Pŭ Mèngzhū 浦 夢 珠
Poco o nulla si sa di Pŭ Mèngzhū, vissuta nella seconda metà del XVIII° secolo sotto la dinastia Qīng. Di lei c’è giunto soltanto questo suggestivo “a m’arcord” poetico, in cui rievoca i momenti più emozionanti della sua vita: i giochi dell’infanzia, i sogni dell’adolescenza, le delusioni della maturità.
Ricordo Ancora (1)
Ricordo ancora quando nella stanza delle bambine (2) imparavo a ricamare.
Il tombolo era grande come me.
Quanta fatica per tenere bene in mano l’ago dorato!
Non sapevo per quale verso stendere sul tamburello il motivo a fiori
né avevo alcuna idea di come centrarlo.
Disponevo a casaccio il verde e il vermiglio.
Sputavo i pezzetti di filo dalla finestra incorniciata di rosso.
Ingenua come ero ignoravo che cosa significassero le anatre mandarine
e mi meravigliavo che tutte le altre ragazze
volessero sempre ricamarle in coppia. (3)
Ricordo ancora la prima volta che mi ornai la fronte con nastri di seta.
Nuvole verdi mi scendevano fin sulle ciglia.
La gente diceva che ero graziosa e sveglia.
Nel lancio delle monete vincevo mia sorella Zĭ
e nei duelli coi fili d’erba ero più brava della zia Lán. (4)
Quando la luna illuminava il cortile invitavo le giovani servette
a giocare con me a nascondino dietro la casa. (5)
Correvo ad acquattarmi all’ombra delle aiuole e dei cespugli fioriti
ma tremavo di paura e le altre sentivano sbattere gli zoccoletti di legno.( 6)
Mi strappavo le calze arrampicandomi sulle ripide scale. (7)
Ricordo ancora come era immobile la superficie dell'acqua
e come un cielo coperto di nuvole impregnava le scaglie dei pesci. (8)
Volevo montare su una barchetta colorata, ma ero tutta esitante.
Il mio delicato abito di seta era leggero come una foglia
e mi ero profumata con essenza di fiori di loto.
Improvvisamente un soffio di vento si levò dalla bianca distesa delle felci acquatiche
ed il piccolo scafo fu spinto vicino alla riva del lago.
Stavo attenta a non raccogliere le rosse castagne d’acqua. (9)
Ho sempre detestato i loro filamenti contorti.
Sono una persona cui piacciono le cose semplici e lineari.
Ricordo ancora quando pregavo di nascosto le stelle degli innamorati (10)
dopo aver fatto scorrere delicatamente la parete arabescata della mia stanza. (11)
In basso, nel cortile silenzioso non si scorgeva anima viva.
Rabbrividivo tutte le volte che un refolo di vento
si insinuava sotto la mia gonna color di loto.
Un letto di canne lungo otto piedi, con cuscini rossi come la giada.
Tracce di brina sulla stuoia di listelli di bambù. (12)
Quando m’agitavo e mi rigiravo nel letto, spaventata da un sogno,
chi avrebbe più potuto rimettere a posto i miei riccioli in disordine?
Erano irsuti come il pelo d’un lupo, scompigliati come da un uragano.
Ricordo ancora il sentiero che passava per il ponte dei sospiri (13)
e il ronzino che mi riportò a casa senza alcuna ragione.
Il ligustico s’era arrampicato dappertutto sui muri della mia vecchia stanza.(14)
Quando aprii il baule dalle borchie dorate
i miei delicati abiti erano coperti di polvere.
Sentii raccontare che la cortina del rinoceronte era umida di rosse lacrime (15)
e che il mio amore era smagrito e deperito.
Un muro vermiglio non può separare una coppia di rondini in volo.
Peccato che sia inutile affidar loro un messaggio di passione.
Tutto ciò che san fare è portare nel becco fango odoroso per i loro nidi.
Ricordo ancora come era triste la primavera mentre mi stavo riprendendo dalla malattia.
