Qiáo Yè*
L’acqua distillata della mamma
Questa è una storia che si è svolta nel nostro ambiente, una storia banale.
Una bottiglietta di acqua distillata ordinaria costa 2 yuán (1), una bottiglietta d’acqua distillata di marca costa 3 yuán. Non è davvero cara. Quando c’era lezione di ginnastica, molte allieve (2) portavano con sé una bottiglietta di acqua distillata per ristorarsi dopo i faticosi esercizi fisici dissetandosi a volontà.
Anche lei aveva la sua bottiglietta. Era della marca “Lébáizhì” (3), la bottiglia con l’etichetta verde dalla quale il bel Lai Ming (4), in camicia bianca, beve , accennando un sorriso, in uno spot pubblicitario. Ogni martedì e ogni venerdì pomeriggio, dopo pranzo, sua madre tirava fuori una bottiglietta d’acqua distillata e gliela dava. Ciò la metteva sempre un po’ a disagio, poiché sapeva che le condizioni economiche della famiglia non erano floride: la madre, da tempo disoccupata, vendeva scampoli di tessuto su una bancarella per strada; il padre lavorava, ma guadagnava poco. Tuttavia, era maggiore il senso di gioia e di soddisfazione che provava perché sua madre, in questo modo, le faceva fare bella figura. Con quelle compagne di classe così snobbine (5), la bottiglietta d’acqua distillata era la sola fantasia un po’ alla moda che lei potesse permettersi.
Un giorno, alla fine della lezione di ginnastica, vedendo che una delle compagne aveva dimenticato la propria bottiglietta, le venne spontaneo porgerle la sua.
“Oh!” le disse la compagna, dopo aver bevuto un sorso “La tua acqua non mi sembra mica acqua distillata!”.
“Come sarebbe?” le chiese, mentre il cuore cominciava a batterle forte “È la bottiglietta che mia madre mi ha comprato proprio oggi”.
Altre compagne si avvicinarono e si formò un capannello: “ Non potrebbe essere una contraffazione? Le contraffazioni costano molto meno”.
“To’, non si vede la data di produzione”.
“Anche il colore è un po’ strano”.
“Mah?” osservò un’altra compagna, dopo aver assaggiato anche lei “ Si direbbe proprio dell’acqua normale che è stata fatta bollire”.
Per un attimo si fece silenzio, poi tutte si misero a ridere. Sì, sembrava proprio dell’acqua bollita. Fu un lampo. La ragazza si rese improvvisamente conto che quell’acqua distillata che beveva da lungo tempo in realtà non poteva essere altro che acqua bollita. Come si sarebbe potuta spiegare altrimenti la prodigalità di una madre che era sempre così attenta alla minima spesa?
Gettò subito via la bottiglietta.
“Mi hai sempre dato dell’acqua che avevi fatto bollire anziché dell’acqua distillata, non è vero?” domandò a sua madre, non appena fu rientrata a casa.
“È vero” ammise la madre “Ci sono troppe contraffazioni in giro ed io avevo paura di lasciarti bere delle porcherie che ti facessero male allo stomaco.Per questo ti riempivo la bottiglietta di acqua che avevo fatto bollire io stessa”.
“T’hanno detto qualcosa?” chiese, dopo aver dato un’occhiata alla figlia.
La ragazza non rispose, ma pensò: “Mia madre è veramente ipocrita. È chiaro che l’ha fatto per risparmiare soldi, eppure dice che ha agito per il mio bene”.
“Naturalmente, l’ho fatto anche per non spendere” aggiunse la madre, come se avesse indovinato i pensieri della figlia, e continuò: ”Lo sai? In casa consumiamo circa 7 metri cubi d’acqua al mese. Un metro cubo d’acqua costa 85 centesimi. Quindi, per l’acqua, spendiamo un po’meno di 6 yuán al mese. Se io ti comprassi una bottiglietta d’acqua distillata per ognuna delle tue lezioni di educazione fisica, spenderemmo 6 yuán la settimana, la stessa cifra che ci costa il nostro consumo mensile di acqua per la casa. Risparmiando su queste somme, riusciamo a mettere da parte un centinaio di yuán l’anno, che ci servono per comprare ogni tanto qualche pollo da mettere in tavola”.
La ragazza sapeva bene che sua madre aveva ragione. Considerato che in casa lei si limitava a consumare, senza apportare alcun contributo finanziario, era più che giusto che facesse risparmiare qualche soldo alla famiglia. Inoltre, per la sua salute, bere acqua bollita o bere acqua distillata non faceva sostanzialmente alcuna differenza. Eppure, senza sapersene spiegare il perché, continuava a provare la sensazione di essere stata ingannata e se ne rattristava.
