considera che donna straordinaria è Gudrun, se ora sta riuscendo ad imporci la sua volontà.”
Thorkel rispose che si era impegnato con Thorkel Geitisson, il fratello della vittima, ad uccidere Gunnar, se mai lo avesse incontrato nei distretti occidentali, e che Thorkel Geitisson era un suo grandissimo amico.
Snorri tagliò corto:” Il tuo impegno ora è quello di fare ciò che ti consigliamo. Ed è per te una cosa della massima importanza perché, per quanto tu faccia, non troverai mai più una moglie come Gudrun.”
Ascoltando queste parole Thorkel capì che Snorri aveva ragione e, calmatosi, lasciò che quella sera Gunnar fosse lasciato andare.
Le nozze poterono così svolgersi e furono splendide. Quando furono terminate, gli ospiti si prepararono alla partenza.
Thorkel offrì a Snorri magnifici doni e fece lo stesso con tutti gli altri notabili. Snorri invitò a casa sua Bolli Bollason e gli disse che avrebbe potuto rimanere con lui quanto a lungo volesse. Bolli accettò l’invito e riaccompagnò Snorri a Tunga.
Thorkel si stabilì ad Helgafell e cominciò ad occuparsi della fattoria. Si vide subito che era un buon agricoltore, così come era stato un buon mercante. Durante l’autunno fece subito demolire la casa e, prima dell’inverno, ne aveva già costruita un’altra, grande ed imponente. Thorkel e Gudrun si amarono subito molto. E così passò l’inverno.
In primavera Gudrun chiese a Thorkel che cosa intendesse fare di Gunnar, l’uccisore di Thidrand.
Thorkel rispose che lasciava decidere a lei: “Hai preso la cosa talmente a cuore che non sarai soddisfatta salvo che non sia lasciato andare in modo dignitoso.”
Gudrun gli disse che aveva indovinato: “ Voglio che tu gli metta a disposizione una nave e tutto ciò di cui può avere bisogno.”
Thorkel le rispose sorridendo: “ Nessuno può dire che tu pensi in piccolo, Gudrun, e vedo che non avresti potuto sposare un buono a niente. Non è nella tua natura. Sia fatto come tu desideri.”
E così fu fatto. Gunnar ricevette il dono con grande riconoscenza:” Non potrò mai diventare cosi’ ricco da rendervi tutti gli onori che mi avete fatto.”
Salpato dall’Islanda, Gunnar si recò in Norvegia, da dove, più tardi, ritornò a casa. Era un uomo ricco, forte e di nobile carattere.
70
I viaggi di Thorleik
Thorkel Eyjolfsson divenne una persona importante e si dava molto da fare per guadagnare popolarità ed onori. Cercava sempre di imporre la propria volontà nel distretto e promosse molte azioni giudiziarie, delle quali tuttavia non parleremo in questa cronaca. Fu, finché visse, uno degli uomini più ricchi del Breidafjörd, alla pari di Snorri il sacerdote.
Amministrava molto bene la sua fattoria. Fece ampliare e consolidare tutti i vecchi edifici di Helgafell. Gettò anche le fondamenta di una nuova chiesa e fece sapere che intendeva recarsi lui stesso a cercare il legname necessario per la sua costruzione.
Thorkel e Gudrun ebbero un figlio, che chiamarano Gellir e che si dimostrò fin da bambino molto sveglio ed intelligente.
Bolli Bollason, pur risiedendo a Helgafell, soggiornava spesso per lunghi periodi a Tunga e Snorri gli voleva un gran bene. Suo fratello Thorleik stava invece sempre a Helgafell. Entrambi erano alti e robusti, ma Bolli era il migliore.
Thorkel Eyjolfsson amava entrambi i figliastri, ma il preferito di Gudrun era certamente Bolli.
Quando Bolli ebbe sedici anni e Thorleik venti, quest’ultimo disse al patrigno e alla madre che voleva viaggiare, perché si annoiava a star chiuso in casa come una donna, e chiese loro di fornirgli i mezzi per intraprendere un viaggio.
Thorkel gli rispose: “ Non mi pare di aver mai ostacolato i tuoi progetti né quelli di Bolli da quando sono entrato a far parte della vostra famiglia. Mi sembra logico che tu desideri conoscere gli usi e i costumi di altri popoli, anche perché penso che sarai ricevuto con onore in qualsiasi posto che sia abitato da gente civilizzata.”
Thorleik disse che non desiderava portarsi dietro molto denaro “ perché non so come potrò starci attento visto che sono giovane ed assai inesperto.”
Thorkel gli rispose che gli avrebbe dato quanto denaro avesse voluto. Poi gli comprò una quota di comproprietà di una nave che era ormeggiata a Dögudarnes. Ciò fatto,lo accompagnò fino alla nave e fece in modo che salpasse equipaggiato nel migliore dei modi.
Thorleik salpò durante l’estate e si diresse in Norvegia, dove regnava a quel tempo Olaf il santo. Thorleik rese subito visita ad Olaf, che lo accolse onorevolmente, conoscendo la sua famiglia, e lo invitò a rimanere con lui.Thorleik accettò; rimase con il re durante l’inverno ed entrò a far parte della guardia reale. Il re lo trattava molto bene. Thorleik godeva di grande prestigio e trascorse parecchi anni al servizio del re.
.Parliamo ora di Bolli. La primavera in cui compì diciotto anni, disse a sua madre ed al patrigno che desiderava ricevere la sua parte dell’eredità paterna. Gudrun gli chiese per quale motivo egli reclamasse l’eredità.
Bolli rispose: “ Voglio sposarmi e vorrei che tu, Thorkel, andassi a chiedere la mano della donna che voglio prendere in moglie.”
"Chi è questa donna?” chiese Thorkel.
"È Thordis, la figlia di Snorri il sacerdote.”rispose Bolli” Fra tutte le donne è quella che preferisco e, se non riuscirò ad averla, passerà molto tempo prima che mi accontenti di un’ altra. Perciò spero veramente che la mia domanda sia accettata.”
