La poesia di Lĭ Bái intitolata “La luna sul valico di montagna” (關 山 月 “guān shān yuè”) è ambientata in una delle zone di frontiera in cui le truppe cinesi erano continuamente impegnate a respingere le incursioni delle tribù barbare o a compiere spedizioni punitive nei loro territori. L’atmosfera ricorda un po’ quella a cui noi siamo stati abituati dalla tradizione dei film western.
LA LUNA SUL VALICO DI MONTAGNA
Una pallida luna spunta da dietro il Tiānshān, (1)
in un mare di larghe nuvole scure.
Un vento che ha percorso quasi mille leghe
soffia forte sullo Yùménguān. (2)(3)
I nostri (4) scendono dalla strada di Báidēng. (5)
I barbari li spiano (5) dalle rive del Lago Azzurro. (7)
L'attacco è imminente (8) e si sa che dal campo di battaglia
ci sarà chi non farà ritorno. (9)
Perciò i soldati scrutano il confine
e pensano alle loro famiglie
ed un'espressione di intensa pena
si dipinge sui loro volti.
E in questa stessa notte, nelle case lontane, (10)
c'è chi singhiozza e sospira e non riesce ad addormentarsi.
NOTE
1) Il Tiānshān o Monte del cielo indica attualmente una catena montagnosa che si stende verso ovest a partire da Urumchi (乌 鲁 木 齐 “wūlŭmùqí”) nel Xīnjiāng 新 疆 , all’estremo confine occidentale della Cina. Poiché Lĭ Bái descrive la luna sul Tiānshān come visibile dallo Yùménguān 玉 門 關 ( "il valico della porta della giada" ) e quest’ultima località è situata ad almeno 700 chilometri ad est di Urumchi, se ne deduce che il poeta intendesse riferirsi ad un’altra montagna che a quell’epoca portava lo stesso nome. È probabile che si tratti della catena montagnosa attualmente chiamata Nánshān 南 山, che è situata nelle immediate vicinanze dello Yùménguān, in direzione sud, e che anticamente, come risulta dai Shĭjì 史 記 (“Annali”) dello storico Sīmă Qiān 司 馬 遷 , composti tra il 109 e il 91 a. C., portava il nome di Qílián 祁 連 . “Qílián”, nella lingua degli Xiōngnú (Unni) 匈 奴 , che abitavano allora in quella zona, significava precisamente “cielo”.
2) Lĭ Bái usa una tecnica descrittiva che presenta innegabili somiglianze con la tecnica cinematografica, in particolare con quella dei film western. Egli infatti comincia con la descrizione dell’ambiente naturale e, a conclusione di un impetuoso crescendo (la luna che illumina le montagne, il cielo rannuvolato, il vento che soffia tempestoso), termina con una zumata sullo Yùménguān, il forte in mezzo al deserto, nel quale i soldati cinesi attendono lo scontro con i barbari.
3) Yùménguān 玉 門 關 ("il valico della porta di giada") è il nome di un passo situato ad ovest di Dūnhuáng 敦 煌 nell’attuale provincia del Gānsù 甘 肅 . Lo Yùménguān costituiva il posto di frontiera sulla Via della Seta che collegava la Cina all’Asia Centrale.
4) Una volta descritto il paesaggio, il poeta ci presenta i protagonisti della storia. Anzitutto i nostri, i “buoni”, che, nel caso specifico, sono ovviamente i Cinesi, designati con il termine tradizionale Hàn 漢 .
5) Anche i nomi geografici mostrano che ci troviamo in una terra dal clima rigoroso.“Báidēng” 白 登 significa infatti “bianca salita”, “pendio innevato” e ci ricorda che siamo in una regione in cui le nevicate dovevano essere frequenti. La località è difficile da identificare con precisione. Le montagne di Báidēng, teatro di una famosa battaglia tra i Cinesi e gli Xiōngnú al tempo della dinastia Hàn 漢 朝 si trovano nello Shănxī 陝 西 e non possono quindi essere la zona menzionata nel poema.
