Presento, qui di seguito, le didascalie del secondo album del fumetto dedicato a Lǐ Shìxián.
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La storia di Lǐ Shìxián
Album n. 2
61.Nell’intento di “ampliare le frontiere, espandere il Regno Celeste e purificare il mondo”, il Re Celeste Hóng Xiùquán inviò Lǐ Xiùchéng, Lǐ Shìxián e Yáng Fǔqīng verso est per conquistare Sūzhōu e Chángzhōu. I tre generali si misero di nuovo in marcia da Tiānjīng con i loro soldati.
62. Le truppe di Lǐ Xiùchéng, Lǐ Shìxián e Yáng Fǔqīng occuparono Dānyáng, dopo aver sconfitto l’ammiraglio del Jiāngnán Zhāng Guóliáng, che si suicidò per sfuggire alla punizione dell’Imperatore.
63. Subito dopo Lǐ Xiùchéng, Lǐ Shìxián e Yáng Fǔqīng riconquistarono Chángzhōu. Il comandante delle truppe imperiali Hé Chūn fuggì per paura di essere catturato.
64. Dopo aver occupato Wúxī, i soldati di Lǐ Xiùchéng e di Lǐ Shìxián si avvicinarono rapidamente a Sūzhōu. La popolazione delle campagne li accolse con entusiasmo, offrì loro cibi e bevande e li aiutò a trasportare il loro equipaggiamento.
65. Quando il grosso dell’esercito Tàipíng si presentò dinanzi alle mura, i maggiorenti di Sūzhōu Lǐ Wénbǐng, Hé Xìnyì, Zhōu Wǔ ed altri fecero spalancare la Porta del Balivo perché i soldati potessero entrare in città. Il comandante della guarnigione, l’ammiraglio Zhāng Yùliáng, ne fu spaventato e fuggì a Hángzhōu in preda al panico.
66. Xú Yǒurén, governatore del Jiāngsū, vedendo che l’esercito dei Tàipíng stava occupando la città, si gettò per disperazione nel laghetto di fronte alla Sala della Serena Virtù nella prefettura di Sūzhōu e annegò. Anche il vicecomandante della polizia Zhū Diào si suicidò gettandosi in un pozzo dinanzi al tempio della contea.
67. Dopo aver occupato Sūzhōu, Lǐ Xiùchéng e Lǐ Shìxián reclutarono nella regione più di 50.000 uomini e inviarono subito distaccamenti di truppe ad attaccare Jiāngyīn nel Jiāngsū e Jiāxìng nel Xījiāng.
68. Lǐ Xiùchéng e Lǐ Shìxián decisero di riunire Sūzhōu, Chángzhōu, Wúxī, Sōngjiāng e altre località nella nuova provincia di Sūfú. Sotto il governo dei Tàipíng il popolo viveva in pace; l’agricoltura e il commercio fiorivano.
69. Lǐ Xiùchéng e Tán Shàoguăng fecero di Sūzhōu il principale centro politico ed economico del Jiāngsū meridionale. Nei sobborghi della città furono aperti nuovi quartieri commerciali. Grazie all’accortezza della loro politica il mercato prosperava.
70. Seguendo i consigli di Lǐ Xiùchéng, quando i Tàipíng occuparono Lìyáng, Lǐ Shìxián vi creò un allevamento di cavalli, in cui un gran numero di destrieri venivano addestrati per servire all’esercito come cavalli di battaglia. L’allevamento disponeva di un ippodromo, di scuderie e di magazzini per i finimenti. Ad est c’era un lungo viale sul quale sorgevano le costruzioni, a sud c’era un esteso campo d’equitazione.
71. La gente di Lìyáng vendeva con gioia i suoi migliori puledri ed il suo migliore foraggio all’esercito dei Tàipíng. I puledri comprati dai Tàipíng crebbero forti e robusti. Lǐ Shìxián fu così in grado di inviare centinaia di cavalli da battaglia a Tiānjīng e a Sūzhōu.
