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Capitolo VIII
Il primo ministro Wáng utilizza abilmente la tecnica degli stratagemmi combinati.
Il gran cancelliere Dŏng litiga ferocemente nel Padiglione delle Fenici
I. Kuăi Liang continuò: “Sūn Jiān è ormai morto ed i suoi figli sono ancora adolescenti. Approfittiamo di questo momento di debolezza dei nostri nemici ed attacchiamoli subito in modo da distruggere in un solo colpo l’esercito del Jiāndōng. Se restituiamo il cadavere e concediamo un armistizio, consentiremo loro di
recuperare le forze e Jīngzhōu ne soffrirà”.
“Il nostro Huáng Zŭ è prigioniero nel loro campo.”rispose Biăo” Come potremmo abbandonarlo?”.
Liáng insistette: “Perché non possiamo abbandonare Huáng Zŭ, che non ci serve più a nulla, e distruggere invece l’esercito del Jiāndōng. Nessuno potrebbe impedircelo”.
Biăo obiettò: “Huáng Zŭ è un mio caro amico. Sarebbe immorale abbandonarlo al suo destino”.
Detto questo, rimandò indietro Huán Jiē, dopo avergli promesso che il cadavere di Sūn Jiān sarebbe
stato restituito in cambio della liberazione di Huáng Zŭ. .
II. Dopo aver restituito Huáng Zŭ ed aver ricevuto la bara con il corpo del padre, Sūn Cè ordinò la
fine delle ostilità e, ritornato nel Jiāndōng, diede sepoltura al padre nella pianura di Qū’ē. Conclusi i funerali, portò l’esercito a Jiāngdū, dove si attorniò di uomini saggi e capaci ed ascoltò con umiltà i loro consigli.
A poco a poco, uomini di grandi doti affluirono da ogni parte per mettersi al suo servizio. E, per ora, fermiamoci qui.
III. Nel frattempo, Dŏng Zhuó stava a Cháng’Ān.
Quando seppe della morte di Sūn, osservò: “Mi sono tolto una vera spina dal fianco”, poi si informò: “Quanti anni ha suo figlio?”.
Dopo aver sentito che era appena diciassettenne, non si preoccupò più di lui.
Da quel giorno diventò ancor più arrogante: si paragonava a “Shàng, il grande ministro” (1) ed andava in giro
recando insegne ed ornamenti che sarebbero spettati soltanto all’imperatore.
Nominò suo fratello Dŏng Mín, generale dell’ala sinistra, con il titolo di marchese di Hù, ed attribuì a suo nipote Dŏng Huáng le funzioni di aiutante di campo, conferendogli il comando della guarnigione della capitale. Tutti i membri della famiglia Dŏng, indipendentemente dalla loro età, ricevettero un titolo nobiliare.
Egli ordinò poi la costruzione di una fortezza, chiamata Méi, a 125 chilometri dalla capitale. Duecentomila cittadini furono obbligati a prestare la loro opera per costruirla. Le sue mura erano alte e spesse quanto quelle di Cháng’Ān. Al suo interno furono eretti palazzi, nonché magazzini in cui furono depositate scorte di grano sufficienti per vent’anni. Furono scelti per servire nei palazzi ottocento giovanotti e fanciulle. Vi furono ammassati oro e giada, broccati e gioielli in quantità incalcolabile.
Tutta la famiglia di Dŏng risiedeva nella fortezza. Quanto a lui, andava e veniva da Cháng’Ān una o due
volte al mese. Quando partiva da Cháng’Ān, tutti i ministri lo accompagnavano fino al di fuori della porta di
Guān.
IV. Zhuó faceva spesso drizzare una tenda lungo la strada ed invitava i ministri a bere con lui.
Un giorno, un gran numero di ministri e di funzionari lo accompagnarono fuori della porta di Guān e ,mentre
Zhuó banchettava, arrivarono parecchie centinaia di soldati che erano stati inviati al nord per ristabilirvi l’ordine. Zhuó ordinò che gli fossero portati dinanzi i prigionieri e, ad alcuni fece tagliare mani e piedi, ad altri cavare gli occhi, ad altri strappare la lingua, mentre altri ancora venivano gettati in calderoni di acqua bollente. Le urla ed i lamenti salivano al cielo e tutti i funzionari ne furono terrorizzati, fin quasi a perdere i sensi, ma Zhuó continuò a mangiare ed a bere, a conversare ed a ridere, come se nulla fosse accaduto.
V. Un altro giorno, Zhuó tenne una grande riunione di governo con i ministri e gli alti funzionari, che erano seduti in due file ai suoi lati, secondo il loro rango.
