Hán Gàn
La grande fioritura artistica che si verificò in Cina sotto la dinastia Táng 唐 朝, in particolare durante il regno di Xuánzōng 玄宗, interessò anche la pittura.
Uno dei generi più coltivati fu la pittura di cavalli, che annoverò tra i suoi cultori nomi celebri come Cáo Bà 曹霸 (1), Chén Hóng 陳 閎 (2), Hán Gàn 韓 幹 e Wéi Yān 韋偃(3).
I contemporanei di questi pittori ebbero modo di compararne le opere e di formulare valutazioni critiche al loro riguardo.Dù Fŭ ,ad esempio, mise a confronto i dipinti di Hán Gàn e di Cáo Bà, lodando la perfezione tecnica del primo, ma sottolineando che soltanto il secondo era in grado di cogliere pienamente lo "spirito" di un soggetto.
Oggi, un'analisi di tal genere non è più possibile perché praticamente tutte le opere dei pittori fioriti sotto la dinastia Táng sono andate perdute. Solo di Hán Gàn si sono conservati alcuni dipinti, che esaminerò qui di seguito, dopo aver rapidamente ricordato ciò che si sa sulla vita dell'artista.
Hán Gàn nacque da umile famiglia intorno al 706 d.C.
Secondo Zhāng Yànyuăn sarebbe stato originario di Dàliáng 大梁 nel Hénán 河南. (4)
Da ragazzo, trovò impiego nella capitale come garzone presso un vinaio. Una volta ,inviato dal suo padrone a riscuotere un conto a casa del famoso poeta e pittore Wáng Wéi, dovette aspettare in cortile ed ingannò l'attesa dipingendo con un bastoncino delle figure sulla sabbia. Wáng Wéi lo vide e fu impressionato dal suo talento, cosicché decise di aiutarlo a studiare il disegno.(5)
Fu poi allievo di Cáo Bà, che proprio in quel periodo cominciava ad essere conosciuto.(6)
Chiamato a corte dall’imperatore Xuánzōng nel 742 d.C., fu nominato assistente alla tesoreria imperiale affinché potesse esercitare la sua arte senza essere turbato da difficoltà finanziarie. (7)
In quegli anni andava di moda, per quanto riguardava la pittura di cavalli, lo stile di Chén Hóng, ma Hán Gàn si affrancò ben presto dalla scuola di questo e di altri maestri, preferendo dipingere dal vero anziché ispirarsi a modelli prestabiliti, per quanto autorevoli.
A quanto sembra, non fu soltanto uno specialista nella raffigurazione dei cavalli, ma eseguì pure numerosi dipinti di argomento buddhista (8), cimentandosi altresì nella ritrattistica.(9)
Morì nel 783 d.C.
Di tutta la sua vasta opera ci sono però giunte soltanto alcune pitture animalistiche, che sono quelle che lo resero famoso già ai suoi tempi.
Il realismo dei suoi dipinti diede origine a numerose leggende.
Si raccontava infatti che i cavalli da lui raffigurati fossero così simili ai veri cavalli da prendere vita.
Una leggenda narra che, una volta, un cavallo zoppicante fu condotto da un veterinario, il quale si ricordò di aver visto un cavallo identico in un quadro di Hán Gàn. Il veterinario si recò quindi dal pittore, che, non appena ebbe scorto il cavallo, esclamò: “È proprio il cavallo che ho dipinto io, ma ho dimenticato di completare uno zoccolo”. Preso in mano il pennello, diede gli ultimi ritocchi al quadro ed il cavallo partì subito al galoppo.
