IL PENSIERO POLITICO NELLA CINA ANTICA
Il pensiero politico ebbe un grande sviluppo in Cina durante il Periodo degli Stati Combattenti (戰 國 時 代 “Zhànguó Shìdài”). Sorsero in quell’epoca numerosi importanti pensatori, uno dei quali fu Hán
Fēi 韓 非, che espose nei 55 capitali dell’opera conosciuta come Hánfēizĭ 韓 非 子 la propria dottrina sull’organizzazione statale e sui rapporti fra gli Stati.
Il capitolo iniziale di quest’opera è costituito da un memoriale che Hán Fēi presentò al re di Qín in occasione del loro primo incontro.
Ne presento qui di seguito la mia traduzione.
HÁNFĒIZĬ
Capitolo I
Io, il vostro servitore, ho sentito dire:” Il ministro che parla senza sapere è uno stupido, ma quello che sa e non parla è un suddito sleale. Non solo chi tace subdolamente, ma anche chi afferma il falso, merita la morte.” Ciononostante, io sollecito da Vostra Maestà il permesso di esporgli il mio pensiero, anche a rischio di essere ritenuto colpevole di un crimine di questo genere.
Mi è stato riferito che Yān, nel Nord, Wèi, nel Sud, Zhào e Jīng, con l’appoggio di Qí e di Hán, hanno costituito nell’ambito dell’Impero la cosiddetta Alleanza Verticale per mettere in difficoltà la potenza occidentale, il
Regno di Qín. (1) Mi sia consentito di riderne tra di me. Ci sono nel mondo tre cose che portano alla rovina e quest’alleanza le possiede tutte, senza eccezione. Sappiamo infatti che uno Stato mal governato non può attaccare uno Stato ben governato senza avere la peggio, che uno Stato corrotto non può attaccare uno Stato integro senza soccombere e che uno Stato che non segue le leggi di natura non può attaccare uno Stato che vi si conforma senza esserne sbaragliato.
Gli alleati non dispongono di denaro né di armi a sufficienza. I loro granai ed i loro depositi di viveri sono
vuoti. Le loro truppe, tra ufficiali e soldati, ammontano a parecchie centinaia di migliaia di uomini, ma, anche se tutti si dichiarano pronti a morire combattendo, ce ne saranno forse mille, tra i loro comandanti, disposti a
farlo veramente. Tutti gli altri, quando si vedessero attaccati di fronte con le spade ed incalzati alle spalle con le asce, fuggirebbero a gambe levate abbandonando qualsiasi idea di morire eroicamente. Non è che i loro ufficiali e soldati non siano capaci di affrontare la morte in combattimento, ma i loro superiori non sanno motivarli. Infatti dichiarano che ricompenseranno gli atti di coraggio,ma non lo fanno, e proclamano che puniranno gli atti di viltà ,ma non lo fanno. Così, poiché né le promesse di premio né le minacce di pena
vengono mantenute, ufficiali e soldati non hanno alcuna ragione di combattere sino alla morte.
Il Regno di Qín, invece, quando emette degli ordini, sa premiare chi li esegue e punire chi li viola, distinguendo
nettamente i valorosi dai vigliacchi. Perciò, i cittadini di Qín, anche se non han mai visto uno scontro armato da quando sono stati svezzati, nel momento in cui sentono che c’è una guerra, pestano i piedi e si rimboccano le maniche, decisi a morire affrontando le lame affilate o gettandosi in mezzo agli incendi .Indubbiamente la risoluzione a morire contrasta con l’istinto di sopravvivenza, ma la gente di Qín riesce a vincere questo istinto, perché in questo regno è grandemente onorato chi muore combattendo.In realtà un coraggioso che non tema di morire può affrontare dieci nemici, dieci coraggiosi possono affrontarne cento, cento possono affrontarne mille, mille possono affrontarne diecimila e diecimila possono affrontare il mondo intero.
Il Regno di Qín ha un territorio che si estende per parecchie migliaia di “lĭ” ed un eccellente esercito , forte di centinaia di migliaia di uomini. Per quanto riguarda il rigore nell’attribuire i premi e nell’infliggere le pene ed i
vantaggi derivanti dalle sue particolarità geografiche, nessun altro Stato nell’Impero può essergli paragonato. Sotto questi aspetti, può tener testa a tutto l’Impero e fare anche di più. Perciò Qín, quando è entrato in guerra, ha sempre vinto, quando ha attaccato, ha sempre conquistato, travolgendo chiunque gli si opponesse ed annettendosi migliaia di “lĭ” di territorio. Ecco le sue grandi imprese.
