Non sono riuscito a trovare sul Net alcun commento di questa poesia, che figura nella “Raccolta completa della poesia Táng” (全 唐 詩 “quán táng shī”), volume 267, n.64. L’interpretazione che ne fornisco si ispira ad un passo del Zhuāngzĭ 莊 子 in cui sono menzionati la fenice e il gufo, ma questa lettura è ovviamente solo una delle tante che appaiono possibili.
GÙ KUÀNG
顧 況
Il Canto del Gabbiano (1)(2)
Percorrere in volo migliaia di leghe.
Muoversi come un uccello migratore.(3)
Se non si conosce la rossa fenice.
si è contenti di nascondersi tra i rami.(4)
Il mattino nel quale giunge la fenice
è pure quello in cui la sterculia muore.(5).
Il gufo ed il nibbio hanno occhi dappertutto.
Come si potrebbero mai sopportare?(6)
NOTE
(1) Il contenuto della poesia non ha nulla a che vedere con il gabbiano menzionato nel titolo. Se ne deve perciò desumere che il riferimento al gabbiano abbia un significato allegorico. Potrebbe aiutarci a scoprire questo significato una poesia di Dù Fŭ intitolata “Meditazione notturna durante un viaggio” (旅 夜 書 懷 “lǚ yè shū huái”) in cui si legge: ”A che cosa son simile mentre il vento mi trascina? Ad un gabbiano sospeso tra cielo e terra” ( 飄 飄 何 所 似 天 地 一 沙 鷗 ”piāo piāo hé suō sì tiān dì yī shā oū”). Il gabbiano rappresenterebbe allora l’uomo lacerato da irresolubili contrapposizioni: dalla nobiltà dei sentimenti e dalla bassezza delle passioni, dalla bellezza dei sogni e dalla miseria della realtà.
2) Gù Kuàng potrebbe essersi ispirato, per comporre la sua poesia, ad un passo del capitolo 17 del Zhuāngzĭ 莊 子 “La piena d' ’autunno”(秋 水 “qiū shuĭ”), paragrafo 12:
“ Zhuāngzĭ si recò in visita nel regno di Liáng, dove Huízĭ era ministro. Qualcuno aveva riferito a Huizĭ che Zhuāngzĭ voleva soppiantarlo nell’incarico. Perciò Huízĭ ebbe paura e fece cercare Zhuāngzĭ per tre giorni e tre notti. Quando fu trovato e portato dinanzi a Huízĭ, Zhuāngzĭ gli disse:’ Sai che vive nelle regioni meridionali un uccello chiamato ‘La Giovane Fenice’? Dai Mari del Sud vola verso le regioni settentrionali senza mai riposarsi se non sui rami delle sterculie, mangiando solo i frutti del cedro bianco e bevendo solo dalle fonti più pure. Una volta, un gufo che aveva nel becco un topo morto vide una fenice passare accanto a sé, ebbe timore che volesse strappargli la preda ed emise un grido rabbioso per tenerla lontana. Tu, che hai nel becco il regno di Liáng, vuoi spaventarmi con un grido di questo genere?”
Molti elementi che compaiono in entrambi i testi ( il volo della fenice, la sterculia, il gufo) potrebbero confortare questa ipotesi.
La poesia andrebbe allora interpretata come una allegoria del contrasto tra chi si ispira nella sua azione politica a nobili ideali e e chi invece è mosso esclusivamente da considerazioni di ricchezza e di potere.
3) Il volo degli uccelli migratori (客 鳥 “kè niăo”) menzionato in questo verso ha indubbiamente un significato allegorico. Si veda, a conferma di ciò, il primo capitolo dello Zhuangzĭ , intitolato “Cammino libero e facile” (逍 搖 遊 “xiāo yáo yóu”) in cui gli uomini di larghe vedute sono equiparati al mitico uccello Péng 鵬 (una variante della fenice), che fa voli lunghissimi, mentre gli uomini di intelletto limitato sono paragonati alla quaglia che si limita a saltelli di qualche metro.
4) Il 丹 鳳 (“dànfeng”) era una fenice rappresentata con la testa e le ali rosse. Anche qui mi sembra che il poeta voglia mettere in evidenza la contrapposizione tra chi osa volare nei grandi spazi come la fenice e chi si accontenta di svolazzare tra i rami degli alberi (借 枝 柯 “jiè zhī kē” “utilizza i rami”).
5) Secondo la mitologia cinese la sterculia (梧 桐 “wútóng”) è l’unico albero sui cui rami la fenice fa sosta durante i suoi lunghi viaggi. Si racconta che l’albero fiorisca quando arriva la fenice. Non ho trovato in alcun testo la menzione di un qualsiasi rapporto tra l’arrivo della fenice e la morte della sterculia. Si può immaginare che il poeta abbia voluto creare qui un forte contrasto tra il dinamismo della fenice, che rappresenta l’attività e la vita, e l’immobilità della sterculia, che rappresenta l’inerzia e la morte. L’accostamento della sterculia al concetto di morte è del resto facilitato dall’odore nauseabondo dei suoi fiori che ricordano -a quanto sembra- il puzzo delle carogne.
6) L’espressione 鴟 鳶 (chī yuān”) si può intendere riferita a due distinti rapaci, il gufo e il nibbio (“chī” e yuān”), oppure ad uno solo, il “chīyuān” che, considerata l’imprecisione del linguaggio dell’epoca, non è però facile da identificare. I rapaci sono definiti “pieni di occhi” (滿 目”măn mù”), sono cioè visti come personaggi intriganti e sospettosi. Si può scorgere in essi un’allegoria dei funzionari avidi e incapaci, che ponevano la propria carriera al di sopra degli interessi dello Stato e che si mostrarono spesso ostili a Gù Kuàng.La poesia si conclude dunque con una domanda che è, al tempo stesso, un’invettiva: “Come è possibile sopportarli?” ( 奈爾何“nài ĕr hé”).
海 鷗 詠
萬 里 飛 來 為 客 鳥,
曾 蒙 丹 鳳 借 枝 柯。
一 朝 鳳 去 梧 桐 死,
滿 目 鴟 鳶 奈 爾 何。
hǎi ōu yǒng
wàn lǐ fēi lái wéi kè niǎo
zēng mēng dān fèng jiè zhī kē .
yī zhāo fèng qù wú tóng sǐ ,
mǎn mù chī yuān nài ěr hé.