Mentre stavano bevendo, Lǚ Bù entrò nella sala e, direttosi verso Dŏng Zhuó, gli mormorò qualcosa all’orecchio. Dŏng Zhuó gli rispose ridendo :“Allora è proprio vero” e gli ordinò di arrestare immediatamente il ministro dei lavori pubblici Zhāng Wēn e di condurlo fuori dalla sala.
Tutti i funzionari impallidirono.
Qualche minuto dopo, un soldato della guardia entrò nella sala e presentò a Zhuó, su un piatto di color rosso, la testa di Zhāng Wēn.
I funzionari ne furono così sconvolti da non capire più niente, ma Zhuó spiegò loro sorridendo: “Non abbiate paura. Zhāng Wēn si era messo in contatto con Yuán Shù per complottare contro di me, ma la sua corrispondenza con Yuán Shù è stata intercettata per caso da mio figlio Fèngxiān . Perciò l’ho fatto decapitare. Se voi siete innocenti non avete nulla da temere."
VI. Ritornato a casa, il primo ministro Wáng Yún si mise a rimuginare su ciò che era successo quel giorno durante la riunione del governo e non riusciva ad addormentarsi per il nervosismo. A notte fonda, mentre splendeva la luna, prese la sua canna da passeggio e si mise a passeggiare nel giardino. Fermatosi accanto ad un cespuglio di lamponi, levò gli occhi al cielo e cominciò a piangere.
Improvvisamente, si accorse che sulla soglia del Padiglione delle Peonie c’era qualcuno che sospirava e si lamentava. Yún si fece avanti con cautela per dare un’occhiata e vide che si trattava di Diāo Chán, una giovane danzatrice che viveva in casa sua. La ragazza era stata portata lì quando era ancora una bambina, poi aveva imparato il canto e la danza ed ora aveva raggiunto l’età di 28 anni. Era sveglia, graziosa ed attraente e Wáng Yún la trattava come una figlia.
Yún la ascoltò piangere per un po’di tempo, poi si fece avanti e la rimproverò: “Svergognata! Hai un amante
segreto?”.
Diāo Chán, tutta tremante, si inginocchiò e rispose: “Come potrei mai osare di avere un amante?”.
“Se non hai un amore nascosto” replicò Yún” perché stai sveglia di notte a sospirare?”.
Chán gli domandò: “Posso raccontarvi la verità?”
“Non nascondermi nulla.”le rispose Yún “Parlami con franchezza”.
Allora Diāo Chán gli disse: “Una povera donna come me non è degna della vostra benevolenza. Mi avete fatto imparare il canto e la danza e mi avete sempre trattata con grande gentilezza. Anche se mi facessi uccidere per voi, non basterebbe a ripagare un briciolo del bene che mi avete fatto. Vedendo quanto siete sempre accigliato ed ansioso, ho capito che qualcosa di grave sta accadendo nel nostro Paese, ma non ho osato chiedervi di che si trattasse. Stasera, ho di nuovo notato che eravate così nervoso da non riuscire a star fermo ed è per questo che stavo piangendo. Mi sono nascosta, perché non volevo che mi vedeste così. Se c’è un modo di rendermi utile, sono disposta a fare qualsiasi cosa, anche a rischio di morire”.
Yún battè per terra la sua canna da passeggio e rispose: “ Chi avrebbe mai pensato che il destino del grande impero Hàn sarebbe stato affidato alle tue mani. Seguimi nei miei appartamenti.”
VII. Diāo Chán seguì Yún nei suoi appartamenti.
Il primo ministro ordinò a tutte le altre donne di uscire, poi fece sedere Diāo Chán su di una sedia e si inchinò
fino a terra di fronte a lei.
La ragazza ne fu sorpresa ed intimorita e si prostrò, a sua volta, mormorando: “Eccellenza, che cosa fate?”.
Yún le rispose: “Tu hai avuto pietà dei cittadini dell’impero” e , mentre diceva questo, le lacrime gli sgorgavano dagli occhi.
Diāo Chán ripetè: “Ve l’ho appena detto. Datemi un ordine e sono pronta a morire per voi”.
Yún si inginocchiò dinanzi a lei e le disse: “Ci troviamo in un momento di grave pericolo non solo per i comuni
cittadini, ma anche per l’imperatore ed i suoi ministri. La loro salvezza dipende da te. Un traditore, il generale Dŏng Zhuó, vuole usurpare il trono e non c’è nessuno alla Corte, militare o civile che sia, che abbia la forza di
fermarlo. Dŏng Zhuó ha un figlio adottivo, di nome Lǚ Bù , che è un uomo di straordinario coraggio. Da quanto ho potuto constatare, ad entrambi piacciono molto le donne. Vorrei tentare il trucco degli stratagemmi combinati.(2) Tu dovresti dapprima farti sposare da Lǚ Bù e poi sedurre Dōng Zhuó. In questo modo potrai creare inimicizia tra il padre ed il figlio ed indurre Lǚ Bù ad uccidere Dŏng Zhuó, ponendo così fine alla tirannia di quest’ultimo. Salvare la nazione e ristabilire l’autorità dell’imperatore dipende dalla tua abilità. Saresti disposta a provarci?”.