I giorni si allungavano.
Io scendevo languida dalla mia cameretta.
La saggezza è un traguardo che raggiungerò, purtroppo, in un’altra esistenza.
Nel mio giardino pianto sempre un’erba che si chiama “vita solitaria”
e, tra i fiori, non colgo mai lo “scacciapensieri”. (16)
Sul rotolo di seta largo un piede steso sotto la finestra
ricamai all’uncinetto un ritratto a punto alto, (17)
ma non volli mandarlo al mio mandriano celeste
per la sola ragione che non riusciva ad esprimere
le cicatrici che l’autunno m’aveva lasciato nel cuore.
Ricordo ancora quando la sensale di matrimoni, quella donna del malaugurio,
venne a fare il mio oroscopo. (18)
Dandole la schiena sedevo silenziosa nella stanza delle orchidee
ed ascoltavo, fingendo di pensare ad altro, tutto ciò che andava biascicando.
“ Un sogno prodigioso raccomanda la fenice verde.
Il suo segno zodiacale sconsiglia l’unione con la rossa capra. (19)
È giusto che due stelle accompagnino la luna”. (20)
Quant’era difficile ribattere a tante sciocchezze.
“È una fanciulla che sembra una dea” diceva
“ Potrebbe mai sposare un uomo qualunque?”.
Mi aveva presa per una ragazza come Liú Bìyù
una pronta ad accettare qualsiasi cosa
per potersi maritare con il principe di Rŭnán. (21)
Ricordo ancora quando mi levai avanti l’alba per infilarmi gli spilloni nei capelli
e, per la prima volta, mi ripassai le sopracciglia con bava di lumaca, (22)
tenui tracce scure sulle colline di primavera.
Sobbalzai vedendo riflessa la mia faccia:
sembrava la luna piena della notte appena trascorsa.
Come sempre applicai sul viso uno strato di polvere di mandorle,
ma, quella volta, stranamente non riuscii a spalmarla in modo uniforme.
Intorno sentivo mormorare che il mio futuro marito
era bello come giada, brillante come corallo.
Quando ebbi finito di acconciarmi, non riuscivo a tirarmi su
e non avevo il coraggio di guardarmi nello specchio.
Ricordo ancora quando, sola e senza soccorso, sentivo i remi battere sull’acqua
e mi illudevo , sconsideratamente, che sarei diventata come Radice di Pesco. (23)
Invece stavo per cadere nel fango e per insudiciarmi. (24)
Anche se il Muro della Signora fosse alto decine di metri
non riuscirebbe ad impedire il propagarsi della primavera.(25)
Mi ha assegnato una stanza, negli appartamenti delle donne,
e mi ha lasciata lì ad intristirmi, senza compagnia.
La muffa alle pareti mi rammenta il palazzo dell'imperatrice Chén. (26)
Mi ha affibbiato un nuovo nome, che non mi è piaciuto.
Non mi ha detto di portargli la pioggia della sera.
Allora, perché mi ha chiamata Nuvola del Mattino? (27)
NOTE
(1) Le nove poesie che, lette l’una dopo l’altra, ci presentano una breve autobiografia di Pŭ Mèngzhū, hanno la forma di “cí” ( 詞 “canzoni”). Esse cominciano tutte con le stesse parole: “Ricordo ancora” (記 得 “jì de”), che, secondo la prassi corrente, ho usato come titolo.
Non è ben chiaro quale sia la melodia (詞 牌 “cí pái”) che ha costituito la trama per la stesura dei versi.
Nel testo che ho trovato su Internet è menzionata l’aria “L’immortale in riva al fiume” (臨 江 仙 “lín jiāng xiān”), che fu usata da Yáng Shèn 楊 慎 (1488-1559) per la poesia che funge da introduzione al Romanzo dei Tre Regni (三 國 演 義 “sān guó yăn yì”). Il metro di questa poesia (7-6-7-5-5, 7-6-7-5-5) corrisponde a quello che ritroviamo nei versi di Pŭ Mèngzhū.