72. Nella sua qualità di comandante della guarnigione di Lìyáng, Lǐ Shìxián cercava di essere vicino al popolo. Visitava i villaggi, andava a trovare i poveri e si informava delle loro condizioni.
73. Lǐ Shìxián creò pure una fattoria nel villaggio di Xūzhǔ fuori della porta occidentale della città di Lìyáng. Spesso trasportava bestiame a Sūzhōu e lo scambiava con tessuti in seta, stoffe ricamate ed altri prodotti necessari alla gente di Lìyáng . Promuoveva così lo sviluppo dell’agricoltura, dell’industria e del commercio nel Jiāngnán.
74. Lǐ Shìxián si diede molto da fare per il bene della popolazione. Aiutò di persona i contadini a costruire cisterne, a sviluppare la produzione agricola, a conservare le risosrse idriche dei terreni. Così si guadagnò il sotegno della popolazione.
75. Il grande interesse dimostrato da Lǐ Shìxián per lo sviluppo della produzione agricola fece molta impressione sulla gente. Persino i monaci e le suore parteciparono alle azioni destinate a dissodare i terreni incolti, impegnandosi in un lavoro produttivo.
76. In questo modo i Tàipíng si guadagnarono l’affetto degli abitanti di Lìyáng, Gǔdú, Yángzhuāng, Gēqí, Mǎchǎng e delle altre città della regione. I giovani accorrevano da ogni parte per arruolarsi nelle loro file.
77. I medici di Lìyáng apprezzavano e sostenevano i Tàiping. Essi andavano di città in città a curare i soldati feriti o malati. Un famoso dottore, Zhōu Guìlín, si fece un nome come chirurgo nell’esercito di Lǐ Shìxián.
78. Nel Villaggio di Zhào, presso Lìyáng, viveva un noto letterato, che aveva superato gli esami di stato a livello nazionale. Costui sosteneva il Regno Celeste, difendeva le leggi che i Tàipíng emanavano e le iniziative che essi lanciavano per il benessere del popolo e si dava da fare per aiutarli a garantire cibo e soccorso alla gente. Lǐ Shìxián lo chiamava “maestro” e lo invitò a porre le sue qualità intellettuali al servizio dell’esercito.
79. Gli abitanti di Lìyáng ammiravano molto Lǐ Shìxián e componevano i in suo onore canzoni come questa:
”In primavera il Principe Coadiutore si occupa del bestiame e delle pecore.
D’estate ha cura degli anziani.
Durante l’autunno procura il cibo ai poveri.
Se rimarrà a Lìyáng anche d’inverno il popolo sarà felice in tutte le stagioni”.
80. (Come abbiamo già detto), nel maggio 1860, Lǐ Shìxián, lasciata una parte delle sue truppe a Lìyáng, sconfisse e inseguì a Dānyáng le truppe dell’ammiraglio del Jiāngnán Zhāng Guóliáng, il quale, fuggendo, cadde nel fossato che circondava la città, presso la Porta Meridionale, e annegò.
81. Lǐ Shìxián e gli altri comandanti inseguirono le truppe imperiali sino a Chángzhōu. Il governatore della città Hé Chūn riuscì a fuggire, ma, dopo aver ancora subito numerose sconfitte, giunto al Passo di Hǔshù presso Sūzhōu, si suicidò impiccandosi ad una trave.
82. In quel periodo, il sovrintendente all’amministrazione di Shànghăi Wú Xù e l’uomo d’affari Yáng Fāng promossero e finanziarono la creazione di quello che sarebbe stato chiamato l ‘”Esercito Sempre Vittorioso”, rivolgendosi per il reclutamento e per l’organizzazione all’avventuriero americano Ward e all’ufficiale inglese Gordon. Zuǒ Zōngtang e l’ufficiale di marina francese Le Bréthon diedero vita anch’essi ad un contingente di volontari che operò insieme con l’”Esercito Sempre Vittorioso” nella lotta contro i Tàipíng.