Thorkel dichiarò: “ Hai ragione, figliuolo, a chiedermi di occuparmi di questa faccenda se la ritieni veramente così importante. Penso che Snorri non tarderà a dare il suo consenso, poiché non può non vedere quanto sia onorevole avere un genero come te..”
Gudrun osservò: “ È mio desiderio, Thorkel, che sia fatto tutto il possibile per consentire a Bolli di realizzare il matrimonio che desidera, non solo perché, dei miei figli, è quello che amo di più, ma anche perché è sempre stato il più premuroso.”
Thorkel disse che, da parte sua, intendeva dotare riccamente Bolli:” Lo merita sotto ogni aspetto e so che sarà un ottimo padrone di casa.”
Poco tempo dopo Thorkel e Bolli, partiti con un folto gruppo di uomini, si recarono a Tunga, dove Snorri li accolse cortesemente e li ospitò con molte premure. Thordis, la figlia di Snorri, era a casa con suo padre. Era una ragazza simpatica e sveglia. Dopo che ebbero trascorso alcuni giorni a Tunga, Thorkel chiese a Snorri la mano di sua figlia Thordis per conto di Bolli.
Snorri rispose: “ Questa è un’ottima offerta, come io mi aspettavo da voi. E sarei ben disposto ad accettarla perché Bolli è un ragazzo molto promettente e la ragazza che lo sposerà farà di certo un buon matrimonio. Ma alla fine tutto dipenderà da Thordis perché è lei sola che deve decidere chi vuole sposare.”
La proposta fu presentata a Thordis, la quale rispose che si rimetteva al giudizio di suo padre, ma che avrebbe preferito sposare Bolli, suo compaesano, piuttosto che uno sconosciuto proveniente da qualche regione lontana. Quando Snorri comprese che Thordis non era contraria all’idea di sposarsi con Bolli, fece in modo che si giungesse ad un accordo e che fosse fissata la data delle nozze. Queste si sarebbero svolte in casa di Snorri verso la metà dell’estate.
Concluso l’accordo, Thorkel e Bolli ritornarono a Helgafell, dove Bolli attese il giorno del matrimonio.
Alla data convenuta Thorkel e Bolli si misero in viaggio con i loro invitati, una numerosa e splendida compagnia, e cavalcarono fino a Tunga, dove ricevettero un’eccellente accoglienza. Molti altri invitati erano già presenti e la festa fu magnifica. Terminata la festa, gli ospiti si apprestarono a partire. Snorri offrì preziosi doni a Thorkel, a Gudrun nonché agli altri suoi parenti ed amici. Poi ciascuno di coloro che avevano partecipato alla festa tornò a casa.
Bolli rimase a Tunga ed ebbe presto un’ottima intesa con Thordis. Snorri fece tutto quel che poteva perché si trovasse a suo agio e lo trattò persino meglio dei propri figli. Bolli gliene fu grato e trascorse un intero anno a Tunga tenuto in grande stima.
L’estate successiva una nave gettò l’ancora presso la foce del Fiume Bianco. Essa apparteneva per metà a Thorleik Bollason, per metà ad armatori norvegesi. Quando Bolli seppe dell’arrivo di suo fratello, si diresse subito a sud, verso il fiordo di Borg, dove era ormeggiata la nave. I fratelli furono felici di rivedersi. Bolli passò due giorni e due notti sulla nave, poi i due fratelli montarono a cavallo e partirono in direzione ovest, verso Helgafell. Thorkel e Gudrun li accolsero con grande gioia ed invitarono Thorleik a svernare con loro., invito che Thorleik accettò volentieri .Perciò, dopo essersi trattenuto qualche giorno ad Helgafell, ritornò al Fiume Bianco, dove fece alare la nave e trasportare verso ovest il suo carico di merci. Thorleik aveva acquisito ricchezza e prestigio, poiché era entrato a far parte del seguito di quell’uomo nobilissimo che fu il re Olaf. Quell’inverno egli risiedette ad Helgafell, mentre Bolli stava a Tunga.
71
I figli di Bolli fanno pace con i figli di Olaf
L’anno successivo al ritorno di Thorleik, i fratelli cominciarono a incontrarsi spesso e a discorrere, anziché perdere tempo in gare sportive o in altri passatempi. Una volta che Thorleik era in visita a Tunga fecero arrivare l’alba parlando tra di loro. Snorri, il quale sospettava che stessero complottando qualcosa di importante, si avvicinò loro fingendo noncuranza. I ragazzi lo salutarono cortesemente,ma lasciarono cadere il discorso.
Snorri ricambiò il saluto e chiese loro a bruciapelo: “ Che cosa state architettando, che non avete più il tempo né di mangiare né di dormire?.”
Bolli rispose:” Non stavamo architettando proprio nulla, anzi stavamo parlando di cose di nessuna importanza.”
Quando Snorri si accorse che volevano nascondergli ciò che avevano in mente, si convinse ancor di più che stessero macchinando qualcosa di grosso che avrebbe avuto gravi conseguenze se mai fossero riusciti a realizzarlo.Allora insistette:” Sono sicuro che non avete passato ore a raccontarvi l’un l’altro storielle o a scambiarvi pettegolezzi e non vi biasimo di certo per questo, però, per favore, adesso ditemi la verità e non cercate più di trovare scuse. Il mio intervento non vi impedirà di trovare una soluzione ai vostri problemi, perché non sarò certamente io che mi opporrò ad un’impresa volta a salvaguardare il vostro onore.”
Thorleik, trovando ragionevole l’atteggiamento di Snorri, gli raccontò in poche parole che volevano attaccare i figli di Olaf per far loro pagare la morte di Bolli. Aggiunse che non si sentivano per nulla inferiori ai figli di Olaf, visto che lui, Thorleik, era stato arruolato dal re Olaf nella guardia reale norvegese e che suo fratello Bolli poteva ora contare, in seguito al matrimonio, sull’appoggi di un uomo influente come Snorri.
Snorri obiettò:” L’assassinio di vostro padre è stato ampiamente vendicato con l’uccisione di Helgi Hardbeinsson. Queste violenze durano ormai da troppo tempo ed è ora di smetterla.”
