ZHĀNG ÀILÍNG
Zhāng Àilíng 张 爱 玲 è lo pseudonimo sotto il quale è conosciuta Zhāng Yīng 张 煐, una delle più celebri scrittrici cinesi del XX° secolo.
Zhāng Àilíng nacque a Shànghăi il 30 settembre 1920 in una famiglia che vantava antenati prestigiosi tanto dal lato paterno quanto dal lato materno.
Il nonno paterno, Zhāng Pèilún 张 佩 綸 (1848-1903), aveva avuto il comando della Flotta del Fújiàn (福 建 水 師 "fújiàn shuĭshī"), una delle quattro flotte regionali cinesi, all’inizio della guerra scoppiata nel 1884 tra la Francia e la Cina per il controllo del Tonchino ( nome con cui si indicava a quel tempo la parte settentrionale del Vietnam).
Sconfitto dai Francesi nella battaglia di Fúzhōu ( ricordata dai Cinesi come “battaglia di Măwéi“ 馬 尾 海 戰 “măwĕi hăizhàn” ), durante la quale aveva perso gran parte della sua flotta, Zhāng Pèilún era stato destituito, degradato e inviato al confino in una remota cittadina della Cina settentrionale.
Ritornato a Pechino nel 1888, riuscì a farsi assumere come segretario dal famoso generale, diplomatico e ministro Lĭ Hóngzhāng 李 鴻 章 (1823-1901), il quale, pur essendo stato in precedenza suo avversario politico, ne apprezzò talmente le capacità che gli offrì in moglie la figlia maggiore Lĭ Júŏu 李 菊 藕 (1866-1912), nonostante la notevole differenza d’età (Zhāng aveva quasi vent’anni in più della futura moglie) e l’accanita opposizione della madre di Lĭ Júŏu.
Dal matrimonio nacquero un figlio, Zhāng Zhìyí 張 志 沂 (1896-1953), e una figlia, Zhāng Màoyuān 張 茂 淵 (1898-1991).
Zhāng Zhìyí fu il padre di Zhāng Àilíng.
Il bisnonno materno, Huáng Yìshēng 黃 翼 升 (1818-1894), era stato uno dei generali che avevano difeso Shànghăi dagli assalti dei ribelli Tàipíng 太 平 tra il luglio 1861 e il novembre 1862.
Successivamente era stato nominato Comandante delle Forze Navali del Fiume Azzurro (长 江 水 师 提 督 “chángjiāng shuĭshī tídū”).
Il 18 luglio 1864, durante l’attacco finale a Nanchino, Huáng, al comando della flotta imperiale, prese il forte di Zhōngguān 中 关 e gli altri forti ancora in mano ai ribelli sulle rive del Fiume Azzurro e, successivamente, aiutò il generale Chén Shí 陈 湜 ad occupare le due porte di Shuĭxī 水 西 e di Hànxī 旱 西 , contribuendo così in modo rilevante alla riconquista della città.
Sua nipote Huáng Sùqióng 黄 素 瓊 , conosciuta anche come Huáng Yìfàn 黄 逸 梵
(1893-1957), sposò Zhāng Zhìyí e fu la madre di Zhāng Àilíng.
Nel 1922 i genitori di Zhāng Àilíng si trasferirono a Tiānjīn 天 津 e, l’anno successivo, il padre, già da tempo dedito al consumo dell’oppio, si concesse anche una concubina.
La madre, che, seppur educata all’antica (aveva ad es. i piedi bendati), era una donna di grande energia e di idee moderne, non sopportò l’affronto e partì per l’Inghilterra con la figlia. Dall’Inghilterra visitò poi numerosi paesi europei, tra cui la Svizzera.
Oltre alla madre, influì molto sulla formazione di Zhāng Àilíng un’altra forte personalità della famiglia : la zia paterna Zhāng Màoyuān, che era chiamata scherzosamente “la superzitella” (超 級 剩 女 “cāojì shèngnǚ”). Il soprannome le derivava dal fatto che, innamoratasi a 25 anni di uno studente cinese conosciuto in Inghilterra, che la famiglia aveva già fidanzato con un’altra donna, Zhāng Màoyuān rimase fedele tutta la vita al suo sogno d’ amore, che poté coronare solo alla tenera età di 78 anni, quando il ragazzo di un tempo rimase finalmente vedovo. Zhāng Màoyuān era un’intellettuale, che si guadagnava da vivere con il proprio lavoro e che, in età matura, scrisse anche testi per la televisione.
Nel 1927, la promessa del padre di rinunciare all’oppio e di cacciare la concubina indusse la madre a ritornare in Cina.
La coppia si ristabilì a Shànghăi, ma il padre non mantenne i propri impegni e, nel 1930, i genitori di Zhāng Àilíng divorziarono. I figli rimasero con il padre, che si risposò. La madre ripartì per l’inghilterra da dove fece ritorno soltanto nel 1937. Zhāng Àilíng andò a trovarla e rimase con lei due settimane. Al ritorno litigò con la matrigna e il padre, per punizione, la picchiò e la chiuse in casa. Dopo aver trascorso l’autunno e l’inverno segregata in casa, la ragazza riuscì infine a fuggire nella primavera dell’anno seguente. Raggiunse la madre e non ritornò mai più dal padre.
Aveva allora diciott’anni ed aveva compiuto ottimi studi.
A Tiānjīn aveva frequentato una scuola privata tradizionale (私 塾 “sīshū”).
A Shànghăi, dopo il ritorno della madre, aveva ricevuto lezioni private di pittura , di pianoforte e di inglese ed aveva scoperto i classici della letteratura cinese, in particolare “Il Sogno della Camera Rossa”( 紅 樓 夢 “hóng lóu mèng”), che esercitò su di lei una grande influenza.
Nell’ottobre del 1931 era stata iscritta sotto il nome di Zhāng Àilíng ( trascrizione cinese del nome inglese Eileen, che diventò poi il nome con il quale è generalmente conosciuta) alla Saint Mary’s Hall (聲 瑪 利 亞 女 中 校 “shèng mălìyà nǚ zhōng xiào”), scuola media femminile fondata da missionari protestanti americani, in cui erano educate le figlie dei notabili di Shànghăi.
Zhāng Àilíng terminò gli studi secondari nell’estate del 1937, proprio nel momento in cui aveva inizio la battaglia di Shànghăi.