83. Il governo imperiale nominò Zéng Guófān viceré del Liǎngjiāng e gli affidò il compito di coordinare tutte le operazioni militari a nord e a sud del Fiume Azzurro. Zéng lanciò due armate in una controffensiva ad est di Tiānjīng.
84. I capi militari dei Tàipíng si riunirono a Tiānjīng e decisero di attaccare Wŭhàn nel Húbĕi con una manovra a tenaglia. Le truppe di Lǐ Shìxián e di Yáng Fǔqīng avrebbero dovuto combattere nel Jiāngsŭ, nel Zhèjiāng e nell’Ānhuī, a sud del Fiume Azzurro.
85. Lǐ Shìxián conquistò d’impeto Nínguó nell’ Ānhuī, uccidendo l’ammiraglio Zhōu Tiānshòu, poi occupò Huīzhōu e Xiūníng.
86. Nel dicembre 1860, su ordine di Lǐ Xiùchéng, Lǐ Shìxián incaricò Hé Sānhóng di attraversare, con decine di giunche armate, il lago Tàihú da Lìyáng e Yíxìng fino alla penisola di Dòngtíng Dōngshān, nell’area di Sūzhōu, per cacciarne l’esercito imperiale.
87. Le forze di Lǐ Shìxián occuparono rapidamente Jiǎotóu sull’isola di Xīshān in mezzo al lago Tàihú e debellarono la flotta dell’ammiraglio imperiale Wáng Zhīmǐn. Conquistarono poi la penisola di Dòngtíng Dōnshān ed annientarono le truppe imperiali che ancora restavano nella zona.
88. Nel frattempo, l’esercito di Lǐ Xiùchéng si era avvicinato a Qímén, dove erano accampate le truppe di Zéng Guófān. Quest’ultimo, terrorizzato, cominciò in gran fretta a scrivere il proprio testamento. Purtroppo, i soldati di Lǐ Xiùchéng furono richiamati al nord e Zéng Guófān potè cosi sfuggire al pericolo mortale.
89. Lǐ Shìxián e I suoi subordinati, Huáng Chéngzhōng e Fàn Rǔzēng, penetrarono nel Jiāngxī dall’Ānhuī meridionale per aiutare Lǐ Xiùchéng ad attraversare il Fiume Azzurro e conquistarono Jǐngdézhèn, uccidendo il comandante regionale dell’Ānhuī meridionale Chén Huǒfù, l’amministratore militare Xióng Dìngbāng e altri ufficiali dell’armata imperiale.
90. Nel settembre 1861 la città di Anqìng cadde in mano alle forze imperiali.
Lǐ Shìxián guidò le sue truppe alla conquista di Pǔjiāng, di Dōngyáng e di altre contee del Zhèjiāng.
Quando si avvicinò a Níngbó, uno dei porti aperti al traffico internazionale dal Trattato di Nanchino, Gran Bretagna e Francia lo diffidarono ripetutamente dall’occupare la città ed inviarono altre navi da guerra, oltre quelle già presenti nella zona, per dar peso alle minacce formulate nei confronti dei Tàipíng.
91. Lǐ Shìxián ignorò le loro minacce e, proseguendo la sua marcia vittoriosa, conquistò Shèngxiàn, Fènghuà, Jīnhuá, Xiānjū, Níngbō ed altre città del Zhèjiāng.
92. Nel mese di dicembre di quello stesso anno, in pieno inverno, sfidando vento e neve, Lǐ Shìxián guidò una parte dei suoi uomini tra i monti e le valli del Zhèjiāng per tendere un’imboscata alle truppe del governatore del Zhèjiāng Zuǒ Zōngtang che stavano marciando verso est.
93. I soldati di Lǐ Shìxián riuscirono a cogliere di sorpresa le truppe di Zuǒ Zōngtang mentre queste scendevano a valle lungo il sentiero dello Yángchángxiǎo.