Tuttavia, ultimamente, il suo esercito e le sue armi non brillano più, la sua nobiltà ed il suo popolo si sentono a
disagio, risparmi e ricchezze svaniscono, granai e magazzini sono vuoti, i signori feudali circostanti non obbediscono più e Qín stenta a svolgere il ruolo di Stato egemone.
A che cosa è dovuto tutto ciò? Ad una sola causa: alla slealtà di tutti i suoi ministri.
Il vostro servitore osa ricordare quanto segue:
Anticamente, Qí attaccò Jīng a sud, Sòng ad est, Qín ad ovest, Yān a nord, e rese tributari, al centro, Hán e Wèi. Grazie alla vastità del suo territorio ed alla forza del suo esercito, Qí, quando entrava in guerra, vinceva, quando attaccava, conquistava, cosicché riuscì a conseguire l’egemonia su tutto l’Impero. Il limpido Fiume Azzurro ed il torbido Fiume Giallo erano i suoi confini; lunghe mura e solidi terrapieni erano i suoi baluardi. Qí vinse cinque guerre, ma, quando ne perse una, cessò di avere qualsiasi importanza. . Si vede perciò che la guerra è questione di vita o di morte anche per gli Stati più potenti. (2)
Inoltre, è noto il proverbio: “Estirpa anche le radici e non avrai guai”. Quando le truppe di Qín e di Jīng si affrontarono in battaglia, Qín riportò una grande vittoria ed occupò Yĭng, Dòngtíng, Wŭhú e Jiāngnán, costringendo i principi ed i dignitari del Regno di Jīng a rifugiarsi ad est nel Regno di Chén per sfuggire
all’annientamento. In quel preciso momento, se si fosse proseguita l’offensiva, Jīng avrebbe potuto essere conquistato e, se Qín avesse conquistato Jīng, avrebbe potuto arruolarvi altri soldati e sfruttarne le risorse agricole.e, così rafforzato, avrebbe potuto indebolire, ad est, Wèi e Yān, ed attaccare, al centro, i tre Jìn (3). Se avesse fatto questo, avrebbe potuto conquistare in un solo colpo il titolo di Stato egemone ed avrebbe potuto rendere tributari i principi circostanti. Invece, i ministri non si comportarono così: ritirarono l’esercito e fecero la pace con i sovrani di Jīng, ai quali permisero di rientrare nel loro paese distrutto, di raccogliere la
popolazione dispersa, di rialzare gli altari dedicati agli dei della terra e del raccolto, di riedificare i tempi ancestrali, e di rimettersi insieme con tutti gli altri Stati dell’Impero per rendere la vita difficile al Regno di
Qín. Fu questa la prima volta che Qín si lasciò sfuggire l’egemonia.(4)
Quando gli altri Stati dell’Impero si allearono ancora una volta contro Qín e schierarono le loro truppe sulle pendici del monte Huā, il re di Qín ordinò ai suoi soldati di disperdere i nemici. L’esercito marciò fino alla città di Liáng, che fu assediata e che avrebbe potuto essere presa; se Liáng fosse stata presa, il regno di Wèi avrebbe potuto essere conquistato; se fosse caduto Wèi, sarebbe stata preclusa a Zhào e Jīng la possibilità di sostenersi reciprocamente; se Zhào e Jīng non avessero potuto sostenersi reciprocamente, il regno di Zhào sarebbe potuto cadere; se Zhào fosse caduto, il Regno di Jīng sarebbe rimasto isolato e privo di appoggi.