Diāo Chán rispose: “Ho promesso che eseguirò i vostri ordini anche se dovesse costarmi la vita. Mi darò da fare per sedurli entrambi. Ho già in mente un piano”.
Yún l’ammonì: “ Se quanto ti ho detto dovesse venirsi a sapere, sarebbe la fine per me e per tutta la mia famiglia”.
“Non preoccupatevi, Eccellenza.”gli rispose Diāo Chán “Possa io morire straziata da mille lame, se non riuscirò a far trionfare la giustizia”.
VIII. Yún la ringraziò. Il giorno seguente, prese numerose perle preziose che erano in possesso della sua famiglia e le consegnò ad un abile orafo perché le incastonasse in un copricapo d’oro, poi mandò con discrezione un suo incaricato ad offrirlo in dono a Lǚ Bù, che ne fu molto contento e si presentò personalmente a casa di Wáng Yún per ringraziarlo.
Yún aveva già fatto preparare un ricco banchetto con piatti deliziosi e, quando vide giungere Lǚ Bù , si fece sulla soglia a riceverlo, poi lo accompagnò nel salone principale della residenza e lo fece sedere al posto d’onore.
Lǚ Bù se ne stupì: “Io non sono che un ufficiale al servizio del Gran Cancelliere e voi siete il Primo Ministro,
un’alta personalità della Corte. Per quale ragione mi trattate con un riguardo che non mi è dovuto?”.
“Non c’è attualmente in tutto l’impero un altro che eguagli i vostri meriti.” gli rispose Yún “Consentite che, se non posso rendervi onore per il vostro rango, io ve lo renda per le vostre capacità”.
Bù si sentì molto onorato da queste parole. Yún brindò cortesemente ai suoi successi e si lanciò in lodi sperticate del Gran Cancelliere e dello stesso Lǚ Bù . Bù rise soddisfatto e bevette abbondantemente.
Ad un certo punto, Yún fece uscire tutti i presenti, salvo un paio di ragazze che continuavano a versare il vino.
Quando entrambi furono mezzi sbronzi, Yún ordinò: “Fate venire mia figlia”.
IX. Due cameriere aiutarono Diāo Chán a truccarsi e, dopo qualche tempo, la ragazza si presentò nel salone.
Bù ne fu colpito e domandò chi fosse.
“È mia figlia Diāo Chán.” rispose Yún” Voi, generale, siete molto cortese e simpatico ed io vi considero ormai come una persona di famiglia. Perciò ho ordinato a mia figlia di raggiungerci per fare la vostra conoscenza".
Diāo Chán versò del vino a Lǚ Bù e gli fece gli occhi dolci. Bù si mostrò tutt’altro che indifferente.
Fingendo di essere ubriaco, Yún disse a Bù: “Mia figlia si occupa di voi e vi offre da bere. Vedete voi stesso quanto tutta la mia famiglia vi vuole bene”.
Bù invitò Diāo Chán a sedersi e la ragazza finse che l’invito le facesse un gran piacere. Yún non si oppose: “Siamo buoni amici, generale. Che male c’è se mia figlia si siede con noi?”.
Diāo Chán si sedette accanto a Yún e Lǚ Bù non riusciva a staccare gli occhi da lei.
IX. Continuarono a bere. Ad un certo punto, Yún chiese a Bù: “Generale, che cosa ne direste se io vi proponessi mia figlia come concubina?”
Bù si alzò rispettosamente in piedi e rispose: “Se lo faceste, vi sarei eternamente debitore”.
Yún rispose: “Non appena ci sarà un giorno propizio, la farò accompagnare a casa vostra”.
Bù ne fu enormemente lieto e guardava ad ogni istante Diāo Chán, che ricambiava i suoi sguardi amorosi.
Quando infine si alzarono e Bù stava per prendere congedo, Yún gli disse: “ Avrei voluto proporvi di passare la notte a casa mia, ma ho temuto che il Gran Cancelliere si sarebbe insospettito”.
Bù lo ringraziò calorosamente e partì.
XI. Qualche giorno dopo, a corte, Yún si imbattè in Dōng Zhuó.
Approfittando del fatto che Lǚ Bù non era presente, Yún si prostrò a terra e formulò un rispettoso invito:”Eccellenza, Signor Gran Cancelliere. Sarei onorato di avervi come ospite a pranzo nella mia umile dimora. Posso contare su una risposta affermativa?”.
Zhuó gli rispose: “Poiché l’invito mi viene da voi, Signor Primo Ministro, lo accetto volentieri”.
Yún lo ringraziò e tornò a casa.
