Le Sfere d’Avorio degli Spiriti
Nel 1388 d.C. il letterato Cáo Zhāo 曹昭 pubblicò una guida per i collezionisti di antichità, la quale, accanto alle giade, alle porcellane ed ai bronzi, menzionava anche un tipo di oggetti dal nome curioso: le “palle fabbricate dagli spiriti”(鬼功球 “guĭ gōng qiú”).
Nell’opera, intitolata “Cenni fondamentali sulla valutazione degli oggetti antichi”(“ 格古要論 “gé gǔ yào lùn”) si legge, al paragrafo 120 del secondo volume, quanto segue:
“Meritano di essere apprezzate delle sfere d’avorio al cui interno si può penetrare direttamente attraverso delle aperture. Tutti i numerosi strati interni possono essere fatti ruotare. Tali sfere sono perciò chiamate ‘palle fabbricate dagli spiriti’. Si dice anche che fossero prodotte nei palazzi dei Sòng”. ( 嘗有象牙圎球兒一箇中直通一竅內車數重皆可轉動故謂之鬼功球或云宋內院中作者). (1)
Possiamo dedurre dal testo di Cáo Zhāo che queste sfere d’avorio erano chiamate “palle fabbricate dagli spiriti” perché l’estrema ingegnosità con cui erano lavorate sembrava andare oltre i limiti delle possibilità umane.
Sebbene la lavorazione dell’avorio in Cina possa essere fatta risalire alla dinastia Shāng 商朝 (1600 circa a.C.- 1046 a.C), Cáo Zhāo è la prima fonte che menziona l’esistenza di questi oggetti. Egli osserva tuttavia che, secondo quanto si diceva ai suoi tempi, sfere d’avorio così lavorate erano già prodotte all’epoca della dinastia Sòng 宋朝 (960 d.C-1279 d.C.), sotto la quale la lavorazione dell’avorio ebbe un grande sviluppo. Purtroppo nessun esemplare è giunto sino a noi.
Il riferimento ai “palazzi imperiali” ci lascia d’altronde presumere che tali oggetti fossero prodotti se non esclusivamente per il palazzo imperiale, almeno per una clientela selezionata che disponeva di enormi mezzi finanziari. Il costo del materiale e l’estrema complessità del lavoro, che richiedeva non soltanto un’incredibile abilità manuale ma altresì uno straordinario dispendio di tempo, imponevano infatti prezzi di vendita accessibili soltanto a pochissimi fortunati.
Le sfere venivano ovviamente viste, in primo luogo come eccezionali opere d’arte (o d’artigianato), ma potevano anche essere usate come (costosissimi) passatempi, in quanto era possibile, muovendo accortamente avanti e indietro le singole sfere, far combaciare tutte le loro aperture e scorgere la sfera centrale. È per questa ragione che gli Inglesi le chiamano anche “chinese puzzle balls” (“sfere rompicapo cinesi”). Il loro utilizzo come gioco richiede tuttavia un’estrema delicatezza di tocco ( di solito si ricorre, per muovere le sfere interne, a bastoncini sottilissimi, penne d’oca o addirittura a stecchini) perché gli strati d’avorio che compongono le singole sfere sono così sottili da risultare fragilissimi.
La produzione di “sfere rompicapo” ebbe un grande incremento nel periodo in cui la Cina fu sottoposta alla dinastia Qīng 清朝 (1644 d.C.-1912), quando suscitarono l’interesse dei sempre più numerosi Occidentali che venivano a contatto del Celeste Impero.
I poliedri e le sfere d’avorio, contenenti al proprio interno altri poliedri o altre sfere, che furono fabbricati in Europa nel periodo compreso tra il XV° e il XVII° secolo, non sono tuttavia riconducibili a modelli cinesi.
Come dimostra Amelia Carolina Sparavigna del Politecnico di Torino nel suo documentatissimo saggio “Chinese and European Ivory Puzzle Balls”, al quale rimando per una dettagliata esposizione della materia, non si ritrova nell’Europa del XV°, del XVI° e del XVII° secolo alcuna traccia, né alcuna menzione, delle sfere d’avorio cinesi. (2)
I poliedri e le sfere concentriche che vengono prodotti in Europa in quel periodo sembrano invece avere a che fare con la rappresentazione del macrocosmo che figura nel Mysterium Cosmographicum di Giovanni Keplero (1571-1630), il quale presenta schematicamente l’universo come una serie di solidi platonici inseriti l’uno nell’altro. (3) L’opera fu pubblicata a Tübingen nel 1597.
Oggetti che riproducevano poliedri inseriti l’uno nell’altro esistevano però già anche prima che fosse pubblicato il trattato di Keplero.
