Lava la scodella!
Diverse sono le vie che si possono seguire per raggiungere la meta che i Buddhisti chiamano l’”illuminazione”, vale a dire la comprensione del mondo nella sua “realtà “ o , meglio, nella sua “vacuità”.(1)
Una prima via è quella della conoscenza, dello studio, della riflessione intellettuale, ma chi cerca di seguirla si trova, presto o tardi, in un vicolo cieco ed è costretto a constatare che il quadro non è mai completo, che il mondo sfugge ad una comprensione razionale.(2)
La scuola Chán禪, sorta in Cina nella seconda metà del primo millennio d.C., ha allora cercato di giungere all’illuminazione tramite procedimenti che non passassero attraverso una faticosa elaborazione dottrinale.
Una prima scuola, chiamata Cáodòng Zōng 曹洞宗, fondata dal maestro Dòngshān Liángjié 洞山良价 (807 d.C.-867 d.C.,) sviluppò un’alternativa d’un tipo che potremmo chiamare ”mistico”. La comprensione poteva essere raggiunta praticando lo “zuōchán” 坐禪, cioè il metodo consistente nel “sedere e meditare”. L’illuminazione non era il frutto di un laborioso percorso di studio e di applicazione, bensì la scintilla improvvisa che si accendeva mentre il fedele si trovava in uno stato di trance.
Non tutti però accettarono questa prospettiva ed un’altra scuola, chiamata Línjì 臨濟宗, fondata dal maestro Línjì Yìxuán 臨濟義玄, morto nell’866 d.C., respinse sia la soluzione razionale sia la soluzione mistica per proporre un terzo approccio, del tutto originale.
Nacque così il “gōng‘àn” 公案 (3), metodo che rifugge tanto dallo studio dei testi sacri quanto dalla meditazione, e che consiste nel proporre casi paradossali a cui si può trovare una soluzione soltanto rovesciando la visione normale e razionale delle cose e cogliendone quindi, come in un lampo, la natura più profonda.
Si formarono col passare del tempo raccolte di aneddoti e di storie. Una di queste è “La barriera senza porta”( 無門關 ”wúménguān”) “di Wúmén Huìkāi (4), che già nel titolo richiama l’aspetto paradossale dei” gōng´àn”.
Riporto qui di seguito alcuni dei “gōng’àn” che figurano in tale raccolta.
Lava la scodella!
Un giovane monaco si rivolse a Zhàozhōu (5):”Sono un novizio. Per favore, insegnami!”
“Hai mangiato la tua zuppa di riso?” domandò Zhàozhōu
“Sì” rispose il monaco.
“Bene! Allora lava la scodella!”
Ed il monaco comprese.
Commento di Wúmén
Quando apre bocca, Zhàozhōu mostra il suo valore, manifesta il suo carattere. Non so se il monaco capì. Spero che non abbia preso lucciole per lanterne. (6)
Versi di Wúmén
Se cerchi solo spiegazioni chiare
raggiungerai ben tardi il risultato.
Capendo presto che lanterna è fuoco (7)
avresti cotto da tempo il tuo riso.
La Bandiera
Due monaci stavano guardando il vessillo del sesto patriarca (8) che garriva al vento.
“La bandiera si muove” osservò uno di essi.
“No, è il vento che la scuote” lo corresse l’altro.
I due continuavano a discutere senza mettersi d’accordo.
Intervenne il patriarca: “Non è la bandiera che si muove, né il vento che la scuote. È lo spirito di un uomo compassionevole che la agita”.
I due monaci tacquero sconcertati.
Commento di Wúmén
Non è la bandiera che si muove. Non è il vento che la scuote. Non è lo spirito di un uomo compassionevole che la agita. Che cosa intendeva dire in realtà il patriarca? Se si guarda attentamente da vicino, si vedrà che quei due monaci credevano di poter ricavare l’oro dal ferro. (9) Il patriarca non riuscì a trattenersi dal canzonarli. (10)
Versi di Wúmén
Che si muova vento, bandiera o spirito
significa sempre la stessa cosa.
Se si vuole dirlo con le parole
non si potrà far altro che sbagliare.
La Strada del Táishān
Un monaco di Zhàozhōu chiese ad una vecchia di indicargli la strada per il Táishān. (11)
“Sempre dritto” gli rispose la vecchia.
Il monaco non aveva ancora fatto quattro o cinque passi, quando la vecchia commentò: “Anche questo è una persona qualunque ”.
Un altro monaco riferì il fatto a Zhàozhōu, che disse: “Aspettate! Andrò io ad accertare che cos’ha inteso dire quella donna”.(12)
Il giorno seguente Zhàozhōu andò e rivolse alla vecchia la stessa domanda.
La vecchia gli diede la stessa risposta.
Ritornato al monastero, Zhàozhōu radunò i monaci e disse loro: ”Ho chiarito che cosa ha voluto dire la vecchia del Táishān”.
Commento di Wúmén
La vecchia elabora piani di guerra seduta nella sua tenda, ma non pensa alle spie. Non immagina che il vecchio Zhàozhōu possa far uso dell’astuzia per penetrare nel suo accampamento e saccheggiarlo. (13) Ambedue sono in malafede. Come ha fatto il generale a prendere due piccioni con una fava? Il metodo è stato interrogare la vecchia senza che se ne accorgesse. (14)
Versi di Wúmén
Se la domanda risulta ordinaria
anche la risposta sarà ordinaria,
se invece ci sono pietruzze nel riso
ci saranno anche spine nel fango.(15)
NOTE
1) L’idea dell’”illuminazione” può essere resa con numerosi termini differenti. Nel primo degli aneddoti qui riportati troviamo il termine 省 (“xĭng”), che significa “capire”, ”comprendere”.