Se ciò fosse avvenuto, Qín avrebbe potuto indebolire Qí e Yān ad est e tenere a bada i tre Jìn al centro, conquistando così in un sol colpo il ruolo di Stato egemone e sottomettendo a tributo i principi circostanti. Invece, i ministri di Qín ritirarono l’esercito e fecero pace con i sovrani di Wèi, ai quali consentirono di rientrare nel loro paese distrutto, di raccogliere la popolazione dispersa, di rialzare gli altari dedicati agli dei della terra e del raccolto, di riedificare i templi ancestrali, e di rimettersi insieme con gli altri Stati dell’Impero per rendere la vita difficile al Regno di Qín. Fu questa la seconda volta che Qín si lasciò sfuggire l’egemonia.(5)
Ancora parecchio tempo fa, il Marchese di Ráng, quando governava Qín, usò l’esercito di un solo Stato per difendere gli interessi di due Stati. Di conseguenza, i soldati di Qín passarono tutta la loro vita fuori del paese, mentre anche la nobiltà ed il popolo in patria dovevano affrontare gravi difficoltà. Il sovrano di Qín non poté ottenere il predominio sull’Impero e fu questa la terza volta che Qín si lasciò sfuggire l’egemonia.(6)
I sovrani di Zhào reggono lo Stato situato al centro, che è abitato da una popolazione eterogenea, volubile e
difficile da governare. In questo Stato gli ordini non vengono eseguiti, premi e punizioni rimangono lettera morta, la conformazione geografica non è favorevole e le autorità non sanno stimolare le energie dei loro sudditi. Questi sono i sintomi di uno Stato destinato alla rovina, eppure, incuranti del benessere dei loro cittadini, i responsabili di Zhào mobilitarono nobiltà e popolo ed inviarono le loro truppe nei dintorni di Chángpíng per contestare al Regno di Qín il possesso di Shángdăng nella regione di Hán. Il re di Qín spedì
contro di loro il suo esercito, che li sconfisse ed occupò Wŭ’ān. In quel periodo, tra la gente di Zhào, i notabili ed il popolo minuto si detestavano reciprocamente, i nobili ed i plebei non avevano alcuna fiducia gli uni negli altri. In queste condizioni, Hándān non avrebbe potuto resistere a lungo.La presa di Hándān avrebbe permesso a Qín di occupare lo Shándōng e lo Hoqían, poi di avanzare verso ovest e di occupare Xiūwŭ. In
seguito, attraversato lo Yúhuá, Qín avrebbe potuto conquistare Dài e Shángdăng In questo modo, i trentasei distretti di Dài ed i diciassette di Shángdăng sarebbero potuti diventare territorio di Qín senza che si sprecasse una sola corrazza e senza che rimanessero feriti un solo ufficiale od un solo soldato.Dopo che Dài e Shángdăng fossero caduti senza combattere nelle mani di Qín, Dōngyáng e Héwài sarebbero stati occupati da Qí senza colpo ferire ed, a nord, Zhōngshān e Hūtuó sarebbero stati annessi da Yān senza alcun problema. Di conseguenza il regno di Zhào sarebbe crollato. Senza Zhào, Hán non sarebbe più stato in grado di resistere. Caduto Hán, né Jīng né Wèi sarebbero più stati capaci di mantenersi in piedi. Se Jīng e Wèi non fossero più stati in grado di mantenersi in piedi da soli, allora Qín avrebbe potuto distruggere Hán, attaccare Wèi ed
occupare Jīng, indebolendo, ad est, i regni di Qí e di Yān. Poi, avrebbe potuto rompere la diga del Cavallo Bianco ed inondare il territorio di Wèi. In conseguenza di tutto questo, anche i tre Jìn sarebbero crollati ,l’alleanza contro Qín avrebbe cessato di esistere ed il sovrano di Qín avrebbe potuto aspettare con calma che tutto l’Impero gli si sottomettesse e gli riconoscesse il titolo di egemone. Ma i suoi ministri non seguirono questa linea, anzi ritirarono l’esercito e fecero la pace con Zhào. Così, nonostante l’intelligenza del sovrano e la forza dell’esercito, l’incapacità dei ministri fece ancora una volta sfuggire il predominio a Qín. Non fu conquistato un pollice di territorio, ma si guadagnarono solo gli insulti di uno Stato destinato alla rovina.(7)
Fu così che Zhào, uno Stato destinato alla rovina, non fu distrutto e che Qín, uno Stato votato al predominio, si lasciò sfuggire l’egemonia.E fu così che tutti capirono quanto fossero abili i ministri del re di Qín. Successivamente, i soldati di Qín attaccarono Hándān, ma non riuscirono a conquistarla, anzi,ebbero paura e,
abbandonate le armature e gettati via gli archi, si diedero alla fuga. Fu così che tutti si fecero un’idea di come si fosse ridotto l’esercito di Qín. Si ritirarono e ripiegarono su Lìxià, dove il sovrano venne loro in aiuto con forze fresche. Combatterono di nuovo. ma non furono capaci di vincere e, quando vennero a mancargli i rifornimenti, furono nuovamente costretti a ritirarsi. Così tutti capirono, per la terza volta, quanto fosse decaduta la potenza di Qín. Ci si rese conto che, all’interno, i ministri valevano poco e che, all’esterno, le nostre forze potevano essere logorate. Da questo punto di vista, il vostro servitore crede che i nemici non avranno molte difficoltà. All’interno del paese, le truppe sono demoralizzate e mal equipaggiate, nobiltà e popolo sono disorientati, mezzi e risorse mancano, l’agricoltura è in abbandono, granai e magazzini sono vuoti. All’esterno del paese, tutti i nemici si stanno coalizzando contro di noi. Vostra Maestà ha veramente di che preoccuparsi.