Fece preparare nella sua anticamera una serie di deliziosi piatti di carne e di pesce, dispose delle sedie nel centro della sala e ricoprì il pavimento di splendidi broccati. Fece inoltre installare cortine di seta e paraventi, dentro la sala e fuori di essa.
Dŏng Zhuó si presentò il giorno seguente, a mezzodì, e Yún, vestito dei suoi più begli abiti, uscì a riceverlo e si prostrò due volte in segno di omaggio.
Zhuó scese dalla carrozza, che era scortata da più di cento alabardieri, i quali entrarono nell’atrio e si schierarono ai lati in due file.
Yún si prostrò di nuovo due volte, ai piedi dei gradini che conducevano all’anticamera, ma Zhuó lo pregò di rialzarsi e di prendere posto accanto a lui.
“Signor Gran Cancelliere” disse Yún “Voi siete un uomo eccezionale. Neppure Yīn (3) ed il Duca di Zhōu (4) potrebbero reggere il confronto con voi”.
Zhuó beveva letteralmente queste parole.
Continuarono a versarsi del vino ed a brindare l’uno all’altro, ridendo e scherzando, ma Yún stava attento a mantenere sempre un atteggiamento di estremo rispetto.
XII. Verso sera, dopo che il vino li aveva resi leggermente euforici, Yún invitò Zhuó a passare nel salone
privato.
Zhuó dispensò la scorta dal seguirlo.
Tenendo in mano una coppa di vino, Yún brindò ancora una volta alla salute di Zhuó con queste parole: “Fin da giovane ho praticato l’astronomia e vi devo confessare che i fenomeni celesti che ho osservato indicano la prossima fine della dinastia regnante.Signor Gran Cancelliere, tutto l’impero parla dei vostri meriti e delle vostre virtù. Sembra d’essere ritornati ai tempi in cui Shùn succedette a Yáo e Yŭ succedette a Shùn (5). La volontà del Cielo si unisce agli auspici degli uomini”.
Zhuó obiettò con falsa modestia: “Come potrei nutrire ambizioni così alte?”, ma Yún ribattè: “Fin dall’antichità chi conosceva la Via ha prevalso su chi non la conosceva; chi praticava la virtù si è imposto su chi non la praticava. Non mi pare davvero di esagerare”.
Zhuó sorrise e promise: “Se il Mandato del Cielo ricadrà su di me, voi sarete onorato come colui che lo aveva
previsto”.
XIII. Yún lo ringraziò e fece accendere nel salone candele dipinte a vivaci colori. Tutti gli altri invitati presero
congedo e rimasero solo le cameriere che continuavano a servire cibo e vino.
Yún si scusò: “ Purtroppo, io non sono in grado di offrirvi uno spettacolo degno dell’Accademia Imperiale (6), ma ho in casa una giovane cantante e ballerina e, se mi perdonate l’ardire, potrei ordinarle di cantare e di danzare per voi”.
“Con molto piacere” rispose Zhuó.
Yún ordinò di calare le cortine di bambù e la musica dei flauti si diffuse nel salone, mentre Diāo Chán, circondata da altre ballerine, spuntava danzando da dietro l’improvvisato sipario. Un poema di epoca posteriore ha immortalato la scena:
XIV. “C’era un tempo la signora del palazzo di Zhāoyáng, (7)
così leggera,così elegante, che si diceva potesse
danzare sul palmo di una mano.
C’è ora questa fanciulla e si muove con sicurezza,
come se danzasse sulle foglie di loto
al ritmo delle melodie di Liángzhōu.
Una brezza delicata spira tra i rami fioriti.
L’incenso della sala affrescata non ha la forza di
prevalere sul profumo della primavera.”
XV. Un altro poema è come segue:
XVI. "È come rondine che sfreccia veloce
al ritmo indiavolato delle campanelle.
È come nuvola che il soffio del vento
spinge qua e là nel salone affrescato.
Le sopracciglia corvine turbano l’ospite.
Il volto, le forme eccitano l’uomo maturo.
Le foglie dell’olmo sembrano vera moneta,
ma non possono comprare un sorriso,
che vale da solo mille pezzi d’oro.
Che bisogno c’è di ornare delle braccia
sottili e flessuose come rami di salice?
Finita la danza tutti cercano ancora
di sbirciare oltre l’alto paravento.
Chi, fra i suoi ammiratori, sarà il nuovo
re Qíngxiāng del regno di Chŭ ? (8)
XVII. Terminata la danza, Zhuó invitò la ragazza ad avvicinarsi. Diāo Chán si voltò ed entrò nel salone, passando attraverso le cortine di bambù, poi si inchinò profondamente e ripetutamente.
Zhuó vide che era una splendida ragazza e domandò: “Chi è questa fanciulla?”.
Yún rispose: “È una ragazza che canta e balla. Si chiama Diāo Chán”.