2) La via intellettuale incontrò fin dall’inizio scarso favore presso i Cinesi, popolo eminentemente pragmatico e poco portato alla speculazione metafisica.
3) Il significato originario del termine “gōng’àn” 公案 è "avviso pubblico", "ordinanza di legge" o ancora “sentenza emessa in un caso giudiziario”(si vedano i “Cento casi risolti dal giudice Bāo” 包 龍 圖 百 家 公 案 “bāo lóng tū băi jiā gōng‘àn”), da cui si è passati poi al significato di “caso” in senso lato.. Nell’ambito della dottrina Chán, il termine acquisisce il significato di esempio che vuole essere di guida per la vita.
4) Wúmén Huìkāi 無門慧開 (1183 d.C.- 1260 d.C) fu un maestro del Buddhismo Chán. Il titolo della raccolta da lui compilata, che contiene 47 “gōng’àn”, può essere inteso sia come “La Barriera di Wúmén” sia come “La Barriera senza Porta”.
5) Zhàozhōu Cōngshēn 趙州從諗 (778 d.C.-897 d.C.) fu un maestro del Buddhismo Chán noto per le sue eccentricità e per le sue massime paradossali.
6) Poiché la comprensione di un “gōng’àn” equivale talvolta, nella logica della dottrina Chán, nientemeno che all’”illuminazione”, cioè alla comprensione della natura dell’universo, sembra azzardato cimentarsi in tentativi di interpretazione. Mi limiterò perciò a sviluppare qualche considerazione partendo dai commenti di Wúmén, anch’essi del resto abbastanza criptici.
7) Il carattere 燈 (“dēng”) significa “lampada” o “lanterna”. L’immagine è molto suggestiva: chi va in giro a cercare un accendino facendosi luce con una lanterna è simile a chi ricerca in libri voluminosi la verità che gli sta proprio dinanzi agli occhi.
8) “Sesto Patriarca” 六祖 (“liù zū”) è il titolo con cui è indicato Huìnéng 惠能 (638 d.C.-713 d.C.), famoso maestro del Buddhismo Chán.
9) Il testo cinese reca la frase 買鐵得金 (“mǎi tiě dé jīn”), letteralmente ”comprare ferro per ricavarne oro”, che sembra un proverbio usato per indicare un’impresa impossibile.
10) Il patriarca prende in giro la presunzione dei due monaci, convinti, l’uno e l’altro, di comprendere il mondo e quindi di saper interpretare e definire con esattezza ciò che vedono.
11) Sul monte Táishān 臺山 sorgeva un tempio che aveva fama di rendere saggi coloro che vi si recavano a pregare.
12) Il commento della vecchia suscita la perplessità dei monaci. Zhàozhōu si offre di andare ad interrogare la donna per accertare che cos’abbia davvero voluto dire.
13) Nel commento di Wúmén l’incontro tra Zhàozhōu e la vecchia viene paragonato ad una campagna militare. La vecchia ha la sua strategia e, se fosse espressamente interrogata in proposito, non confermerebbe di certo al maestro il giudizio poco lusinghiero che ha espresso sul monaco. Zhàozhōu accortamente, come una spia penetrata nell’accampamento nemico, le sottrae, senza che lei se ne renda conto, l’informazione che desidera.
14). L’astuzia con cui Zhàozhōu riesce a scoprire il pensiero della vecchia è un espediente semplicissimo. Ripetendo la stessa domanda anodina posta dal monaco il giorno precedente, egli nota che la vecchia gli risponde senza ripetere il commento fatto in quell’occasione e ne deduce che l’impressione che la donna ha ricevuto dal monaco è effettivamente stata negativa.
15) Una domanda ordinaria riceve necessariamente una risposta ordinaria. La domanda posta da Zhaòzhōu non è però ordinaria perché vi è celata un’astuzia ( la pietruzza nel riso) : ciò che il maestro vuole sapere non è quale sia la strada del Táishān, ma che cosa la vecchia pensi del monaco. Di conseguenza nemmeno la risposta è ordinaria perché, considerata nel suo contesto, fornisce un’indicazione che non dovrebbe figurare in una risposta normale (le spine nel fango): la vecchia crede di indicare la strada del Táishān, ma, in realtà, omettendo questa volta il commento negativo sulla persona che la interroga, conferma inconsciamente a Zhàozhōu il giudizio espresso il giorno prima sul monaco.
趙州因僧問。某甲乍入叢林。乞師指示。州雲。喫粥了也未。僧雲。喫粥了也。州 雲。洗缽盂去。其僧有省。
【無門曰】
趙州開口見膽。露出心肝者僧聽事不真。喚鐘作甕。
頌曰。
只為分明極 翻令所得遲
早知燈是火 飯熟已多時
六祖因風颺剎幡。有二僧對論。一雲幡動。一雲風動。往復曾未契理。祖雲。不 是風動不是幡動。仁者心動。二僧悚然。
【無門曰】
不是風動。不是幡動。不是心動。甚處見祖師。若向者裏見得親切。方知二僧買鐵 得 金。祖師忍俊不禁一場漏逗。
【頌曰】
風幡心動 一狀領過 只知開口 不覺話墮
趙州因僧問婆子。臺山路向甚處去。婆云。驀直去。僧纔行三五步。婆云。好箇師 僧又恁麼去。後有僧舉似州。州云。待我去與爾勘過這婆子。明日便去亦如是問。 婆亦如是答。州歸謂眾曰。臺山婆子我與爾勘破了也。
無門曰。婆子只解坐籌帷幄。要且著賊。不知趙州老人善用偷營劫塞之機。又且無 大人相。撿點將來二俱有過。且道那裏是趙州勘破婆子處。
頌曰。
問既一般 答亦相似 飯裏有砂 泥中有刺