Le tre poesie sulla siccità, qui di seguito tradotte, non rappresentano di certo i migliori esempi dell’arte di Dù Fŭ e sono di solito, giustamente, trascurate.
Appaiono interessanti solo perché ci forniscono utili informazioni sui riti e sulle cerimonie con cui tradizionalmente si invocava la pioggia nei periodi di siccità.
La presenza di questo tema nella poesia di Dù Fŭ è stata studiata da Gregory M. Patterson in una tesi di laurea presentata nel 2013 alla Columbia University e intitolata ” Elegies for the Empire. The poetics of Memory in the late Work of Dù Fŭ”, da cui ho largamente attinto per le mie note.
Tre poesie sulla siccità (1)
I
Uno scoppio nel cielo, fragore di tuono.
Sembra annunciar pioggia, ma non accade nulla.
Sotto gli abiti si suda per il gran caldo.
Nella canicola non un soffio di vento.
Oh, se l’afa si mutasse in fresche gocce d’acqua, (2)
se si raccogliesse il riso del freddo autunno! (3)
Che cosa sarà quest’anno per i bambini? (4)
Porti refrigerio la danza della pioggia! (5)
雷 霆 空 霹 靂,雲 雨 竟 虛 無
炎 赫 衣 流 汗,低 垂 氣 不 蘇
乞 為 寒 水 玉,願 作 冷 秋 菰
何 似 兒 童 歲,風 涼 出 舞 雩
léi tíng kōng pī lì yún yŭ jìng xū wú
yán hè yī liú hàn dī chuí qì bù sū
qĭ wéi hán shuĭ yù yuàn zuò lĕng qiū gū
hé sì ér tóng suì fēng liáng chū wŭ yú
II
Non si dissolvono i miasmi della malaria.(6)
Il fiume Lú ritorna verso l’occidente. (7)
Gli uomini stanno rintanati nelle case. (8)
Gli uccelli della foresta girano in tondo. (9)
Nelle gole il fuoco divampa dappertutto,(10)
ma sul fiume soltanto rimbombo di tuoni. (11)
Si vorrebbe vedere freddo e neve.(12)
Si aprono spesso le porte del vento.(13)
瘴 雲 終 不 滅,瀘 水 復 西 來
閉 戶 人 高 臥,歸 林 鳥 卻 回
峽 中 都 似 火,江 上 隻 空 雷
想 見 陰 宮 雪,風 門 颯 踏 開
zhàng yún zhōng bù miè lú shuĭ fù xī lái
bìhù rén gāo wò guī lín niăo què huí
xiá zhōng dōu sì huŏ jiāng shàng zhī kōng léi
xiăng jiàn yīn gōng xuĕ fēng mén sà tà kāi
III
Marciscono nel gran caldo le rosse prugne. (14)
La gente fa bollire il riso selvatico. (15)
Le ossa dei defunti faran cessare il male. (16)
Odore di bigello si diffonde per l’aria.(17)
Ad un tratto il caldo si trasforma in vapore,
ed un uragano piomba sulle frontiere.(18)
Per un decennio si posson deporre le armi, (19)
trasformandole in tovaglie inumidite. (20)
朱 李 沈 不 冷,雕 胡 炊 屢 新
將 衰 骨 盡 痛,被 褐 味 空 頻
欻 翕 炎 蒸 景,飄 搖 征 戍 人
十 年 可 解 甲,為 爾 一 沾 巾
zhū lĭ shĕn bù lĕng diāo gŭ chuī lǚ xīn
jiàng shuāi gú jìn tòng pī hé wèi kōng pín
hū xì yán zhēng jĭng piāo yáo zhēng shù rén
shí nián kĕ jiĕ jiă wéi ĕr yī zhān jīn
NOTE
1) Nella primavera del 766 d.C. una terribile siccità, che si prolungò per tutta l’estate, colpì gran parte del territorio cinese.
