Cháo Bǔzhī
Cháo Bǔzhī 晁补之 (1053 d.C- 1110 d.C.), nativo di Jùyĕ 巨 野 nel Jìzhōu 济州 (ora Shǔ 属 nell’odierno Shāndōng 山東), apparteneva ad una famiglia di letterati che aveva fornito numerosi funzionari alla pubblica amministrazione.
Fu pittore, poeta e calligrafo.
Appena diciassettenne, accompagnò ad Hángzhōu 杭州 il padre, nominato governatore della città, e vi scrisse i “Sette racconti del Qiántáng” (七述 “qiántáng qī shù”), opera in cui descrive i sette aspetti più caratteristici di Hángzhōu. Lo scritto fu presentato a Sῡ Shī 苏轼, allora giudice (通判 “tōng pàn“) a Hángzhōu, il quale dichiarò di aver voluto comporre un’opera sulle bellezze della città, ma di avervi rinunciato dopo aver letto la descrizione fattane da Cháo Bǔzhī. Questa lode da parte di un celebre poeta e scrittore rese immediatamente famoso il giovane autore. Più tardi, quando Cháo Bǔzhī fu nominato giudice a Yángzhōu, vi ritrovò per caso Sῡ Shī e i due divennero amici.
Nel 1079, all’età di ventiquattro anni, Cháo Bǔzhī conseguì il diploma di “jìnshì” 进士, classificandosi primo tra i numerosi candidati.
Quello stesso anno, fu arruolato nell’esercito a Chánzhōu 澶州 con il rango di ufficiale del settimo grado (司戶 “sī hù”).
Durante il periodo in cui fu primo ministro Wáng Ānshí 王安石, che promosse un programma di riforme poi ricordato come le “vecchie leggi dell’era Xīníng” (熙宁变法 “xī níng jiù fǎ”), Cháo Bǔzhī cercò di barcamenarsi, seguendo l’esempio del suo mentore Sῡ Shī, tra “riformisti” e “conservatori”.
Dopo la caduta di Wáng Ānshí, nel primo anno dell’era Yuányóu 元祐 (1086), fu nominato “tàixuézhèng” 太学正, termine che designava un funzionario dell’Istituto di Istruzione superiore( 国子监“guózĭjiān”) con inquadramento al nono grado della scala gerarchica. Era però un posto di basso rango, e Cháo Bǔzhī si lamentò dello stipendio, che gli bastava appena per mantenere la famiglia
Nel 1092 fu promosso all’ottavo grado con il titolo di “archivista incaricato di compilare la storia dell’Impero”( 著作佐郎 “zhùzuò zuǒláng”).
Più tardi ancora, gli fu conferito l’incarico di magistrato (通判 “tōng pàn“) a Yángzhōu 扬州.
Nel 1094, all’inizio dell’era Shàoshèng 紹聖, tuttavia, la situazione politica cambiò drasticamente e divenne primo ministro Zhāng Dῡn 章惇, sostenitore della tendenza riformista, che perseguitò duramente tutti coloro che avevano appoggiato il precedente governo.
Inviso ai “riformisti”, ritornati al potere, Cháo Bǔzhī fu retrocesso al nono grado della scala gerarchica e costretto a lasciare la capitale, che era allora Biànliáng 汴梁 (oggi Kāifēng 开封 nel Hénán 河南 ).
Fu inviato dapprima a Jìzhōu 齐州 (ora Lìchéng 歷城 nello Shāndōng 山東), da dove venne trasferito a Yìngtiānfǔ 應天府 (ora Shāngqiù 商丘 nel Hénán 河南).
Nel nono mese del primo anno dell’era Shàoshèng (1095), accusato di aver alterato la cronaca ufficiale del regno dell’imperatore Shénzōng (神宗实录 “shénzōng shílù”), fu relegato a Bòzhōu 亳州 (oggi Bòxiàn 亳縣 nell’Ānhuī 安徽).