Un’altra storia si riferisce all’epoca successiva alla rivolta di Ān Lùshān, quando i destrieri delle scuderie imperiali erano stati dispersi e a Hán Gàn erano venuti a mancare i suoi modelli preferiti. Una sera in cui non aveva nulla da fare, venne a trovarlo un tizio che gli si presentò come un messaggero infernale e che lo pregò di dipingergli un cavallo. Hán Gàn prese un foglio, vi dipinse su un cavallo e lo diede all’uomo. Qualche giorno dopo, incontrò per strada un cavaliere, che era lo stesso uomo che gli aveva reso visita. Costui lo ringraziò di avergli fornito un cavallo con cui aveva potuto galoppare rapidamente verso la terra degli spiriti e gli offrì, in segno di riconoscenza, un rotolo di preziosa seta.
L’unica opera di Hán Gàn che si ritiene essere giunta a noi nella versione originale (10) è anche la più famosa.
Si tratta della rappresentazione di Zhàoyèbái 照夜白 (“il destriero bianco che brilla nella notte”), uno dei cavalli di battaglia favoriti dell’imperatore Xuánzōng. (11)
https://www.metmuseum.org/toah/works-of-art/1977.78/
Il foglio d’album su cui il cavallo è dipinto ad inchiostro nero misura 30,8 x 34 cm ed è conservato presso il Metropolitan Museum of Art di New York, che lo acquistò nel 1977.
La tecnica è quella detta “báihuà”白画, vale a dire “pittura bianca”, termine che designa una pittura monocroma ad inchiostro, nella quale non solo i contorni delle figure, ma anche le ombreggiature sono realizzate con l’inchiostro.
Zhàoyèbái appare legato ad un palo, inquieto e scalpitante. Gli occhi sono accesi, le narici fremono. (12)
Nonostante sia stato tramandato che Hán Gàn dipingeva soltanto dal vero, la mancanza di uno studio anatomico approfondito e la posizione del cavallo sembrano indicare che l’artista si ispirò a modelli tradizionali, quali le immagini di cavalli che figuravano su antichi bassorilievi.(13)
Alcuni critici hanno tuttavia osservato che la raffigurazione delle zampe coglie con esattezza un movimento che la pittura occidentale non ha saputo rendere con uguale precisione sino ad un’epoca abbastanza recente.(14)
Il corpo di Zhàoyèbái e tozzo e le zampe sono abbastanza corte.
Queste caratteristiche hanno dato origine ad un dibattito che dura ancor oggi.
Il già citato Zhāng Yànyuăn scrisse infatti (15): "Mi meraviglio che Dù Fŭ sia considerato un intenditore d'arte. Ridicolizzò i cavalli dipinti da Hán Gàn come pittura che non va oltre la carne solo perché quei cavalli sono grossi e robusti".
Mi sembra tuttavia che Zhāng Yànyuăn sia caduto in un equivoco. Affermando che" ...Hán Gàn... è abilissimo nel rappresentare i cavalli in tutti i loro atteggiamenti, ma riesce a dipingere la carne e non le ossa" (16), Dù Fŭ non ha inteso criticare eventuali carenze tecniche del pittore, bensì mettere in rilievo quella che a suo parere è la differenza fondamentale tra un pur ottimo artigiano e un artista: " ...Hán Gàn... sa dipingere i cavalli in tutte le pose che si possono immaginare. Purtroppo riesce soltanto a ritrarne l'apparenza non il carattere."(17)
La stima di Dù Fŭ per le qualità artistiche di Hàn Gán risulta, del resto, chiaramente espressa in un'altra poesia intitolata "Elogio di un dipinto di cavalli" ( 画马赞 "huà mă zàn") nella quale vengono lodate la ricchezza dei colori e l'eleganza dei movimenti degli animali.(18)
Un'altra opera molto interessante, ma ritenuta essere una copia, anche se di ottima fattura, è un foglio di seta, delle dimensioni di 27,5 x 34,1 cm, dipinto ad inchiostro e colori, conservato al National Palace Museum di Taipei. È noto come "Immagine di cavalli portati al pascolo" (牧馬圖 “mù mă tú”) e riproduce un palafreniere montato su un cavallo bianco che tiene per le briglie un morello.