"Che cosa succede, Snorri?” interloquì allora Bolli “ Non sei più così pronto a sostenerci come lo sei stato fino a poco tempo fa? Se Thorleik mi avesse chiesto un parere prima di parlare, gli avrei detto di non esporti i nostri piani. Allorché tu sostieni che la morte di Helgi compensa pienamente quella di mio padre, sai bene che non è esatto, perché tutti sanno che per il primo è stata pagata un’ammenda, per il secondo no.”
Resosi conto che non riusciva a dissuaderli dal loro intento, Snorri si offrì come mediatore per tentare una transazione con i figli di Olaf piuttosto che lasciar ricominciare la catena delle vendette.
I fratelli accettarono la proposta.
Snorri si recò quindi, con alcuni compagni, a Hjardarholt, dove fu ricevuto da Halldor che gli offrì ospitalità per la notte. Snorri rispose che doveva rientrare quella sera stessa e che era venuto solo per discutere “una questione urgente.”
Cominciarono quindi a parlare e Snorri spiegò che Bolli e Thorleik non potevano più sopportare che, per l’assassinio del loro padre, non fosse stata inflitta ai figli di Olaf alcuna ammenda, concludendo che era venuto per tentare una composizione amichevole e per vedere se si potesse mettere fine a questa infelice faida tra due famiglie legate da stretti vincoli di parentela.
Halldor non respinse la proposta e rispose:” Non ignoro di certo che Thorgils Hölluson e i figli di Bolli intendevano attaccare me o i miei fratelli prima che tu riuscissi a indirizzare altrove la loro vendetta convincendoli invece ad uccidere Helgi Hardbeinsson. Quale che fosse stato il ruolo che tu avevi svolto in precedenti occasioni nelle contese tra parenti, quella volta ti sei comportato bene.”
Snorri replicò: “ Mi sta molto a cuore che il mio viaggio qui non risulti infruttuoso e che riusciamo a realizzare ciò che io più sinceramente desidero: un accordo saldo e duraturo fra voi parenti. Conosco bene il carattere degli uomini che mi hanno mandato qui e so che rispetteranno lealmente tutti gli impegni che avranno preso.”
Halldor disse allora” Se i miei fratelli saranno d’accordo, io sono disposto a pagare, per l’uccisione di Bolli, qualsiasi ammenda che venga fissata dagli arbitri a ciò designati. Però non intendo accettare la pena dell’esilio, né la decadenza dall’esercizio delle funzioni pubbliche, né la confisca della mia fattoria o di quelle dei miei fratelli. Voglio anche precisare, nel compromesso arbitrale, che i miei fratelli non devono subire alcuna turbativa nel possesso dei loro beni, quale che sia l’esito del procedimento. Ciascuna delle parti nominerà un arbitro.”
“ È una proposta corretta e ragionevole” osservò Snorri “ ed i miei mandanti l’accetteranno senz’altro, se tengono in pur minimo conto i miei suggerimenti.”
In seguito, Snorri tornò a casa e raccontò ai due fratelli quale risultato aveva ottenuto la sua mediazione, aggiungendo che non si sarebbe più occupato di loro se non avessero accettato i termini della proposta.
Bolli disse che accettavano e lo pregò di fungere da arbitro per loro conto.
A questo punto Snorri informò Halldor che la proposta era stata accettata, pregandolo di designare il suo arbitro. Halldor scelse come arbitro Steinthor Thorlaksson di Eyr . Fu convenuto che l’arbitrato si sarebbe svolto a Drang lungo la Skogarstrand nella quarta settimana d’estate.
Thorleik ritornò a Helgafell e l’inverno trascorse senza alcun avvenimento degno di nota.
Quando giunse il momento, Snorri si presentò all’appuntamento accompagnato da una quindicina di uomini, tra cui i figli di Bolli. Anche Steinthor era accompagnato da un egual numero di uomini. I due cominciarono a discutere e giunsero ad un accordo. L’ammontare dell’ammenda da essi fissata non ci è stato tramandato. Si sa però che l’ammenda fu interamente pagata e che l’accordo fu scrupolosamente rispettato. Il pagamento avvenne in occasione dell’assemblea che si svolgeva a Thorsnes.
Halldor regalò a Bolli una bella spada e Steinthor Olafsson fece dono a Thorleik di uno scudo, anch’esso di ottima fattura. Fatto ciò, si dichiarò chiusa l’assemblea e fu opinione generale che entrambe le parti fossero uscite molto bene da questa vicenda.
72
Bolli Bollason si prepara a partire
Una volta composto il conflitto tra i figli di Olaf e quelli di Bolli, quando Thorleik era ormai rientrato in Islanda da un anno, Bolli annunciò che voleva recarsi in altri paesi.
Snorri tentò di dissuaderlo. “ Mi sembra un progetto rischioso” gli disse “ Se tu senti il bisogno di assumere maggiori responsabilità ,ti darò della terra ed una fattoria da gestire. Inoltre cercherò di procurarti qualche incarico pubblico e farò tutto il possibile per accrescere il tuo prestigio. Penso che non sarà difficile perché tu sei molto benvoluto dalla gente.”
Bolli rispose:"Ho sempre voluto visitare i paesi del sud, perché chi non è mai uscito dai confini dell’Islanda viene ritenuto ignorante ed inesperto.”
Quando Snorri vide che Bolli era deciso a partire e che sarebbe stato inutile cercare di trattenerlo, ritenne preferibile aiutarlo ad equipaggiarsi nel modo migliore per il viaggio. Bolli accettò l’offerta di una grossa somma di denaro perché “ non voglio” disse “ dipendere dalla generosità degli altri né qui in Islanda né altrove.”
In seguito Bolli si recò a sud, nel fiordo di Borg e lungo il Fiume Bianco, dove comprò dai proprietari l’altra metà della nave di cui era già comproprietario Thorleik, cosicché l’intera nave apparteneva ora ai due fratelli. Fatto questo ritornò a casa. In quel periodo Bolli e Thordis ebbero una figlia che chiamarono Herdis e che fu allevata da Gudrun a Helgafell, dove fu portata quando aveva appena compiuto un anno. Anche Thordis rimase a lungo a Helgafell e Gudrun la trattava con molto affetto.