Non potendo, a causa della guerra con i Giapponesi, recarsi in Inghilterra, come avrebbe desiderato, partì per Hong Kong, presso la cui università studiò letteratura e incontrò colei che sarebbe stata la sua amica più fedele, Fatima Mohideen, una ragazza di Ceylon da lei soprannominata Yányīng 炎 櫻 , la quale le ispirò con la sua vivacità, la sua saggezza e il suo buonumore “I proverbi di Yányīng” (炎 櫻语 录 “yányīng yŭlù”), pubblicati nel 1944.
Hong Kong, tuttavia, cadde nelle mani dei Giapponesi alla fine del 1941, e Zhāng Àilíng, che aveva appena iniziato l’ultimo anno del suo corso di laurea, dovette ritornare a Shànghăi senza aver conseguito il diploma. Cercò di continuare gli studi presso la Saint John’s University (聲 約 翰 大 學 “shèng yuēhàn dàxué”) di Shànghăi, ma fu costretta a desistere per mancanza di mezzi finanziari e, da allora in poi, si dedicò esclusivamente alla scrittura.
Aveva cominciato a scrivere giovanissima, pubblicando nel 1932 sul giornalino della scuola, ambiziosamente chiamato “Gli Ornamenti della Fenice”(风 藻 “fèngzăo”), una novella intitolata “L’Infelice”( 不 幸 的 她 “bù xìng de tā”), che dimostrava già una sorprendente maturità di stile.
In un altro giornaletto scolastico pubblicò più tardi una novella d’argomento pastorale intitolata “Il Bue” (牛 “niú”) ed una novella di tema storico :”L’Addio Del Re Egemone alla sua Concubina”(霸 王 别 “bà wáng bié jī”), nella quale tentò una sintesi dello stile classico cinese e dell’analisi psicologica occidentale. L’originalità e lo stile di quest’ultima novella valsero alla giovane studentessa l’ammirazione del suo professore di letteratura.
Durante il soggiorno a Hong Kong aveva pubblicato nella rivista letteraria “il Vento dell’Ovest”(西 风 “xī fēng”) una breve novella intitolata “Il mio sogno di avere un grande talento” (我 的 天 才 梦 “wŏ de tiān cài mèng”) in cui dichiarava: “Sono una fanciulla poco ordinaria. Fin da piccola mi sono state riconosciute notevoli doti, che mi ripropongo fermamente di sviluppare”.
Ritornata a Shànghăi si guadagnò da vivere scrivendo per alcune riviste articoli di critica teatrale e cinematografica. Nel 1942 pubblicò il saggio “Chinese Life and Fashion” su “The Twentieth Century”, un mensile in lingua inglese edito dal giornalista tedesco Klaus Menhert.
Nel 1943 incontrò un importante editore Zhōu Shòujuān 周 瘦 鹃 (1895-1968),che si era reso noto per le sue traduzioni di autori occidentali ma che, soprattutto, aveva conseguito una discussa fama come scrittore di romanzi sentimentali. Questo “genere letterario” conosciuto come “anatre mandarine e farfalle” (鸳鸯蝴蝶派 ”yuānyāng húdié pài”) era guardato con disprezzo dalla critica, ma godeva di un enorme successo di pubblico.
Zhōu Shòujuān era stato, a partire dal 1921, redattore-capo della rivista “Il Sabato” (礼 拜 六 “lĭbàiliù”), fondata nel 1914 e specializzata nel pubblicare, a puntate, opere di gusto popolare ( romanzi d’amore, storie d’avventure, romanzi polizieschi, racconti scandalistici,etc.). All’epoca del suo incontro con Zhāng Àilíng era l’editore di una rivista dello stesso orientamento, intitolata “La Violetta”(紫 罗 兰 “zĭluólán”), sulla quale la scrittrice cominciò a pubblicare i suoi testi. Collaborando con questa rivista, Zhāng Àilíng conseguì rapidamente un’immensa notorietà, anche se ciò le costò la riprovazione dei critici, che la tennero in scarsa stima sino alla fine degli anni ’80, quando fu rivalutata l’intera tendenza letteraria conosciuta sotto il nome di “hăipài” 海 派.
Il primo contributo di Zhāng Àilíng alla rivista fu un dittico di novelle intitolato: “Le Ceneri di Due Incensieri: Il Primo Incensiere – Il Secondo Incensiere” (沉 香 屑 : 第 一 香 炉 --弟 二 香 炉 “ chén xiāng xié : dìyī xiānglú-dì’ér xiānglù”) (1). Le due novelle sono ambientate a Hong Kong e ci forniscono un ritratto incisivo della società coloniale della città agli inizi degli anni “40. Nello stesso tempo ci presentano individui schiacciati dal peso delle proprie debolezze e delle convenzioni sociali, un tema ricorrente nell’opera della scrittrice.
La storia della prima novella si svolge nell’ambito della comunità cinese. Ne è protagonista Gé Wēilóng葛 微 龙 , una ragazza di Shànghăi che si è rifugiata a Hong Kong con la famiglia per sfuggire alla guerra che infuria nella sua città. Passato il pericolo, i genitori tornano a Shànghăi, ma Wēilóng, che intende terminare i suoi studi, preferisce restare a Hong Kong, alloggiando presso una zia, vedova di un ricco uomo d’affari. Purtroppo la zia, donna frivola e amorale, che si era sposata soltanto per interesse, va ancora in cerca d’amanti, pur veleggiando verso la cinquantina, e decide di usare la nipote come esca per attirare in casa uomini giovani. La ragazza si innamora di uno di questi, Georgie, un “meticcio” che è snobbato dalla “buona società” cittadina, e lo sposa, sebbene lui le abbia apertamente confessato di non amarla. Il marito si trasferisce in casa della zia e comincia così una convivenza a tre che promette ben poche soddisfazioni alla povera Wēilóng.
I protagonisti della seconda novella appartengono invece alla comunità britannica di Hong Kong.
La rigida educazione vittoriana impartita dalla signora Mitchell alle figlie provoca disastri. La figlia maggiore chiede il divorzio poche settimane dopo le nozze, rimproverando al marito di essere un “bruto” e di aver compiuto, nei suoi confronti, “gesti degradanti”. L’accusa sconvolge la vita dell’uomo, che incorre nella riprovazione della società, perde il lavoro e, alla fine, muore di disperazione. La figlia minore, una bellissima ventenne dall’animo ancora infantile, sposa uno stimato professore universitario, molto più anziano di lei. La notte stessa del matrimonio, scandalizzata dagli approcci del marito, lo abbandona piangendo e si rifugia a casa della madre. La clamorosa notizia fa il giro della comunità e lo scandalo che ne consegue obbliga il professore a dimettersi dal proprio incarico. Ha inizio per lui un periodo di grandi difficoltà, che si concluderà in modo tragico.