Il foglio reca un'iscrizione di Huīzōng 徽宗, imperatore della dinastia Sòng 宋朝 dal 1100 d.C. al1126 d.C., che recita "una vera traccia di Hán Gàn" e che indica l'anno "dīnghài " 丁亥, corrispondente al 1107 d.C.
La figura del palafreniere, i corpi tozzi e le zampe corte dei cavalli ricordano senz'altro lo stile di Hán Gàn e dei pittori della dinastia Táng, ma la decisione delle linee di contorno, la decorazione in broccato della sella ed altri dettagli lasciano pensare ad una copia dell'epoca Sòng.
http://www.chinaonlinemuseum.com/painting-han-gan-two-horses.php
Antiche fonti ci informano che esistevano ancora, ai tempi della dinastia Sòng (960 d.C.-1279 d.C.), cinquantadue dipinti originali di Hán Gàn. Oggi, si ritiene che i dieci-venti dipinti attribuiti ad Hán Gàn conservati nei musei dei diversi continenti siano quasi tutti copie di epoca successiva. Una di queste è il dipinto intitolato "Immagine di scimmie e cavalli"(猿馬圖 “yuán mă tú”).
https://www.wikiart.org/en/han-gan/monkeys-and-horses
Per concludere, una citazione da una poesia di Sū Shí intitolata "I cavalli di Hán Gàn" (韩干马 "hán gàn mă") : " Le poesie di Dù Fŭ sono quadri senza immagini, i dipinti di Hán Gàn sono poesie senza parole" (少陵翰墨无形画,韩干丹青不语诗 "shǎo líng hànmò wúxíng huà, hán gàn dānqīng bù yǔ shī.")
NOTE
1) Le notizie sulla vita di questo pittore sono assai scarse.
Sarebbe nato negli anni a cavallo tra il VII° e l’VIII° secolo d.C. (intorno al 694 d.C. secondo la Zhōnghuà Wikipedia, nel 704 d.C. secondo l’enciclopedia on line Băidù Băikē) e sarebbe morto nella seconda metà dell’VIII° secolo d.C. (in data sconosciuta secondo la Zhōnghuà Wikipedia, nel 770 d.C. secondo la Băidù Băikē).
Sappiamo comunque che fu esiliato nel Sìchuān 四川 dopo il 756 d.C. perché sospettato di non essere rimasto fedele all’Imperatore durante la rivolta di Ān Lùshān 安禄山 e che, in esilio, incontrò il poeta Dù Fŭ 杜甫, che soggiornò a Chéngdū 成都 dalla fine del 759 a.C. alla primavera del 765 d.C.
Zhāng Yànyuăn 張 彥 遠 (c.815 d.C.-c.877 d.C.), nella sua “Lì Dài Míng Huà Jì” 歷 代 名 畫 記 (“Antologia dei pittori famosi di tutti i tempi”), gli dedica alcuni brevi cenni biografici:”Cáo Bà discendeva da Cáo Máo, sovrano di Cáo Wèi. Divenne famoso durante l’era Kāiyuán. Negli ultimi anni dell’era Tiānbăo dipinse cavalli e grandi personaggi. Fu generale della Guardia Imperiale, nella divisione della sinistra.”
La maggior parte delle informazioni che abbiamo su Cáo Bà si ricavano da due poesie di Dù Fŭ: “Presentazione di un dipinto dedicata al generale Cáo Bà” (丹 青 引 贈 曹 霸 將 軍 “dān qīng yĭn zèng cáo bà jiāng jūn”) e “Ammirando in casa del cancelliere Wéi Fèng una scena di cavalli dipinta dal generale Cáo” ( 偉 諷 錄 事 宅 觀 曹 將 軍 畫 馬 圖 “wéi fèng lù shì zhái guān cáo jiāng jūn mă tú ”). Le due poesie sono riportate su questo sito alla rubrica ” Poeti Cinesi”, voce “Dù Fŭ.”
Nessuna delle sue opere è giunta sino a noi.
