Sū Wŭ 蘇 武, del quale non si conoscono con esattezza le date di nascita e di morte ( si pensa che sia nato intorno al 140 a.C. e morto intorno al 60 a.C.) fu un generale degli Hàn che è ricordato come esempio di eccezionale fedeltà al proprio paese.
Nel 99 a.C.fu posto a capo di una missione diplomatica inviata presso gli Xiōngnú 匈 奴 con l’obiettivo di sviluppare relazioni pacifiche tra la Cina e i popoli della steppa. Di fronte all’atteggiamento arrogante del khan degli Xiōngnú, alcuni collaboratori di Sū Wŭ complottarono, all’insaputa di quest’ultimo, per organizzare un colpo di stato che portasse al potere una persona più ben disposta nei confronti dei Cinesi. Il khan sventò la congiura e fece arrestare tutti i membri della delegazione cinese.
Imprigionato in condizioni terribili, Sū Wŭ rifiutò più volte di passare al servizio degli Xiōngnú, dichiarando che preferiva la morte al tradimento.
Riuscito miracolosamente a sopravvivere, fu confinato nella steppa, probabilmente nei pressi del lago Baikal, e abbandonato a sé stesso.
Tirò avanti per quasi un ventennio in una situazione di solitudine e di miseria facendo il pastore, finchè, nell’81 a.C., durante un periodo di tregua tra i due popoli, una ambasceria cinese riuscì ad ottenerne la liberazione.
Ritornato in patria, riprese servizio nella pubblica amministrazione ed ottenne in seguito importanti incarichi.
Non ci sono elementi per stabilire con precisione quando sia stata composta la poesia che segue, vista la frequenza delle campagne militari lanciate dall’imperatore Hàn Wŭ Dì 漢 武 帝 contro i popoli nomadi della steppa.
“M’ero appena annodati i capelli”
M’ero appena annodati i capelli (1)
quando divenimmo marito e moglie
e sul nostro reciproco amore
non abbiamo mai avuto alcun dubbio.
Divertiamoci, orsù , questa sera.
Rallegriamoci per tutto il tempo. (2)
Ed ecco che penso alla partenza. (3)
Mi alzo e guardo a che punto è la notte.
Tutte le stelle sono sparite. (4)
Devo partire, andarmene di qui.
Vado a servire nell’esercito (5)
e non so quando ci rivedremo.
Ti tengo per mano sospirando,
Ci diciamo addio tra le lacrime.
Cerca d’amare la primavera
ma non scordare la nostra gioia.(6)
Se resterò vivo, ritornerò.
Se muoio, non dimenticarmi mai.
NOTE
1) Ci si riferisce qui al 冠 裡 (“ guàn lĭ ”) o “cerimonia dell’imposizione del berretto” che segnava il passaggio di un giovane dall’adolescenza alla virilità. In occasione di tale cerimonia, celebrata al compimento dei vent’anni d’età, i capelli, che prima erano portati sciolti, venivano pettinati e raccolti in una crocchia, sulla quale veniva poi posato un particolare tipo di berretto. Sū Wŭ ricorda, in questo modo, di essersi sposato molto giovane.
2) I dizionari interpretano l’espressione 燕 婉 (”yàn wăn”) come “sereno e sorridente”.
3) Il testo cinese reca il termine 征 夫 (“zhēngfu”), vale a dire “il viaggiatore”, che, nel contesto, sostituisce senz’altro il pronome di prima persona.
4) La costellazione d’Orione (參 “shēn”) splende durante la notte. Quella dello Scorpione (辰 chén) è visibile poco prima dell’alba. Se entrambe sono sparite, significa che è già giorno.
5) Il testo cinese dice 在 戰 場(“zài zhàn cháng”), cioè ”sul campo di battaglia”.
6) Sū Wŭ non desidera che la moglie viva nella tristezza e nell’isolamento durante la sua lunga assenza, ma , pur trovando giusto che conduca una vita normale, la prega di pensare spesso a lui e di non scordare quanto siano stati felici insieme. Questo verso mostra un’apertura mentale e una delicatezza di sentimenti che non erano frequenti a quell’epoca e che forse non lo sono nemmeno oggi.