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La moglie di Zhuāngzhōu
“La donna è mobile...”. Zhuāngzĭ 莊 子 è mortalmente malato e la giovane moglie, affranta, giura, tra le lacrime, che rimarrà eternamente fedele alla sua memoria. Non sono ancora trascorse due settimane dalla morte del saggio e la vedovella ha già allegramente dimenticato tutte le sue promesse. Ma la storia prende una piega inaspettata...
Il tema dell’incostanza femminile – largamente diffuso nella letteratura orientale così come lo è in quella occidentale- ispira il racconto che segue, intitolato “ Come Zhuāngzhĭ tamburellando con le dita sulla scodella, divenne immortale” (莊 子 休 鼓 盆 成 大 道 ”zhuāngzĭ xiū gǔ pén chéng dàdào “).
Il racconto fa parte dei “Racconti meravigliosi dei tempi antichi e moderni” (今 古 奇 觀 “jīngŭ qíguān”), un’antologia di quaranta novelle, pubblicata negli ultimi anni della dinastia Míng 明 朝 , intorno al 1640, e ancor oggi molto popolare. (1) Del compilatore , che si presenta con lo pseudonimo di Bàowèng Lăorén 抱 甕 老 人 , il ”vecchio che si aggrappa alla brocca”, non si sa nulla. Secondo alcuni, la raccolta sarebbe opera di una società di letterati costituitasi appositamente per fissare e tramandare in forma scritta la narrativa orale diffusa tra il popolo.
Uno studio più attento della letteratura dell’epoca Míng ci permette tuttavia di ritrovare senza difficoltà la fonte della novella.
Si tratta delle “Storie che ammoniscono la gente”( 警 世 通 言 “jĭng shì tóng yán), il secondo dei tre volumi che compongono i “Tre Discorsi” (三 言 “Sān Yán”) (2), un’antologia di racconti in lingua parlata, derivanti, per la maggior parte, da leggende popolari, compilata da Féng Mènglóng 馮 夢 龍 (1574-1646).(3)
Le narrazioni traggono ispirazione dai “huàbĕn” 话 本, racconti in lingua volgare nati dalle narrazioni orali dei cantastorie all’epoca della dinastia Sòng 宋 朝 .
Verso la fine dell’epoca Míng questo genere ebbe gran voga e numerosi letterati raccolsero e rielaborarono i testi della narrativa popolare.(4)
Questi letterati rielaborarono spesso alcuni antichi testi scritti in lingua classica, dando loro una forma più semplice e scorrevole.
Ci si può dunque domandare se il racconto che segue sia di origine popolare o di origine colta.
La prima compilazione di racconti popolari conosciuta, pubblicata intorno al 1550 da Hóng Pián 洪 楩 , con il titolo “I Racconti del Padiglione sulla Montagna Serena” (清 平 山 堂 話 本 “qīngpíng shàng táng huàbĕn”), non contiene il nostro testo. Va però osservato che tale opera ci è giunta ampiamente mutilata e che non si può quindi escludere che il racconto facesse parte di quelli andati perduti.
Conclusioni più precise si potrebbero trarre soltanto da uno studio particolarmente approfondito e dettagliato della letteratura cinese sotto le dinastie Sòng 宋 朝 , Yuān 元 朝 e Míng 明 朝 , ma un tale impegno esula dalle modeste ambizioni di questo sito.
Allo stato, si può presumere che il racconto, del quale non si trova alcuna traccia nella letteratura colta, sia di origine popolare e si riporti alla diffusa percezione del Taoismo come un insieme di pratiche magiche. Zhuāngzĭ, uno dei mitici saggi del Taoismo, sarebbe quindi stato una specie di stregone che godeva del dono dell’ubiquità e della capacità di assumere le sembianze altrui. Quale miglior modo di illustrare queste doti che immaginare un racconto in cui l’interessato se ne serve per saggiare- con risultati piuttosto deludenti- la fedeltà della moglie?
NOTE
1) Si tratta della ventesima novella della raccolta.
2) L’opera è divisa in tre volumi di 40 novelle ciascuno, intitolati rispettivamente: “Storie che istruiscono la gente” (喻 世 明 言 “yú shì míng yán”), “Storie che ammoniscono la gente”( 警 世 通 言 “jĭng shì tóng yán) e “Storie che risvegliano la gente” (醒 世 恆 言 ”xíng shì héng yán”). Essa è conosciuta come i “Tre Discorsi” (三 言“Sān Yán”), perché ciascuno dei tre volumi termina con il carattere 言 (“yán”), vale a dire “parola”,”discorso”.
3) La novella concernente Zhuāngzĭ è la seconda della raccolta.
4) Accanto a Féng Mènglóng occorre ricordare, in particolare, Líng Méngchū 凌 濛 初 (1580-1644), autore dei “Racconti strani e prodigiosi” (拍 案 驚 奇 “pāi’àn jīngjqí”), un’antologia di 79 narrazioni, apparsa in due volumi, pubblicati, rispettivamente, nel 1628 e nel 1632. Il titolo cinese significa letteralmente “(racconti che fanno) battere i pugni sul tavolo per lo stupore”.
Come Zhuāngzhĭ tamburellando con le dita sulla scodella, divenne immortale”
Ricchezza e rango non son che brevi sogni.
Fama e gloria non sono che nubi fluttuanti.
Parenti e amici non ci saran per sempre.
Il dolce amore cede all’odio più ardente.
L’aureo giogo non stringerti intorno al collo.(1)
Non legarti con un lucchetto di giada.
Liberati dai desideri del mondo.
Godi la vita, lieto della tua sorte.
La lirica di cui sopra, sul motivo della canzone ” La luna sul fiume occidentale” (2), esorta la gente a spezzare i vincoli di un amore sbagliato e a liberarsi da qualsiasi legame. Occorre però osservare che i legami tra padre e figlio e quelli tra fratelli non possono essere sciolti, perché padri, figli e fratelli sono rami di uno stesso albero. Confucianesimo, Taoismo e Buddhismo possono essere differenti l’uno dall’altro, ma nessuna di tali dottrine nega le virtù della pietà filiale e dell’amore fraterno.
Per quanto riguarda i figli e i nipoti, è vero che non possiamo essere sicuri che le generazioni future si comportino esattamente come noi avremmo desiderato.
Come dice bene un proverbio:
I vostri figli avranno il destino loro assegnato
Non caricateli, con amore, come bestie da soma.
Per quanto riguarda invece marito e moglie, sebbene siano legati alla vita da una cintura vermiglia e alla caviglia da un filo rosso (3), sono, in fin dei conti, separabili , come la pelle può essere separata dalla carne.
Secondo il proverbio:
Marito e moglie son due uccelli nel bosco.
All’alba ciascuno vola dove gli pare.
Nel mondo odierno i rapporti umani si sono guastati.
I rapporti tra padri e figli e quelli tra fratelli rimangano abbastanza equilibrati, anche se i genitori coccolano troppo i figli.
Ma l’amore per i figli è nulla rispetto all’amore per la moglie .
Non si sa quanti mariti, passando il loro tempo nella camera della moglie e pendendo dalla sue labbra, sono stati stregati da lei e indotti a trascurare la pietà filiale e l’amore fraterno. Tali uomini non sono di certo dei saggi.
Mi propongo ora di raccontarvi la storia di Zhuāng Zhōu che tamburella con le dita sulla scodella.
Non voglio, ciò facendo, fomentare i dissidi coniugali, ma soltanto esortare gli uomini a distinguere la bontà dalla stupidità, il vero dal falso, e a controllare le passioni che maggiormente li dominano.
Gradualmente, con loro grande vantaggio, purificheranno i sei sensi (4) ed i princìpi taoisti si faranno strada nella loro mente.
Un antico poeta (5), osservando un contadino che trapiantava il riso, compose la seguente quartina ricca di profondi pensieri:
Trapianti una per una le verdi piante.
A testa china, vedi il cielo nell’acqua.
Purificati i sensi, raggiungi la Via.
Andare indietro vuol dire andare avanti. (6)
Ma veniamo a parlare degli ultimi tempi della dinastia Zhōu. (7)
Viveva a quell’epoca un famoso dotto di nome Zhuāng. Il suo nome personale era Zhōu. Il suo nome di cortesia era Zĭxiū. Veniva anche chiamato l’”uomo della città di Méng nel paese di Sòng” .(8) Da giovane lavorava come sorvegliante in una piantagione di alberi della lacca. (9) Egli aveva per maestro un grande saggio, il fondatore del Taoismo, Lĭ Èr, il cui nome di cortesia era Bóyáng. Bóyáng era nato con i capelli bianchi e tutti lo chiamavano Lăozĭ, il Vecchio Maestro. (10) Un pomeriggio , mentre faceva la siesta, Zhuāng sognò di essere una farfalla che svolazzava allegramente tra gli alberi, le piante e i fiori del giardino . Quando si svegliò gli parve che le sue braccia si librassero ancora come due ali e che anche la sua mente fosse diversa. Il sogno si ripetè parecchie volte. Un giorno, durante una pausa delle lezioni che Lăozĭ teneva sul “Libro dei Mutamenti”(11), Zhuāng raccontò il sogno al Maestro. Quel grande saggio, che conosceva le vicende di tutti i secoli (12), gli spiegò ciò che era successo:
“All’origine del mondo Zhuāng era stato una farfallina bianca. Dalle pioggie primordiali nacquero le piante (13); le piante produssero splendidi fiori; la farfallina bianca succhiò il nettare di mille fiori (14), fece sua la bellezza del sole e della luna, perfezionò la propria essenza e visse così a lungo da sembrare immortale, con le ali si muovevano in permanenza come ruote. Più tardi volò sulle rive dello Stagno di Giada (15), rubò i boccioli del pesco dell’immortalità (16) e fu beccata a morte dalla fenice azzurra (17) che custodiva il giardino della Regina Madre dell’Occidente. (18) Il suo spirito tuttavia non si estinse, riprese forma nel mondo e rinacque in Zhuāng Zhōu.(19)”
Il carattere straordinario della sua vita anteriore, la saldezza di una mente che si ispirava alla Via ed il fatto di avere a disposizione un maestro come Lăozĭ spinsero Zhuāng Zhōu a studiare la dottrina della purezza (20) e del non agire. (21) Lăozĭ gli spiegò che la sua vita anteriore gli ritornava in mente sotto forma di sogno. Zhuāng Zhōu si rese conto che convivevano in lui due nature e che aveva spesso la netta impressione di essere una farfalla.
Lăozĭ, che conosceva la sua intelligenza, gli insegnò come raggiungere l’illuminazione (22) e gli svelò i segreti dei cinquemila caratteri del Dào Dé Jīng.(23)
Studiando e praticando la meditazione, Zhuăng Zhōu divenne capace di separarsi dal suo corpo e di rendersi invisibile, di entrare in trance e di assumere l’aspetto di altre persone.
Giunto a questo punto, abbandonò il mestiere di sorvegliante della piantagione di alberi della lacca, disse addio a Lăozĭ e si mise in cammino per il mondo.
Nonostante seguisse la dottrina taoista, non rinunciò mai ad avere moglie e si sposò ben tre volte. La prima moglie era morta di malattia. La seconda era stata ripudiata. Viveva ora con la terza moglie, la signora Tián, che apparteneva alla famiglia Tián del ducato di Qí. (24 ) Quando Zhuāng Zhōu aveva soggiornato a Qí, la famiglia Tián aveva apprezzato le sue qualità umane e gli aveva dato in moglie una delle sue ragazze. La signora Tián era più attraente della moglie che l’aveva preceduta. La sua pelle era bianca come neve e ghiaccio; sembrava una fata. Zhuāng Zhōu, da parte sua, non era ossessionato dal sesso, ma si comportava con rispetto e moderazione, come la natura prescrive. (25) Il re Wēi di Chŭ che aveva sentito parlare della saggezza di Zhuāng, inviò un messaggero ad offrirgli 120 chili d’oro, mille pezze di broccato, carrozza e cavalli, perché accettasse di diventare il suo primo ministro. (26) Zhuāng gli rispose: “ È il bue destinato al sacrificio quello che viene agghindato con i più begli ornamenti e nutrito con fagioli e piselli; io preferisco il duro lavoro degli animali che faticano nei campi. Quando il bue viene fatto entrare con tutti gli onori nel grande tempio, la mannaia è già pronta. Anche se volesse ritornare tra gli animali della fattoria, non potrebbe più farlo. ”e rifiutò l’offerta. Ritornò a Sòng con la moglie e visse ritirato sulle pendici del monte Nánhuà nella prefettura di Cáo (27).
Zhuāng Zhōu usciva spesso a passeggiare ai piedi della montagna. Un giorno, vedendo una tomba lasciata nel più completo abbandono, osservò tristemente: “Vecchi o giovani, non c’è nessuno che se ne curi. Saggi o stolti, si comportano tutti in modo vergognoso. Quando la gente non mostra più alcun rispetto per i defunti, che cosa si può ancor fare?” e, sospirò. Fatti pochi passi, scorse all’improvviso una sepoltura recente. Una giovane donna, tutta vestita di bianco (28), era seduta a fianco del tumulo ed agitava sulla terra ancora umida un ventaglio di seta. Zhuāng fu turbato da tale scena e le domandò: “Signora, chi è sepolto in questa tomba?” Perché fate aria al tumulo? Deve certamente esserci una ragione”. La donna non fece alcun movimento per tirarsi su e continuò a sventolare il ventaglio come prima, mormorando con voce soave (29) alcune parole confuse: “Se obbedisci, ti fai prendere in giro da tutti ; se dici ciò che pensi, ti esponi ad una vergogna ancor più grande”.
Poi gli raccontò: “In questa tomba riposano le ossa di mio marito, buonanima (30), che purtroppo mi ha lasciata sola. Ci siamo molto amati ed ora che è morto, non riesco a pensare che non ci sia più. Sul suo letto di morte mi ha pregata di non risposarmi subito dopo la celebrazione dei funerali, ma di attendere almeno che la terra del tumulo fosse asciutta. Ho pensato a come fare perché la terra non impiegasse troppo tempo ad asciugarsi e l’uso del ventaglio mi è parso una buona idea”.
Zhuāng scoppiò a ridere e pensò tra di sé: “Questa ragazza ha molta fretta di risposarsi. Per fortuna che m’ha detto che lei e il marito si amavano molto. Che cosa avrebbe già fatto, se non si fossero amati?”, poi disse alla donna: “Signora, far asciugare la terra del tumulo è una cosa facile. Il ventaglio non produce una grossa corrente d’aria perché il polso di una donna è debole. Non voglio che voi vi affatichiate troppo. Farò io.”.
La donna si alzò mormorando che quella era una vera benedizione: “Grazie! Grazie, nobile signore!” e, con le due mani (31), porse il ventaglio a Zhuāng. Zhuāng pronunciò allora una formula magica (32) e, con le mani protese sopra il tumulo, cominciò ad agitare vigorosamente il ventaglio. In un attimo l’umidità sparì e la terra del tumulo ridiventò asciutta.
Sorridendo la ragazza lo ringraziò: “ Avete fatto davvero un gran lavoro, signore!”. Poi, al momento di congedarsi da Zhuāng, toltasi con le mani delicate lo spillone d’argento che le teneva raccolti i capelli glielo porse, e, reiterandogli i suoi ringraziamenti, gli offrì anche il ventaglio di seta. Zhuāng non volle lo spillone, ma accettò il ventaglio, che gli piaceva molto, e la donna se ne andò via tutta allegra.
Zhuāng rimase turbato da ciò che aveva visto. Quando fu ritornato a casa, si sedette nel padiglione del giardino e, fissando il ventaglio, si mise a canterellare I seguenti versi:
“L’amore non dovrebbe essere eterno?
Ma per quanto tempo potrà durare?
Si sa già che termina con la morte.
Mi chiedo se non finisca anche in vita.
La signora Tián, che stava alle sue spalle, udì queste parole e gli domandò che cosa intendesse dire. Occorre ricordare che, poiché Zhuāng era un famoso saggio, la moglie lo chiamava anche “Maestro”.
“Che cosa ti fa sospirare, Maestro?” gli domandò la moglie” Dove hai trovato quel ventaglio?”.
Zhuāng le raccontò della donna che agitava un ventaglio sopra il tumulo del marito perché voleva che la terra asciugasse in fretta per potersi risposare e aggiunse: “Questo è il ventaglio che quella donna usava. L’ho ricevuto in ricompensa dell’aiuto che le ho dato ed ora te lo regalo”.
Nell’udire questo racconto, la signora Tián si dimostrò subito molto indignata e , dopo aver augurato alla donna “mille malanni, infinite disgrazie”, rispose a Zhuāng che di mogli leggere come quella ce n’erano pochissime al mondo.
Zhuāng replicò con i seguenti versi:
“Mentre viviamo dicono che ci adorano,
ma poi si affrettano tutte a sventagliarci la tomba.
D’ una tigre puoi dipingere la pelle, non le ossa;
d’una persona puoi conoscere la faccia, non il cuore.”(33)
La signora Tián avvampò di sdegno nell’ascoltare queste parole. Come dicevano gli antichi saggi: ”Il risentimento rovina i rapporti; la rabbia distrugge le relazioni”.( 34) Travolta dall’indignazione, dimenticò le buone maniere e, guardando in faccia Zhuāng (35), gli disse: “Gli uomini appartengono tutti alla stessa specie, eppure alcuni sono saggi, altri stupidi. Come ti permetti di denigrare tutte le donne, ponendo sullo stesso piano una svergognata ed una donna onesta? Non hai paura di esprimere un giudizio temerario?(36).
“Non dire schiocchezze!” replicò Zhuāng “Se, per disgrazia, io dovessi morire, tu, che sei nel fiore della gioventù, quanto credi che riusciresti a resistere senza rimaritarti? Forse un paio d’anni.”
“Un domestico fedele non cerca un secondo padrone. Una moglie fedele non cerca un secondo marito. Dove hai mai visto una donna come si deve che beva il tè in due case diverse e che dorma in due diversi letti? Se una simile disgrazia dovesse colpirmi, non basterebbero né tre né cinque anni per indurmi ad agire in modo così vergognoso, non basterebbe un’intera vita. Chi ha un ideale di vita può anche avere una certa determinazione”. (37)
“Non ci credo! Non ci credo!” tagliò corto Zhuāng.
A quel punto, la moglie perse le staffe. “ Una donna risoluta” urlò al marito “ha la stessa costanza di un uomo. Mi sembra che tu non sia poi così umano né così giusto. Quando t’è morta la prima moglie, ti sei risposato. Poi hai ripudiato la seconda moglie e ne hai presa una terza, e questo ti induce a pensare che anche gli altri si comportino come te. Noi donne che pratichiamo la dottrina taoista abbiamo un principio: una sella va bene per un solo cavallo (38) È tempo di rialzare la testa. Tu pensi che io voglia offrire agli altri il pretesto per criticarmi e sparlare di me e che intenda comportarmi in modo tale da poter essere sbeffeggiata dai posteri?. Come ti permetti di calunniarmi così quando non sei ancora morto?. (39)
E, strappato il ventaglio dalle mani di Zhuāng, lo fece in mille pezzi.
“Non adirarti, per favore!” concluse Zhuāng “Cerca soltanto di tenere fede in futuro a questi nobili propositi”.
Così ebbe termine la conversazione.
Trascorsi alcuni giorni, Zhuāng improvvisamente si ammalò e le sue condizioni non facevano che peggiorare. La signora Tián lo assisteva, piangendo a dirotto.
“Sto così male” le disse Zhuāng” che non credo che passerò la giornata di domani. Peccato che, nei giorni scorsi, tu abbia fatto a pezzi il ventaglio di seta. Se lo avessi lasciato intatto, presto avresti potuto sventolarlo sulla mia tomba”.
“Mio Signore!” rispose la signora Tián “ Ho letto i libri sacri e conosco i doveri di una buona moglie. (40) Resterò fedele a mio marito per tutto il resto della mia vita. Giuro che non mi sposerò una seconda volta. Se tu non credi alla mia fedeltà, vorrei morire prima di te, per mostrarti la mia determinazione”.
“La nobiltà delle tue intenzioni mi fa morire contento” mormorò Zhuāng.
Ciò detto, spirò.
La signora Tián accarezzò il cadavere del marito, piangendo disperatamente.
Poi pregò i vicini di aiutarla ad addobbare il corpo del defunto con le vesti funebri.
Indossò gli abiti di lutto . Di giorno era sempre triste; di notte, non cessava di piangere.
Ogni volta che pensava a quanto aveva amato Zhuāng mentre lui era in vita, si sentiva vuota e confusa, non dormiva più, non mangiava più.
Anche tra le montagne dove abitava Zhuāng, c’erano alcuni che sapevano che era un saggio ritiratosi a vivere in una zona solitaria. Costoro vennero a porgere le loro condoglianze, ma non ci fu la folla che ci sarebbe stata in una città.
Sette giorni erano trascorsi dalla morte di Zhuāng quando si presentò all’improvviso un giovane letterato (41). Aveva il volto incipriato, le labbra di un rosso vivo (42), un aspetto di una raffinatezza senza pari, un comportamento di una distinzione e di un’eleganza eccezionali. Indossava abiti purpurei ed aveva sul capo una tiara (43), portava una cintura ricamata e pantofole vermiglie. Era accompagnato da un vecchio servitore e diceva di appartenere alla famiglia reale di Chŭ. (44) Anni prima, aveva incontrato il maestro Zhuāng Zĭxiū e aveva desiderato diventare suo discepolo, ma solo ora era potuto venire a rendergli visita.
Quando apprese che il Maestro era morto, espresse il suo più vivo cordoglio. Si spogliò subito dei suoi abiti sfarzosi e disse al domestico di tirar fuori dalla sua borsa di viaggio degli abiti da lutto. Poi, inchinandosi nelle quattro direzioni allo spirito del defunto, disse: “Maestro Zhuāng! Sono stato sfortunato. Non potrò essere vostro allievo, ma rispetterò un lutto di cento giorni per dimostrare quanto vi stimavo”. Detto questo, pregò di nuovo a lungo e cominciò a piangere. Poi chiese un colloquio alla signora Tián, che , la prima volta, glielo rifiutò.
Il principe insistette per essere ricevuto, facendo valere che anche le antiche usanze consentivano alle vedove di accogliere in casa gli amici di famiglia del marito, per non parlare dei discepoli, e che lui era appunto un discepolo del Maestro Zhuāng. Alla fine, la signora Tián uscì dalla sala in cui vegliava la bara del defunto per andare incontro, di malavoglia, al principe di Chŭ, ma , non appena vide quant’era bello quel giovane, si sentì subito attratta da lui e desiderò soltanto di averlo vicino.
