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UN GALANTUOMO DEL 1898: TÁN SÌTÓNG
Tán Sìtóng 譚 嗣 同 (1865-1898), letterato, filosofo ed uomo politico del periodo Qīng, è ricordato come uno dei “Sei galantuomini del 1898” ( 戊 戌 六 君 子 ”Wùxū liù jūnzĭ" ) (1) (2), che furono giustiziati dopo il fallimento delle riforme tentate dall’imperatore Guāngxù 光 緒 帝 tra il giugno ed il settembre 1898. (3)
Nominato consigliere dell’imperatore nell’aprile 1898, Tán ebbe il 18 settembre un colloquio con il generale Yuán Shìkăi 袁 世 凱 , dal quale sperava di ottenere appoggio contro possibili tentativi di colpo di stato da parte delle forze ostili alle riforme, che facevano capo all’imperatrice vedova Cíxĭ 慈 僖 太 后.
Yuán Shìkăi tuttavia riferì il contenuto del colloquio a Cíxĭ, la quale, temendo che l’udienza nel frattempo concessa da Guāngxù al primo ministro giapponese Hirobumi Ito 博 文 伊 藤 il 20 settembre 1898 potesse costituire l’avvio di una politica di stretta collaborazione tra la Cina e le Potenze, prese rapidamente l’iniziativa esautorando, il 21 settembre 1898, l’imperatore ed ordinando l’arresto dei ministri riformisti.
Avvertito di ciò che stava accadendo ed invitato a salvarsi con la fuga, come fecero alcuni dei suoi amici, Tán rispose: “Un paese non può essere trasformato in modo incruento. La Cina è rimasta povera ed arretrata perché finora nessuno ha mai messo in conto di morire per la causa delle riforme. Perciò, io voglio essere il primo a sacrificarmi.”
Rinchiuso nella prigione di Juemingshi, fu decapitato sulla piazza Càishìkŏu 菜 市 口 davanti alla Porta di Xuānwŭ 宣 武 門 il 28 settembre 1898.
Sul muro della sua cella furono ritrovati i seguenti versi:
( "VERSI SCRITTI IN PRIGIONE, SULLA PARETE DELLA CELLA" )
( 獄 中 題 壁 ) Yù zhōng tì bì
望 門 投 止 思 長 儉 Wàng mén tóu sī Zhāng Jiăn
忍 死 須 與 待 杜 根 Rĕn sĭ xū yŭ dài Dù Gēn
我 自 橫 刀 向 天 笑 Wŏ zì héng dāo xiàng tiān xiào
去 留 肝 膽 兩 崑 崙 Qù liú gān dăn liăng Kūnlún
Guardando la porta della cella, penso a Zhāng Jiăn. (4)
Nell’affrontare la morte mi torna in mente Dù Gēn. (5)
Quando la spada calerà su di me, io sorriderò al cielo.(6)
Sia il partire sia il restare sono scelte da galantuomini.(7)
L’una e l’altra sono nobili ed elevate come il Kūnlún.(8)
(Traduzione di Giovanni Gallo, 3 luglio 2012))
Queste parole si possono considerare come una sorta di testamento politico.
Nella menzione di Zhāng Jiăn e Dù Gēn (cfr.note 4 e 5) non è difficile cogliere un riferimento a Kāng
Yŏuwéi 康 有 為 e Liáng Qĭcháo 粱 啟 超 , i due intellettuali impegnati con Tán Sìtóng nelle Riforme dei Cento Giorni, che sfuggirono alla morte rifugiandosi all’estero.
Tán li stima profondamente e non li condanna affatto. Il loro comportamento rimane degno ed esemplare anche se essi hanno rinunciato all’aureola del martirio. Nulla impone infatti a chi lotta per un ideale politico di giungere fino al deliberato sacrificio della propria vita.
La scelta di Tán è però diversa. Egli sa che il “martirio”ha una forza di convinzione immensamente superiore a quella di qualsiasi argomento logico e decide perciò, con piena consapevolezza, di affrontare la morte.
L’ultimo verso ci mostra la razionalità ed il pragmatismo di Tán. Egli non si gloria affatto della propria scelta e
non vede in essa nulla di eccezionale. Un movimento che si propone di realizzare riforme fondamentali nella società non ha bisogno soltanto di “eroi”. Gli amici che si sono salvati manterranno vivo l’ideale e potranno
continuare la lotta. Il farsi uccidere tutti sarebbe insensato. Ma, altrettanto assurdo sarebbe il fuggire tutti, lasciando pensare alla gente che le idee riformistiche siano così inconsistenti da non meritare il sacrificio supremo. Occorre almeno un testimone del loro valore, un “martire”, e Tán Sìtóng si offre per questo ruolo, in tutta semplicità, senza alcuna retorica e senza rimpianti.