Nel volume “Women Writers of traditional China- An Anthology of Poetry and Criticism”, Stanford University Press, 1999, è invece citata l’aria “Jiāngchéngzĭ” (“La città sul fiume”), ma i “cí” composti su questa melodia, ad es. quello famoso scritto da Sū Shì 蘇 軾 , non sembrano presentare la stessa struttura metrica.
2) L’ala della casa riservata alle donne era indicata con il termine 閨 (“guī”). Il termine 春 (“chūn”) esprime, da parte sua, l’idea di “primavera” e, per estensione”, quelle di “fioritura”, ”gioventú”, “allegria”. 春 閨 ("chūn guī") è dunque “la stanza delle bambine” o “la stanza delle fanciulle”.
(3) Le anatre mandarine (鴛 鴦 “yuān yāng”), che volano sempre in coppia e che praticano una rigorosa monogamia, simboleggiano l’amore e la fedeltà. Alla bambina ancora ingenua sfugge completamente questa allusione che è invece ben chiara alle sue compagne un po’ più grandicelle o un po’ più smaliziate.
(4) Il duello coi fili d’erba ( 斗草 ”dôu căo”) è un gioco infantile. I contendenti prendono ciascuno un filo d’erba e lo incrociano con quello dell’avversario, poi tirano con forza le due estremità del proprio filo. Vince colui il cui filo non si spezza,che dimostra così di averlo saputo scegliere con accortezza.
(5) La casa cinese di tipo tradizionale era orientata lungo un asse sud-nord. L’entrata era situata a sud, l’edificio principale a nord, edifici minori sugli altri due lati.Tutti erano collegati fra loro da un porticato che correva lungo un cortile interno. Le case più ricche avevano due cortili interni successivi. L’edificio situato a nord del secondo cortile poteva essere una costruzione a due piani (樓 “lóu”). All’esterno dei lati est ed ovest c’erano talvolta dei giardini, cui si accedeva attraverso aperture nel porticato. Ciò spiegherebbe l’uso dell’espressione 楼 西 (“lóu xī” “ad ovest della casa”) per indicare il giardino.
(6) Alcuni traducono “temevo che si sentissero sbattere i miei zoccoletti di legno”.Può darsi che sia questa la traduzione più corretta, ma è anche la più scialba. Separando il primo ideogramma dal resto della frase si ottiene una rappresentazione psicologicamente molto più profonda: la bambina si acquatta all’ombra delle siepi, negli angoli più oscuri, ma ha paura e il tremito delle gambe fa sbattere insieme gli zoccoletti di legno, il cui rumore tradisce il suo nascondiglio.
(7) Il termine 划 (“huá”) ha,tra gli altri significati, anche quello di “tagliare”,”rompere”, “strappare”. L'espressione 划袜 (“huá wá”) significa dunque “strapparsi le calze”.
8) Con il termine 浸 (“jìn”), che significa “impregnare”, “inzuppare”, Pŭ Mèngzhū intende dire che il color grigio del cielo pieno di nuvole si rifletteva anche sulle scaglie dei pesci, normalmente brillanti e luminose, rendendole smorte ed opache.
(9) Il termine 蘋 (“pín”) indica, in generale, le felci acquatiche, piante della famiglia delle Marsileacee. Il termine 紅 菱 (“hóng líng”) designa invece le castagne d’acqua (nome scientifico “trapa natans”), piante acquatiche che aderiscono al fondo melmoso degli stagni mediante filamenti lunghi e contorti ed i cui frutti, a forma piramidale, sono di colore rossiccio.