Inoltre, il vostro servitore ha inteso dire: “Siate attenti e prudenti, ogni giorno di più. Se sarete attenti e prudenti, il mondo saràvostro”. Come si può provare la verità di questa massima? Nei tempi antichi l’imperatore Zhōu, al comando di molte centinaia di migliaia di uomini, fece deviare, sulla sinistra del suo esercito, il torrente Qí e, sulla destra del suo esercito, il torrente Huán, per mettere in difficoltà il re
Wŭ di Zhōu, ma quest’ultimo, alla testa di soli tremila uomini armati di corrazze bianche (8), lo attaccò ed in un solo giorno di battaglia ne distrusse la potenza, lo prese prigioniero, ne occupò il territorio e ne assoggettò i cittadini, tra la gioia generale. (9) Un’altra volta, il conte Zhì guidò le forze di tre Stati contro il visconte Xiāng, asserragliato nella città di Jìnyáng e, dopo aver deviato il corso del fiume Qín, inondò la città per tre mesi, conducendola all’orlo della resa. Allora il visconte Xiāng esaminò le fessure sulle corrazze delle tartarughe e gettò i listelli di bambù per indovinare quale decisione potesse essergli vantaggiosa o
svantaggiosa e per vedere a quale dei tre Stati dovesse arrendersi. Il suo messaggero Zhāng Mèng Tán ,allontanatosi a nuoto dalla città, riuscì a convincere i due alleati di Zhì a denunciare il patto che avevano stipulato con quest’ultimo e, grazie al loro aiuto, sconfisse Zhì, lo fece prigioniero e restaurò l’autorità di Xiāng.(9)
Attualmente il regno di Qín dispone di un territorio che si estende per molte migliaia di “lĭ” e di un esercito eccellente, forte di parecchie centinaia di migliaia di uomini.L’ottima amministrazione e la situazione geografica favorevole fanno sì che nessun altro Stato gli sia paragonabile in tutto l’Impero.Tenendo conto
di ciò, Qín sarebbe in grado di conquistare tutto l’Impero.
Il vostro servitore, rischiando la pena di morte, ha osato chiedere udienza a Vostra Maestà, per spiegare come Vostra Maestà possa sconfiggere l’allenza degli altri Stati dell’Impero,occupare Zhào, distruggere Hán, rendere vassalli Qíng e Wèi, ottenere l’amicizia di Qí e Yān, per conseguire infine l’egemonia e sottoporre a tributo tutti i signori circostanti.
Vostra Maestà ascolti queste mie parole. Se, in un sol colpo, l’alleanza degli altri Stati dell’Impero non dovesse essere sconfitta, Zhào non fosse occupato, Hán distrutto, Qíng e Wèi resi vassalli, se non si dovesse ottenere l’amicizia di Qí e Yān, se Qín non dovesse conseguire l’egemonia e sottoporre a tributo
tutti i signori circostanti, Vostra Maestà mi faccia decapitare per avergli dato consigli sleali, come esempio per il paese.
