Yú Jiān
Questo autore, nato l’8 agosto 1954 a Kūnmíng 昆 明 nello Yúnnán 云 南 , è considerato uno dei più rilevanti fra i “Poeti della Terza Generazione” (第 三 代 诗 人 “dì sān dài shī rén”) , movimento che ha fatto seguito negli anni ’80 a quello dei “Poeti Brumosi ( 朦 胧 诗 人 “méng lóng shī rén”).
Soffrì da bambino di una grave malattia che gli lese in modo permanente l’udito. Questa menomazione ha influito pesantemente sulla sua esistenza, ponendolo sin dall’infanzia di fronte alla dura realtà della vita. In una nota autobiografica, egli scrive: “Ho pagato a caro prezzo questo mio difetto, avendo sempre dovuto lottare per essere trattato come gli altri e rispettato come gli altri. D’altra parte, ciò mi ha abituato a capire il mondo attraverso la mia sensibilità e non attraverso le conversazioni con gli altri. Sono stato così obbligato a sviluppare un “udito” che prescinde dalle orecchie”.
Nel 1966, allo scoppio della Rivoluzione Culturale, i suoi genitori, che erano degli intellettuali, furono inviati nelle campagne per esservi “rieducati” e Yú Jiān dovette interrompere gli studi.
A sedici anni trovò lavoro in fabbrica come operaio ribattitore e saldatore. Una sua breve biografia pubblicata sulla rivista “Poetry International” riferisce che “ influenzato dall’interesse paterno per la poesia e aiutato dalle frequenti interruzioni di corrente che bloccavano il lavoro nella fabbrica, egli divenne un appassionato lettore”. Fu in quegli anni che Yú Jiān scoprì le poesie di Longfellow e, soprattutto, quelle di Whitman, che dovevano in seguito esercitare un’importante influenza sulla sua opera.
Dopo la morte di Máo Zédōng 毛 泽 东 , nel periodo di riforme economiche inaugurato da Dèng Xiăopíng 邓 小 平 , Yú Jiān, ormai ventiseienne, riprese gli studi, iscrivendosi per l’anno accademico 1980 alla facoltà di lettere dell’Università di Yúnnán.
Nel 1986 pubblicò, sulla nota rivista letteraria “Shīkān” 詩 刊 , la sua prima poesia “Via Shangyi, n°6”, (尚 义 街 六 号 “shàng yì jiē liù hào”), caratterizzata dall’uso del linguaggio corrente e da uno stile particolarmente dimesso, che diventerà in seguito una peculiarità della sua opera. Si può vedere in ciò una salutare reazione tanto al “realismo socialista” dell’epoca di Máo quanto al narcisismo ed all’esagerato individualismo dei poeti che divennero celebri nel periodo immediatamente successivo. Yú Jiān rifiuta con decisione molti aspetti della poesia tradizionale: il vocabolario ricercato, le immagini fantasiose, le metafore audaci, il ritmo incalzante. Questo approccio asciutto ed essenziale non mira però a negare la poesia, quanto piuttosto a considerare come “poetica” la vita in tutte le sue manifestazioni. Facendo eco al famoso verso di William Blake “to see a world in a grain of sand” egli scrive: “È possibile vedere l’eternità –vedere tutte le cose - in una tazza da tè o nella carta delle caramelle. In questo mondo tutto è poesia”.(1)
Nel 1989 vide la luce una raccolta intitolata “Sessanta Poesie” (诗 六 十 首 “shī liù shí shŏu”). Fecero seguito “Dare il nome ad un corvo” (对 一 支 乌 鸦 的 命 名 “duì yī zhī wūyā de míngmìng”) e “Un chiodo piantato nel cielo” (一 枚 穿 过 天 空 的 钉 子 “yī méi chuānguò tiānkōng de díngzĭ”).
Nel 1992,Yú Jiān diede alle stampe una raccolta di poesie intitolata “Due o tre cose del passato”(wăng shì ér sān 往 事 二 三) , che traeva ispirazione dalle esperienze vissute durante la Rivoluzione Culturale.
Il successo arrivò nel 1994 con la pubblicazione di una lunga poesia :“Fascicolo Zero” ( 零 档 案 “líng dăng’àn”), il cui titolo faceva riferimento al “dăng’àn”, il dossier personale che le autorità costituiscono e tengono costantemente aggiornato per ogni cittadino della Repubblica Popolare. Imitando nella sua composizione la forma tipica di questo fascicolo amministrativo ( composto - egli ricorda- da “50 pagine circa, più di 40.000 caratteri, una dozzina di timbri, sette od otto fotografie dell’interessato, le sue impronte digitali, ...1 kilo di carte), Yú Jiān intendeva polemicamente rilevare che nemmeno il controllo più stretto e minuzioso è in grado di cogliere la vera natura di una persona.