“Sa anche cantare?” si informò Zhuó.
Yún ordinò a Diāo Chán di prendere le nacchere e di intonare una canzone. Un poema la descrive così:
XVIII. " Le sue labbra rosse sembrano una ciliegina.
Le schiude e da due file di candidi denti
sgorga il canto come neve bianchissima
in un tiepido giorno di primavera.
S’intravede la lingua come stelo di lillà,
ma è in verità una lama di puro acciaio,
capace di tagliare a pezzi i malvagi
e di creare confusione tra i ministri”.
XIX. Zhuó ne fu affascinato e non cessava di complimentarsi con lei.
Yún ordinò a Diāo Chán di versare il vino all’ospite.
Con la coppa in mano, Zhu ó chiese alla ragazza: “Quanti anni hai?”.
“Ventotto” rispose Diāo Chán.
Zhuó le sorrise e le disse: “Sei proprio bella come un angelo”.
Yún si alzò rispettosamente e disse a Zhuó: “Sarei felice di offrirvela, ma non so se siate disposto a prenderla con voi”.
“Accetto con piacere questo dono.” rispose Zhuó “Come potrò mai sdebitarmi?”.
“Signor Gran Cancelliere” rispose Yún “Il solo fatto che la fanciulla vi piaccia è già per me la migliore ricompensa”.
Zhuó lo ringraziò ripetutamente e Yún, fatta preparare una carrozza con il baldacchino, prese le disposizioni necessarie perché Diāo Chán fosse accompagnata alla residenza del Gran Cancelliere.
Dŏng Zhuó si alzò e prese congedo, ma Yún si fece un punto d’onore di riaccompagnarlo sino alla sua residenza.
Mentre stava tornando a casa, più o meno a metà percorso, si vide venire incontro due file di lanterne che illuminavano la strada.In mezzo cavalcava Lǚ Bù , con un’alabarda in mano.
Quando passò accanto a Wáng Yún, tirò le briglie del cavallo, afferrò Wáng Yún per il bavero e gli chiese con durezza: “Diāo Chán era già stata promessa a me ed ora l’avete mandata dal Gran Cancelliere. A che gioco stiamo giocando?”.
“Questo non è il posto più adatto per discutere” lo interruppe in fretta Yún” Per favore, proseguiamo la conversazione a casa mia”.
XX. Bù accompagnò Yún fino a casa smontò dal cavallo ed entrò nel salone privato. Scambiati i saluti di rito, Yún gli domandò: “Generale, che cosa mi rimproverate?”.
“ Mi è stato riferito” gli rispose Lǚ Bù “ che avete fatto salire Diāo Chán su una carrozza con il baldacchino e l’avete inviata a casa del gran Cancelliere. Perché l’avete fatto?”.
Yún rispose: “Vedo che non siete al corrente di come sono andate le cose. Ieri, mentre mi trovavo a Corte, il Gran Cancelliere si rivolse a me e mi disse: “Vorrei venirvi a trovare per discutere un problema con voi.”.Così io feci tutti i preparativi necessari per accoglierlo ed aspettai il suo arrivo. Mentre bevevamo, mi disse: “Ho sentito dire che avete una figlia chiamata Diāo Chán e che l’avevate promessa a Fèngxiān ,mio figlio adottivo. Temendo che voi aveste dei ripensamenti, poiché non gliela avevate ancora consegnata, sono venuto espressamente a prenderla. Potrei vederla?”. Io non osai rifiutare e feci venire Diāo Chán affinché potesse rendere omaggio al futuro suocero. Il Gran Cancelliere mi disse: “ Oggi è un giorno propizio. Se mi affidate subito la ragazza, potrò consegnarla io stesso a Fèngxiān ”. Pensate un attimo alla mia situazione, Generale! Il Gran Cancelliere si era disturbato a venire personalmente da me.Come avrei potuto oppormi al suo desiderio?”.
Bù gli rispose: “Ed infatti, io non vi rimprovero, Signor Ministro. Ho equivocato. Vi prego di accettare le mie
scuse.”.
Yún aggiunse: “Mia figlia ha un po’di corredo. Lo farò recapitare a casa vostra tra un paio di giorni”.
XXI. Bù lo ringraziò e prese congedo.Il giorno seguente, andò ad informarsi a casa del Gran Cancelliere, ma non ottenne dal portinaio alcuna risposta. Allora Bù entrò direttamente in uno dei saloni ed interrogò le cameriere. Queste risposero ridendo: “È da ieri sera che il Gran Cancelliere è a letto con una nuova concubina e non s’è ancora alzato”.
Bù, furioso, fece il giro della casa e penetrò nel cortile posteriore, su cui si affacciava il retro dell’edificio, per
spiare.