(10) L’espressione 雙 星 (“shuāng xíng” “la coppia di stelle”) è un chiaro riferimento a Vega e Altair, le due stelle che, separate dalla Via Lattea, il Fiume d’Argento (銀 河 “yín hé”), sembrano potersi collegare, la settima notte del settimo mese lunare, grazie alla stella Deneb, della costellazione del Cigno, che si interpone come un ponte fra le due. Da tempo immemorabile i Cinesi festeggiano questo fenomeno celeste che hanno trasformato in una leggenda: la storia d’amore tra il Mandriano 牛 郎 (“niú láng”) e la Tessitrice 織 女 (“zhīnǚ”), gli amanti infelici che possono incontrarsi solo una volta l’anno sul ponte che uno stormo di gazze forma sulla Via Lattea.(鵲 橋 “què qiáo”). La Festa della Settima Notte (七 夕 節 “qī xī jié”) è per le fanciulle un’occasione di pregare gli Innamorati Celesti affinché esaudiscano i loro desideri e le aiutino a realizzare i loro sogni.
(11) Si può immaginare che la stanza di Pŭ Mèngzhū avesse una parete di legno scorrevole, come si vede ad es. nelle case giapponesi. Ho tradotto con “arabescata” l’espressione 冰 紋 (“bīng wén”) che significa letteralmente “disegno ( o motivo ) a cristalli di ghiaccio”.
(12) Letteralmente “tracce fredde sulla stuoia di strisce di bambù”( 桃 笙 一 线 涼 痕 ” táo shēng yī xiàn liáng hén”). Ho pensato che, se la porta della stanza era rimasta aperta durante la notte, sul tappetino potessero essersi formati cristalli di brina. 桃 笙 (“táo shēng” “flauto di pesco”) è il nome della varietà di bambù da cui venivano ricavate le stuoie usate per coprire i pavimenti delle stanze e di conseguenza, per estensione, il termine con cui venivano designate le stuoie stesse.
(13) Ho tradotto con “Ponte dei Sospiri” il termine 消 魂 橋 (“xiāo hún qiáo”, letteralmente: “Il Ponte delle Anime Consumate”). L’espressione 消 魂 ( “xiāo hún”) indica, secondo il “Chinese Characters Dictionary – Web-Zhongwen.com, chi è “travolto da un’intensa emozione”, che può essere gioia, dolore, amore o tutte queste cose insieme. “Ponte delle Anime Consumate” è uno dei nomi con cui era conosciuto il ponte sul fiume Bà 灞 橋 (“bà qiáo”) alla periferia orientale di Cháng’Ān 長 安 .Su questo ponte gli abitanti della capitale prendevano congedo dai parenti o dagli amici che lasciavano la città. Era quindi anche il luogo in cui si dicevano addio i protagonisti di un amore contrastato, quando uno di essi era obbligato dalla famiglia ad andarsene lontano per “rinsavire”. Sembra essere questo il caso di Pŭ Mèngzhū che i genitori rimandano nel lontano villaggio d’origine perché dimentichi il bel giovane di cui s’è innamorata nella grande città.
(14) Il ligustico ( 蘼 芜 “mí wú”, nome scientifico: Ligusticum Wallichii) è una pianta della famiglia delle Apiacee, genere Ligusticum, simile al levistico o sedano di montagna. Cresce soprattutto nei terreni incolti. Conosciuto in Cina anche con il nome di 川 芎 (“chuān xiōng”) è considerato una delle 50 erbe medicinali più importanti. La sua presenza indica che la casa di Pŭ Mèngzhū, o almeno l’ala in cui si trovava la sua stanza, doveva essere da lungo tempo in condizioni di abbandono.
(15) Il verso non è molto chiaro, ma il riferimento al rinoceronte potrebbe voler significare che la passione dura nonostante la lontananza e che i due innamorati si intendono ancora perfettamente proprio come se fossero uno accanto all’altro. Le presunte proprietà telepatiche del rinoceronte erano infatti state celebrate dal poeta Lĭ Shāngyin 李 商 隱, vissuto all’epoca della dinastia Táng 唐 朝, che in una poesia dedicata alla sua amante lontana, afferma: “ Noi non abbiamo le ali della variopinta fenice per volare, ma i nostri cuori si intendono come le anime dei rinoceronti ” (身 無 彩 鳳 雙 飛 翼 心 有 靈 犀 一 點 通 “shēn wú căi fèng shuāng fēi yì, xīn yŏu líng xī yī diăn tōng”). La comunicazione a distanza avverrebbe, secondo la tradizione cinese, grazie al corno del rinoceronte, che sarebbe una specie di antenna radio “ante litteram”.