“Qualcuna delle tue compagne ha riso di te?” le domandò ancora la madre.
Lei fece cenno di sì.
“Allora, ascolta bene ciò che io penso.” le disse la madre “È vero che noi siamo poveri, ma occorre che tu abbia ben chiari in mente alcuni concetti:
In primo luogo, l’essere poveri non è di per sé un male, così come l’essere ricchi non è di per sé un bene; la povertà e la ricchezza sono semplicemente due diversi modi di vivere.
In secondo luogo, non sono i poveri che bisogna compiangere, bensì coloro che li prendono in giro. Del resto, se si risale indietro nel tempo, non si scoprirà che una volta anche le famiglie che oggi sono ricche erano povere?
In terzo luogo, per ritornare ai poveri, l’importante è saper conservare la stima di sé stessi. Se perdiamo la stima di noi stessi, allora il nostro animo si impoverisce, e se il nostro animo si impoverisce, allora sì che diventiamo veramente poveri.”
La ragazza assentì con un movimento del capo. Quella notte riflettè a lungo e al mattino il pensiero di sua madre le risultò perfettamente chiaro. Che cos’è la povertà? Se noi ne facciamo una camicia stretta , è ovvio che ci blocca e che ci opprime . Se invece ne facciamo una larga pezza di tessuto, possiamo ricavarne un soprabito caldo e confortevole, possiamo addirittura trasformarla in quel panno che, nelle mani di un mago (6), si volatilizza lasciando il posto a sogni multicolori e ad uno splendido avvenire. Ecco che cos’è la povertà!
Continuò ad andare alle lezioni di ginnastica portando con sè una bottiglietta che la madre aveva riempito d’acqua bollita e, se una compagna le chiedeva intenzionalmente: “C’è acqua bollita nella tua bottiglietta?” rispondeva con serenità: “Sì, c’è acqua bollita”.
In seguito, la ragazza s’è iscritta all’università e, dopo la laurea, ha trovato un buon impiego , ben retribuito. Potrebbe permettersi tutte le bevande che vuole, anche le più care, per non parlare dell’acqua distillata, ma preferisce ancora bere dell’acqua bollita. Una volta mi ha confidato: “Non ho mai bevuto un’acqua distillata che avesse un gusto migliore dell’acqua bollita”.
NOTE
1) Un euro vale attualmente 7,76 yuán. Due yuán corrispondono quindi a circa 26 centesimi d’euro, tre yuán a 39 centesimi.
2) Ho tradotto il termine al femminile perché la protagonista del racconto è una ragazza e suppongo che anche in Cina i corsi di educazione fisica siano tenuti separatamente secondo i sessi.
3)”Lèbăishì” 乐百氏 è la marca sotto cui viene venduta in Cina l’acqua distillata Robust di Danone.
4) Leon Lai-Ming (黎 明 “Lí Míng” in mandarino) è un famoso attore e cantante di Hong-Kong.
5) Letteralmente 髦同学 (máo tóngxué”), cioè “compagne con la frangetta”.“ Il termine 髦 (“máo”) designa quel tipo di pettinatura femminile conosciuto come “frangia” o “frangetta”, che è considerato come un segno di eleganza e di attaccamento alla moda.
6) Il termine 魔术师 (“móshùshī”) indica il “mago”, lo “stregone”, che può far diventare realtà i sogni. Esso designa normalmente il prestigiatore, ma il senso in cui l’autrice lo intende qui è molto più profondo.
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Qiáo Yè 乔 叶 , nata nel 1972 a Xiūwŭ 修武 nel Hénán 河南, ha frequentato le scuole magistrali.
Ha cominciato a scrivere all’inizio degli anni “90, pubblicando dei saggi (散 文 “sănwén”) su alcune riviste giovanili.
Nel 1996, ha fatto uscire a Shànghăi una prima raccolta di saggi intitolata “Lanterne di carta della solitudine”(孤独的纸灯笼 “gūdú de zhǐ dēnglóng”)
Una seconda raccolta di saggi, intitolata “Seduto alla mia sinistra” (坐在我的左边 ”zuò zài wŏ de zuŏbian”), edita nel 1998, ha vinto il primo premio letterario della provincia del Hénán.
Nel 2000 Qiáo Yè ha pubblicato ben quattro raccolte di saggi: “Danzare nella polvere” (迎着灰尘跳舞 “yíngzhe huīchén tiàowǔ”), “I negativi dell’amore” (爱情底片 ”àiqíng dǐpiàn”), “Danza su una sottile lastra di ghiaccio” (薄 冰 的 舞 “bó bīng de wŭ”) e “Tra il piacere e l’amore (在 喜 欢和爱间 “zài xĭhuān hé ài jiàn”).