Zhāng Àilíng esamina spietatamente il piccolo mondo della società coloniale britannica, dominato da un puritanesimo ossessivo, dall’ignoranza sessuale, dal perbenismo e dal rispetto di rigorose convenzioni sociali e osserva che, almeno sotto questo aspetto, i giovani cinesi godono di un’educazione più aperta e un po’ meno repressiva.
Fecero seguito le novelle “Le tegole verniciate” (流 离 瓦 “liúlí piàn”), che affronta il tema della vita delle sette figlie di un piccolo proprietario terriero, “Blocco” (封 锁 “fēngsuŏ”), che descrive in forma quasi cinematografica il blocco di un quartiere di Shànghăi da parte delle forze d’occupazione giapponesi, “Cronaca di un cambio d’abito” ( 更 衣 记 “gēngyī jì”), che riprende e amplia il saggio “Chinese Life and Fashion” pubblicato l’anno precedente e “Tè al gelsomino”( 茉莉香片茶 ”mòlì xiānpiàn”), che indugia sulla tormentata psicologia di un giovane studente, Chuánqìng 传 庆 , che scarica le proprie nevrosi sulla compagna di studi Dānzhū 丹 朱 , figlia del suo professore di letteratura.
I due capolavori di questo periodo sono le novelle “Amore in una città caduta” (倾 城 之 爱 “qīng chéng zhī ài”) e “La cronaca della canga d’oro”(金 锁 记 “jīnsuŏ jì”).
La trama della prima è la seguente:
“Una giovane divorziata di Shànghăi, Bái Liúsū 白 流 苏 , sconvolta dai rimproveri e dalle critiche di una famiglia ancora legata ai valori tradizionali, attraversa momenti difficili ed è restia a qualsiasi nuova relazione sentimentale. Un ricco uomo d’affari di Hong Kong, Fàn Liŭyuán 范 柳 原 . di passaggio a Shànghăi, la incontra e cerca invano di sedurla. Per sfuggire al clima opprimente della famiglia, Bái Liúsū decide all’improvviso di raggiungerlo a Hong Kong. L’incontro è deludente, ma, quando i Giapponesi cominciano a bombardare la città, l’uomo accorre in aiuto della donna e la guerra finalmente li avvicina.”
Il racconto, che ebbe, a suo tempo, enorme successo, è stato adattato per il cinema dalla regista Ann Hui (许 鞍 华 Xŭ Ānhuá) nel 1984.
“La Cronaca della Canga d’Oro” (1) riprende lo schema delle grandi saghe familiari della letteratura cinese, quali “Il Sogno della Camera Rossa”, ma vi apporta rilevantissimi mutamenti di stile e di tono.
Uno dei più importanti è il fatto che il personaggio principale del racconto è una donna:
“Cáo Qīqiăo 曹 七 巧 è stata sposata giovanissima a un ricco mercante. Di famiglia modesta, è diventata subito il bersaglio di tutte le cattiverie e di tutti i dispetti da parte dei familiari del marito. Alla morte di quest’ultimo, ne ha ereditato la fortuna, ma dopo decenni di umiliazioni, il suo cuore si è inaridito. È divenuta fredda e crudele con tutti, soprattutto con i suoi figli, in particolare con sua figlia, della quale ha fatto fallire il matrimonio con morboso piacere. Ormai incapace di provare un qualsiasi sentimento, vive in mezzo alle ricchezze come in una prigione dorata.”
Zhāng Àilíng era cosciente dell’importanza di questa novella, che tradusse personalmente in inglese quando si installò negli Stati Uniti nel 1955. “La Cronaca della Canga d’Oro” è stata oggetto già nel 1945 di un adattamento teatrale, cui hanno fatto seguito altri adattamenti nel 2004 e nel 2009, nonché di un adattamento operistico nel 2008.
Sempre nel 1943 Zhāng Àilíng incontrò Hú Lánchéng 胡 兰 成 (1906-1981), un letterato abbastanza conosciuto, che godeva fama di grande seduttore. Hú aveva una moglie (era già al suo terzo matrimonio), ma ciò non gli impedì di corteggiare la giovane scrittrice, che cedette presto al suo fascino. I due si sposarono l’anno successivo, dopo il divorzio di Hú, nella più stretta intimità (era presente alla cerimonia soltanto la più cara amica di Zhāng Àilíng, Fatima Mohideen).
Politicamente, Hú era un personaggio ambiguo, che aveva aderito al governo collaborazionista di Wāng Jīngwèi (3), nel quale svolgeva le funzioni di Ministro della Propaganda.
Entrato in conflitto con alcuni colleghi, si dimise dall’incarico e, lasciata Nanchino ,si trasferì a Wŭhàn 武 汉 , dove tuttavia continuò la sua azione filogiapponese pubblicando il giornale “Dàchŭbào” (大 楚 报 “Il Foglio del Grande Regno di Chŭ”)(4)
Appena giunto a Wŭhàn, Hú si dimenticò di Zhāng Àilíng e sedusse una giovane infermiera, che andò a vivere con lui.
Alla fine della guerra, si nascose sotto falso nome, a Wēnzhōu 温 州 , dove riuscì a fare innamorare di sé un’altra donna, che gli offrì rifugio in casa sua.
Zhāng Àilíng riuscì a ritrovare le tracce del marito e si recò a fargli visita, ma l’incontro fu umiliante. Hú le disse chiaramente che il loro matrimonio poteva considerarsi finito.
I due divorziarono nel 1947.
La prova che l’amore di Zhāg Àilíng non era stato corrisposto fu fornita, se ce ne fosse stato bisogno, dalle memorie che Hú pubblicò sotto il titolo “Vita di oggi, mondo di oggi” (今 生 今 世 “jīnshēng jīnshì”), nelle quali menziona Zhāng Àilíng come una delle molte donne della sua vita, senza attribuire al matrimonio con lei alcun particolare rilievo.
La figura di Hú Lánchéng ha tuttavia una notevole importanza nell’opera della scrittrice perché le fornì l’ispirazione per una delle sue più famose novelle “Lussuria” (色 戒 “sè jiè”).