2) Chén Hóng, di cui si hanno scarsissime notizie, fu un pittore di cavalli molto celebre all’epoca dell’imperatore Xuánzōng.
Un aneddoto lo mette in relazione con Hán Gàn.
Interrogato dall’imperatore sulle ragioni per cui non aveva seguito nel dipingere i cavalli il modello costituito dai dipinti di Chén Hóng, Hán Gàn avrebbe risposto: “Ho seguito i miei maestri. I miei maestri sono tutti i cavalli che si trovano nelle scuderie imperiali”.
Di lui c`è giunto soltanto un rotolo raffigurante alcuni alti dignitari, il “Bā gōng tù” 八公图, conservato al Nelson-Atkins Museum of Arts di Kansas City.
3) Wéi Yān, nativo di Cháng’Ān 長安, visse nel Sìchuān, dove incontro Dù Fŭ. Quest’ultimo, che ne apprezzava le doti artistiche, scrisse con riferimento alle sue opere due poesie: “Canzone scherzosa su due pini dipinti da Wéi Yān” ( 戲韋 偃雙松圖歌 “xì wéi yǎn shuāng sōng tú gē”) e “Canzone di un cavallo dipinto sulla parete da Wéi Yān” ( 題壁上韋偃畫馬歌 ” tí bì shàng wéi yǎn huà mǎ gē”)
Nella già citata “Antologia dei pittori famosi di tutti i tempi”, al volume X°, par.28, Zhāng Yànyuăn menziona il padre di Wéi Yān, Wéi Jiàn 韋鑒, con queste parole: “Wéi Jiàn dipinse splendidi cavalli e ne colse perfettamente lo spirito”.( 韋鑒,工龍馬,妙得精氣” wéi jiàn, gōng lóngmǎ, miào dé jīng qì”). Wéi Yān era dunque, come si dice oggi, un “figlio d’arte”.
Di lui non c’è giunto alcun dipinto. Siamo però in possesso di una copia di un suo rotolo, intitolata “Cavalli imperiali al pascolo, copia da Wéi Yān” (臨韋偃牧放 “lín wéi yǎn mùfàng”), effettuata nell’XI° secolo d.C. dal pittore dell’epoca Sòng 宋朝 Lĭ Gōnglín 李公麟, e conservata nel Museo del Palazzo a Pechino. Sul proprio dipinto Lĭ Gōnglín scrisse: “Io, Lĭ Gōnglín, ho copiato “Cavalli imperiali al pascolo” di Wéi Yān per ordine dell’imperatore”.
https://www.shine.cn/feature/art-culture/1911297092/
In che misura questa copia riproduca effettivamente l’originale, che è andato perduto, non è dato sapere.
4) Nel volume IX°, par. 77, della “Antologia dei pittori famosi di tutti i tempi” si legge infatti “Hàn Gàn di Dàliáng (韓幹,大梁人).
Altre fonti lo dicono originario di Cháng’Ān 長安, oggi Xī’ Ān 西安, o di Lántián 蓝田 nello Shănxī 陝西.
5) Wáng Wéi 王維 (699 d.C.-759 d.C) fu un famoso poeta, pittore, musicista e politico. In arte fu celebre come pittore di paesaggi.
6) Nella già citata poesia che Dù Fŭ dedicò a Cáo Bà si legge: "Il tuo allievo Hán Gàn è diventato assai presto un ottimo pittore." (弟子韩幹早入室 "dìzǐ hán gàn zǎo rù shì").
7) La tesoreria imperiale era chiamata 太府寺 (“tàifŭsì”) perché aveva sede nel tempio di Tàifŭ.