NOTE
1) “Hézóng” 合 從 (“alleanza verticale”) era il termine con cui si designava, nella dottrina politica cinese, una coalizione di più Stati volta ad opporsi al tentativo di un singolo Stato, più forte degli altri, di conquistare
il predominio.
Gli Stati che si erano da tempo resi independenti nell’ambito dell’antico Impero dei Zhōu 周 朝, al cui sovrano veniva ormairiconosciuto soltanto un primato cerimoniale, erano all’epoca di Hán Fēi i seguenti: Chŭ 楚, Hán 漢, Qí 齊,Qín 秦, Yán 燕, Wèi 魏 e Zhào 趙. ( Hán Fēi usa l’antico nome di Chŭ 楚 vale a dire Jīng 荊 per non violare un tabù scrivendo il nome personale del padre del re di Qín, che era Zī Chŭ 子 楚).
Una prima coalizione contro il regno di Qín fu organizzata nel IV° secolo a.C. da Sū Qín 蘇 秦.Quella cui si riferisce Hán Fēi fu probabilmente un ultimo tentativo degli altri Stati di opporsi alla sempre crescente potenza di Qín.
2) Dopo un periodo di supremazia iniziato nel 301 a.C. Qí subì nel 284 a.C. una rovinosa sconfitta ad opera delle truppe di Yān guidate dal generale Yuè Yì 樂 毅. Sopravvisse, profondamente indebolito, fino al 221 a.C. quando fu conquistato da Qín.
3) I Tre Jìn 三 晉 sono i tre regni ( Hán 漢,Wèi 魏 e Zhào 趙 )in cui fu diviso nel 453 a.C. l’antico regno di Jìn 晉.
4) Nel 278 a.C. il generale Bái Qĭ 白 起 ,alla testa dell’esercito di Qín, sconfisse Chŭ e ne occupò la capitale Yĭng 郢 con numerose altre città.
5) Nel 273 a.C. l’esercito di Qín ,dopo aver sconfitto le armate di Wèi e di Zhào, pose l’assedio alla città
di Dàliáng 大 粱, capitale del regno di Wèi. Prima che la città fosse presa d’assalto, si giunse ad un accordo col quale Wèi ottenne la pace al prezzo di pesanti cessioni territoriali. Secondo Hán Fēi, se il regno di Wèi fosse
stato distrutto, Qìn avrebbe potuto già allora dominare l’intera Cina.
6) Wèi Răn 魏 冉, marchese di Ráng 穰 候, fu cancelliere del regno di Qín dal 305 a.C. al 266 a.C. e condusse una politica aggressiva nei confronti dei regni vicini, in particolare del regno di Qí, cui sottrasse importanti territori che governò personalmente come propri feudi.
7) Nel 262 a.C. Zhào e Qín si affrontarono per il possesso di Shángdăng 上 當, il cui territorio era in precedenza
appartenuto al regno di Hán. Nel 260 a.C. l’esercito di Zhào fu annientato nella disastrosa battaglia di Chángpíng 長 平 e le truppe di Qín assediarono la città di Hándān 邯 鄲,capitale del regno di Zhào, che fu salvata dall’intervento dell’esercito di Wèi. La potenza di Zhào fu tuttavia annientata per sempre e qualche decennio dopo il regno di Zhào cadde sotto il dominio di Qín. Hán Fēi sembra qui ritenere che la mancata presa di Hándān fosse stata dovuta unicamente all’insipienza dei ministri del regno di Qín.
8) Le truppe del re Wŭ di Zhōu 周 武 王 indossavano corrazze bianche in segno di lutto per il decesso del padre del re, Wén di Zhōu 周 文 王。
9) Il re Wŭ di Zhōu 周 武 王sconfisse il re Zhòu 紂 王 della dinastia Shāng 商 朝 nella battaglia di Mùyĕ 牧 野
(1046 a.C.)
10) Nel 455 a.C. Zhì Xiāngzĭ 智 襄 子, capo del clan Zhì nel regno di Jìn 晉 國 , attaccò, con l’aiuto dei clan Hán
e Wèi, la città di Jìnyáng 晉 楊 , difesa da Zhào Xiāngzĭ 趙 襄 子, capo del clan Zhào. Dopo due anni di assedio, Zhào Xiāngzĭ riuscì a creare discordia tra i nemici e Zhì fu ucciso dai suoi alleati.
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