Tutte queste vicende non bloccano però la produzione di Zhāng Àilíng, che nel 1944 pubblica, sotto il titolo “Leggende” (传 奇 “chuánqí”) una prima raccolta delle sue novelle, poi riedita nel 1947 con qualche aggiunta. La scrittrice continua inoltre a contribuire alle sue riviste abituali con una serie di saggi e di novelle.
Tra queste ultime è degna di nota “La Rosa Rossa e la Rosa Bianca” ( 红 玫 瑰 与 白 玫 瑰 “hóng méigui yŭ bái méigui”).
La trama della novella è la seguente:
“Il giovane Tóng Zhènbăo 佟 振 保 torna in Cina pieno di entusiasmo e di idee filantropiche, dopo brillanti studi compiuti in Inghilterra, ed ottiene subito un posto di responsabilità in un’azienda di Shànghăi.
All’inizio, alloggia provvisoriamente in casa di un compagno d’università, Wáng Shìhóng 王 士 洪, la cui moglie , Jiāoruĭ 娇 蕊, è una donna affascinante e sensuale, moderna e spregiudicata. Durante un’assenza di Wáng Shìhóng, recatosi per affari a Singapore, i due diventano amanti. Jiāoruĭ s innamora di Zhènbăo e, un giorno, confessa il tradimento al marito, chiedendogli di lasciarla libera perché possa andare a vivere con l’uomo che ama.
La reazione di Zhènbăo non è tuttavia quella che Jiāoruĭ si attendeva. Preoccupato per la sua carriera e turbato dalla prospettiva del matrimonio con una donna che non è certo il modello della moglie virtuosa, il giovane tronca la loro relazione.
Qualche tempo dopo, Zhènbăo conosce una studentessa, Mèng Yānlí 孟 烟 鸝, che soddisfa tutti i requisiti tradizionali della fanciulla casta e timorata, e la sposa.
La moglie tranquilla, docile e sottomessa appare però noiosa e incolore a Zhènbăo, che cerca presto facili distrazioni fuori casa. La situazione non migliora neppure dopo la nascita di un figlio, che, purtroppo, è una femmina.
Trascorsi alcuni anni , Zhènbăo incontra per caso Jiāoruĭ, che nel frattempo si è risposata.
Il confronto tra quella donna, sempre brillante, e la moglie, insipida e spenta, lo esaspera.
Da quel momento, la vita familiare diventa ancor più difficile e i contrasti si moltiplicano, anche perché Yānlí comincia a manifestare un po’ di carattere, finché ,una sera, un ennesimo litigio termina in modo violento, con Zhènbăo che scaglia una lampada contro la moglie.
Il mattino seguente, forse resosi conto degli eccessi in cui sta precipitando, Zhènbăo decide di correggersi e di comportarsi in futuro come un bravo marito ed un buon padre di famiglia.
Tutto rientra così nell’ordine.”.
Per capire il senso della novella, può essere utile la sintesi che la stessa autrice ne fa all’inizio presentando il personaggio del protagonista:
“Zhènbăo aveva avuto due donne nella sua vita. Una – diceva era – era la sua rosa bianca, l’altra era la sua rosa rossa. La prima era la moglie pudica, la seconda l’amante appassionata. La gente normale è infatti abituata a separare la modestia dalla passione. (5) Ogni uomo, senza dubbio, ha conosciuto almeno due donne simili durante la propria vita. Se ha sposato la rosa rossa, il rosso, alla lunga, si è trasformato nello schizzo di sangue della zanzara schiacciata sul muro, mentre la rosa bianca è diventata “il riflesso della luna dinanzi al letto” (6). Se ha sposato la rosa bianca, il bianco, alla lunga, è diventato quello di un chicco di riso cotto rimasto appiccicato al vestito, mentre la rosa rossa ha assunto l’apparenza di un neo scarlatto sopra un seno. Non così era successo con Zhènbăo, che era un uomo conseguente e metodico, dal principio alla fine. In piena conformità con gli ideali cinesi del suo tempo, pur essendosi trovato in situazioni poco ideali, egli aveva saputo adattarsi progressivamente per avvicinarsi all’ideale, accordando le parole con i sentimenti e i sentimenti con le parole, finché tutto era risultato in perfetto ordine”.
Un esempio di questo tipo di conflitto si trova già in un’opera da cui Zhāng Àilíng trasse ampiamente ispirazione,”Il Sogno della Camera Rossa”, il cui protagonista , il giovane Jiă Băoyù 賈 寶 玉 , è attratto contemporaneamente da due fanciulle: Xuē Băochāi 薛 寶 釵, gentile e riservata, e Lín Dàyù 林 黛 玉, bella e passionale.
La scrittrice attualizza il tema ambientando la storia nella Shànghăi degli anni “30-“40, dove il contrasto è reso più netto dal fatto che la donna libera e disinibita è ora la donna “occidentalizzata”, quella che ha subito più in profondità l’influenza delle idee e dei costumi europei.
L’uomo è il prototipo del “cinese moderno”, che ha studiato in Europa e che è affascinato dai valori occidentali (progresso , efficienza, individualismo, libero gioco dei sentimenti), ma che, quando si tratta di agire, rimane fedele alle tradizioni confuciane, precipitando così nella contraddizione, nell’ipocrisia e nell’alienazione.
Dal punto di vista stilistico, la novella si distingue per la capacità dell’autrice di realizzare un’acuta analisi psicologica attraverso un'attenta osservazione di quelli che possono sembrare i più banali dettagli della vita quotidiana, per i dialoghi vivaci e concisi, di taglio quasi cinematografico, per l’ironia che alleggerisce la descrizione di vicende amare, se non addirittura desolanti.
Nel 1950 Zhāng Àilíng scrisse la novella “Lussuria” (色 戒 “sè jiè”), che non poté pubblicare a causa della delicatezza del tema ( la passione di una donna per un “traditore della patria”), che appariva particolarmente inopportuno, specialmente nei primi anni del dopoguerra. Continuò a lavorarci su per ventisette anni e la pubblicò infine nel 1979, quando ormai risiedeva da tempo negli Stati Uniti. Ci troviamo quindi di fronte ad una novella il cui testo definitivo può essere considerato il frutto di un lunghissimo lavoro di perfezionamento e di rifinitura.