“Sebbene il Maestro sia morto” le disse il principe di Chŭ ”noi, suoi discepoli, non potremo mai dimenticarlo e continueremo sempre ad ammirarlo. È mio desiderio rimanere qui per rendergli onore durante i tre mesi di lutto. Vorrei innanzitutto vegliare la salma del Maestro. Gradirei inoltre poter dare un’occhiata a tutti gli scritti che il Maestro ha lasciato, per trarne insegnamento.”
“Gli amici della nostra famiglia possono rimanere con noi tutto il tempo che vogliono” gli rispose cortesemente la signora Tián e lo invitò subito a pranzare con lei. Terminato il pranzo la signora Tián si fece portare il “Vero Classico della Fioritura del Sud”(45), opera del Maestro Zhuāng, ed il “Classico della Via e della Virtù”(46), il libro di cinquemila caratteri, composto dal Vecchio Maestro, li prese in mano e li consegnò al principe, che la ringraziò vivamente. Poi la vedova continuò la veglia funebre a destra della bara, mentre il principe di Chŭ vegliava a sinistra della bara.(47)
Ogni giorno la signora Tián si scioglieva in pianto, mentre, dall’altro lato della bara, il principe di Chŭ leggeva ad alta voce le opere di Zhuāng. Col passare dei giorni i due presero confidenza, cominciarono a guardarsi, non poterono più nascondere l’attrazione reciproca. Se il principe di Chŭ provava senza dubbio una certa simpatia per la signora Tián, quest’ultima, da parte sua, aveva letteralmente perso la testa per lui. (48) Fortunatamente per lei, poiché erano sperduti in mezzo alle montagne, anche se avesse fatto qualcosa di sconveniente, non sarebbe stato grave, visto che non c’era nessuno che potesse parlarne. Purtroppo, però, il marito era appena morto e, per di più, una donna non poteva dichiararsi apertamente ad un uomo.
Trascorsero ancora un paio di giorni. Erano passate quasi due settimane dalla morte di Zhuāng. La vedovella era così agitata che non riuscì più a controllarsi: fece chiamare in fretta il vecchio servitore, gli offrì da bere il miglior vino della sua dispensa e gli fece molti complimenti, poi gli domandò: “Il tuo padrone è sposato”?.
“No. Non è sposato.”le rispose il domestico.
Allora la vedova gli chiese: “Che tipo di donna gli piacerebbe sposare?”.
Il domestico, che era già un po’ alticcio, le rispose: “Il mio padrone mi ha confidato una volta che gli sarebbe piaciuto trovare una donna graziosa e garbata”.
“Davvero?” gli domandò la vedova “Mi stai proprio dicendo la verità?”.
“Sono vecchio e carico d’anni” ribattè il domestico “Perché dovrei mentirvi?”.
“Fammi da intermediario, buon vecchio!”gli propose allora la donna “Non rifiutarmi questo servizio. Devo ammettere che sono molto attratta dal tuo padrone”.
“Il mio padrone mi ha anche confidato” obiettò il domestico” che il matrimonio fra due persone che si vogliono bene è un’ottima cosa, ma che un discepolo che volesse sposare la vedova del suo maestro farebbe prova di grande presunzione”.
“Il tuo padrone” gli rispose la vedova”non ha mai avuto alcun rapporto con il mio defunto marito quando questi era in vita e non ha mai ascoltato l’insegnamento del Maestro (49).È quindi da escludere che possa essere considerato come un suo discepolo. Inoltre queste zone di montagna sono pressoché deserte; i vicini sono rari. Chi potrà mai mettersi a parlare della sconvenienza di un tale matrimonio? Credi a me, buon vecchio, e bevi ancora una coppa di vino”.
Il vecchio domestico dovette ammettere che era così. Quando il vecchio stava andandosene, la vedova lo richiamò indietro per dirgli: “ Se va tutto bene, torna qui, non importa se è presto o tardi, a portarmi la risposta del tuo padrone. Io starò ad aspettarti”. Dopo che il vecchio se ne fu andato, la donna rimase in ansiosa attesa. Aprì e chiuse decine di volte la porta della sala, non riuscendo a contenersi. Avrebbe voluto essere una corda per poter legare i bei piedi di quel giovane affascinante, trascinarlo nella propria stanza ed abbracciarlo. Al calar della sera, quando si fece buio,la vedova, che aveva aspettato tutto il giorno con impazienza, entrò nella sala destinata alla veglia funebre, porgendo l’orecchio per sentire se ci fosse qualche rumore dal lato sinistro della bara.
Ad un tratto dal tavolo delle offerte (50) si levò un suono. La donna ne fu terrorizzata. Non poteva essere altri che lo spirito del defunto. Si precipitò nella sua stanza e prese una lampada per far luce. Il vecchio domestico, ubriaco, dormiva lungo e disteso sul tavolo. La donna non osò rimproverarlo e neppure svegliarlo. Non le restò che tornare in camera sua. Così passò qualche ora e trascorse un’altra notte.
Il giorno seguente, la donna vide che il vecchio domestico si aggirava nei dintorni, ma non veniva a portarle l’agognata risposta. (51) Allora, inquieta, lo chiamò in casa e gli domandò che cosa fosse successo.
“Non va bene niente.” le rispose il vecchio “È una cosa che non si può fare”.
“Perché mai non si potrebbe fare?”obiettò la donna “Non hai capito ciò che ti ho spiegato ieri?”.
“Ho raccontato tutto al mio padrone” le rispose il servitore” ed anche lui ha detto che l’idea gli sembra sensata, però ha aggiunto che, sebbene la Signora sia molto graziosa e sebbene la presunta relazione maestro-allievo non esista e non sia quindi d’ostacolo ad un eventuale matrimonio, rimangono pur sempre tre ostacoli che lo obbligano a dare alla Signora una risposta negativa”.
“Di che si tratta?” gli domandò la vedova.
“Il padrone m’ha detto innanzitutto” le spiegò il servitore” che lui intende rispettare le antiche tradizioni e che sposarsi con la Signora, mentre nel salone c’è ancora la bara del defunto marito, gli sembra sconveniente. In secondo luogo, il Maestro e la Signora erano una coppia di persone che si amavano e, per di più, il Maestro era un famoso saggio. Visto che la sua cultura e le sue qualità sono enormemente inferiori a quelle del Maestro, il mio padrone teme di non poter reggere il confronto con il defunto agli occhi della Signora. Infine i bagagli del mio padrone sono rimasti indietro e lui si trova qui praticamente a mani vuote. Non sa assolutamente come potrebbe sostenere i costi del banchetto nuziale. Questi tre ostacoli fanno sì che non si possa pensare ad un matrimonio”.
“Questi tre ostacoli si possono facilmente superare.” ribattè la donna “ La bara non è piantata nel pavimento. Sul retro della casa c’è una stanza vuota ed abbandonata. Basterà far portare la bara in quella stanza e il problema sarà risolto. Secondo problema: siamo proprio sicuri che il mio defunto marito fosse un gran saggio? Non era nemmeno capace di gestire correttamente la sua famiglia, tant’è vero che ripudiò la seconda moglie e fu per questo molto criticato dalla gente. Il re Wēi di Chŭ, impressionato dalla sua fama, non meritata, gli inviò ricchi doni per indurlo ad accettare la carica di primo ministro, ma lui, sapendo di non essere all’altezza di tale compito, declinò l’offerta. Il mese scorso, mentre passeggiava da solo sulle pendici della montagna, incontrò una vedova che stava sventolando con un ventaglio la tomba del marito, perché voleva che la terra del tumulo asciugasse in fretta per potersi risposare. Quello stupido di mio marito scherzò con lei, le prese il ventaglio di seta, sventolò il tumulo al posto suo, poi tenne per sé il ventaglio e tornò a casa, ma io afferrai il ventaglio e lo feci a pezzi. Appena qualche giorno prima di morire mi ha ancora detto un mucchio di malvagità. Che grande amore aveva per me! Il tuo giovane padrone è una persona che ama lo studio e che non potrà non avere successo. Inoltre è il rampollo di una casa reale, mentre io, da parte mia, appartengo alla famiglia Tián: siamo entrambi membri della classe sociale più elevata. Il fatto che il tuo padrone sia giunto qui in questi giorni sembra indicare che il Cielo stesso vuole la nostra unione. Per quanto riguarda la terza obiezione, cioè il prezzo del fidanzamento e il costo del banchetto nuziale , mi occuperò io di tutto. Il prezzo del fidanzamento non mi interessa e le spese del banchetto sono poca cosa.(52) Inoltre, ho messo da parte, a titolo di risparmi personali, circa trentasei once d’argento in lingotti (53) e farò avere al tuo padrone quanto gli serve per acquistarsi un nuovo abito da cerimonia. Ora che t’ho spiegato tutto bene torna dal tuo padrone. Se ci sarà ancora tempo, siccome oggi è un giorno propizio per i matrimoni, potremo sposarci questa sera stessa.
Il vecchio servitore prese le trentasei once d’argento e tornò a riferire al principe di Chŭ, il quale non potè far altro che dirsi d’accordo.
Il servitore ritornò allora dalla donna che ne fu straordinariamente felice e, sbarazzatasi delle vesti di lutto, si truccò di nuovo il volto, si passò di nuovo il rossetto sulle labbra ed indossò un abito a colori vivaci. Poi, inviò il servitore (54) a chiamare i vicini perché sollevassero la bara di Zhuāngzhōu e la spostassero nella stanza abbandonata sul retro della casa, fece pulire il salone e diede disposizioni per il banchetto di nozze.
C’è una poesia che ci testimonia il suo stato d’animo:
“La graziosa vedova si fa elegante.
Il pensiero del principe la stimola.
Una sella, un cavallo”? Chi l’ha mai detto?
L’idea di stasera: sposarsi subito!”
Quella sera, la casa della donna appariva tutta pulita e profumata ed il salone era illuminato da lanterne e candele. Il principe di Chŭ aveva in testa un cappello con le nappe (55) ed indossava una tunica lunga fino ai piedi, mentre la signora Tián portava una giacchetta di broccato ed una gonna ricamata. (56) La coppia stava in piedi sotto la luce delle “candele fiorite”. (57) I due sposi erano di una bellezza indescrivibile, come se fossero stati scolpiti nella giada o modellati nell’oro. Compiuta la cerimonia, tenendosi teneramente per mano, si avviarono verso la camera nuziale (58), dove bevvero insieme una coppa di vino.(59)
Stavano svestendosi per andare a letto quando, all’improvviso, il principe di Chŭ contrasse il volto in una smorfia di dolore, rimase come paralizzato e stramazzò a terra, premendosi il petto con ambo le mani, incapace di dire che male l’avesse colpito.
La signora Tián, innamorata come era, dimenticò il ritegno che si confaceva ad una donna appena sposata e si precipitò a prenderlo tra le sue braccia, accarezzandolo e domandandogli che cosa gli fosse accaduto, ma il principe stava così male che non poteva più parlare e dalla bocca gli uscivano soltanto bava e rantoli.
Il vecchio servitore, subito accorso, era in preda al panico.
“Gli è già capitato altre volte?” domandò la signora.
“Gli succede spesso.”le rispose il domestico “Almeno una volta o due all’anno. E non c’è medicina che possa curarlo. C’è un solo rimedio che funziona”.
“Qual è questo rimedio?” chiese ansiosamente la donna.
Allora il domestico le spiegò: “ Il dottore ha prescritto una strana cura. Occorre infatti fargli bere un cervello umano sciolto in una coppa di vino riscaldato ed il male gli passa subito. Di solito, quando il mio padrone è vittima di uno di questi attacchi, il principe suo padre (60) si rivolge al re di Chŭ, il quale fa giustiziare un condannato a morte per prendergli il cervello. Ma ora, in mezzo alle montagne, che cosa si può fare? Il destino del mio padrone è segnato.”
“Il cervello di un uomo vivo non possiamo procurarcelo,” ammise la donna” ma, dimmi, potrebbe servire anche il cervello di un morto?”.
“Il dottore ha detto” le rispose il domestico “ che, se una persona è morta da meno di quarantanove giorni, il suo cervello non è ancora seccato e può essere usato come medicina”.
“Mio marito è morto da una ventina di giorni.”osservò allora la signora Tián “Non si potrebbe spaccare la bara e prendere il suo cervello?”.
“Temo soltanto che la Signora rifuggirà da un simile gesto” obiettò il vecchio domestico.
“Il principe ed io siamo ormai una coppia. Marito e moglie sono una carne sola. Poiché sono disposta a sacrificargli me stessa, che importanza possono avere un paio d’ossa destinate a marcire?”.
Detto questo, la signora Tián ordinò al vecchio servitore di rimanere ad assistere il principe, poi si mise a cercare una scure di quelle che si usano per tagliare la legna e, trovatala, si diresse, con la scure nella mano destra e una lampada nella sinistra, verso la stanza abbandonata sul retro della casa. Entrata nella stanza, posò la lampada sopra la bara, guardò bene dove stava l’estremità superiore della cassa, poi, sollevata la scure con entrambe le mani, menò un gran colpo. Come le fu possibile sfondare la bara con un sol colpo vista la debolezza del sesso femminile? Occorre qui ricordare che Zhuāngzhōu, essendo un filosofo che disdegnava le futilità di questo mondo (61), non aveva voluto una bara di legno solido e pregiato. La bara era dunque in legno di paulonia (62) ed un colpo di scure fu sufficiente a far saltar via un grosso pezzo di legno. Un secondo colpo ne fece saltare un altro pezzo e si sentì allora uscire dalla bara un profondo sospiro. Subito dopo la donna vide Zhuāngzhōu scoperchiare la cassa e levarsi a sedere. Sebbene avesse dimostrato di avere un animo spietato, la signora Tián rimaneva pur sempre una donna. Terrorizzata da ciò che vedeva si sentì mancare (63), il suo cuore si mise a battere pazzamente e la scure le cadde a terra.
“Moglie mia” esclamò Zhuāngzhōu “aiutami ad uscire fuori di qui!”.
La donna non potè non aiutarlo. Zhuāngzhōu prese la lampada e si avviò verso il salone. La moglie lo seguiva da vicino, estremamente inquieta perchè sapeva che nel salone aveva lasciato il principe di Chŭ ed il suo servitore. Sudava freddo e ad ogni passo che faceva in avanti avrebbe voluto farne due indietro. Quando arrivarono nel salone, questo era ancora splendidamente addobbato, come lo era stato per il matrimonio, ma non c’era alcuna traccia nè del principe nè del suo domestico. Allora, nonostante l’apprensione che continuava segretamente a tormentarla, la signora Tián si fece coraggio, e, cercando di trarsi d’impaccio con belle parole, disse a Zhuāngzhōu: “Dal momento della tua morte non ho fatto altro che pensare a te giorno e notte. Poco fa, ho sentito dei rumori provenire dall’interno della bara e, ricordandomi che, nei tempi antichi, vi furono numerosi casi di resurrezione, ho sperato di veder ritornare in vita anche te. Perciò ho preso una scure per scoperchiare la bara e, grazie a Dio (64), ti ho ritrovato vivo come speravo. Quanto sono fortunata!”.
“Ti ringrazio di cuore per il tuo affetto,” le rispose Zhuāngzhōu”, ma c’è una cosa che non riesco a spiegarmi. Per quale ragione indossi una gonna di seta ed una giacchetta di broccato nel pieno del periodo di lutto?”.
La signora Tián ebbe di nuovo la risposta pronta:” Poiché intuivo che, scoperchiando la bara, avrei trovato una lieta sopresa, non ho osato farlo vestita a lutto, ma ho ritenuto giusto indossare abiti di broccato e di seta in segno di buon auspicio”.
“Bene!” ribattè Zhuāngzhōu “Però, c`è ancora una cosa che ho notato. Perché la bara non si trovava nel salone, come avrebbe dovuto, bensì in quella stanza abbandonata? È anche questo un buon auspicio?”
La donna non seppe più cosa rispondergli.
Zhuāng Zhōu vide anche il tavolo ricoperto di coppe e di piatti e non chiese per quale ragione fosse stato preparato un banchetto,ma diede ordine di riscaldare del vino e di portarglielo.(65)
Lasciandosi andare, Zhuāng Zhōu riempì fino all’orlo il suo corno (66) e bevve a più riprese. La moglie, che non si era resa perfettamente conto di come stavano le cose e che sperava ancora di riconquistare il suo affetto e di riprendere la vita coniugale, si sedette accanto alla brocca del vino, tutta sorrisi e moine, cercando con bei discorsi e paroline dolci di indurre il marito a tornare a letto con lei, ma Zhuāng Zhōu, ormai completamente ubriaco, fattosi portare carta e pennello, scrisse i seguenti versi:
Un tempo ci siamo voluti bene.
Tu vuoi far l’amore, ma io non voglio più.
Se ritornassimo marito e moglie,
temerei la tua scure sulla bara.
Nel leggere queste parole, la donna fu travolta dalla vergogna ed ammutolì.
Allora Zhuāng Zhōu scrisse altri quattro versi:
Quanto dura l’amore per un uomo?
Ne vede un altro e dimentica il primo.
Avanti con la scure sulla bara
per far più presto che con il ventaglio.
Poi si rivolse di nuovo alla moglie e , puntando il dito verso l’esterno della casa, le disse “Voglio farti vedere due persone”. La donna si voltò e vide sulla porta il principe di Chŭ, accompagnato dal vecchio servitore. Esterrefatta, si girò verso Zhuāng Zhōu e non lo vide più; guardò di nuovo verso la porta ed anche il principe di Chŭ ed il vecchio servitore erano spariti. Eppure un attimo prima erano lì l’uno e l’altro! Si ricordò allora che Zhuāng Zhōu sapeva assumere le sembianze di altri e rendersi invisibile. Il suo animo si annebbiò e fu invasa da un senso di vergogna. Sciolse la cintura ricamata che portava alla vita, se l’avvolse intorno al collo e si impiccò ad una trave. Ah, che tristezza! Era proprio morta.
Quando vide che la signora Tián era morta, Zhuāng Zhōu ne tirò giù il corpo e lo depose dentro la bara scoperchiata. Poi, appoggiato alla bara, si mise a battere il ritmo con le mani su una scodella di maiolica come su un tamburo e cominciò a cantare.
La canzone diceva:
La natura, ahimè, non fu saggia
allorché ci generò: me e te,
perché io non sono tuo marito
e tu non sei la mia consorte.
Per caso ci siamo incontrati
e poi siamo vissuti insieme.
Ora uniti, ora separati,
in ossequio alle circostanze.
La moglie priva di scrupoli,
già dimenticava il defunto,
ma, quando apparve la verità,
non le restò altro che uccidersi.
Da viva , voleva scegliere;
da morta, è ritornata al nulla.
Mi pianse brandendo una scure,
io la piango canterellando.
Il colpo d’ascia mi risvegliò,
la desteranno queste note?
Si saprà mai chi fu e chi sono io?
Terminata la canzone, Zhuāng Zhōu improvvisò ancora una quartina:
Quando sei morta t’ho sepolta.
Morto io, volevi risposarti.
S’io fossi veramente morto,
che bella farsa avremmo visto!
Ridendo di cuore, Zhuāng Zhōu spezzò la scodella, poi appiccò il fuoco al salone. L’incendio si diffuse dal salone alle altre stanze e tutta la casa bruciò. Anche la bara fu ridotta in cenere. Soltanto il Dàodéjīng ed il Classico della Fioritura del Sud rimasero intatti. Alcuni montanari li raccolsero e così questi libri sono giunti sino a noi.
Zhuāng Zhōu si mise a vagare per il mondo, non si sposò più e raggiunse l’immortalità. Alcuni raccontano che incontrò Lăozĭ al passo di Hángú (67) e se ne andò via con lui.
C’è una poesia che dice:
Wú Qĭ (68), quel che ammazzò sua moglie
non sapeva ciò che faceva.
Il grande tormento di Xún Càn (69)
ci sembra solo ridicolo.
Seguite l’esempio di Zhuāng Zhōu, che,
battendo sulla sua scodella,
dimenticò tutti gli affanni,
si liberò d’ogni problema.(70)
NOTE
1) Il carattere 枷 (“ jià”) indica uno strumento di tortura e di punizione simile alla nostra “gogna” dell’epoca medioevale, consistente in due tavole di legno più o meno grandi incavate in modo tale che potevano essere strette intorno al collo di una persona senza soffocarla. Il condannato, pur essendo libero di camminare, era grandemente impedito nei movimenti, dormiva con difficoltà e non poteva nutrirsi se non con l’aiuto di un altro. Il termine “canga” con cui 枷 (“ jià”) è spesso reso in italiano deriva dal portoghese “canga”, che significa “giogo”.
2) “La luna sul fiume occidentale” (西 江 月 “xī jiāng yuè”) è un 词牌 (“cípài”), cioè una melodia per canzonette 词 (“cí”). A partire dalla dinastia Sòng 宋 朝, molti poeti, tra cui Sū Shì 蘇 軾 , hanno composto poesie su questo motivo.
3) Secondo una credenza diffusa in Cina, gli dei legano alle caviglie del ragazzo e della ragazza che sono destinati ad innamorarsi e a sposarsi un invisibile “filo rosso” (紅 線 “hóngxiàn”), che è chiamato “filo rosso del destino” o “filo rosso del matrimonio”. La divinità incaricata di annodare il “filo rosso” è Yuè Xià Lăorén 月 下 老 人, il Vecchio della Luna. La credenza trae origine da un antica leggenda, diffusa in varie versioni. Una di queste versioni racconta che un giovane intenzionato a sposare una ragazza ricca incontra il Vecchio della Luna, il quale gli mostra il filo rosso intorno alla caviglia di una ragazza vestita modestamente che gli sta passando accanto. Il giovane, che non vuole avere una moglie povera, ordina al suo servo di ucciderla e lascia il paese. Molti anni dopo, diventato funzionario, sposa una ragazza molto ricca. La sera delle nozze, quando la moglie si toglie il velo, nota che ha una profonda cicatrice sopra l’occhio. Gliene chiede il motivo e la ragazza gli spiega piangendo che, essendo rimasta orfana dei genitori, ha vissuto per parecchio tempo in condizioni di povertà. Un giorno, uno sconosciuto l’ha assalita senza alcuna ragione colpendola a bastonate sulla testa e lasciandola per morta. È stata poi adottata da un parente del padre che possiede grandi beni e che non ha figli. Il marito capisce che la moglie è la ragazza che gli era stata indicata dal Vecchio della Luna e, pentito, le chiede perdono. Le persone con il “filo rosso alle caviglie”sono quindi quelle destinate ad amarsi. Cio spiega perché l’espressione sia normalmente usata per indicare un uomo e una donna legati da un ardente affetto.
4) I “sei sensi”(六 根 “liù gēn”) sono : vista, udito, odorato, gusto, tatto e percezione mentale (意 根 “yì gēn”), che sembra corrispondere a quello che noi chiamiamo “sesto senso”, cioè la capacità di percepire qualcosa che sfugge agli altri sensi.