NOTE
(1) Il termine 戊 戌 “Wùxū ” indica, nel calendario cinese, il 35° anno del ciclo sessagesimale. Esso è individuato dai segni zodiacali 戊 “wù” (“branca maggiore della terra”) e 戌 “xū” (“cane”). Nel ciclo sessagesimale che decorre dal 1864, l’anno “wùxū” corrisponde quindi al 1898 del calendario occidentale.
(2) Ho tradotto 君 子 “jūnzĭ” con “galantuomini” tenendo conto del senso confuciano di questo termine che
sottolinea le qualità morali più che l’appartenenza alla classe nobiliare.
(3) Queste riforme sono conosciute come “Riforme del 1898” ( 戊 戌 邊 法 , “wùxū biànfā” ) o come “Riforme dei
Cento Giorni” ( 百 日 維 新, “băirì wéixīn” ), con riferimento alla loro breve durata.
(4) Zhāng Jiăn 張 儉 (115 d.C.-198 d.C.), originario di Gāopíng 高 平 nel Shānyáng 山 陽 , visse sotto la
dinastia dei Hàn Orientali 東 漢 朝 . Esercitò cariche pubbliche nella sua regione e fu membro di numerose associazioni di letterati e di personaggi eminenti , facendo parte, tra l’altro, del gruppo degli “otto uomini di
talento”( 八 俊 “bājùn”) di Jiāngxià e del gruppo delle “otto guide” ( 八 及 "bājí" ) di Shānyáng. Nel 166 d.C., come magistrato locale di Gāopíng, si oppose ad alcuni abusi dell’eunuco Hòu Lăn 候 覽 ,uno dei Dieci Assistenti Regolari dell'Imperatore, che era originario dello stesso paese e vi possedeva delle proprietà. Per vendicarsi, Hòu Lăn fece credere all’imperatore che le riunioni di letterati cui partecipava Zhāng Jiăn fossero incontri di
cospiratori che tramavano rivolte contro il governo. Nel 169 d.C. Zhāng Jiăn fu costretto a fuggire per evitare l’arresto e la condanna a morte e potè essere riabilitato e reintegrato nelle sue funzioni solo molti anni più tardi.
(5) Dù Gēn 杜 根 , dignitario di corte all’epoca dell’imperatore Ān 漢 安 帝 (106 d.C.-125 d.C.), presentò nel 107 d.C. un memorandum in cui si invitava l’imperatrice madre Dèng Suí 鄧 綏 , che fungeva da reggente, a
restituire al giovane imperatore l’esercizio effettivo del potere. L’imperatrice ordinò che fosse chiuso in un sacco di seta e bastonato a morte. I funzionari incaricati di sovrintendere all’esecuzione, che stimavano Dù Gēn, lo dichiararono morto dopo un paio di bastonate e gli permisero poi di allontanarsi di nascosto. Dù Gēn si rifugiò in “una località lontana dove servì come cameriere in un’osteria” e potè ritornare alla capitale solo dopo la morte dell’imperatrice.
(6) “Héng dāo” 橫 刀 significa letteralmente “la spada orizzontale”. Con questa espressione, Tán Sìtóng intende riferirsi al momento in cui sarà decapitato. Infatti, la spada che il carnefice cala dall’alto assume una posizione orizzontale nel preciso istante in cui la lama raggiunge il collo del condannato.
(7) Il termine 肝 膽 “gāndăn” (letteralmente: “fegato” 肝 e “milza” 膽) esprime insieme i concetti di coraggio,
sincerità, lealtà, dedizione completa.e ricorda un po’ ciò che noi intendiamo quando parliamo di un sentimento“viscerale”. L’espressione “gān dăn xiāng zhào” 肝 膽 相 照 indica la lealtà reciproca.
(8) Le Montagne del Kūnlún 崑 崙 山 erano considerate dai Taoisti come la sede del Paradiso ed erano perciò simbolo di nobiltà e grandezza morale. I versi vanno di conseguenza interpretati nel senso che entrambi i tipi di comportamento menzionati ( fuggire, come hanno fatto Kāng e Liáng, o rimanere, come ha fatto Tán ) sono degni e leali.