La poesia fu attaccata da alcuni detrattori come “un mucchio di spazzatura linguistica”, mentre altri commentatori, pur riconoscendone i meriti letterari, ritennero che, dal punto di vista politico, essa fosse il “canto del cigno” di Yú Jiān, il quale non avrebbe più potuto spingersi oltre nella sua critica al sistema.
In effetti Yú Jiān sembrò spaventarsi della propria audacia ed una nuova poesia, intitolata “Volo” ( 飞 行 “fēixíng”), iniziata nel 1996, fu sottoposta dal suo stesso autore a continue revisioni. Per un po’ di tempo Yú Jiān si dedicò alla prosa , alla composizione di brevi liriche, alla redazione di appunti di viaggio e alla descrizione di scene di vita quotidiana (人 間 筆 記 “rén jiān bĭ jì” “Note dal mondo degli uomini”, pubblicate nel 1999). Infine , il 23 febbraio 2000, il poeta diede alle stampe un impressionante testo di circa 10.000 caratteri.
È difficile definire questo poema che si presenta come un “puzzle” di 49 pezzi di diversa natura: citazioni, pastiches, stereotipi, confessioni, descrizioni, liste di oggetti. Elemento unificatore è la nozione del “volo”, inteso sia in senso letterale come attività che esprime il culmine del progresso tecnico, sia in senso allegorico come metafora della poesia con i suoi “voli” di ispirazione, di fantasia, di percezione. ( Per associazione di idee, ci verrebbero qui in mente i “voli pindarici”, se non sembrasse un po’incongruo menzionare questo termine con riferimento ad un poeta che si è sempre dichiarato ostile alle convenzioni della poesia tradizionale).
Più in profondità, la poesia può essere vista come una fuga paradossale dall’alienazione che sta alla base del moderno paradiso tecnologico, esteso ormai a tutto il globo. Le numerosissime citazioni da “The Waste Land” di T.S. Eliots sembrano suggerire una consonanza di vedute tra i due poeti.
Salvo eventuali significati reconditi, la poesia qui di seguito tradotta ci appare, ad una prima lettura, come una robusta presa in giro della tradizione letteraria che esalta la bellezza femminile con abbondanza di metafore floreali, fra cui primeggia da sempre il riferimento alla rosa. Yú Jiān ci ricorda invece, forse con un eccesso di concretezza e di realismo, che una bella ragazza è semplicemente una bella ragazza. Tutto il resto è vaneggiamento di eruditi.
SE GUARDO UNA ROSA
Se guardo una rosa,
ciò vuole dire
che vedo una rosa
sul suo gambo.
Non vuol proprio dire
che ammiro
una giovinetta
nella stanza.
Perché son due cose
che non hanno
nulla di comune.
Se guardi una rosa
ciò che vedi
è proprio una rosa.
Se guardi una donna
ciò che vedi
son due belle tette,
ciò che puoi vedere
è un bel collo
fine ed attraente.
Occorre davvero
che un tizio abbia
studiato lettere (2)
per poter guardare
un bel seno
senza accorgersene,
per poter guardare
un bel collo
senz’ alcun fremito,
per poter scambiare
nella strada
un giorno d’estate
le belle fanciulle
con le rose
e le loro spine.
NOTE
(1) Come esempio dello stile di Yú Jiān si può citare un testo tratto dalla raccolta “Antologia di note” del 2001. Il soggetto è assolutamente banale ( una studentessa che va a scuola), il linguaggio è quello di ogni giorno, senza alcun fronzolo ( la gonna di lana, il libro sotto il braccio), le emozioni sono inesistenti ( l’unica cosa che preoccupa la ragazza è il rischio di arrivare tardi a lezione), eppure non si può negare che il quadro sia suggestivo e in un certo modo poetico.
Una studentessa diciottenne
si dirige verso la sua classe
in un mattino di primavera.
Guance rosee, lunghe gambe
avvolte in una gonna di lana
che ne lascia nuda e scoperta
solo una piccola parte.
Un bel petto di ragazza,
tenuto dritto e rigido.
Ha in mano una tazza di tè,
porta un libro sottobraccio.
Attraversa il giardino fiorito
guardando fisso dinanzi a sé.
Si sta affrettando
per non arrivare in ritardo
alla lezione di filosofia.