5) La poesia è opera di un monaco buddhista del 10° secolo d.C., Qìcĭ 契 此 , noto con i soprannomi di “Monaco dalla bisaccia” (布 袋 和 尚 “bùdài héshàng”), perché andava in giro a raccogliere elemosine, e di “Maestro di Chángtīng” (長 汀 子 “chántīngzĭ”), perché originario del villaggio di Chángtīng 長 汀 presso la città di Fènghuà 奉 化 nel Zhèjiāng 浙 江 . Il ”Monaco dalla Bisaccia”, che morì nel 916 d.C, fu venerato, dopo la morte, come una reincarnazione del Buddha Maitreya 弥 勒 佛(“mílèfó”), ed è conosciuto in Giappone come Hotei 布袋, uno dei sette “Dei della Felicità” (七 福 神, “sichi fukujin”).
6) Il contadino che trapianta il riso si muove a ritroso per non calpestare le piantine appena messe a dimora. L’immagine ha qui un senso allegorico: andare indietro, vale a dire rinunciare al successo e ai piaceri del mondo, è in realtà andare avanti, cioè avvicinarsi alla perfezione spirituale.
7) La dinastia Zhōu 周 朝 regnò dal 1046 a.C. al 256 a.C. (i Zhōu occidentali 西 周 dal 1046 a.C. al 771 a.C., i Zhōu orientali 東 周 dal 771 a.C. al 256 a.C.). Zhuāngzĭ 莊 子 , che, secondo la tradizione visse dal 369 a.C. al 286 a.C, apparterebbe dunque all’ultimo periodo di questa dinastia.
8) Il ducato di Sòng 宋 國 , sorto nell’11 secolo a.C, durò fino al 286 a.C. La sua capitale era Shāngqiū 商 丘 nell’attuale Hénán 河 南 . La città di Méng 蒙 è identificata da alcuni con la stessa Shāngqiū, da altri con Méngchéng 蒙 城 nella regione limitrofa dell’Ānhūi 安 徽 .
9) Questo lavoro giovanile di Zhuāngzĭ è menzionato dallo storico Sīmă Qiān 司 馬 遷 nelle sue “Memorie Storiche”史 記 (“shĭjì”) , in cui, al cap.63, intitolato “Biografie di Lăozĭ e di Hán Fēi” ( 老 子 韓 非 列 傳 “lăozĭ hánfēi lièzhuàn”), par. 9, è detto: “ Zhōu ebbe un impiego a Méng in una piantagione di alberi della lacca”( 周 嘗 為 蒙 漆 園 吏 “zhōu cháng wéi méng qīyuán lì”).
10) Abbiamo qui un caso di ciò che i francesi chiamano con espressione suggestiva “télescopage” , cioè di annullamento della distanza tra due periodi storici, che vengono quasi a sovrapporsi come i tubi di un binocolo o di un telescopio. Lăozĭ, figura semileggendaria, sarebbe vissuto un po’ prima di Confucio. Alcune fonti lo fanno nascere nel 601 d.C. e allontanarsi dalla Cina nel 531 a.C., data dopo la quale non si sarebbero più avute sue notizie. Poiché Zhuāngzĭ sarebbe nato nel 369 a.C., non potrebbe essere stato allievo di Lăozĭ da cui lo separano almeno sei generazioni.
11) Il “Libro dei Mutamenti” 易 經 (“yìjīng”) è il più antico dei cinque classici. È attribuito dalla tradizione al Re Saggio di Zhōu 周 文 王 e al Duca di Zhōu 周 公 , vissuti nell’11° secolo a. C., ma, anche se è possibile che incorpori materiali di quell’epoca, la sua redazione viene normalmente fissata agli inizi dell’8° secolo a.C., verso la fine del periodo dei Zhōu occidentali. Fu tenuto in grande considerazione da Confucio.
12) Il termine 三 生 (“sān shēng”), vale a dire “tre generazioni” è usato, in particolare nella dottrina buddhista, per indicare sinteticamente “il passato, il presente e il futuro”, in altri termini l’”eternità”.
13) Ho aggiunto al termine “piogge” l’aggettivo “primordiali”, perché si tratta evidentemente di una descrizione delle origini del mondo, cioè di una sorta di sintetica cosmogonia: prima vengono le acque del cielo e fecondano la terra arida e deserta; nascono poi le piante ed infine gli animali.
14) I Cinesi usano la parola “cento” (百 “băi”), come noi usiamo la cifra “mille”, per indicare una “grande quantità”. L’espressione 百 花 (“băi huā”), vale a dire “cento fiori”, designa quindi un “gran numero di fiori”.
15) Lo “Stagno di Giada” (搖 池 “yáochí”), sui monti Kūnlún 崑 崙 山 era lo specchio d’acqua sulle cui rive era situato, secondo la mitologia cinese, il palazzo della Regina Madre dell’Occidente ( 西 王 母 “xīwángmŭ”)。
16) L’Imperatore di Giada 玉 皇 e la sua consorte, la Regina Madre dell’Occidente 西 王 母, assicuravano l’immortalità alle altre divinità offrendo loro, nel corso di un banchetto che si teneva ogni seimila anni, le pesche (蟠 桃 “pántáo) prodotte dall’albero di pesco che cresceva nel loro giardino, le quali erano anche chiamate “pesche dell’immortalità” (仙 桃 “xiāntáo”).
17) Era indicato con il nome di “qīngluán” 青鸞, un uccello favoloso, simile alla fenice (鳳 凰 “fènghuáng”), dalla quale si distingueva per il colore azzurro del piumaggio, che nella fenice era invece vermiglio. Il “qīngluán” è menzionato nella mitologia cinese come cavalcatura della Regina Madre dell’Occidente e come custode del suo giardino.
18) La Regina Madre dell’Occidente ( 西 王 母 “xīwángmŭ”) è un’antichissima divinità che la dottrina taoista trasformò da personaggio feroce e crudele nella dea della vita e dell’immortalità. Una delle prime menzioni scritte riferite a questa dea si trova nell’opera che porta il nome di Zhuāngzĭ. Nel sesto libro, intitolato “Il Grande e Onorato Maestro”( 大 宗 师 “dà zōngshī”),si legge infatti, al paragrafo 3, quanto segue: “È grazie alla Via che la Regina Madre dell’Occidente siede sul monte Shăoguăng. Nessuno sa quando essa sia nata, nessuno sa quando perirà” (西王母得之,坐乎少广,莫知其始,莫知其终 ”xīwángmǔ dé zhī, zuò hū shǎo guǎng, mò zhī qí shǐ, mò zhī qí zhōng).
19) Si può vedere in questa frase più un’influenza del Buddhismo che del Taoismo, almeno nella sua formulazione originale scevra da successive contaminazioni. Le affermazioni che troviamo, ad esempio, nel Zhuāngzĭ non consentono di affermare che la dottrina taoista ammettesse la metempsicosi: essa non riconosceva infatti la reincarnazione di un’anima individuale in un altro essere vivente, ma riteneva piuttosto che, con la morte il singolo ritornasse a far parte della massa indistinta dell’universo. Sembrano potersi leggere in questo senso alcuni brani del Zhuāngzĭ (capitolo 6), che riporto qui di seguito:
“ Poco tempo dopo, Zĭ Yŭ cadde malato e Zĭ Sì andò a trovarlo.
...
Zĭ Sì gli domandò: “La tua condizione ti rende triste?”
“Perché la possibilità di morire dovrebbe rattristarmi? gli rispose il malato” Se il mio braccio sinistro si trasformasse in un gallo, io canterei sul fare dell’alba; se il mio braccio destro si trasformasse in un arco, andrei in cerca di piccioni. Se il mio sedere si trasformasse in un carro e il mio spirito in un cavallo, io mi farei condurre da questo cavallo e non lo cambierei per il traino dell’Imperatore.”
“Poco tempo dopo anche Zĭ Lái cadde gravemente malato e rantolava, in punto di morte, circondato dalla moglie e dai figli in lacrime.
Zĭ Lí, che era andato a chiedere sue notizie, intimò alla famiglia di uscire dalla stanza per non disturbare il morente nel momento del trapasso.
Poi, appoggiandosi allo stipite della porta, disse a Zĭ Lái: ”Quant’è grande il Creatore dell’Universo! Che cosa farà di te ora? Dove ti farà andare? Ti trasformerà nel fegato di un topo o nella zampina di un insetto?”.
Gli rispose Zĭ Lái: “ Quando i genitori dicono a loro figlio: "Va’ verso nord o verso sud, verso est o verso ovest”, il figlio obbedisce senza discutere. Ora, per un uomo, lo yīn e lo yáng sono ben più importanti di quanto non siano i suoi genitori. Se hanno stabilito che devo morire ed io cerco di oppormi alla loro decisione, mi mostrerò ostinato e ribelle e sarò in colpa. La terra nutre il mio corpo e mi fornisce gli strumenti per vivere. Mi offre conforto nella mia tarda età e rifugio dopo la morte. Ciò che fa che la mia vita sia un bene, farà si che anche la mia morte sia un bene. Immaginiamo un grande fabbro che fonde i metalli. Che cosa penserebbe se un metallo saltasse su e gli dicesse:”Voglio che tu mi trasformi nella spada Mòyé!”. .Penserebbe di certo che quel metallo è un po’ squinternato. Allo stesso modo, se chi è giunto alla fine della sua vita si mettesse a dire: “Voglio rinascere uomo e soltanto uomo”, il Creatore penserebbe certamente che è uscito di senno. Se ci rendiamo conto del fatto che il cielo e la terra sono una grande forgia e che il Creatore è un grande fabbro, non c’è sorte cui egli ci destini che non vada bene per noi . La nostra fine è come cadere in un sonno da cui sarà piacevole risvegliarsi “.
20) Il riferimento al “qīngjīng” 清淨, letteralmente “purezza e tranquillità”, appare qui un po’anacronistico. La nozione di “qīngjīng” risulta infatti sviluppata, per la prima volta, nel “Classico della Purezza e della Tranquillità” (清 靜 經 “qīngjìng jīng”), opera anonima del periodo Táng 唐 朝, che combina spunti filosofici tratti dal Dào Dè Jīng con temi di origine buddhista, in una forma letteraria simile a quella del Sutra del Cuore ( in sanscrito प्रज्ञापारमिताहृदय “prajñāpāramitāhŗdaya”, in cinese 心 經 “xīnjīng”), e che insegna a praticare l’eliminazione del desiderio per coltivare la purezza e la serenità spirituale.
Poiché a quell’epoca non esistevano gli studi filologici, la tradizione attribuì ben presto questo libro allo stesso Lăozĭ e non sorprende che i racconti popolari considerino coeva alle origini del taoismo una dottrina sorta invece molto più tardi.
21) Il principio del non agire (無 為 “wú wéi”) è uno dei punti fondamentali della dottrina taoista ed è già enunciato con chiarezza nel Dào Dé Jīng 道 德 經. Esso non va ovviamente inteso come un incitamento all’ignavia, bensì come un invito a conformarsi spontaneamente alle leggi della natura, astenendosi dal cercare di assoggettarle con violenza all’azione umana.
22) Per il Buddhismo raggiungere la “grande illuminazione” (大 悟 “dàwù”, letteralmente la “grande comprensione”) significa pervenire a conoscere la nostra vera natura, la vera natura del mondo, lo scopo e il significato della vita. Hanno raggiunto la “grande illuminazione” (o “grande risveglio”) soltanto il Buddha e coloro che, come lui, sono pervenuti ad una conoscenza completa e perfetta. Molti ascoltatori degli insegnamenti del Buddha raggiungono soltanto un’ “illuminazione parziale”( 悟“wù”).
I termini 悟 “wù”e 大 悟 “dàwù”non compaiono negli scritti canonici del Taoismo attribuiti a Lăozī e a Zhuāngzī, che ignorano la teoria dell’”illuminazione”.
Questo concetto influenzò tuttavia la dottrina taoista quando il Buddhismo, all’inizio dell’era cristiana, entrò in Cina e si diffuse gradualmente in tutto il paese.
In una prospettiva eclettica, si può sostenere che un Taoista raggiunga l’”illuminazione” quando il suo modo di pensare e di agire si conforma perfettamente alla Via.
23) I cinquemila caratteri del Dào Dé Jīng fornirono a Bái Jūyì 白 居 易 il pretesto per una poesiola ironica intitolata “Leggendo Lăozĭ” (讀 老 子 “dù lăozĭ” ), che recita:
“Chi parla non sa; chi sa non parla”:
ecco il messaggio del Vecchio Maestro.
Ma se era uno che sapeva,
perché ha scritto cinquemila parole?”
言 者 不 知 知 者 默 此 語 吾 聞 於 老 君
若 道 老 君 是 知 者 缘 何 自 著 五 千文
24) Nel 391 a.C. Tián Hé 田 和 , capo della famiglia Tián, allontanò dal potere il duca Kāng di Qí 齊 康 公 e, pochi anni dopo, nel 386 a.C., si proclamò lui stesso duca di Qí, dando inizio alla dinastia Tián, che durò fino al 221 a.C. quando il ducato di Qí 齊 國 fu conquistato dal regno di Qín 秦 國 . Il ducato di Qí era situato nell’attuale regione dello Shāndōng 山 東 .
25) Il testo cinese recita: “真 個 如 漁 似 水 (“zhēn gè rú yú sì shuĭ”), cioè “proprio come un pesce nell’acqua”. L’autore intende evidentemente dire che il comportamento sessuale di Zhuāngzhōu era naturale e spontaneo e lontano da qualsiasi eccesso.
26) Il re Wēi di Chŭ 楚 威 王 regnò dal 339 a.C. al 329 a.C. L’episodio qui riportato è narrato nelle “Memorie Storiche” 史 記 (“shĭjì”) di Sīmă Qiān 司 馬 遷 ( cap.63, par.10).
27) Un monte chiamato 南華山 (“nánhuàshān”, cioè il “monte della fioritura meridionale“) sorge a sud dell’antica città di Fènghuáng 鳳 凰 , che fa parte della prefettura di Xiāngxī 湘 西 nel Húnán 湖 南. Il termine 曹州 (“cáo zhōu”) è invece, secondo quanto risulta da una ricerca compiuta su Internet, l’antico nome della contea di Cáo ( 曹 县 “cáo xián”) nella parte sudoccidentale dello Shāndōng 山 東. Il regno di Sòng 宋 國 sorgeva nell’attuale Hénán河 南 , che confina con lo Shāndōng, ma non con il Húnán. Si deve quindi supporre che il nome Nánhuàshān su riferisca qui ad un’altra montagna.
28) In Cina il bianco è il colore del lutto.
29) L’espressione idiomatica 鶯 啼 燕 語 “ yīng tí yàn yŭ”, letteralmente “trilli di usignuoli, canti di rondini”, indica tradizionalmente la primavera. Può essere usata a mo’ di metafora per indicare qualcosa di dolce come la primavera, in questo caso la voce melodiosa della donna.
30) L’aggettivo 拙 (“zhuō”) può essere tradotto con “povero” “stupido”,”incapace”, “rozzo”, “goffo”. Il termine 拙 夫 (“zhuōfū”) può dunque significare “quel poveretto di mio marito”, “quello stupidone di mio marito”, “quel tonto di mio marito”, “quel buon uomo di mio marito”.Poiché la donna dice tuttavia di aver amato il defunto, ho pensato che fosse giusto attenuare la sfumatura dispregiativa dell’espressione traducendola con “mio marito buonanima”.
31) In Cina, se si porge un oggetto ad una persona occorre farlo tenendo l’oggetto con le due mani. Porgere qualcosa con una sola mano è considerato segno di scortesia e di scarsa considerazione per il ricevente.
32) L’espressione 道 法 (“dăofă”) dovrebbe, a rigor di termini, indicare le “leggi della Via”, cioè i princípi generali della dottrina taoista e le regole a cui il fedele dovrebbe conformare il suo comportamento. Poiché tuttavia la credenza popolare portò, nel corso dei secoli, a concepire la pratica del Taoismo come ricerca dell’immortalità e di poteri magici, la frase 莊 生 行 起 道 法 (“ zhuānshēng xīngqĭ dàofă”), vale a dire “Zhuāngzĭ applicò le regole della Via”, va piuttosto intesa come “fece ricorso ai suoi poteri magici”.
33) L’espressione: “Si può dipingere un drago o una tigre, ma è difficile dipingere le sue ossa; si può conoscere la faccia di un uomo, ma non si conosce il suo cuore” (画龙画虎难画骨,知人知面不知心, huà lóng huà hǔ nán huà gǔ,zhī rén zhī miàn bù zhī xīn) figura negli “ Scritti dei saggi dei tempi antichi (昔 時 賢 文 “xīshí xiánwén”), una raccolta di aforismi, proverbi e detti di personaggi famosi, che cominciò a circolare verso la fine del XVI° secolo.
34) La saggia massima secondo cui non si dovrebbe mai parlare o agire sotto l’impulso di una passione è attribuita dall’autore alla “vecchia Via” (古 道 “gŭ dào”), cioè alla “sapienza degli antichi”.
35) Nell’antica Cina le donne dovevano mostrarsi in ogni circostanza umili e sottomesse. Tenere la testa alta dinanzi al marito contestandone le opinioni era per una moglie un gesto di grande sfrontatezza.
36) Letteralmente “non hai paura di compiere un peccato?” (不怕罪過 “bùpà zuìguo”). Il termine “peccato” può essere intepretato in modo più estensivo come “errore”, ”giudizio temerario”.
37) Letteralmente “i figli di un sogno possono anche avere un po’ di determinazione” (夢 兒 裏 也 還 有 三 分 的 志 氣 “mèng er lǐ yě hái yǒusān fēn de zhìqì”).
38) Il termine (道 家 “dàojiā”) indica la dottrina taoista. La metafora della sella e del cavallo significa che, conformemente agli insegnamenti taoisti, una donna rimasta vedova dovrebbe rimanere fedele alla memoria del marito e non risposarsi.
39) È soltanto quando Zhuāng sarà morto che si potrà vedere se la moglie gli resterà fedele o no. Affermar fin d’ora che non gli sarà fedele è- dice l’interessata- una calunnia.
40) Letteralmente: “Ho letto i libri e conosco le regole” (妾讀書知禮 “qiè dú shū zhī lǐ”).
41) Il termine 秀 士 (“xiùshì”) potrebbe essere tradotto con “brillante gentiluomo”. Poiché nella tradizione cinese il gentiluomo è sempre un uomo di cultura l’ho tradotto con “letterato”. Si ricordi l’espressione 秀 才 (“xiùcái”), vale a dire “brillante talento”, che designava coloro che avevano ottenuto il diploma di primo grado negli esami nazionali per l’accesso alla funzione pubblica.
42) La faccia incipriata e le labbra dipinte di rosso vivo sono oggi caratteristiche degli attori dell’opera, ma erano, una volta, elementi che si ritenevano contribuire in modo importante alla bellezza di un volto. Del resto, anche in Europa, nel ‘700, gli uomini e le donne della buona società portavano la parrucca ed avevano il viso incipriato.
43) Il termine 玄 冠 (“xuánguān”) indica il berretto da cerimonia avente una forma simile a quella di una corona indossato un tempo dalle persone di prestigio.
44) Lo Stato di Chŭ 楚 國 , creato intorno al 1030 a.C. e diventato regno di Chŭ nel 706 a.C., durò fino al 223 a.C. quando fu conquistato dal regno di Qín 秦 國 . Includeva la maggior parte del territorio delle attuali provincie del Húbĕi 湖 北 e del Hénán 河 南 e vaste zone di numerose altre province.
45) “Il Vero Classico della Fioritura del Sud” (南 華 真 經 “ nánhuà zhènjīng”) è il titolo dato al “Zhuāngzĭ” 莊 子 dall’imperatore Xuánzōng 玄 宗 della dinastia Táng 唐 朝 , quando nel 742 d.C. riconobbe a questo libro la qualità di “libro classico” (經 “jīng”)
46) Il “Classico della Via e della Virtù “ è ovviamente il Dào Dé Jīng 道 德 經 di Lăozĭ 老 子 .
47) Il posto d’onore nelle veglie funebri era a destra della bara. Secondo l’uso cinese, il posto d’onore era normalmente a sinistra, salvo che nelle cerimonie funebri e nelle parate militari. Come spiega il cap. XXXI del Dào Dé Jīng:
“I posti d’onore nelle parate militari sono quelli delle cerimonie funebri.
Il vicecomandante marcia a sinistra ed il comandante supremo a destra.
Infatti , un esercito che ha massacrato va accolto con tristezza, pianti e gemiti.
È giusto che il vincitore di una battaglia sfili come se partecipasse a un funerale.”
48) L’autore, che può giustamente essere accusato di una certa misoginia, tiene a mettere in rilievo che il principe di Chŭ era innamorato al 50% ( 五 分 “wŭ fēn”), mentre la signora Tián aveva perso la testa al 100% ( 十 分 “shí fēn).
49) L’assistenza alle lezioni di un maestro è qui indicata con l’espressione 北 面 聽 教 (“běimiàn tīng jiào “), vale a dire”ascoltare con il viso rivolto verso il nord”. Poiché, infatti, le persone di prestigio sedevano con il viso rivolto verso il sud 南 面 (“nánmiàn“), coloro che le ascoltavano guardavano necessariamente verso il nord.
(50) Secondo un’antica credenza, finché la bara non viene portata al cimitero, lo spirito del defunto continua ad aggirarsi per la casa. Questa credenza ha fatto nascere l’uso del 靈 坐 (“líng zuò”), letteralmente la “dimora “ o il “sedile” dello spirito”, che consiste nel porre dinanzi alla bara una sedia e un tavolo su cui sono depositate offerte di cibo, affinché lo spirito del defunto possa riposarsi e nutrirsi.
(51) Ho tradotto con “agognata risposta” l’espressione 那 話兒‘“náhuàr”, che letteralmente significa “quelle paroline”. Nell’uso moderno l’espressione ha assunto un doppio senso, venendo intesa come “le parole che non si possono dire”, cioè i termini che indicano le parti sessuali.
52) Il prezzo del fidanzamento (聘 禮 “pìnlĭ) era una certa somma che il futuro sposo doveva versare alla famiglia della futura sposa. Quest’usanza era un ricordo degli antichi tempi in cui il matrimonio era concepito come un vero e proprio acquisto della donna. Nella sua esaltazione, la signora Tián, pur di potersi maritare subito, si dichiara disposta non soltanto a rinunciare al prezzo del fidanzamento, ma anche a sostenere tutte le spese del matrimonio.
53) Il testo cinese parla di venti “liăng” (二 十 兩 “èrshí liăng”). Il “liăng” corrispondeva, sotto la dinastia Míng 明 朝 , ad un peso di 37,3 grammi, pari a 1,3 once.
54) Il ricorso ai vicini per spostare la bara lascia pensare che non ci fossero domestici in casa o che non ce ne fosse più di uno o due. La dottrina taoista predica del resto la rinuncia ai lussi e alle agiatezze del mondo.