Dù Fŭ 杜 甫, che, in quel periodo si trovava a Kuízhōu 夔 州, nella zona delle Tre Gole 三 峽 (“sān xiá”) del Fiume Azzurro, scrisse parecchie poesie sul tema della siccità e dei riti necessari per impetrare la pioggia:
I)“Tuono”(雷 “léi”) v.”Raccolta completa della poesia Táng” (全 唐 詩 “quán táng shī”, vol.221, n.21)
II)”Fuoco”( 火” huŏ”) v.”Raccolta completa della poesiaTáng”(全 唐 詩 “quán táng shī”, vol. 221, n.22)
III) “Poesia sull’orribile siccità, inviata sotto forma di lettera al fratello minore Cuī, giudice d’appello”(毒 熱 寄 簡 崔 評 事 十 六 弟 “dú rè jì jiàn cuī píngshì shí liù dì) v.”Raccolta completa della poesia Táng” (全 唐 詩 “quán táng shī” vol.221,n.25)
IV)“Tre Poesie sulla Siccità” 熱 三 首 (“rè sān shŏu”) v.” Raccolta completa della poesia Táng” (全 唐 詩 “quán táng shī”,vol . 230,n.57)
Le “Tre Poesie”, in ottave di cinque sillabe, sono pubblicate nella Raccolta come un tutto unico e così vengono presentate anche in questa traduzione.
2) Il termine 乞 (“qĭ”) ha il significato di “pregare”, ”invitare”, ”chiedere” ed esprime quindi un desiderio o una supplica. Il termine 為 (“wéi”) è qui usato nel senso di “divenire”, ”trasformarsi in”. La parola 水 玉 (“shuĭyù” “giada d’acqua” v. anche il giapponese “mizudama” ) corrisponde a 水 珠 (“shuĭ zhū” “perla d’acqua).Entrambi i termini designano le gocce d’acqua.
3) Il termine 願 (“yuàn”) si traduce con “desiderare”, ”volere”,” augurarsi”.Il verbo 作(“zuò”), che indica genericamente il “fare”, può assumere, secondo i contesti, significati più specifici, fra cui anche quelli di “coltivare” o “raccogliere”. Il termine 菰 (“gū”) designa il “riso selvatico della Manciuria” (nome scientifico: “zizania latifolia”), una graminacea commestibile che, a differenza del riso, cresce soprattutto in climi freschi o addirittura freddi. Manifestando il desiderio di raccogliere il riso selvatico, il poeta esprime dunque la sua speranza di poter sfuggire alla canicola.
4) Il poeta si preoccupa per la sorte dei bambini , meno capaci di resistere ai disagi della canicola ed alla carestia che di solito segue un lungo periodo di siccità.
5) La “danza della pioggia” 舞 雩 (“wŭyú” letteralmente “danza, sacrificio e preghiera per invocare la pioggia”) è un antichissimo rituale propiziatorio a cui si faceva ricorso in caso di prolungata siccità. Essa era eseguita dagli stregoni (巫 “wū”) ,ai quali veniva riconosciuto un ruolo di intermediari tra gli uomini e gli spiriti che controllavano la pioggia. Gli stregoni dovevano danzare incessantemente su una pedana situata in mezzo ad un cerchio di fuoco finché la loro abbondante sudorazione non producesse, per una sorta di effetto mimetico, la caduta delle gocce di pioggia.La piattaforma per la danza è citata in molti antichi testi, fra cui “I Dialoghi di Confucio” 論 語 (“lùnyŭ”),11.26.
6) Il termine 瘴 雲 (“zhāng yún” “nuvole pestilenziali”) indica i “miasmi della malaria”. Si credeva infatti che la malaria fosse provocata dai miasmi malsani che emanavano dalle acque stagnanti delle paludi. (Questa credenza esisteva anche in Europa, dove se ne trova traccia nel nome stesso attribuito alla malattia: “malaria” significa infatti “aria cattiva”,”aria malsana”).