8) L’”Elenco dei dipinti famosi della dinastia Táng”( 唐朝名画录 “táng cháo mínghuà lù”) di Zhū Jīngyxuán 朱景玄, par. 19, attribuisce a Hán Gàn le seguenti opere: l’immagine di tre divinità affrescate sulle porte del tempio Băoyīng 宝应寺, una effigie del Re Celeste Settentrionale sulla parete del cortile occidentale del tempio, l’ effigie di un bodhisattva di fronte al tempio, un ritratto del Buddha nel cortile occidentale, ventiquattro immagini di santi sulle pareti del cortile settentrionale del tempio Băoshéng 宝圣寺. Hán Gàn avrebbe anche dipinto un bodhisattva nel tempio di Măgāohuì 马高会 nonché figure di dei e spiriti sui muri del cortile occidentale di tale tempio. Nessuno dei suddetti affreschi si è conservato.
9) Un aneddoto, riportato nel già citato”Elenco dei dipinti famosi della dinastia Táng”( 唐朝名画录 “táng cháo mínghuà lù”), al par. 12, ci racconta che Hán Gàn e un altro pittore Zhōu Fǎng 周昉 (c. 730 d.C.–c. 800 d.C) si cimentarono nel dipingere allo stesso tempo il ritratto del genero di un alto funzionario. La moglie dell'uomo avrebbe ritenuto che il ritratto dipinto da Zhōu Fǎng fosse il più somigliante.
10) Il cavallo è dipinto su un foglio che fu in seguito montato su un rotolo in modo da lasciare più spazio per i sigilli e le iscrizioni dei successivi proprietari. Un’iscrizione riportata sul foglio stesso recita:”Zhàoyèbái, dipinto da Hán Gàn”. Poiché l’iscrizione reca accanto il sigillo dell’imperatore Lĭ Yù 李 煜 della dinastia dei Táng Meridionali 南唐, essa è stata attribuita a questo sovrano, che regnò dal 961 d.C. al 976 d.C. Vi sono quindi validi motivi per ritenere che il dipinto sia un originale.
11) Nelle secolari lotte con i popoli della steppa i Cinesi furono spesso svantaggiati dal fatto di possedere cavalli più piccoli e meno resistenti di quelli dei loro avversari.
Per ovviare a questo inconveniente i sovrani della dinastia Táng lanciarono un vasto programma di importazione di destrieri provenienti dal Ferghana e dal Khotan, cavalcature famose per la loro velocità, la loro robustezza e la loro resistenza alle fatiche.
Si narra che le scuderie imperiali ospitassero, ai tempi dell’imperatore Xuánzōng, ben 40.000 cavalli.
Lo sviluppo della pittura di cavalli sotto i Táng va quindi vista anche nell’ottica di una deliberata azione di propaganda volta a dimostrare l’utilità dell’impiego di cavalli rapidi e robusti ai fini della politica espansionista della dinastia.
12) Il dipinto intende manifestamente evocare la figura mitica del drago (“lóng” 龍 ) al quale i cavalli della steppa, abitualmente chiamati “cavalli-drago” 龍馬 (“lóngmă), erano paragonati per la loro energia ed il loro ardore.
13) La raffigurazione di cavalli visti di profilo è tipica, ad esempio, dei bassorilievi del periodo Hàn.
14) Prima dell’invenzione della fotografia, che consentì di scomporre un movimento in una serie di fasi successive, era assai difficile riprodurre con esattezza i movimenti di un cavallo. Il primo artista che riuscì a fissare con precisione in un dipinto i movimenti di un cavallo al trotto o al galoppo fu Edgard Degas ( 1834-1917) che si ispirò, in proposito, agli esperimenti fotografici dell’inglese Eadweard Muybridge (1830-1904).
15) Il passo è citato in un articolo di Shelley Drake Hawks, "Hán Gàn", Berkshire Dictionary of Chinese Biography" 2014, pagg. 489-502, che lo riprende da Bush e Shih, "Early chinese texts on painting", Harvard University Press, Cambridge, Ma, 1985, pag.58
16) Il testo cinese dei versi è il seguente: 弟子韩干早入室 亦能画马穷殊相 干惟画肉不画骨
17) La mia traduzione di questi versi di Dù Fŭ si basa sulla constatazione che essi riprendono un antico proverbio cinese : 画虎画皮难画骨 "huà hǔ huà pí nán huà gǔ", vale a dire "nel dipingere una tigre è facile dipingerne la pelle, difficile dipingerne le ossa", laddove per "pelle" si intende l'apparenza esterna, per "ossa" lo spirito.