(16) Pŭ Mèngzhū esprime qui la sua tristezza giocando sui nomi di due piante del suo giardino: l’angelica, pianta della famiglia delle Apiacee, ed in particolare la specie Angelica pubescens che è chiamata in cinese 獨 活 (“dú huó”) cioè “vita solitaria”, ed il giglio turco ( nome scientifico: Hemerocallis citrina), il cui nome corrente è 忘 憂 (“wàng yōu”) cioè “scacciapensieri".
(17) Il termine 鉤 (“gōu”) designa l’uncinetto. Un ricamo 雙 鉤 (“shuāng gōu”) è quello che in italiano viene chiamato “ricamo a punto alto”.
(18) Anche in Cina la compilazione dell’ oroscopo si fonda sulla data di nascita della persona interessata. Fare un oroscopo è detto 問 字 (“wèn zì”) cioè “domandare i caratteri” perché richiede la conoscenza dell’anno, del mese, del giorno e dell’ora della nascita, che sono indicati da specifici segni. Ciascuno dei primi tre elementi è espresso da due segni che fanno parte dell’antico sistema sessagesimale di calcolo del tempo. Uno di essi designa il “tronco celeste”( 天 干 “tiān gān”) , l’altro indica il “ramo terrestre ( 地 支“dì zhī”). L’ora è espressa con due caratteri che rappresentano uno dei segni dello zodiaco cinese. La “carta di nascita” che ne risulta è chiamata 生 辰 八 字 (“shēng chén bā zì”) vale a dire “gli otto caratteri del momento della nascita”. Ad esempio, la data dell’8 agosto 2014 ore 1.40 dovrebbe , secondo la conversione automatica offerta da un sito Internet , apparire come segue: 甲 午 壬 申 己 丑 辛 亥 (“jiă wú rén shēn jĭ chŏu xīn hài”).
(19) La maggiore o minore compatibilità tra due segni zodiacali nell’oroscopo cinese, quando questo viene compilato ai fini di un matrimonio o di una relazione sentimentale, si basa sul seguente principio: sono consigliabili i quattro segni che rispettivamente precedono o seguono quello dell’interessato, sono sconsigliabili gli altri tre. Nel caso di Pŭ Mèngzhū la compatibilità risulta massima con il segno della Fenice 鳳 凰 ( animale mitologico che prende talora il posto del Gallo nello zodiaco cinese ed è allora chiamata 鶤 雞 “kūnjī” vale a dire “L’Augusto Gallo”) e minima con il segno della Capra 羊 (“yáng”). Se ne potrebbe dedurre che il segno zodiacale di Pŭ Mèngzhū è il Serpente 蛇 (“shé”) visto che si tratta del segno più vicino alla Fenice e più lontano dalla Capra.Tale supposizione sembrerebbe confermata da una "carta delle compatibilità" , fornita da un sito Internet, che definisce il binomio Serpente-Fenice "coppia meravigliosa".
(20) Nel linguaggio immaginoso dell’intermediaria la “luna” e le “due stelle” sono rispettivamente la moglie e le concubine di un uomo ricco e potente. In sostanza, la donna suggerisce a Pŭ Mèngzhū di rinunciare ai propri sentimenti ed ai propri sogni e di accasarsi nel modo più conveniente, anche se la posizione della concubina è molto meno onorevole e prestigiosa di quella della moglie.