(2) Ho adottato una formulazione concisa per ragioni di metrica. Letteralmente il verso suona: " ci sono solo gli occhi di un laureato in lettere...".( Chi ha studiato lettere è chiamato in cinese 中 文 系 毕 业 " zhōng wén xì bì yè" ).
Testo della poesia “Se guardo una rosa” in ideogrammi e pīnyīn
我 看 见 一 朵 玫 瑰 wŏ kàn jiàn yī duŏ méi guī
就 是 说 jiù shì shuō
我 看 见 一 朵 玫 瑰 wŏ kàn jiàn yī duŏ méi guī
在 它 的 枝 上 zài tā de zhī shàng
我 看 见 一 朵 玫 瑰 wŏ kàn jiàn yī duŏ méi guī
就 是 说 jiù shì shuō
那 不 是 一 个 姑 娘 nà bù shì yī gè nǚ niáng
在 她 的 闺 房 里 zài tā de guī lĭ
这 是 完 全 不 同 的 zhē shì wán quán bù tóng de
两 种 看 法 liăng zhŏng kàn qú
当 你 看 见 一 朵 玫 瑰 dāng nĭ kàn jiàn yī duŏ méi guī
见 的 就 是 一 朵 玫 瑰 jiàn de jiù shì yī duŏ méi guī
当 你 看 见 一 位 姑 娘 dāng nĭ kàn jiàn yī wèi nǚ niáng
你 看 见 的 是 nĭ kàn jiàn de shì
两 只 圆 滚 滚 的 乳 房 liăng zhī yuán gŭn gŭn de rŭ fáng
或 者 同 样 令 人 激 动 脖 子 dōu tòng yáng jīn rén jī dòng bó zĭ
只 有 中 文 系 毕 业 的 眼 睛 zhī yŏu zhōng wén xì bì yè de yăn qíng
才 会 对 乳 房 视 而 不 见 cái huì duì rŭ fáng yŭ bù jiàn
才 会 对 少 女 的 脖 子 视 而 不 见 cái huì duì shăo nŭ de zĭ yŭ bù jiàn
才 会 把 夏 日 大 街 上 的 姑娘啊 cái huì bă xià rì dà jiē shàng de nǚ niáng ā
看 成 一 朵 有 刺 玫 瑰 kàn chéng yī duŏ yŏuméi guī
Questo autore, nato l’8 agosto 1954 a Kūnmíng 昆 明 nello Yúnnán 云 南 , è considerato uno dei più rilevanti fra i “Poeti della Terza Generazione” (第 三 代 诗 人 “dì sān dài shī rén”) , movimento che ha fatto seguito negli anni ’80 a quello dei “Poeti Brumosi ( 朦 胧 诗 人 “méng lóng shī rén”).
Soffrì da bambino di una grave malattia che gli lese in modo permanente l’udito. Questa menomazione ha influito pesantemente sulla sua esistenza, ponendolo sin dall’infanzia di fronte alla dura realtà della vita. In una nota autobiografica, egli scrive: “Ho pagato a caro prezzo questo mio difetto, avendo sempre dovuto lottare per essere trattato come gli altri e rispettato come gli altri. D’altra parte, ciò mi ha abituato a capire il mondo attraverso la mia sensibilità e non attraverso le conversazioni con gli altri. Sono stato così obbligato a sviluppare un “udito” che prescinde dalle orecchie”.
Nel 1966, allo scoppio della Rivoluzione Culturale, i suoi genitori, che erano degli intellettuali, furono inviati nelle campagne per esservi “rieducati” e Yú Jiān dovette interrompere gli studi.
A sedici anni trovò lavoro in fabbrica come operaio ribattitore e saldatore. Una sua breve biografia pubblicata sulla rivista “Poetry International” riferisce che “ influenzato dall’interesse paterno per la poesia e aiutato dalle frequenti interruzioni di corrente che bloccavano il lavoro nella fabbrica, egli divenne un appassionato lettore”. Fu in quegli anni che Yú Jiān scoprì le poesie di Longfellow e, soprattutto, quelle di Whitman, che dovevano in seguito esercitare un’importante influenza sulla sua opera.
Dopo la morte di Máo Zédōng 毛 泽 东 , nel periodo di riforme economiche inaugurato da Dèng Xiăopíng 邓 小 平 , Yú Jiān, ormai ventiseienne, riprese gli studi, iscrivendosi per l’anno accademico 1980 alla facoltà di lettere dell’Università di Yúnnán.