UN GALANTUOMO DEL 1898: TÁN SÌTÓNG
Tán Sìtóng 譚 嗣 同 (1865-1898), letterato, filosofo ed uomo politico del periodo Qīng, è ricordato come uno dei “Sei galantuomini del 1898” ( 戊 戌 六 君 子 ”Wùxū liù jūnzĭ" ) (1) (2), che furono giustiziati dopo il fallimento delle riforme tentate dall’imperatore Guāngxù 光 緒 帝 tra il giugno ed il settembre 1898. (3)
Nominato consigliere dell’imperatore nell’aprile 1898, Tán ebbe il 18 settembre un colloquio con il generale Yuán Shìkăi 袁 世 凱 , dal quale sperava di ottenere appoggio contro possibili tentativi di colpo di stato da parte delle forze ostili alle riforme, che facevano capo all’imperatrice vedova Cíxĭ 慈 僖 太 后.
Yuán Shìkăi tuttavia riferì il contenuto del colloquio a Cíxĭ, la quale, temendo che l’udienza nel frattempo concessa da Guāngxù al primo ministro giapponese Hirobumi Ito 博 文 伊 藤 il 20 settembre 1898 potesse costituire l’avvio di una politica di stretta collaborazione tra la Cina e le Potenze, prese rapidamente l’iniziativa esautorando, il 21 settembre 1898, l’imperatore ed ordinando l’arresto dei ministri riformisti.
Avvertito di ciò che stava accadendo ed invitato a salvarsi con la fuga, come fecero alcuni dei suoi amici, Tán rispose: “Un paese non può essere trasformato in modo incruento. La Cina è rimasta povera ed arretrata perché finora nessuno ha mai messo in conto di morire per la causa delle riforme. Perciò, io voglio essere il primo a sacrificarmi.”
Rinchiuso nella prigione di Juemingshi, fu decapitato sulla piazza Càishìkŏu 菜 市 口 davanti alla Porta di Xuānwŭ 宣 武 門 il 28 settembre 1898.
Sul muro della sua cella furono ritrovati i seguenti versi:
( "VERSI SCRITTI IN PRIGIONE, SULLA PARETE DELLA CELLA" )
( 獄 中 題 壁 ) Yù zhōng tì bì
望 門 投 止 思 長 儉 Wàng mén tóu sī Zhāng Jiăn
忍 死 須 與 待 杜 根 Rĕn sĭ xū yŭ dài Dù Gēn
我 自 橫 刀 向 天 笑 Wŏ zì héng dāo xiàng tiān xiào
去 留 肝 膽 兩 崑 崙 Qù liú gān dăn liăng Kūnlún
Guardando la porta della cella, penso a Zhāng Jiăn. (4)
Nell’affrontare la morte mi torna in mente Dù Gēn. (5)
Quando la spada calerà su di me, io sorriderò al cielo.(6)
Sia il partire sia il restare sono scelte da galantuomini.(7)
L’una e l’altra sono nobili ed elevate come il Kūnlún.(8)
(Traduzione di Giovanni Gallo, 3 luglio 2012))
Queste parole si possono considerare come una sorta di testamento politico.
Nella menzione di Zhāng Jiăn e Dù Gēn (cfr.note 4 e 5) non è difficile cogliere un riferimento a Kāng
Yŏuwéi 康 有 為 e Liáng Qĭcháo 粱 啟 超 , i due intellettuali impegnati con Tán Sìtóng nelle Riforme dei Cento Giorni, che sfuggirono alla morte rifugiandosi all’estero.
Tán li stima profondamente e non li condanna affatto. Il loro comportamento rimane degno ed esemplare anche se essi hanno rinunciato all’aureola del martirio. Nulla impone infatti a chi lotta per un ideale politico di giungere fino al deliberato sacrificio della propria vita.
La scelta di Tán è però diversa. Egli sa che il “martirio”ha una forza di convinzione immensamente superiore a quella di qualsiasi argomento logico e decide perciò, con piena consapevolezza, di affrontare la morte.
L’ultimo verso ci mostra la razionalità ed il pragmatismo di Tán. Egli non si gloria affatto della propria scelta e
non vede in essa nulla di eccezionale. Un movimento che si propone di realizzare riforme fondamentali nella società non ha bisogno soltanto di “eroi”. Gli amici che si sono salvati manterranno vivo l’ideale e potranno
continuare la lotta. Il farsi uccidere tutti sarebbe insensato. Ma, altrettanto assurdo sarebbe il fuggire tutti, lasciando pensare alla gente che le idee riformistiche siano così inconsistenti da non meritare il sacrificio supremo. Occorre almeno un testimone del loro valore, un “martire”, e Tán Sìtóng si offre per questo ruolo, in tutta semplicità, senza alcuna retorica e senza rimpianti.