Diāo Chán, che si era già levata e che stava pettinandosi presso la finestra, scorse improvvisamente all’esterno, riflessa nell’acqua della piscina, la figura imponente di un uomo che portava un berretto intessuto di fili d’oro e di seta, con due lunghe penne di fagiano su ciascuno dei lati. Era Lǚ Bù.
Diāo Chán cominciò a corrugare le sopracciglia ed assunse un aspetto malinconico ed infelice. Ad ogni istante, si asciugava gli occhi con un fazzolettino di seta.
Lǚ Bù rimase a lungo a spiarla, poi si allontanò ed uscì dalla casa.
Quando ritornò, per il rapporto quotidiano, Dŏng Zhuó era già seduto nel salone di ricevimento e, vedendolo, gli domandò: “Nessuna novità di fuori?”.
“Nessuna novità” rispose Lǚ Bù, poi si sedette accanto a Zhuó.
Mentre Dŏng Zhu ó faceva colazione, Lǚ Bù si mise a guardare di soppiatto la ragazza che si muoveva dietro i paraventi ricamati. Se ne intravedeva appena il profilo, ma si capiva che anche lei stava guardando. Bù riconobbe Diāo Chán e cominciò ad agitarsi. Zhuó se ne accorse e cominciò, da parte sua, ad insospettirsi e ad ingelosirsi. “Fèngxiān ” gli fece “Se non hai altro da dirmi, puoi andare”. Bù se ne andò, taciturno ed immusonito.
XXII. Dopo aver portato Diāo Chán a casa sua, Dŏng Zhuó fu preso da una specie di frenesia sessuale e per più di un mese non uscì più di casa, trascurando gli affari di Stato.
Quando Dŏng Zhuó fu colpito dall’influenza, Diāo Chán non si allontanò da lui un solo istante, facendo l’impossibile per mostrarsi sollecita e premurosa. Dŏng Zhuó se ne innamorò ancora di più.
Lǚ Bù venne ad informarsi del suo stato di salute, ma Dŏng Zhuó stava dormendo. Da dietro il letto, Diāo Chán voltò la testa e guardò in faccia Lǚ Bù. Prima si pose la mano sul cuore, poi indicò Dŏng Zhuó e si mise a piangere. Bù ne ebbe il cuore spezzato.
Nel frattempo, Zhuó aveva aperto gli occhi e, ancora mezzo addormentato, aveva visto davanti a sé Bù, che guardava con occhi straniti qualcosa che, dietro il letto, sembrava attirare tutta la sua attenzione. Voltandosi per vedere di che cosa si trattasse, si rese conto che dietro il letto stava in piedi Diāo Chán.
Zhuó si infuriò e cominciò ad imprecare contro Lǚ Bù : “Come ti permetti di fare gli occhi dolci alla mia amata concubina?”, poi ordinò ai domestici di accompagnarlo fuori, aggiungendo: “D’ora in poi, non sarai più autorizzato ad entrare in questa stanza”.
XXIII. Lǚ Bù se ne andò via pieno di amarezza e di risentimento.
Per strada incontrò Lĭ Rú e gli raccontò che cosa gli era successo.
Lĭ Rú corse subito da Dŏng Zhuó. “Signor Gran Cancelliere” gli disse “Voi sarete presto il padrone dell’impero. Perché avete rimproverato il marchese di Wén per una sciocchezza? Se cambia partito, potremmo ritrovarci
nei guai”.
Zhuó gli domandò: “ A tuo parere, che cosa dovrei fare?”.
“Domani mattina” rispose Rú “ invitatelo qui e cercate di rabbonirlo offrendogli denaro e stoffe preziose. Fategli capire con parole gentili che non è successo nulla tra di voi. Se adotterete questo modo di procedere, non ci saranno problemi”.
Zhuó seguì il consiglio .Il giorno seguente fece chiamare Lǚ Bù e, quando questi si presentò, gli disse, in tono
amichevole: “L’altro giorno ero malato ed ero un po’agitato. Se ti ho detto delle cose sgradevoli, ti prego di scusarmi”. Poi gli offrì dei soldi per un valore equivalente a sei chili d’oro e venti rotoli di broccato.
Bù lo ringraziò e se ne andò, ma, mentre i domestici di Zhuó lo riaccompagnavano alla porta, continuava a pensare a Diāo Chán.
XXIV. Guarito dall’influenza, Dŏng Zhuó si recò a Corte per trattare gli affari pubblici.
Bù lo scortava con l’alabarda in mano, ma, quando vide che Dŏng Zhuó veniva ricevuto in udienza dall’imperatore Xiàn, colse l’occasione per svignarsela da una porta di servizio, sempre con la sua alabarda in mano, e, balzato a cavallo, galoppò direttamente verso la residenza del Gran Cancelliere. Legato il cavallo dinanzi al palazzo, entrò negli appartamenti privati alla ricerca di Diāo Chán, sempre con l’alabarda in mano.