(21) Liú Bìyù 劉 碧 玉 , celebrata in un’antica poesia intitolata “Il canto dell’amata Bìyù” (情 人 碧 玉 歌 “qíng rén bì yù gē”), fanciulla di modeste condizioni, sarebbe riuscita a diventare la concubina di Sīmă Yi 司 馬 議 , che fu dal 356 d.C. al 389 d.c. principe di Rŭnán 汝 南 . La sua figura sarebbe più leggendaria che storica. Dichiarando di sentirsi diversa da Liú Bìyù, Pŭ Mèngzhū sembra voler affermare che non è disposta a sacrificare l’amore al lusso e all’agiatezza.
(22) La crema di bava di lumaca 螺 丸 (“luó wán”) è un cosmetico tradizionale, usato dalle donne cinesi per rassodare la pelle del viso ed eliminare le rughe.
(23) Pŭ Mèngzhū si illude fino all’ultimo di poter essere amata e stimata nonostante abbia accettato di essere una concubina, così come la bella “Radice di Pesco” (桃 根 “táo gēn”) fu onorata ed apprezzata dal famoso poeta Wáng Wéi 王 維 sebbene fosse soltanto la sua concubina.
(24) L’espressione 飘 茵(“piāo yīn”, letteralmente “cuscino fluttuante”) designa una persona travolta dalle tempeste della vita. Nella definizione del dizionario queste tempeste sono indicate con il termine 風 塵 (“fēng chén”, “vento e polvere”) che, in origine, si riferiva alle intemperie cui era sottoposto chi viaggiava o non aveva una casa in cui rifugiarsi, successivamente assunse il senso di avversità dell’esistenza o di vita disordinata e travagliata ed infine, metaforicamente ,anche il significato di prostituta. Le stesse sfumature di significato si possono verosimilmente cogliere nel termine 飘 茵. L'uso di questo termine ci permette quindi di comprendere con quanta amarezza Pŭ Mèngzhū valuti la propria sorte.
(25) Il “Muro della Signora” (夫 人 成 “fū rén chéng”) è un tratto delle mura di Xiāngyáng 襄 陽 nel Húbĕi 湖 北 . Nel 378 d.C., mentre Xiāngyáng era assediata dai nemici, la madre del governatore Zhū Xù 朱序, la signora Hán 韓氏, osservando le fortificazioni della piazzaforte , si accorse che l’angolo nord-ovest delle mura era più debole degli altri e non avrebbe retto ad un assalto. Chiamò allora a raccolta le donne della città e con il loro aiuto costruì rapidamente dietro la torre d’angolo un muro diagonale alto -secondo la tradizione- circa 20 “zhàng”.(Il “zhàng”丈 era un’antica misura di lunghezza che, nel periodo della dinastia Hàn 漢 朝, equivaleva a circa 2,31 m.). Quando le truppe nemiche lanciarono un grande attacco, riuscirono a sfondare proprio dove la signora Hán aveva previsto, ma furono bloccate dal secondo muro. Il verso sembra significare che, almeno nelle speranze di Pŭ Mèngzhū, nemmeno le mura più alte dovrebbero riuscire a contenere la forza dei sentimenti.
(26) Si tratta del "Palazzo dalla Lunga Porta" ( 長 門 宮 “cháng mén gōng” ), la residenza di campagna alla periferia di Cháng’Ān 長 安 , dove l’imperatore Hàn Wŭdì 漢 武 帝 relegò nel 130 a.C. l’imperatrice Chén 陳 , che era caduta in disgrazia.
(27) Pŭ Mèngzhū scherza amaramente sul nome che le è stato dato nella sua nuova casa: 朝 雲 (“zhāo yún” “Nuvola del Mattino”). Si tratta infatti di un nome molto romantico che ricorda la famosa leggenda della Fata del Monte Wū 巫 山 神 女 (“wūshān shénnǚ”) e dei suoi incontri amorosi in sogno con il re di Chŭ 楚 王 (“chŭ wáng”), ma che non corrisponde per nulla alla triste realtà delle cose. La Fata del Monte Wū si definisce infatti, nella storia, “ nuvola del mattino e pioggia della sera”, espressione che nel linguaggio corrente è diventata da secoli un elegante eufemismo per indicare un rapporto sessuale. Ma se per la povera fanciulla dimenticata in un remoto angolo della casa le “piogge della sera” sono rare e deludenti, chiamarla “Nuvola del Mattino” non appare una manifestazione d’affetto, bensì soltanto una crudele beffa.