Com’è ovvio, la siccità, riducendo a stagni e paludi i fiumi e i laghi, favoriva la moltiplicazione delle zanzare e contribuiva quindi enormemente alla diffusione della malattia.
Lo stesso Dù Fŭ soffriva di malaria, dalla quale venne probabilmente colpito quando era prigioniero dei ribelli di Ān Lúshān.
7) L’espressione 復 來 (“fù lài”) significa “ritornare”. La frase “fù xī lài” 復 西 來 vuole perciò dire “tornare in occidente”. I fiumi in Cina scorrono verso l’Oceano, vale a dire verso oriente. Se tornano in occidente, rifluiscono verso le loro sorgenti, cioè non bagnano più il territorio cinese. L’immagine fantasiosa si riferisce ai corsi d’acqua disseccati a causa della mancanza di piogge.
8) Mi sembra che questo verso si limiti a constatare che, in un periodo di canicola, la gente rimane spesso chiusa in casa per sfuggire al sole rovente e godere di un po’ di frescura.
Occorre tuttavia ricordare che, il “Libro di Shénnóng sull’invocazione della pioggia” (神 農 求 雨 書 ,“shénnóng qiú yŭ shū”), di cui ci sono giunti alcuni passi riportati nell’enciclopedia dell’epoca Táng intitolata “Collezione di testi letterari classificati per categorie”(藝文類聚 “yìwén lèijù”), al volume 100, paragrafo 15, suggerisce, fra i rituali per invocare la pioggia, anche il seguente :”Nascondetevi in un luogo isolato” 潛 處 “qián chŭ”). Il rimanere chiusi in casa o in un rifugio lontano dal mondo sarebbe allora inteso come una specie di sacrificio offerto agli spiriti della pioggia.
9) Troviamo qui un’osservazione sul comportamento degli uccelli che, resi pazzi dalla siccità, girano in tondo cercando invano un rifugio in cui sfuggire alla calura o una pozza d’acqua in cui dissetarsi.
10) La frase cinese 都似火 ( dōu sì hŏu) significa letteralmente “sembra tutto un fuoco”, “tutto pare ardere”. L’estremo rimedio suggerito dal “Libro di Shénnóng”, quando gli altri sistemi utilizzati per ottenere la pioggia non danno risultati, è “ammucchiare legna secca in cima alle montagne e bruciarla al suono dei tamburi”. La logica di questa pratica sembrerebbe essere la seguente: bruciando i boschi intorno alle sorgenti di montagna o gettando in esse ceneri ancora calde, si spaventano i draghi ivi nascosti, che, per paura di scottarsi, abbandonano i loro rifugi e s’innalzano in cielo facendo cadere la pioggia. Per capire il ragionamento sottostante occorre ricordare che, nella mitologia cinese, i tuoni annunciatori della pioggia non erano altro che i ruggiti dei draghi che volavano nel cielo.
11) La posizione di Dù Fŭ non è favorevole ai rituali che si fondano su azioni destinate a spaventare gli spiriti ( incendio dei boschi, rullo dei tamburi). Nell ‘ambito dei mezzi da utilizzare per impetrare la pioggia, egli ritiene più corretta ed efficace la “danza della pioggia”, cheopera, potremmo dire, attraverso un meccanismo di persuasione. La poesia intitolata “Tuono” 雷 afferma infatti:”Nei feudi intorno alla capitale si effettua la danza della pioggia, nella zona delle Gole si ode solo il rullo dei tamburi” (封內必舞雩,峽中喧擊鼓 ”fēng nèi bì wŭ yú xià zhōng xuān jī gŭ). Come si è già visto il rullo dei tamburi faceva parte del rituale per l’invocazione della pioggia. Forse si pensava che il rumore assordante, spaventando i draghi che portavano la pioggia, li cacciasse dalle loro tane e li spingesse a volare nel cielo, favorendo così la caduta della pioggia.