55) Il cappello con le nappe (纓 “yīng”) era indossato dall’Imperatore e dagli alti dignitari nelle occasioni solenni.
56) Ho reso con “gonna” il termine 裙 (”qún”), che i dizionari traducono variamente con “ camicia”,”grembiule”, “sottana”. Si tratta di un abito lungo sul quale veniva poi indossata una giacchetta.
57) Era d’uso illuminare il salone in cui si svolgevano le nozze e la camera nuziale con un paio di candele rosse, ritenute di buon auspicio. Poiché su tali candele erano disegnati draghi dorati ed altri ornamenti, esse erano comunemente chiamate “candele fiorite”: 花燭 (“huāzhú”).
58) La camera degli sposi era detta 洞 房(“dòngfáng”), letteralmente la “caverna”, la”camera nascosta”, perché era situata nella parte più interna della casa.
59) Era costume che, dopo il matrimonio, i novelli sposi bevessero un sorso di vino da due coppe dette 巹杯 (“jīnbēi”), letteralmente le “coppe della zucca”. Tali coppe, legate tra di loro da un filo rosso, erano infatti ricavate, nei tempi più antichi, da una zucca tagliata a metà. Il rito simboleggiava l’unione tra gli sposi.
60) Il termine 老殿 (“dián”) designava il “palazzo” e, quindi, per metonimia coloro che ci abitavano, cioè i membri di una famiglia aristocratica. Con l’espressione老殿 (“lăo dián”), il “vecchio palazzo””, si indicava il capofamiglia.
61) Il termine ( 達 生“dàshēng”), letteralmente “piena comprensione della vita” ,“vita sensata”, “vita ragionevole”, “vita da filosofo”, è il titolo del 19° capitolo del Zhuāngzī, in cui si insegna che il saggio tiene conto soltanto di ciò che è necessario per la vita e non dà alcuna importanza alle vanità del mondo.
62) La paulonia ( in cinese 桐 “tóng; nome scientifico: “paulownia tomentosa”) è un albero tipico delle regioni temperate dell’Estremo Oriente. Il suo legno è di scarso pregio perché poco compatto e quindi assai fragile.
63) Il testo cinese reca: 得 腿 軟 筋 麻 “dé tuĭ ruăn jīn má”, vale a dire: “si sentì le gambe molli ed i muscoli intorpiditi”.
64) L’originale cinese reca 謝 天 謝 地 ( “xiè tiān xiè dì”), vale a dire “grazie al cielo, grazie alla terra”.
65) C’era un tempo l’uso di riscaldare leggermente I liquori, che venivano bevuti tiepidi.
66) Il termine 觥 (“gōng”) designa una coppa fatta con il corno di un bue o di un altro animale.
67) Il passo di Hángú (函谷關 “hángú guān”) collega la vallata del Fiume Giallo alle pianure della Cina Settentrionale. Secondo la leggenda, Lăozĭ scrisse il Dàodéjīng su preghiera del guardiano del passo, prima di allontanarsi verso occidente senza far più ritorno.
68) Wú Qĭ 吴 起 (440 a.C-381 a.C.) fu un generale, letterato e uomo politico del Periodo degli Stati Combattenti. Fu accusato dai suoi detrattori di aver ucciso la moglie, originaria del regno di Qí 齊 國, per guadagnare la fiducia del re di Lŭ 魯 國, che era ostile al regno di Qí. Qui viene citato soltanto per affermare che l’uxoricidio non è un buon modo di risolvere le difficoltà coniugali.
69) Xún Càn (209 d.C.- 237 d.C.) fu un letterato e filosofo del Periodo dei Tre Regni. Sposò la figlia del generale Cáo Hóng 曹 洪, nota per la sua per la sua grande bellezza, ma la moglie morì poco tempo dopo il matrimonio. Xún Càn ne fu talmente amareggiato che non le sopravvisse a lungo e morì alla giovane età di soli 28 anni. Il suo caso è qui citato come esempio da non seguire.
70) La morale piuttosto amara del racconto è che non bisogna credere alla profondità e alla sincerità dei sentimenti. Questa morale corrisponde comunque alla dottrina taoista che nega qualsiasi consistenza ai valori del mondo.
莊 子 休 鼓 盆 成 大 道
富貴五更春夢,功名一片浮雲。眼前骨肉亦非真,恩愛翻成仇恨。
莫把金枷套頸,休將玉鎖纏身。清心寡欲脫凡塵,快樂風光本分。
這首《西江月》詞,是個勸世之言。要人割斷迷情,逍遙自在。且如父子天性、兄弟手足,這是一本連枝,割不斷的。儒、釋、道三教雖殊,總抹不得「孝」「悌」二字。至於生子生孫,就是下一輩事,十分周全不得了。常言道得好:
兒孫自有兒孫福,莫與兒孫作馬牛。
若論到夫婦,雖說是紅線纏腰,赤繩系足,到底是剜肉粘膚,可離可合。常言又說得好:
夫婦本是同林鳥,巴到天明各自飛。
近世人情惡薄,父子兄弟到也平常,兒孫雖是疼痛,總比不得夫婦之情。他溺的是閨中之愛,聽的是枕上之言。多少人被婦人迷惑,做出不孝不悌的事來。這斷不是高明之輩。
如今說這莊生鼓盆的故事,不是唆人夫妻不睦,只要人辨出賢愚,參破真假,從第一著迷處,把這念頭放淡下來。漸漸六根清淨,道念滋生,自有受用。昔人看田夫插秧,詠詩四句,大有見解。詩曰:
手把青秧插野田,低頭便見水中天。
六根清淨方為稻,退步原來是向前。
話說周末時,有一高賢,姓莊,名周,字子休,宋國蒙邑人也。曾仕周為漆園吏。師事一個大聖人,是道教之祖,姓李,名耳,字伯陽。伯陽生而白髮,人都呼為老子。莊生常晝寢,夢為蝴蝶,栩栩然于園林花草之間,其意甚適。醒來時,尚覺臂膊如兩翅飛動,心甚異之。以後不時有此夢。莊生一日在老子座間 講《易》之暇,將此夢訴之于師。卻是個大聖人,曉得
三生來歷,向莊生指出夙世因由.
那莊生原是混沌初分時一個白蝴蝶。天一生水,二生木,木榮花茂,那白蝴蝶采百花之精,奪日月之秀,得了氣候,長生不死,翅如車輪。後游於瑤池,偷采蟠桃花蕊,被王母娘娘位下守花的青鸞啄死。其神不散,托生於世,做了莊周。因他根器不凡,道心堅固,師事老子,學清淨無為之教。今日被老子點破了前生,如夢初醒。自覺兩腋風生,有栩栩然蝴蝶之意。把世情榮枯得喪看做行雲流水,一絲不掛。老子知他心下大悟,把《道德》五千字的秘訣傾囊而授。莊生嘿嘿誦習修煉,遂能分身隱形,出神變化。從此棄了漆園吏的前程,辭別老子,周遊訪道。
他雖宗清淨之教,原不絕夫婦之倫,一連娶過三遍妻房。第一妻,得疾夭亡;第二妻,有過被出;如今說的是第三妻,姓田,乃田齊族中之女。莊生游于齊國,田宗重其
人品,以女妻之。那田氏比先前二妻,更有姿色。肌膚若冰雪,綽約似神仙。莊生不是好色之徒,卻也十分相敬,真個如魚似水。楚威王聞莊生之賢,遣使持黃金百鎰,
文錦千端,安車駟馬,聘為上相。莊生歎道:「犧牛身被文繡,口食芻菽,見耕牛力作辛苦,自誇其榮。及其迎入太廟,刀俎在前,欲為耕牛而不可得也。」遂卻之不受。挈妻歸宋,隱于曹州之南華山。
一日,莊生出遊山下,見荒塚累累,歎道:「『老少俱
無辨,賢愚同所歸。』人歸塚中,塚中豈能復為人乎?」嗟咨了一回。再行幾步,忽見一新墳,封土未乾。一個少婦人,渾身縞素,坐於此塚之傍,手運齊紈素扇,向塚連搧不已。莊生怪而問之:「娘子,塚中所葬何人?為何舉扇搧土?必有其故。」那婦人並不起身,運扇如故。口中鶯啼燕語,說出幾句不通道理的話來。正是:
聽時笑破千人口,說出加添一段羞。
那婦人道:「塚中乃妾之拙夫,不幸身亡,埋骨於此。生時與妾相愛,死不能舍。遺言教妾如要改適他人,直待
葬事畢後,墳土乾了,方才可嫁。妾思新築之土,如何得就乾,因此扇搧之。」莊生含笑,想道:「這婦人好性急!虧他還說生前相愛。若不相愛的,還要怎麼?」乃問道:「娘子,要這新土乾燥極易。因娘子手腕嬌軟,舉扇無力。不才願替娘子代一臂之勞。」那婦人方才起身,深深道個萬福:「多謝官人!」雙手將素白紈扇遞與莊生。莊生行起道法,舉手照塚頂連搧數扇,水氣都盡,其土頓乾。婦人笑容可掬,謝道:「有勞官人用力。」將纖手向鬢傍拔下一股銀釵,連那紈扇送莊生,權為相謝。莊生卻其銀釵,受其紈扇。婦人欣然而去。
莊子心下不平,回到家中,坐於草堂,看了紈扇,口中歎出四句:
不 是 冤家不聚頭,冤家相聚幾時休?
早知死後無情義,索把生前恩愛勾。
田氏在背後,聞得莊生嗟歎之語,上前相問。那莊生是個有道之士,夫妻之間亦稱為先生。田氏道:「先生有何事感歎?此扇從何而得?」莊生將婦人搧塚,要土乾改嫁之言述了一遍。」此扇即搧土之物。因我助力,以此相贈。」田氏聽罷,忽發忿然之色,向空中把那婦人「千不賢,萬不賢」罵了一頓,對莊生道:「如此薄情之婦,世間少有!」莊生又道出四句:
生前個個說恩深,死後人人欲搧墳。
畫龍畫虎難畫骨,知人知面不知心。
田氏聞言大怒。自古道:「怨廢親,怒廢禮。」那田氏怒中之言,不顧體面,向莊生面上一啐,說道:「人類雖同,賢愚不等。你何得輕出此語,將天下婦道家看作一例?卻不道歉人帶累好人。你卻也不怕罪過?」莊生道:「莫要彈空說嘴。假如不幸,我莊周死後,你這般如花似玉的年紀,難道捱得過三年五載?」田氏道:「忠臣不事二君,烈女不更二夫。那見好人家婦女吃兩家茶,睡兩家床?若不幸輪到我身上,這樣沒廉恥的事,莫說三年五載,就是一世也成不得,夢兒裏也還有三分的志氣!」莊生道:「難說!難說!」田氏口出詈語道:「有志婦人勝如男子。似你這般沒仁沒義的,死了一個,又討一個,出了一個,又納一個,只道別人也是一般見識。我們婦道家
一鞍一馬,到是站得腳頭定的,怎麼肯把話與他人說,惹後世恥笑!你如今又不死,直恁枉殺了人!」就莊生手中奪過紈扇,扯得粉碎。莊生道:「不必發怒,只願得如此爭氣甚好!」自此無話。
過了幾日,莊生忽然得病,日加沉重。田氏在床頭,哭哭啼啼。莊生道:「我病勢如此,永別只在早晚。可惜前日紈扇扯碎了,留得在此,好把與你搧墳。」田氏道:「先生休要多心!妾讀書知禮,從一而終,誓無二志。先生若不見信,妾願死于先生之前,以明心跡。」莊生道:「足見娘子高志,我莊某死亦瞑目。」說罷,氣就絕了。田氏撫屍大哭。少不得央及東鄰西舍,製備衣衾棺槨殯殮。田氏穿了一身素縞,真個朝朝憂悶,夜夜悲啼。每想著莊生生前恩愛,如癡如醉,寢食俱廢。山前山后莊戶,也有曉得莊生是個逃名的隱士,來弔孝的,到底不比城市
熱鬧。
到了第七日,忽有一少年秀士,生得面如傅粉,唇若塗朱,俊俏無雙,風流第一。穿扮的紫衣玄冠,繡帶朱履,
帶著一個老蒼頭,自稱楚國王孫,向年曾與莊子休先生有約,欲拜在門下,今日特來相訪。見莊生已死,口稱:「可惜。」慌忙脫下色衣,叫蒼頭於行囊內取出素服穿了,向靈前四拜道:「莊先生,弟子無緣,不得面會侍教。願為先生執百日之喪,以盡私淑之情。」說罷,又拜了四拜,灑淚而起,便請田氏相見。田氏初次推辭。
王孫道:「古禮,通家朋友,妻妾都不相避,何況小子與莊先生有師弟之約?」田氏只得步出孝堂,與楚王孫相見,敘了寒溫。田氏一見楚王孫人才標緻,就動了憐愛之心,只恨無由廝近。楚王孫道:「先生雖死,弟子難忘思慕。欲借尊居,暫住百日。一來守先師之喪,二者先師留下有什麼著述,小子告借一觀,以領遺訓。」田氏道:「通家之誼,久住何妨。」當下治飯相款。飯罷,田氏將莊子所著《南華真經》及《老子道德》五千言,和盤托出,獻與王孫。王孫殷勤感謝。草堂中間占了靈位,楚王孫在左邊廂安頓。田氏每日假以哭靈為由,就左邊廂與王孫攀話。日漸情熟,眉來眼去,情不能已。楚王孫只有五分,那田氏到有十分。所喜者深山隱僻,就做差了些事,沒人
傳說。所恨者親妾未久,況且女求於男,難以啟齒。
又捱了幾日,約莫有半月了。那婆娘心猿意馬,按捺不住,悄地喚老蒼頭進房,賞以美酒,將好言撫慰。從容問:「你家主人曾婚配否?」老蒼頭道:「未曾婚配。」婆娘又問道:「你家主人要揀什麼樣的人物才肯婚配?」老蒼頭帶醉道:「我家王孫曾有言,若得像娘子一般丰韻的,他就心滿意足。」婆娘道:「果有此話?莫非你說謊?」老蒼頭道:「老漢一把年紀,怎麼說謊?」婆娘道:「我央你老人家為媒說合,若不棄嫌,奴家情願服事你主人。」老蒼頭道:「我家主人也曾與老漢說來,道一段好姻緣,只礙師弟二字,恐惹人議論。」婆娘道:「你主人與先夫原是生前空約,沒有北面聽教的事,算不得師弟。又且山僻荒居,鄰舍罕有,誰人議論?你老人家是必委曲成就,教你吃杯喜酒。」
.老蒼頭應允。臨去時,婆娘又喚轉來囑付道:「若是說得允時,不論早晚,便來房中回復奴家一聲。奴家在此
專等。」老蒼頭去後,婆娘懸懸而望。孝堂邊張了數十遍,恨不能一條細繩,縛了那俏後生俊腳,扯將入來,
摟做一處。將及黃昏,那婆娘等得個不耐煩,黑暗裏走入孝堂,聽左邊廂聲息。忽然靈座上作響,婆娘嚇了一跳,只道亡靈出現。急急走轉內室,取燈火來照,願來是老蒼頭吃醉了,直挺挺的臥於靈座桌上。婆娘又不敢嗔責他,又不敢聲喚他,只得回房。捱更捱點,又過了一夜。
次日,見老蒼頭行來步去,並不來回復那話兒。婆娘心下發癢,再喚他進房,問其前事。老蒼頭道:「不成!不成!」婆娘道:「為何不成?莫非不曾將昨夜這些話剖豁明白?」老蒼頭道:「老漢都說了,我家王孫也說得有理。他道:「娘子容貌,自不必言。未拜師徒,亦可不論。但有三件事未妥,不好回復得娘子。』」婆娘道:「那三件事?」老蒼頭道:「我家王孫道:『堂中見擺著個
兇器,我卻與娘子行吉禮,心中何忍,且不雅相;二來莊先生與娘子是恩愛夫妻,況且他是個有道德的名賢,我的才學萬分不及,恐被娘子輕薄;三來我家行李尚在後邊未到,空手來此,聘禮筵席之費,一無所措。為此三件,所以不成。』
婆娘道:「這三件都不必慮。兇器不是生根的,屋後還有一間破空房,喚幾個莊客抬他出去就是,這是一件了。第二件:我先夫那裏就是個有道德的名賢?當初不能正家,致有出妻之事,人稱其薄德。楚威王慕其虛名,以厚禮聘為相。他自知才力不勝,逃走在此。前月獨行山下,遇一寡婦,將扇搧墳,待墳土乾燥,方才嫁人。拙夫就與他
調戲,奪他紈扇,替他搧土,將那把紈扇帶回,是我扯碎了。臨死時幾日還為他淘了一場氣,又什麼恩愛!你家主人青年好學,進不可量。況他乃是王孫之貴,奴家亦是田宗之女,門地相當。今日到此,姻緣天合。第三件,
筵席之費,奴家做主,誰人要得聘禮?筵席也是小事。奴家更積得私房白金二十兩,贈與你主人,做一套新
衣服。你再去道達,若成就時,今夜是合婚吉日,便要成親。」老蒼頭收了二十兩銀子,回復楚王孫。楚王孫只得順從。老蒼頭回復了婆娘。
那婆娘當時歡天喜地,把孝服除下,重勻粉面,再點朱唇,穿了一套新鮮衣。叫蒼頭顧喚近山莊客,扛抬莊生屍柩,停於後面破屋之內。打掃草堂,準備做合婚筵席。有詩為證:
俊俏孤孀別樣嬌,王孫有意更相挑。
一鞍一馬誰人語?今夜思將快婿招。
是夜,那婆娘收拾香房,草堂內擺得燈燭輝煌。楚王孫簪纓袍服,田氏錦襖繡裙,雙雙立於花燭之下。一對男女,如玉琢金裝,美不可說。交拜已畢,千恩萬愛的,攜手入於洞房,吃了合巹杯。正欲上床解衣就寢。忽然,楚王孫眉頭雙皺,寸步難移,登時倒於地下,雙手磨胸,只叫
心疼難忍。田氏心愛王孫,顧不得新婚廉恥,近前抱住,替他撫摩,問其所以。王孫痛極不語,口吐涎沫,奄奄欲絕。老蒼頭慌做一堆。田氏道:「王孫平日曾有此症否?」老蒼頭代言:「此症平日常有。或一二年發一次,無藥可治。只有一物,用之立效。」田氏急問:「所用何物?」老蒼頭道:「太醫傳一奇方,必得生人腦髓熱酒吞之,其痛立止。平日此病舉發,老殿下奏過楚王,撥一名死囚來,縛而殺之,取其腦髓。今山中如何可得?其命合休矣!」田氏道:「生人腦髓,必不可致。第不知死人的可用得麼?」老蒼頭:「太醫說,凡死未滿四十九日者,其腦尚未乾枯,亦可取用。」田氏道:「吾夫死方二十餘日,何不斫棺而取之?」老蒼頭道:「只怕娘子不肯。」田氏道:「我與王孫成其夫婦,婦人以身事夫,自身尚且不惜,何有於將朽之骨乎?」
即命老蒼頭伏侍王孫,自己尋了砍柴板斧,右手提斧,左手攜燈,往後邊破屋中。將燈檠放于棺蓋之上,覷定棺頭,雙手舉斧,用力劈去。婦人家氣力單微,如何劈得棺開?有個緣故,那莊周是達生之人,不肯厚斂。桐棺
三寸,一斧就劈去了一塊木頭。再一斧去,棺蓋便裂開了,只見莊生從棺內歎口氣,推開棺蓋,挺身坐起。田氏雖然心狠,終是女流。嚇得腿軟筋麻,心頭亂跳,斧頭不覺墜地,莊生叫:「娘子扶起我來。」
那婆娘不得已,只得扶莊生出棺。莊生攜燈,婆娘隨後
同進房來。婆娘心知房中有楚王孫主僕二人,捏兩把汗,行一步,反退兩步。比及到房中看時,鋪設依然燦爛,那主僕二人,闃然不見。婆娘心下雖然暗暗驚疑,卻也放下了膽,巧言抵飾,向莊生道:「奴家自你死後,日夕思念。方才聽得棺中有聲響,想古人中多有還魂之事,望你
復活,所以用斧開棺,謝天謝地,果然得生,實乃奴家之萬幸也!」莊生道:「多謝娘子厚意。只是一件,娘子
守孝未久,為何錦襖繡裙?」 婆娘又解釋道:「開棺見喜,不敢將凶服衝動,權用錦繡,以取吉兆。」莊生道:「罷了!還有一節,棺木何不放在正寢。卻撇在破屋之內,難道也是吉兆?」婆娘無言可答。莊生又見杯盤羅列,也不問其故,教暖酒來飲。
莊生放開大量,滿飲數觥。那婆娘不達時務,指望
煨熱老公,重做夫妻,緊捱著酒壺,撒嬌撒癡,甜言美語,要哄莊生上床同寢。莊生飲得酒大醉,索紙筆寫出四句:
從前了卻冤家債,你愛之時我不愛。
若重與你做夫妻,怕你巨斧劈棺材。
那婆娘看了這四句詩,羞慚滿面,頓口無言。莊生又寫出四句:
夫妻百夜有何恩?見了新人忘舊人。
甫得蓋棺遭斧劈,如何等待搧乾墳!
莊生又道:「我則教你看兩個人。」莊生用手將外面一指,婆娘回頭而看,只見楚王孫和老蒼頭踱將進來,婆娘吃了一驚。轉身不見了莊生;再回頭時,連楚王孫主僕都不見了。那裏有什麼楚王孫、老蒼頭!此皆莊生分身
隱形之法也。那婆娘精神恍惚,自覺無顏。解腰間繡帶,懸樑自縊。嗚呼哀哉!這到是真死了。莊生見田氏已死,解將下來,就將劈破棺木盛放了他,把瓦盆為樂器,鼓之成韻,倚棺而作歌。歌曰:
大塊無心兮,生我與伊。我非伊夫兮,伊非我妻。偶然邂逅兮,一室同居。大限既終兮,有合有離。人之無良兮,生死情移。真情既見兮,不死何為!伊生兮揀擇去取,伊死兮還返空虛。伊吊我兮,贈我以斧;我吊伊兮,慰伊以歌詞。斧聲起兮我復活,歌聲發兮伊可知!噫嘻,敲碎瓦盆不再鼓,伊是何人我是誰?
莊生歌罷,又吟詩四句:
你死我必埋,我死你必嫁。我若真個死,一場大笑話。
莊生大笑一聲,將瓦盆打碎。取火從草堂放起,屋宇俱焚。連棺木化為灰燼。只有《道德經》、《南華經》不毀。山中有人檢取,傳流至今。
莊生遨遊四方,終身不娶。或雲遇老子於函谷關,相隨而去,已得大仙矣。詩云:
殺妻吳起太無知,荀令傷神亦可嗤。
請看莊生鼓盆事,逍遙無礙是吾師。
La moglie di Zhuāngzhōu
“La donna è mobile...”. Zhuāngzĭ 莊 子 è mortalmente malato e la giovane moglie, affranta, giura, tra le lacrime, che rimarrà eternamente fedele alla sua memoria. Non sono ancora trascorse due settimane dalla morte del saggio e la vedovella ha già allegramente dimenticato tutte le sue promesse. Ma la storia prende una piega inaspettata...