Nel 2001 viene premiata un‘altra raccolta: “La mia Guānyīn” (自己的 观 音 “zìjĭ de guānyīn”).
Infine, nel 2005 appare un’ultima raccolta: “Il nostro negozietto di ali” (我们的翅膀店 “wǒmen de chìbǎng diàn”).
Dopo il 2001, Qiáo Yè si dedica anche alla narrativa, cominciando con un romanzo : “A bocca chiusa”(守 口 如 瓶 “shŏukŏurúpíng), pubblicato nel 2003 e riedito, l’anno successivo, con un diverso titolo:”Ti amo davvero”( 我是真的热爱你 “wǒ shì zhēn de rè'ài nǐ”). Vi si descrivono le sofferenze delle donne che dalla campagna vanno a vivere in città e si ritrovano completamente sradicate e prive di qualsiasi punto di riferimento.
La scrittrice passa poi alle novelle, pubblicando dapprima alcune novelle brevi, ma dedicandosi in seguito alla novella di media lunghezza che diventa il suo modo di espressione favorito.
La prima novella di questo tipo risale al 2004 e si intitola “Confesso che ho una grande paura del buio (我承认我最怕天黑 “wŏ chéngrén wŏ zuì pà tiān hēi”). Essa tratta il tema di una donna che rinuncia a cercare l’amore.
Nello stesso anno viene pubblicata un’altra novella “L’atelier delle lagerstroemie” (紫蔷薇影楼”zĭ qiángwēi yĭnglóu”), ritratto psicologico di una donna che sfrutta la propria avvenenza, come le belle di un tempo, ma che, grazie all’indipendenza finanziaria così ottenuta, ha conseguito un’autonomia di comportamento e una sicurezza di sé che quelle nemmeno immaginavano.
Ormai riconosciuta a livello nazionale, Qiáo Yè pubblica nel 2009 una raccolta di sei novelle dal titolo “Quanto è lenta la vita!” (“最慢的是活着 ”zuì màn de shì huózhe”), fra cui spiccano “Ecco la lettera d’amore che ho scritto” (那是我写的情书 “nà shì wŏ xiĕ de qíngshū”) e “Quando fiorisce l’alcanna” (指甲花开.”zhĭjă huă kāi”), storie banali, ma piene d’emozione e di poesia.
La novella successiva “Cronaca della costruzione di un tetto” (盖楼记 “gàilóu jì”), del 2011, sembra appartenere al filone della narrativa di documentazione sociale: descrive infatti la lotta di una famiglia di contadini per ottenere dalle autorità il contributo previsto dalla legge per il rifacimento del tetto di casa.
“Confessione” (认罪书“rènzuìshū”), pubblicata nel giugno del 2013, ha ottenuto lo stesso anno il premio conferito dalla casa editrice “Letteratura del Popolo”(人 民 文 学 出 版 社 ”rénmín wénxué chūbăn shè”).
La trama della novella è abbastanza complessa. Liáng Zhī 梁知, inviato a seguire un corso di formazione per i quadri del partito, incontra, durante le lezioni, la giovane Jīn Jīn 金金. I due s’innamorano e la ragazza resta incinta, ma, terminato il corso, Liáng Zhī l’abbandona. Per vendicarsi, Jīn Jīn decide di sposare il fratello di Liáng Zhī, Liáng Xīn 梁新, ma scopre un terribile segreto concernente un’altra ragazza Méi Méi 梅梅, che aveva avuto a che fare in precedenza con la famiglia Liáng. Cercando di chiarire la sorte di Méi Méi, Jīn Jīn inizia un’indagine che mette in pericolo molte persone intorno a lei ...
Si tratta dunque di una specie di giallo, genere molto in voga negli anni più recenti, che permette, tra l’altro, sotto la cortina di un enigma poliziesco da risolvere, di abbordare, senza troppo dare nell’occhio, delicati problemi sociali. Vengono qui affrontati, in profondità, i temi della coscienza del peccato e della confessione, della vita e della morte.
La novella è strutturata in modo che la storia su cui si indaga si confonda con la quotidianità del presente, che rimane sempre l’elemento sostanziale del racconto.
Negli ultimi tempi, Qiáo Yè ha alternato saggi e novelle. Nel dicembre del 2015 è uscita la sua ultima raccolta di novelle:”Una tazza di tè per il cuore”( 一盏心茶 “yī zhăn xīn chá”).