NOTE
(1) Il termine 戊 戌 “Wùxū ” indica, nel calendario cinese, il 35° anno del ciclo sessagesimale. Esso è individuato dai segni zodiacali 戊 “wù” (“branca maggiore della terra”) e 戌 “xū” (“cane”). Nel ciclo sessagesimale che decorre dal 1864, l’anno “wùxū” corrisponde quindi al 1898 del calendario occidentale.
(2) Ho tradotto 君 子 “jūnzĭ” con “galantuomini” tenendo conto del senso confuciano di questo termine che
sottolinea le qualità morali più che l’appartenenza alla classe nobiliare.
(3) Queste riforme sono conosciute come “Riforme del 1898” ( 戊 戌 邊 法 , “wùxū biànfā” ) o come “Riforme dei
Cento Giorni” ( 百 日 維 新, “băirì wéixīn” ), con riferimento alla loro breve durata.
(4) Zhāng Jiăn 張 儉 (115 d.C.-198 d.C.), originario di Gāopíng 高 平 nel Shānyáng 山 陽 , visse sotto la
dinastia dei Hàn Orientali 東 漢 朝 . Esercitò cariche pubbliche nella sua regione e fu membro di numerose associazioni di letterati e di personaggi eminenti , facendo parte, tra l’altro, del gruppo degli “otto uomini di
talento”( 八 俊 “bājùn”) di Jiāngxià e del gruppo delle “otto guide” ( 八 及 "bājí" ) di Shānyáng. Nel 166 d.C., come magistrato locale di Gāopíng, si oppose ad alcuni abusi dell’eunuco Hòu Lăn 候 覽 ,uno dei Dieci Assistenti Regolari dell'Imperatore, che era originario dello stesso paese e vi possedeva delle proprietà. Per vendicarsi, Hòu Lăn fece credere all’imperatore che le riunioni di letterati cui partecipava Zhāng Jiăn fossero incontri di
cospiratori che tramavano rivolte contro il governo. Nel 169 d.C. Zhāng Jiăn fu costretto a fuggire per evitare l’arresto e la condanna a morte e potè essere riabilitato e reintegrato nelle sue funzioni solo molti anni più tardi.
(5) Dù Gēn 杜 根 , dignitario di corte all’epoca dell’imperatore Ān 漢 安 帝 (106 d.C.-125 d.C.), presentò nel 107 d.C. un memorandum in cui si invitava l’imperatrice madre Dèng Suí 鄧 綏 , che fungeva da reggente, a
restituire al giovane imperatore l’esercizio effettivo del potere. L’imperatrice ordinò che fosse chiuso in un sacco di seta e bastonato a morte. I funzionari incaricati di sovrintendere all’esecuzione, che stimavano Dù Gēn, lo dichiararono morto dopo un paio di bastonate e gli permisero poi di allontanarsi di nascosto. Dù Gēn si rifugiò in “una località lontana dove servì come cameriere in un’osteria” e potè ritornare alla capitale solo dopo la morte dell’imperatrice.
(6) “Héng dāo” 橫 刀 significa letteralmente “la spada orizzontale”. Con questa espressione, Tán Sìtóng intende riferirsi al momento in cui sarà decapitato. Infatti, la spada che il carnefice cala dall’alto assume una posizione orizzontale nel preciso istante in cui la lama raggiunge il collo del condannato.
(7) Il termine 肝 膽 “gāndăn” (letteralmente: “fegato” 肝 e “milza” 膽) esprime insieme i concetti di coraggio,
sincerità, lealtà, dedizione completa.e ricorda un po’ ciò che noi intendiamo quando parliamo di un sentimento“viscerale”. L’espressione “gān dăn xiāng zhào” 肝 膽 相 照 indica la lealtà reciproca.
(8) Le Montagne del Kūnlún 崑 崙 山 erano considerate dai Taoisti come la sede del Paradiso ed erano perciò simbolo di nobiltà e grandezza morale. I versi vanno di conseguenza interpretati nel senso che entrambi i tipi di comportamento menzionati ( fuggire, come hanno fatto Kāng e Liáng, o rimanere, come ha fatto Tán ) sono degni e leali.