Nel secondo anno dell’era Yuánfù 元符 (1099) lo troviamo a Chùzhōu 处州 (ora Lìshuĭ 麗水 nel Zhèjiāng 麗水).
Nel corso dello stesso anno gli fu affidato l’incarico, poco prestigioso, di esattore delle tasse sul sale e sugli alcoolici a Xínzhōu 信州 (ora Shàngráo 上饒 nel Jiāngxī 江西).
Con l’ascesa al trono di Huīzōng 徽宗 nel 1100, i seguaci del partito conservatore, che era stato al governo nell’era Yuányóu 元祐, furono riabilitati e Cháo Bǔzhī riottenne il suo antico incarico di archivista (著作佐郎 “zhùzuò zuǒláng).
Nel primo anno dell’era Jìnguó 靖国(1101) fu promosso vicedirettore al Ministero della Pubblica Amministrazione (吏部员外郎 ”lìbù yuán wàiláng”) e direttore al Ministero dei Riti (“礼部郎中 ”lǐbù lángzhōng”).
Nuove vicissitudini politiche lo portarono, quando il suo partito cadde nuovamente in disgrazia, a Hézōngfǔ 河中府 (ora Yǒngjì 永济 nello Shānxī 山西), dove, come magistrato, fece costruire un ponte, a Húzhōu 湖州, a Mìzhōu 密州 (ora Zǔchéng 诸城 nello Shāndōng) e a Guózhōu 果州 (ora Nánchōng 南充 nel Sìchuān 四川).
Ulteriori rivolgimenti gli consentirono di riprendere quota.
Nel secondo anno dell’era Dàguān 大观 (1108) fu trasferito (1108) alla prefettura di Chóngfú 崇福 nella zona di Xījīng 西京 e di là a quella di Hóngqìng 鸿庆 nell’area di Nanchino 南京, nomine che lo riportarono più vicino alla capitale.
Invitato a prendersi un periodo di riposo, si fece costruire un giardino, dove si dedicò alla meditazione.
Verso la fine dell’era Dàguān fu nominato governatore di Dàzhōu 达州 (ora Dàxiàn 達縣 nel Sìchuān 四川), da dove fu trasferito a Sìzhōu 泗州 (ora Xῡyí 盱眙 nel Jiāngsῡ 江苏).
Morì a Sìzhōu nel 1110.
La sua carriera politica fu accidentata ed avara di soddisfazioni, ciò che può spiegare perché la sua produzione letteraria sia constantemente venata da un’aura di pessimismo.
Per quanto riguarda lo stile, Cháo Bǔzhī subì fortemente l’influenza di Sῡ Shī. Quest’ultimo fu del resto l’ispiratore di un gruppo letterario noto come “ I quattro studiosi di Sῡmén” (苏门四学士 “sῡmén sì xuéshì”), che comprendeva, oltre a Cháo Bǔzhī, Qín Guān 秦观, Huáng Tíngjiān 黄庭坚 e Zháng Lĕi 张耒.
L’edizione delle opere di Cháo Bǔzhī fu curata, qualche anno dopo la sua morte, dal fratello minore Cháo Qiānzhī 晁謙之.
Della sua produzione poetica sono giunte sino a noi oltre 160 poesie, tra cui quella che riportiamo qui di seguito.
Poesia, dedicata al saggio nipote eremita Yáng Kèyī (1), su Wén Yῡkē (2) che dipinge i bambù.
Per poter dipingere un bambù
devi già averlo bene in mente (3)
come pioggia di primavera
che genera subito il verde. (4)
Dal lampo zampilla la luce,
dal baratro mille germogli. (5)
Se sarai capace di questo,
gli dei ti staranno vicini.
Pensando a Guān Zhòng e Zhῡgĕ Liàng, (6)
ci si immagina l’egemone. (7)
Intuirne una minima parte
basterà per stupire il mondo (8).