Ella gli disse:”Andate nel cortile posteriore ed aspettatemi accanto al Padiglione delle Fenici”.
Bù prese la sua alabarda e si diresse subito al padiglione, mettendosi ad aspettare in piedi presso una ringhiera ondulata che dava su un piccolo stagno.
Poco dopo, aprendosi con grazia la via tra fiori e rametti di salice, arrivò Diāo Chán, deliziosa come una delle
fanciulle che vivono nel Palazzo della Luna. Piangendo, ella confidò a Lǚ Bù : “Anche se non sono realmente figlia del primo ministro Wáng, lo amo come se fosse mio padre. Generale, dopo avervi visto e dopo aver ricevuto il permesso di sposarvi, nulla mancava più alla mia felicità. Chi avrebbe mai pensato che saltasse fuori il Gran Cancelliere con le sue ignobili voglie e facesse di me una miserabile concubina. Ormai desidero soltanto morire. Non mi sono ancora uccisa, nonostante le umiliazioni che ho sofferto, soltanto per potervi vedere un’ultima volta e dirvi addio per sempre. Ora che ho la fortuna di avervi vicino, posso morire contenta. Poiché il mio corpo è già stato insozzato, non sono più degna di un gentiluomo come voi. Lasciate che mi uccida dinanzi a voi per dimostrarvi che, almeno col cuore, vi sono rimasta fedele”.
Detto questo, si afferrò alla ringhiera e fece l’atto di lanciarsi nello stagno pieno di ninfee.
Lǚ Bù balzò in avanti per fermarla e le disse, commosso: “È da tempo che conosco la vostra nobiltà d’animo. Mi dispiace soltanto di non aver potuto parlarvi prima”.
Diāo Chán sollevò le mani verso Lǚ Bù, mormorando: “Se non potrò essere vostra moglie in questo mondo, voglio essere vostra quando ci ritroveremo nell’aldilà”.
“Se non sarò capace di fare di voi mia moglie in questo mondo” rispose cupo Lǚ Bù “ vuol dire che non sono un uomo degno di questo nome”.
“I giorni che ho dovuto trascorrere qui sono stati per me lunghi come anni.” singhiozzò Diāo Chán “Abbiate pietà di me! Salvatemi!”.
Bù le rispose: “Mi sono assentato un momento dal servizio di scorta per venirvi a trovare, ma temo che il vecchio furfante possa insospettirsi. Devo tornare subito da lui”.
Allora Diāo Chán s’aggrappò ai suoi abiti, implorandolo: “Se avete paura di quel vecchio farabutto, per me non c`è più speranza”.
XXV. Bù rimase un momento in silenzio, poi disse: “Lasciatemi il tempo di elaborare un buon piano” e, ripresa la sua alabarda, si accinse ad andarsene, ma Diāo Chán non glielo permise. “Pur vivendo negli appartamenti delle donne” cominciò a dire”avevo sentito citare il vostro nome e mi ero illusa che un uomo che godeva in giro di una tale reputazione fosse un essere eccezionale. Ecco tutto. Chi avrebbe mai detto che invece siete disposto a sopportare di essere lo zimbello di un altro?” e scoppiò in un pianto dirotto.
Bù arrossì di vergogna. Posò di nuovo l’alabarda contro la ringhiera , tornò indietro e, presa tra le braccia Diāo
Chán, cercò di consolarla con parole affettuose. I due si strinsero l’uno all’altro con passione, come se non volessero più separarsi.
XXVI. Nel frattempo, al palazzo imperiale, Dŏng Zhuó s’era guardato attorno e s’era accorto dell’assenza di Lǚ Bù..
Colto da un sospetto, chiese prontamente congedo all’imperatore Xiàn, salì in carrozza e si fece riportare a
casa.
Quando arrivò vide legato dinanzi alla facciata il cavallo di Lǚ Bù ed interrogò il portinaio, che gli rispose: “Il
marchese di Wén si è diretto verso gli appartamenti privati”.
Zhuó lasciò libera la scorta e corse nella camera da letto, ma non ci trovò nessuno.
Allora chiamò Diāo Chán, ma Diāo Chán non si faceva viva.
Affannato, domandò ad una cameriera dove fosse e questa gli rispose: “Diāo Chán sta ammirando i fiori nel giardino dietro casa”.
XXVII. Quando Zhuó entrò nel giardino, scorse Lǚ Bù che parlava a Diāo Chán, presso il Padiglione delle Fenici, tenendola stretta tra le braccia. L’alabarda era appoggiata alla ringhiera.
Zhuó perse il controllo e cominciò ad urlare. Lǚ Bù , vistosi sorpreso e colto dal panico, si voltò e si mise a
scappare.