La storia , che si basa in larga parte su fatti veri, è la seguente:
“Nel 1942 una parte del territorio cinese, occupata dalle truppe giapponesi, è amministrata dal governo collaborazionista di Wāng Jīngwèi.
Un gruppo di studenti nazionalisti di Shànghăi, avendo progettato di uccidere il capo della polizia cittadina, il signor Yì 易 先 生, incarica una ragazza del gruppo, Wáng Jiāzhī 王 佳 芝, di sedurlo, per poterlo poi attirare in un agguato.
Fingendosi la moglie di un uomo d’affari, la ragazza diventa amica della signora Yì 易 太 太 e si avvicina così al marito di cui, dopo qualche tempo, riesce a diventare l’amante.
Una volta conquistata la fiducia del signor Yì, si tratta soltanto di preparare l’attentato. Un giorno in cui la signora Yì gioca a mahjong con le amiche, Wáng Jiāzhī prega il signor Yì di accompagnarla in una gioielleria del centro, in cui deve far riparare un orecchino. I suoi amici sorprenderanno lì il signor Yì e lo sopprimeranno.
Entrati nella gioielleria, il signor Yì esprime l’intenzione di regalare a Wáng Jiāzhī un anello con un diamante. L’offerta turba la ragazza che comincia a chiedersi se non ami quell’uomo e a domandarsi se è giusto che tutto ciò che c’è stato fra di loro sia annullato in un istante da un brutale assassinio. All’ultimo momento gli sussurra di fuggire.
Pochi istanti dopo, il quartiere è oggetto di una delle abituali retate organizzate dalle truppe giapponesi e Wáng Jāzhi e i suoi complici sono arrestati.
Il signor Yì, che, nel frattempo, è tornato a casa sua, dove la moglie sta terminando la partita di mahjong, è informato dell’arresto di Wāng Jiāzhī e della sua imminente fucilazione, ma non è un uomo che faccia prevalere il sentimento su tutta una serie di considerazioni personali, politiche e sociali, e perciò, senza patemi d’animo, abbandona la ragazza al suo destino.”
L’interpretazione della novella è favorita dal suo titolo cinese色 戒 (“sè jiè”). Se il termine 色 (“sè”) significa “lussuria”,”passione amorosa”, il termine 戒 (“jiè”) ha diversi significati, che ci permettono di osservare la storia da diversi punti di vista.
Il più semplice è il significato di “anello” (戒 指 “jièzĭ”) che ci ricorda la scena culminante del racconto: il momento in cui il signor Yì offre a Wáng Jiāzhī un anello con diamante.
“Jiè” 戒 significa però anche “prudenza”, “cautela”, nell’accezione buddhista del termine, cioè “astinenza”, “allontanamento dalle tentazioni del mondo”. L’amaro insegnamento della novella è che anche l’amore e la passione sono illusioni e possono svanire da un momento all’altro senza lasciar traccia.
Sempre in questo ordine di idee, se il mondo non è reale, ma illusorio, tutto ciò che vi accade non è altro che finzione. La protagonista, che recita in un gruppo teatrale studentesco, fa del teatro anche quando assume l’identità di una persona immaginaria e, in ogni momento della storia, ha l’impressione di vivere in un sogno. Nulla ha vera sostanza, tutto sfuma in un attimo, senza che ciò influisca sulla vita circostante che continua a scorrere indifferente come prima.
La vicenda che ha ispirato la novella avrebbe potuto fornire ad un altro scrittore lo spunto per un racconto eroico, per la descrizione di un personaggio senza ombre che sacrifica la vita nel nobile intento di salvare la patria e di punire il tradimento. Un’impostazione di questo genere avrebbe ricevuto il plauso concorde del governo e del partito, ma ci avrebbe probabilmente dato un’opera superficiale e priva di profondità.
Zhāng Àilíng riversa invece nella novella il tormento della sua esperienza personale, la sofferenza di una donna per cui l’“amore significa non domandarsi mai se chi amiamo sia degno del nostro affetto”.
L'analisi psicologica si sviluppa grazie ad un uso perfetto della tecnica del monologo interiore, mentre l’azione è ridotta al minimo e si svolge in poco tempo ( un paio d’ore) in uno spazio ristretto (la casa del signor YÌ e la gioielleria) con la brevissima appendice finale del vano tentativo di fuga nelle strade bloccate dai soldati giapponesi.
L’adattamento cinematografico della novella, realizzato dal regista taiwanese Ang Lee (李 安 Lĭ Ān), è stato premiato con il Leone d’Oro al Festival di Venezia del 2007.
Con l’avvento della Repubblica Popolare, proclamato da Máo Zédōng 毛 澤 東 in piazza Tiānānmén 天 安 門 a Pechino il 1° ottobre 1049, comincia per Zhāng Àilíng un periodo ancor più difficile.
I primi anni del nuovo regime furono infatti caratterizzati da grandi mutamenti politici e sociali (campagne contro i reazionari, riforma agraria, etc.). In campo letterario, essi videro un adeguamento rapido e più o meno spontaneo degli scrittori ai nuovi ideali rivoluzionari.
Anche Zhāng Àilíng cercò di trovare ispirazione nei nuovi valori e, tra il 1950 e il 1951, pubblicò un romanzo e una novella”di media lunghezza” che, pur conservando le tematiche abituali, si concludono in modo politicamente corretto.
Caduti ben presto nell’ oblio, questi scritti saranno riscoperti e pubblicati, molto tempo dopo, a Hong Kong e a Taiwan, senza il consenso dell’autrice, che ne ripubblicherà, lei stessa, più tardi, una versione riveduta e corretta, dalla quale espungerà gli omaggi obbligatori all’ideologia comunista.
Il romanzo, intitolato “Diciotto Primavere” (十 八 春 “shíbā chūn”) apparve, a puntate, sulla rivista di Shànghăi “ Yìbào” 亦 报 . Il fatto che fosse pubblicato sotto lo pseudonimo di Liáng Jīng 粱 京 mostra che, già a quell’epoca, l’autrice non lo sentiva come un’opera pienamente corrispondente alla sua ispirazione.
La trama del romanzo, ambientato nella Shànghăi degli anni “30, è la seguente:
“Nel 1931 la giovane Gù Mànzhēn 顾 曼 桢 , che, orfana di padre, ha potuto studiare grazie all’aiuto della sorella maggiore Mànlù 曼 路 , entraîneuse in un locale notturno, comincia a lavorare come segretaria in una fabbrica di Shànghăi.