73
Il viaggio dei due fratelli
I fratelli si recarono alla nave e Bolli portò con sé una ragguardevole quantità di merci. Armarono la nave e quando tutto fu pronto salparono, ma, non avendo avuto vento favorevole, la navigazione durò a lungo. Infine giunsero in Norvegia verso l’autunno e fecero scalo nel nord del paese, a Trondheim. Il re Olaf si trovava allora ad est, nel golfo di Oslo, dove contava di trascorrere l’inverno. Quando i fratelli seppero che il re non sarebbe tornato a Trondheim quell’autunno, Thorleik propose di veleggiare verso sud per rendergli visita.
Bolli obiettò :” Non mi attira l’idea di trascorrere l’autunno passando da un porto all’altro. Mi sembra una cosa troppo banale e troppo noiosa. Preferisco passare l’inverno qui. Mi hanno detto che probabilmente il re verrà a Trondheim in primavera. Se non sarà così, potremo sempre andargli incontro noi.”
Bolli riuscì ad imporre il suo punto di vista. Scaricarono la nave e presero alloggio in città. Presto si vide che Bolli era molto ambizioso e che desiderava mostrarsi superiore agli altri. Riuscì rapidamente ad ottenere ciò che voleva, cioè un grande prestigio in Norvegia, perché era un uomo di carattere aperto e generoso. Divenne uno dei centri della vita sociale, quell’inverno, a Trondheim, ed ogni volta che entrava in una taverna era evidente che gli uomini del suo gruppo erano più eleganti e meglio armati di tutti gli altri. Egli pagava regolarmente da bere a tutti coloro che gli facevano compagnia in taverna e si mostrava largo e generoso anche nelle altre occasioni. Così i fratelli trascorsero l’inverno a Trondheim.
Il re Olaf passò l’inverno a Sarpsborg, nella Norvegia orientale, e sul far della primavera giunse da est la voce che non intendeva muoversi verso il nord. Perciò i fratelli rimisero in mare la loro nave e cominciarono a scendere lungo la costa. Ebbero una buona navigazione e giunti ad est si recarono a Sarpsborg per rendere omaggio al re. Quest’ultimo li accolse cordialmente perché Thorleik era membro della sua guardia e domandò subito chi fosse quell’uomo d’aspetto imponente che accompagnava Thorleik.
Thorleik rispose: “ È mio fratello Bolli.”
"È certo un uomo eccezionale” osservò il sovrano.
Dopo di ciò, il re li invitò ad essere suoi ospiti. Essi accettarono volentieri e rimasero con lui tutta la primavera. Pur continuando ad essere ben disposto nei confronti di Thorleik, il re mostrò un ben più grande favore nei confronti di Bolli che gli sembrava essere molto superiore a tutti gli altri.
Verso la fine della primavera i fratelli cominciarono a progettare le tappe successive del loro viaggio e Thorleik domandò a Bolli se volesse tornare in Islanda, quell’estate, “ o rimanere in Norvegia.”
"Né l’uno né l’altro” rispose Bolli” Per dirti la verità, già quando ho lasciato l’Islanda, non avevo alcuna intenzione di fermarmi alla porta accanto. Prenditi pure la nave e va per conto tuo.”
Thorleik disse che era un peccato che si separassero, ma non vi si oppose “perché tu, Bolli, riesci sempre ad averla vinta.”
Essi informarono della loro decisione il re, che chiese a Bolli: “ Non vorresti trattenerti un po’ più a lungo ? Mi farebbe un immenso piacere che rimanessi qui ancora qualche tempo. Ti potrei arruolare nella mia guardia con lo stesso grado che ho dato a tuo fratello.”
Bolli rispose: “ Sarei lieto di entrare al tuo servizio, signore, ma prima voglio ancora viaggiare, come avevo già progettato e come aspiravo a fare da lungo tempo. Accetterò volentieri la tua offerta se mi capiterà di ritornare in Norvegia.”
"Tocca a te decidere dove vuoi andare, Bolli, e so che voi Islandesi siete molto testardi, ma, per concludere, lascia che ti dica che fra gli Islandesi che io ho finora conosciuto tu sei quello che mi ha fatto la migliore impressione.”
Ottenuta l’autorizzazione del re, Bolli si preparò a partire e si imbarcò su una nave mercantile che faceva rotta per la Danimarca. Portava con sé una grossa somma di denaro ed era accompagnato da molti di coloro che erano giunti con lui in Norvegia. Olaf si congedò da lui con grandi manifestazioni di amicizia e con preziosi doni. Thorleik invece rimase col re.
Giunto in Danimarca, Bolli vi trascorse l’inverno e fu molto onorato dai notabili locali, anche perché si mostrò così generoso nello spendere come lo era stato in Norvegia.
In primavera ripartì e non interruppe il suo viaggio finché non giunse a Costantinopoli, dove, trascorso un po’ di tempo, fu arruolato nella Guardia dei Variaghi, composta da mercenari scandinavi. A quanto si sa, Bolli Bollason fu il primo Norvegese che servì nella guardia dell’imperatore di Bisanzio. Rimase molti anni a Costantinopoli e fu considerato estremamente coraggioso in ogni impresa ed in battaglia era sempre schierato in prima linea. I Variaghi lo tennero in grande stima per tutto il tempo in cui visse a Costantinopoli.
74
Il viaggio di Thorkel in Norvegia
Dobbiamo ora tornare a Thorkel Eyjolfsson, che nel frattempo era rimasto in Islanda e vi esercitava le sue funzioni di capodistretto. Gellir, il figlio che aveva avuto da Gudrun, cresceva rapidamente, sano e robusto.
Si dice che un giorno Thorkel raccontò a Gudrun un sogno che aveva fatto. “Ho sognato” disse “di avere una barba così lunga che ricopriva tutto il Breidafjörd” e chiese alla moglie di interpretare il sogno.
Gudrun gli domandò: “Secondo te che cosa può significare questo sogno?.”
"Credo che voglia dire” rispose Thorkel” che la mia autorità si estenderà in futuro su tutta la regione del Breidafjörd.”
"Speriamo che sia così” concluse Gudrun “ ma potrebbe anche significare che un giorno la tua barba sarà immersa nel Breidafjörd.”