94. Nell’ estate del 1862 l’esercito imperiale, muovendosi sia per i cammini di terra sia per le vie fluviali, attaccò Tiānjīng. Il sovrintendente del Zhèjiāng Zéng Guóquán si accampò con le sue truppe a Yǔhuātái. Péng Yùlín fece ormeggiare la flottiglia imperiale nel fossato che circondava le mura.
Tiānjīng era in pericolo.
Il Re Celeste Hóng Xiùquán inviò allora dei messaggeri a Lǐ Xiùchéng, Lǐ Shìxián e Yáng Fǔqīng ordinando loro di tornare subito alla capitale per liberarla dall’assedio.
95. Lǐ Xiùchéng e i suoi generali, riuniti in consiglio di guerra a Sūzhōu, deliberarono quale fosse la strategia migliore per soccorrere Tiānjīng. Fu deciso che Lǐ Xiùchéng avrebbe condotto le sue truppe a Tiānjīng passando per Yíxìng e Lìyán.
96. Lǐ Shìxián, accompagnato da Qín Rìcǎi e da altri comandanti, ritornò dal Zhèjiāng con un esercito di 70.000 uomini e si affrettò, a marce forzate, verso Tiānjīng.
97. Dopo aver ricongiunto le loro forze nei pressi di Tiānjīng, Lǐ Xiùchéng e Lǐ Shìxián affrontarono l’armata imperiale di Zéng Guóquán ed andarono all’assalto di Yǔhuātái. I combattimenti si protrassero per 46 giorni. Zéng Guóquán rischiò di essere ucciso dall’intensa fucileria dei Tàipíng.
98. Inaspettatamente l’esercito imperiale operò una diversione attaccando Sūzhōu, che stava per cadere in suo possesso. Lǐ Xiùchéng e Lǐ Shìxián dovettero accorrere in gran fretta a salvare la città.
99. Mentre marciava verso Sūzhōu, Lǐ Shìxián si scontrò con Lǐ Hóngzhāng presso Xíngtáng, a sud del porto di Băidú, contea di Jīnguì, Wúxī.
100. Lǐ Shìxián ripiegò verso il villaggio di Méi, dove, con l’aiuto della popolazione di Wúxī, riuscì ancora una volta a sconfiggere Lǐ Hóngzhāng e l’esercito del Huái.
101. D’improvviso, a Sūzhōu, un generale ribelle uccise a tradimento il governatore Tán Shàoguăng e consegnò la città a Lǐ Hóngzhāng. Lǐ Xiùchéng e Lǐ Shìxián si ritirarono a Chángzhōu, dove furono circondati dalle truppe imperiali. Lǐ Shìxián ordinò a Wú Rénjé, comandante della guarnigione di Lìyáng di venirgli in soccorso, ma Wú Rénjé non si mosse.
102. Il Re Celeste, temendo che non rimanesse più nessuno a difendere la capitale, convocò Lǐ Xiùchéng a Tiānjīng e gli comandò di restarvi. A Lǐ Shìxián fu ordinato di affrontare l’esercito imperiale nel Sūxī e nell’ Ānhuī per alleggerire la pressione nemica su Tiānjīng. La capitale era stata infatti posta sotto assedio per la terza volta dalle forze reazionarie in combutta con gli imperialisti stranieri.
103. Agli inizi di marzo del 1864, l’ammiraglio dei Qīng Guō Sōnglín, Lǐ Héngsōng e Gordon, alla testa di reparti di fucilieri stranieri, occuparono Yíxìng, poi marciarono direttamente sul ponte di Dùjì e posero l’assedio a Lìyáng. Lǐ Shìxián uscì dalla città per affrontarli presso il ponte di Dùjì.
104. Sconfitto, Lǐ Shìxián cercò di rientrare in città, ma il comandante della guarnigione Wú Rénjié, che aveva negoziato di nascosto la resa con gli Imperiali, gli sbarrò le porte in faccia. Lǐ Shìxián fu costretto a dirigersi con migliaia di soldati verso Guăngdé nell’ Ānhuī.