Qui incontra un ex-compagno di scuola, Shĕn Shìjŭn 沈 世 钧 , figlio di un ricco industriale di Nanchino, del quale si innamora ricambiata. La famiglia di lui, tuttavia, osteggia la relazione a causa della cattiva reputazione della sorella Mànlù ed insiste perché il ragazzo sposi una sua cugina di Nanchino. Shìjŭn resiste, ma, in seguito ad una grave malattia del padre, accetta di ritornare a Nanchino per occuparsi dell’azienda di famiglia e si allontana momentaneamente da Mànzhēn.
A sua volta, Mànlù sposa un ricchissimo cliente del locale notturno in cui lavora, Zhù Hóngcái 祝 鸿 财 , ma non riesce a dargli un figlio. Allora, visto che Zhù è attratto dalla bellezza di Mànzhēn, invita a casa propria la sorella e la offre praticamente a Zhù, che, una sera, ubriaco, la violenta.
Quando Shìjŭn si presenta per chiedere di Mànzhēn, Mànlù gli racconta che la ragazza lo ha dimenticato ed è incinta di un altro uomo. Shìjŭn, credendosi tradito, ritorna a Nanchino e accetta di sposare la cugina.
Mànzhēn riesce a sfuggire alla prigionia in cui la tiene la sorella, ma deve lasciarle il bambino.
Tre anni dopo, Mànlú, mortalmente malata, riprende contatto con Mànzhēn, che nel frattempo ha lavorato come insegnante in un’altra città, le chiede perdono e la prega di occuparsi del bambino. Per poterlo fare, Mànzhēn accetta di vivere con Zhù.
Nel 1949, dopo che i rivoluzionari hanno preso il potere, Mànzhēn incontra per caso Shìjŭn. I due rinunciano a rinvangare il passato e decidono di pensare all’avvenire, partendo insieme per le regioni del Nord-Est dove si lavora con entusiasmo alla ricostruzione del paese."
La versione rivista dall’autrice, pubblicata nel 1969 con il titolo “Amore della metà di una vita” (半 生 缘 “bànshēng yuán”) presenta, rispetto al testo originale, una differenza fondamentale: Mànzhēn e Shìjŭn si rivedono non nel 1949, bensì nel 1945. Il loro incontro non prelude quindi ad un “futuro radioso”, illuminato dalla vittoria della rivoluzione e dal trionfo del progresso. Essi si apprestano invece ad affrontare insieme il triste ed oscuro periodo della guerra civile che farà seguito alla vittoria sull’invasore straniero. È questa una conclusione ben più congeniale a Zhāng Àilíng e ben più consona alla sua tormentata sensibilità.
Anche la novella “Xiăo Ài” 小 艾, pubblicata, a puntate, sulla già citata rivista “Yìbào” 亦 报 dal 4 novembre 1951 al 14 gennaio 1952, ci presenta una storia a lieto fine, nell’ottica dell’ottimismo rivoluzionario allora imperante.
L’inizio ricorda l’atmosfera disperata di altri racconti di Zhāng Àilíng.
Xiăo Ài, una ragazzina povera, è messa a servizio in casa di una donna frustrata e inacerbita.
Quest’ultima, quando s’accorge che la servetta è stata violentata da suo marito ed è incinta, anziché aiutarla, la picchia selvaggiamente e le causa un aborto, che danneggerà gravemente la salute della ragazza, rendendola sterile.
Più tardi, Xiăo Ài si sposerà con un uomo che la ama, ma non potrà più aver figli.
Solo dopo la vittoria dei comunisti nella guerra civile, grazie ai mutamenti radicali avvenuti nella società, sarà curata adeguatamente, troverà un lavoro dignitoso e riuscirà addirittura ad avere un bambino.
La novella fu riscoperta per caso nel 1986 dal professor Chén Zĭshàn 陈 子 善 che la fece pubblicare nel 1987 a Hong Kong e a Taiwan, attribuendola alla sua vera autrice, Zhāng Àilíng. Ne seguì una polemica con quest’ultima, che deplorò la pubblicazione, senza il suo consenso, di un’opera in cui alcuni passaggi non rispondevano alle sue convinzioni ed erano stati scritti, per così dire, in stato di necessità. Alla fine, Zhāng Àilíng rielaborò le ultime pagine della novella dandole una conclusione meno trionfalistica: Xiăo Ài, che non può più avere bambini, adotta l’ultimo nato di una povera donna che non è in grado di mantenere i suoi cinque figli.
L’atteggiamento adottato da Zhāng Àilíng nel biennio 1951-1952 può facilmente spiegarsi con lo stato di necessità, se si considera la violenza delle campagne di massa lanciate in quegli anni dal nuovo regime.
Nel novembre del 1950 ebbe inizio una campagna di massa contro l’influenza americana (intendendosi ovviamente per tale qualsiasi influenza occidentale) che si concluse con la liquidazione di tutte le scuole e le biblioteche straniere, in cui s’era formata, durante decenni, l’élite culturale cinese, con la distruzione dei libri stranieri e con la persecuzione dei preti e dei missionari stranieri.
Nel 1951 fu lanciata la “campagna per la riforma del pensiero” (思 想 改 造 “sīxiăng găizào”) diretta a rieducare, mediante grandi manifestazioni popolari, sedute di autocritica, riconoscimento degli errori del passato e adesione ai nuovi valori, gli intellettuali che avevano studiato all’estero.
Alla fine di questa campagna, nei primi mesi del 1952, il potere politico aveva ormai stabilito un rigido controllo su tutto il settore educativo e culturale: le scuole, le università, la stampa e l’editoria.
Certo, fu solo nel 1954 che il regime osò, per la prima volta, arrestare e processare un intellettuale di rilievo, ma, a quell’epoca, Zhāng Àilíng , che aveva intuito da tempo il corso degli eventi, aveva già lasciato la Cina, rifugiandosi a Hong Kong nella primavera del 1952.
A Hong Kong la scrittrice fu assunta dall’United States Information Service (USIS) per il quale lavorò durante tre anni, pubblicando sulla rivista del servizio, intitolata “World Today” (今 日 世 界 “jīnrì shìjiè), la raccolta delle sue novelle (già edita a Shànghăi), alcune traduzioni, fra cui quella di “The old man and the sea” di Hemingway, e due romanzi scritti in inglese che si distinguono per il loro marcato anticomunismo.