Il tema dell’incostanza femminile – largamente diffuso nella letteratura orientale così come lo è in quella occidentale- ispira il racconto che segue, intitolato “ Come Zhuāngzhĭ tamburellando con le dita sulla scodella, divenne immortale” (莊 子 休 鼓 盆 成 大 道 ”zhuāngzĭ xiū gǔ pén chéng dàdào “).
Il racconto fa parte dei “Racconti meravigliosi dei tempi antichi e moderni” (今 古 奇 觀 “jīngŭ qíguān”), un’antologia di quaranta novelle, pubblicata negli ultimi anni della dinastia Míng 明 朝 , intorno al 1640, e ancor oggi molto popolare. (1) Del compilatore , che si presenta con lo pseudonimo di Bàowèng Lăorén 抱 甕 老 人 , il ”vecchio che si aggrappa alla brocca”, non si sa nulla. Secondo alcuni, la raccolta sarebbe opera di una società di letterati costituitasi appositamente per fissare e tramandare in forma scritta la narrativa orale diffusa tra il popolo.
Uno studio più attento della letteratura dell’epoca Míng ci permette tuttavia di ritrovare senza difficoltà la fonte della novella.
Si tratta delle “Storie che ammoniscono la gente”( 警 世 通 言 “jĭng shì tóng yán), il secondo dei tre volumi che compongono i “Tre Discorsi” (三 言 “Sān Yán”) (2), un’antologia di racconti in lingua parlata, derivanti, per la maggior parte, da leggende popolari, compilata da Féng Mènglóng 馮 夢 龍 (1574-1646).(3)
Le narrazioni traggono ispirazione dai “huàbĕn” 话 本, racconti in lingua volgare nati dalle narrazioni orali dei cantastorie all’epoca della dinastia Sòng 宋 朝 .
Verso la fine dell’epoca Míng questo genere ebbe gran voga e numerosi letterati raccolsero e rielaborarono i testi della narrativa popolare.(4)
Questi letterati rielaborarono spesso alcuni antichi testi scritti in lingua classica, dando loro una forma più semplice e scorrevole.
Ci si può dunque domandare se il racconto che segue sia di origine popolare o di origine colta.
La prima compilazione di racconti popolari conosciuta, pubblicata intorno al 1550 da Hóng Pián 洪 楩 , con il titolo “I Racconti del Padiglione sulla Montagna Serena” (清 平 山 堂 話 本 “qīngpíng shàng táng huàbĕn”), non contiene il nostro testo. Va però osservato che tale opera ci è giunta ampiamente mutilata e che non si può quindi escludere che il racconto facesse parte di quelli andati perduti.
Conclusioni più precise si potrebbero trarre soltanto da uno studio particolarmente approfondito e dettagliato della letteratura cinese sotto le dinastie Sòng 宋 朝 , Yuān 元 朝 e Míng 明 朝 , ma un tale impegno esula dalle modeste ambizioni di questo sito.
Allo stato, si può presumere che il racconto, del quale non si trova alcuna traccia nella letteratura colta, sia di origine popolare e si riporti alla diffusa percezione del Taoismo come un insieme di pratiche magiche. Zhuāngzĭ, uno dei mitici saggi del Taoismo, sarebbe quindi stato una specie di stregone che godeva del dono dell’ubiquità e della capacità di assumere le sembianze altrui. Quale miglior modo di illustrare queste doti che immaginare un racconto in cui l’interessato se ne serve per saggiare- con risultati piuttosto deludenti- la fedeltà della moglie?
NOTE
1) Si tratta della ventesima novella della raccolta.
2) L’opera è divisa in tre volumi di 40 novelle ciascuno, intitolati rispettivamente: “Storie che istruiscono la gente” (喻 世 明 言 “yú shì míng yán”), “Storie che ammoniscono la gente”( 警 世 通 言 “jĭng shì tóng yán) e “Storie che risvegliano la gente” (醒 世 恆 言 ”xíng shì héng yán”). Essa è conosciuta come i “Tre Discorsi” (三 言“Sān Yán”), perché ciascuno dei tre volumi termina con il carattere 言 (“yán”), vale a dire “parola”,”discorso”.
3) La novella concernente Zhuāngzĭ è la seconda della raccolta.
4) Accanto a Féng Mènglóng occorre ricordare, in particolare, Líng Méngchū 凌 濛 初 (1580-1644), autore dei “Racconti strani e prodigiosi” (拍 案 驚 奇 “pāi’àn jīngjqí”), un’antologia di 79 narrazioni, apparsa in due volumi, pubblicati, rispettivamente, nel 1628 e nel 1632. Il titolo cinese significa letteralmente “(racconti che fanno) battere i pugni sul tavolo per lo stupore”.
Come Zhuāngzhĭ tamburellando con le dita sulla scodella, divenne immortale”
Ricchezza e rango non son che brevi sogni.
Fama e gloria non sono che nubi fluttuanti.
Parenti e amici non ci saran per sempre.
Il dolce amore cede all’odio più ardente.
L’aureo giogo non stringerti intorno al collo.(1)
Non legarti con un lucchetto di giada.
Liberati dai desideri del mondo.
Godi la vita, lieto della tua sorte.
La lirica di cui sopra, sul motivo della canzone ” La luna sul fiume occidentale” (2), esorta la gente a spezzare i vincoli di un amore sbagliato e a liberarsi da qualsiasi legame. Occorre però osservare che i legami tra padre e figlio e quelli tra fratelli non possono essere sciolti, perché padri, figli e fratelli sono rami di uno stesso albero. Confucianesimo, Taoismo e Buddhismo possono essere differenti l’uno dall’altro, ma nessuna di tali dottrine nega le virtù della pietà filiale e dell’amore fraterno.
Per quanto riguarda i figli e i nipoti, è vero che non possiamo essere sicuri che le generazioni future si comportino esattamente come noi avremmo desiderato.
Come dice bene un proverbio:
I vostri figli avranno il destino loro assegnato
Non caricateli, con amore, come bestie da soma.
Per quanto riguarda invece marito e moglie, sebbene siano legati alla vita da una cintura vermiglia e alla caviglia da un filo rosso (3), sono, in fin dei conti, separabili , come la pelle può essere separata dalla carne.
Secondo il proverbio:
Marito e moglie son due uccelli nel bosco.
All’alba ciascuno vola dove gli pare.
Nel mondo odierno i rapporti umani si sono guastati.
I rapporti tra padri e figli e quelli tra fratelli rimangano abbastanza equilibrati, anche se i genitori coccolano troppo i figli.
Ma l’amore per i figli è nulla rispetto all’amore per la moglie .
Non si sa quanti mariti, passando il loro tempo nella camera della moglie e pendendo dalla sue labbra, sono stati stregati da lei e indotti a trascurare la pietà filiale e l’amore fraterno. Tali uomini non sono di certo dei saggi.
Mi propongo ora di raccontarvi la storia di Zhuāng Zhōu che tamburella con le dita sulla scodella.
Non voglio, ciò facendo, fomentare i dissidi coniugali, ma soltanto esortare gli uomini a distinguere la bontà dalla stupidità, il vero dal falso, e a controllare le passioni che maggiormente li dominano.
Gradualmente, con loro grande vantaggio, purificheranno i sei sensi (4) ed i princìpi taoisti si faranno strada nella loro mente.
Un antico poeta (5), osservando un contadino che trapiantava il riso, compose la seguente quartina ricca di profondi pensieri:
Trapianti una per una le verdi piante.
A testa china, vedi il cielo nell’acqua.
Purificati i sensi, raggiungi la Via.
Andare indietro vuol dire andare avanti. (6)
Ma veniamo a parlare degli ultimi tempi della dinastia Zhōu. (7)
Viveva a quell’epoca un famoso dotto di nome Zhuāng. Il suo nome personale era Zhōu. Il suo nome di cortesia era Zĭxiū. Veniva anche chiamato l’”uomo della città di Méng nel paese di Sòng” .(8) Da giovane lavorava come sorvegliante in una piantagione di alberi della lacca. (9) Egli aveva per maestro un grande saggio, il fondatore del Taoismo, Lĭ Èr, il cui nome di cortesia era Bóyáng. Bóyáng era nato con i capelli bianchi e tutti lo chiamavano Lăozĭ, il Vecchio Maestro. (10) Un pomeriggio , mentre faceva la siesta, Zhuāng sognò di essere una farfalla che svolazzava allegramente tra gli alberi, le piante e i fiori del giardino . Quando si svegliò gli parve che le sue braccia si librassero ancora come due ali e che anche la sua mente fosse diversa. Il sogno si ripetè parecchie volte. Un giorno, durante una pausa delle lezioni che Lăozĭ teneva sul “Libro dei Mutamenti”(11), Zhuāng raccontò il sogno al Maestro. Quel grande saggio, che conosceva le vicende di tutti i secoli (12), gli spiegò ciò che era successo:
“All’origine del mondo Zhuāng era stato una farfallina bianca. Dalle pioggie primordiali nacquero le piante (13); le piante produssero splendidi fiori; la farfallina bianca succhiò il nettare di mille fiori (14), fece sua la bellezza del sole e della luna, perfezionò la propria essenza e visse così a lungo da sembrare immortale, con le ali si muovevano in permanenza come ruote. Più tardi volò sulle rive dello Stagno di Giada (15), rubò i boccioli del pesco dell’immortalità (16) e fu beccata a morte dalla fenice azzurra (17) che custodiva il giardino della Regina Madre dell’Occidente. (18) Il suo spirito tuttavia non si estinse, riprese forma nel mondo e rinacque in Zhuāng Zhōu.(19)”
Il carattere straordinario della sua vita anteriore, la saldezza di una mente che si ispirava alla Via ed il fatto di avere a disposizione un maestro come Lăozĭ spinsero Zhuāng Zhōu a studiare la dottrina della purezza (20) e del non agire. (21) Lăozĭ gli spiegò che la sua vita anteriore gli ritornava in mente sotto forma di sogno. Zhuāng Zhōu si rese conto che convivevano in lui due nature e che aveva spesso la netta impressione di essere una farfalla.
Lăozĭ, che conosceva la sua intelligenza, gli insegnò come raggiungere l’illuminazione (22) e gli svelò i segreti dei cinquemila caratteri del Dào Dé Jīng.(23)
Studiando e praticando la meditazione, Zhuăng Zhōu divenne capace di separarsi dal suo corpo e di rendersi invisibile, di entrare in trance e di assumere l’aspetto di altre persone.
Giunto a questo punto, abbandonò il mestiere di sorvegliante della piantagione di alberi della lacca, disse addio a Lăozĭ e si mise in cammino per il mondo.
Nonostante seguisse la dottrina taoista, non rinunciò mai ad avere moglie e si sposò ben tre volte. La prima moglie era morta di malattia. La seconda era stata ripudiata. Viveva ora con la terza moglie, la signora Tián, che apparteneva alla famiglia Tián del ducato di Qí. (24 ) Quando Zhuāng Zhōu aveva soggiornato a Qí, la famiglia Tián aveva apprezzato le sue qualità umane e gli aveva dato in moglie una delle sue ragazze. La signora Tián era più attraente della moglie che l’aveva preceduta. La sua pelle era bianca come neve e ghiaccio; sembrava una fata. Zhuāng Zhōu, da parte sua, non era ossessionato dal sesso, ma si comportava con rispetto e moderazione, come la natura prescrive. (25) Il re Wēi di Chŭ che aveva sentito parlare della saggezza di Zhuāng, inviò un messaggero ad offrirgli 120 chili d’oro, mille pezze di broccato, carrozza e cavalli, perché accettasse di diventare il suo primo ministro. (26) Zhuāng gli rispose: “ È il bue destinato al sacrificio quello che viene agghindato con i più begli ornamenti e nutrito con fagioli e piselli; io preferisco il duro lavoro degli animali che faticano nei campi. Quando il bue viene fatto entrare con tutti gli onori nel grande tempio, la mannaia è già pronta. Anche se volesse ritornare tra gli animali della fattoria, non potrebbe più farlo. ”e rifiutò l’offerta. Ritornò a Sòng con la moglie e visse ritirato sulle pendici del monte Nánhuà nella prefettura di Cáo (27).
Zhuāng Zhōu usciva spesso a passeggiare ai piedi della montagna. Un giorno, vedendo una tomba lasciata nel più completo abbandono, osservò tristemente: “Vecchi o giovani, non c’è nessuno che se ne curi. Saggi o stolti, si comportano tutti in modo vergognoso. Quando la gente non mostra più alcun rispetto per i defunti, che cosa si può ancor fare?” e, sospirò. Fatti pochi passi, scorse all’improvviso una sepoltura recente. Una giovane donna, tutta vestita di bianco (28), era seduta a fianco del tumulo ed agitava sulla terra ancora umida un ventaglio di seta. Zhuāng fu turbato da tale scena e le domandò: “Signora, chi è sepolto in questa tomba?” Perché fate aria al tumulo? Deve certamente esserci una ragione”. La donna non fece alcun movimento per tirarsi su e continuò a sventolare il ventaglio come prima, mormorando con voce soave (29) alcune parole confuse: “Se obbedisci, ti fai prendere in giro da tutti ; se dici ciò che pensi, ti esponi ad una vergogna ancor più grande”.
Poi gli raccontò: “In questa tomba riposano le ossa di mio marito, buonanima (30), che purtroppo mi ha lasciata sola. Ci siamo molto amati ed ora che è morto, non riesco a pensare che non ci sia più. Sul suo letto di morte mi ha pregata di non risposarmi subito dopo la celebrazione dei funerali, ma di attendere almeno che la terra del tumulo fosse asciutta. Ho pensato a come fare perché la terra non impiegasse troppo tempo ad asciugarsi e l’uso del ventaglio mi è parso una buona idea”.
Zhuāng scoppiò a ridere e pensò tra di sé: “Questa ragazza ha molta fretta di risposarsi. Per fortuna che m’ha detto che lei e il marito si amavano molto. Che cosa avrebbe già fatto, se non si fossero amati?”, poi disse alla donna: “Signora, far asciugare la terra del tumulo è una cosa facile. Il ventaglio non produce una grossa corrente d’aria perché il polso di una donna è debole. Non voglio che voi vi affatichiate troppo. Farò io.”.
La donna si alzò mormorando che quella era una vera benedizione: “Grazie! Grazie, nobile signore!” e, con le due mani (31), porse il ventaglio a Zhuāng. Zhuāng pronunciò allora una formula magica (32) e, con le mani protese sopra il tumulo, cominciò ad agitare vigorosamente il ventaglio. In un attimo l’umidità sparì e la terra del tumulo ridiventò asciutta.
Sorridendo la ragazza lo ringraziò: “ Avete fatto davvero un gran lavoro, signore!”. Poi, al momento di congedarsi da Zhuāng, toltasi con le mani delicate lo spillone d’argento che le teneva raccolti i capelli glielo porse, e, reiterandogli i suoi ringraziamenti, gli offrì anche il ventaglio di seta. Zhuāng non volle lo spillone, ma accettò il ventaglio, che gli piaceva molto, e la donna se ne andò via tutta allegra.
Zhuāng rimase turbato da ciò che aveva visto. Quando fu ritornato a casa, si sedette nel padiglione del giardino e, fissando il ventaglio, si mise a canterellare I seguenti versi:
“L’amore non dovrebbe essere eterno?
Ma per quanto tempo potrà durare?
Si sa già che termina con la morte.
Mi chiedo se non finisca anche in vita.
La signora Tián, che stava alle sue spalle, udì queste parole e gli domandò che cosa intendesse dire. Occorre ricordare che, poiché Zhuāng era un famoso saggio, la moglie lo chiamava anche “Maestro”.
“Che cosa ti fa sospirare, Maestro?” gli domandò la moglie” Dove hai trovato quel ventaglio?”.
Zhuāng le raccontò della donna che agitava un ventaglio sopra il tumulo del marito perché voleva che la terra asciugasse in fretta per potersi risposare e aggiunse: “Questo è il ventaglio che quella donna usava. L’ho ricevuto in ricompensa dell’aiuto che le ho dato ed ora te lo regalo”.
Nell’udire questo racconto, la signora Tián si dimostrò subito molto indignata e , dopo aver augurato alla donna “mille malanni, infinite disgrazie”, rispose a Zhuāng che di mogli leggere come quella ce n’erano pochissime al mondo.
Zhuāng replicò con i seguenti versi:
“Mentre viviamo dicono che ci adorano,
ma poi si affrettano tutte a sventagliarci la tomba.
D’ una tigre puoi dipingere la pelle, non le ossa;
d’una persona puoi conoscere la faccia, non il cuore.”(33)
La signora Tián avvampò di sdegno nell’ascoltare queste parole. Come dicevano gli antichi saggi: ”Il risentimento rovina i rapporti; la rabbia distrugge le relazioni”.( 34) Travolta dall’indignazione, dimenticò le buone maniere e, guardando in faccia Zhuāng (35), gli disse: “Gli uomini appartengono tutti alla stessa specie, eppure alcuni sono saggi, altri stupidi. Come ti permetti di denigrare tutte le donne, ponendo sullo stesso piano una svergognata ed una donna onesta? Non hai paura di esprimere un giudizio temerario?(36).
“Non dire schiocchezze!” replicò Zhuāng “Se, per disgrazia, io dovessi morire, tu, che sei nel fiore della gioventù, quanto credi che riusciresti a resistere senza rimaritarti? Forse un paio d’anni.”
“Un domestico fedele non cerca un secondo padrone. Una moglie fedele non cerca un secondo marito. Dove hai mai visto una donna come si deve che beva il tè in due case diverse e che dorma in due diversi letti? Se una simile disgrazia dovesse colpirmi, non basterebbero né tre né cinque anni per indurmi ad agire in modo così vergognoso, non basterebbe un’intera vita. Chi ha un ideale di vita può anche avere una certa determinazione”. (37)
“Non ci credo! Non ci credo!” tagliò corto Zhuāng.
A quel punto, la moglie perse le staffe. “ Una donna risoluta” urlò al marito “ha la stessa costanza di un uomo. Mi sembra che tu non sia poi così umano né così giusto. Quando t’è morta la prima moglie, ti sei risposato. Poi hai ripudiato la seconda moglie e ne hai presa una terza, e questo ti induce a pensare che anche gli altri si comportino come te. Noi donne che pratichiamo la dottrina taoista abbiamo un principio: una sella va bene per un solo cavallo (38) È tempo di rialzare la testa. Tu pensi che io voglia offrire agli altri il pretesto per criticarmi e sparlare di me e che intenda comportarmi in modo tale da poter essere sbeffeggiata dai posteri?. Come ti permetti di calunniarmi così quando non sei ancora morto?. (39)
E, strappato il ventaglio dalle mani di Zhuāng, lo fece in mille pezzi.
“Non adirarti, per favore!” concluse Zhuāng “Cerca soltanto di tenere fede in futuro a questi nobili propositi”.
Così ebbe termine la conversazione.
Trascorsi alcuni giorni, Zhuāng improvvisamente si ammalò e le sue condizioni non facevano che peggiorare. La signora Tián lo assisteva, piangendo a dirotto.
“Sto così male” le disse Zhuāng” che non credo che passerò la giornata di domani. Peccato che, nei giorni scorsi, tu abbia fatto a pezzi il ventaglio di seta. Se lo avessi lasciato intatto, presto avresti potuto sventolarlo sulla mia tomba”.
“Mio Signore!” rispose la signora Tián “ Ho letto i libri sacri e conosco i doveri di una buona moglie. (40) Resterò fedele a mio marito per tutto il resto della mia vita. Giuro che non mi sposerò una seconda volta. Se tu non credi alla mia fedeltà, vorrei morire prima di te, per mostrarti la mia determinazione”.
“La nobiltà delle tue intenzioni mi fa morire contento” mormorò Zhuāng.
Ciò detto, spirò.
La signora Tián accarezzò il cadavere del marito, piangendo disperatamente.
Poi pregò i vicini di aiutarla ad addobbare il corpo del defunto con le vesti funebri.
Indossò gli abiti di lutto . Di giorno era sempre triste; di notte, non cessava di piangere.
Ogni volta che pensava a quanto aveva amato Zhuāng mentre lui era in vita, si sentiva vuota e confusa, non dormiva più, non mangiava più.
Anche tra le montagne dove abitava Zhuāng, c’erano alcuni che sapevano che era un saggio ritiratosi a vivere in una zona solitaria. Costoro vennero a porgere le loro condoglianze, ma non ci fu la folla che ci sarebbe stata in una città.
Sette giorni erano trascorsi dalla morte di Zhuāng quando si presentò all’improvviso un giovane letterato (41). Aveva il volto incipriato, le labbra di un rosso vivo (42), un aspetto di una raffinatezza senza pari, un comportamento di una distinzione e di un’eleganza eccezionali. Indossava abiti purpurei ed aveva sul capo una tiara (43), portava una cintura ricamata e pantofole vermiglie. Era accompagnato da un vecchio servitore e diceva di appartenere alla famiglia reale di Chŭ. (44) Anni prima, aveva incontrato il maestro Zhuāng Zĭxiū e aveva desiderato diventare suo discepolo, ma solo ora era potuto venire a rendergli visita.
Quando apprese che il Maestro era morto, espresse il suo più vivo cordoglio. Si spogliò subito dei suoi abiti sfarzosi e disse al domestico di tirar fuori dalla sua borsa di viaggio degli abiti da lutto. Poi, inchinandosi nelle quattro direzioni allo spirito del defunto, disse: “Maestro Zhuāng! Sono stato sfortunato. Non potrò essere vostro allievo, ma rispetterò un lutto di cento giorni per dimostrare quanto vi stimavo”. Detto questo, pregò di nuovo a lungo e cominciò a piangere. Poi chiese un colloquio alla signora Tián, che , la prima volta, glielo rifiutò.
Il principe insistette per essere ricevuto, facendo valere che anche le antiche usanze consentivano alle vedove di accogliere in casa gli amici di famiglia del marito, per non parlare dei discepoli, e che lui era appunto un discepolo del Maestro Zhuāng. Alla fine, la signora Tián uscì dalla sala in cui vegliava la bara del defunto per andare incontro, di malavoglia, al principe di Chŭ, ma , non appena vide quant’era bello quel giovane, si sentì subito attratta da lui e desiderò soltanto di averlo vicino.