105. Wú Rénjié, d’accordo con l’ammiraglio Guō Sōnglín, fece massacrare la popolazione di Lìyáng. La strage durò tre giorni. Anche la moglie di Lǐ Shìxián venne uccisa.
106. Nel frattempo, l’esercito di Lǐ Hóngzhāng aveva occupato Sūzhōu, Wúxī, e Chángzhōu e il governatore del Zhèjiān Zuǒ Zōngtáng aveva occupato Hángzhōu. Le truppe di Zuǒ Zōngtáng assediavano ora Tiānjīng, che era ormai difesa dal solo Lǐ Xiùchéng
107. I soldati dell’esercito Tàipíng continuavano a difendersi con accanimento nonostante la preponderanza numerica delle truppe imperiali e dei mercenari stranieri. Tiānjīng cadde il 19 luglio 1864. Tutti i suoi difensori morirono combattendo.
108. Lǐ Shìxián, le cui truppe stavano combattendo nel Jiāngsū, nel Zhèjiāng e nell’ Ānhuī ricevette la notizia della caduta di Tiānjīng e dell’uccisione del valoroso generale Lǐ Xiùchéng da parte di Zéng Guófán e ne fu sconvolto. Insieme a Lù Shùndé e ad altri comandanti, raccolse i 200.000 uomini che ancora rimanevano dell’esercito Tàipíng, deciso a continuare la lotta per salvare il Regno Celeste.
109. Alla testa delle sue truppe mosse dal Jiāngxī su Zhāngzhōu ed uccise in battaglia il governatore della città Lù Kuí.
110. Lǐ Shìxián sconfisse l'esercito imperiale al Passo di Wànsōng presso Zhāngzhōu uccidendo, in combattimento, il comandante provinciale del Fújiàn Fú Níngzhèn e il comandante regionale Lín Wéncá.
111. Le truppe dei Tàipíng, guidate dai generali Lǐ Shìxián, Lù Shùndé, Wāng Hǎiyáng, Tán Tǐyuán e da altri comandanti, continuarono a combattere nel Jiāngxī, nel Fùjiàn e nel Guăngdōng e riuscirono, per qualche tempo, a mantenere il controllo della maggior parte del Fújiàn sudoccidentale.
112. Lǐ Shìxián fece affiggere a Zhāngzhōu un proclama che invitava i contadini a proseguire tranquillamente la loro attività e che vietava agli ufficiali e ai soldati di angariarli e di depredarli. L’agricoltura e il commercio prosperavano nelle zone da lui controllate.
113. La città di Zhāngzhōu e il suo territorio diventarono il centro operativo dei Tàipíng dopo la caduta di Tiānjīng. Lǐ Shìxián restaurò le istituzioni politiche, stabilì relazioni diplomatiche con i paesi stranieri e rafforzò l’esercito. Ad un certo punto, le forze a sua disposizione raggiunsero i 50.000 uomini.
114. Lǐ Shìxián scrisse ai rappresentanti diplomatici di Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti d’America per spiegar loro il programma politico rivoluzionario del Regno Celeste.
115. Lǐ Shìxián assunse il comando supremo delle forze Tàipíng operanti a sud del Fiume Azzurro. Persino il giornale britannico “Veritas”, al cui inviato egli concesse un’intervista, fu costretto ad ammettere che il “re di Zhāngzhōu” era un uomo dotato di una chiara visione politica e strategica e di grandi capacità militari.
116. Tuttavia, grazie all’aiuto degli Occidentali, l’Armata del Húnan guidata dall’ammiraglio Gāo Liánshēng, che operava agli ordini di Zuǒ Zōngtáng, l’Armata del Huái , guidata dall’ammiraglio Guō Sōnglín, che operava agli ordini di Lǐ Hóngzhāng, e le forze controrivoluzionarie di Yáng Dǐngxūn, equipaggiate con fucili e cannoni forniti dagli stranieri, poterono lanciare un’offensiva contro il Fùjiàn.