Nel 1986 pubblicò, sulla nota rivista letteraria “Shīkān” 詩 刊 , la sua prima poesia “Via Shangyi, n°6”, (尚 义 街 六 号 “shàng yì jiē liù hào”), caratterizzata dall’uso del linguaggio corrente e da uno stile particolarmente dimesso, che diventerà in seguito una peculiarità della sua opera. Si può vedere in ciò una salutare reazione tanto al “realismo socialista” dell’epoca di Máo quanto al narcisismo ed all’esagerato individualismo dei poeti che divennero celebri nel periodo immediatamente successivo. Yú Jiān rifiuta con decisione molti aspetti della poesia tradizionale: il vocabolario ricercato, le immagini fantasiose, le metafore audaci, il ritmo incalzante. Questo approccio asciutto ed essenziale non mira però a negare la poesia, quanto piuttosto a considerare come “poetica” la vita in tutte le sue manifestazioni. Facendo eco al famoso verso di William Blake “to see a world in a grain of sand” egli scrive: “È possibile vedere l’eternità –vedere tutte le cose - in una tazza da tè o nella carta delle caramelle. In questo mondo tutto è poesia”.(1)
Nel 1989 vide la luce una raccolta intitolata “Sessanta Poesie” (诗 六 十 首 “shī liù shí shŏu”). Fecero seguito “Dare il nome ad un corvo” (对 一 支 乌 鸦 的 命 名 “duì yī zhī wūyā de míngmìng”) e “Un chiodo piantato nel cielo” (一 枚 穿 过 天 空 的 钉 子 “yī méi chuānguò tiānkōng de díngzĭ”).
Nel 1992,Yú Jiān diede alle stampe una raccolta di poesie intitolata “Due o tre cose del passato”(wăng shì ér sān 往 事 二 三) , che traeva ispirazione dalle esperienze vissute durante la Rivoluzione Culturale.
Il successo arrivò nel 1994 con la pubblicazione di una lunga poesia :“Fascicolo Zero” ( 零 档 案 “líng dăng’àn”), il cui titolo faceva riferimento al “dăng’àn”, il dossier personale che le autorità costituiscono e tengono costantemente aggiornato per ogni cittadino della Repubblica Popolare. Imitando nella sua composizione la forma tipica di questo fascicolo amministrativo ( composto - egli ricorda- da “50 pagine circa, più di 40.000 caratteri, una dozzina di timbri, sette od otto fotografie dell’interessato, le sue impronte digitali, ...1 kilo di carte), Yú Jiān intendeva polemicamente rilevare che nemmeno il controllo più stretto e minuzioso è in grado di cogliere la vera natura di una persona.
La poesia fu attaccata da alcuni detrattori come “un mucchio di spazzatura linguistica”, mentre altri commentatori, pur riconoscendone i meriti letterari, ritennero che, dal punto di vista politico, essa fosse il “canto del cigno” di Yú Jiān, il quale non avrebbe più potuto spingersi oltre nella sua critica al sistema.
In effetti Yú Jiān sembrò spaventarsi della propria audacia ed una nuova poesia, intitolata “Volo” ( 飞 行 “fēixíng”), iniziata nel 1996, fu sottoposta dal suo stesso autore a continue revisioni. Per un po’ di tempo Yú Jiān si dedicò alla prosa , alla composizione di brevi liriche, alla redazione di appunti di viaggio e alla descrizione di scene di vita quotidiana (人 間 筆 記 “rén jiān bĭ jì” “Note dal mondo degli uomini”, pubblicate nel 1999). Infine , il 23 febbraio 2000, il poeta diede alle stampe un impressionante testo di circa 10.000 caratteri.
È difficile definire questo poema che si presenta come un “puzzle” di 49 pezzi di diversa natura: citazioni, pastiches, stereotipi, confessioni, descrizioni, liste di oggetti. Elemento unificatore è la nozione del “volo”, inteso sia in senso letterale come attività che esprime il culmine del progresso tecnico, sia in senso allegorico come metafora della poesia con i suoi “voli” di ispirazione, di fantasia, di percezione. ( Per associazione di idee, ci verrebbero qui in mente i “voli pindarici”, se non sembrasse un po’incongruo menzionare questo termine con riferimento ad un poeta che si è sempre dichiarato ostile alle convenzioni della poesia tradizionale).
Più in profondità, la poesia può essere vista come una fuga paradossale dall’alienazione che sta alla base del moderno paradiso tecnologico, esteso ormai a tutto il globo. Le numerosissime citazioni da “The Waste Land” di T.S. Eliots sembrano suggerire una consonanza di vedute tra i due poeti.