Quella stessa estate Thorkel mise in mare la sua nave e salpò per la Norvegia con suo figlio Gellir, che aveva allora dodici anni. Thorkel fece sapere che andava a cercare travi di legno per costruire una chiesa e partì non appena la nave fu equipaggiata. La navigazione fu tranquilla, ma non particolarmente veloce, e toccarono terra nella Norvegia settentrionale. In quel periodo il re Olaf si trovava a Trondheim. Thorkel e Gellir si recarono subito ad ossequiarlo e furono accolti con cortesia. Il re mostrò quell’inverno una grande simpatia per Thorkel e si racconta che gli regalò non meno di cento marchi in lingotti d’argento. Per Natale Olaf regalò inoltre a Gellir un mantello molto elegante e di notevole valore.
Durante l’inverno re Olaf fece costruire a Trondheim una chiesa di legno di grandi dimensioni, per la quale fu usato materiale di prima scelta.
A primavera, i tronchi d’albero che il re aveva regalato a Thorkel furono caricati sulla nave. Erano tronchi robusti e sani, alla cui scelta Thorkel aveva vegliato personalmente.
Un mattino, il re, che era uscito di buon ora con alcuni cortigiani, scorse un uomo sul tetto della chiesa in costruzione.
Ne fu molto sorpreso perché i carpentieri cominciavano abitualmente a lavorare più tardi. Poi vide che si trattava di Thorkel Eyjolfsson, che stava misurando gli elementi portanti della chiesa: le architravi, le crociere e i pilastri.
Il re si avvicinò e gridò a Thorkel: “ Che stai facendo, Thorkel? Vuoi ricostruire questa chiesa in Islanda?.”
"Proprio così, sire” rispose Thorkel.
Allora il re gli disse:” Accorcia di tre metri tutte le misure che hai preso e la chiesa che farai costruire sarà ancora la più grande di tutta l’Islanda.”
Thorkel replicò a muso duro: “Riprendetevi indietro il vostro legname se pensate di avermene dato troppo o se vi siete pentito della vostra generosità, ma io non accorcerò le misure nemmeno di trenta centimetri. Ho lo spirito di iniziativa ed i mezzi necessari per procurarmi altrove il legname di cui ho bisogno.”
Il re rispose, sforzandosi di non perdere la calma: “Sei un bel tipo Thorkel, ma mi sembra che tu stia esagerando. Non è normale che un piccolo proprietario terriero si metta in concorrenza con il re. Non è vero che io non voglio darti tutto questo legname per la chiesa che intendi costruire, perché questa non sarà mai abbastanza grande da poter contenere tutto il tuo orgoglio. Ma ho il presentimento che questi tronchi non serviranno a molto e che tu non riuscirai a costruire granché con questo legname.”
Così terminò l’incontro. Il re si allontanò, ma era chiaro che si era offeso per il modo in cui Thorkel aveva rifiutato il suo suggerimento. Tuttavia seppe padroneggiare la sua irritazione e, quando Thorkel partì, lo salutò con grande cortesia.
Thorkel montò a bordo della propria nave e salpò. I venti erano favorevoli e la nave giunse rapidamente nello Hrutafjörd. Di lì Thorkel si recò subito a Helgafell, dove tutti furono felici di rivederlo, anche perché Thorkel aveva molto aumentato la propria reputazione con quel viaggio. Thorkel fece tirare in secco e mettere al riparo la nave e depositò in magazzino il legname, poiché aveva troppe cose da fare e non poteva farlo fluttuare verso nord durante l’autunno.
Trascorse l’inverno a casa, a Helgafell, dove organizzò la festa di Natale con molti invitati e continuò a ricevere ospiti durante tutti i mesi invernali. Gudrun lo approvava dicendo che i soldi servono proprio a questo: a crearsi relazioni utili. Thorkel metteva del resto a disposizione di Gudrun tutto ciò che le era necessario per ricevere con sfarzo tutti quegli ospiti importanti.
Quell’inverno Thorkel distribuì fra i suoi amici molti oggetti di valore che aveva portato con sé dalla Norvegia.
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L’incontro di Halldor e Thorkel
Quell’inverno, passato Natale, Thorkel partì da casa e si diresse verso nord, a Hrutafjord, per far fluttuare il legname che aveva portato dalla Norvegia. Si recò dapprima nelle Valli e poi a Ljarskog, dove incontrò suo cugino Thorstein Kuggason e si procurò uomini e cavalli da tiro. In seguito proseguì per Hrutafjord, dove si trattenne per qualche tempo, mentre preparava il trasporto del legname. Prese in affitto altri cavalli da tiro in quella zona perché voleva effettuare un solo trasporto, se possibile. Tutto ciò richiese parecchio tempo e Thorkel fu molto impegnato fino alla Quaresima, quando tutto fu pronto. Allora fece trascinare lungo il fiume il legname da più di venti cavalli e lo fece ammucchiare sull’isolotto di Ljar, da dove intendeva trasportarlo a Helgafell, quando vi fosse tornato, utilizzando una.una grossa chiatta che apparteneva a Thorstein Kuggason . Thorkel trascorse a Ljarskog tutta la Quaresima perché i due cugini andavano molto d’accordo.
Un giorno Thorstein disse a Thorkel che sarebbe stata una buona idea recarsi a Hjardarholt: “Vorrei fare a Halldor un’offerta per i suoi pascoli, visto che non ha più molto bestiame da quando ha dovuto cederne gran parte per pagare l’ammenda ai figli di Bolli. È proprio la terra che io vorrei possedere.”
Thorkel acconsentì ad accompagnarlo. Partirono da casa con un seguito di venti uomini e si recarono a Hjardarholt, dove Halldor li accolse con grande cortesia. C’era poca gente in casa perché Halldor aveva inviato i suoi domestici a Steingrimsfjörd, più a nord, dove una balena s’era arenata su una spiaggia di sua proprietà. Era però presente Beinir il forte, l’unico superstite degli uomini che erano stati al servizio di suo padre Olaf.