“Sebbene il Maestro sia morto” le disse il principe di Chŭ ”noi, suoi discepoli, non potremo mai dimenticarlo e continueremo sempre ad ammirarlo. È mio desiderio rimanere qui per rendergli onore durante i tre mesi di lutto. Vorrei innanzitutto vegliare la salma del Maestro. Gradirei inoltre poter dare un’occhiata a tutti gli scritti che il Maestro ha lasciato, per trarne insegnamento.”
“Gli amici della nostra famiglia possono rimanere con noi tutto il tempo che vogliono” gli rispose cortesemente la signora Tián e lo invitò subito a pranzare con lei. Terminato il pranzo la signora Tián si fece portare il “Vero Classico della Fioritura del Sud”(45), opera del Maestro Zhuāng, ed il “Classico della Via e della Virtù”(46), il libro di cinquemila caratteri, composto dal Vecchio Maestro, li prese in mano e li consegnò al principe, che la ringraziò vivamente. Poi la vedova continuò la veglia funebre a destra della bara, mentre il principe di Chŭ vegliava a sinistra della bara.(47)
Ogni giorno la signora Tián si scioglieva in pianto, mentre, dall’altro lato della bara, il principe di Chŭ leggeva ad alta voce le opere di Zhuāng. Col passare dei giorni i due presero confidenza, cominciarono a guardarsi, non poterono più nascondere l’attrazione reciproca. Se il principe di Chŭ provava senza dubbio una certa simpatia per la signora Tián, quest’ultima, da parte sua, aveva letteralmente perso la testa per lui. (48) Fortunatamente per lei, poiché erano sperduti in mezzo alle montagne, anche se avesse fatto qualcosa di sconveniente, non sarebbe stato grave, visto che non c’era nessuno che potesse parlarne. Purtroppo, però, il marito era appena morto e, per di più, una donna non poteva dichiararsi apertamente ad un uomo.
Trascorsero ancora un paio di giorni. Erano passate quasi due settimane dalla morte di Zhuāng. La vedovella era così agitata che non riuscì più a controllarsi: fece chiamare in fretta il vecchio servitore, gli offrì da bere il miglior vino della sua dispensa e gli fece molti complimenti, poi gli domandò: “Il tuo padrone è sposato”?.
“No. Non è sposato.”le rispose il domestico.
Allora la vedova gli chiese: “Che tipo di donna gli piacerebbe sposare?”.
Il domestico, che era già un po’ alticcio, le rispose: “Il mio padrone mi ha confidato una volta che gli sarebbe piaciuto trovare una donna graziosa e garbata”.
“Davvero?” gli domandò la vedova “Mi stai proprio dicendo la verità?”.
“Sono vecchio e carico d’anni” ribattè il domestico “Perché dovrei mentirvi?”.
“Fammi da intermediario, buon vecchio!”gli propose allora la donna “Non rifiutarmi questo servizio. Devo ammettere che sono molto attratta dal tuo padrone”.
“Il mio padrone mi ha anche confidato” obiettò il domestico” che il matrimonio fra due persone che si vogliono bene è un’ottima cosa, ma che un discepolo che volesse sposare la vedova del suo maestro farebbe prova di grande presunzione”.
“Il tuo padrone” gli rispose la vedova”non ha mai avuto alcun rapporto con il mio defunto marito quando questi era in vita e non ha mai ascoltato l’insegnamento del Maestro (49).È quindi da escludere che possa essere considerato come un suo discepolo. Inoltre queste zone di montagna sono pressoché deserte; i vicini sono rari. Chi potrà mai mettersi a parlare della sconvenienza di un tale matrimonio? Credi a me, buon vecchio, e bevi ancora una coppa di vino”.
Il vecchio domestico dovette ammettere che era così. Quando il vecchio stava andandosene, la vedova lo richiamò indietro per dirgli: “ Se va tutto bene, torna qui, non importa se è presto o tardi, a portarmi la risposta del tuo padrone. Io starò ad aspettarti”. Dopo che il vecchio se ne fu andato, la donna rimase in ansiosa attesa. Aprì e chiuse decine di volte la porta della sala, non riuscendo a contenersi. Avrebbe voluto essere una corda per poter legare i bei piedi di quel giovane affascinante, trascinarlo nella propria stanza ed abbracciarlo. Al calar della sera, quando si fece buio,la vedova, che aveva aspettato tutto il giorno con impazienza, entrò nella sala destinata alla veglia funebre, porgendo l’orecchio per sentire se ci fosse qualche rumore dal lato sinistro della bara.
Ad un tratto dal tavolo delle offerte (50) si levò un suono. La donna ne fu terrorizzata. Non poteva essere altri che lo spirito del defunto. Si precipitò nella sua stanza e prese una lampada per far luce. Il vecchio domestico, ubriaco, dormiva lungo e disteso sul tavolo. La donna non osò rimproverarlo e neppure svegliarlo. Non le restò che tornare in camera sua. Così passò qualche ora e trascorse un’altra notte.
Il giorno seguente, la donna vide che il vecchio domestico si aggirava nei dintorni, ma non veniva a portarle l’agognata risposta. (51) Allora, inquieta, lo chiamò in casa e gli domandò che cosa fosse successo.
“Non va bene niente.” le rispose il vecchio “È una cosa che non si può fare”.
“Perché mai non si potrebbe fare?”obiettò la donna “Non hai capito ciò che ti ho spiegato ieri?”.
“Ho raccontato tutto al mio padrone” le rispose il servitore” ed anche lui ha detto che l’idea gli sembra sensata, però ha aggiunto che, sebbene la Signora sia molto graziosa e sebbene la presunta relazione maestro-allievo non esista e non sia quindi d’ostacolo ad un eventuale matrimonio, rimangono pur sempre tre ostacoli che lo obbligano a dare alla Signora una risposta negativa”.
“Di che si tratta?” gli domandò la vedova.
“Il padrone m’ha detto innanzitutto” le spiegò il servitore” che lui intende rispettare le antiche tradizioni e che sposarsi con la Signora, mentre nel salone c’è ancora la bara del defunto marito, gli sembra sconveniente. In secondo luogo, il Maestro e la Signora erano una coppia di persone che si amavano e, per di più, il Maestro era un famoso saggio. Visto che la sua cultura e le sue qualità sono enormemente inferiori a quelle del Maestro, il mio padrone teme di non poter reggere il confronto con il defunto agli occhi della Signora. Infine i bagagli del mio padrone sono rimasti indietro e lui si trova qui praticamente a mani vuote. Non sa assolutamente come potrebbe sostenere i costi del banchetto nuziale. Questi tre ostacoli fanno sì che non si possa pensare ad un matrimonio”.
“Questi tre ostacoli si possono facilmente superare.” ribattè la donna “ La bara non è piantata nel pavimento. Sul retro della casa c’è una stanza vuota ed abbandonata. Basterà far portare la bara in quella stanza e il problema sarà risolto. Secondo problema: siamo proprio sicuri che il mio defunto marito fosse un gran saggio? Non era nemmeno capace di gestire correttamente la sua famiglia, tant’è vero che ripudiò la seconda moglie e fu per questo molto criticato dalla gente. Il re Wēi di Chŭ, impressionato dalla sua fama, non meritata, gli inviò ricchi doni per indurlo ad accettare la carica di primo ministro, ma lui, sapendo di non essere all’altezza di tale compito, declinò l’offerta. Il mese scorso, mentre passeggiava da solo sulle pendici della montagna, incontrò una vedova che stava sventolando con un ventaglio la tomba del marito, perché voleva che la terra del tumulo asciugasse in fretta per potersi risposare. Quello stupido di mio marito scherzò con lei, le prese il ventaglio di seta, sventolò il tumulo al posto suo, poi tenne per sé il ventaglio e tornò a casa, ma io afferrai il ventaglio e lo feci a pezzi. Appena qualche giorno prima di morire mi ha ancora detto un mucchio di malvagità. Che grande amore aveva per me! Il tuo giovane padrone è una persona che ama lo studio e che non potrà non avere successo. Inoltre è il rampollo di una casa reale, mentre io, da parte mia, appartengo alla famiglia Tián: siamo entrambi membri della classe sociale più elevata. Il fatto che il tuo padrone sia giunto qui in questi giorni sembra indicare che il Cielo stesso vuole la nostra unione. Per quanto riguarda la terza obiezione, cioè il prezzo del fidanzamento e il costo del banchetto nuziale , mi occuperò io di tutto. Il prezzo del fidanzamento non mi interessa e le spese del banchetto sono poca cosa.(52) Inoltre, ho messo da parte, a titolo di risparmi personali, circa trentasei once d’argento in lingotti (53) e farò avere al tuo padrone quanto gli serve per acquistarsi un nuovo abito da cerimonia. Ora che t’ho spiegato tutto bene torna dal tuo padrone. Se ci sarà ancora tempo, siccome oggi è un giorno propizio per i matrimoni, potremo sposarci questa sera stessa.
Il vecchio servitore prese le trentasei once d’argento e tornò a riferire al principe di Chŭ, il quale non potè far altro che dirsi d’accordo.
Il servitore ritornò allora dalla donna che ne fu straordinariamente felice e, sbarazzatasi delle vesti di lutto, si truccò di nuovo il volto, si passò di nuovo il rossetto sulle labbra ed indossò un abito a colori vivaci. Poi, inviò il servitore (54) a chiamare i vicini perché sollevassero la bara di Zhuāngzhōu e la spostassero nella stanza abbandonata sul retro della casa, fece pulire il salone e diede disposizioni per il banchetto di nozze.
C’è una poesia che ci testimonia il suo stato d’animo:
“La graziosa vedova si fa elegante.
Il pensiero del principe la stimola.
Una sella, un cavallo”? Chi l’ha mai detto?
L’idea di stasera: sposarsi subito!”
Quella sera, la casa della donna appariva tutta pulita e profumata ed il salone era illuminato da lanterne e candele. Il principe di Chŭ aveva in testa un cappello con le nappe (55) ed indossava una tunica lunga fino ai piedi, mentre la signora Tián portava una giacchetta di broccato ed una gonna ricamata. (56) La coppia stava in piedi sotto la luce delle “candele fiorite”. (57) I due sposi erano di una bellezza indescrivibile, come se fossero stati scolpiti nella giada o modellati nell’oro. Compiuta la cerimonia, tenendosi teneramente per mano, si avviarono verso la camera nuziale (58), dove bevvero insieme una coppa di vino.(59)
Stavano svestendosi per andare a letto quando, all’improvviso, il principe di Chŭ contrasse il volto in una smorfia di dolore, rimase come paralizzato e stramazzò a terra, premendosi il petto con ambo le mani, incapace di dire che male l’avesse colpito.
La signora Tián, innamorata come era, dimenticò il ritegno che si confaceva ad una donna appena sposata e si precipitò a prenderlo tra le sue braccia, accarezzandolo e domandandogli che cosa gli fosse accaduto, ma il principe stava così male che non poteva più parlare e dalla bocca gli uscivano soltanto bava e rantoli.
Il vecchio servitore, subito accorso, era in preda al panico.
“Gli è già capitato altre volte?” domandò la signora.
“Gli succede spesso.”le rispose il domestico “Almeno una volta o due all’anno. E non c’è medicina che possa curarlo. C’è un solo rimedio che funziona”.
“Qual è questo rimedio?” chiese ansiosamente la donna.
Allora il domestico le spiegò: “ Il dottore ha prescritto una strana cura. Occorre infatti fargli bere un cervello umano sciolto in una coppa di vino riscaldato ed il male gli passa subito. Di solito, quando il mio padrone è vittima di uno di questi attacchi, il principe suo padre (60) si rivolge al re di Chŭ, il quale fa giustiziare un condannato a morte per prendergli il cervello. Ma ora, in mezzo alle montagne, che cosa si può fare? Il destino del mio padrone è segnato.”
“Il cervello di un uomo vivo non possiamo procurarcelo,” ammise la donna” ma, dimmi, potrebbe servire anche il cervello di un morto?”.
“Il dottore ha detto” le rispose il domestico “ che, se una persona è morta da meno di quarantanove giorni, il suo cervello non è ancora seccato e può essere usato come medicina”.
“Mio marito è morto da una ventina di giorni.”osservò allora la signora Tián “Non si potrebbe spaccare la bara e prendere il suo cervello?”.
“Temo soltanto che la Signora rifuggirà da un simile gesto” obiettò il vecchio domestico.
“Il principe ed io siamo ormai una coppia. Marito e moglie sono una carne sola. Poiché sono disposta a sacrificargli me stessa, che importanza possono avere un paio d’ossa destinate a marcire?”.
Detto questo, la signora Tián ordinò al vecchio servitore di rimanere ad assistere il principe, poi si mise a cercare una scure di quelle che si usano per tagliare la legna e, trovatala, si diresse, con la scure nella mano destra e una lampada nella sinistra, verso la stanza abbandonata sul retro della casa. Entrata nella stanza, posò la lampada sopra la bara, guardò bene dove stava l’estremità superiore della cassa, poi, sollevata la scure con entrambe le mani, menò un gran colpo. Come le fu possibile sfondare la bara con un sol colpo vista la debolezza del sesso femminile? Occorre qui ricordare che Zhuāngzhōu, essendo un filosofo che disdegnava le futilità di questo mondo (61), non aveva voluto una bara di legno solido e pregiato. La bara era dunque in legno di paulonia (62) ed un colpo di scure fu sufficiente a far saltar via un grosso pezzo di legno. Un secondo colpo ne fece saltare un altro pezzo e si sentì allora uscire dalla bara un profondo sospiro. Subito dopo la donna vide Zhuāngzhōu scoperchiare la cassa e levarsi a sedere. Sebbene avesse dimostrato di avere un animo spietato, la signora Tián rimaneva pur sempre una donna. Terrorizzata da ciò che vedeva si sentì mancare (63), il suo cuore si mise a battere pazzamente e la scure le cadde a terra.
“Moglie mia” esclamò Zhuāngzhōu “aiutami ad uscire fuori di qui!”.
La donna non potè non aiutarlo. Zhuāngzhōu prese la lampada e si avviò verso il salone. La moglie lo seguiva da vicino, estremamente inquieta perchè sapeva che nel salone aveva lasciato il principe di Chŭ ed il suo servitore. Sudava freddo e ad ogni passo che faceva in avanti avrebbe voluto farne due indietro. Quando arrivarono nel salone, questo era ancora splendidamente addobbato, come lo era stato per il matrimonio, ma non c’era alcuna traccia nè del principe nè del suo domestico. Allora, nonostante l’apprensione che continuava segretamente a tormentarla, la signora Tián si fece coraggio, e, cercando di trarsi d’impaccio con belle parole, disse a Zhuāngzhōu: “Dal momento della tua morte non ho fatto altro che pensare a te giorno e notte. Poco fa, ho sentito dei rumori provenire dall’interno della bara e, ricordandomi che, nei tempi antichi, vi furono numerosi casi di resurrezione, ho sperato di veder ritornare in vita anche te. Perciò ho preso una scure per scoperchiare la bara e, grazie a Dio (64), ti ho ritrovato vivo come speravo. Quanto sono fortunata!”.
“Ti ringrazio di cuore per il tuo affetto,” le rispose Zhuāngzhōu”, ma c’è una cosa che non riesco a spiegarmi. Per quale ragione indossi una gonna di seta ed una giacchetta di broccato nel pieno del periodo di lutto?”.
La signora Tián ebbe di nuovo la risposta pronta:” Poiché intuivo che, scoperchiando la bara, avrei trovato una lieta sopresa, non ho osato farlo vestita a lutto, ma ho ritenuto giusto indossare abiti di broccato e di seta in segno di buon auspicio”.
“Bene!” ribattè Zhuāngzhōu “Però, c`è ancora una cosa che ho notato. Perché la bara non si trovava nel salone, come avrebbe dovuto, bensì in quella stanza abbandonata? È anche questo un buon auspicio?”
La donna non seppe più cosa rispondergli.
Zhuāng Zhōu vide anche il tavolo ricoperto di coppe e di piatti e non chiese per quale ragione fosse stato preparato un banchetto,ma diede ordine di riscaldare del vino e di portarglielo.(65)
Lasciandosi andare, Zhuāng Zhōu riempì fino all’orlo il suo corno (66) e bevve a più riprese. La moglie, che non si era resa perfettamente conto di come stavano le cose e che sperava ancora di riconquistare il suo affetto e di riprendere la vita coniugale, si sedette accanto alla brocca del vino, tutta sorrisi e moine, cercando con bei discorsi e paroline dolci di indurre il marito a tornare a letto con lei, ma Zhuāng Zhōu, ormai completamente ubriaco, fattosi portare carta e pennello, scrisse i seguenti versi:
Un tempo ci siamo voluti bene.
Tu vuoi far l’amore, ma io non voglio più.
Se ritornassimo marito e moglie,
temerei la tua scure sulla bara.
Nel leggere queste parole, la donna fu travolta dalla vergogna ed ammutolì.
Allora Zhuāng Zhōu scrisse altri quattro versi:
Quanto dura l’amore per un uomo?
Ne vede un altro e dimentica il primo.
Avanti con la scure sulla bara
per far più presto che con il ventaglio.
Poi si rivolse di nuovo alla moglie e , puntando il dito verso l’esterno della casa, le disse “Voglio farti vedere due persone”. La donna si voltò e vide sulla porta il principe di Chŭ, accompagnato dal vecchio servitore. Esterrefatta, si girò verso Zhuāng Zhōu e non lo vide più; guardò di nuovo verso la porta ed anche il principe di Chŭ ed il vecchio servitore erano spariti. Eppure un attimo prima erano lì l’uno e l’altro! Si ricordò allora che Zhuāng Zhōu sapeva assumere le sembianze di altri e rendersi invisibile. Il suo animo si annebbiò e fu invasa da un senso di vergogna. Sciolse la cintura ricamata che portava alla vita, se l’avvolse intorno al collo e si impiccò ad una trave. Ah, che tristezza! Era proprio morta.
Quando vide che la signora Tián era morta, Zhuāng Zhōu ne tirò giù il corpo e lo depose dentro la bara scoperchiata. Poi, appoggiato alla bara, si mise a battere il ritmo con le mani su una scodella di maiolica come su un tamburo e cominciò a cantare.
La canzone diceva:
La natura, ahimè, non fu saggia
allorché ci generò: me e te,
perché io non sono tuo marito
e tu non sei la mia consorte.
Per caso ci siamo incontrati
e poi siamo vissuti insieme.
Ora uniti, ora separati,
in ossequio alle circostanze.
La moglie priva di scrupoli,
già dimenticava il defunto,
ma, quando apparve la verità,
non le restò altro che uccidersi.
Da viva , voleva scegliere;
da morta, è ritornata al nulla.
Mi pianse brandendo una scure,
io la piango canterellando.
Il colpo d’ascia mi risvegliò,
la desteranno queste note?
Si saprà mai chi fu e chi sono io?
Terminata la canzone, Zhuāng Zhōu improvvisò ancora una quartina:
Quando sei morta t’ho sepolta.
Morto io, volevi risposarti.
S’io fossi veramente morto,
che bella farsa avremmo visto!
Ridendo di cuore, Zhuāng Zhōu spezzò la scodella, poi appiccò il fuoco al salone. L’incendio si diffuse dal salone alle altre stanze e tutta la casa bruciò. Anche la bara fu ridotta in cenere. Soltanto il Dàodéjīng ed il Classico della Fioritura del Sud rimasero intatti. Alcuni montanari li raccolsero e così questi libri sono giunti sino a noi.
Zhuāng Zhōu si mise a vagare per il mondo, non si sposò più e raggiunse l’immortalità. Alcuni raccontano che incontrò Lăozĭ al passo di Hángú (67) e se ne andò via con lui.
C’è una poesia che dice:
Wú Qĭ (68), quel che ammazzò sua moglie
non sapeva ciò che faceva.
Il grande tormento di Xún Càn (69)
ci sembra solo ridicolo.
Seguite l’esempio di Zhuāng Zhōu, che,
battendo sulla sua scodella,
dimenticò tutti gli affanni,
si liberò d’ogni problema.(70)
NOTE
1) Il carattere 枷 (“ jià”) indica uno strumento di tortura e di punizione simile alla nostra “gogna” dell’epoca medioevale, consistente in due tavole di legno più o meno grandi incavate in modo tale che potevano essere strette intorno al collo di una persona senza soffocarla. Il condannato, pur essendo libero di camminare, era grandemente impedito nei movimenti, dormiva con difficoltà e non poteva nutrirsi se non con l’aiuto di un altro. Il termine “canga” con cui 枷 (“ jià”) è spesso reso in italiano deriva dal portoghese “canga”, che significa “giogo”.
2) “La luna sul fiume occidentale” (西 江 月 “xī jiāng yuè”) è un 词牌 (“cípài”), cioè una melodia per canzonette 词 (“cí”). A partire dalla dinastia Sòng 宋 朝, molti poeti, tra cui Sū Shì 蘇 軾 , hanno composto poesie su questo motivo.
3) Secondo una credenza diffusa in Cina, gli dei legano alle caviglie del ragazzo e della ragazza che sono destinati ad innamorarsi e a sposarsi un invisibile “filo rosso” (紅 線 “hóngxiàn”), che è chiamato “filo rosso del destino” o “filo rosso del matrimonio”. La divinità incaricata di annodare il “filo rosso” è Yuè Xià Lăorén 月 下 老 人, il Vecchio della Luna. La credenza trae origine da un antica leggenda, diffusa in varie versioni. Una di queste versioni racconta che un giovane intenzionato a sposare una ragazza ricca incontra il Vecchio della Luna, il quale gli mostra il filo rosso intorno alla caviglia di una ragazza vestita modestamente che gli sta passando accanto. Il giovane, che non vuole avere una moglie povera, ordina al suo servo di ucciderla e lascia il paese. Molti anni dopo, diventato funzionario, sposa una ragazza molto ricca. La sera delle nozze, quando la moglie si toglie il velo, nota che ha una profonda cicatrice sopra l’occhio. Gliene chiede il motivo e la ragazza gli spiega piangendo che, essendo rimasta orfana dei genitori, ha vissuto per parecchio tempo in condizioni di povertà. Un giorno, uno sconosciuto l’ha assalita senza alcuna ragione colpendola a bastonate sulla testa e lasciandola per morta. È stata poi adottata da un parente del padre che possiede grandi beni e che non ha figli. Il marito capisce che la moglie è la ragazza che gli era stata indicata dal Vecchio della Luna e, pentito, le chiede perdono. Le persone con il “filo rosso alle caviglie”sono quindi quelle destinate ad amarsi. Cio spiega perché l’espressione sia normalmente usata per indicare un uomo e una donna legati da un ardente affetto.
4) I “sei sensi”(六 根 “liù gēn”) sono : vista, udito, odorato, gusto, tatto e percezione mentale (意 根 “yì gēn”), che sembra corrispondere a quello che noi chiamiamo “sesto senso”, cioè la capacità di percepire qualcosa che sfugge agli altri sensi.