Zhuó afferrò l’alabarda di Lǚ Bù e gli corse dietro, ma Lǚ Bù correva veloce e Zhuó era troppo sovrappeso per poterlo raggiungere. Allora scagliò l’alabarda contro Lǚ Bù come se fosse una lancia, ma il fuggitivo riuscì ad evitare il colpo, deviando con la mano l’asta dell’alabarda, che cadde a terra. Zhuó la raccolse e continuò l’inseguimento, ma Bù era ormai lontano.
Zhuó stava correndo verso la porta del giardino, quando qualcuno che correva nella direzione opposta lo urtò e lo fece cadere a terra.
Si potrebbe veramente dire: “La rabbia lo faceva volare e lo sollevava verso il cielo, ma all’improvviso si ritrovò
disteso per terra con tutta la sua mole”.
Chi era l’uomo che urtò Dōng Zhuó? Continuate a leggere e lo saprete.
NOTE
1) Il grande ministro Lǚ Shàng 呂 尚 aiutò nell’XI° secolo a .C. il re Wén 文 王 e poi il re Wŭ 武 王 di Zhōu
周 ad abbattere la dinastia Shāng.商 朝
2) L’espressione “stratagemmi combinati” 連 環 計 ( “liánhuàjì”) è presa dal trattato intitolato “I Trentasei Stratagemmi” 三 十 六 計(“sānshíliùjì”), nel quale, al VI° capitolo, intitolato “stratagemmi per i casi disperati”
敗 戰 計(“bàizhànjì”), si legge: “In situazioni gravi, si possono combinare diversi stratagemmi usati a catena, uno dopo l’altro, secondo un piano prestabilito.V’è però uno svantaggio: se un singolo stratagemma non funziona, tutto il piano viene a cadere”.
Uno degli “stratagemmi combinati” usati da Wáng Yún è certamente lo “stratagemma delle belle donne”
美 人 計 (“méirénjì”), che è descritto come segue: “ Inviate all’avversario qualche bella donna per suscitare divisioni nel suo campo. Questo stratagemma opera su tre piani. Anzitutto il re nemico se ne innamorerà,
trascurerà i suoi doveri e non sarà più lucido. In secondo luogo, la presenza di belle donne renderà più aggressivi i suoi collaboratori ed esaspererà piccole differenze d’opinione, seminando discordia e distruggendo il morale.In terzo luogo, le altre donne della Corte, incattivite dalla gelosia, tesseranno intrighi, peggiorando ulteriormente la situazione”.
Gli altri stratagemmi sono quelli chiamati “Nascondi un pugnale dietro un sorriso” 笑 里藏刀 (“xiào lĭ
cáng dáo”) (cfr.l’atteggiamento di Wáng Yún nei confronti di Dŏng Zhuó) e “Fa’ uscire la tigre dalla sua tana” 調 虎 離 山 (“ diào hŭ lí shān”) (cfr. la falsa proposta di proclamarlo imperatore, che stimola l’ambizione di Dŏng Zhuó, inducendolo a lasciare la fortezza di Méi per recarsi a Cháng’Ān, dove i congiurati sono in agguato per ucciderlo).
3) Yī Yīn 伊尹, vissuto agli inizi del XVI° secolo a.C., aiutò Tāng 湯, il fondatore della dinastia Shāng
商 朝, a sconfiggere il re Jié 桀 della dinastia Xià 夏 朝.
4) Il Duca di Zhōu 周 公, vissuto nell’XI° secolo a.C., svolse un ruolo di grande importanza nel consolidamento della dinastia Zhōu 周 朝 e fu reggente durante la minore età del re Chéng 成 王, figlio del re Wŭ 武 王.
5) Yáo 藥 , Shùn 舜 e Yŭ 禹 ( XXIII° secolo a.C. – XXII° secolo a.C.) sono imperatori mitici, i cui regni venivano considerati come l’età aurea della storia cinese.
6) C’è qui un altro anacronismo: L’Accademia Reale per l’insegnamento del teatro, della musica e
della danza fu creata nel VII° secolo d.C, sotto la dinastia Táng 唐 朝.
7) L’imperatrice Zhào Fēiyān 趙 飛 燕(32 a.C – 1 a.C) , moglie dell’imperatore Chéng 成 帝della dinastia Hàn 漢 朝, fu celebre per la sua abilità di ballerina. Secondo la leggenda, era capace di danzare sul palmo di una mano.
8) Il re Qĭngxiāng di Chŭ 楚 頃 襄 王 , che regnò dal 298 a.C. al 263 a.C., era noto per il suo gusto delle belle donne. La notevole differenza d’età fra Dŏng Zhuó e Diāo Chán può spiegare il riferimento a Qĭngxiāng, che aveva più di quarant’anni quando si innamorò di una fanciulla dodicenne Zhuāng Zhí 莊 姪.
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