Quando aveva visto giungere a cavallo Thorstein e gli altri, Halldor aveva detto a Beinir:” So già che cosa vogliono i nostri amici. Mi faranno un’offerta per la mia terra e mi inviteranno ad uscire di casa per discuterla. Mi faranno sedere in mezzo a loro, ma, se per caso cercassero di alzare le mani su di me, tu, che sei sempre stato fedele alla mia famiglia, gettati subito su Thorstein, mentre io affronterò Thorkel. Ho già mandato a chiamare gli uomini delle fattorie vicine. Spero che siano qui quando dovrò dare una risposta all’offerta.”
Trascorsa una parte del giorno, Thorstein propose a Halldor di uscire fare due passi con lui e con Thorkel “perché abbiamo cose importanti da discutere.”
Halldor disse che era d’accordo. Thorstein precisò che non era necessario che i loro uomini li accompagnassero, ma ciononostante Beinir li seguì come un’ombra perché gli pareva che le cose stessero proprio prendendo la piega che Halldor aveva temuto. Fecero una lunga passeggiata nei campi. Halldor indossava un mantello chiuso al collo da una lunga fibbia, come andava di moda a quei tempi. Halldor si sedette per terra e gli altri due gli si sedettero accanto, uno per lato, così vicini che quasi erano seduti sui lembi del suo mantello, mentre Beinir stava in piedi dietro di loro con una grande ascia in mano.
Thorstein parlò per primo. “Sono venuto a trovarti” disse “ perché voglio comprare la tua terra. Ti faccio quest’offerta adesso perché mio cugino Thorkel è ora qui con me. Mi pare che la mia proposta sia conveniente per entrambi perché so che, in questo momento, tu hai buona terra disponibile ma non hai abbastanza bestiame per sfruttarla. Ti darò in cambio una buona fattoria ed in più la somma di denaro che concorderemo.”
Halldor non si dimostrò,all’inizio, indisponibile a trattare, anzi cominciò a discutere le condizioni della compravendita.
Quandò sembrò disposto a concludere, Thorkel intervenne vigorosamente per convincerlo che stava facendo un buon affare e per metterli d’accordo. A questo punto però Halldor cominciò a tirarsi indietro, e i due compari raddoppiarono i loro sforzi per convincerlo, ma, quanto più essi insistevano, tanto più egli diventava sfuggente.
Alla fine Thorkel esclamò:” Ma non vedi, caro Thorstein, come sta andando a finire? Ci ha fatto perdere tutta la giornata e noi siamo stati qui seduti, come babbei, ad ascoltare le sue chiacchiere. Se vogliamo riuscire a comprare il terreno, dobbiamo metterlo alle strette.”
Thorstein rispose che voleva sapere a che punto erano e chiese a Halldor di dirgli chiaramente se era disposto a vendere.
Halldor allora rispose: “ Non sento nessun bisogno di nasconderti che tu stasera tornerai a casa senza aver concluso alcun contratto.”
Thorstein replicò duramente: “ E io penso di non avere alcun bisogno di nasconderti ciò che abbiamo già deciso, cioè che saremo noi ad offrirti una scelta obbligata perché siamo in maggior numero. L’alternativa è semplice: o mi vendi liberamente le terre di Hjardarholt e rimaniamo amici oppure, e sarà molto peggio per te, ti costringeremo a vendermele, qui, con la forza.”
Non appena Thorstein ebbe detto queste parole così chiare, Halldor balzò in piedi così bruscamente che la fibbia del mantello si ruppe, ed esclamò: “Qualcos’altro succederà prima che mi obblighiate a vendere contro la mia volontà.”
"Che cosa dovrebbe succedere?” chiese Thorstein.
“ Succederà che un servo ti spaccherà la testa con l’ascia e metterà fine alla tua insolenza e ai tuoi inganni.”
Thorkel disse allora:” Questa è una cattiva profezia e non vedo perché dovrebbe avverarsi. Mi sembra invece che andrà a finire che tu, Halldor, perderai le tue terre senza avere nulla in cambio.”
Halldor ribattè” Voi ballerete con le alghe in fondo al Breidafjörd prima che io sia costretto a vendere le mie terre contro la mia volontà.”
Detto questo, Halldor si diresse verso casa, dove intanto si stavano radunando gli uomini delle fattorie vicine che aveva mandato a chiamare.
Thorstein era furibondo e voleva gettarsi su Halldor, ma Thorkel lo dissuase. “Non possiamo ricorrere alla violenza durante la Quaresima “ gli disse” ma, appena passato questo periodo, non sono affatto contrario all’idea di dargli una lezione.”
Halldor replicò che facessero pure; non lo avrebbero certo trovato impreparato.
Dopo di ciò, i due compari partirono e, mentre cavalcavano, discussero a lungo fra di loro su quanto era successo.
Thorstein osservò che la loro trasferta era stata un insuccesso totale. “Perché eri così riluttante” domandò a Thorkel” a gettarti su Halldor e a costringerlo con la forza?.”
"Non hai visto che Beinir stava dietro di te pronto a colpirti con l’ascia?” rispose Thorkel “ Era una situazione estremamente pericolosa perché sono sicuro che, al primo gesto da parte mia, ti avrebbe spaccato la testa.”
Ritornarono così a Ljarskog. Passò la Quaresima e giunse la Settimana Santa.
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Il naufragio di Thorkel
La mattina del Giovedì santo Thorkel si levò di buonora e si preparò a partire. Thorstein cercò di dissuaderlo.” Questo tempo mi sembra traditore” gli disse, ma Thorkel rispose che non se ne preoccupava ed aggiunse:” Non cercare di trattenermi, cugino, perché voglio essere di nuovo a casa per Pasqua.”
Così Thorkel mise in acqua la barca e cominciò a caricarla, ma Thorstein fece riportare a terra i tronchi che Thorkel e i suoi compagni avevano caricato.
Allora Thorkel gli intimò: “Smettila, cugino, e non cercare di ritardare la mia partenza. Questa volta non l’avrai vinta.”
Thorstein rispose :” Allora l’avrà vinta chi non ragiona perché temo che questo viaggio finirà male.”