5) La poesia è opera di un monaco buddhista del 10° secolo d.C., Qìcĭ 契 此 , noto con i soprannomi di “Monaco dalla bisaccia” (布 袋 和 尚 “bùdài héshàng”), perché andava in giro a raccogliere elemosine, e di “Maestro di Chángtīng” (長 汀 子 “chántīngzĭ”), perché originario del villaggio di Chángtīng 長 汀 presso la città di Fènghuà 奉 化 nel Zhèjiāng 浙 江 . Il ”Monaco dalla Bisaccia”, che morì nel 916 d.C, fu venerato, dopo la morte, come una reincarnazione del Buddha Maitreya 弥 勒 佛(“mílèfó”), ed è conosciuto in Giappone come Hotei 布袋, uno dei sette “Dei della Felicità” (七 福 神, “sichi fukujin”).
6) Il contadino che trapianta il riso si muove a ritroso per non calpestare le piantine appena messe a dimora. L’immagine ha qui un senso allegorico: andare indietro, vale a dire rinunciare al successo e ai piaceri del mondo, è in realtà andare avanti, cioè avvicinarsi alla perfezione spirituale.
7) La dinastia Zhōu 周 朝 regnò dal 1046 a.C. al 256 a.C. (i Zhōu occidentali 西 周 dal 1046 a.C. al 771 a.C., i Zhōu orientali 東 周 dal 771 a.C. al 256 a.C.). Zhuāngzĭ 莊 子 , che, secondo la tradizione visse dal 369 a.C. al 286 a.C, apparterebbe dunque all’ultimo periodo di questa dinastia.
8) Il ducato di Sòng 宋 國 , sorto nell’11 secolo a.C, durò fino al 286 a.C. La sua capitale era Shāngqiū 商 丘 nell’attuale Hénán 河 南 . La città di Méng 蒙 è identificata da alcuni con la stessa Shāngqiū, da altri con Méngchéng 蒙 城 nella regione limitrofa dell’Ānhūi 安 徽 .
9) Questo lavoro giovanile di Zhuāngzĭ è menzionato dallo storico Sīmă Qiān 司 馬 遷 nelle sue “Memorie Storiche”史 記 (“shĭjì”) , in cui, al cap.63, intitolato “Biografie di Lăozĭ e di Hán Fēi” ( 老 子 韓 非 列 傳 “lăozĭ hánfēi lièzhuàn”), par. 9, è detto: “ Zhōu ebbe un impiego a Méng in una piantagione di alberi della lacca”( 周 嘗 為 蒙 漆 園 吏 “zhōu cháng wéi méng qīyuán lì”).
10) Abbiamo qui un caso di ciò che i francesi chiamano con espressione suggestiva “télescopage” , cioè di annullamento della distanza tra due periodi storici, che vengono quasi a sovrapporsi come i tubi di un binocolo o di un telescopio. Lăozĭ, figura semileggendaria, sarebbe vissuto un po’ prima di Confucio. Alcune fonti lo fanno nascere nel 601 d.C. e allontanarsi dalla Cina nel 531 a.C., data dopo la quale non si sarebbero più avute sue notizie. Poiché Zhuāngzĭ sarebbe nato nel 369 a.C., non potrebbe essere stato allievo di Lăozĭ da cui lo separano almeno sei generazioni.
11) Il “Libro dei Mutamenti” 易 經 (“yìjīng”) è il più antico dei cinque classici. È attribuito dalla tradizione al Re Saggio di Zhōu 周 文 王 e al Duca di Zhōu 周 公 , vissuti nell’11° secolo a. C., ma, anche se è possibile che incorpori materiali di quell’epoca, la sua redazione viene normalmente fissata agli inizi dell’8° secolo a.C., verso la fine del periodo dei Zhōu occidentali. Fu tenuto in grande considerazione da Confucio.
12) Il termine 三 生 (“sān shēng”), vale a dire “tre generazioni” è usato, in particolare nella dottrina buddhista, per indicare sinteticamente “il passato, il presente e il futuro”, in altri termini l’”eternità”.
13) Ho aggiunto al termine “piogge” l’aggettivo “primordiali”, perché si tratta evidentemente di una descrizione delle origini del mondo, cioè di una sorta di sintetica cosmogonia: prima vengono le acque del cielo e fecondano la terra arida e deserta; nascono poi le piante ed infine gli animali.
14) I Cinesi usano la parola “cento” (百 “băi”), come noi usiamo la cifra “mille”, per indicare una “grande quantità”. L’espressione 百 花 (“băi huā”), vale a dire “cento fiori”, designa quindi un “gran numero di fiori”.
15) Lo “Stagno di Giada” (搖 池 “yáochí”), sui monti Kūnlún 崑 崙 山 era lo specchio d’acqua sulle cui rive era situato, secondo la mitologia cinese, il palazzo della Regina Madre dell’Occidente ( 西 王 母 “xīwángmŭ”)。
16) L’Imperatore di Giada 玉 皇 e la sua consorte, la Regina Madre dell’Occidente 西 王 母, assicuravano l’immortalità alle altre divinità offrendo loro, nel corso di un banchetto che si teneva ogni seimila anni, le pesche (蟠 桃 “pántáo) prodotte dall’albero di pesco che cresceva nel loro giardino, le quali erano anche chiamate “pesche dell’immortalità” (仙 桃 “xiāntáo”).
17) Era indicato con il nome di “qīngluán” 青鸞, un uccello favoloso, simile alla fenice (鳳 凰 “fènghuáng”), dalla quale si distingueva per il colore azzurro del piumaggio, che nella fenice era invece vermiglio. Il “qīngluán” è menzionato nella mitologia cinese come cavalcatura della Regina Madre dell’Occidente e come custode del suo giardino.
18) La Regina Madre dell’Occidente ( 西 王 母 “xīwángmŭ”) è un’antichissima divinità che la dottrina taoista trasformò da personaggio feroce e crudele nella dea della vita e dell’immortalità. Una delle prime menzioni scritte riferite a questa dea si trova nell’opera che porta il nome di Zhuāngzĭ. Nel sesto libro, intitolato “Il Grande e Onorato Maestro”( 大 宗 师 “dà zōngshī”),si legge infatti, al paragrafo 3, quanto segue: “È grazie alla Via che la Regina Madre dell’Occidente siede sul monte Shăoguăng. Nessuno sa quando essa sia nata, nessuno sa quando perirà” (西王母得之,坐乎少广,莫知其始,莫知其终 ”xīwángmǔ dé zhī, zuò hū shǎo guǎng, mò zhī qí shǐ, mò zhī qí zhōng).
19) Si può vedere in questa frase più un’influenza del Buddhismo che del Taoismo, almeno nella sua formulazione originale scevra da successive contaminazioni. Le affermazioni che troviamo, ad esempio, nel Zhuāngzĭ non consentono di affermare che la dottrina taoista ammettesse la metempsicosi: essa non riconosceva infatti la reincarnazione di un’anima individuale in un altro essere vivente, ma riteneva piuttosto che, con la morte il singolo ritornasse a far parte della massa indistinta dell’universo. Sembrano potersi leggere in questo senso alcuni brani del Zhuāngzĭ (capitolo 6), che riporto qui di seguito:
“ Poco tempo dopo, Zĭ Yŭ cadde malato e Zĭ Sì andò a trovarlo.
...
Zĭ Sì gli domandò: “La tua condizione ti rende triste?”
“Perché la possibilità di morire dovrebbe rattristarmi? gli rispose il malato” Se il mio braccio sinistro si trasformasse in un gallo, io canterei sul fare dell’alba; se il mio braccio destro si trasformasse in un arco, andrei in cerca di piccioni. Se il mio sedere si trasformasse in un carro e il mio spirito in un cavallo, io mi farei condurre da questo cavallo e non lo cambierei per il traino dell’Imperatore.”
“Poco tempo dopo anche Zĭ Lái cadde gravemente malato e rantolava, in punto di morte, circondato dalla moglie e dai figli in lacrime.
Zĭ Lí, che era andato a chiedere sue notizie, intimò alla famiglia di uscire dalla stanza per non disturbare il morente nel momento del trapasso.
Poi, appoggiandosi allo stipite della porta, disse a Zĭ Lái: ”Quant’è grande il Creatore dell’Universo! Che cosa farà di te ora? Dove ti farà andare? Ti trasformerà nel fegato di un topo o nella zampina di un insetto?”.
Gli rispose Zĭ Lái: “ Quando i genitori dicono a loro figlio: "Va’ verso nord o verso sud, verso est o verso ovest”, il figlio obbedisce senza discutere. Ora, per un uomo, lo yīn e lo yáng sono ben più importanti di quanto non siano i suoi genitori. Se hanno stabilito che devo morire ed io cerco di oppormi alla loro decisione, mi mostrerò ostinato e ribelle e sarò in colpa. La terra nutre il mio corpo e mi fornisce gli strumenti per vivere. Mi offre conforto nella mia tarda età e rifugio dopo la morte. Ciò che fa che la mia vita sia un bene, farà si che anche la mia morte sia un bene. Immaginiamo un grande fabbro che fonde i metalli. Che cosa penserebbe se un metallo saltasse su e gli dicesse:”Voglio che tu mi trasformi nella spada Mòyé!”. .Penserebbe di certo che quel metallo è un po’ squinternato. Allo stesso modo, se chi è giunto alla fine della sua vita si mettesse a dire: “Voglio rinascere uomo e soltanto uomo”, il Creatore penserebbe certamente che è uscito di senno. Se ci rendiamo conto del fatto che il cielo e la terra sono una grande forgia e che il Creatore è un grande fabbro, non c’è sorte cui egli ci destini che non vada bene per noi . La nostra fine è come cadere in un sonno da cui sarà piacevole risvegliarsi “.
20) Il riferimento al “qīngjīng” 清淨, letteralmente “purezza e tranquillità”, appare qui un po’anacronistico. La nozione di “qīngjīng” risulta infatti sviluppata, per la prima volta, nel “Classico della Purezza e della Tranquillità” (清 靜 經 “qīngjìng jīng”), opera anonima del periodo Táng 唐 朝, che combina spunti filosofici tratti dal Dào Dè Jīng con temi di origine buddhista, in una forma letteraria simile a quella del Sutra del Cuore ( in sanscrito प्रज्ञापारमिताहृदय “prajñāpāramitāhŗdaya”, in cinese 心 經 “xīnjīng”), e che insegna a praticare l’eliminazione del desiderio per coltivare la purezza e la serenità spirituale.
Poiché a quell’epoca non esistevano gli studi filologici, la tradizione attribuì ben presto questo libro allo stesso Lăozĭ e non sorprende che i racconti popolari considerino coeva alle origini del taoismo una dottrina sorta invece molto più tardi.
21) Il principio del non agire (無 為 “wú wéi”) è uno dei punti fondamentali della dottrina taoista ed è già enunciato con chiarezza nel Dào Dé Jīng 道 德 經. Esso non va ovviamente inteso come un incitamento all’ignavia, bensì come un invito a conformarsi spontaneamente alle leggi della natura, astenendosi dal cercare di assoggettarle con violenza all’azione umana.
22) Per il Buddhismo raggiungere la “grande illuminazione” (大 悟 “dàwù”, letteralmente la “grande comprensione”) significa pervenire a conoscere la nostra vera natura, la vera natura del mondo, lo scopo e il significato della vita. Hanno raggiunto la “grande illuminazione” (o “grande risveglio”) soltanto il Buddha e coloro che, come lui, sono pervenuti ad una conoscenza completa e perfetta. Molti ascoltatori degli insegnamenti del Buddha raggiungono soltanto un’ “illuminazione parziale”( 悟“wù”).
I termini 悟 “wù”e 大 悟 “dàwù”non compaiono negli scritti canonici del Taoismo attribuiti a Lăozī e a Zhuāngzī, che ignorano la teoria dell’”illuminazione”.
Questo concetto influenzò tuttavia la dottrina taoista quando il Buddhismo, all’inizio dell’era cristiana, entrò in Cina e si diffuse gradualmente in tutto il paese.
In una prospettiva eclettica, si può sostenere che un Taoista raggiunga l’”illuminazione” quando il suo modo di pensare e di agire si conforma perfettamente alla Via.
23) I cinquemila caratteri del Dào Dé Jīng fornirono a Bái Jūyì 白 居 易 il pretesto per una poesiola ironica intitolata “Leggendo Lăozĭ” (讀 老 子 “dù lăozĭ” ), che recita:
“Chi parla non sa; chi sa non parla”:
ecco il messaggio del Vecchio Maestro.
Ma se era uno che sapeva,
perché ha scritto cinquemila parole?”
言 者 不 知 知 者 默 此 語 吾 聞 於 老 君
若 道 老 君 是 知 者 缘 何 自 著 五 千文
24) Nel 391 a.C. Tián Hé 田 和 , capo della famiglia Tián, allontanò dal potere il duca Kāng di Qí 齊 康 公 e, pochi anni dopo, nel 386 a.C., si proclamò lui stesso duca di Qí, dando inizio alla dinastia Tián, che durò fino al 221 a.C. quando il ducato di Qí 齊 國 fu conquistato dal regno di Qín 秦 國 . Il ducato di Qí era situato nell’attuale regione dello Shāndōng 山 東 .
25) Il testo cinese recita: “真 個 如 漁 似 水 (“zhēn gè rú yú sì shuĭ”), cioè “proprio come un pesce nell’acqua”. L’autore intende evidentemente dire che il comportamento sessuale di Zhuāngzhōu era naturale e spontaneo e lontano da qualsiasi eccesso.
26) Il re Wēi di Chŭ 楚 威 王 regnò dal 339 a.C. al 329 a.C. L’episodio qui riportato è narrato nelle “Memorie Storiche” 史 記 (“shĭjì”) di Sīmă Qiān 司 馬 遷 ( cap.63, par.10).
27) Un monte chiamato 南華山 (“nánhuàshān”, cioè il “monte della fioritura meridionale“) sorge a sud dell’antica città di Fènghuáng 鳳 凰 , che fa parte della prefettura di Xiāngxī 湘 西 nel Húnán 湖 南. Il termine 曹州 (“cáo zhōu”) è invece, secondo quanto risulta da una ricerca compiuta su Internet, l’antico nome della contea di Cáo ( 曹 县 “cáo xián”) nella parte sudoccidentale dello Shāndōng 山 東. Il regno di Sòng 宋 國 sorgeva nell’attuale Hénán河 南 , che confina con lo Shāndōng, ma non con il Húnán. Si deve quindi supporre che il nome Nánhuàshān su riferisca qui ad un’altra montagna.
28) In Cina il bianco è il colore del lutto.
29) L’espressione idiomatica 鶯 啼 燕 語 “ yīng tí yàn yŭ”, letteralmente “trilli di usignuoli, canti di rondini”, indica tradizionalmente la primavera. Può essere usata a mo’ di metafora per indicare qualcosa di dolce come la primavera, in questo caso la voce melodiosa della donna.
30) L’aggettivo 拙 (“zhuō”) può essere tradotto con “povero” “stupido”,”incapace”, “rozzo”, “goffo”. Il termine 拙 夫 (“zhuōfū”) può dunque significare “quel poveretto di mio marito”, “quello stupidone di mio marito”, “quel tonto di mio marito”, “quel buon uomo di mio marito”.Poiché la donna dice tuttavia di aver amato il defunto, ho pensato che fosse giusto attenuare la sfumatura dispregiativa dell’espressione traducendola con “mio marito buonanima”.
31) In Cina, se si porge un oggetto ad una persona occorre farlo tenendo l’oggetto con le due mani. Porgere qualcosa con una sola mano è considerato segno di scortesia e di scarsa considerazione per il ricevente.
32) L’espressione 道 法 (“dăofă”) dovrebbe, a rigor di termini, indicare le “leggi della Via”, cioè i princípi generali della dottrina taoista e le regole a cui il fedele dovrebbe conformare il suo comportamento. Poiché tuttavia la credenza popolare portò, nel corso dei secoli, a concepire la pratica del Taoismo come ricerca dell’immortalità e di poteri magici, la frase 莊 生 行 起 道 法 (“ zhuānshēng xīngqĭ dàofă”), vale a dire “Zhuāngzĭ applicò le regole della Via”, va piuttosto intesa come “fece ricorso ai suoi poteri magici”.
33) L’espressione: “Si può dipingere un drago o una tigre, ma è difficile dipingere le sue ossa; si può conoscere la faccia di un uomo, ma non si conosce il suo cuore” (画龙画虎难画骨,知人知面不知心, huà lóng huà hǔ nán huà gǔ,zhī rén zhī miàn bù zhī xīn) figura negli “ Scritti dei saggi dei tempi antichi (昔 時 賢 文 “xīshí xiánwén”), una raccolta di aforismi, proverbi e detti di personaggi famosi, che cominciò a circolare verso la fine del XVI° secolo.
34) La saggia massima secondo cui non si dovrebbe mai parlare o agire sotto l’impulso di una passione è attribuita dall’autore alla “vecchia Via” (古 道 “gŭ dào”), cioè alla “sapienza degli antichi”.
35) Nell’antica Cina le donne dovevano mostrarsi in ogni circostanza umili e sottomesse. Tenere la testa alta dinanzi al marito contestandone le opinioni era per una moglie un gesto di grande sfrontatezza.
36) Letteralmente “non hai paura di compiere un peccato?” (不怕罪過 “bùpà zuìguo”). Il termine “peccato” può essere intepretato in modo più estensivo come “errore”, ”giudizio temerario”.
37) Letteralmente “i figli di un sogno possono anche avere un po’ di determinazione” (夢 兒 裏 也 還 有 三 分 的 志 氣 “mèng er lǐ yě hái yǒusān fēn de zhìqì”).
38) Il termine (道 家 “dàojiā”) indica la dottrina taoista. La metafora della sella e del cavallo significa che, conformemente agli insegnamenti taoisti, una donna rimasta vedova dovrebbe rimanere fedele alla memoria del marito e non risposarsi.
39) È soltanto quando Zhuāng sarà morto che si potrà vedere se la moglie gli resterà fedele o no. Affermar fin d’ora che non gli sarà fedele è- dice l’interessata- una calunnia.
40) Letteralmente: “Ho letto i libri e conosco le regole” (妾讀書知禮 “qiè dú shū zhī lǐ”).
41) Il termine 秀 士 (“xiùshì”) potrebbe essere tradotto con “brillante gentiluomo”. Poiché nella tradizione cinese il gentiluomo è sempre un uomo di cultura l’ho tradotto con “letterato”. Si ricordi l’espressione 秀 才 (“xiùcái”), vale a dire “brillante talento”, che designava coloro che avevano ottenuto il diploma di primo grado negli esami nazionali per l’accesso alla funzione pubblica.
42) La faccia incipriata e le labbra dipinte di rosso vivo sono oggi caratteristiche degli attori dell’opera, ma erano, una volta, elementi che si ritenevano contribuire in modo importante alla bellezza di un volto. Del resto, anche in Europa, nel ‘700, gli uomini e le donne della buona società portavano la parrucca ed avevano il viso incipriato.
43) Il termine 玄 冠 (“xuánguān”) indica il berretto da cerimonia avente una forma simile a quella di una corona indossato un tempo dalle persone di prestigio.
44) Lo Stato di Chŭ 楚 國 , creato intorno al 1030 a.C. e diventato regno di Chŭ nel 706 a.C., durò fino al 223 a.C. quando fu conquistato dal regno di Qín 秦 國 . Includeva la maggior parte del territorio delle attuali provincie del Húbĕi 湖 北 e del Hénán 河 南 e vaste zone di numerose altre province.
45) “Il Vero Classico della Fioritura del Sud” (南 華 真 經 “ nánhuà zhènjīng”) è il titolo dato al “Zhuāngzĭ” 莊 子 dall’imperatore Xuánzōng 玄 宗 della dinastia Táng 唐 朝 , quando nel 742 d.C. riconobbe a questo libro la qualità di “libro classico” (經 “jīng”)
46) Il “Classico della Via e della Virtù “ è ovviamente il Dào Dé Jīng 道 德 經 di Lăozĭ 老 子 .
47) Il posto d’onore nelle veglie funebri era a destra della bara. Secondo l’uso cinese, il posto d’onore era normalmente a sinistra, salvo che nelle cerimonie funebri e nelle parate militari. Come spiega il cap. XXXI del Dào Dé Jīng:
“I posti d’onore nelle parate militari sono quelli delle cerimonie funebri.
Il vicecomandante marcia a sinistra ed il comandante supremo a destra.
Infatti , un esercito che ha massacrato va accolto con tristezza, pianti e gemiti.
È giusto che il vincitore di una battaglia sfili come se partecipasse a un funerale.”
48) L’autore, che può giustamente essere accusato di una certa misoginia, tiene a mettere in rilievo che il principe di Chŭ era innamorato al 50% ( 五 分 “wŭ fēn”), mentre la signora Tián aveva perso la testa al 100% ( 十 分 “shí fēn).
49) L’assistenza alle lezioni di un maestro è qui indicata con l’espressione 北 面 聽 教 (“běimiàn tīng jiào “), vale a dire”ascoltare con il viso rivolto verso il nord”. Poiché, infatti, le persone di prestigio sedevano con il viso rivolto verso il sud 南 面 (“nánmiàn“), coloro che le ascoltavano guardavano necessariamente verso il nord.
(50) Secondo un’antica credenza, finché la bara non viene portata al cimitero, lo spirito del defunto continua ad aggirarsi per la casa. Questa credenza ha fatto nascere l’uso del 靈 坐 (“líng zuò”), letteralmente la “dimora “ o il “sedile” dello spirito”, che consiste nel porre dinanzi alla bara una sedia e un tavolo su cui sono depositate offerte di cibo, affinché lo spirito del defunto possa riposarsi e nutrirsi.
(51) Ho tradotto con “agognata risposta” l’espressione 那 話兒‘“náhuàr”, che letteralmente significa “quelle paroline”. Nell’uso moderno l’espressione ha assunto un doppio senso, venendo intesa come “le parole che non si possono dire”, cioè i termini che indicano le parti sessuali.
52) Il prezzo del fidanzamento (聘 禮 “pìnlĭ) era una certa somma che il futuro sposo doveva versare alla famiglia della futura sposa. Quest’usanza era un ricordo degli antichi tempi in cui il matrimonio era concepito come un vero e proprio acquisto della donna. Nella sua esaltazione, la signora Tián, pur di potersi maritare subito, si dichiara disposta non soltanto a rinunciare al prezzo del fidanzamento, ma anche a sostenere tutte le spese del matrimonio.
53) Il testo cinese parla di venti “liăng” (二 十 兩 “èrshí liăng”). Il “liăng” corrispondeva, sotto la dinastia Míng 明 朝 , ad un peso di 37,3 grammi, pari a 1,3 once.
54) Il ricorso ai vicini per spostare la bara lascia pensare che non ci fossero domestici in casa o che non ce ne fosse più di uno o due. La dottrina taoista predica del resto la rinuncia ai lussi e alle agiatezze del mondo.