117. Le forze reazionarie cinesi e straniere, avanzando per via terrestre e per via fluviale, circondarono Zhāngzhōu da parecchie direzioni. Lǐ Shìxián diede battaglia con la forza della disperazione, ma fu sconfitto e dovette ripiegare. La città di Zhāngzhōu, sulla quale aveva sventolato per sette mesi il vessillo del Regno Celeste, fu riconquistata dagli Imperiali.
118. Ritiratosi a Yǒngdìng nel Fújiàn, l’indomabile Lǐ Shìxián affrontò ancora una volta il nemico, ma gli vennero a mancare i viveri e i suoi soldati si sbandarono. Nel caos che fece seguito alla sconfitta, Lǐ Shìxián riuscì a sfuggire alla cattura e a far perdere le sue tracce.
119. Correva voce che fosse stato ucciso durante la battaglia. Wāng Hǎiyáng e Lǐ Yuánmào, udita la triste notizia, condussero i resti dell’esercito di Lǐ Shìxián a Zhènpíng nel Guǎngdōng.
120. Lǐ Shìxián non era morto. Durante la notte, nel folto della mischia, era caduto nel fiume ed era stato trascinato via dalla corrente. Alcuni abitanti del posto lo avevano salvato e gli avevano trovato un nascondiglio in mezzo alle montagne che si ergevano accanto al fiume Hán. Per sottrarsi alle ricerche dei soldati imperiali, Lǐ Shìxián si tagliò i capelli e si vestì come un monaco.
121. Deciso a lottare ancora, Lǐ Shìxián si mise in cammino per ricongiungersi con ciò che restava dell’esercito Tàipíng. Quando seppe che Wāng Hǎiyáng si era rifugiato a Zhènpíng nel Guǎngdōng, gli fece pervenire una lettera con cui lo informava che era ancora vivo e lo pregava di soccorrerlo. Wāng Hǎiyáng non fu contento di ricevere questo messaggio.
122. Dopo un avventuroso viaggio di oltre due mesi, Lǐ Shìxián giunse a Zhènpíng. Wāng Hǎiyáng non potè far altro che uscire dalla città e andargli incontro per dargli il benvenuto.
123. Quando Lǐ Shìxián giunse a Zhènpíng, molti ufficiali si lamentarono con lui, accusando Wāng Hǎiyáng di aver fatto uccidere Lǐ Yuánmào per rimanere solo al comando.
124. Wāng Hǎiyáng, temendo che Lǐ Shìxián lo punisse per il suo crimine, decise di eliminarlo. Lǐ Shìxián fu ucciso nel sonno la notte del 23 agosto 1865. Aveva soltanto trentadue anni.
125. Dopo aver ammazzato Lǐ Shìxián, Wāng Hǎiyáng lasciò Zhènpíng con ciò che restava dell’esercito Tàipíng, ma fu intercettato, ferito e poi ucciso dai fucilieri di Zuǒ Zōngtáng a Jjiāyīng nel Guăngdŏng. Tán Tǐyuán, non sapendo più dove andare, condusse i propri uomini a Huángshāzhàng, dove morì cadendo dai precipizi tra i quali aveva organizzato la sua ultima difesa. Con la sua morte ebbe fine l’eroica resistenza dell’esercito Tàipíng a sud del Fiume Azzurro.
126. Lǐ Shìxián, uno dei migliori generali dell’esercito Tàipíng, continuò a combattere per oltre un anno dopo la caduta del Regno Celeste. A Téng nel Guǎngxī, a Wúhú nell’Ānhuī, a Lìyáng nel Jiāngsū, a Jiāng nel Húzhōu, a Zhāngzhōu nel Fújiàn e in tutti gli altri luoghi che lo videro agire, si celebrano ancor oggi la sua fedeltà al Regno Celeste ed il suo amore per il popolo.
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