Thorkel lo salutò con un arrivederci a presto, ma Thorstein rientrò casa molto inquieto. Si coricò nella sala e chiese che gli portassero un cuscino da mettere sotto il capo, cosa che fu fatta. La domestica vide poi che il cuscino era bagnato di lacrime. Qualche tempo dopo una raffica di vento penetrò nella stanza. “Ecco il sibilo di chi ucciderà mio cugino Thorkel” gemette allora Thorstein.
Raccontiamo ora della navigazione di Thorkel e dei suoi compagni, dieci in tutto, che quel giorno costeggiarono le rive del Breidafjörd. Le raffiche di vento diventavano sempre più impetuose e, prima di calmarsi, causarono una vera tempesta. Thorkel e i suoi navigavano impavidi contro vento perché erano tutti uomini robusti e coraggiosi.
Thorkell aveva portato con sé la spada Sköfnung, che aveva riposto in un baule. Erano giunti all’altezza dell’isola di Björn e la gente li stava guardando da entrambe le rive del fiordo, quando una raffica improvvisa prese in pieno la vela e capovolse la barca. Tutti annegarono, compreso Thorkel. Il carico di legname andò alla deriva fra le isole del fiordo.
Le travi si arenarono in un’isola che fu poi chiamata l’Isola delle travi. La spada “Sköfnung” rimase nel relitto dello scafo e fu ritrovata su di un’isola che fu poi chiamata l’Isola di Sköfnung.
La sera del giorno in cui Thorkel e il suo equipaggio annegarono, Gudrun si stava recando alla chiesa di Helgafell, dopo che la gente di casa era già andata a letto. Mentre attraversava la porta del cimitero, uno spettro le si parò dinanzi, si chinò su di lei e le mormorò:"Brutte notizie, Gudrun.”
Gudrun rispose: “Allora taci, disgraziato.”
Si diresse verso la chiesa, senza fermarsi, e mentre stava per entrarci le parve di vedere che Thorkel e i suoi uomini, ritornati a casa, fossero raggruppati dinanzi alla chiesa. Vide che i loro abiti erano fradici di acqua marina. Gudrun non disse loro nulla, ma entrò in chiesa e vi si trattenne a lungo. Poi ritornò a casa poiché pensava che Thorkel ed i suoi compagni fossero andati lì, ma non ci trovò nessuno. Allora si inquietò molto di tutto questo.
Il Venerdì santo Gudrun inviò dei domestici ad informarsi dei movimenti di Thorkel: alcuni dovevano perlustrare la costa, altri le isole. In quel momento il mare aveva già sparso i relitti del naufragio in un ampio raggio fra le isole ed entrambe le rive del fiordo. Il sabato la notizia s’era già diffusa e la gente ne era rimasta molto impressionata perché Thorkel era stato un uomo di grande prestigio. Aveva quarantotto anni quando annegò, quattro anni prima della battaglia in cui morì re Olaf il santo.
Gudrun soffrì molto della sua morte, ma sopportò il dolore con grande dignità.
Pochissimo del legname che Thorkell aveva portato per costruire la chiesa fu recuperato.
Gellir aveva quattordici anni. Assunse subito la gestione della fattoria, insieme con la madre, e si prese pure carico delle funzioni pubbliche che il padre aveva esercitato. Si vide immediatamente che aveva la stoffa del capo.
Gudrun divenne molto pia e fu la prima donna ad imparare i Salmi in Islanda. Passava le notti inginocchiata in chiesa a pregare, insieme con la nipote Herdis, figlia di Bolli, alla quale voleva molto bene.
Si racconta che una notte la giovane Herdis sognò che le si avvicinava una donna avvolta in un mantello di lana, con un fazzoletto in capo, di aspetto sgradevole e che le diceva: “Di’ a tua nonna che sono molto arrabbiata con lei perché cammina ogni notte sopra di me e lascia cadere su di me lacrime così calde che io ne brucio tutta. Lo dico a te perché mi sembri un po’ meglio di lei anche se hai pure tu un’aria un po’ strana. Te, potrei ancora sopportarti, ma non posso veramente più tollerare Gudrun.”
Quando si risvegliò, Herdis raccontò il sogno a Gudrun.Gudrun pensò che fosse un buon presagio. La mattina successiva fece rimuovere qualche asse dal pavimento della chiesa, là dove soleva inginocchiarsi e, fatta scavare la terra, trovò delle ossa, bluastre e corrose, accanto alle quali giacevano una fibbia ed una bacchetta magica. Allora la gente capì che doveva trattarsi della tomba di una strega. Le ossa furono deposte in un luogo lontano, dove la gente passava assai di rado.
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Il ritorno di Bolli Bollason
Quattro anni dopo l’annegamento di Thorkel Eyjolfsson una nave gettò l’ancora nell’ Eyafjörd. Essa apparteneva a Bolli Bollason ed il suo equipaggio era composto in maggioranza di Norvegesi. Bolli aveva portato con sé molte merci e molti preziosi che gli erano stati offerti da nobili norvegesi. Era diventato così elegante che ormai aveva preso l’abitudine di vestirsi solo di seta scarlatta o ricamata d’oro e portava solo armi dalla lama intarsiata. Lo chiamavano il signor Bolli.
Disse ai marinai che si sarebbe diretto ad ovest, verso la sua zona d’origine, e confidò loro la custodia della nave e del carico, poi si mise a cavallo con dodici compagni, tutti vestiti di abiti scarlatti, su cavalli dalle selle dorate. Erano tutti molto eleganti, ma Bolli spiccava ancora tra di essi. Indossava un abito di cerimonia che gli era stato regalato dall’imperatore di Bisanzio, sul quale aveva gettato un mantello scarlatto. Portava alla cintura la spada “Tagliagambe"con il pomolo sbalzato d’oro e l’elsa in lega dello stesso metallo. Aveva in testa un elmo dorato ed al fianco uno scudo rosso su cui campeggiava un cavaliere d’oro. Il cavaliere brandiva una lancia del tipo in uso nei paesi del Mediterraneo .Dovunque si fermassero a pernottare le donne non avevano sguardi che per l’eleganza di Bolli e dei suoi amici. Questo fu il lusso con cui Bolli attraversò i distretti occidentali finché giunse a Helgafell con la sua scorta.
