Nella poesia che segue Bái Jūyì si interroga sugli acciacchi della vecchiaia, ma lo fa senza inutili lamentele, con serena obiettività e con un pizzico di garbata autoironia.
Una poesia sulla vecchiaia, indirizzata a Mèngdé. (1)
Tu pure, amico, stai diventando vecchio insieme a me. (2)
Domandiamoci dunque che cosa sia la vecchiaia.
Gli occhi secchi si chiudon prima che faccia notte. (3)
Oziamo indolenti, spettinati tutto il mattino.
Di tanto in tanto, due passi appoggiati ad un bastone,
ma spesso barricati in casa tutto il santo giorno.
Non abbiamo più voglia di guardarci in uno specchio
e non riusciamo a leggere i caratteri minuti.
Ci piace ormai solo la compagnia dei vecchi amici.
Di giovani non ne vediamo che in rare occasioni.
Un solo passatempo apprezziamo ancora, più d’una volta.
Quante ciance quando ci capita di ritrovarci!
NOTE
1) Mèngdé 夢 得 era il nome di cortesia di Liú Yŭxī 劉 禹 錫 (772 d.C.-842 d.C), amico e coetaneo di Bái Jūyì.
2) La poesia fu scritta nell’835 d.C. quando i due amici avevano ormai superato i sessant’anni.
3) Entrambi gli amici soffrivano di disturbi agli occhi. Con l’espressione 眼澀 (“yăn sè”) Bái Jūyì indica un fenomeno tipico della vecchiaia: la minore produzione di lacrime dovuta all’età provoca secchezza e affaticamento degli occhi.
詠老 贈 夢 得
與君俱老也,自問老何如。
眼澀夜先臥,頭慵朝未梳。
有時扶杖出,盡日閉門居。
懶照新磨鏡,休看小字書。
情於故人重,跡共少年疏。
唯是閑談興,相逢尚有余。
Yŏng Lăo Zèng Mèngdé
Yǔ jūn jù lǎo yě,
Zì wèn lǎo hé rú.
Yǎn sè yè xiàn wò,
Tóu yōng zhāo wèi shū.
Yǒushí fú zhàng chū,
Jìnrì bì mén ju.
Lǎn zhào xīn mó jìng,
Xiū kàn xiǎo zì shū.
Qíng yú gùrén zhòng,
Jì gòng shàonián shū.
Wéi shì xiántán xīng,
Xiāngféng shàng yǒu yú.