18) Qui di seguito la mia traduzione della poesia:
"Elogio di un dipinto di cavalli"
Hán Gàn ha dipinto questi cavalli, divino nel maneggiare il pennello.
Capo del branco è il mitico Huáliú, ma per eleganza la vince Yăoniáo.
Yúmù spicca per la testa sottile, di Lóngwén s’ammira il corpo slanciato.
Si muovon sciolti, con passo spedito; privi d'impaccio i loro movimenti.
Candido come neve il loro manto, tesi come il vento i loro muscoli.
Zoccoli rimbombanti come tuono percorrono in un giorno cielo e terra.
Con quale facilità può cavalcarli un cavaliere sveglio ed addestrato,
ma lo stupido che monta in sella si farà sol sempre disarcionare.
Guarda che corporature superbe! Sono veramente stirpe di draghi!
Venduti a Yàn secondo il canto di Hàn s'erano poi diffusi dappertutto.
Vedendo ora ronzini spelacchiati che s'accapigliano correndo qua e là,
penso con tristezza a questo lavoro, all'arte che dipinse gli stalloni.
画马赞
韩干画马,毫端有神。骅骝老大,騕褭清新。
鱼目瘦脑,龙文长身。雪垂白肉,风蹙兰筋。
逸态萧疏,高骧纵恣。四蹄雷雹,一日天地。
御者闲敏,云何难易。愚夫乘骑,动必颠踬。
瞻彼骏骨,实惟龙媒。汉歌燕市,已矣茫哉。
但见驽骀,纷然往来。良工惆怅,落笔雄才。
Il quadro di cui sopra è accuratamente descritto in una poesia di Sū Shí 蘇軾 (1037 d.C.-1101 d.C) che riporto qui di seguito.
"Elogio di un quadro di cavalli dipinto da Hán Gàn"
Quattro i cavalli dipinti da Hán Gàn.
Il primo sta sulla riva a testa alta,
scuote la coda, si dimena inquieto,
batte gli zoccoli e nitrisce forte.
Il secondo vuole passare il fiume,
ha il dorso in alto e la testa abbassata
mentre cerca indeciso il miglior guado.
Due si son già inoltrati nell'acqua.
Quello che sta avanti si volta indietro
come per dir qualcosa con le frogie,
ma l'altro non gli risponde e s'attarda
tutto occupato com è a dissetarsi.
Sembrano cavalli d'una scuderia
ma non han bardature sulla fronte
né segni di frustate sulla groppa.
Potrebbero essere cavalli selvaggi,
ma i loro occhi hanno forma di mandorla
e le loro orecchie sono appuntite.
Con i larghi petti e le code fini
si vede che son tutti purosangue.
Vivaci come giovani principi
che abbian sciolto le cinture e tolto
i cappelli per bagnarsi nel fiume.
Essi, nel loro nobile spirito,
vorrebbero farsi amici coi cervi
e vivere insieme...ma non possono.
Come appaiono felici e gioiosi
di poter trascorrere il loro tempo
liberi e privi di pesi e doveri!
韓幹畫馬贊
韓幹之馬四:
其一在陸,骧首奮鬣,若有所望,頓足而長鳴.
其一欲涉,尻高首下,擇所由濟,跔蹐而未成.
其二在水,前者反顧,若以鼻語,後者不應,欲飲而留行。.
以爲廄馬也,則前無羁絡,後無箠策 ;以爲野馬也,則隅目聳耳,.
豐臆細尾,皆中度程,蕭然如賢大夫、貴公子,相與解帶脫帽,臨水而濯纓。.
遂欲高舉遠引,友麋鹿而終天年,則不可得矣蓋優哉遊哉,聊以卒歲而無營。