6) Ci vengono ora presentati i “cattivi”, che recitano fin dall’inizio la loro parte di avversari infidi e sleali. Mentre i soldati cinesi marciano orgogliosamente sulla strada, pronti ad affrontare il nemico in campo aperto, i barbari, acquattati fra i cespugli, sull’altra riva di un lago, che serve da confine, li spiano di nascosto per poter organizzare qualche agguato. Sembra quasi di vedere la pattuglia di cavalleggeri che sta per cadere nell’imboscata degli indiani ribelli.
7) Se il termine “Qínghăi” 青 海 (Lago Azzurro) non è stato inteso dal poeta come indicazione generica, esso non può che riferirsi al Koko Nor (“Lago azzurro” in lingua mongola), che attualmente fa parte della provincia cinese del Qínghăi, cui dà il nome, ma che, all’epoca dei Táng, era fuori dai confini dell’Impero ed era al centro di una zona in cui si mescolavano diversi popoli dell’Asia Centrale.
8) Le distanze tra lo Yùménguān, il Nánshān e il Qínghăi, pur non essendo enormi, sono comunque considerevoli ed è perciò improbabile che le truppe arrivate allo Yùménguān potessero essero spiate dai barbari piazzati sulle rive del Qínghăi e che si apprestassero subito alla battaglia. Lĭ Bái rispetta qui, a fini poetici, una sorta di unità di tempo, di luogo e di azione, simile a quella teorizzata da Aristotele.
9) Il tono del componimento cambia improvvisamente. Lĭ Bái non è un poeta epico e non gli interessano per nulla le imprese eroiche, le battaglie, i duelli, le stragi. Egli si sofferma invece ad esaminare la sorte che attende molti soldati: purtroppo non tutti ritorneranno vivi dal campo di battaglia.
10) ) L’espressione 高 樓 “gāo lóu" andrebbe letteralmente tradotta “nelle alte case”. Tuttavia l’aggettivo “alto” non va inteso nel senso di “nobile”, “lussuoso”, perché i soldati erano reclutati per la maggior parte tra i contadini , che non disponevano certo di sfarzose abitazioni. Si potrebbe piuttosto pensare al fatto che, nelle case di campagna, le persone abitavano in un piano sopraelevato, mentre al pian terreno si trovava la stalla o il porcile.
Per rendere meglio il senso della lontananza, implicito nel verso, ho quindi ritenuto di poterci inserire, un po’arbitrariamente, l’aggettivo “lontano”, che non figura nell’originale.
關 山 月 guān shān yuè
明 月 出 天山 蒼 茫 雲 海 間 míng yuè chū tiān shān cāng máng yún hăi jiān
長 風 幾 萬 里 吹 度 玉 門 關 cháng fēng jĭ wàn lĭchuī dù yù mén guān
漢 下 白 登 道 胡 窺 青 海 灣 hàn xià bái dēng dàohú kuī qīng hăi wān
由 來 征 戰 地 不 見 有 人 還 yóu lái zhēng zhàn dìbù jiàn yŏu rén huán
戍 客 望 邊 色 思 歸 多 苦 顏 shù kè wàng biān sèsī gūi dūo kŭ yán
高 樓 當 此 夜 歎 息 未 應 閑 gāo lóu dāng cĭ yè tàn xī wèi yīng xián
La poesia di Du Fu, intitolata "Una notte sulla torre di guardia" ("Ge ye") ci mostra invece, lo spettacolo che il poeta, rinchiuso con i soldati in una fortezza assediata dai barbari, vede il mattino, dall'alto delle mura, dopo una giornata di battaglia.
UNA NOTTE SULLA TORRE DI GUARDIA
Alla fine dell'anno yin e yang accorciano i giorni.
Ai confini della terra, neve e gelo.
Il cielo è limpido e freddo.
Vivaci tamburi e melanconici corni annunciano l'ultimo turno di guardia.
Il Fiume delle Stelle si riflette tremolante sulle Tre Gole.
Nell'accampamento dei barbari,
selvagge urla di dolore si levano da migliaia di bocche.
La battaglia è stata terribile.
Ma alcuni cantano, uno si alza per andare a pescare,
altri vanno a far legna.