Anch’un poema esige quest’arte (9)
per aggiungervi rami e foglie. (10)
L’arciere mira al suo bersaglio,
la scimmia non sa usare l’arco.(11)
(segue)
NOTE
1) Non abbiamo altre notizie di Yáng Kèyī 杨克一 nipote di Cháo Bǔzhī in quanto figlio della sorella (甥 “shēng”).
2) Wén Yῡkē 文与可 (1018 d.C. -1079 d.C.), cugino di Sǔ Shì, fu un apprezzato pittore di bambù. Sῡ Shì gli dedicò uno scritto intitolato “La storia di Wén Yῡkē che dipinge bambù ondulati nella valle di Yῡndāng (文与可画筼筜谷偃竹记 “wén yǔkě huà yúndāng gǔ yǎnzhú jì “). Il termine 偃竹 (“yǎnzhú”) indica un particolare tipo di bambù il cui fusto non cresce dritto, ma un po’ ricurvo.
3) Il verso riporta una frase di Sū Shì 蘇 軾 (1036 d.C.-1101 d.C), maestro e modello di Cháo Bǔzhī, tratta dal citato scritto su Wén Yῡkē :” Quando dipingi un bambù, devi prima avere in mente un bambù completo“ ( 畫竹必先得成竹於胸中 “huà zhú bì xiān dé chéng zhú yú xiōngzhōng”).
Questa frase definisce quello che, secondo la tradizione cinese, è uno dei principi fondamentali della pittura.
Già in un famoso trattato del V° secolo d.C ., il “Gŭ Huà Pĭn Lù” 古 畫 品 錄 (“Classificazione dei pittori antichi”), Xiè Hè 謝 赫 affermava che lo scopo fondamentale della pittura è cogliere “l’’impronta dello spirito nel ritmo delle cose” (”qì yùn shēng dòng” 氣 韻 生 動 “).
Sū Shī 蘇軾 sostiene, a sua volta, che il pittore deve saper afferrare ” l’essenza profonda delle cose”.
Sembra di cogliere in questa frase quasi un riflesso della filosofia platonica: l’artista, potremmo dire, è colui, che al di là della forma contingente, riesce a percepire l’”idea”, colui che riesce a scorgere, dietro l’apparenza di un oggetto, l’”archetipo” dell’oggetto stesso.
È quanto Dù Fŭ ci lascia intendere, nella sua poesia intitolata “Presentazione di un dipinto”(“丹 青 引 贈 曹 霸 將 軍 “dān qīng yĭn zèng cáo bà jiāng jūn”) allorché, rivolgendosi al celebre pittore Cáo Bà, gli dice: “Ti dedicasti tutto a progettare nella tua mente il disegno” e quanto un altro critico, Zhāng Yànyuăn 張 彥 遠 (c.815 d.C.-c.877 d.C.), nella sua “Lì Dài Míng Huà Jì” 歷 代 名 畫 記 (“Antologia dei pittori famosi di tutti i tempi”) dell’847 d.C., enuncia chiaramente a proposito del famoso pittore Wú Dàozĭ 吳 道 子 ( 680 d.C.-740 d.C.): “Le sue idee erano già ferme e stabilite prima di cominciare a dipingere: la pittura ultimata le esprimeva tutte”.
Il vero artista dà alla propria immagine la perfezione della vita perché, quando, ad esempio, rappresenta un cavallo, sa riassumere nel suo dipinto tutti i cavalli che sono esistiti, esistono ed esisteranno, e può farlo perché del cavallo conosce non solo ciò che vede nel momento in cui lo dipinge, ma tutto ciò che ne hanno detto la storia, la filosofia, la poesia, la musica, la pittura.