55) Il cappello con le nappe (纓 “yīng”) era indossato dall’Imperatore e dagli alti dignitari nelle occasioni solenni.
56) Ho reso con “gonna” il termine 裙 (”qún”), che i dizionari traducono variamente con “ camicia”,”grembiule”, “sottana”. Si tratta di un abito lungo sul quale veniva poi indossata una giacchetta.
57) Era d’uso illuminare il salone in cui si svolgevano le nozze e la camera nuziale con un paio di candele rosse, ritenute di buon auspicio. Poiché su tali candele erano disegnati draghi dorati ed altri ornamenti, esse erano comunemente chiamate “candele fiorite”: 花燭 (“huāzhú”).
58) La camera degli sposi era detta 洞 房(“dòngfáng”), letteralmente la “caverna”, la”camera nascosta”, perché era situata nella parte più interna della casa.
59) Era costume che, dopo il matrimonio, i novelli sposi bevessero un sorso di vino da due coppe dette 巹杯 (“jīnbēi”), letteralmente le “coppe della zucca”. Tali coppe, legate tra di loro da un filo rosso, erano infatti ricavate, nei tempi più antichi, da una zucca tagliata a metà. Il rito simboleggiava l’unione tra gli sposi.
60) Il termine 老殿 (“dián”) designava il “palazzo” e, quindi, per metonimia coloro che ci abitavano, cioè i membri di una famiglia aristocratica. Con l’espressione老殿 (“lăo dián”), il “vecchio palazzo””, si indicava il capofamiglia.
61) Il termine ( 達 生“dàshēng”), letteralmente “piena comprensione della vita” ,“vita sensata”, “vita ragionevole”, “vita da filosofo”, è il titolo del 19° capitolo del Zhuāngzī, in cui si insegna che il saggio tiene conto soltanto di ciò che è necessario per la vita e non dà alcuna importanza alle vanità del mondo.
62) La paulonia ( in cinese 桐 “tóng; nome scientifico: “paulownia tomentosa”) è un albero tipico delle regioni temperate dell’Estremo Oriente. Il suo legno è di scarso pregio perché poco compatto e quindi assai fragile.
63) Il testo cinese reca: 得 腿 軟 筋 麻 “dé tuĭ ruăn jīn má”, vale a dire: “si sentì le gambe molli ed i muscoli intorpiditi”.
64) L’originale cinese reca 謝 天 謝 地 ( “xiè tiān xiè dì”), vale a dire “grazie al cielo, grazie alla terra”.
65) C’era un tempo l’uso di riscaldare leggermente I liquori, che venivano bevuti tiepidi.
66) Il termine 觥 (“gōng”) designa una coppa fatta con il corno di un bue o di un altro animale.
67) Il passo di Hángú (函谷關 “hángú guān”) collega la vallata del Fiume Giallo alle pianure della Cina Settentrionale. Secondo la leggenda, Lăozĭ scrisse il Dàodéjīng su preghiera del guardiano del passo, prima di allontanarsi verso occidente senza far più ritorno.
68) Wú Qĭ 吴 起 (440 a.C-381 a.C.) fu un generale, letterato e uomo politico del Periodo degli Stati Combattenti. Fu accusato dai suoi detrattori di aver ucciso la moglie, originaria del regno di Qí 齊 國, per guadagnare la fiducia del re di Lŭ 魯 國, che era ostile al regno di Qí. Qui viene citato soltanto per affermare che l’uxoricidio non è un buon modo di risolvere le difficoltà coniugali.
69) Xún Càn (209 d.C.- 237 d.C.) fu un letterato e filosofo del Periodo dei Tre Regni. Sposò la figlia del generale Cáo Hóng 曹 洪, nota per la sua per la sua grande bellezza, ma la moglie morì poco tempo dopo il matrimonio. Xún Càn ne fu talmente amareggiato che non le sopravvisse a lungo e morì alla giovane età di soli 28 anni. Il suo caso è qui citato come esempio da non seguire.
70) La morale piuttosto amara del racconto è che non bisogna credere alla profondità e alla sincerità dei sentimenti. Questa morale corrisponde comunque alla dottrina taoista che nega qualsiasi consistenza ai valori del mondo.
莊 子 休 鼓 盆 成 大 道
富貴五更春夢,功名一片浮雲。眼前骨肉亦非真,恩愛翻成仇恨。
莫把金枷套頸,休將玉鎖纏身。清心寡欲脫凡塵,快樂風光本分。
這首《西江月》詞,是個勸世之言。要人割斷迷情,逍遙自在。且如父子天性、兄弟手足,這是一本連枝,割不斷的。儒、釋、道三教雖殊,總抹不得「孝」「悌」二字。至於生子生孫,就是下一輩事,十分周全不得了。常言道得好:
兒孫自有兒孫福,莫與兒孫作馬牛。
若論到夫婦,雖說是紅線纏腰,赤繩系足,到底是剜肉粘膚,可離可合。常言又說得好:
夫婦本是同林鳥,巴到天明各自飛。
近世人情惡薄,父子兄弟到也平常,兒孫雖是疼痛,總比不得夫婦之情。他溺的是閨中之愛,聽的是枕上之言。多少人被婦人迷惑,做出不孝不悌的事來。這斷不是高明之輩。
如今說這莊生鼓盆的故事,不是唆人夫妻不睦,只要人辨出賢愚,參破真假,從第一著迷處,把這念頭放淡下來。漸漸六根清淨,道念滋生,自有受用。昔人看田夫插秧,詠詩四句,大有見解。詩曰:
手把青秧插野田,低頭便見水中天。
六根清淨方為稻,退步原來是向前。
話說周末時,有一高賢,姓莊,名周,字子休,宋國蒙邑人也。曾仕周為漆園吏。師事一個大聖人,是道教之祖,姓李,名耳,字伯陽。伯陽生而白髮,人都呼為老子。莊生常晝寢,夢為蝴蝶,栩栩然于園林花草之間,其意甚適。醒來時,尚覺臂膊如兩翅飛動,心甚異之。以後不時有此夢。莊生一日在老子座間 講《易》之暇,將此夢訴之于師。卻是個大聖人,曉得
三生來歷,向莊生指出夙世因由.
那莊生原是混沌初分時一個白蝴蝶。天一生水,二生木,木榮花茂,那白蝴蝶采百花之精,奪日月之秀,得了氣候,長生不死,翅如車輪。後游於瑤池,偷采蟠桃花蕊,被王母娘娘位下守花的青鸞啄死。其神不散,托生於世,做了莊周。因他根器不凡,道心堅固,師事老子,學清淨無為之教。今日被老子點破了前生,如夢初醒。自覺兩腋風生,有栩栩然蝴蝶之意。把世情榮枯得喪看做行雲流水,一絲不掛。老子知他心下大悟,把《道德》五千字的秘訣傾囊而授。莊生嘿嘿誦習修煉,遂能分身隱形,出神變化。從此棄了漆園吏的前程,辭別老子,周遊訪道。
他雖宗清淨之教,原不絕夫婦之倫,一連娶過三遍妻房。第一妻,得疾夭亡;第二妻,有過被出;如今說的是第三妻,姓田,乃田齊族中之女。莊生游于齊國,田宗重其
人品,以女妻之。那田氏比先前二妻,更有姿色。肌膚若冰雪,綽約似神仙。莊生不是好色之徒,卻也十分相敬,真個如魚似水。楚威王聞莊生之賢,遣使持黃金百鎰,
文錦千端,安車駟馬,聘為上相。莊生歎道:「犧牛身被文繡,口食芻菽,見耕牛力作辛苦,自誇其榮。及其迎入太廟,刀俎在前,欲為耕牛而不可得也。」遂卻之不受。挈妻歸宋,隱于曹州之南華山。
一日,莊生出遊山下,見荒塚累累,歎道:「『老少俱
無辨,賢愚同所歸。』人歸塚中,塚中豈能復為人乎?」嗟咨了一回。再行幾步,忽見一新墳,封土未乾。一個少婦人,渾身縞素,坐於此塚之傍,手運齊紈素扇,向塚連搧不已。莊生怪而問之:「娘子,塚中所葬何人?為何舉扇搧土?必有其故。」那婦人並不起身,運扇如故。口中鶯啼燕語,說出幾句不通道理的話來。正是:
聽時笑破千人口,說出加添一段羞。
那婦人道:「塚中乃妾之拙夫,不幸身亡,埋骨於此。生時與妾相愛,死不能舍。遺言教妾如要改適他人,直待
葬事畢後,墳土乾了,方才可嫁。妾思新築之土,如何得就乾,因此扇搧之。」莊生含笑,想道:「這婦人好性急!虧他還說生前相愛。若不相愛的,還要怎麼?」乃問道:「娘子,要這新土乾燥極易。因娘子手腕嬌軟,舉扇無力。不才願替娘子代一臂之勞。」那婦人方才起身,深深道個萬福:「多謝官人!」雙手將素白紈扇遞與莊生。莊生行起道法,舉手照塚頂連搧數扇,水氣都盡,其土頓乾。婦人笑容可掬,謝道:「有勞官人用力。」將纖手向鬢傍拔下一股銀釵,連那紈扇送莊生,權為相謝。莊生卻其銀釵,受其紈扇。婦人欣然而去。
莊子心下不平,回到家中,坐於草堂,看了紈扇,口中歎出四句:
不 是 冤家不聚頭,冤家相聚幾時休?
早知死後無情義,索把生前恩愛勾。
田氏在背後,聞得莊生嗟歎之語,上前相問。那莊生是個有道之士,夫妻之間亦稱為先生。田氏道:「先生有何事感歎?此扇從何而得?」莊生將婦人搧塚,要土乾改嫁之言述了一遍。」此扇即搧土之物。因我助力,以此相贈。」田氏聽罷,忽發忿然之色,向空中把那婦人「千不賢,萬不賢」罵了一頓,對莊生道:「如此薄情之婦,世間少有!」莊生又道出四句:
生前個個說恩深,死後人人欲搧墳。
畫龍畫虎難畫骨,知人知面不知心。
田氏聞言大怒。自古道:「怨廢親,怒廢禮。」那田氏怒中之言,不顧體面,向莊生面上一啐,說道:「人類雖同,賢愚不等。你何得輕出此語,將天下婦道家看作一例?卻不道歉人帶累好人。你卻也不怕罪過?」莊生道:「莫要彈空說嘴。假如不幸,我莊周死後,你這般如花似玉的年紀,難道捱得過三年五載?」田氏道:「忠臣不事二君,烈女不更二夫。那見好人家婦女吃兩家茶,睡兩家床?若不幸輪到我身上,這樣沒廉恥的事,莫說三年五載,就是一世也成不得,夢兒裏也還有三分的志氣!」莊生道:「難說!難說!」田氏口出詈語道:「有志婦人勝如男子。似你這般沒仁沒義的,死了一個,又討一個,出了一個,又納一個,只道別人也是一般見識。我們婦道家
一鞍一馬,到是站得腳頭定的,怎麼肯把話與他人說,惹後世恥笑!你如今又不死,直恁枉殺了人!」就莊生手中奪過紈扇,扯得粉碎。莊生道:「不必發怒,只願得如此爭氣甚好!」自此無話。
過了幾日,莊生忽然得病,日加沉重。田氏在床頭,哭哭啼啼。莊生道:「我病勢如此,永別只在早晚。可惜前日紈扇扯碎了,留得在此,好把與你搧墳。」田氏道:「先生休要多心!妾讀書知禮,從一而終,誓無二志。先生若不見信,妾願死于先生之前,以明心跡。」莊生道:「足見娘子高志,我莊某死亦瞑目。」說罷,氣就絕了。田氏撫屍大哭。少不得央及東鄰西舍,製備衣衾棺槨殯殮。田氏穿了一身素縞,真個朝朝憂悶,夜夜悲啼。每想著莊生生前恩愛,如癡如醉,寢食俱廢。山前山后莊戶,也有曉得莊生是個逃名的隱士,來弔孝的,到底不比城市
熱鬧。
到了第七日,忽有一少年秀士,生得面如傅粉,唇若塗朱,俊俏無雙,風流第一。穿扮的紫衣玄冠,繡帶朱履,
帶著一個老蒼頭,自稱楚國王孫,向年曾與莊子休先生有約,欲拜在門下,今日特來相訪。見莊生已死,口稱:「可惜。」慌忙脫下色衣,叫蒼頭於行囊內取出素服穿了,向靈前四拜道:「莊先生,弟子無緣,不得面會侍教。願為先生執百日之喪,以盡私淑之情。」說罷,又拜了四拜,灑淚而起,便請田氏相見。田氏初次推辭。
王孫道:「古禮,通家朋友,妻妾都不相避,何況小子與莊先生有師弟之約?」田氏只得步出孝堂,與楚王孫相見,敘了寒溫。田氏一見楚王孫人才標緻,就動了憐愛之心,只恨無由廝近。楚王孫道:「先生雖死,弟子難忘思慕。欲借尊居,暫住百日。一來守先師之喪,二者先師留下有什麼著述,小子告借一觀,以領遺訓。」田氏道:「通家之誼,久住何妨。」當下治飯相款。飯罷,田氏將莊子所著《南華真經》及《老子道德》五千言,和盤托出,獻與王孫。王孫殷勤感謝。草堂中間占了靈位,楚王孫在左邊廂安頓。田氏每日假以哭靈為由,就左邊廂與王孫攀話。日漸情熟,眉來眼去,情不能已。楚王孫只有五分,那田氏到有十分。所喜者深山隱僻,就做差了些事,沒人
傳說。所恨者親妾未久,況且女求於男,難以啟齒。
又捱了幾日,約莫有半月了。那婆娘心猿意馬,按捺不住,悄地喚老蒼頭進房,賞以美酒,將好言撫慰。從容問:「你家主人曾婚配否?」老蒼頭道:「未曾婚配。」婆娘又問道:「你家主人要揀什麼樣的人物才肯婚配?」老蒼頭帶醉道:「我家王孫曾有言,若得像娘子一般丰韻的,他就心滿意足。」婆娘道:「果有此話?莫非你說謊?」老蒼頭道:「老漢一把年紀,怎麼說謊?」婆娘道:「我央你老人家為媒說合,若不棄嫌,奴家情願服事你主人。」老蒼頭道:「我家主人也曾與老漢說來,道一段好姻緣,只礙師弟二字,恐惹人議論。」婆娘道:「你主人與先夫原是生前空約,沒有北面聽教的事,算不得師弟。又且山僻荒居,鄰舍罕有,誰人議論?你老人家是必委曲成就,教你吃杯喜酒。」
.老蒼頭應允。臨去時,婆娘又喚轉來囑付道:「若是說得允時,不論早晚,便來房中回復奴家一聲。奴家在此
專等。」老蒼頭去後,婆娘懸懸而望。孝堂邊張了數十遍,恨不能一條細繩,縛了那俏後生俊腳,扯將入來,
摟做一處。將及黃昏,那婆娘等得個不耐煩,黑暗裏走入孝堂,聽左邊廂聲息。忽然靈座上作響,婆娘嚇了一跳,只道亡靈出現。急急走轉內室,取燈火來照,願來是老蒼頭吃醉了,直挺挺的臥於靈座桌上。婆娘又不敢嗔責他,又不敢聲喚他,只得回房。捱更捱點,又過了一夜。
次日,見老蒼頭行來步去,並不來回復那話兒。婆娘心下發癢,再喚他進房,問其前事。老蒼頭道:「不成!不成!」婆娘道:「為何不成?莫非不曾將昨夜這些話剖豁明白?」老蒼頭道:「老漢都說了,我家王孫也說得有理。他道:「娘子容貌,自不必言。未拜師徒,亦可不論。但有三件事未妥,不好回復得娘子。』」婆娘道:「那三件事?」老蒼頭道:「我家王孫道:『堂中見擺著個
兇器,我卻與娘子行吉禮,心中何忍,且不雅相;二來莊先生與娘子是恩愛夫妻,況且他是個有道德的名賢,我的才學萬分不及,恐被娘子輕薄;三來我家行李尚在後邊未到,空手來此,聘禮筵席之費,一無所措。為此三件,所以不成。』
婆娘道:「這三件都不必慮。兇器不是生根的,屋後還有一間破空房,喚幾個莊客抬他出去就是,這是一件了。第二件:我先夫那裏就是個有道德的名賢?當初不能正家,致有出妻之事,人稱其薄德。楚威王慕其虛名,以厚禮聘為相。他自知才力不勝,逃走在此。前月獨行山下,遇一寡婦,將扇搧墳,待墳土乾燥,方才嫁人。拙夫就與他
調戲,奪他紈扇,替他搧土,將那把紈扇帶回,是我扯碎了。臨死時幾日還為他淘了一場氣,又什麼恩愛!你家主人青年好學,進不可量。況他乃是王孫之貴,奴家亦是田宗之女,門地相當。今日到此,姻緣天合。第三件,
筵席之費,奴家做主,誰人要得聘禮?筵席也是小事。奴家更積得私房白金二十兩,贈與你主人,做一套新
衣服。你再去道達,若成就時,今夜是合婚吉日,便要成親。」老蒼頭收了二十兩銀子,回復楚王孫。楚王孫只得順從。老蒼頭回復了婆娘。
那婆娘當時歡天喜地,把孝服除下,重勻粉面,再點朱唇,穿了一套新鮮衣。叫蒼頭顧喚近山莊客,扛抬莊生屍柩,停於後面破屋之內。打掃草堂,準備做合婚筵席。有詩為證:
俊俏孤孀別樣嬌,王孫有意更相挑。
一鞍一馬誰人語?今夜思將快婿招。
是夜,那婆娘收拾香房,草堂內擺得燈燭輝煌。楚王孫簪纓袍服,田氏錦襖繡裙,雙雙立於花燭之下。一對男女,如玉琢金裝,美不可說。交拜已畢,千恩萬愛的,攜手入於洞房,吃了合巹杯。正欲上床解衣就寢。忽然,楚王孫眉頭雙皺,寸步難移,登時倒於地下,雙手磨胸,只叫
心疼難忍。田氏心愛王孫,顧不得新婚廉恥,近前抱住,替他撫摩,問其所以。王孫痛極不語,口吐涎沫,奄奄欲絕。老蒼頭慌做一堆。田氏道:「王孫平日曾有此症否?」老蒼頭代言:「此症平日常有。或一二年發一次,無藥可治。只有一物,用之立效。」田氏急問:「所用何物?」老蒼頭道:「太醫傳一奇方,必得生人腦髓熱酒吞之,其痛立止。平日此病舉發,老殿下奏過楚王,撥一名死囚來,縛而殺之,取其腦髓。今山中如何可得?其命合休矣!」田氏道:「生人腦髓,必不可致。第不知死人的可用得麼?」老蒼頭:「太醫說,凡死未滿四十九日者,其腦尚未乾枯,亦可取用。」田氏道:「吾夫死方二十餘日,何不斫棺而取之?」老蒼頭道:「只怕娘子不肯。」田氏道:「我與王孫成其夫婦,婦人以身事夫,自身尚且不惜,何有於將朽之骨乎?」
即命老蒼頭伏侍王孫,自己尋了砍柴板斧,右手提斧,左手攜燈,往後邊破屋中。將燈檠放于棺蓋之上,覷定棺頭,雙手舉斧,用力劈去。婦人家氣力單微,如何劈得棺開?有個緣故,那莊周是達生之人,不肯厚斂。桐棺
三寸,一斧就劈去了一塊木頭。再一斧去,棺蓋便裂開了,只見莊生從棺內歎口氣,推開棺蓋,挺身坐起。田氏雖然心狠,終是女流。嚇得腿軟筋麻,心頭亂跳,斧頭不覺墜地,莊生叫:「娘子扶起我來。」
那婆娘不得已,只得扶莊生出棺。莊生攜燈,婆娘隨後
同進房來。婆娘心知房中有楚王孫主僕二人,捏兩把汗,行一步,反退兩步。比及到房中看時,鋪設依然燦爛,那主僕二人,闃然不見。婆娘心下雖然暗暗驚疑,卻也放下了膽,巧言抵飾,向莊生道:「奴家自你死後,日夕思念。方才聽得棺中有聲響,想古人中多有還魂之事,望你
復活,所以用斧開棺,謝天謝地,果然得生,實乃奴家之萬幸也!」莊生道:「多謝娘子厚意。只是一件,娘子
守孝未久,為何錦襖繡裙?」 婆娘又解釋道:「開棺見喜,不敢將凶服衝動,權用錦繡,以取吉兆。」莊生道:「罷了!還有一節,棺木何不放在正寢。卻撇在破屋之內,難道也是吉兆?」婆娘無言可答。莊生又見杯盤羅列,也不問其故,教暖酒來飲。
莊生放開大量,滿飲數觥。那婆娘不達時務,指望
煨熱老公,重做夫妻,緊捱著酒壺,撒嬌撒癡,甜言美語,要哄莊生上床同寢。莊生飲得酒大醉,索紙筆寫出四句:
從前了卻冤家債,你愛之時我不愛。
若重與你做夫妻,怕你巨斧劈棺材。
那婆娘看了這四句詩,羞慚滿面,頓口無言。莊生又寫出四句:
夫妻百夜有何恩?見了新人忘舊人。
甫得蓋棺遭斧劈,如何等待搧乾墳!
莊生又道:「我則教你看兩個人。」莊生用手將外面一指,婆娘回頭而看,只見楚王孫和老蒼頭踱將進來,婆娘吃了一驚。轉身不見了莊生;再回頭時,連楚王孫主僕都不見了。那裏有什麼楚王孫、老蒼頭!此皆莊生分身
隱形之法也。那婆娘精神恍惚,自覺無顏。解腰間繡帶,懸樑自縊。嗚呼哀哉!這到是真死了。莊生見田氏已死,解將下來,就將劈破棺木盛放了他,把瓦盆為樂器,鼓之成韻,倚棺而作歌。歌曰:
大塊無心兮,生我與伊。我非伊夫兮,伊非我妻。偶然邂逅兮,一室同居。大限既終兮,有合有離。人之無良兮,生死情移。真情既見兮,不死何為!伊生兮揀擇去取,伊死兮還返空虛。伊吊我兮,贈我以斧;我吊伊兮,慰伊以歌詞。斧聲起兮我復活,歌聲發兮伊可知!噫嘻,敲碎瓦盆不再鼓,伊是何人我是誰?
莊生歌罷,又吟詩四句:
你死我必埋,我死你必嫁。我若真個死,一場大笑話。
莊生大笑一聲,將瓦盆打碎。取火從草堂放起,屋宇俱焚。連棺木化為灰燼。只有《道德經》、《南華經》不毀。山中有人檢取,傳流至今。
莊生遨遊四方,終身不娶。或雲遇老子於函谷關,相隨而去,已得大仙矣。詩云:
殺妻吳起太無知,荀令傷神亦可嗤。
請看莊生鼓盆事,逍遙無礙是吾師。