Salvo eventuali significati reconditi, la poesia qui di seguito tradotta ci appare, ad una prima lettura, come una robusta presa in giro della tradizione letteraria che esalta la bellezza femminile con abbondanza di metafore floreali, fra cui primeggia da sempre il riferimento alla rosa. Yú Jiān ci ricorda invece, forse con un eccesso di concretezza e di realismo, che una bella ragazza è semplicemente una bella ragazza. Tutto il resto è vaneggiamento di eruditi.
SE GUARDO UNA ROSA
Se guardo una rosa,
ciò vuole dire
che vedo una rosa
sul suo gambo.
Non vuol proprio dire
che ammiro
una giovinetta
nella stanza.
Perché son due cose
che non hanno
nulla di comune.
Se guardi una rosa
ciò che vedi
è proprio una rosa.
Se guardi una donna
ciò che vedi
son due belle tette,
ciò che puoi vedere
è un bel collo
fine ed attraente.
Occorre davvero
che un tizio abbia
studiato lettere (2)
per poter guardare
un bel seno
senza accorgersene,
per poter guardare
un bel collo
senz’ alcun fremito,
per poter scambiare
nella strada
un giorno d’estate
le belle fanciulle
con le rose
e le loro spine.
NOTE
(1) Come esempio dello stile di Yú Jiān si può citare un testo tratto dalla raccolta “Antologia di note” del 2001. Il soggetto è assolutamente banale ( una studentessa che va a scuola), il linguaggio è quello di ogni giorno, senza alcun fronzolo ( la gonna di lana, il libro sotto il braccio), le emozioni sono inesistenti ( l’unica cosa che preoccupa la ragazza è il rischio di arrivare tardi a lezione), eppure non si può negare che il quadro sia suggestivo e in un certo modo poetico.
Una studentessa diciottenne
si dirige verso la sua classe
in un mattino di primavera.
Guance rosee, lunghe gambe
avvolte in una gonna di lana
che ne lascia nuda e scoperta
solo una piccola parte.
Un bel petto di ragazza,
tenuto dritto e rigido.
Ha in mano una tazza di tè,
porta un libro sottobraccio.
Attraversa il giardino fiorito
guardando fisso dinanzi a sé.
Si sta affrettando
per non arrivare in ritardo
alla lezione di filosofia.
(2) Ho adottato una formulazione concisa per ragioni di metrica. Letteralmente il verso suona: " ci sono solo gli occhi di un laureato in lettere...".( Chi ha studiato lettere è chiamato in cinese 中 文 系 毕 业 " zhōng wén xì bì yè" ).
Testo della poesia “Se guardo una rosa” in ideogrammi e pīnyīn
我 看 见 一 朵 玫 瑰 wŏ kàn jiàn yī duŏ méi guī
就 是 说 jiù shì shuō
我 看 见 一 朵 玫 瑰 wŏ kàn jiàn yī duŏ méi guī
在 它 的 枝 上 zài tā de zhī shàng
我 看 见 一 朵 玫 瑰 wŏ kàn jiàn yī duŏ méi guī
就 是 说 jiù shì shuō
那 不 是 一 个 姑 娘 nà bù shì yī gè nǚ niáng
在 她 的 闺 房 里 zài tā de guī lĭ
这 是 完 全 不 同 的 zhē shì wán quán bù tóng de
两 种 看 法 liăng zhŏng kàn qú
当 你 看 见 一 朵 玫 瑰 dāng nĭ kàn jiàn yī duŏ méi guī
见 的 就 是 一 朵 玫 瑰 jiàn de jiù shì yī duŏ méi guī
当 你 看 见 一 位 姑 娘 dāng nĭ kàn jiàn yī wèi nǚ niáng
你 看 见 的 是 nĭ kàn jiàn de shì
两 只 圆 滚 滚 的 乳 房 liăng zhī yuán gŭn gŭn de rŭ fáng
或 者 同 样 令 人 激 动 脖 子 dōu tòng yáng jīn rén jī dòng bó zĭ
只 有 中 文 系 毕 业 的 眼 睛 zhī yŏu zhōng wén xì bì yè de yăn qíng
才 会 对 乳 房 视 而 不 见 cái huì duì rŭ fáng yŭ bù jiàn
才 会 对 少 女 的 脖 子 视 而 不 见 cái huì duì shăo nŭ de zĭ yŭ bù jiàn
才 会 把 夏 日 大 街 上 的 姑娘啊 cái huì bă xià rì dà jiē shàng de nǚ niáng ā
看 成 一 朵 有 刺 玫 瑰 kàn chéng yī duŏ yŏuméi guī