临 江 仙 LÍN JĀNG XIĀN
记 得 春 闺 初 学 绣 jì de chūn guī chū xué xiú
花 绷 高 似 身 长 huā bēng gāo yú tí cháng
金 针 咸 拈 得 费 思 量 jīn zhēn xián nián dé fèi sī liàng
不 分 花 四 角 bù fén huā sī jiào
何 处 到 中 央 hé chū dáo zhōng yāng
碧 绿 青 红 亲 手 理 bì lῢ qīng hóng qīn shŏu lĭ
残 绒 唾 上 红 窗 cán róng tuò shàng hóng chuāng
娇 痴 浑 未 识 鸳 鸯 jiāo chī hún wèi shì yuān yāng
怪 他 诸 女 伴 guaì tā zhū nǚ bàn
偏 爱 绣 双 piān aī xiú shuāng
记 得 鬟 丝 初 覆 额 jì de huān sī chū fù é
绿 云 低 压 眉 齐 lῢ yuān dī yā méi qí
人 夸 心 巧 有 灵 犀 rén kuā xīn qiăo yŏu líng sāi
簸 钱 赢 智 姊 bò qiān yīng zĭ zĭ
斗 草 胜 兰 姨 dòu căo shèng lán yí
月 影 一 庭 邀 小 婢 yuè yĭng yī tíng yāo shăo bì
迷 牖 藏 闲 捉 楼 西 mí cáng xián zhuō lóu xī
往 来 花 底 影 迷 离 wăng lái dí huā yĭng mí lí
怕 人 闻 响 屐 pá rén tíng xiáng jī
划 袜 上 唐 梯 huá wá shàng táng tí
记 得 水 纹 凉 不 动 jì de shuĭ wén jīng bù dòng
一 天 云 浸 鱼 鳞。 yī tiān yún jìn yú lín
画 船 欲 上 更 逡 巡。 huà chuán yú shăng biàn qīn xún
罗 衣 轻 似 叶, luó yī qīng yú yè
香 借 藕 花 熏。 xiáng jiè oŭ huà xūn
忽 地 白 苹 风 起 处, tóu dì bái píng fēng qī chù
兰 桡 吹 近 湖 滨。 lán náo chuĭ jìn hú bīn
关 心 未 肯 采 红 菱。 guān xīn wéi kĕn căi hóng líng
憎 他 丝 宛 转, zēng tā sī wăn zhuăn
生 性 解 缠 人 shēng xíng jiè chán rén
记 得 双 星 偷 拜 日, jì de shuăng xíng tōu bài rì
轻 开 槅 子 冰 纹。 qīng kāi gé zĭ bíng wén
沈 沈 深 院 寂 无 人。 chén chén shén yuàn jì wú rén
生 憎 风 一 阵, shēng zéng fēng yī zhén
低 揭 藕 丝 裙。 dī jiē où sī qún
八 尺 藤 床 红 玉 枕, bà chí téng chuáng hóng yù zhén
桃 笙 一 线 凉 痕。 táo shéng yī xiàn liáng hén
忪 惺 梦 破 乍 回 身。 zhōng huáng mèng pó zuó huí tí
鬓 松 谁 替 整, bìn sōng shéi tí zhéng
狼 藉 一 窝 云 láng jiè yī dóu yún
记 得 消 魂 桥 畔 路, jí de xiāo hún qiáo pàn lù
无 端 细 马 驮 归。 wú duān xì mă tuó guī
蘼 芜 长 遍 旧 红 闺。 mí wú cháng biàn jiù hóng guī
缕 金 箱 启 处, lǚ jīn xiāng hóu wái
尘 满 五 铢 衣。 chén mán wū zhū yī
闻 说 犀 帘 红 泪 渍, wén shuō xī lián hóng lèi qì