Gudrun si rallegrò enormemente di rivedere suo figlio, ma Bolli non si trattenne a lungo. Si recò a Tunga nella Saelingsdal per ritrovare il suocero Snorri e la moglie Thordis e vi fu accolto con gioia. Snorri offrì ospitalità a lui e a tutti i suoi compagni. Bolli accettò volentieri e trascorse l’inverno in casa di Snorri, insieme con coloro che lo avevano accompagnato a nord.
I viaggi compiuti apportarono a Bolli una grande fama. Snorri si dava un gran daffare per trattarlo con tutti gli onori, proprio come aveva già fatto nelle visite precedenti.
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Epilogo
Trascorso un anno dal ritorno di Bolli in Islanda, Snorri il sacerdote si ammalò. La malattia progredì lentamente e Snorri rimase a letto per molto tempo. Quando si accorse che le sue condizioni si stavano aggravando, Snorri chiamò a sé i parenti e gli amici.
Rivolgendosi a Bolli, gli disse:”Desidero che, quando sarò morto, tu mi succeda tanto nella gestione della fattoria quanto negli incarichi pubblici. Ti stimo non meno dei miei propri figli,e quello di loro che ritengo il più capace, Halldor, in questo momento non si trova in Islanda.”
Detto questo, Snorri morì. Aveva sessantasei anni. La morte di Snorri avvenne, secondo quanto racconta Ari il prete, l’anno successivo a quello della battaglia in cui cadde Olaf il santo.
Snorri fu sepolto a Tunga. Conformemente alle sue volontà, Bolli e Thordis presero possesso della fattoria di Tunga.I figli di Snorri si dichiararono d’accordo. Bolli divenne un uomo di prestigio e godeva di grande stima.
Herdis, la figlia di Bolli, crebbe a Helgafell e divenne una donna di eccezionale bellezza. Orm, figlio di Hermund Illugason, la chiese in moglie e ne ottenne la mano. Ebbero un figlio, Kodran, che sposò Gudrun, figlia di Sigmund. Da Kodran nacque Hermund, che sposò Ulfeida, figlia del vescovo Runolf Ketilsson. Figli loro furono Ketil, abate di Helgafell, Hrein, Kodran e Sturm. Ebbero anche una figlia, Thorvor, che andò in sposa a Skeggi Brandsson e dalla quale ha avuto origine la famiglia Skogverja.
Bolli e Thordis ebbero anche un figlio maschio di nome Ospak. Da sua figlia Gudrun, che andò in moglie a Thorarin Brandsson, nacque Brand, che si stabilì a Helgafell e che fu il padre di Sighvat il prete, il quale risiedette a lungo a Helgafell.
Gellir, figlio di Thorkel, sposò Valgerd, figlia di Thorgils Arason di Reykjanes. Egli si recò all’estero e soggiornò alla corte di re Magnus il buono, dal quale ricevette in dono dodici once d’oro e molti altri oggetti preziosi. Ebbe come figli Thorkel e Thorgils. Da Thorgils nacque Ari il sapiente che generò Thorgils, padre di Ari il forte.
Gudrun, nel frattempo, era molto invecchiata ed era tormentata dal ricordo degli avvenimenti che abbiamo descritto. Fu la prima in Islanda a farsi monaca ed a ritirarsi dal mondo in una vita di meditazione. Si dice comunemente che fu la più rimarchevole delle donne della sua generazione in Islanda.
Si racconta che un giorno Bolli venne a renderle visita a Helgafell. Gudrun era sempre molto contenta di vederlo. Bolli si sedette accanto a lei e conversarono a lungo, di molte cose.
Ad un certo punto Bolli disse: “Posso domandarti una cosa che mi piacerebbe molto sapere, madre? Qual è l’uomo che hai amato di più”.
Gudrun gli rispose: “Thorkel è stato il più ricco ed il più importante, ma nessuno fu così ben educato e capace come Bolli. Thord Ingunnarson era il più saggio ed il più esperto nelle questioni legali. Di Thorvald non merita neppure parlare.”
“Ho capito bene quali erano le qualità di ciascuno dei tuoi mariti” osservò Bolli “ma non mi hai detto chi è l’uomo che hai maggiormente amato. Non c’è più motivo di tenermelo nascosto”.
“Quant’è difficile da ammettere ciò che tu mi chiedi di rivelarti, o figlio” sospirò Gudrun “ma, se devo confidarmi con qualcuno, è giusto che lo faccia con te”.
Bolli la pregò di non nascondergli nulla.
Allora Gudrun disse: “L’uomo che ho amato di più è quello verso cui sono stata più crudele”.
“Ora sei stata sincera” esclamò Bolli e le disse che aveva fatto bene a rivelargli ciò che egli aveva tanto desiderato sapere.
Gudrun giunse ad un’età molto avanzata e si dice che alla fine fosse divenuta cieca. Morì a Helgafell e vi fu sepolta.
Gellir Thorkelsson visse a Helgafell sino a tarda età e si raccontano di lui cose molto interessanti. Si parla di lui in molte altre saghe, anche se in questa è detto assai poco a suo riguardo. Fece costruire una bella chiesa a Helgafell, come racconta Arnor, lo scaldo del conte, nel poema che compose in suo onore. In età già matura Gellir lasciò l’Islanda e si recò in Norvegia, ma non vi rimase a lungo, anzi si diresse verso il sud, a Roma, in pellegrinaggio alla sede di San Pietro. Dopo aver trascorso molto tempo a Roma, ripartì verso il nord e giunse in Danimarca, dove si ammalò, dovette rimanere a letto per lungo tempo e ricevette l’estrema unzione. Dopo di ciò morì e fu sepolto a Roskilde. Aveva portato con sé la spada “Sköfnung” di cui da quel momento si persero le tracce. Questa spada era stata estratta dal tumulo di Rolf Krak.
Quando la notizia della fine di Gellir si riseppe in Islanda, suo figlio Thorkel prese possesso della fattoria paterna a Helgafell. Il secondo figlio di Gellir, Thorgils, era annegato nel Breidafjörd, quand’era ancor giovane, con tutto l’equipaggio della sua imbarcazione.
Thorkel Gellison fu uomo di grande prestigio e, a quanto si dice, di grande erudizione.