Una delle tarsie eseguite tra il 1494 e il 1499 da Fra’ Giovanni Da Verona (1457 circa-1525) per la sacrestia e il coro della chiesa di Santa Maria in Organo a Verona ci mostra, ad esempio, alcuni poliedri contenuti in un armadio, sebbene vada osservato che manca in questa tarsia la raffigurazione di poliedri inseriti in un solido di maggiori dimensioni. (4)
Non lascia invece adito a dubbi la grande sfera realizzata nel 1582 da Giovanni Ambrogio Maggiore (1550-1598). Si tratta di una sfera di ebano che contiene all’interno una sfera d’avorio, la quale contiene a sua volta un medaglione d’avorio recante il ritratto del duca di Baviera con la sua famiglia. La sfera interna ed il medaglione possono essere fatti ruotare tirando una cordicella ed una catenella d’oro. L’opera fu regalata da Guglielmo V° di Baviera a Francesco I° dei Medici ed è conservata nel Museo di Palazzo Pitti a Firenze. (5)
Due poliedri d’avorio contenenti più poliedri di minori dimensioni furono realizzati da Egidius Lobenigk tra il 1581 ed il 1584 e sono conservati nelle collezioni della Grünes Gewolbe a Dresda. (6)
Alcune sfere d’avorio furono poi prodotte da Lorenz Zick di Norimberga (1594–1666) e dal figlio Stephan (1639-1715). (7)
Sfere e poliedri furono infine raffigurati dal pittore Domenico Remps (1620-1699) nel suo olio “Il Gabinetto delle Curiosità”. (8)
La tecnica europea influì però sulla produzione cinese nel tardo Settecento quando con l’introduzione in Cina di modelli di tornio molto più sofisticati (il primo tornio europeo fu importato nel 1722) anche la lavorazione dell’avorio ne risultò facilitata. Particolare rilievo ebbe, a questo riguardo, la successiva importazione del tornio meccanico con trapano a rosa (“rose engine lathe”), strumento specialmente adatto per incidere complicati motivi decorativi.(9)
Nella seconda metà del XX° secolo, il diffondersi di una sensibilità “animalistica” a livello globale, portò all’adozione di provvedimenti volti a proteggere gli animali selvatici, tra cui gli elefanti.
Nel 1973 fu aperta alla firma la Convenzione di Washington del 3 marzo 1973 sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (conosciuta con l’acronimo inglese CITES) che vietava, tra l’altro, il commercio di zanne d’elefante. Negli anni successivi la convenzione fu ratificata e posta in vigore da un numero sempre maggiore di Stati. Il bracconaggio ed il contrabbando continuarono tuttavia ancora per decenni ad alimentare il mercato cinese dell’avorio.
La Cina ratificò la convenzione soltanto il 5 dicembre 1997 e la fece entrare in vigore, per quanto la riguardava, il 3 febbraio 1998.
Il 31 dicembre 2017 la Cina ha infine proibito, anche sul piano interno, il commercio dell’avorio grezzo e di qualsiasi prodotto ricavato da tale materiale. Un’ispezione effettuata nel settembre 2018 da un’organizzazione internazionale di controllo ha permesso di accertare che le botteghe e i laboratori specializzati nella lavorazione e nel commercio dell’avorio avevano chiuso o si erano riciclati e che anche le vendite illegali d’oggetti d’ avorio sul mercato erano notevolmente diminuite.
La produzione legale di sfere d’avorio è quindi cessata.
Le sfere vengono ora prodotte utilizzando altri materiali quali l’avorio sintetico (costituito da polvere d’osso e resina), la giada, la resina o il legno, che non possiedono tuttavia necessariamente la duttilità ed il fascino dell’avorio.(10)
Per di più, lo sviluppo tecnologico, con l’uso della tecnologia 3D, consente ormai di fabbricare oggetti come le sfere rompicapo utilizzando programmi informatici, cosa che, se da un lato automatizza i procedimenti di produzione e ne riduce il costo, dall’altro compromette irrimediabilmente l’attrazione del prodotto.
Ben altrimenti suggestivo era infatti il metodo di lavorazione tradizionale che si può così descrivere:
Dopo aver ricavato da una zanna d’elefante una palla d’avorio, lo scultore vi praticava una serie di fori, poi, partendo da questi fori, cominciava, con uno scalpello ricurvo, a scavare in senso orizzontale, creando a poco a poco uno spazio vuoto fra il centro del blocco, che assumeva anch’esso forma sferica, e il resto della palla. La procedura veniva ripetuta più volte fino a creare una serie di palle concentriche di numero variabile. Una volta ottenute le sfere, ciascuna di esse veniva decorata in modo differente sempre operando attraverso gli angusti fori praticati all’inizio.