Il primo, intitolato “The Rice-Sprout” Song”(“La Canzone del Germoglio di Riso”) apparve nel 1954 e descrive la vita di un villaggio agricolo nei pressi di Shànghăi all’epoca della riforma agraria intrapresa dal nuovo regime nei primi anni “50.
La redistribuzione delle terre, effettuata secondo criteri ideologici e burocratici, non allevia la secolare miseria delle campagne , anzi si aggiunge, come un ulteriore disastro, alle calamità naturali che già rendono estremamente difficile la vita di contadini. Gli sforzi dei singoli risultano inutili di fronte ad un fallimento che si impone a tutti con la fatale inesorabilità del destino. I protagonisti del romanzo non sono eroi forti e determinati, ma povera gente schiacciata da una forza maggiore contro cui è impossibile lottare.
Sebbene sia stato affermato che si tratta di un’opera commissionata a Zhāng Àilíng dal governo americano, “The Rice-Sprout Song” non si presenta come un romanzo a tesi né contiene espliciti attacchi all’ideologia comunista. Ciò non toglie che la storia stessa sia di per sé un atto d’accusa contro una politica che, nonostante la violenza delle misure adottate, non ha saputo migliorare, anzi ha addirittura peggiorato, le condizioni dei contadini cinesi.
Il secondo romanzo “The Naked Earth” (“La nuda terra”) si svolge durante la campagna dei “3 anti”, durante la guerra di Corea. (7)
Due giovani laureati originari della città, Liu Chu’en e Su Nan (8), si offrono volontari, nel pieno della campagna di massa, per partecipare alla riforma agraria che dovrebbe modernizzare l’agricoltura cinese.
Inviati in un villaggio di campagna, i due fanno conoscenza, simpatizzano e si innamorano, ma la vita intorno aloro è tutt’altro che serena. Liu ha l’impressione di essere sempre controllato, sorvegliato, spiato da tutti.
Ritornato in città, dopo una serie di peripezie, Liu, a poco a poco, dimentica Su e si mette con un’altra donna.
Egli si rivela tuttavia instabile e infedele non solo in amore. Gradualmente, sempre più ossessionato dalle direttive del partito e sempre più condizionato dalle pressioni di coloro che gli stanno intorno, Liu rinuncia a pensare con la propria testa e si adatta, senza reagire, al più totale conformismo.
Alla fine, dopo aver cessato di esprimere qualsiasi idea che non sia politicamente corretta, Liu potrà condurre, nella grande città, una vita relativamente confortevole, ma intorpidita, priva di sentimenti e di slanci.
L’amara conclusione, implicita nel romanzo, è che al naufragio di tutte le illusioni della rivoluzione riesce a sopravvivere soltanto chi accetta di tradire i propri ideali e di congelare la propria umanità.
I due libri che abbiamo ricordato resero Zhāng Àiling famosa a Hong Kong e a Taiwan, ma le preclusero ovviamente ogni possibilità di rientrare in patria, se mai ne avesse avuto l’intenzione.
Nell’autunno del 1955 la scrittrice s’imbarcò sul piroscafo “Cleveland” in partenza per gli Stati Uniti. Non avrebbe più fatto ritorno nel suo paese.
Con la partenza per gli Stati Uniti si conclude il periodo creativo della vita di Zhāng Àilíng.
Installatasi nel New Hampshire, la scrittrice conobbe lo scrittore e sceneggiatore cinematografico Ferdinand Reyher (1891-1967), con il quale ebbe una relazione. Rimasta incinta, abortì poco dopo, non si sa se per cause naturali o perché Reyher le aveva detto che non voleva bambini. I due si sposarono a New York il 14 agosto 1956, poi ritornarono a vivere nel New Hampshire. Reyher, che era molto più anziano della moglie, morì l’8 ottobre 1967.
Nel 1960 Zhāng Àilíng, che ora si faceva chiamare Eileen Chang, ottenne la cittadinanza americana. Qualche tempo dopo, fece un breve soggiorno a Taiwan, ma ritornò negli Stati Uniti nel 1962.
I suoi tentativi di proseguire la propria attività letteraria nel paese di adozione non ebbero alcun successo.
I romanzi semiautobiografici “The Fall of the Pagoda” (“La Caduta della Pagoda”) e “The Book of the Change” (“Il Libro del Mutamento”), terminati nel 1963, non corrispondevano ai gusti letterari americani e non trovarono nessun editore disposto a pubblicarli. (9)
Il primo descriveva l’adolescenza dell’autrice a Tiānjīn e a Shànghăi negli anni “30; il secondo, il suo soggiorno a Hong Kong, come studentessa universitaria, all’inizio degli anni “40.
Un terzo lavoro autobiografico di Zhāng Àiling, intitolato “La Piccola Riunione” ( 小 团 圆 “xiăo túanyuán”) (10) ed incentrato sui suoi rapporti con Hú Lánchéng, in particolare sul loro incontro del 1945 che si rivelò estremamente amaro per la scrittrice, respinta ed umiliata dal marito fuggitivo, ebbe anch’esso una storia molto complicata.
Il manoscritto, che l’autrice avrebbe voluto distruggere, era stato salvato dal suo amico e confidente Stephen Soong, che l’aveva portato a Taiwan. Soong si era tuttavia astenuto dal pubblicare il testo perché, negli anni “70, Hú Lánchéng, rifugiatosi per qualche tempo in Giappone, si era rifatto vivo proprio nell’isola, dove godeva di qualche appoggio e di una certa notorietà. Un’eventuale polemica con Zhāng Àilíng, su vicende in cui i rapporti personali erano strettamente mischiati a delicati problemi politici, avrebbe potuto compromettere in modo grave la reputazione della scrittrice.
Soltanto nel 2009, trascorsi oltre trent’anni, cambiate le condizioni politiche e riconosciuto ormai unanimemente il talento letterario di Zhāng Àilíng, l’opera poté essere pubblicata, quasi contemporaneamente, a Hong Kong, a Taiwan e nella Repubblica Popolare Cinese.
Nel 1967, Zhāng Àilíng ebbe un incarico temporaneo di insegnamento presso il Radcliffe College (famoso istituto di insegnamento superiore femminile) a Cambridge nel Massachusetts. Si trasferì poi all’University of California di Berkeley, dove rimase fino al 1972.