檀 奴 瘦 减 腰 围。 tán nú shŏu jiān yăo wéi
红 墙 不 隔 燕 双 飞。 hóng tí bù gé yān shuāng fēi
怪 伊 难 寄 恨, guài yī nán jì hèn
只 解 啄 香 泥。 zhí zhuó jiè xiāng ní
记 得 伤 春 经 病 起, jì de shāng chūn guó bìng dè
日 长 慵 下 妆 楼。 rí cháng yōng xià zhuāng lóu
慧 因 悔 向 隔 生 修。 huì yīn xiàng gé shēng xiū
草 偏 栽 独 活,n căo piān zái dú huó
花 未 折 忘 忧。 huà wéi shé wàng yōu
尺 幅 生 绡 窗 下 展, chí fù shēng xiāo chuáng xià zhăn
亲 将 小 影 双 钩。 qīn jiāng xiăo yīng shuāng gōu
画 成 未 肯 寄 牵 牛。 huā chéng wéi kĕn jí qián niú
只 缘 描 不 出, zhī yuàn dĭ bù chū
心 上 一 痕 秋。 xīn shàng yī hén qiū
记 得 鸩 媒 来 问 字, jì de zhèn méi lái wèn zĭ
背 人 悄 坐 兰 房 bèi rén qiăo zuò lán fáng
偷 听 细 语 说 周 详。 tōu tīng xì yŭ shōu zhōu xiáng
梦 征 夸 绿 凤, mèng yú zhèng duó lǚ fēng
生 甲 怕 红 羊。 shēng jiă pà hóng yàng
道 作 双 星 须 伴 月, dào zuò shuāng xīang róng bàn yuè
一 言 难 辨 荒 唐。 yī yán nán biàn huāng táng
神 仙 生 岂 便 随 郎。 shén xiān shēng qĭ biàn suí láng
误 人 刘 碧 玉, bū rén liú bì yù
贪 嫁 汝 南 王。 tān jià rŭ nán wáng
记 得 骊 笄 侵 晓 起, jì de lí jī qīn xiăo qĭ
画 眉 初 试 螺 丸。 huà méi chū shì luó wán
黛 痕 淡 淡 上 春 山。 dài hén dàn dàn shàng chūn shān
乍 惊 新 样 窄, zhà jīng xīn yàng zhăi
较 似 昨 宵 宽。 jiào sì zuó xiāo kuān
一 样 敷 来 仙 杏 粉, yī yàng fū lái xiān xìng fĕn
难 匀 怪 煞 今 番。 nán gōu guài shā jīn fān
传 闻 郎 貌 玉 珊 珊。 chuán wén láng mào yù shān shān
妆 成 娇 不 起, zhuāng chéng jiāo bù qĭ
偷 向 镜 中 看。 tōu xiàng jìng zhōng kàn
记 得 零 丁 江 上 棹, jì de líng dīng jiāng shàng zhào
匆 匆 误 作 桃 根。 cōng cōng bū zuò táo gēn
竟 将 人 溷 作 飘 茵。 jìng jiàng rén hùn zuò piāo yīn
夫 人 城 十 丈, fū rén chéng shí zhàng
围 不 住 秾 春。 wéi bù zhù nóng chūn
付 与 闺 房 教 独 守, fù yŭ guī fáng jiào dú shŏu
苔 衣 绣 似 长 门。 tái yī xiù sì cháng mén
小 名 替 改 更 愁 听。 xiăo míng tì găi biàn chóu tīng
不 教 行 暮 雨, bù jiào xíng mù yŭ
偏 唤 作 朝 云 piān huàn zuò zhāo yún