Come si può immaginare, viste le enormi difficoltà tecniche, la decorazione , particolarmente ricca sulla superficie esterna, diventava sempre più semplice man mano che ci si avvicinava al centro della sfera.
La decorazione esterna riportava molto spesso elaborati motivi di draghi e di fenici, simbolo del potere imperiale, ma non mancano altri soggetti quali, ad esempio, paesaggi e giardini con minuscole riproduzioni di piante e di figure umane.
Anche la decorazione delle sfere interne presentava una varietà di motivi, per quanto semplificati. Spesso si trattava di motivi attinenti alla raffigurazione dei quattro elementi: aria, acqua, terra e fuoco. Altre volte venivano invece utilizzate forme geometriche, più o meno elaborate (ad esempio cerchi o stelle). (11)
Il numero degli strati aumentò progressivamente dai tre strati delle prime sfere fabbricate sotto le dinastie Sòng e Míng (12) a parecchie decine di strati negli ultimi anni della dinastia Qīng.
Nella regione di Canton si sviluppò una vera e propria tradizione della fabbricazione di sfere d’avorio che regalò fama nazionale e internazionale ad alcuni straordinari artigiani della regione.
Il più famoso di essi fu Wēng Wŭzhāng 翁伍章, il quale fabbricò una sfera d’avorio in cui lui stesso e le successive generazioni della sua famiglia riuscirono ad incidere, nel corso di parecchi decenni, ben 44 sfere più piccole.
Il nipote di Wēng Wŭzhāng , Wēng Zhāo 翁昭, partecipò nel 1915, con una sfera di sua fabbricazione, all’Esposizione Universale di San Francisco. La sua sfera concorreva per il premio dell’artigianato artistico con una sfera prodotta in Giappone. La sfera di Wēng Zhāo contava 25 strati, la sfera giapponese 30. Quando la commissione giudicatrice manifestò l’intenzione di attribuire la medaglia d’oro ai Giapponesi, i Cinesi chiesero che le due sfere fossero immerse in una pentola d’acqua bollente. La sfera cinese rimase intatta. La sfera giapponese, al contrario, si spaccò subito, fornendo così la prova che le varie parti che la componevano non erano state intagliate in un unico blocco d’avorio, bensì erano state lavorate separatamente e poi incollate.
NOTE
1) Il termine 內院 (“nèi yuàn”), letteralmente “cortile interno”, si riferiva al gineceo imperiale, cioè al palazzo o ai numerosi palazzi abitati dalla moglie e dalle concubine dell’Imperatore.
2) 27 giugno 2018 HAL Id: hal-01825008 https://hal.archives-ouvertes.fr/hal-01825008
3) I “solidi platonici”, così detti perché esaminati da Platone nel suo dialogo “Timeo”, sono il tetraedro, l’esaedro, l’ottaedro, il dodecaedro e l’icosaedro. https://en.wikipedia.org/wiki/Mysterium_Cosmographicum#/media/File:Kepler-solar-system-1.png
4) https://it.wikipedia.org/wiki/Fra_Giovanni_da_Verona#/media/File:Fra_Giovanni_Verona_tarsia_poliedri.JPG
5)https://www.wga.hu/html_m/m/maggiore/index.html
https://www.wga.hu/html_m/m/maggiore/sphere.htm
6) asset/two-polyhedrons-egidius-lobenigk/4AHiaJ1uzO4qpA
7) https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Ivory_works_-_hollow_spheres_by_Lorenz_Zick,_c._1650,_covered_cups_by_unknown_German_artist(s),_c._1620,_ivory_-_Bode-Museum_-_DSC03386.JPG
8) https://www.wga.hu/html_m/r/remps/cabinet.html
9) Shih Ching-fei (施靜菲 pīnyīn Shī Jìngfēi) , Concentric Ivory Spheres and the Exchange of Craft Techniques: Canton, the Ch'ing Court and the Holy Roman Empire. National Palace Museum Monthly, 25(2), 2007.
10) La giada, ad esempio, è più dura dell’avorio e, al tempo stesso, si scheggia con maggiore facilità.
11) https://www.atlasobscura.com/articles/puzzle-balls-from-guangzhou
12) L’enciclopedia on line Bāidù Bāikē riporta una diversa versione del passo di Cáo Zhāo, da cui risulterebbe che le “palle fabbricate dagli spiriti” erano composte di tre sfere: una esterna e due interne.( 尝有象牙圆毬儿一个,中直通一窍,内车二重,皆可转动,谓之鬼功毬”).
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