Abbandonata la scrittura, Zhāng Àilíng si impegnò in lavori di ricerca e dedicò numerosi anni alla traduzione in mandarino del romanzo “La biografia dei fiori di Shàngăi” ( 海 上 花 别 传 “hăishàng huā lièzhuàn”) di Hán Bāngqìng 韓 邦 庆 (1856-1894). Questo romanzo, scritto nel dialetto di Wú 吴 语 (“wúyŭ”) e pubblicato a puntate nel 1892 su una rivista letteraria di Shànghăi, è considerato il primo esempio conosciuto della tendenza “hăipài” 海 派 , di cui la stessa Zhāng Àilíng fu, più tardi, una celebre esponente.
Mentre lavorava alla traduzione in mandarino di quest’opera, traduzione che fu pubblicata nel 1983, la scrittrice si dedicava anche alla sua traduzione in inglese.
Due capitoli della versione inglese furono pubblicati a Hong Kong nel 1982 dalla rivista “Renditions”, poi non se ne seppe più nulla.
Nel 1997, due anni dopo la morte della scrittrice, un professore dell’Università della California del Sud trovò, fra i suoi documenti, una scatola piena di fogli manoscritti raccolti sotto il titolo “The Sing Song Girls of Shanghai”. Si trattava della traduzione inglese, non ancora rivista, del romanzo di Hán Bāngqìng. La traduttrice e studiosa della letteratura cinese Eva Hung rivide e sistemò l’intero testo, che fu pubblicato nel 2005 dalla Columbia University di New York.
La scrittrice trascorse gli ultimi anni della sua esistenza in uno stato di solitudine e di quasi totale isolamento. Fu ritrovata morta nell’appartamento in cui viveva, a Los Angeles, l’8 settembre 1995, dopo che il suo padrone di casa aveva tentato invano per alcuni giorni di contattarla telefonicamente. Conformemente alle sue volontà, fu cremata e le sue ceneri furono disperse nell’Oceano Pacifico.
È considerata oggi come uno dei classici della letteratura cinese moderna
NOTE
1) Il titolo delle novelle (“Le ceneri di due incensieri”) si riferisce alla cornice in cui i racconti vengono presentati. L’autrice immagina che il narratore riempia di frammenti di legno d’aloe un incensiere e cominci a raccontare una storia mentre il legno brucia lentamente spargendo intorno il suo profumo. Quando il legno è ridotto in cenere, il narratore conclude la sua storia.
2 ) Il termine “canga”, che in portoghese significava “giogo”, si è affermato nelle lingue occidentali per indicare il "mù jīa" 木 枷 o "jiā suǒ” 枷 鎖, un antico strumento di tortura cinese, consistente in una larga tavola di legno applicata al collo del condannato . La canga veniva usata anche come strumento di punizione corporale e di umiliazione dei condannati , che si muovevano e camminavano, ma non erano in grado di nutrirsi da soli né di riposare, non potendo né portare le mani alla bocca né appoggiare il capo per terra. Essa è simile alla “gogna” usata in Occidente durante il Medioevo, con la differenza che la “gogna” era una struttura fissa, eretta su un palco e sostenuta da un palo o da una colonna.
3) Wāng Jīngwèi 汪 精 卫 (1883-1944), rivale di Chiang Kai-shek (Jiăng Jièshí) 蒋 介 石 nell’ambito del Guómíntáng 国 民 堂 , formò nel 1940, a Nanchino, un governo che accettò di collaborare con gli occupanti giapponesi nei territori da questi controllati.
4) Il titolo del giornale cercava di creare un legame simbolico tra le gesta dell’antico regno di Chŭ 楚 国 , esistito dal 1030 a.C. al 223 a.C. ,e la politica giapponese, che si cercava così di presentare come volta a far risorgere le più gloriose tradizioni cinesi.
5) L’espressione “jiéliè” 节 烈 indica l’amore ideale, composto insieme di modestia (节 “jié”) e di passione (烈 “liè”). Nella vita ordinaria - osserva l’autrice- prevalgono normalmente l’uno o l’altro di questi aspetti.
6) Il riferimento è tratto dalla poesia di Lĭ Bái intitolata “Pensieri Notturni” (夜 思 “yésī”) in cui si leggono le parole “dinanzi al letto un raggio di luna” (床 前 明 月 光 “chuáng qián míng yuè guāng”). Il raggio di luna simboleggia la nostalgia. Chi ha sposato una donna di carattere forte e passionale, alla lunga, proverà la nostalgia di una fanciulla docile e modesta.
7) La campagna dei “3 anti” (三 反 “sān făn”), lanciata nel 1951, si proponeva di estirpare, grazie all’intervento delle masse, la corruzione, gli sprechi e gli abusi burocratici.
8) Riporto i nomi nella grafia del testo inglese. Nella versione cinese il nome del protagonista è 刘 荃 (Liú Quán).
9) I due romanzi, scritti in inglese, furono pubblicati soltanto nel 2010 dalla Hong Kong University Press. I loro titoli hanno un significato profondamente allusivo. “The Book of Change” richiama infatti il “Libro dei Mutamenti “ (易 经 “yì jīng”), famoso testo che gli antichi commentatori indicano come una rappresentazione dell’universo e come una descrizione simbolica dei processi di cambiamento che avvengono nel mondo.“The Fall of the Pagoda”, se si considera il titolo della versione cinese 雷峯塔(”léifēng tă” “La pagoda di Léifēng”), si riferisce alla pagoda di Léifēng presso Hángzhōu 杭 州 , menzionata nella celebre leggenda del “serpente bianco” (白 蛇 传 “bái shé zhuăn”). La pagoda di Léifēng crollò in effetti nel 1924 perché la gente aveva preso l’abitudine di portarne via i mattoni, ritenuti miracolosi. Nell’opera di Zhāng Àilíng il crollo della pagoda rappresenta ovviamente la fine tempestosa della società tradizionale in cui la scrittrice era nata ed era cresciuta.
10) Il titolo “La Piccola Riunione” (小团 圆 ) appare particolarmente illuminante se si osserva che, nella lingua cinese, il termine “ grande riunione” (大 团 圆 ) indica la “conclusione positiva”, il “successo”. Era infatti chiamata “grande riunione” la cerimonia con cui tutta la famiglia e la società onoravano e celebravano il giovane studioso che aveva brillantemente superato l’esame imperiale nazionale. Per converso, una “piccola riunione” diventa quindi sinonimo di insuccesso e di infelicità, proprio come avvenne per Zhāng Àilíng quando tentò invano di riportare a sé il marito infedele.