12) Il senso sembra essere abbastanza chiaro, anche se l’immagine usata non è di immediata evidenza. L’enciclopedia on line Băidù Băike 百 科 百 度 dà come equivalente del termine “yīn gōng” 陰 宮 il termine 陰 涼 的 宫 室 (“yīnliáng de gōngshì”), letteralmente “il palazzo freddo e scuro”, che dovrebbe, verosimilmente, indicare l’inverno.
13) Le porte del vento 風 門 (“fēngmén”) potrebbero essere le porte settentrionali delle case. Si legge infatti nel già citato Libro di Shénnóng che, in caso di siccità, occorre “chiudere la porta meridionale della casa... aprire la porta settentrionale” (闔 南 門 ...開 北 門 “hé nán mén...kāi bĕi mén”). Questo gesto significa simbolicamente bloccare la strada all’afa che giunge dal sud e aprire le porte ai venti freddi del nord, che portano la pioggia.
14) Ho tradotto così questo verso sulla base delle seguenti considerazioni: Dù Fŭ riprende qui, modificandola, parte di una frase di Cáo Pī 曹 丕, uomo politico e letterato del 3° secolo d.C. Nella sua “Lettera a Wú Zhì magistrato di Zhāogē” (與 朝 歌 令 吳 質 “yŭ zhāogē lìng wú zhì shū”), Cáo Pī, descrivendo i metodi usati per conservare fresca la frutta durante l’estate, osserva che “si fanno galleggiare i dolci meloni nelle chiare sorgenti, si immergono le rosse prugne nell’acqua fredda”( 浮甘瓜于清泉,沉朱李于寒冰 “fú gān guā yú qīng quán, chén zhū lĭ yú hán shuĭ”). Dù Fŭ constata con disappunto che, a causa della siccità, “le rosse prugne affondano nel non fresco”( 朱李沉不 冷 “zhū lĭ shĕn bù lĕng”), cioè vengono lasciate al caldo e si deteriorano rapidamente.
15) Il termine “diaō hú”(雕 胡 ) è uno dei molti nomi che designano il riso selvatico della Manciuria, generalmente chiamato “jiăng” 蔣 (Nome scientifico: “zizania latifolia). Nel“Shuōwén” (說 文 ),dizionario del 2° secolo d.C., questo riso è designato con la parola “diāo gŭ” 雕苽 . Il “Pensiero di Dù”(杜 意 “dù yì”) di Wáng Sìshì 王 嗣 奭 (1566-1648) osserva che “nei periodi di siccità, si mangia di nuovo spesso riso deteriorato o di cattiva qualità”.
16) Questo verso sembra alludere ad una pratica menzionata nel già citato“Libro di Shénnóng sull’invocazione della pioggia”(神 農 求 雨 書 “shénnóng qiú yŭ shū”), :”Chiudete la porta meridionale della vostra casa e versate acqua fuori di essa. Aprite la porta settentrionale. Procuratevi ossa umane e seppellitele dinanzi ad essa”(闔 南 門 置 水 其 外 開 北 門 取 人 骨 埋 之 “hé nán mén zhì shuĭ qí wài kāi bĕi mén qū rén gú mái zhī). È possibile che questo rituale sia il residuo di antichi sacrifici umani. Leggiamo infatti in un articolo di Wang Ping intitolato “Methods of killing Human Sacrifice in Shang Dynasty Oracle Bones Inscriptions” che ai tempi della dinastia Shāng商 朝 era uso seppellire vive vittime umane per impetrare la pioggia. Si pensava infatti che, per mezzo del seppellimento di vittime umane (poi rimpiazzate in epoca successiva da ossa umane che simbolicamente le rappresentavano), il sacrificio potesse pervenire più rapidamente agli spiriti degli antenati, che abitavano sottoterra, e guadagnarne la benevolenza.