L’”impronta dello spirito nel ritmo delle cose” può essere colta solo dal gentiluomo letterato, da colui che, grazie alla sua formazione umana, ha raggiunto una profonda e completa armonia spirituale e fisica con la natura. Solo lui saprà immedesimarsi con il soggetto che intende rappresentare, solo lui potrà, afferrare ” l’essenza profonda delle cose”.
Col passare del tempo, la frase è stata intesa anche metaforicamente,nel senso che chiunque si accinge a svolgere un incarico o a intraprendere un’azione, può farlo con successo solo se ha già accuratamente programmato ciò che intende compiere, ed è diventata un’espressione proverbiale.
4) La rapidità con cui si riesce a portare a compimento un progetto già ben elaborato nella mente è qui descritta con un efficace paragone: chi opera in questo modo agisce come la pioggia primaverile che rinverdisce in un attimo un paesaggio apparentemente secco e scolorito.
5) Altre due calzanti metafore fanno seguito alla prima: l’agire di chi opera con perfetta consapevolezza di ciò che intende fare è rapido come la luce che si sprigiona da un lampo o come la crescita tumultuosa dei germogli di bambù 箨 (“tuò”) in un burrone 崖谷(“yá gǔ ").
6) Guăn Zhòng 管仲 (c.720 a.C.-645 a.C.), filosofo e uomo politico, fu primo ministro del regno di Qí 齊 all’epoca del duca Huán 齊桓公. Grazie alle riforme e all’abilità diplomatica di Guăn Zhòng, Qí divenne il più potente degli Stati feudali nell’Epoca delle Primavere e degli Autunni (春秋时期 “chῡnqiῡ shídài ”) ed il duca Huán assunse il ruolo di sovrano egemone 王霸 (“wáng bà”) dell’Impero.
Zhῡgĕ Liàng 諸葛亮 (181 d.C.-234 d.C.), primo ministro del regno di Shǔ Hàn 蜀漢, è ricordato come il più abile diplomatico ed il miglior stratega dei suoi tempi.
7) Lo stesso principio viene qui applicato alla politica.
Chi ambisce a diventare egemone 王霸 (“wáng bà”), cioè ad ottenere il predominio nell’Impero, non può muoversi in maniera improvvisata, ma deve accuratamente programmare la propria linea d’azione, ispirandosi all’esempio di grandi uomini politici quali furono Guăn Zhòng 管仲 e Zhῡgĕ Liàng 諸葛亮
8) Il verso intende dire che è sufficiente aver studiato e compreso, anche se in modo assai limitato, come procedevano Guăn Zhòng e Zhῡgĕ Liàng per diventare un eccellente uomo politico. L’espressione 遭时 (“zhāo shí”), letteralmente “quando si incontra”, si riferisce all’”occasione propizia”, al “momento favorevole”. Il termine (毫髮“háofǎ”), letteralmente un “capello”, significa una ”parte minima”, una “quantità insignificante”. La frase 遭时见毫发 (“zāo shí jiàn háofǎ”) vale quindi:”se hai occasione di vederne una minima parte”.
9) Allo stesso modo della pittura e della politica, anche la poesia richiede che chi vi si cimenta “sappia che cosa vuole”.
10) Troviamo anche qui una metafora. “Rami e foglie”, vale a dire le bellezze stilistiche, completano armoniosamente un testo, ma non possono supplire alla mancanza di contenuto, Come dicevano i Latini; “ Rem tene, verba sequentur”. Il verso comincia con l’interiezione 讵 (“jù”), che esprime sorpresa. Letteralmente esso dice: “Come si potrebbero (altrimenti) aggiungere “i rami e le foglie?” (讵可枝叶续 “jù kě zhī yè xù”).
11) Le stesse considerazioni valgono per il tiro con l’arco. L’uomo colpisce il bersaglio perché sa che cosa vuol fare e prende accuratamente la mira; la scimmia afferra l’arco e lo agita senza costrutto perché non ha la minima idea dello scopo per cui quel pezzo di legno può essere utilizzato.