17) Questo verso non è molto chiaro. Il termine 被 “pī” indica le trapunte dei letti; il termine 褐 “hé” indica un rozzo e pesante panno di lana che un tempo,nei nostri paesi, era chiamato “bigello”. Se si legge”l’odore delle trapunte e del bigello si diffonde nell’aria”, si potrebbe pensare al puzzo di sudore che emanerebbe da qualcuno che andasse in giro pesantemente vestito nel pieno della canicola. Viene allora in mente un altro rituale, quello dell’esposizione degli sciamani al calore del sole. Nel già citato “Libro di Shénnóng sull’invocazione della pioggia" si legge ancora: “Se fate questo e non piove, ordinate a uno sciamano di pregare e di esporsi al sole”.(如 此 不 雨 命 巫 祝 而 曝 之 “rú cĭ bù yŭ mìng wū zhù èr pù zhī”). La logica di questo rituale è probabilmente simile a quella della danza della pioggia: l’abbondante sudorazione prodotta dalla prolungata esposizione al sole dovrebbe per un effetto “mimetico” provocare la caduta della pioggia.
18) Alla fine tutte le cerimonie e gli scongiuri sopra elencati producono il loro effetto e si formano grosse nuvole portatrici di pioggia, addirittura di un uragano. L’espressione “l’uragano piomba sulle frontiere” (il termine 戍 人 “shùrén”indica, per la precisione, le guardie di frontiera) è giustificata, a mio avviso, dal fatto che le pioggie erano portate dai venti freddi provenienti dall’Asia Centrale e dalle steppe siberiane, che si trovavano al di fuori dell’Impero.
19) Mi riporto qui ad alcune considerazioni svolte da Gregory M. Patterson nella sua tesi di laurea, allorché cita un’esortazione che figura nella poesia “Tuono”(“雷 “léi”): ”Per prima cosa, vi imploro, deponete le armi”(清 先 偃 甲 兵 “qīng xiān yăn jiă bīng”). Dopo aver osservato che tale esortazione ne riprende una analoga, con cui, nella poesia intitolata ”Rimproverando gli anziani di Shŭ (難 蜀 父 老 “nàn shŭ fù lăo), Sīmă Xiāngrú 司 馬 相 如 invita i notabili di Shŭ a far pace con i loro vicini, Patterson stabilisce un parallelo tra i due casi: Dù Fŭ considererebbe l’incendio dei boschi come una specie di guerra contro gli spiriti per obbligarli a far piovere, e suggerirebbe alla gente di Kuzhōu di rinunciare a questi mezzi violenti e distruttivi, ricorrendo invece ad azioni pacifiche. La frase contenuta nella presente poesia è tuttavia leggermente diversa (“si posson deporre le armature” 可 解 甲 “kĕ jiĕ jiă”) e menziona anche un periodo (十 年 “shí nián”“dieci anni”). Seguendo l’interpretazione di Patterson, si potrebbe sostenere che Dù Fu esorta anche qui gli abitanti del Kuízhōu ad adottare mezzi pacifici per convincere gli spiriti della pioggia anziché cercare di costringerli con la forza. Una diversa interpretazione potrebbe altresì consistere nel prendere la frase alla lettera e nel vedere quindi un impegno di non compiere azioni belliche durante un decennio come un sacrificio volto ad ottenere la benevolenza degli spiriti e la fine della siccità.
20) Neppure l’ultimo verso appare particolarmente chiaro. Se il termine 爾 (“ĕr”), vale a dire “quelli”,”quelle”, si ricollega alle “armi” menzionate nel verso precedente, tali armi potrebbero essere intese come le “bandiere di guerra” o gli “stendardi”. In tal caso sarebbe possibile anche qui una doppia interpretazione: vi si potrebbe infatti vedere l’impegno, legato a quello di rinunciare alle armi, di utilizzare le bandiere solo per usi pacifici, come asciugamani o come stracci, oppure scorgere semplicemente le bandiere ridotte a drappi inzuppati di pioggia, nell’infuriare dei grandi temporali che pongono finalmente termine alla siccità.